Visualizzazione post con etichetta governo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta governo. Mostra tutti i post

giovedì 16 ottobre 2025

Popolo sovrano.



Saremmo noi il popolo sovrano... cosi' è sulla carta, ma sarà vero?

L'art. 1 della Costituzione recita:

L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

E' vero che decidiamo noi da chi essere governati con il voto... ma è anche vero che, se i personaggi scelti da noi non si adeguano ai dictat di chi detiene il potere economico e non vuole mollarlo, vengono defenestrati, come è successo con il m5s ad opera di un bulletto entrato in politica solo per fare il bello e cattivo tempo... lui si diverte cosi'...
Noi, oltretutto, come popolo sovrano abbiamo solo gli oneri e pochissimi diritti!
Infatti, manteniamo una pletora di personaggi che, una volta raggiunto il traguardo, non si preoccupano di amministrarci come promettevano di fare durante la campagna elettorale, ma ci caricano di ulteriori oneri per sperperare i nostri soldi a loro piacimento, senza tenere conto di ciò che abbiamo espresso durante i referendum da loro stessi promossi!
I sovrani sono loro, purtroppo... noi siamo i loro sudditi...

cetta

mercoledì 27 agosto 2025

La manovra che verrà. - Daria Paoletti

 

I partiti aprono il cantiere delle richieste, con un occhio alle prossime scadenze elettorali.

Nell’estate delle spiagge vuote, del caro vacanze che pare aver colpito il mitologico ceto medio, nel Ferragosto dei saldi negli stabilimenti balneari, la politica fa i conti. Quelli della manovra che arriva con l’autunno, come sempre, ma pure con il voto delle regionali: uno stillicidio di urne che si aprono quando sulla riviera marchigiana si staranno mettendo via gli ombrelloni e i tedeschi, se ci fossero, avrebbero ancora fatto il bagno, e che potrebbero chiudersi non prima di novembre. Persino inoltrato. All'incirca un voto al mese, giusto per accompagnare la messa a punto della prossima legge di bilancio. Che dunque più di altri anni rischia di finire preda degli appetiti elettorali dei partiti.

Ed ecco dunque che la prima richiesta che arriva punta proprio a quel ceto medio che mai come quest’anno pare soffrire il caro tutto, e gli stipendi fermi al palo da anni. Ed è Forza Italia a battere sul tempo tutti: vuole abbassare l’aliquota intermedia dell’Irpef dal 35% al 33% cercando di ampliare lo scaglione fino a 60mila euro. Un’operazione che a via XX Settembre potrebbe costare circa 4 miliardi ma che potrebbe aiutare i consumi.

L'altro grande nodo da sciogliere è quello della rottamazione. La quinta. A cui Matteo Salvini non vuole rinunciare: obiettivo consentire la rateizzazione dei debiti con il fisco in dieci anni senza sanzioni e senza interessi. Tace per ora il ministro, leghista, Giorgetti. Mentre si fanno i conti, che raccontano di un impatto immediato di circa 5 miliardi di euro sul primo anno di bilancio, anche se diluito negli esercizi successivi. Il ritorno elettorale, quello, è invece imponderabile.

E non sarebbe estate – e manovra – senza il capitolo pensioni, anzi “la vera soglia di libertà pensionistica” come la chiamano dalle parti del sottosegretario Durigon: 64 anni e 25 anni di contributi. Le risorse? Quello che conta - dice - è la volontà politica.

Tacciono dalle parti di via XX Settembre, dove il ministro Giorgetti ha la priorità di tenere conto del vincolo dei saldi di bilancio da mantenere in linea con gli impegni europei. La strategia adottata sinora ha conquistato un miglioramento del rating sul debito pubblico e un abbassamento dello spread con il Bund in area 80 punti base. E se è vero che meno interessi da pagare significano, con un’equazione grossolana, minore necessità di prelievo fiscale al ministero sanno che bisogna far quadrare la riduzione della prima aliquota Irpef e il taglio del cuneo fino a 40mila euro, che assorbono già quasi 18 miliardi, con quelle che saranno richieste e necessità. Un punto di equilibrio sempre fragile.

Gira quasi tutto intorno ai partiti di maggioranza. A quelli di opposizione resta raccontare del Paese con i lettini deserti e i salari erosi dall’inflazione e dai rincari. E macinare chilometri di campagna elettorale. In attesa di limare alleanze e intese, chiudere sui candidati, una battaglia comune resta quella sul salario minimo. Che dunque assume una nuova declinazione e diventa la promessa della variante regionale: dove si vince, è la sfida della stagione estate/autunno 2025, lo faremo. Almeno lì.

https://tg24.sky.it/politica/2025/08/14/manovra-bilancio-2026-programmi-partiti-regionali?utm_source=Klaviyo&utm_medium=campaign&intcmp=nl_editorial_insider_null

mercoledì 6 agosto 2025

Caso Almasri, se ora Meloni rischia il testacoda politico.

 

Liberare Almasri non rispecchia l’azione di un governo “legge ed ordine”. La premier ci mette la faccia: sa che è una prova del fuoco per la maggioranza.

(Flavia Perina – lastampa.it) – La premier Giorgia Meloni ha capito benissimo, e di sicuro prima degli altri, che il dibattito sull’autorizzazione a procedere contro i ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano sarà una prova del fuoco per il governo, il momento di un possibile corto circuito tra ragioni di giustizia, ragioni di Stato e ragion politica della maggioranza.

Se ha aperto l’ombrello della corresponsabilità personale sui tre collaboratori è anche per questo. Come in altre circostanze è chiamata in prima persona a risolvere i pasticci e le approssimazioni dei fedelissimi, consapevole che la loro vecchia linea difensiva sulla scarcerazione e rimpatrio del generale libico Nijeem Osama Almasri, le giustificazioni tecniche, i vaghi accenni a verbali mal tradotti e a date contraddittorie, non saranno sufficienti a fare scudo all’esecutivo.

