martedì 28 febbraio 2012

Una farmacia per ogni 3.300 abitanti Banche, stop a clausole su linee credito.




La commissione Industria del Senato ha approvato un emendamento per l'introduzione di un balzello sulle grandi imprese che andrà a sostenere l'Antitrust. Via libera allo scorporo della rete gas. Confermata la resa ai tassisti: sulle licenze decideranno i comuni.


ROMA - Arriva un 'balzello' sulle grandi società e che servirà a finanziare l'Antitrust. Lo prevede un emendamento al decreto legge liberalizzazioni approvato dalla commissione Industria. Il contributo è pari allo 0,08 per mille del fatturato risultante dall'ultimo bilancio delle società di capitale, con ricavi superiori ai 50 milioni di euro. La commissione Industria del Senato, ha approvato, nel corso dei lavori durati tutta la notte, anche l'emendamento che prevede l'istituzione di 20 tribunali delle imprese su tutto il territorio. Si tratta delle 12 sezioni specializzate esistenti alle quali si aggiungeranno altre 8. I tribunali delle imprese avranno sede nel capoluogo di regione. 

Rete gas. La commissione ha dato anche il via libera alla separazione tra Eni-Snam e l'esame del decreto dovrebbe concludersi oggi per passare domani in Aula. Lo scorporo dovrà avvenire entro settembre 2013. Entro il 31 maggio 2012 dovrà invece essere emanato il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sulla materia. Il decreto legge liberalizzazioni è destinato a entrare in vigore al massimo entro il 24 marzo, pena la sua decadenza, e dunque al più tardi lo scorporo dovrà avvenire entro il 24 settembre 2013.

Taxi e farmacie. Su queste ultime è stato raggiunto un accordo che stabilisce la possibilità di apertura per ogni 3.300 abitanti mentre non ci saranno quote riservate per i concorsi straordinari per le nuove aperture. Questa formulazione, secondo la relatrice Simona Vicari (Pdl), permetterà di aprire circa 5.000 nuove farmacie come era obiettivo del governo. Un emendamento presentato dagli stessi relatori prevede poi che dal prossimo anno in farmacia si possa comprare anche una sola pillola. In  caso di approvazione l'Aifa entro il 31 dicembre dovrà rivedere "le modalità di confezionamento dei farmaci" per "identificare confezioni ottimali anche di tipo monodose in funzione delle patologie". 

Un provvedimento che ha fatto scattere la dura reazione dell'associazione di categoria. "Stiamo valutando con attenzione il testo - commenta Annarosa Racca, presidente di Federfarma - e ci sembra che dal punto di vista della sostenibilità il sistema venga messo in crisi: non si favorisce lo sviluppo del settore, si aprono diverse migliaia di nuove farmacie, si perdono alcune risorse strategiche, come i farmaci veterinari e i galenici. Si è andati ancora una volta verso il concetto di una farmacia vista come un esercizio commerciale". 

Quanto ai taxi, ha annunciato ancora la Vicari, saranno i comuni a poter decidere sulle licenze dei taxi e il parere dell'Authority sarà obbligatorio ma non sarà più scritto nero su bianco che debba essere "vincolante". Qualora il parere fosse disatteso potrà essere impugnato al Tar. 

Tesoreria unica. Le misure che introducono la tesoreria unica, ha anticipato ancora la Vicari, verranno riscritte in seguito alla presentazione di un nuovo emendamento del governo. L'attuale formulazione del decreto liberalizzazioni impone agli enti locali di trasferire il 50% delle proprie liquidità di cassa allo Stato, una misura fortemente avversata da Comuni, Province e Regioni che hanno annunciato ricorsi alla Consulta. Difficilmente la protestà però rientrerà, visto che come ha precisato il sottosegretario allo Sviluppo Claudio De Vincenti, il testo rimarrà "sostanzialmente nella versione del governo entrata in commissione con qualche piccolo aggiustamento". Lo afferma La norma (articolo 35) deve ancora essere votata. 

