Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
giovedì 27 ottobre 2022
Alto profilo Governo Meloni - Iacopo Aik Conte
mercoledì 6 ottobre 2021
Lobby nera: indagati Fidanza e Jonghi Lavarini.
Inchiesta a Milano su finanziamento illecito e riciclaggio.
In particolare, Fidanza e Jonghi Lavarini, che fu candidato per Fdi alla Camera nel 2018, sono indagati per le due ipotesi di reato contestate nell'inchiesta - coordinata dall'aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Piero Basilone e Giovanni Polizzi - sulla base, a quanto si è saputo, di frasi che sono state da loro pronunciate nel primo video dell'inchiesta di Fanpage.
I pm ieri hanno acquisito il filmato integrale con le registrazioni (oltre 100 ore) dei dialoghi tra un cronista 'infiltrato', Jonghi Lavarini (condannato a due anni per apologia del fascismo), Fidanza (europarlamentare Fdi che intanto si è dimesso da tutti gli incarichi di partito) e la neoconsigliera del Comune di Milano, e all'epoca candidata di Fdi, l'avvocato Chiara Valcepina (che non risulta allo stato indagata). Dialoghi da cui è venuto a galla un presunto sistema di "lavanderia", di cui parla proprio Jonghi Lavarini, per pulire soldi versati in nero destinati alla campagna elettorale e usati anche per altre elezioni.
E' stato il 'barone nero', come emerge dal filmato di Fanpage, a presentare Carlo Fidanza al giornalista e l'eurodeputato gli avrebbe spiegato, come risulta dal video, che poteva contribuire alla campagna elettorale versando sul conto corrente o "se è più comodo fare del black", del 'nero', tanto, come ha detto Jonghi Lavarini, ci sono una "serie di lavatrici" per il finanziamento.
Frasi che hanno portato, appunto, all'iscrizione dei due nel registro degli indagati e oggi ad una perquisizione del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Gdf di Milano nella casa di Jonghi Lavarini. Un attività finalizzata a cercare eventuali riscontri, tra documenti e dispositivi informatici, sui presunti finanziamenti 'opachi' e sul riciclaggio di denaro di cui si parla nelle registrazioni di Fanpage.
"Ho appreso dagli organi di stampa di essere stato iscritto sul registro degli indagati a seguito dell'inchiesta di Fanpage" ha commentato Fidanza. "Al momento non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Sono sereno e ovviamente a disposizione della Procura per chiarire quanto prima ogni aspetto di questa vicenda".
ANSA
sabato 1 maggio 2021
Open, i renziani contro i pm: “Cartabia mandi gli ispettori”. - Giacomo Salvini
Alberto Bianchi, Marie Elena Boschi |
I deputati Iv chiedono l’intervento anti-Procura.
Indagare sulla fondazione Open, l’ex cassaforte del renzismo, e su tutto il Giglio magico, ai deputati di Italia Viva proprio non va bene: deve intervenire il ministro della Giustizia Marta Cartabia con “un’ispezione ministeriale” nei confronti dei pm di Firenze per capire chi abbia passato ai giornali le informazioni sull’inchiesta in corso e quanto sia stato speso per le perquisizioni. A chiedere l’intervento della Guardasigilli sono tre deputati renziani – Lucia Annibali, Roberto Giachetti e Catello Vitiello – con un’interpellanza alla Camera sull’indagine in corso. Tema da cui si dovrebbero tenere lontani anni luce per un palese conflitto d’interessi: l’inchiesta fiorentina riguarda la fondazione considerata dai pm “un’articolazione di un partito politico” (il Pd renziano) e vede indagati per finanziamento illecito il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Luca Lotti, Marco Carrai e il presidente di Open, Alberto Bianchi. Renzi aveva già attaccato la procura sull’inchiesta (“un assurdo giuridico, i pm cercano la ribalta mediatica”) ma non si è mai arrivati a tanto: oggi i renziani chiedono l’intervento di Cartabia.
