giovedì 12 marzo 2015

Rai, bar chiusi per Mafia Capitale: i dipendenti restano a bocca asciutta. - Claudio Marincola

RAI

Tempi duri per i dipendenti di viale Mazzini. Non bastassero i tagli imposti dal decreto Irpef ecco che ora arrivano anche le restrizioni - per così dire - alimentari. Da quando il blitz della Finanza ha aperto le porte del carcere a Giuseppe Ietto, l’imprenditore che gestiva la catena dei bar interni, gli approvvigionamenti arrivano a singhiozzo. 
«I caffè bastano appena, i cornetti sono contati, ci salviamo con qualche tramezzino», allarga le braccia uno degli avventori del bar di Saxa Rubra messo a dura a prova dalla ristorazione ridotta.
La Unibar è finita nell’inchiesta Mafia capitale. Dal 5 dicembre, il giorno del blitz, la società che si assicurava da anni la gestione dei bar nelle 8 sedi romane della Rai va avanti senza il suo titolare. É la stessa società che riforniva i centri per gli immigrati creati dalla cooperativa 29 Giugno, quella di Salvatore Buzzi. Il business dei pasti caldi distribuiti in tutta la Penisola, sommato a cappuccini e maritozzi e moltiplicato per il numero dei centri, equivaleva a un giro di circa 52 milioni di euro. Anche bruscolini, insomma, ma non solo.
In Rai la Unibar era entrata circa 10 anni fa quando le regole e la forma giuridica non obbligavano l’azienda a bandire una gara d’appalto. Ora è tutto diverso. L’elenco delle società fornitrici e il controllo degli appalti è demandato ad una società esterna, (la “nuova” Guida Monaci). Il chè un po’ sorprende visto il numero e la qualità professionale delle risorse interne disponibili. Resta il fatto che da quando Giuseppe Ietto è finito in prigione per i circa 70 dipendenti dei bar si è spalancato il baratro. L’ultimo stipendio che hanno percepito è quello del novembre scorso (e solo il 70%). D’allora molti fornitori hanno tagliato i viveri temendo di non essere pagati. Si va avanti sulla fiducia, con chi accetta una dilazione sui tempi. L’incubo per i lavoratori della Unibar finirà soltanto quando verrà assegnato il nuovo bando - pubblicato il 24 luglio e scaduto il 3 ottobre - e quando i dipendenti verranno riassorbiti dai vincitori, come prevede l’appalto.
Giornalisti e dipendenti non sono rimasti insensibili. Al Tg2 in segno di solidarietà è stata lanciata una colletta e sono stati raccolti circa 4 mila euro. E così anche nelle altre testate. Fino all’arrivo della nuova gestione bisognerà tirare: ci sono giorni in cui le “risorse” scarseggiano e i frigobar sono vuoti o vengono gestiti con parsimonia. Succede già da giorni in viale Mazzini e negli altri punti di ristorazione: il circolo Rai di Tor di Quinto; via Asiago; via Teulada; Saxa Rubra, Auditorium, Salario e Dear. Il fatturato nel 2013 aveva registrato introiti per 2 milioni e 343 mila euro. Negli anni passati tutt’al più ci si lamentava per la qualità dei cibi serviti o per il servizio scadente. Stavolta è la quantità che latita. «Abbiamo caffè solo per 150 tazzine - si è sentito dire un dipendente l’altro giorno da uno dei barman - ma è meglio non spargere troppo la voce».


http://www.ilmessaggero.it/PRIMOPIANO/CRONACA/rai_bar_chiusi_mafia_capitale/notizie/1101874.shtml

La legge Sederino (Marco Travaglio).