Certo, il voto d’aula favorevole ai ministri è scontato, ma tutto il resto no. A cominciare dal rischio politico connesso al salvataggio di un torturatore, con un lunghissimo curriculum criminale, un personaggio sulfureo che nelle logiche della destra avrebbe meritato il fine pena mai.

È largamente franata la linea difensiva degli esordi, quando si cercò di archiviare la questione come ennesima prova della malevolenza dei giudici (europei in questo caso) verso il centrodestra o addirittura come un complotto tedesco per riversare sull’Italia l’incombenza di un arresto complicato. Ma anche riferirsi a una manovra anti-governo della magistratura italiana è più difficile che in altri casi.

Il Tribunale dei ministri che chiede l’autorizzazione a procedere nei confronti di Nordio, Piantedosi e Mantovano è un organo collegiale costituito per sorteggio: esattamente la pratica che la destra vuole introdurre per l’elezione del Csm come massima garanzia di imparzialità.

Per di più l’inchiesta sulla liberazione e sul rimpatrio di Almasri non nasce “motu proprio” dall’iniziativa di un pubblico ministero ma dalla denuncia di un privato cittadino. C’è infine l’assennatezza con cui lo stesso Tribunale, dopo i doverosi approfondimenti, ha archiviato la posizione della premier, distinguendo (lo ha spiegato ieri il presidente del Csm Cesare Parodi, un moderato non tacciabile di faziosità) tra responsabilità penale e politica. Insomma, risulta quasi impossibile riesumare il vecchio claim: vogliono abbattere il governo per via giudiziaria.

Neppure la fuga di notizie è contestabile. L’annuncio dell’esito delle indagini preliminari l’ha data Giorgia Meloni in persona, non un quotidiano “avversario”, non una fonte interessata a intorbidare le acque, e vai a vedere quali carte e quali dettagli ha messo insieme il Tribunale, e in che misura contraddicono le spiegazioni date in aula da Nordio e Piantedosi forse nella convinzione che il caso si sarebbe inabissato senza code giudiziarie.

E tuttavia il corto circuito ha anche una natura più politica. I reati contestati ad Almasri, descritto dalle sue vittime come il sadico capo della polizia di Tripoli, torturatore e assassino anche di bambini, suscitano un rifiuto morale che non conosce destra e sinistra. Averlo di fatto graziato e persino rimpatriato con l’onore di un volo di Stato non è certo l’azione di un governo “legge e ordine”, che per di più si vanta di esercitare a tutto campo la sua sovranità.

È questo il cortocircuito che Giorgia Meloni dovrà affrontare in prima persona, perché se il dibattito d’aula ha un esito pratico già scritto – il centrodestra farà muro contro l’autorizzazione a procedere e vincerà – il risultato politico è tutt’altro che messo in sicurezza. La premier dovrà metterci la faccia. Coprire la pasticciata liberazione di Almasri con un “non possumus” in nome dell’interesse nazionale. E sperare che basti per accontentare almeno il pubblico dei suoi elettori.

https://infosannio.com/2025/08/06/caso-almasri-se-ora-meloni-rischia-il-testacoda-politico/

martedì 8 luglio 2025

IL MIRACOLO MELONIANO... A PICCO!

 

Buongiorno 😊
Sono usciti i dati ISTAT...volete sapere cosa sta succedendo realmente? 🫣

IL MIRACOLO MELONIANO... A PICCO!
Altro che ripresa, qua ci stanno rovinando col sorriso sulle labbra...

 Pressione fiscale in aumento: +0,5% nel 1° trimestre 2025.
Ma tranquilli, è per "difendere l’interesse nazionale". Tradotto: noi paghiamo, loro brindano.

 Export extra-UE: maggio -5,2%.
Nel 2022 eravamo a +20,1%, oggi… un misero +0,5% nei primi 5 mesi del 2025.
Altro che "rilancio dell’economia", qui è crollo assistito.

 Con la Cina, poi, è un capolavoro:
 Esportazioni: -13,2%
 Importazioni: +32,2%
 Risultato? Uno sbilancio commerciale di -20,3 miliardi di euro.
Abbiamo comprato venti miliardi di roba in più di quanta ne abbiamo venduta.
E poi parlano di "sovranismo economico"... RIDICOLI.

 E mentre i numeri affondano, loro continuano a suonare la fanfara della propaganda:
"Giorgia ci ha restituito dignità", "L’Italia cresce", "Il governo del fare"…
Sì, fare disastri.

 La verità? Questo governo sta demolendo il Paese pezzo per pezzo, ma vi vuole far credere che è tutto merito del "destino patriottico".
E intanto il Paese sprofonda… con orgoglio, ma sprofonda.

By Massimo Baruffa

https://www.facebook.com/photo?fbid=655304870858781&set=a.108031295586144

mercoledì 28 maggio 2025

MATTONE DOPO MATTONE, COSÌ STANNO SMONTANDO LE LEGGI CONTRO LE COSCHE . - Antonella Mascali

 

Dal decreto sui rave ai benefici carcerari anche ai boss che non collaborano fino alla stretta intercettazioni

Antonella Mascali

Le nuove norme sul sequestro di smartphone e altri dispositivi sono l’ultimo tassello della maggioranza per chiudere il cerchio di una serie di provvedimenti che complicano e spesso vanificano le indagini in materia di corruzione e mafia.

Con tanti saluti ai proclami “la lotta alla mafia non si tocca”.