Nell’interpellanza, i tre deputati di Iv attaccano la procura sulle perquisizioni nei confronti di membri della fondazione e di suoi finanziatori, sul merito dell’inchiesta e sulle notizie uscite sui giornali. In primis, Annibali, Giachetti e Vitiello si improvvisano esperti del diritto e definiscono le perquisizioni con “circa 300 agenti della Gdf” un dispiego di forze “sproporzionato rispetto alle operazioni da effettuare alcune delle quali verificabili anche tramite ordine di esibizione”. Secondo i tre deputati renziani non c’era alcun motivo di perquisire i finanziatori che sono “privati cittadini che, nel rispetto della normativa vigente, in seguito all’abolizione del finanziamento pubblico, hanno contribuito, tramite operazioni bancarie tracciate e trasparenti, con risorse proprie, al finanziamento di iniziative in capo a una Fondazione regolarmente registrata”. E siccome in seguito la Cassazione si è espressa sull’illegittimità di sequestri nei confronti di Carrai e Davide Serra (non indagato), i deputati chiedono a Cartabia il rendiconto dell’operazione: quante siano state “le unità delle forze dell’ordine impiegate” e “a quanto ammontino i costi”. Annibali&c. poi provano a “smontare” l’indagine: sostengono che le pronunce della Cassazione su Carrai e Serra “nei fatti smentivano l’impianto stesso dell’inchiesta” ma nonostante questo il 7 novembre i pm fiorentini si sono incaponiti mandando un avviso di garanzia a Renzi, Boschi e Lotti.
Infine se la prendono con chi ha passato a La Verità notizie sull’iscrizione nel registro degli indagati di Renzi e gli altri e sulla pubblicazione di appunti sequestrati a Bianchi: il giornale, è la tesi dei renziani, apprende le notizie “presumibilmente da fonti interne alla Procura”. Per questo chiedono – vista la “gravità del fatto” – che la ministra ordini un’ispezione per individuare “i responsabili della violazione del segreto d’ufficio”.
ILFQ
mercoledì 18 novembre 2020
“Etihad, la promessa di Di Maio: il governo non sarà parte civile”. - Antonio Massari
Processo crac Alitalia, ecco il cablo dell’ambasciata.
Il governo italiano, in “gesto di amicizia” nei confronti degli Emirati Arabi Uniti, rinuncerà a costituirsi parte civile nel procedimento penale su Alitalia-Etihad che si è concluso a Civitavecchia. Ad annunciarlo, secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano, è stato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, negli incontri dell’8 e 9 novembre con il suo omologo degli “emiratini” Abdallah bin Zayed Al Nahyan. Di Maio smentisce al Fatto di aver preso questo impegno. La notizia è però contenuta in un documento ufficiale: un cablo non classificato, dell’ambasciata italiana ad Abu Dhabi, a firma dell’ambasciatore Nicola Lener e protocollata, l’11 novembre scorso, con il numero 1.682. Oggetto: “Visita dell’onorevole ministro negli Eau. Quarta sessione del dialogo strategico”. Un documento inviato a tutte le ambasciate, da quella croata a Zagabria fino all’Algeria, inclusa la Direzione generale degli affari politici del ministero degli Esteri.
Leggiamo cosa riporta il cablo in questione. L’esordio riguarda i preliminari della “quarta sessione del dialogo strategico bilaterale”, a partire dalla cena offerta dallo sceicco Abdallah bin Zayed Al Nayan “nel pieno rispetto dei protocolli Covid-19 qui vigenti” durante la quale il ministro Di Maio ha “incontrato il ministro dell’Economia Abdullah Al Marri, il ministro della Tolleranza e Commissario generale degli Eau per Expo2020 Duibai, lo sceicco Nahyan bin Mubarak Al Nayan e la ministra di Stato per la Cooperazione internazionale e direttore generale della società Expo2020 Reem Al Hashimi”. “Su tali incontri – scrive l’ambasciatore – riferisco a parte”. All’interno del punto 2 del documento riporta poi il dialogo sulla vicenda Alitalia-Etihad.
