giovedì 21 gennaio 2021

Sondaggi, con il partito di Conte testa a testa alle elezioni tra giallorossi e centrodestra. La sua lista vale il 16%.

 

La rilevazione è stata condotta da Swg per La7 .Il bacino potenziale di voti del premier deriva per un terzo dagli indecisi/astenuti, il 5% proviene dal Movimento 5 stelle, il 4% dal Pd, lo 0,7% dal centrodestra e l'1% da altri partiti. Italia viva, che si è chiamata fuori dalla coalizione, è ferma al 2,8%: con l'attuale legge elettorale sarebbe fuori dal Parlamento.

Se si votasse oggi, un ipotetico partito di Giuseppe Conte potrebbe contare sul 16% dei consensi, piazzandosi subito dopo la Lega tra gli schieramenti politici più votati. Lo rivela l’ultimo sondaggio condotto da Swg per La7 che certifica la popolarità del premier anche in questa fase di instabilità di governo dovuta alla crisi aperta da Italia viva. Il bacino potenziale di voti attinge per un terzo dagli indecisi/astenuti, il 5% arriva dal Movimento 5 stelle, il 4% dal Pd, lo 0,7% dal centrodestra e l’1% da altri partiti. La conseguenza è che quasi tutte le forze che compongono l’attuale maggioranza vedono ridursi il proprio elettorato: il Partito democratico, stabile nelle ultime settimane intorno al 20%, in questo scenario è dato al 15,4%. I pentastellati scendono addirittura a pochi passi dalla soglia psicologica del 10% (10,1), mentre rimane pressoché invariato il consenso per la sinistra di Leu (3,9%).

La somma dei loro voti, però, unita al 16% su cui al momento può contare il premier, garantirebbe ai giallorossi di giocarsi la partita per tornare a Palazzo Chigi. Messi insieme, i quattro partiti raggiungono il 45,4%. Il centrodestra, invece, è dato al 43,1%: la Lega resta primo partito, ma è in calo al 21,8%; Fratelli d’Italia si mantiene stabile al 15,9%, scavalcando il Pd in questo particolare scenario, mentre Forza Italia non va oltre il 5,4%. Lo scarto tra giallorossi e centrodestra, anche se risicato, è una novità rispetto a tutti i sondaggi elettorali condotti negli ultimi mesi: finora la coalizione di Lega-Fdi-Fi è sempre stata data per vincente con un ampio distacco di voti.

Ai margini dei due grandi schieramenti ci sono il partito di Carlo Calenda, Azione, che viene dato al 3,7%. Italia viva di Matteo Renzi, invece, paga lo scotto della crisi di governo ed è ferma al 2,8%, al di sotto della soglia di sbarramento prevista dall’attuale legge elettorale. Se si votasse oggi, quindi, il leader di Iv sarebbe fuori dal Parlamento. La somma di tutti gli altri partiti è data al 5%, mentre il 36% degli intervistati da Swg non si esprime. La rilevazione, fa sapere l’istituto, è stata condotta su un campione di 1.200 soggetti tra il 15 gennaio e il 19 gennaio 2021. Il margine di errore è del 2,8%.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/20/sondaggi-con-il-partito-di-conte-testa-a-testa-alle-elezioni-tra-giallorossi-e-centrodestra-la-sua-lista-vale-il-16/6073033/

Renzi voleva la crisi, fermato dai suoi: “Così non reggiamo”. - Tommaso Rodano

 

Iv si spacca.

Senato, 19 gennaio 2021. La maratona teatrale di 12 ore si risolve nel proscenio, nell’auletta del gruppo di Italia Viva. Matteo Renzi vorrebbe votare no e aprire la crisi, ma i suoi senatori gli fanno cambiare idea, sono pronti ad andarsene. Il resto è recita, una lunga serie di atti per lo più comici.

I – Ore 9.45 Giuseppe Conte entra in ritardo, parla poco più di un’ora, ripete in sostanza il discorso del giorno prima alla Camera. Riceve 31 applausi (blandi) e un’ovazione finale da Pd e 5Stelle. Parole definitive su Renzi: “Non si può cancellare quello che è accaduto”.

