mercoledì 27 settembre 2017

Archeologia.

Pila "eterna", il brevetto è italiano. - Alessandro Crea

Pila "eterna", il brevetto è italiano

Gianni Lisini, ricercatore dello Iuss-Eucentre, ha brevettato una speciale pila "eterna", green e attualmente in grado di durare tra i 15 e i 20 anni, ma che può essere ulteriormente migliorata.

Nel 1799 l'italiano Alessandro Volta riusciva per la prima volta a realizzare una pila elettrica, evolvendo gli studi di un altro compatriota, Luigi Galvani. Oggi, a 218 anni di distanza, è un altro italiano a "reinventarla", risolvendo uno dei principali problemi di questo dispositivo: la sua durata.

Gianni Lisini, ingegnere elettronico di Voghera e ricercatore presso lo Iuss-Eucentre di Pavia, ha infatti depositato qualche anno fa un brevetto su una speciale batteria che ha diversi vantaggi: anzitutto è green, non facendo uso di metalli pesanti, e poi è in grado di durare tra i 15 e i 20 anni, anche se secondo lo stesso Lisini, con determinati accorgimenti si può facilmente incrementarne ulteriormente la vita operativa.

Ma com'è riuscito Lisini a ottenere questi risultati? La batteria "è composta da un accumulatore chimico affiancato a un supercapacitore, un condensatore di recente costruzione che ha la caratteristica di poter accumulare fino a 5mila Farad" spiega lo stesso Lisini, "con il vantaggio di avere un numero elevatissimo di possibilità di cariche e scariche, milioni contro le poche centinaia delle comuni batterie chimiche". L'accumulatore chimico utilizza nanotubi in carbonio, ma in realtà il lavoro svolto dall'ingegnere riguarda più che altro il modo di mettere assieme questi due sistemi, che presi da soli non costituiscono una novità, al fine di "gestirli insieme e trarre vantaggi da entrambi".

Presentata durante il Jotto Fair di Pisa, la pila "eterna" è stata già realizzata in diversi prototipi e, a detta di Lisini, sarebbe già al vaglio di diverse aziende, di cui però ovviamente non svela il nome. Una batteria di questo tipo del resto, com'è facile capire, è assai appetibile, ad esempio, nel settore automotive, sia per alimentare i mezzi privati che quelli di trasporto pubblico. Inoltre, anche se il costo iniziale è maggiore rispetto a quello delle batterie attuali, può essere più facilmente ammortizzato nel tempo grazie alla maggior durata che limita gli interventi di manutenzione e al fatto che non richiede particolari procedure di smaltimento.

Ora non resta che attendere ulteriori sviluppi nella speranza di vederla in futuro, magari su un'auto elettrica.

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Gianni Lisini

Favorì il figlio dell’ex ministro Zecchino al concorso universitario, indagato il rettore del Suor Orsola.

Favorì il figlio dell’ex ministro Zecchino al concorso universitario, indagato il rettore del Suor Orsola

Lucio d’Alessandro dovrà rispondere di abuso di ufficio. Dovranno invece rispondere dell’accusa di falso Giovanni Coppola, Anna Giannetti e Alessandro Viscogliosi, membri della commissione chiamata a valutare i candidati.


E’ accusato di abuso di ufficio Lucio d’Alessandro, rettore dell’università Suor Orsola Benincasa. Secondo la Procura di Napoli, che ha gli ha inviato un avviso di chiusura delle indagini preliminari, avrebbe favorito un figlio dell’ex ministro Ortensio Zecchino nell’assegnazione di un posto di ricercatore alla facoltà di Lettere. Oltre al magnifico rettore, risultano indagati Giovanni Coppola, Anna Giannetti e Alessandro Viscogliosi, membri della commissione chiamata a valutare i candidati in lista per quel posto: per i tre docenti è ipotizzata anche l’accusa di falso. La notizia, ironia della sorte, si è diffusa mentre il professore d’Alessandro era ospite di Bruno Vespa a “Porta a Porta”, per commentare l’inchiesta della Procura di Firenze sullo scandalo relativo alla spartizione delle cattedre universitarie. D’Alessandro sarebbe il regista morale di una operazione finalizzata ad assicurare un posto di ricercatore al figlio dell’ex ministro della pubblica istruzione Ortensio Zecchino ma, va precisato, ne l’ex ministro né suo figlio Francesco sono indagati.

La vicenda risale al 2004.