Si tocca eccome, anche perché, come dicono magistrati, investigatori e giuristi, se si abolisce l’abuso d’ufficio, si svuota il traffico di influenze, si allargano le maglie della lotta alla corruzione, di fatto si indebolisce anche la lotta alla mafia perché quelli ormai sono reati quasi sempre connessi:
“Le mafie non opprimono il mercato legale – ha detto al Fatto il pm Nino Di Matteo – ma lo finanziano.
Anche per questo l’indebolimento del sistema di contrasto ai reati contro la pubblica amministrazione finisce per incidere negativamente e in maniera pesante anche sulla lotta alla mafia”.

Vale la pena, per capire, mettere in fila i principali tasselli del mosaico di norme svuota indagini.

MANI LEGATE AL PM
Chiedere al gip e avvertire gli indagati.

Con il ddl Bongiorno-Zanettin il pm, ora “autonomo”, avrà bisogno della doppia autorizzazione del giudice: una per il sequestro e un’altra per l’uso di chat e altro materiale informatico, ai fini delle indagini. Inoltre, lo stesso materiale non potrà essere utilizzato per muovere un’accusa diversa da quella per cui c’è stato il via libera al provvedimento, anche se fosse un elemento stringente di prova per un crimine grave.
Dopo il sequestro, il pm deve avvisare le persone coinvolte: gli indagati, i difensori, le persone offese, per la duplicazione del materiale sequestrato.
Non è una procedura neutrale, ma aiuterà responsabili di reati, anche collegati a mafia e corruzione, perché il pm sarà costretto a scoprire le sue carte prima del tempo.

BENEFICI CARCERARI: collaborare non conviene più, meglio tacere.

Il decreto “anti Rave” ha cancellato dall’elenco dei reati ostativi ai benefici carcerari quelli corruttivi puniti anche fino a 20 anni di carcere.
Con la riforma ai mafiosi arrestati non converrà più collaborare per non avere maggiori obblighi di chi resta zitto e si può aspirare, comunque, ai benefici. Ai collaboratori, ha spiegato l’ex Pg di Palermo, il senatore Roberto Scarpinato, è imposto l’obbligo di specificare tutto il patrimonio occulto accumulato,
pena la revoca del programma di protezione e di tutti gli altri benefici. Invece, chi non collabora può tacere sul suo patrimonio senza sanzioni.
Per ottenere i benefici deve avere una revisione critica della condotta,
ma non un ravvedimento, come invece richiesto ai pentiti.

LA GUERRA TOTALE ALLE INTERCETTAZIONI Quarantacinque giorni e poi tanti saluti

È stato approvato il ddl che mette un tetto di 45 giorni alle intercettazioni per i reati comuni, compresi omicidi, sequestri di persona, violenza sessuale e altri reati da codice rosso. Per mafia e terrorismo è prevista una deroga. Il tetto dei 45 giorni, però, varrà anche per la ricerca dei latitanti, spesso boss mafiosi, hanno spiegato diversi magistrati. Il tetto dei 45 giorni, salvo casi eccezionali, è un ostacolo quasi impossibile da superare poiché di solito quel tempo basta appena individuare le utenze utili da intercettare.
Secondo il procuratore di Roma Francesco Lo Voi è una norma che equivale a un “divieto di indagare”. A insaputa del centrodestra, però, come ha rivelato il Fatto, durante la discussione del ddl, a marzo, il tetto dei 45 giorni non vale per i reati di corruzione: in materia di intercettazioni sono equiparati ai reati di mafia, per una legge del 2017.
Ma non è detto che il governo non riscriva quella norma. Dal 2023, inoltre, è legge il divieto di utilizzare le intercettazioni per reati diversi da quelli per cui c’è stata l’autorizzazione a registrare, tranne se è previsto l’arresto in flagranza.

L’ARMA “FINE-DI-MONDO” La separazione delle carriere e il doppio Csm

Resta sempre sullo sfondo la riforma della separazione delle carriere di pm e giudici, con doppio Csm.
La prospettiva è quella di un pm dilagante, di procuratori capi con un potere sempre più accentrato sotto l’influenza, inevitabile, del governo di turno, specie se si aggiungono le priorità di indagini dettate dal Parlamento.

F.Q. 28 maggio

https://www.facebook.com/photo?fbid=3000122716836142&set=a.397017047146735

domenica 18 giugno 2023

Il Governo è in ritardo sull’indicazione delle fonti energetiche alternative...


Pubblichiamo il comunicato stampa dell'Osservatorio sulla Transizione Ecologica-PNRR - promosso da Laudato Sì, Coordinamento Democrazia Costituzionale, Nostra, Ambiente e lavoro - dal titolo: "Il Governo è in ritardo sull’indicazione delle fonti energetiche alternative e non prevede nessuna consultazione con i portatori di interesse né la necessaria partecipazione alle scelte".


Il Governo ancora non indica, se non nel vago, quali siano le riforme e i progetti che intende sostenere e incentivare sia nel PNRR che nel nuovo capitolo del REPowerEU, un fondo di integrazione con l’obiettivo di assicurare la diversificazione delle forniture e accelerare la transizione verso le fonti rinnovabili, ricordando l’obiettivo della riduzione del 55% entro il 2030 delle emissioni climalteranti. Su questo argomento strategico per i comparti produttivi del nostro Paese il Governo non prevede la necessaria partecipazione alle scelte, nemmeno la consultazione dei portatori di interesse prevista dalla UE.

I progetti vanno realizzati entro agosto 2026: ritardare ancora può comprometterne la realizzazione, indispensabile per rafforzare la disponibilità energetica del Paese, ridurne i costi e decarbonizzare le attività produttive, in coerenza con il contrasto al cambiamento climatico.

