domenica 30 gennaio 2011

Caso Ruby: il Fisco presenta il conto.


Il fisco non fa sconti, è il caso di dirlo. Stando ad una recente sentenza della Cassazione infatti i proventi derivanti dall’attività di prostituzione devono rendere conto alle Entrate tanto quanto una qualsiasi altra professione. Poco importa se l’attività in questione sia di dubbia moralità.

Coglie nel segno la sentenza, se si considera che prostitute, escort e hostess immagine non fanno la fattura in 9 casi su 10 e nel 2010 hanno evaso 1,2 MLD di euro, + 12,7% rispetto al 2009. “In Italia il 92% delle prostitute non rilascia la ricevuta fiscale nonostante la Cassazione abbia ritenuto tassabili i proventi” - denuncia Vittorio Carlomagno presidente dell’ Associazione Contribuenti Italiani - “Il fenomeno è in costante crescita e né il redditometro, né lo spesometro riusciranno ad arginare questo malcostume”.
La classifica vede al primo posto le prostitute di Venezia con 97%, seguita da Genova con il 96%, Milano con il 95%, Aosta con il 94%, Roma con il 93%, Verona con il 91%, Napoli con il 90%; Palermo con il 88%, Torino con il 87% e Bari con il 85%. Complessivamente la classifica della illegalità fiscale - relativa sia a coloro che non hanno emesso fattura, sia a coloro che, emettendola, hanno maggiorato del 20% il compenso pattuito - stilata da Lo Sportello del Contribuente, vede al primo posto le prostitute, con il 92,3% degli evasori, seguite dalle escort (90,9%) e dalle hostess immagine (87,4%).

Anche volendo considerare illecito, in quanto contrario al buon costume, l’accordo che ha ad oggetto una prestazione sessuale verso il pagamento di denaro o di beni in natura, i relativi proventi sarebbero comunque ugualmente tassabili ai fini delle imposte dirette. Difatti l’art. 14, comma 4, della legge 537/93, prevede che nell’ambito delle categorie reddituali (reddito di lavoro autonomo, reddito d’impresa, etc.) devono essere ricompresi, se in esse classificabili, i proventi derivanti da fatti, atti o attività qualificabili come illecito civile, penale o amministrativo se non già sottoposti a sequestro o confisca penale. Qualora, poi, i proventi illeciti non siano classificabili nelle predette categorie di reddito vanno comunque considerati come redditi diversi.

La sentenza

La Corte di Cassazione (sentenza n.20528 dello scorso 1 Ottobre) ha accolto un ricorso dell’Agenzia delle entrate ritenendo sottoposti al prelievo Irpef, Irpa e Iva i guadagni di una ballerina che si prostituiva. Si legge in sentenza: “pur essendo tale attivita’ discutibile sul piano morale, non puo’ essere certamente ritenuta illecita”. Non solo. Non assume nessun rilievo, hanno spiegato i giudici, la risposta a interrogazione parlamentare del 31 luglio 1990 del ministero delle Finanze secondo cui i proventi della prostituzione non sarebbero tassabili, trattandosi di una valutazione peraltro risalente nel tempo, che non vincola in nessun modo i giudici.

Efficienza svizzera

Per prostituirsi ci vorrà l’autorizzazione municipale ed un’assicurazione malattia. Succede nell’efficientissima Zurigo, dove secondo un’ordinanza comunale le prostitute che battono i marciapiedi saranno soggette ad autorizzazione e dovranno dimostrare di essere maggiorenni, di disporre di un permesso di soggiorno e di avere un’assicurazione malattia.
Novità sono previste anche per i gestori di bordelli, che analogamente a quanto avviene per altri esercizi pubblici dovranno richiedere un’apposita patente legata a precise condizioni.

http://www.soldiblog.it/post/3490/caso-ruby-il-fisco-presenta-il-conto



Paralisi istituzionale, Napolitano pronto a pilotare la crisi.