II – 11.00 Il senatore Tommaso Cerno, già renziano, antirenziano, dem e antidem, annuncia gaudioso ai giornalisti: “Torno al Pd e voto molto convintamente la fiducia a Conte”

III – 12.45 Si affacciano a Palazzo Madama Scilipoti e Razzi. Il primo: “È l’ora dei responsabili”. Il secondo: “Alla fine non cambia mai niente, ognuno si fa i cazzi suoi”.

IV – 14.17 Lezione di memoria e ironia di Sandra Lonardo, per i detrattori Lady Mastella: “Mai avrei immaginato di fare l’elogio della responsabilità di Salvini, che ruppe il patto con Forza Italia e Fratelli d’Italia e fece da costruttore per l’alleanza con gli odiati 5Stelle”. E poi “Meloni ieri ha parlato con disprezzo di una linea aerea della famiglia Mastella. Proprio lei che utilizzò il confortevole aereo Scilipoti per conservare il posticino di ministro nel governo Berlusconi”.

V – 17.35 Un idealista in cravatta verde di nome Matteo Renzi: “Conte mi ha offerto un incarico all’estero, ma ho detto no. Perderemo tutto? Forse sì. Per noi la politica non è cambiare idea per tenersi le poltrone”. Dietro le quinte si gioca tutto. Renzi riunisce i suoi, dopo aver parlato al telefono con Salvini e con Forza Italia. Ha deciso di schiacciare il tasto dell’atomica: votare no e giocarsi tutte le fiches sul ribaltamento di Conte. C’è un problema: i suoi senatori non gli vanno dietro, il gruppo rischia di spaccarsi. Renzi ripiega: alla prima chiama non si vota e si fiuta l’aria, alla seconda sarà astensione.

VI – 18.50 Parentesi lisergica del grillino Andrea Cioffi: “Lì, sulla superficie della foglia, nasce l’amore. Quando l’anidride carbonica entra nel verde e, ballando sotto i raggi del sole, ebbra del suo calore, si divide, lasciando l’ossigeno libero di volare e il carbonio libero di riunirsi, insieme agli altri convitati alla festa, per definire una meravigliosa collana”.

VII – 19.30 Un altro idealista di nome Matteo, con una sciccosa mascherina della Lega, cita una frase di Beppe Grillo: “I senatori a vita non muoiono mai, o muoiono troppo tardi”. Liliana Segre ringrazia.

VIII – 21.21 Doppio colpo di scena nella prima chiama: votano sì i forzisti Andrea Causin e Mariarosaria Rossi, un tempo nota come “la Badante” (di Berlusconi). L’ex grillino Mario Michele Giarrusso, eroe dell’antimafia e delle braciate di carne, vota no, nonostante le parole di Conte su Borsellino pare fossero dedicate a lui.

IX – 22.15 Casellati chiude la seconda votazione, ma – teatro – restano fuori, arrivati in ritardo, i senatori Riccardo Nencini (renziano, ultimo custode del socialismo italiano) e Alfonso Ciampolillo detto Lello (ex grillino, candidato sindaco a Bari nel 2009: 767 voti). Che fine avevano fatto? Qualcuno giura che si fossero attardati per parlare con Conte in persona. Specie Ciampolillo desta preoccupazione: il suo sì era dato come acquisito. Gli ex colleghi grillini lo insultano nelle chat: dove cazzo sta? I due riemergono e vogliono votare. Con sprezzo del ridicolo, Palazzo Madama inaugura il Var: la presidente Casellati studia i video della seduta con i questori. La richiesta è arrivata alle 22.14 – sostiene –, un minuto prima del triplice fischio. Nencini e Ciampolillo votano la fiducia. Il pallottoliere si aggiorna: 156 sì, 140 no, 16 astenuti. Dal Senato per ora è tutto.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/21/renzi-voleva-la-crisi-fermato-dai-suoi-cosi-non-reggiamo/6073144/

Cuneo, acquisite le mail di Renzi sr. - Marco Grasso

 

Laura Bovoli imputata. La madre di matteo accusata di bancarotta. Ieri l’udienza.