Natangelo

Ci risiamo. La sentenza della Cassazione che conferma quella d’appello e assolve definitivamente B. nel processo Ruby dalle accuse di concussione e prostituzione minorile ha scatenato il solito diluvio di cazzate, riassumibili nei titoli degli house organ al seguito: 
“Il bunga-bunga era una bufala” (Il Giornale), 
“Silvio assolto, ora chi paga?” (Libero), 
“Un assurdo processo politico” (Il Foglio). 
Non si accontentano che il padrone l’abbia fatta franca grazie alla legge Severino, o Sederino visto che glielo restituisce bello lindo, roseo e levigato come il culetto di un bambino (la frode fiscale è già passata in cavalleria). Non accendono un cero a Santa Paola. Pretendono pure di farci passare tutti per fessi, forse perché cercano compagnia. Incredibilmente si associa al coro una persona solitamente seria come Michele Emiliano, ex pm, ex sindaco di Bari, ora leader Pd in Puglia e candidato a governatore, che invita addirittura la Boccassini a “scusarsi con B.”. Roba da matti.
   1) Chi paga? Se la domanda riguarda i costi dell’indagine, quella della Procura di Milano sul gigantesco sistema prostitutivo nella villa di Arcore, accertato e confermato dalle condanne in primo grado e in appello per Mora, Minetti e Fede nel processo Ruby-bis, è costata meno di qualunque altra su fatti simili: 65 mila euro (di cui 26 mila per le intercettazioni, come scrive Luigi Ferrarella sul Corriere). Se invece la domanda riguarda il prezzo pagato da B. in termini di discredito (per lui e per l’Italia governata da lui) e di voti persi, chi è causa del suo mal pianga se stesso: se B. non si fosse riempito la casa di mignotte, di cui alcune minorenni, e se poi non avesse telefonato in Questura, abusando del suo potere, per far rilasciare Ruby nelle mani della Minetti e della “collega” Michelle Conceicao per evitare che parlasse, non sarebbe mai stato processato.   
2) Assurdo processo politico? Uno dei due reati contestati, la prostituzione minorile, è frutto di due leggi fatte dalle sue ministre Prestigiacomo e Carfagna per inasprire le pene contro gli sporcaccioni che vanno con le ragazzine. I pm, scoperta la presenza di almeno una minorenne ad Arcore, erano obbligati ad applicarla. Idem per il reato di concussione. Il 27-5-2010, quando B. chiamò il capo di gabinetto della Questura di Milano, Piero Ostuni, l’articolo 317 del Codice penale puniva da 4 a 12 anni “il pubblico ufficiale… che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro o altra utilità”.
È proprio quel che fece il premier B. che, da pubblico ufficiale, costrinse o indusse Ostuni a dargli indebitamente l’utilità di rilasciare subito Ruby, fermata per furto, contro il parere del pm minorile e contro la prassi ordinaria, prima che parlasse dei festini di Arcore. 
Quindi quella telefonata era reato (concussione per costrizione o per induzione) quando fu fatta, quando la Procura aprì l’indagine, quando B. fu rinviato a giudizio e quando iniziò il processo. 
Poi, il 6 novembre 2012, il Parlamento di cui B. era il leader di maggioranza nel governo Monti approvò la legge Severino che spacchettava la concussione: quella per costrizione (violenza o minaccia) restava tale e quale; quella per induzione diventava un reato minore (induzione a dare o promettere denaro o altra utilità), con pene più basse e prescrizione più breve, ma soprattutto impossibile da dimostrare, perché richiede non solo un “indebito vantaggio” per l’induttore (l’ex concussore, cioè B.), ma anche per l’indotto (l’ex concusso, allora vittima e ora complice nel nuovo delitto, cioè Ostuni). Il vantaggio per B. è noto: se Ruby fosse rimasta in Questura quella notte, avrebbe potuto svelare ciò che i pm scoprirono qualche mese dopo. 
Il vantaggio per Ostuni è nullo: ha obbedito al premier per servilismo, piaggeria, quieto vivere. Quindi ciò che prima era reato, ora non lo è più. Il Tribunale aggirò l’ostacolo condannando B. per concussione per costrizione: per i primi giudici, la pressione esercitata dal premier su Ostuni era irresistibile. 
La Corte d’appello, confermati l’altro ieri dalla Cassazione, ha invece considerato quelle telefonate resistibili, dunque rientranti nel nuovo reato di induzione. E qui hanno dovuto assolvere B.: perché, nonostante il pacifico “abuso della sua qualifica per scopi personali”, Ostuni non ricavò dal suo cedimento alcun vantaggio indebito. È sparito il reato, per legge: ma i fatti restano.   
3) A Sallusti che titola “Il bunga-bunga era una bufala” ha già risposto l’avvocato Franco Coppi, difensore di B.: “Nemmeno noi contestiamo che ad Arcore avvenissero fatti di prostituzione compensati, anche per Ruby”. Quindi, di grazia, di che dovrebbe scusarsi la Boccassini? Di aver applicato la legge senza prevedere che gliel’avrebbero cambiata sotto il naso col voto determinante dell’imputato e dei suoi cari? O di aver sospettato che B. sapesse che Ruby era minorenne? Fermo restando che, in mancanza di prove schiaccianti, è anche legittimo pensare il contrario, resta insuperata e insuperabile una domanda: visto che l’istituto dell’affidamento è riservato ai minori, perché mai B. si scomodò dal vertice internazionale di Parigi a telefonare in Questura per far affidare Ruby alla Minetti, se pensava che Ruby fosse maggiorenne?   Ciò detto, massima solidarietà ai servi di B., costretti a sostenere qualunque balla e a passare per fessi pur di conservare il posto e lo stipendio, finché dura. “Ognuno – diceva Totò – ha fa laccia che ha, ma qualche volta si esagera”.
Da Il Fatto Quotidiano del 12/03/2015.

