mercoledì 15 gennaio 2020

Istat, i nonni salvano oltre 7 milioni di famiglie dalla povertà.


Un gruppo di anziane su una panchina in una foto di archivio.


Il 36% dei pensionati sotto i 1.000 euro.


"Per quasi 7 milioni e 400mila famiglie con pensionati i trasferimenti pensionistici rappresentano più dei tre quarti del reddito familiare disponibile e nel 21,9% dei casi le prestazioni ai pensionati sono l'unica fonte monetaria di reddito (oltre 2 milioni e 600mila di famiglie)". Lo rileva l'Istat confermando, in base a dati del 2017, che "la presenza di un pensionato all'interno di nuclei familiari 'vulnerabili' (genitori soli o famiglie in altra tipologia) consente quasi di dimezzare l'esposizione al rischio di povertà".
 "Nel 2018, i pensionati sono circa 16 milioni, per un numero complessivo di trattamenti pensionistici erogati pari a poco meno di 23 milioni. La spesa totale pensionistica (inclusa la componente assistenziale) nello stesso anno raggiunge i 293 miliardi di euro (+2,2% su variazione annuale)". Lo rileva l'Istat. "Il peso relativo della spesa pensionistica sul Pil si attesta al 16,6%, valore appena più alto rispetto al 2017 (16,5%), segnando un'interruzione del trend decrescente osservato nel triennio precedente". Il 36,3% dei pensionati riceve ogni mese meno di 1.000 euro lordi, il 12,2% non supera i 500 euro. Un pensionato su quattro (24,7%) si colloca, invece, nella fascia di reddito superiore ai 2.000 euro".L'Istat in base a dati del 2018 definisce "ampia la disuguaglianza di reddito tra i pensionati: al quinto con redditi pensionistici più alti va il 42,4% della spesa complessiva".

Come Salvini tiene in vita il network di disinformazione più grande d'Italia. - Simone Montana



Che fine ha fatto la rete di siti e pagine portata alla luce da Buzzfeed nel 2017? È viva e vegeta, ha numeri enormi e soprattutto viene condivisa dalla comunicazione del leader leghista: l'inchiesta di Wired.

“Mai più metodi Bibbiano!”. Quando nella tarda serata di sabato 4 gennaio la macchina comunicativa di Matteo Salvini ha rilanciato un articolo della testata MeteoWeek, molti commentatori si sono chiesti da dove arrivasse quello strano sito web e perché il leader del primo partito italiano lo considerasse una fonte d’informazione attendibile.

Per rispondere a entrambe le domande è necessario fare un passo indietro lungo almeno due anni e tornare al 21 novembre 2017, il giorno in cui un’inchiesta di Buzzfeed ha rivelato l’esistenza della più vasta rete italiana di siti e pagine Facebook di disinformazione. Una storia dai contorni ormai sbiaditi, ma che appare quantomai utile per comprendere le dinamiche interne alla comunicazione della nuova destra italiana.


L’inchiesta di Buzzfeed.

Al centro dell’inchiesta realizzata nel 2017 dai giornalisti Alberto Nardelli e Craig Silverman figuravano Giancarlo Colono e suo fratello Davide, imprenditori romani a capo di Web365 e NextMediaWeb, società a responsabilità limitata che si occupavano di creare e gestire siti internet.

Secondo le informazioni raccolte da Buzzfeed, ai fratelli Colono sarebbero riconducibili almeno 175 domini registrati, un vero e proprio impero mediatico in miniatura che spazia dal gossip al calciomercato, passando per salute, motori, animali e cinema. Outlet di notizie come tanti, rigorosamente devoti alle logiche del posizionamento su Google e al clickbait, ma che spesso e volentieri finiscono per sfociare apertamente nella disinformazione di stampo nazionalista e islamofobico.


Punta di diamante della rete erano Direttanews e iNews24, rispettivamente una testata giornalistica – che al momento dell’articolo americano poteva vantare 
una pagina Facebook verificata da quasi 3 milioni di fan, oltre che un volume annuale di 5 milioni di condivisioni – e il suo corrispettivo slegato da responsabilità giornalistiche, un “giornale online indipendente” in grado di attrarre un milione e mezzo di seguaci sul social blu grazie a titoli come “Immigrati e malattia: il connubio che tutti stanno nascondendo” e “Caso Weinstein, l’Imam: Se si mettono il velo non verranno molestate”.