Il Tribunale di Cuneo ha acquisito alcuni scambi di email che collegano i genitori di Matteo Renzi alla Direkta srl, impresa al centro di un crac da quasi 2 milioni di euro. Direkta per diversi anni è stata subappaltante della Eventi 6, amministrata da Laura Bovoli, madre dell’ex premier, indagata per concorso in bancarotta fraudolenta. La corrispondenza è stata trasmessa alla Procura di Firenze, che indaga su altri fallimenti di aziende satellite dei Renzi. Il processo di Cuneo è entrato nel vivo e ieri i giudici hanno sentito alcuni testimoni ritenuti centrali: Mirko Provenzano, ex amministratore della Direkta, e la compagna Erika Conterno, entrambi già condannati e sentiti come testimoni assistiti. Al centro dell’attenzione dei giudici ci sono fatture che mostrano come le campagne pubblicitarie affidate alla Direkta, fossero “gonfiate”: “Fino al 70%” dei volantini stampati – ammette Provenzano – finivano al macero”. La sua azienda, in altre parole, “veniva pagata per 100, ma distribuiva 30”. Pratiche che, dice, erano “note ai clienti” (tra quelli citati Ipercoop Liguria). Sul perché accettassero tale pratica, l’imprenditore invita a chiedere altrove: “A questo non so rispondere”.

Dalla mancata distribuzione c’era ancora modo di ricavare qualcosa. “I soldi ottenuti dalla vendita al macero – domanda il pm Pier Attilio Spea – che fine facevano?”. La versione di Provenzano è che quel denaro veniva incamerato da Direkta. È a questo punto che il magistrato produce la corrispondenza: “Io ho mail che dicono il contrario”. La prima è datata 28 agosto 2013 e firmata da Bovoli: “Ti ricordo che questo è il quarto bilico di carta e non ci è stato riconosciuto ancora nulla”. In quello stesso periodo le fatture certificano carta consegnata al macero lombardo gestito dalla Maresca srl. Direkta (il cui fallimento è rappresentato dall’avvocato Vittorio Sommacal) versa già in grave condizioni, non riesce più a pagare le cooperative che distribuiscono i volantini che a loro volta salteranno in aria. L’11 settembre Erika Conterno propone ai Renzi di mettersi in diretto contatto con la Maresca srl. Le risponde Tiziano Renzi: “Per la carta preferiamo non apparire, per quanto riguarda il passato. Per il futuro, se non ritenete di continuare, provvederemo in altra maniera”.

Laura Bovoli è imputata per quello che agli occhi dell’accusa è un “favore” che al momento non trova spiegazione: su richiesta di Provenzano avrebbe modificato a posteriori le note di accompagnamento di alcune fatture, 80mila euro, trasformando costi concordati in penali per lavori svolti male. Una contestazione che avrebbe consentito a sua volta a Provenzano di ribaltare le accuse sulle cooperative. Il 3 febbraio saranno sentiti gli imputati. Laura Bovoli ha già fatto sapere che non ci sarà.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/21/cuneo-acquisite-le-mail-di-renzi-sr/6073174/#

‘Ndrangheta, maxi operazione: 48 arresti. Indagato anche il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa: perquisita la sua casa a Roma. - Lucio Musolino


L'operazione, denominata 'Basso profilo', è coordinata dalla Procura Distrettuale di Catanzaro. Impiegati oltre 370 agenti tra polizia, carabinieri e militari. Oltre alle misure cautelari, la procura ha disposto l’esecuzione di numerosi sequestri di beni dopo aver accertato movimentazioni illecite per oltre 300 milioni di euro. Il politico: "Estraneo ai fatti, mi dimetto da segretario di partito".

Una maxi operazione contro la ‘ndrangheta su tutto il territorio nazionale, coordinata dalla Procura distrettuale di Catanzaro, è in corso dalle prime luci dell’alba. In arresto 48 persone tra boss mafiosi, imprenditori e funzionari pubblici. Numerose misure di custodie cautelari sono state disposte nei confronti dei maggiori esponenti delle ‘ndrine più importanti di CrotoneIsola Capo Rizzuto e Cutro, tra cui ‘Bonaventura’ ‘Aracri’, ‘Arena’ e ‘Grande Aracri’. L’operazione, denominata ‘Basso profilo’, vede impegnati 370 uomini e donne delle forze dell’ordine: 200 militari della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) e 170 tra polizia, carabinieri e guardia di finanza, più il supporto di quattro unità cinofile e un elicottero.

Nell’inchiesta è indagato anche Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc. La casa romana del politico è stata perquisita. “Ho ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017. Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla procura competente. Come sempre ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale come effetto immediato”, dice Cesa. L’assessore regionale al Bilancio, Francesco Talarico, segretario regionale dell’Udc, è invece ai domiciliari.