Banche, nulle clausole su linee credito. Novità anche per le banche: sono nulle "tutte le clausole comunque denominate che prevedano commissioni a favore delle banche a fronte della concessione di linee di credito". Lo prevede un emendamento di Anna Rita Fioroni (Pd), al decreto liberalizzazioni approvato dalla commissione Industria.

Mutui. Un altro emendamento a firma Latorre (Pd), approvato in commissione, prevede che sui vecchi mutui, conclusi prima della lenzuolata Bersani, le ipoteche si cancellino automaticamente con il pagamento dell'ultima rata senza l'intervento del notaio. 

Grandi eventi. Approvato dalla commissione anche un emendamento del Pd (con parere positivo del governo) alle norme sulle opere pubbliche che vieta alla protezione civile di gestire gli appalti per i grandi eventi. 

Notaio gratis per i giovani. 
Tra i punti che hanno passato l'esame della Commissione, anche la misura che prevede la possibilità per gli 'under 35' di aprire una Srl anche con un solo euro di capitale. Il notaio per lo svolgimento delle pratiche sarà gratis.

Contratti ferrovieri. Via libera della commissione Industria del Senato all'emendamento che prevede la possibilità per le imprese ferroviarie di non attuare il contratto collettivo ma di affidarsi alla contrattazione. Questo dovrà essere fatto dalle "organizzazioni più rappresentative a livello nazionale".

Soddisfatto il Pd. "Il nostro giudizio sul provvedimento in materia di liberalizzazioni è complessivamente positivo", commenta il presidentge dei senatori democraticio Anna Finocchiaro. "Il parlamento - spiega - ha svolto davvero un ottimo lavoro, anche grazie ai relatori Bubbico e Vicari che stanno svolgendo il proprio compito in modo serio e con grande disponibilità all'ascolto. Il contributo del gruppo del Pd per arrivare a questo risultato è stato e sarà fondamentale. E' un provvedimento che interviene su molte situazioni di privilegio e di monopolio, a beneficio di tutti i cittadini e del paese".

L'Idv annuncia voto contrario. Intervenendo alla trasmissione Radio Anch'io, Felice Belisario, capogruppo dell'Italia dei Valori in Senato, ha annunciato che "il testo non ci convince e che l'Idv voterà no alla fiducia al governo". "Il decreto sulle liberalizzazioni - ha osservato - sta diventando giorno dopo giorno un contenitore vuoto dove le tante ombre nascondono le pochissime luci. Per questo, la posizione dell'Idv, da sempre favorevole alle vere liberalizzazioni, è assolutamente negativa sul testo che sta uscendo dalla commissione e al quale apporteremo emendamenti in Aula".


Un pentito di mafia: “Le stragi del ’93 chieste da Berlusconi e da Dell’Utri”. - di Giuseppe Lo Bianco


"Il tramite è stato Mangano". L'ultima rivelazione sulle tentazioni stragiste e sul ruolo svolto dall'ex premier nella stagione di sangue dell'attacco allo Stato è saltata fuori da un verbale del 2000, tenuto segreto per dodici anni, redatto da Giuseppe Monticciolo, il picciotto che Brusca utilizzò per strangolare il piccolo Giuseppe Di Matteo.

La strage di via dei Georgofili a Firenze
Le stragi del ’93? A chiederle a Cosa Nostra furono “Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, attraverso il fattore di Arcore, Vittorio Mangano“. L’ultima rivelazione sulle tentazioni stragiste e sul ruolo svolto dall’ex premier nella stagione di sangue dell’attacco allo Stato salta fuori da un verbale del 2000, tenuto segreto per dodici anni, redatto da Giuseppe Monticciolo, il picciotto che Brusca utilizzò per strangolare il piccolo Giuseppe Di Matteo, assassinato a soli 12 anni perché figlio di un pentito. Nel pieno dell’offensiva corleonese contro lo Stato, dopo l’arresto di Totò RiinaMangano avrebbe indicato a Bagarella “gli attentati che voleva fatti Berlusconi e Dell’Utri”, sottolineando l’assoluta ignoranza dei boss sugli obiettivi da distruggere: “Non sapevo nemmeno che fossero gli Uffizi, si figuri Bagarella”.