In seguito alle informazioni contenute nell’articolo di Buzzfeed, Facebook ha provveduto a sospendere gli account delle due testate, per non meglio precisate “violazioni della policy”.


Il network della disinformazione, oggi.

Quasi 800 giorni dopo, la rete di siti e pagine gestita dai fratelli Colono è viva e più in salute che mai. Archiviata la battuta d’arresto seguita all’inchiesta di Buzzfeed, DirettaNews è tornata a guadagnare un discreto – seppur non paragonabile a quello della precedente esperienza – seguito sui social, mentre iNews24 esiste al momento solo come sito web.

Poco male, perché nel frattempo il network si è evoluto, perfezionando la complessità del sistema e aumentando i nodi a sua disposizione. Le notizie prodotte dai singoli siti sono ora diffuse attraverso un sottobosco di pagine Facebook apparentemente indipendenti, come E Sti Ca (1,5 milioni di follower) e Curiosauro (1,2 milioni di follower), o dai profili delle componenti più centrali della galassia-Colono, come Calciomercato.it (1,5 milioni di follower) e ViaggiNews.com (1,2 milioni di follower).


Una rete che si autoalimenta per aggirare l’oscuramento voluto da Facebook nel 2017, ma che al tempo stesso incrocia il flusso di un altro grande network. È quello della Planet Share di Andrea Caroletti, azienda romana proprietaria di circa 140 domini, che contribuisce al traffico dei Colono condividendo gli articoli attraverso i canali social di siti come Newnotizie.it (760mila follower), Leggilo.org (già al centro di un rapporto di Avaaz, collegato alla pagina Facebook Ma Anche No da 1,1 milioni di follower), Stelledivita.it (1 milione di follower) e Iotibenedico.it (450mila follower).


La ragnatela di pagine che condividono i link di Leggilo.org.

Le due organizzazioni appaiono formalmente distinte, ma curiosamente il dominio del sito vetrina di Planet Share – oggi non più online – risulta registrato proprio da Web365. Punto d’incontro ufficiale tra i due network è invece La Luce di Maria, pagina Facebook da 1,4 milioni di follower, sito web dedicato alla diffusione di “una corretta informazione”, ma soprattutto associazione culturale no profit presieduta da Andrea Caroletti.


La Luce di Maria è una strana terra di mezzo dedita 
al culto della Madonna di Medjugorje, che in qualità di associazione si occupa perlopiù di organizzare pellegrinaggi nei luoghi sacri al cattolicesimo più conservatore, ma che online condivide preghiere giornaliere, consigli per combattere il desiderio di masturbazione e articoli decisamente antiscientifici su come guarire con digiuno e preghiera.


Tra i collaboratori più stretti troviamo ancora una volta Giancarlo e Davide Colono (che scrive sotto lo pseudonimo “Paolo”), devoti di Medjugorje e assidui frequentatori del paesino bosniaco, nonché i veri artefici della presenza online del sito, nonostante si dichiarino semplici volontari. La pagina Facebook de La Luce di Maria, in ogni caso, funge da nodo centrale di diffusione tanto dei contenuti prodotti dal network Web365, che di quelli firmati Planet Share.


Il caso MeteoWeek.

Un mese esatto dopo il clamore suscitato dall’inchiesta di BuzzFeed nasce MeteoWeek, un portale di meteo, naturalmente, ma anche di attualità, cronaca, viaggi e spettacolo. Il sito web è gestito dalla solita Planet Share, ma una veloce ricerca su Google restituisce numerosi annunci di lavoro pubblicati a nome di Web365.

In uno di questi, MeteoWeek si dice alla ricerca di un web content editor, per la “stesura di articoli originali” della lunghezza minima di 380 parole. Tre articoli al giorno, sei giorni su sette. Compenso mensile: 200 euro (da pagare con cadenza trimestrale, nel caso non si disponga di partita Iva).


MeteoWeek ha una propria pagina Facebook, ma il grosso del traffico arriva attraverso la solita rete di pagine che ne rimbalzano i contenuti. Il picco delle condivisioni (e della notorietà) giunge però grazie a Matteo Salvini, che il 4 gennaio decide di riportare in auge il caso Bibbiano (proprio come da istruzioni rinvenute a Bologna da Repubblica).