Tra gli arrestati ci sono anche imprenditori di spessore e funzionari della pubblica amministrazione accusati di essere collusi con le organizzazioni criminali. Oltre alle misure cautelari, la Procura di Catanzaro ha disposto l’esecuzione di numerosi sequestri di beni costituiti da compendi aziendali, immobili, automobili, conti correnti bancari e postali. Nel corso delle indagini è stata anche accertata la movimentazione illecita di denaro per un valore di oltre 300 milioni di euro. Maggiori dettagli sull’operazione saranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà nella tarda mattinata di oggi presso la sede della Corte d’Appello, a cui parteciperanno il procuratore capo Nicola Gratteri, e il direttore della Dia, Maurizio Vallone.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/21/ndrangheta-maxi-operazione-48-arresti-indagato-anche-il-segretario-delludc-lorenzo-cesa-perquisita-la-sua-casa-a-roma/6073249/

Bergamo e Brescia prime in Europa per morti da smog.

 

Studio su polveri sottili, nella top ten anche Vicenza e Saronno.

Brescia e Bergamo hanno il tasso di mortalità da particolato fine (PM2.5) più alto in Europa. Nella top ten anche Vicenza (al quarto posto) e Saronno (all'ottavo). E' il risultato di uno studio condotto da ricercatori dell'Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero, pubblicato su The Lancet Planetary Health e finanziato dal ministero per l'innovazione spagnolo e dal Global Health Institute.

Lo studio analizza anche la mortalità da biossido di azoto (NO2), con Madrid la città con maggior numero di decessi in Europa, e Torino e Milano rispettivamente al terzo e quinto posto.

I risultati mostrano che 51mila morti premature da PM2,5 e 900 da NO2 potrebbero essere evitate ogni anno, se le città prese in esame riducessero i livelli dei due inquinanti raccomandati dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). I dati per ogni città sono consultabili sul sito www.isglobalranking.org. Applicando le linee guida Oms sul PM2,5 a Brescia potrebbero essere evitati 232 morti l'anno e a Bergamo 137. Facendo lo stesso con l'NO2 a Torino, ci sarebbero 34 decessi in meno, e a Milano 103. 

https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2021/01/20/bergamo-e-brescia-prime-in-europa-per-morti-da-smog-_e39b8b60-98e2-4f23-a1f0-b98c6148d79e.html

Ho visto cose… - Marco Travaglio

 

Quelli che “Renzi guarda al Pd: magari si convincono a scaricare Conte” (Corriere) e invece il Pd scarica lui.

Quelli che arriva il governo Draghi, anzi Cottarelli, anzi Cartabia, anzi Franceschini, anzi Di Maio, anzi Guerini (tutti i giornali) e invece niente, un’altra volta.

Quelli che invocano costruttori (Conte e i giallorosa) e si ritrovano in casa i muratori.

Quelli che “il governo di scopo anche col centrodestra”, anzi “di unità nazionale” (Francesco Verderami, Corriere), e vabbè.

Quelli che “un governo di scopo con un altro premier” (Pisapippa) e nessuno se li fila.

Quelli che “Rosato e Boschi ministri”, “Boschi alla Difesa” (Corriere), “Boschi, rientro quasi certo” (Messaggero) e ne avessero azzeccata una.

Quelli che “Giuseppi si illude di restare, ma lo scontro è su di lui” (Minzolingua), “Sul Conte sventola bandiera bianca” (Verità), “Conte fa testamento”, “Conte al capolinea”, “Ciaone Conte” (Giornale), e ciaone a loro.

Quelli che “La triade Conte-Casalino-Travaglio l’ha presa in quel posto. Mattarella e il Pd hanno abbandonato Conte” (Dagospia) e certo, come no.

Quelli che “Salvini sicuro: in arrivo altri senatori dal M5S” (Repubblica) e non ne arriva mezzo.

Quelli che “La crisi può aiutare Renzi a tentar la scalata alla Nato” (Domani) e appunto. Domani.

Quelli che “Renzi indica problemi veri” con “critiche inappuntabili” (Domani) e appunto, Domani.

Quelli che “ricucire con Renzi” (Fabrizio Cicchitto fu Licio) e “recuperare Renzi” (Piercasinando) e invece niente sarte e niente Muccioli.

Quelli che “Renzi: io rischio l’osso del collo, bisogna stare compatti come una falange” (Corriere) e poi glielo spiega Nencini il concetto di falange.