L'assoluzione di Berlusconi. - Andrea Scanzi


Si fa un gran parlare dell'assoluzione di Berlusconi sul caso Ruby. Per carità, i berlusconiani fanno bene a esultare (più che altro fa bene Berlusconi). Due considerazioni a margine, però, forse aiutano. 
1 - Ho sempre pensato che, tra tutti i processi che lo vedevano coinvolto, questo fosse il più pruriginoso (e dunque il più televisivo) ma anche il meno rilevante. E' curioso come, in Italia, tanti abbiano ritenuto più grave fare sesso con le olgettine che non frodare il fisco, o avere avuto per "ideologo" un uomo condannato per mafia, o avere scelto Mangano come "stalliere". Eccetera. 
2 - Ai neo-esperti di giurisprudenza andrebbe fatto notare che Berlusconi è stato assolto grazie alla legge Severino (Governo Monti), che ha cambiato la legge sulla concussione nel corso del processo. Se fosse stata in vigore la norma esistente prima del novembre 2012, Berlusconi sarebbe stato condannato. La legge Severino ha spacchettato in due il reato di concussione: costrizione e induzione. La seconda si verifica solo se l'indotto ne trae vantaggio. E Piero Ostuni, capo di Gabinetto della Questura, non ha tratto vantaggio. Quindi, secondo la Corte d'Appello, niente concussione. 
La Cassazione, che non decide nel merito ma si pronuncia sulla legittimità, ha confermato. Per quanto assolto, il processo ha comunque ribadito 
a) che Berlusconi ha telefonato in questura, 
b) che c'è stato abuso di potere, 
c) che questo reato è stato poi cancellato.
Così, giusto per la precisione.
P.S. Davvero stiamo ancora parlando di tutto questo? Davvero siamo ancora qui? Davvero l'Italia è così allergica a evolversi?

Le teste Moai dell’isola di Pasqua hanno un corpo. - Matteo Rubboli

Le teste Moai dell'isola di Pasqua hanno un corpo 5
Lo sapevate che le teste di pietra giganti dell’isola di Pasqua hanno un corpo? Non si conosce la ragione precisa per cui i mastodontici corpi siano stati interrati, potrebbero esser stati sepolti di proposito, oppure potrebbero esser stati interrati dal tempo. In effetti, perché realizzare una statua per poi interrarla? Le figure, Moai il loro nome scientifico, sono state realizzate fra il 1250ed il 1500 dal popolo Rapa Nui. gli esemplari più grandi pesano sino a 75 tonnellate, e venivano tutti realizzati nella cava di tufo del vulcano Rano Raraku, per poi essere trasportate sino alla costa in un modo ancora oggi sconosciuto. Tradizione locale narra che i Moai camminassero da soli sino alla riva, ma nel 1955 fu dimostrato come, con corde e tronchi, qualche decina di uomini fossero in grado di spostarne una in pochi giorni.
Si ipotizza che le statue avessero un significato benaugurante, e sono quindi rivolte al mare per favorire la pesca. Le più piccole invece si stima potessero avere una valenza raffigurativa di personalità dell’isola, mentre invece è improbabile un significato religioso. Sino a poco tempo fa comunque, non si era a conoscenza del corpo interrato. Per saperne di più, visita il sito ufficiale dell’università che sta eseguendo gli scavi per portare alla luce queste magnifiche realizzazioni dal fascino immutabile del mistero.
Le teste Moai dell'isola di Pasqua hanno un corpo 2
Le teste Moai dell'isola di Pasqua hanno un corpo 3
Le teste Moai dell'isola di Pasqua hanno un corpo 4