Il capo dello Stato sta seriamente pensando di convocare i presidenti delle Camere per imprimere una svolta significativa alla situazione: se possibile non verso le urne, ma se non se ne può fare a meno allora anche quelle

Alta preoccupazione istituzionale. Il Quirinale s’interroga su come uscire da uno scontro in atto che promette di raggiungere livelli sempre più alti e dalle conseguenze difficilmente prevedibili. Pressato anche a livello internazionale e da un’immagine dell’Italia in crescente declino,Giorgio Napolitano da giorni ha attivato i suoi “ambasciatori” per sollecitare il governo, via Gianni Letta, a prendere iniziative che scongiurino le elezioni anticipate e mettano mano con forza alla soluzione dei problemi del Paese. Messaggi rimasti, al momento, per lo più inascoltati, al punto che ieri dopo l’ultima sfuriata berlusconiana a sole 48 ore dall’annuncio del ricorso alla piazza “contro i giudici politicizzati”, Napolitano ha seriamente pensato di prendere un’iniziativa istituzionale straordinaria, ovvero di convocare al più presto (ma non martedì prossimo come scriveva ieri mattina il “Foglio”, smentito nella data direttamente dal Colle) i presidenti delle Camere per imprimere un svolta significativa alla crisi; se possibile non verso le urne, ma se proprio non se ne può più fare a meno allora anche quelle.

Non sarà martedì, si diceva, questo incontro tra le più alte cariche dello Stato, ma potrebbe avvenire, invece, nella cornice di un prossimo evento di caratura internazionale con tutte e tre le alte cariche presenti. La data, dunque, non c’è, ma di sicuro Napolitano è deciso a farsi parte attiva al più presto per imprimere una svolta politica che porti il Paese fuori dal pantano della bufera hard che ha travolto il Cavaliere. Quel che il Colle fotografa con nitidezza è una situazione d’empasse istituzionale che renderebbe il Parlamento, già da ora, incapace di svolgere le sue funzioni prioritarie. E questo perché, come sotto gli occhi di tutti, Fini è assediato dall’aggressione della maggioranza che vuole le sue dimissioni per vendetta del tradimento subito, RenatoSchifani è contestato pesantemente dall’opposizione per i suoi presunti rapporto con la mafia, il ministro degli Esteri Franco Frattini è accusato di abuso d’ufficio per la questione dei documenti sulla casa di Montecarlo ex di An e Berlusconi, nelle prossime settimane, potrebbe ricevere nuove e ben peggiori notizie da parte della Procura di Milano. “Sappiate che, in questa situazione, prima o poi dovrò fare qualcosa…” avrebbe commentato qualche sera fa il Presidente della Repubblica con alcuni collaboratori. Non stupisce, dunque, che l’altro giorno abbia mandato messaggi chiari ai ministri chiedendo al più presto visibili segnali di cambiamento. Anche perché – e questa sarebbe l’effettiva preoccupazione del Capo dello Stato – senza un robusto cambio di passo, la paralisi istituzionale è nelle cose, ma visto che Berlusconi non farà mai un passo indietro, perché conscio di finire immediatamente sotto la tutela della magistratura, l’unico modo di non far affondare il Paese insieme alla sua attuale classe politica di maggioranza sembrerebbe quella di “pilotare” in qualche modo la crisi. Già, ma come?