“È stato quindi affrontato – si legge nel cablo – il delicato dossier Alitalia, su quale come noto, i due ministri avevano avuto una conversazione nei giorni scorsi, dopo che l’omologo emiratino aveva indirizzato all’on. ministro una preoccupata lettera, alla luce delle possibili conseguenze sui manager di Etihad del procedimento penale aperto nel nostro paese”.
Il 20 febbraio scorso, infatti, la Procura di Civitavecchia ha notificato agli indagati l’avviso di conclusione dell’indagine – si contano 22 indagati – accusati di concorso in bancarotta fraudolenta di Alitalia. Tra gli indagati illustri – da Luca Cordero di Montezemolo a Roberto Colaninno, da Jean Pierre Mustier a Corrado Gatti ed Enrico Laghi – figura anche James Hogan, consigliere del cda di Alitalia e amministratore delegato di Etihad. E anche altri manager legati alla compagnia araba come Mark Ball Cramer e Duncan Naysmith.
“Non sarà una rivoluzione ma una evoluzione, vogliamo rendere Alitalia più sexy” aveva annunciato James Hogan nel 2014 quando, per il salvataggio di Alitalia, Etihad mise in cantiere un investimento complessivo di 1,758 miliardi di euro. Ad Abu Dhabi non è parsa molto sexy, però, la prospettiva di vedere i suoi manager finire sotto processo. E torniamo così all’incontro tra Di Maio e lo sceicco Abdallah bin Zayed Al Nayan. Ad accompagnarli c’erano il capo di gabinetto Ettore Sequi, il direttore generale per gli affari politici Sebastiano Cardi, il capo della segreteria particolare Cristina Belotti. Riguardo le “conseguenze” del “procedimento in corso nel nostro paese” sui “manager Etihad” il cablo spiega che “il ministro Di Maio, nel far presente che in base al nostro ordinamento il governo non può interferire in un procedimento giudiziario in corso, ha indicato di aver chiesto al commissario unico di Alitalia, Leogrande (Giuseppe, ndr), di costituire un gruppo negoziale per definire le questioni contrattuali pendenti con la controparte e di aver invitato le autorità emiratine, attraverso una lettera indirizzata all’ambasciata a Roma, a fare altrettanto”.
E poi arriva il punto più caldo del cablo: “Egli ha anche fatto presente che, quale gesto di amicizia nei confronti degli Eau, il governo rinuncerà a costituirsi parte civile nel processo penale”. E ancora: “Abdallah ha ringraziato per l’apertura manifestata dall’on. ministro, auspicando che la questione possa evolversi ‘in un modo che possiamo controllare’, perché altrimenti essa rischia di produrre un impatto su future decisioni emiratine di investimento nel nostro Paese. ‘Ricordo – ha aggiunto – che fu il governo italiano a chiederci di entrare in Alitalia’. Sul punto è intervenuto anche il ministro Ali Sayegh, che ha indicato, senza elaborare oltre, che ‘nel sistema italiano ci sono precedenti di soluzioni di analoghe questioni nel settore dell’aviazione civile’, insistendo che il partenariato tra Alitalia ed Etihad è stato reso possibile da un’intesa tra i due governi e augurandosi che possano esservi sviluppi positivi entro l’anno”. Di Maio al Fatto smentisce di aver assunto questo impegno. Fonti della Farnesina spiegano che la proposta di non costituirsi parte civile è stata invece avanzata dagli Emirati arabi uniti (Eau) e non da Di Maio. Quando facciamo notare che la notizia in nostro possesso è stata trascritta in una fonte ufficiale – il cablo in questione – la Farnesina, attraverso fonti diplomatiche, conferma l’esistenza e il contenuto del cablo. “Evidentemente – precisa la Farnesina – l’ambasciatore non ha ben compreso quanto si sono riportate le parti”. Deve aver frainteso quindi anche il ringraziamento del ministro Abdallah bin Zayed Al Nayhan. Il punto è che, anche alla Farnesina, non devono aver ben compreso qualcosa: il contenuto del cablo. Dall’11 novembre a oggi non ci risultano altri cablo sulla questione con errata corrige annessi.