L’ordine, per Monticciolo, sarebbe partito da Milano, dal cuore dell’impero Fininvest, dopo che le cosche avevano tentato di uccidere un uomo simbolo della tv berlusconiana: Maurizio Costanzo. Dopo l’attentato a Costanzo, racconta Monticciolo a Chelazzi, presenti l’allora procuratore di Palermo Pietro Grasso e il pm Vittorio Teresi, “Dell’Utri – dice che ha mandato a dire (sempre detto, va bene, da Bagarella) che si dovevano fare… Dice: Allora, visto che sapete fare… visto che sapete arrivare a Costanzo, perché Costanzo non ce lo ha indicato nessuno per fargli l’attentato, dice allora sapete arrivare anche a fare qualcos’altro, per esempio la strage degli Uffizi e via dicendo. E da lì Bagarella ordinò. Perché poi ne parlò direttamente davanti a me con Giovanni Brusca”.

La rivelazione è sconvolgente, nel verbale Chelazzi è puntiglioso, vuole ricostruire tutti i dettagli e domanda se vennero richiesti “un numero definito di attentati”, ricordando quelli di Roma, Firenze e Milano: “Sono stati richiesti – risponde Monticciolo – di volta in volta. Poi la discussione come andavano e come non andavano lo sapevano solo Brusca e Bagarella”. Interrogato più volte sull’argomento, Brusca ha sempre smentito, ammettendo solo che Berlusconi fu avvertito dalla mafia che “la sinistra sapeva” della trattativa. Ma rifiutò di sottoporsi a un confronto con Monticciolo, che aveva già alluso al coinvolgimento di Berlusconi nella stagione stragista. Perché i boss accettarono di eseguire le stragi? La posta in gioco, spiega Monticciolo, è il 41-bis. “A Bagarella – racconta il pentito – premeva che dovevano togliere cioè, le promesse che facevano loro erano quelle di toglierlo e di non esserci più restrizioni nei carceri. Loro, come politici, dicevano che salendo al potere levavano il 41-bis e levavano i restringimenti nelle carceri”.

Le cose andarono diversamente: il 41-bis, tra ammorbidimenti e attenuazioni, è ancora una leva dell’azione antimafia, e i boss non nascosero la delusione: “Berlusconi prima vuole fatte le cose, però lui non viene mai agli impegni che prende”, aggiunge Monticciolo, riportando le parole del boss Bagarella, e spiegando che il cognato di Riina “parlava degli impegni che le stragi venivano fatte e poi lui non si impegnava, nel ’93″. Una delusione che non impedì ai corleonesi di sostenere politicamente Berlusconi: Monticciolo ricorda che nel 1994 Bagarella disse “di cercare i voti per Forza Italia” e che Brusca lo incaricò di “riferirlo agli altri capi mandamento”.

Nonostante le inadempienze di Berlusconi, Bagarella non avrebbe reagito “perché Mangano – scrivono i pm nel verbale riassuntivo dell’interrogatorio di Monticciolo – in qualche modo lo tranquillizzò facendogli osservare che bisognava aver pazienza e che i risultati sarebbero arrivati”. E Monticciolo conclude che fino a quel momento non ha parlato di politica con i magistrati per “paura”: “I politici, manovrati sempre dalla mafia, vogliono che io non parli sulle questioni politiche”. I verbali sono stati acquisiti anche dai pm di Palermo e sono oggetto di valutazione nell’ambito dell’inchiesta sulla trattativa mafia-Stato, nella quale ieri è stato interrogato l’ex ministro Calogero Mannino, indagato per violenza o minaccia al corpo politico dello Stato. Mannino si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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I dieci comandamenti. - di Marco Travaglio



Mentre Veltroni e Vendola si scannano sull’appassionante quesito se Monti sia di sinistra o di destra e Bersani non trova di meglio della Fornero come modello femminile da contrapporre a Belén, ci permettiamo – se non è troppo disturbo – di segnalare a lorsignori un tema appena appena più urgente: la legge anti-malaffare, che ci permetterebbe di recuperare qualcuno dei 180 miliardi mangiati ogni anno da corruzione ed evasione fiscale. 