L’ex ministro dell’Interno – quarto protagonista di questa storia devoto alla Madonna di Medjugorje – condivide sui propri canali social la disavventura di tre bambini, “sottratti” alla famiglia a causa di un disegno. Il riferimento al cosiddetto “metodo Bibbiano” è esplicitato nel post che correda l’articolo e tira in ballo ancora una volta le responsabilità degli assistenti sociali.


Con una risposta pubblicata su Facebook, l’ordine nazionale degli assistenti sociali ha bollato come fake la notizia di MeteoWeek, che parlava di “ordine” arrivato direttamente “dagli assistenti sociali” e, pur non contestando il resto della ricostruzione, ha annunciato querele “quando ci saranno gli estremi, per il senatore e per tutti gli altri che diffondono false notizie”.


La comunicazione leghista, in ogni caso, non è nuova a condivisioni di questo tipo e ha già dimostrato una certa familiarità con i siti della galassia Colono-Caroletti. Prima della new entry MeteoWeek – ormai entrato stabilmente nella rotazione di notizie proposte dallo staff leghista ai membri del gruppo ufficiale di Matteo Salvini – Morisi e colleghi avevano attivamente contribuito al traffico di iNews24 (qui, qui, qui e qui qualche esempio).

Decisamente un bel regalo per un network che, complessivamente, può contare su oltre 14 milioni di follower su Facebook. Più di qualsiasi compagnia italiana di media mainstream.

https://www.wired.it/attualita/politica/2020/01/13/network-disinformazione-lega-web365/?fbclid=IwAR0WAoOu6Zhl8L_hWSmpZHYZ6nBARHQ6pobpHk_hvNPW-6h1vgZf21UL4_o

Sistema Bibbiano: “Bimba, se accusi mamma e papà ti diamo un premio”. - Sarah Buono



“Angeli e Demoni” - Chiusa l’inchiesta, nella chat degli indagati: “Il padre vuole vederla? Non lo diremo alla bambina”.