I segnali della maggioranza, del Governo e dei Ministri responsabili delle scelte sono inquietanti. Il sequestro del carbonio nel sottosuolo (CCS) con soldi pubblici, bocciato dal Consiglio regionale dell’Emilia Romagna e da una call dell’UE, escluso dal PNRR rientra dalla finestra con il REPowerEU; il carbone forse uscirà prima del previsto, ma il governo vuole reintrodurre il nucleare in Italia stracciando i risultati di ben due referendum popolari.

Il Ministro Pichetto Fratin ha anticipato l’aggiornamento del Pniec ma senza la prevista consultazione dei portatori di interesse, ipotizzando un mix energetico al 2030, con due terzi di rinnovabili e un terzo di fossili, ma non perde occasione per dichiararsi per il ritorno al nucleare, senza alcun rispetto per il voto della maggioranza dei cittadini.

Facile intravvedere nel terzo di fossili il mantenimento, se non l’aumento, del metano, nella prospettiva di diventare un hub per l’Europa, che non dovrebbe esistere nella transizione energetica di alcun paese dell’UE. Il Governo sta preparando la reintroduzione dell’azzardo del nucleare da fissione. Si parla di fusione solo per confondere le idee, perché comunque non sarà disponibile prima di molte decine di anni.

Gli interessi che vogliono il nucleare da fissione non vanno sottovalutati, hanno lavorato da anni per la sua riabilitazione. Il nucleare da fissione sarebbe una scelta grave e sprezzante della volontà popolare e non potrebbe che trovare risposta in un nuovo referendum abrogativo, perché nulla è sostanzialmente cambiato - a cominciare dal problema irrisolto della sicurezza e delle scorie - da quando l’Italia ne è uscita per prima, per di più ora anche la Germania ha chiuso le sue centrali.

Gran parte delle centrali nucleari sono invecchiate e la terza generazione avanzata, la cosiddetta III+ (AP 1000, reattore PWR della Westinghouse, EPR PWR di Areva) sono un clamoroso fallimento senza dimenticare che l’EPR che Sarkozy voleva appioppare al Governo Berlusconi, respinto dal referendum del 2011, è passato a Flamanville da 3,2 miliardi di Euro a 19 come ha denunciato la Corte dei Conti francese.

Solo il salvataggio dello stato francese tramite EDF ha evitato il clamoroso fallimento di Areva. Miliardi di quella rovinosa avventura saranno recuperati dalla Francia tramite l’inserimento del nucleare, insieme al gas, nella “tassonomia verde”, a carico quindi di tutti i Paesi della UE. Un esito fortemente voluto e determinato al Parlamento di Strasburgo da tutta la Destra europea.

La IV generazione del nucleare da fissione è di là da venire, e, in ogni caso, sarà a carico dello stato, visto che da quando i sei progetti di reattori sono stati presentati nel 1999 dal Generation International Forum (GIF), nessun privato da 20 anni si è fatto avanti per produrre un prototipo industriale di potenza.

E’ auspicabile che la Destra al governo cominci a dubitare del nucleare. Le grandi centrali di potenza invecchiano prima di essere allacciate alla rete, i loro costi si moltiplicano per sei, la Generation IV che doveva subentrare resta sulla carta, né si può ripiegare sui reattori (Small Modular Reactor), “piccoli e sicuri” che semplicemente non lo sono ma moltiplicano i problemi. Per di più il numero di SMR per ottenere una potenza pari a quella di un EPR (1.600 MW) configura una disseminazione radioattiva di decine di piccoli impianti di 70-100 MW, come i due attualmente in esercizio sui 50 progettati. Questa filiera è militare, come la costruttrice Rolls Royce ha rivendicato dal Governo inglese.

Il nucleare è più vecchio del transistor, ha sottolineato il Nobel Giorgio Parisi, infatti i Reattori III+, Generazione IV, SMR sono tutti basati sugli stessi principi di funzionamento. Da quando la fissione nucleare è diventata impianto per la generazione elettrica le migliorie sono solo ingegneristiche, nessuno ha ripensato alla Fisica del Reattore per garantire la sicurezza della fissione in termini non solo di componenti e loro modifiche o di sala di controllo.

Il Governo è paralizzato nella realizzazione del Deposito nazionale per la bassa e media attività radioattiva. Si è tentato di aggirare il problema delle scorie ad “alta attività” stoccando tutto nella stessa area, allarmando ancora di più le popolazioni e facendoci così restare sotto infrazione della Commissione UE. La credibilità del governo sul nucleare è pari alla sua incapacità di dare attuazione ai Depositi per le scorie.

Mario AgostinelliAlfiero GrandiJacopo RicciMassimo SerafiniMassimo Scalia

Foto: https://it.freepik.com/foto-premium/mano-che-tiene-l-energia-solare-del-

sistema-ecologico-in-citta_3896415.htm

https://www.adista.it/articolo/70173

lunedì 5 giugno 2023

CI STIAMO PERDENDO IL PNRR PER LA 'TROPPA' BRAVURA DEL GOVERNO - Viviana Vivarelli - 4.giugno.2022


La Meloni è in difficoltà col PNRR perché non sa come spendere i soldi che l'Ue le darebbe se solo lei presentasse qualche proposta seria su come spenderli. Ma per ora non lo sa fare e a poco le servono i 4 Cavalieri dell'Apocalisse: Mantovano, Cassese, Violante e Marini.