A meno che qualcuno non ritenga che l’articolo 18 ci costa più del malaffare.
Il periodo storico è fra i più propizi: vale la pena approfittarne, prima che le acque dell’indifferenza si richiudano. La ministra Paola Severino, intervistata da Lucia Annunziata, ha preso impegni importanti. Perché centrosinistra e Terzo Polo non la prendono in parola e si appropriano di questa bandiera, finora sventolata dal solo Di Pietro? Il Parlamento è lo stesso di Ruby nipote di Mubarak, ma la paura di sfidare l’impopolarità potrebbe costringere qualche peone del Pdl e soprattutto della Lega a staccarsi dal partito dell’impunità. In ogni caso vale la pena provarci. Noi, a rischio di apparire ripetitivi, incalzeremo fino alla noia su dieci punti irrinunciabili, tratti dalle proposte del Fatto, dall’intervista che ci ha concesso il pm Greco, dalla Convenzione di Strasburgo 1999 mai ratificata dall’Italia e dalle direttive Ocse. 


1) La prescrizione si interrompe al momento della richiesta del rinvio a giudizio o del rinvio a giudizio. Cancellata l’ex-Cirielli. 


2) Il falso in bilancio torna a essere quello che era fino al 2001: reato di pericolo e non di danno, perseguibile sempre d’ufficio (senza bisogno di querela), senza soglie di non punibilità, senza esenzioni per i falsi qualitativi e con pene più severe di quelle precedenti, per consentire custodia cautelare e intercettazioni. 


3) Per i reati fiscali pene più alte (con custodia cautelare e intercettazioni) e niente soglie di non punibilità. 


4) Pene più alte anche per la corruzione, estesa anche ai casi dove non figura il pubblico ufficiale: cioè alle società private. 


5) Viene istituito il reato di traffico di influenze illecite, per punire chi promette di spendere la sua posizione per influenzare decisioni della Pubblica amministrazione in cambio di soldi.

6) Viene istituito il reato di autoriciclaggio, per punire chi accumula o aiuta ad accumulare denaro illecitamente (con tangenti, evasione, estorsioni, traffici di armi, di droga, di esseri umani...) e poi provvede anche a nasconderlo o a reinvestirlo. 


7) Il reato di abuso in atti d’ufficio torna alla versione pre-1997: è punito chi abusa del suo ufficio per favorire o danneggiare qualcuno anche senza finalità patrimoniali e le pene vengono aumentate per consentire custodia cautelare e intercettazioni. 


8) Per garantire l’“enforcement” (un’organizzazione adeguata a combattere questi reati, come ci chiede l’Ocse), nasce un’Autorità indipendente dai partiti per coordinare i vari organismi preposti all’accertamento (forze di polizia, Agenzia delle Entrate, Consob, Bankitalia) e garantire la trasmissione alla magistratura di ogni notizia di reato. Il denaro recuperato viene interamente devoluto all’autofinanziamento del servizio Giustizia. 


9) Riforma del finanziamento ai partiti: divieto di ricevere denaro da società pubbliche o miste; liberi contributi da quelle private, purché registrati nei rispettivi bilanci (a partire da 5 mila euro, e non da 50 mila come ora); rimborsi elettorali pubblici condizionati alla documentazione delle spese sostenute (fatture, ricevute, scontrini) e sottoposti a un tetto massimo invalicabile. 


10) Responsabilità giuridica dei partiti, con bilanci certificati e verificati dalla Corte dei conti, e con regole ferree di democrazia interna (tesseramento, congressi, primarie). Chi sgarra perde i rimborsi elettorali e paga multe salatissime. Cioè fallisce. 


Non sappiamo se questi dieci comandamenti siano di destra o di sinistra. Ma sappiamo che sono giusti. Chi ci sta si faccia avanti.

Tessere Pdl – Il Cepu ordina ai suoi dipendenti: iscrivetevi (Gianni Barbacetto).