Quelli che, con l’aria di chi dice una cosa originalissima, “se sommassimo gli astenuti ai contrari sarebbero più dei favorevoli” (rag. Claudio Cerasa) e se poi sommassimo pure gli abitanti di Tor Tre Teste e tre quarti della palazzina sua, sarebbe proprio una débâcle.

Quelli che “non abbiamo un Recovery Plan e gli altri hanno già fatto i bandi” (Alessandro De Angelis) a un allibito Orlando che domanda chi, dove, quando, de che, in quale film.

Quelli che “La politica parla a se stessa e non più al Paese” (Marco Follini, Stampa) e prima di passare al Pd facevano il vicepremier di Berlusconi.

Quelli che leccavano i governi Monti, Letta, Renzi e Gentiloni con Forza Italia al gran completo o a rate alfaniane e verdiniane (giornaloni tutti) e ora fanno le faccine schifate per la Rossi e la Polverini.

Quelli che governavano grazie a De Gregorio, Razzi, Scilipoti&C. (Meloni, confratelli d’Italia e Lega) e strillano ai nuovi De Gregorio, Razzi e Scilipoti perché quelli vecchi erano meglio.

Quelli che per vent’anni erano alleati dei Mastella (FI, Lega e FdI) e ora ululano “Mastella! Mastella!”, per nostalgia.

Quelli che “Mi voleva Mastella, ho detto no” (Calenda), poi scoprono che sono eurodeputati.

Quelli che “Comunque la si pensi, Renzi l’ha giocata bene fin qui” (Gaia Tortora) e intanto gli medicano la mandibola sghemba e il naso rotto perché ha dato una lezione a Conte con una botta col mento sul pugno e una nasata sul ginocchio.

Quelli che “Conte con questi numeri è finito”, “Chiunque si dimetterebbe”, “Spera di governare con 152 voti al Senato”, “Conte ha 153 voti”, “Sotto i 155 per dignità dovrebbe dimettersi”, “Mi azzardo a dire che stasera Conte è politicamente morto”, “Renzi

ha fatto, coi mezzi dati nella situazione, la battaglia giusta. Riconosciamolo”, “È la stagione della mitomania” (Jacopo Iacoboni, Stampa), ecco appunto.

Quelli molto di sinistra che stravedono per la Bonino che è molto di sinistra, infatti fa perdere la sinistra, vota sempre come la destra e, se serve, ci fa un giro.

Quelli che volevano riaprire l’Italia il 28 marzo, col record dei morti perché gliel’avevano chiesto i morti medesimi (l’Innominabile), e ora rinfacciano a Conte il record dei morti.

Quelli che “senatori contattati da generali della Finanza, amici del capo dei servizi segreti Vecchione, arcivescovi e monsignori vicini al card. Bassetti” (Massimo Giannini, Stampa)… ah è falso? Eppure me l’ha detto mia zia.

Quelli che al governo Conte “serve un rilancio”, “una svolta”, “un cambio di passo”, “una scossa”, “un’anima”, “una visione”, “un nuovo patto”, “una ripartenza” (Pd e giornaloni) e non capiscono perché il Paese non capisce.

Quelli che “il governo è morto e al Colle farò il nome di Draghi” (Innominabile) e neanche li han fatti salire, al Colle.

Quelli che “entro lunedì mandiamo a casa Conte” (Innominabile) e invece martedì a casa ci sono andati loro.

Quelli che “un governo Giorgetti di ricostruzione” (Giachetti) e sono ancora lì con la paletta e il secchiello in mano.

Quelli che “Conte accerchiato non cede su nulla”, anzi “Conte pronto a cedere su tutto”, “Subisce la lista della spesa, obbedisce a Iv sui fondi Ue e dà gli 007 al Pd” (Giornale) e non ne azzeccano una neppure se dicono tutto e il suo contrario.

Quelli che “ora il governo è più debole di prima” (tutti), perché non sono più abituati a un governo senza i due Matteo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/21/ho-visto-cose-2/6073133/

Conte: “Rimpasto in sette giorni”. La contromossa per chi tentenna. Luca De Carolis e Wanda Marra

 

Dopo la fiducia. Il primo scoglio: il voto sulla Giustizia il 27 gennaio Preoccupazione per “l’operazione politica” che ancora non decolla.