“Ciao bimba mia, il papà non riesce ad aver risposte per portarti a mangiare il sushi fuori, spero tu stia bene, ti voglio bene”, recita il whatsApp. “Bene, questo messaggio non lo diremo alla bambina”. “Ma come giustifichiamo la sospensione degli incontri protetti?” “Relax della minore, vacanza”. È la chat degli assistenti sociali indagati per i presunti abusi nel sistema degli affidi della Val d’Enza, nel Reggiano. Si confrontano, decidono la tattica caso per caso e parlano dei giudici e delle famiglie a cui tolgono i bambini. L’ultimo capitolo dell’inchiesta “Angeli e Demoni” svela, attraverso i cellulari sequestrati, come funzionava il “sistema Bibbiano” secondo i protagonisti.
I carabinieri di Reggio Emilia hanno notificato a 25 persone l’avviso di fine indagine, che di solito preludono a una richiesta di rinvio a giudizio: 107 i capi d’imputazione. Nove i minori coinvolti, per lo più tornati alle loro famiglie prima degli arresti del 27 giugno. I reati contestati sono, a vario titolo, peculato d’uso, abuso d’ufficio, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, falsa perizia anche attraverso l’altrui inganno, frode processuale, depistaggio, rivelazioni di segreto in procedimento penale, falso ideologico in atto pubblico, maltrattamenti in famiglia, violenza privata, lesioni dolose gravissime, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Violenze inventate per allontanare i minori.
Le indagini sono state coordinate dalla pm Valentina Salvi e dal procuratore di Reggio Emilia Marco Mescolini, esplodono il 27 giugno. Secondo l’accusa i bambini sono stati tolti alle famiglie dopo aver raccontato violenze sessuali e psicologiche inventate. Anzi inculcate per guadagnarci sopra. Un’organizzazione che, per i pm, faceva girare centinaia di migliaia di euro, equamente spartiti a seconda del ruolo. Bastava un accesso al pronto soccorso o la chiacchiera di un bimbo a un’insegnante, qualsiasi segnalazione, anche labile, di un abuso sessuale. Allontanamento del minore dalla famiglia, relazione falsa che assume per certo la violenza e invio del minore alla struttura pubblica “La Cura” di Bibbiano, amministrata da Federica Anghinolfi e dal suo braccio destro Francesco Monopoli. Qui ai piccoli veniva inculcata “la verità” da parte di professionisti riconducibili all’associazione “Hansel & Gretel” di Moncalieri (Torino) fondata dallo psicoterapeuta Claudio Foti. È indagata anche la moglie Foti, Nadia Bolognini, altra psicoterapeuta: in un caso prometteva “benessere” e “vantaggi” a una bambina se avesse svuotato gli “scatoloni” dei suoi ricordi, cioè accusato il papà.
Molti indagati condividevano una chat. “La regola per il 2019 per salvare capre e cavoli è che diciamo ai genitori che il servizio non accetta alcun pacco da consegnare ai propri figli, siete d’accordo?”, si legge. Il riferimento è al modus operandi dei servizi sociali della Val d’Enza, che come scoperto dall’inchiesta, accumulava pacchi e lettere delle famiglie naturali senza mai farli avere ai bambini dati in affido: una pratica forse legittima ma ai piccoli veniva raccontato che i genitori li avevano dimenticati.
Il ghanese preso in giro: ”Come si dice vaff…?”
A una famiglia del Ghana va anche peggio. Il padre non parla né capisce l’italiano o l’inglese ma le assistenti sociali gli fanno sostenere lo stesso il colloquio per capire se abbia o meno abusato della figlia. Nella relazione finale scrivono che l’uomo ha avuto “un atteggiamento di totale chiusura”. Peccato che poi nella chat privata commentino lo stesso episodio diversamente: “Oh comunque noi parliamo anche il ghanese, come si dice ‘vaff’ in ghanese? Muoio dal ridere”. E poi i giudizi sui giudici non amici. Monopoli ritiene che l’audizione protetta in sede del primo incidente probatorio sia stato “uno schifo”, a causa del giudice che era “così ignobilmente suggestivo” al punto da impedire alla bambina di confessare gli abusi. Abusi mai subiti o accertati finora.
Il sindaco Carletti: “Era consapevole”.
Tra gli indagati è rimasto Andrea Carletti, sindaco Pd di Bibbiano. Cadono per lui due capi di imputazione su quattro inizialmente contestati, restano un abuso di ufficio e un falso. Secondo la Procura contribuì a rendere possibile lo stabile insediamento dei terapeuti privati all’interno di una struttura pubblica pur consapevole dell’assenza di una procedura ad evidenza pubblica e dell’illiceità del sistema. Proprio ieri la Cassazione ha annullato senza rinvio l’obbligo di dimora a suo carico. Non c’erano gli elementi per imporre la misura per “l’inesistenza di concreti comportamenti” di inquinamento probatorio e la mancanza di “elementi concreti” che legittimassero la previsione di reiterazione dei reati.
I protagonisti e i fascicoli nascosti.
Federica Anghinolfi è la responsabile dei servizi sociali della Val d’Enza, il suo braccio destro è l’assistente sociale Francesco Monopoli: “Al fine di impedire e ostacolare le indagini – scrive la pm – immutavano artificiosamente lo stato dei fascicoli del servizio sociale, mediante sottrazione e successivo occultamento dei diari sui quali gli assistenti sociali avevano riportato appunti relativi agli incontri”. Secondo (almeno) sei testimoni diversi e non tutti indagati a Bibbiano il lavaggio del cervello non veniva fatto solo sui bambini ma anche sugli adulti. Anghinolfi e Monopoli avrebbero così convinto i loro collaboratori della necessità di strappare alle famiglie i piccoli, anche con perizie false. Parlavano di una “rete cannibale pedofila e satanista”. Mai esistita.
Foti risponde di frode processuale: avrebbe convinto una minore di essere stata abusata dal padre e dal suo socio. Una testimonianza indotta che ha portato la minorenne a non voler più incontrare il papà, poi decaduto dalla potestà genitoriale. Il tutto sarebbe testimoniato da un video, lo stesso che a luglio era servito a Foti per ottenere la revoca degli arresti domiciliari. Foti in quella occasione dichiarò: “Su di me fango”. Le indagini successive e l’analisi fatta da un consulente tecnico della Procura di Reggio Emilia hanno portato a una valutazione completamente antitetica, ritenendolo piuttosto una prova a sostegno delle ipotesi accusatorie.