Quando il Governo decide una spesa o un condono o una proroga di pagamenti, la Corte dei Conti deve dire se ce lo possiamo permettere o se manda all'aria il Bilancio, Ebbene, la Corte dei Conti ha criticato il modo in cui il Governo spende e spande i soldi per i soliti noti, restando poi con le casse del Tesoro vuote per cose più importanti: il lavoro, la sanità o i disastri naturali. E allora la gaia Giorgia ha limitato i poteri della Corte dei Conti, dicendole in pratica che il bilancio lo faccia a casa sua.
Nell'ultimo emedamento il Governo ha decretato la proroga dello scudo erariale e l’eliminazione del controllo che la Corte dei Conti esercita sul Pnrr e sul Pnc, il Piano Nazionale Complementare del valore di 30,6 miliardi, allegato al Piano di Ripresa e Resilienza.
Ma a questo punto hanno paura che la casalinga di Voghera non capisca quanto accada.
Lo scudo erariale è una specie di ciambella di salvataggio che salva gli amministratori da responsabilità per colpa grave. E' vero che lo aveva messo Conte ma era in tempo di pandemia, mentre ora allungarlo non avrebbe più ragione. Le regole europee per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund prevedono che ci sia un controllo sulla gestione finanziaria anche «per colpa grave».
La casalinga di Voghera avrebbe delle idee molto chiare su come spendere i soldi dell'Europa, essendo abituata da sempre a gestire i fondi di casa sua con prudenza e non a sfarfalleggiare spargendo ricchi premi e cotillon ai cortigiani di turno. E per sua fortuna non ha 4 leccakulo appresso che la approvano se spende in lustrini e galà.
In quanto al giudizio negativo dell'Unione Europea, ma chi se ne frega? È solo “Un fastidioso pregiudizio contro il governo”. Lo hanno detto anche al Tg1.
Peccato che da questo "pregiudizio" derivi avere o no 30,9 miliardi di euro.
Magari Cassese ci spiegherà come queste siamo bazzeccole. Ormai è in grado di spiegare anche la natura angelica dei diavoli. E che sarà mai?
Per Fitto “il caso è chiuso”. Lunedì mette la fiducia sul decreto. E bona lì. E Mattarella? Mattarella ha smesso da tempo di essere il custode della Costituzione e i discorsi seri li fa solo davanti all'Altare della Patria. Per il resto: ciccia.

lunedì 17 aprile 2023

Ubriachi di cazzate con la guerra sotto casa. - Gioacchino Musumeci - L'opinione contro

 

Così dopo aver ignorato migranti in mare e averne minimizzato la morte, obbligando la Ue a intervenire seccamente, la Meloni, riconfigurata in modalità umana, si fa fotografare in un tenero abbraccio profuso a coloro contro cui ha nutrito nei beoti il germe della discriminazione.
Non mi frega niente della mossa mediatica in cui l'assurda premier stride come ghisa di rotaie alla frenata di un convoglio. E' più significativo che mentre una pataccara sfacciata ridisegna il proprio look a uso e consumo di scostumati quanto consunti cervelli, sfilano M 109 in una processione oscena dalla stazione di Udine verso l'Ucraina.
Solo poco tempo fa mancava il coraggio di mostrare tanta spregiudicatezza nella gestione dello scenario ucraino. Ma le cose cambiano, l'inerzia popolare suggerisce che si può e si deve osare di più nella certezza che non si vedrà alcuna reazione sostanziale. I governi l'hanno sempre saputo: l'Italia “unita” - che triste barzelletta!- è degli stolti, oppure degli infermi o di accidiosi. E se non è di questi è degli analfabeti funzionali, a milioni riversati sui social per pubblicare nella più imbecille incoscienza il negazionismo spudorato del militarismo sempre più pesante che ammorba l'aria, e i TG ormai ci sbattono in faccia.
Deragliati dal perimetro costituzionale ignorato e sbeffeggiato dai più, il governo ci traghetta, nel continuum orgoglioso del bellicismo draghiano, alle soglie di un conflitto che comporterà gioco forza l'invio di truppe terrestri. Si sa fin dall' inizio della guerra, l'Ucraina non possiede risorse umane ma tonnellate di armi su cui, secondo l'ennesimo servizio bomba del Pulitzer Seymour Hersh, il presidente Zelensky e corrottissimi a lui vicini, fanno la cresta per migliaia e migliaia di dollari.
Con tutto il rispetto l'Ucraina avrebbe meritato di meglio come d'altra parte l'Italia che non solo si presenta con una caricaturale colonella a capo del governo, ma è carente di italiani che si diano un significato oltre le stupidaggini a cui rispondono sorprendentemente bene.
Capaci di scendere in piazza autonomamente contro il green pass, non sanno difendere pensioni, stipendi, scuole, sanità e futuro di figli più maturi dei genitori. Ragazzi bastonati spesso e volentieri perché capaci di protestare pubblicamente. E gli adulti responsabili? Ammutoliti perfino dopo una processione di carri armati alla luce del sole.
Il nostro paese sonnambulo è guidato da un plotone di allucinati militaristi, i fascisti di ieri riciclati ancora al comando. E che accade di nuovo sotto il sole? Si inneggia alla guerra contro i russi con veemenza molto familiare. Alcune cose cambiano, altre non cambiano mai.
Ma al popolino di sorprendenti immemori basta sapere che l'unico contrario a questo orrore si chiama Giuseppe Conte. I manipolati sostengono o negano la guerra sotto casa, è vero, ma assai tapini i sostenitori dell'ex premier, partiti d'opposizione compresi. A ben vedere iniziative 0 spaccato.
Tanto basta da una parte per negare la realtà fino a farsi piacere la prospettiva di un conflitto su larga scala, e dall'altra accettarne passivamente il suo marciare ostinato e apparentemente inarrestabile. La sensazione di impotenza è palpabile, da soli non si risolve niente. Però si sappia: vengono così le guerre, per l'inerzia di chi poi dovrà parteciparvi volente o nolente.
Certo, avrei potuto nascere in un momento storico più positivo e nonostante tutto sono sempre stato molto ottimista ma non potevo prevedere l'oggi, il più sconcertante che potessi immaginare. Dopo aver studiato lingue morte al liceo, chimica e fisica all'università non potevo prevedere che se delle lingue resta sempre qualcosa, è degli italiani intelligenti che probabilmente resterà poco o niente oltre quello che i posteri vedranno nei musei.