martedì 12 novembre 2019
Cognato di Renzi e fratelli: pm chiedono rinvio a giudizio per i milioni destinati ai bambini africani e poi spariti. - Letizia Giorgianni
La Procura di Firenze ha chiesto il processo per Andrea, Alessandro e Luca Conticini accusati a vario titolo di appropriazione indebita, riciclaggio e autoriciclaggio.
mercoledì 23 ottobre 2019
Senato: la rivolta di intoccabili e indagati contro i tagli ai vitalizi. - Ilaria Proietti
IL 4 NOVEMBRE L’ORGANISMO DI GIUSTIZIA DI PALAZZO MADAMA DOVRÀ ESPRIMERSI SU 772 RICORSI CHE SI OPPONGONO ALLE DECURTAZIONI IN VIGORE DAL 1° GENNAIO 2019.
“Giaaacomo! Giacomino”. “Senatore bello, amico mio”. Giacomo (Giacomino) Caliendo è più omaggiato che mai a Palazzo Madama, manco le lancette dell’orologio fossero tornate indietro di un decennio quando era potentissimo sottosegretario alla Giustizia del governo Berlusconi. Lui gongola per i salamelecchi, per niente sorpreso: da quando la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati lo ha voluto come presidente dell’organismo di giustizia interna di Palazzo Madama, frotte di ex senatori che da gennaio si sono visti decurtare il vitalizio lo hanno elevato a nume tutelare. In vista della sua decisione sulla legittimità del ricalcolo con metodo contributivo degli assegni in vigore da gennaio cui gli ex onorevoli senatori si oppongono strenuamente.
La loro attesa, snervante, sta per finire: la camera di consiglio della Commissione contenziosa presieduta da Caliendo che deciderà sulla decurtazione degli assegni è stata fissata per il 4 novembre. Ne fanno parte oltre al forzista, anche Simone Pillon della Lega ed Elvira Evangelista dei Movimento 5 Stelle. Ma anche due membri “laici”, sempre indicati dalla presidente Casellati: l’avvocato Alessandro Mattoni e soprattutto una vecchia conoscenza dell’attuale capo di gabinetto della presidente Casellati Nitto Palma, ossia l’ex magistrato Cesare Martellino che è relatore dei 772 ricorsi sui vitalizi presentati a Palazzo Madama.
Ma cosa prevede questa delibera? Che dal 1° gennaio 2019 i vitalizi sono rideterminati moltiplicando il montante contributivo individuale di ciascun ex senatore per un coefficiente di trasformazione correlato all’età anagrafica. Ma ci sono meccanismi sia per scongiurare tagli troppo drastici sia per evitare che aumentino ancora assegni già assai alti. Proprio per questo sono sugli scudi anche i 78 ex senatori che dovranno accontentarsi di ricevere come prima. Non malaccio, comunque. Franco Bassanini, Alfredo Biondi, Emanuele Macaluso, Nicola Mancino, Beppe Pisanu, Clemente Mastella manterranno un vitalizio mensile lordo pari a 10.631,34 euro.
A quota 10 mila Anna Finocchiaro e Achille Occhetto seguiti da Franco Marini e Roberto Castelli (9.512,25). Mantengono lo stesso trattamento anche alcuni ex senatori che hanno ancora un conto aperto con la giustizia: a Luigi Grillo che in passato ha patteggiato una condanna per episodi corruttivi legati all’Expo di Milano tocca un vitalizio mensile di 10.382,6; Antonio D’Alì, a processo per concorso in associazione mafiosa continua a prendere 9.201,40 euro. Carlo Giovanardi su cui pende una richiesta di autorizzazione all’uso delle intercettazioni per l’inchiesta Aemilia continuerà a intascarne 9.387,91. Sempre meglio di Ottaviano Del Turco condannato in via definitiva a 3 anni e 11 mesi per induzione indebita nel processo sulla Sanitopoli abruzzese: il suo vitalizio scende a 5.507,72 euro contro i 6.590,19 precedenti. Antonio Azzollini, a processo per la presunta maxitruffa del porto di Molfetta, passa da poco più di 8 mila euro a 5.505.