Vuole e deve accelerare, chiudere la partita della nuova maggioranza entro sette, massimo dieci giorni. Con un rimpasto, ma senza un Conte ter, cioè senza le sue dimissioni. E vuole segnali concreti di vita, dal suo governo. “Ora dobbiamo fare la differenza”, scandisce il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, durante il breve vertice con i capidelegazione e i leader dei partiti di maggioranza a Palazzo Chigi, prima di salire in serata al Quirinale. Il premier è provato da giorni e giorni di battaglia logorante, ma anche “tranquillo e concentrato” assicurano fonti di governo. Sa che nei prossimi giorni si gioca tutto per l’ennesima volta: il voto di fiducia delle Camere non basta a garantire la sopravvivenza del suo governo, ora serve un’operazione politica.

E così, nella riunione, il premier e i partiti fanno il punto, convenendo sulla necessità di “rafforzare e allargare” la maggioranza e di farlo il più rapidamente possibile. Sanno che Renzi li aspetta al varco. Secondo fonti del M5S, il capo di Iv avrebbe detto ai suoi parlamentari di resistere ancora dieci giorni, “perché li bloccheremo nelle commissioni e poi dovranno tornare da noi”.

Per questo Conte si è dato una settimana, perché il tempo stringe su più fronti. Mercoledì prossimo il Senato vota sulla Relazione annuale della Giustizia del Guardasigilli grillino Bonafede, e Iv ha già annunciato voto contrario. A Palazzo Chigi sono convinti di poter superare anche questo scoglio, ma è un altro test ad alta tensione. Senza contare che è tutto fermo, mentre la data fissata per presentare il Recovery Plan italiano alla Commissione europea è la metà di febbraio. Dunque bisogna formare i nuovi gruppi parlamentari dei Responsabili alla Camera e al Senato, la quarta gamba per sostituire Iv. E continuare a cercare di conquistare parlamentari alla causa, in modo il più possibile organico. “Lavoriamo su tutti i fronti” dicono dal governo. Ma l’operazione politica più importante è quella nei confronti di Forza Italia. Ci sta lavorando direttamente Conte, insieme a Dario Franceschini. E l’interlocutore numero uno è Gianni Letta. Oltre alla sopravvivenza dell’esecutivo, in gioco per il premier c’è la possibilità di fare una propria lista, mentre per il Pd l’obiettivo è portare a casa quella coalizione elettorale anti-sovranista teorizzata da Goffredo Bettini fin dalla nascita del governo giallorosso. Ma sul tavolo ci sono anche gli equilibri dentro l’esecutivo, dopo giornate molto nervose nella maggioranza. I Cinque Stelle più volte hanno richiamato gli alleati ad agire con più forza sui renziani per riportarli nel Pd. Anche per questo i dem ieri ci tenevano a ribadire lo sforzo fatto da loro. Il capogruppo alla Camera, Graziano Delrio, da giorni sottolinea di aver portato sul sì l’intero gruppo dem (anche gente come Luciano Pizzetti che non aveva mai votato una fiducia) e di aver recuperato i renziani Vito De Filippo e Michela Rostan, oltre a Renata Polverini. Per quel che riguarda il Senato, plurime fonti dem raccontano che il capogruppo Andrea Marcucci ha lavorato per settimane su Riccardo Nencini, che conosce da sempre. Sono proprio Marcucci e Delrio, due tra i più critici nei confronti del premier, tanto da insistere per un Conte ter. Ma su questo il premier non vuole ancora cedere. Punta ancora a un rimpasto limitato, con la creazione di qualche posto in più. Operazione che appare difficile, vista la necessità di ricompensare i “Costruttori”, e le richieste pressanti del Pd.

L’idea di Palazzo Chigi è quella di procedere anche con lo spacchettamento di alcune deleghe. Voci insistenti assegnano il ministero dell’Agricoltura a Nencini. L’ex Iv continua a negare di voler togliere il simbolo a Renzi, ma se lo facesse, con l’ingresso dei suoi nel Gruppo Misto e la conseguente redistribuzione nelle commissioni, depotenzierebbe di molto il potere di ricatto dell’ex premier. E poi un posto per il dem Andrea Orlando va trovato, dicono. Si parla anche di quello di sottosegretario a Palazzo Chigi, in sostituzione di Fraccaro, che però è sostenuto da Conte.

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