Gioacchino Musumeci 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=917953336207607&set=a.104436357559313

sabato 8 aprile 2023

Natalità e mortalità in Italia.

 

(Prologo) La natalità in Italia è al minimo storico e la mortalità resta ancora elevata: meno di 7 neonati e più di 12 decessi per 1.000 abitanti. È quanto emerge dagli indicatori demografici dell’Istat. Nel 2022 i nati sono scesi, per la prima volta dall’unità d’Italia, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Dal 2008, ultimo anno in cui si registrò un aumento delle nascite, il calo è di circa 184mila nati, di cui circa 27mila concentrate dal 2019 in avanti.(IlSole24Ore)

Quando nulla funziona come dovrebbe succede che nessuno mette al mondo figli e i bisognosi di cure muoiono; i figli costano e hanno bisogno di strutture inesistenti, gli ammalati muoiono perché la sanità funziona malissimo. Siamo alle solite, quando al governo ci sono incapaci il risultato non può essere diverso dall'attuale.
“Albert Einstein diceva: ”Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai delinquenti, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e se ne stanno lì a guardare”. …
Abbiamo quel che meritiamo...

cetta

venerdì 7 aprile 2023

Governo ingiusto..

 

Questo governo, con tale "mancata" manovra, sta agevolando le banche che, oltre a guadagnare sulla possibilità di erogare denaro giacente nelle proprie casse a zero costi, possa guadagnare anche dalle commissioni che gravano sulle transazioni di acquisto.
E' un governo di destra che privilegia i potenti e danneggia il lavoro, oltre che agevolare l'evasione.
E non è gradevole per chi rispetta le regole e si vede tartassato a dismisura per colpa di chi, con la compiacenza dei governanti, non paga il dovuto.

cetta

Qui l'articolo de: ILFQ: https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/07/pos-il-governo-dimentica-la-tassa-sugli-utili-delle-banche/7122333/?fbclid=IwAR2UXtr0QMhl1OatGbLc-R9StGdTs4YJumZN3e06_nmjzOtsgzZ_5NfMG3s

giovedì 27 ottobre 2022

Alto profilo Governo Meloni - Iacopo Aik Conte




- Economia: Giorgetti, moglie e socio condannati per truffa.
- Esteri: Tajani, soldi ai partiti sì, ma contrario al reddito di cittadinanza
- Difesa : Crosetto, finta laurea (è solo diplomato) ha un'azienda che produce ARMI
- Interno : Piantedosi, indagato sulla Diciotti.
- Imprese : Adolfo Urso, in rapporti con un fornitore di velivoli in Iran e Libia, condannato grazie ai Servizi segreti.
- Agricoltura: Francesco Lollobrigida, cognato della Meloni indagato per corruzione
- AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA: Gilberto Pichetto Fratin Indagato per fallimento Novaceta
- INFRASTRUTTURE E MOBILITA' SOSTENIBILI: Matteo Salvini no comment
- LAVORO E POLITICHE SOCIALI: Marina Calderone, il marito è nel CDA DELL'INPS
- ISTRUZIONE E MERITO: Giuseppe Valditara, indagato per il digitale nelle università
- UNIVERSITA' E RICERCA: Anna Maria Bernini, indagata per concorsi universitari truccati
- TURISMO: Daniela Santanché indagata per reati fiscali aveva solo un piccolo yacth da 400 mila euro non dichiarato.
....lasciamola lavorare

(Copiato da Silvia Quinto/Iacopo Aik Conte/facebook-22/10/22)

sabato 22 ottobre 2022

Dalla Natalità alla Sovranità Alimentare fino al Merito: perché Giorgia Meloni ha cambiato il nome ai ministeri. - Antonio Di Noto

 

La scelta lessicale richiama all’idea di Italia che è il pallino della nuova premier.

Una cosa si nota subito scorrendo la lista dei ministri della nuova premier Giorgia Meloni: molti di questi hanno cambiato nome. E lo hanno fatto per riflettere i valori e la direzione del nuovo governo. Etichette che lanciano un segnale agli elettori su quello che il nuovo esecutivo si prepone di fare e che ribadiscono che quello appena formatosi – seppur europeista ed atlantista – rimane un governo di destra senza “se” e senza “ma”. Un esempio lampante è quella «natalità» di cui si fa carico la nuova ministra della Famiglia Eugenia Roccella che si è schierata contro il termine di gravidanza: «L’aborto non è un diritto». Il termine, però, può indicare anche un possibile sostegno pubblico alle famiglie che decidono di avere figli. Tuttavia, non è raro che a sinistra questo venga inteso più sulla falsa riga del motto «figli alla patria».

Il «merito» nell’istruzione e il «mare» del sud.

Compare poi un «merito» accanto all’Istruzione in carico a Giuseppe Valditara che ribadisce un principio cardine della scuola, forse lasciandone in disparte un altro, quello delle pari opportunità che devono essere garantite a chi proviene da contesti più disagiati e perciò potrebbe non avere i mezzi per stare al passo con i più fortunati. Curioso poi, che il «Mare »sia stato associato al Sud di Nello Musumeci, richiamando il più classico degli stereotipi. Anche se per quel dicastero potrebbe arrivare presto il primo scontro in maggioranza, visto che le competenze sulle capitanerie sono in capo alle Infrastrutture di Salvini.