L’elenco degli 830 vitalizi ricalcolati comprende anche l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco (il suo assegno scende da circa 8 mila euro a 6.171 proprio come l’esponente storico dell’ultradestra Domenico Gramazio). Goffredo Bettini è dimagrito da 6.590 a 3.960 euro. Salasso pure per Mariapia Garavaglia da 9.200 a 4.150, mentre Luigi Compagna scende da 6.200 euro a 4.600. Stringe la cinghia il grande vecchio della finanza italiana Giuseppe Guzzetti: la sforbiciata ha toccato il suo assegno da 4.700 euro, ora ridotto a 2.395. Sacrifici per Pietro Ichino che per il ricalcolo contributivo passa da 4.352 a 2.668. A dieta anche Linda Lanzillotta (la moglie di Bassanini scende da 3.200 a 1.787), Nicola Latorre (6.200 oggi ricalcolati a 4.065), Luigi Manconi (4.725 oggi a 2.532). Alessandra Mussolini ha buoni motivi per essere nera: il suo assegno scende da 9mila euro a 5.200. Un altro arrabbiato è Francesco Rutelli che si è visto tagliare l’assegno da 9.500 euro e oggi ne percepisce solo 7.780. Nitto Palma, infine, è il più infuriato di tutti: nonostante il prestigioso incarico ottenuto al fianco di Casellati il suo vitalizio è sceso da 6.200 euro al mese a 5.400. Anche lui guarda con grande speranza alla decisione di Caliendo.
https://infosannio.wordpress.com/2019/10/23/senato-la-rivolta-di-intoccabili-e-indagati-contro-i-tagli-ai-vitalizi/
venerdì 21 giugno 2019
Pedofilia: diffusione video on line, 51 indagati.
Trenta sono minorenni, perquisizioni in tutta Italia.
Mi domando quanto tempo dovremmo impiegare per ripristinare etica e buon costume. Lungi da me criticare i diversi, le cui tendenze rispetto, ma la pedofilia mi risulta insopportabile a pelle. Cetta.
mercoledì 12 giugno 2019
Magistrati indagati, nelle carte nuovi nomi di consiglieri del Csm. E Lotti vantava legami col Quirinale.
La novità - riportata da Repubblica e Corriere della Sera - emerge dalle trascrizioni integrali delle intercettazioni operate con il trojan installato sul cellulare di Palamara, consegnate alla procura di Perugia dal Gico della Guardia di Finanza. L'ex ministro sosteneva di essere andato da Sergio Mattarella a raccontare la propria vicenda giudiziaria, dipingendosi come una vittima della procura romana che vuole processarlo per favoreggiamento nell'ambito dell'inchiesta Consip.
Depistaggio Borsellino, dopo 27 anni il colpo di scena: indagati alcuni magistrati.
domenica 24 marzo 2019
Venite già mangiati. - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 24 Marzo.
domenica 24 febbraio 2019
Reggio Emilia, 18 dirigenti indagati per “violazioni nell’assegnazione di incarichi esterni”. C’è la moglie del sindaco Pd. - Paolo Bonacini
I dipendenti erano in servizio nel 2013, quando il primo cittadino era l'attuale deputato Graziano Delrio. La Procura della Repubblica contesta a loro i reati di falso ideologico e abuso d’ufficio. Nel 2016 i 5 stelle presentarono una serie di esposti alla Corte dei Conti e si rivolsero all'Anac per segnalare le presunte anomalie.
venerdì 7 settembre 2018
Voti in cambio case: arrestati ex amministratori Lecce.
Sono 46 le persone indagate.
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