Secondo la ricostruzione fatta dal pm Graziella Arlomede, che indaga con il coordinamento del procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, 13 anni fa, quando d’Alessandro era prorettore, avrebbe formato una commissione specificatamente costituita per agevolare Francesco Zecchino, figlio di Ortensio, docente del Suor Orsola e pochi anni prima ministro dell’Università e della Ricerca scientifica. La commissione era composta da Coppola, Giannetti e Viscogliosi, ritenuti dalla Procura “molto vicini all’allora prorettore” e allo stesso  Zecchino. “Coppola – scrivono i pm - è fondatore e componente del consiglio direttivo del Cesn, Centro europeo di studi normanni di Ariano Irpino, istituto a cui partecipano il contro interessato Francesco Zecchino ed il padre di questi Ortensio, fondatore anch’egli e presidente del Consiglio di amministrazione dell’ente”. Comunque sia il posto di ricercatore andò al figlio del politico.

La notizia creò immediate polemiche.

Ci furono innumerevoli ricorsi e alla fine la questione finì sotto la lente della magistratura amministrativa con sentenze non favorevoli a Zecchino. La vicenda si è dunque conclusa? Niente affatto. Il rettore del Suor Orsola non cambiò orientamento e Francesco Zecchino è tuttora ricercatore al corso di laurea in Conservazione e restauro dei Beni culturali, facoltà di Lettere. Gli anni passano, e si arriva così al 2008. Uno dei candidati presenta un nuovo ricorso, che stabilisce la necessità di procedere a una nuova valutazione dei titoli dei candidati ma “da parte di una diversa commissione”. Ed è proprio su questa fase che si concentrano le attenzioni della magistratura.

D’Alessandro è il regista morale.

D’Alessandro, evidenziano dalla Procura, avrebbe a questo punto assunto il ruolo di “regista”, individuando lui stesso “il commissario di nomina interna nel professor Coppola”. La nuova commissione avrebbe “reiterato la svalutazione dei titoli” degli aspiranti docenti confermando ancora una volta Zecchino come vincitore. Fin qui la ricostruzione della Procura che ha formalmente chiuso l’inchiesta passando la parola alla difesa che avrà 20 giorni di tempo per chiedere interrogatori, depositare memorie o proporre supplementi investigativi.

Il rettore: "Sono sereno, confido nella magistratura".

Il professore d’Alessandro, difeso dall’avvocato Vittorio Manes, non intende entrare nello specifico ma si limita a dire che si tratta di “una vicenda molto vecchia e risalente nel tempo, sulla quale mi sento davvero sereno. Quando sono stato eletto rettore, il professor Zecchino era ricercatore già da anni. Ho trovato situazione pienamente in essere che non avevo motivo di ritenere illegittima. E comunque, i miei atti sono stati sempre improntati alla massima correttezza e trasparenza”.

Residenze spostate da Roma ad Amatrice per incassare bonus fino a 900 euro al mese: 120 indagati a Rieti.

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Trasferimenti a ridosso del terremoto, considerati da subito sospetti, per ottenere l'erogazione dei contributi Cas.


Sono 120 gli indagati della Procura di Rieti che indaga sulle erogazioni del Contributo di Autonoma Sistemazione (Cas). Secondo le ipotesi dei magistrati, i beneficiari non avevano né i requisiti né il diritto di percepire l'indennità economica a sostegno dei residenti nei Comuni devastati dal terremoto del 2016. In pratica questi 120 soggetti avrebbero trasferito la residenza ad Amatrice per ottenere il bonus.
Le indagini dei magistrati si erano da subito concentrate su un incremento dei cambi di residenza nei Comuni di Amatrice e Accumoli a ridosso del terremoto, considerati da subito "sospetti". Cambi operati da cittadini residenti in altri territori (prevalentemente a Roma) i quali, secondo l'ipotesi degli investigatori, avrebbero tentato di spostare la residenza nei due Municipi devastati dal sisma proprio per poter percepire i contributi economici stanziati dallo Stato in sostegno delle popolazioni residenti.
La Procura ha vagliato le tante domande di accesso al sostegno economico - da un minimo di 400 euro al mese, per i nuclei familiari composti da una sola persona, a un massimo di 900 per le famiglie numerose - anche con il supporto dei sindaci dei Comuni interessati, riscontrando centinaia di anomalie. Nomi per i quali, ora, potrebbe scattare l'accusa di truffa e falso da parte della Procura di Rieti.