«Sicurezza energetica» e «sovranità alimentare»

Altra aggiunta evidente è quel «sicurezza energetica» che accompagna l’ambiente nel ministero di Pichetto Fratin. Un tema figlio dei tempi che può essere interpretato come un segno dell’intenzione di rendere l’Italia indipendente sotto questo punto di vista. Nome che porta subito alla mente quella «Sovranità alimentare» che Francesco Lollobrigida – all’Agricoltura – cercherà di garantire. Tuttavia non è ben chiaro cosa si intenda con la locuzione, poiché le abitudini alimentari degli italiani vanno ben oltre quello che può essere prodotto nel Paese.

Il governo «delle imprese e del Made in Italy»

C’è un evidente richiamo alla Nazione nei nomi dei dicasteri. Che viene esplicitato nell’ormai ex ministero dello Sviluppo Economico. In mano a Adolfo Urso prende il nome di «ministero delle Imprese e del Made in Italy» rifacendosi a un vecchio pallino di Meloni. La premier, in effetti, dà 10 ministeri al suo partito; cinque vanno alla lega e altri cinque a Forza Italia, oltre ai quattro profili tecnici, che secondo le previsioni sarebbero stati di più.

https://www.open.online/2022/10/22/governo-meloni-cambio-nome-ministeri-perche/

mercoledì 19 ottobre 2022

Berlusconi-Putin: caos nel centrodestra. Letta a Meloni: la maggioranza danneggia Italia.













 È tensione e imbarazzo nel centrodestra per le parole di Berlusconi che fa saper di aver «riallacciato i rapporti con Putin» e si annovera come «primo dei suoi cinque veri amici». Sui nomi del futuro governa rincara: «Alla Giustizia Meloni vuole Nordio, ma poi ha detto sì a Casellati». «Frasi in libertà» per La Russa. Intanto Meloni punta ad accelerare sulla formazione del governo e, anche con la sponda del Colle, punta a far presto per evitare ulteriori strappi. Fino ad immaginare il giuramento del nuovo governo anche sabato. Oggi i voti per eleggere gli uffici di presidenza di Senato e Camera. Alta tensione tra Terzo Polo e Pd per gli incarichi che spettano alle opposizioni: «Usciremo dall’Aula al momento del voto», dice Calenda.

I punti chiave.

- Zanni replica a socialisti: italiani sanno scegliere da soli.

- Europarlamento, García Perez: Fi è stampella del postfascismo.

- Lollobrigida: esternazioni Berlusconi? Noi siamo con Kiev.

- Letta a Meloni: è l’opposizione che danneggia l’Italia all’estero.

- Ucraina: Conte, il M5S aderisce a manifestazione per la pace.

- Cattaneo (FI): accordo all’80%, mancano limature come sulla Giustizia.

- Ciriani: Nordio ottimo alla Giustizia, ha posizioni molto vicine a Fi.

- Ciriani: giuramento nel week end? Sì, totoministri non appassiona la gente.

- Pd: De Micheli, abbiamo perso per mancanza di visione.

- Delrio, no amicizia con Putin, si mette in difficoltà il Paese.

- Cattaneo (FI), nostro atlantismo è fuori discussione.


Lollobrigida: avremo il governo più rapidamente che mai.

«Si potrà dire a che punto è il Governo solo quando il presidente Mattarella lo avrà incaricato dopo le consultazioni. Se dovessimo avere un governo entro la settimana prossima sarà uno di quelli realizzati in maniera più rapida, rispetto a quelli degli ultimi anni. Sarà un buon risultato e in linea con quello che hanno scelto gli italiani». Così Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia, all’entrata di palazzo di Montecitorio.

Zanni replica a socialisti: italiani sanno scegliere da soli.

«Gli italiani sono in grado di scegliersi un governo da soli, fatevene una ragione». Così il presidente del gruppo Identità e democrazia ed eurodeputato della Lega, Marco Zanni, ha replicato alle critiche rivolte a Fi e al Ppe per le dichiarazioni di Berlusconi su Putin da socialisti e liberali durante il dibattito in corso alla plenaria dell’Eurocamera di Strasburgo sull’energia e l’Ucraina. «Che idea di unità europea pensate di dare con simili attacchi? Pensateci prima di parlare in questo modo nei dibattiti in sedi internazionali», ha sottolineato Zanni.

Europarlamento, García Perez: Fi è stampella del postfascismo.

«Forza Italia dice di essere garanzia di un governo europeista ma è passata da un pilastro del centrismo ad essere la stampella del postfascismo: la presidenza del senato è andata al nostalgico del fascismo Ignazio Benito La Russa e la Camera a Fontana, euroscettico o omofobo. Siamo sicuri che Forza Italia possa essere garante di qualcosa?». Così la presidente dei Socialisti e democratici all’Eurocamera, Iratxe García Pérez nella sua risposta al dibattito con Ursula von der Leyen alla plenaria di Strasburgo. «Weber oggi ha parlato di nostalgia di Angela Merkel: beh, Merkel non avrebbe mai accettato un’alleanza con l’estrema destra».

Lollobrigida: esternazioni Berlusconi? Noi siamo con Kiev.

«Restiamo con il popolo ucraino e in difesa della democrazia in quella nazione, ma anche fieramente nell’asse occidentale, come il centrodestra ha detto nella sua campagna elettorale. Non ci sono atti che parlano di posizioni diverse. Quello che riguarda le esternazioni di altri, dovete chiederlo ad altri». Cosí Francesco Lollobrigida, capogruppo di Fratelli d’Italia all’entrata a Montecitorio sui commenti di Berlusconi di ieri.

Letta a Meloni: è l’opposizione che danneggia l’Italia all’estero.

«Domanda per Giorgia Meloni. Chi danneggia l’Italia all'estero? L'opposizione che fa l'opposizione? Il Presidente della Camera che delegittima le sanzioni Ue alla Russia? Gasparri contro la 194? Berlusconi che riallaccia i rapporti con l'invasore dell'Ucraina?”. Lo scrive su Twitter il segretario del Pd Enrico Letta.