Ieri Berlusconi, avvisato dell’attivismo del Colle, ha voluto alzare ancora di più il tiro, sottolineando che “chi vuole le elezioni oggi lo fa solo per interessi personali” e che “c’è un’opposizione che sa dire solo di no, che alza muri mentre noi siamo sereni, continuiamo a governare, abbiamo vinto 7 a 0 e non c’è alternativa al nostro governo”. Parole che hanno creato ulteriore inquietudine al Quirinale; la degenerazione dei toni, l’invocazione alla piazza per il 13 febbraio (che, comunque, i più stretti collaboratori di Berlusconi hanno cancellato ufficialmente) e il cul de sac rappresentato dal voto sul federalismo in commissione (previsto per il 2 febbraio) ha convinto, nei giorni scorsi, Napolitano ad un avvicinamento con Umberto Bossi che avrebbe prodotto un’immediata retromarcia del Senatùr riguardo la questione Montecarlo e le dimissioni di Gianfranco Fini, prima richieste a gran voce: “Su questa storia – ha infatti commentato il leader del Carroccio – bisogna fare meno casini”. Un segnale che anche in futuro Napolitano potrà contare, in qualche modo, sulla sponda della Lega. Ma in futuro. Ora non c’è nulla che da solo possa far pensare ad una soluzione non solo momentanea dei gravi problemi sul tappeto.

Così si attende, da un giorno all’altro, un passo deciso della più alta carica dello Stato, probabilmente dopo che la questione del federalismo comunale si sarà chiarita con il voto della commissione Bicamerale sul Fedralismo; sotto la lente d’ingrandimento del Colle il comportamento delle opposizioni e il loro, possibile, uscire allo scoperto per prendersi la responsabilità politica di riportare il Paese alle elezioni. Se questo non dovesse avvenire, diventerebbe sempre più urgente un suo intervento diretto per sbloccare uno status a quel punto davvero cristallizzato. “Il Paese vuole risposte – ha detto chiaro il Capo dello Stato a Gianni Letta – abbiamo bisogno di persone che invece dello scontro politico reggano con forza le regole e le procedure”. Così non è, tanto che al Quirinale si è rispolverata l’interpretazione autentica dell’articolo 88 della Costituzione (il Presidente della Repubblica, sentiti i presidenti dei due rami del Parlamento, può sciogliere le Camere o solo una di essere) solo per far capire che, se proprio non ci saranno altre strade, se proprio si continueranno ad alzare i toni oltre l’accettabile, si potrà fare anche a meno di una crisi formale per mandare a casa in governo. E non pare proprio che si tratti solo di una semplice minaccia.



BERLUSCONI INIZIA LA RITIRATA.



Il Pdl fa marcia indietro e cancella la manifestazione indetta dal premier contro i pm milanesi. Nel partito segni di cedimento con Pisanu che si dissocia. Intanto l'Anm risponde agli attacchi: "Basta delegittimazioni". E sempre a Milano le donne scendono in piazza: "Difendiamo la nostra dignità"

Nel giorno dell'apertura dell'anno giudiziario, la magistratura risponde compatta alle accuse lanciate dal premier ai pm nei suoi videomessaggi. Pasquale Profiti, presidente dell'Anm in Trentino Alto Adige, dice: “Confessiamo di essere effettivamente degli eversori e dei disturbati mentali perché applichiamo le regole della Costituzione” (leggi il testo del suo intervento). Ma la vera sorpresa, per il Cavaliere, arriva dall'interno del suo partito. Il presidente della commissione Antimafia Giuseppe Pisanu lo invita a presentarsi dai giudici e boccia l'idea di una manifestazione contro le toghe (leggi l'articolo). Poche ore dopo, lo stato maggiore del Pdl, per bocca di Ignazio La Russa, annulla ufficialmente l'iniziativa programmata a Milano per il 13 febbraio. Una scelta influenzata sicuramente dai ripetuti appelli di Napolitano a evitare lo scontro fra i poteri dello Stato. Ma soprattutto dal timore di perdere la guerra dei numeri con il presidio a sostegno della procura di Milano indetto per la stessa giornata da Santoro, Spinelli e Travaglio (leggi l'articolo di Paola Zanca). Insomma, meglio evitare l’effetto boomerang. E soprattutto – la riflessione del premier – non è il momento di portare in piazza un partito diviso, in cui i “distinguo” rispetto alla linea ufficiale, seppure sottotraccia, minacciano di aumentare di giorno in giorno.

Il fatto Quotidiano del 29 gennaio 2011.