Il Cepu? Una grande riserva di caccia per i signori delle tessere Pdl. Certamente a Milano, dove un dipendente dell’istituto privato che prepara gli studenti agli esami universitari (e non solo) ha trovato sulla sua scrivania il modulo per l’iscrizione al Popolo della libertà. Con un ordine secco scritto a
mano su un post-it : “Da consegnare firmato”. Le istruzioni orali erano solo un poco meno perentorie: “Poi votate chi vi pare, ma intanto prendete la tessera del Pdl”. Difficile dire di no ai propri capi. Così il tesseramento forzato al Cepu si aggiunge alla lunghissima serie di irregolarità denunciate nelle scorse settimane dentro il partito di Silvio Berlusconi. Iscritti a loro insaputa, tesserati defunti o minorenni. Perfino pacchetti di adesioni in odore di camorra. Le irregolarità sono state segnalate in diverse parti del Paese, da nord a sud. A Bari, ma anche a Vicenza, a Modena come a Brescia. Qui si è trovata iscritta al Pdl, con tessera numero 158378 e fotocopie allegate dei suoi (veri) documenti, una militante del Pd che certo non si sognava di entrare nel partito di Berlusconi. In Brianza, tra Arcore e Monza, hanno dovuto intervenire i carabinieri per cercare di capire le “anomalie” del tesseramento, con iscritti minorenni, dipendenti di aziende arruolati in blocco, iscrizioni regalate (pagate da chi?).
A Salerno la procura ha aperto un’inchiesta che sta verificando addirittura il ruolo nel tesseramento Pdl giocato dai clan camorristi dell’agro nocerino-sarnese. Il segretario del partito, Angelino Alfano, ha tentato di chiudere le polemiche: “Ai congressi vota solo chi si presenta di persona con documento d’identità e bollettino di versamento della quota di iscrizione. Ogni irregolarità sarebbe dunque inutile e non avrebbe alcuna incidenza sui risultati elettorali. Ho avuto conferma del pieno rispetto delle regole e quindi”, rassicura Alfano, “prosegue la stagione congressuale del Pdl”. Tranquilli anche i coordinatori nazionali del partito, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini: “Ottima la dichiarazione di Angelino Alfano, che mette la parola fine alla telenovela tessere del Pdl. È la prima volta che un partito decide di consentire il voto solo all’iscritto che si presenta personalmente , munito di carta d’identità e di bollettino postale di versamento della quota. È esclusa ogni possibilità di delega. Sono regole a prova di bomba”. Intanto però in diverse parti del Paese continuano le inchieste della magistratura e gli accertamenti delle forze dell’ordine.
Le votazioni congressuali proseguono con le nuove regole, ma le iscrizioni potrebbero comunque essere state viziate da irregolarità e gonfiate da dirigenti desiderosi di fare bella figura e con una fame da lupi di nuovi iscritti. Ora entra in scena anche il Cepu. Con una campagna di tesseramento al Pdl molto “spinta” dentro le sue sedi. Al Cepu, Berlusconi gioca da sempre in casa: Catia Polidori, cugina del fondatore, è stata una dei deputati che, tradendo Gianfranco Fini schierandosi con Berlusconi, hanno allungato la vita al governo del Cavaliere. In cambio, nell’ottobre 2011 è stata nominata viceministro. Di Francesco Polidori, che il Cepu se l’è inventato una trentina d’anni fa, è poi risaputa l’incrollabile fede “azzurra”. Imprenditore di Fraccano, paesino sopra Città di Castello, ha ottenuto un incredibile successo con il suo “Centro europeo di preparazione universitaria”. In politica, ha dapprima sostenuto il nascente movimento di Antonio Di Pietro, ma a partire dal 1994 si è schierato con Berlusconi. Nel 2010 gli ha messo a disposizione anche le sedi Cepu, proponendo al leader del Pdl di usarle come rete capillare sul territorio per fare politica. Non si è mai capito fino in fondo come Berlusconi abbia risposto all’offerta e che seguito abbia avuto il movimento fondato un paio d’anni fa da Polidori, “Federalismo democratico umbro”, con l’obiettivo di sostenere la politica berlusconiana. Oggi, però, di quel sostegno emerge un segnale concreto: i moduli d’iscrizione al Pdl distribuiti nelle sedi del Cepu.Con l’ordine: “Iscrivetevi”.