Ucraina: Conte, il M5S aderisce a manifestazione per la pace.

Il Movimento 5 Stelle aderisce alla manifestazione per la pace organizzata a Roma per il 5 novembre. Ad annunciarlo è il leader Giuseppe Conte in un video pubblicato sui social. «Da oltre 200 giorni - dichiara Conte - una guerra cruenta sta martoriando l’Ucraina. Avete notato che non si sente più pronunciare la parola pace? In questi giorni si sente solo parlare di armi, di strategie militari e di nuovi invii di arsenali bellici. Ma le ipotesi di negoziati e di lavoro diplomatico e le speranze diplomatiche sembrano non scaldare i cuori di politica e media meinstream. In questi stessi giorni succedono cose che non avremmo mai immaginato. Pensate che qualche giorno fa il Parlamento europeo con il voto anche di alcuni partiti italiani, non certo il nostro, ha respinto un emendamento con cui volevamo semplicemente impegnare l’Ue affinchè fosse data la precedenza ai negoziati per un vero cessate il fuoco. E allo stesso tempo è stato deciso l’invio di nuovi armi sempre più massiccio». Ma «non è questo il momento di restare sempre più silenti e inerti - dichiara l’ex premier - l’Italia e l’Europa non devono chiudere in un cassetto le ipotesi di pace. C’è una maggioranza silenziosa che ha deciso di far sentire la propria voce. Sabato 5 novembre a Roma verrà ospitata una grande manifestazione nazionale per chiedere la pace in terra ucraina. È un momento che ci chiama tutti in causa, nessuno escluso».

Cattaneo (FI): accordo all’80%, mancano limature come sulla Giustizia.

«Nell’ultimo incontro si è raggiunto un accordo di massima sull’80% della composizione del governo. C’è ancora qualche tema da approfondire, quello della Giustizia è uno di questi. Farà parte dalle ultime limature». Lo ha detto Alessandro Cattaneo, capogruppo di FI alla Camera, a Radio Anch’io.

Ciriani: Nordio ottimo alla Giustizia, ha posizioni molto vicine a Fi.

«Nordio è stato un ottimo magistrato, è una persona stimata trasversalmente, sarebbe un ottimo ministro della Giustizia. Ha posizioni molto vicine alla storia culturale di Forza Italia in termini di garantismo. La sintesi la farà Giorgia Meloni scegliendo la persona più adatta, senza guardare ad appartenenze politiche. Nordio ci starebbe benissimo». Lo ha detto il capogruppo di FdI al Senato Luca Ciriani a Radio Anch’io.

Ciriani: giuramento nel week end? Sì, totoministri non appassiona la gente.

Il giuramento del nuovo governo sabato o domenica? «Sì, vedremo le decisioni del presidente della Repubblica. Spero che alla fine questa telenovela, il totoministri, le trattative, le dichiarazioni vere e false possano finire presto. Non appassiona la gente. E’ molto più importante dare un governo al Paese». Lo ha detto Luca Ciriani, capogruppo di FdI al Senato, a Radio Anch’io.

Pd: De Micheli, abbiamo perso per mancanza di visione.

«Finita la stagione del sostegno al governo Draghi, bisognava avere pronta un’idea di futuro». La deputata dem Paola De Micheli, candidata alla segreteria, spiega così, in un’intervista al Messaggero, la sconfitta del Pd alle elezioni. È «finita la stagione dell’un po’ e un po’ - dice -. Se il Pd non ha un posizionamento politico solido, corre il rischio di cadere nelle contraddizioni». «Abbiamo perso perché non abbiamo rappresentato il disagio e la preoccupazione per il futuro», ragiona l’ex ministra. In parlamento «faremo un’opposizione seria e radicale. La maggioranza era e sarà divisa», assicura la deputata.

Delrio: no all’amicizia con Putin, si mette in difficoltà il Paese.

Lo scambio di lettere amichevoli tra Berlusconi e Putin, secondo il senatore del Partito democratico Graziano Delrio, «mette in difficoltà l’Italia». Intervistato da La Repubblica, l’ex ministro sostiene che «con Putin bisogna essere compatti, per ripristinare il diritto internazionale, altro che essere amici». E ritiene «opportuno che la leader della coalizione di centrodestra chieda un chiarimento, ribadisca che non ci sono ambiguità sul ruolo dell’aggressore, che è la Russia». «Meloni lo dica chiaro a Berlusconi, se è in grado di farlo», esorta. Intanto il presidente della Camera Lorenzo Fontana ha definito un «boomerang» le sanzioni a Mosca. «La somma di queste posizioni, quella di Berlusconi e quella di Fontana - commenta Delrio -, crea una crepa nella postura che l’Italia sin qui ha avuto nel consesso Ue e Nato».

Cattaneo (FI), nostro atlantismo è fuori discussione.

«Noi siamo atlantisti ed europeisti. Su questo non può esserci nessun dubbio». Così il neo capogruppo alla Camera di Forza Italia, Alessandro Cattaneo, intervistato da La Stampa, prova a chiarire dopo l’uscita del suo leader, Silvio Berlusconi, sul riavvicinamento a Putin. «Quel che ha detto era un momento di dialogo all’interno di una assemblea», precisa l’azzurro. «Non ha detto che sta tentando di ricucire». I 25 anni di storia di Forza Italia, assicura Cattaneo, confermano la «nostra adesione piena ai valori dell’Occidente, al Patto atlantico». «Berlusconi è un uomo di pace», afferma il deputato forzista, il quale cita «il disegno di Pratica di mare» che - dice - «rimane il più giusto e attuale».

https://www.ilsole24ore.com/art/berlusconi-ho-risentito-putin-caos-maggioranza-ma-meloni-punta-chiudere-AErYPo9B