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giovedì 11 luglio 2019

Reato elettorale, condannati l'ex governatore Lombardo e il figlio.

Reato elettorale, Raffaele Lombardo, Toti Lombardo, Sicilia, Politica

La prima Corte d'appello di Catania ha condannato a un anno di reclusione ciascuno l'ex presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e suo figlio Toti per reato elettorale. Stessa pena è stata comminata agli altri imputati: Ernesto Privitera, Angelo Marino e Giuseppe Giuffrida.

Il processo è stato celebrato dopo il ricorso della Procura contro la sentenza di assoluzione con la formula "perché il fatto non sussiste" emessa Tribunale monocratico, presieduto da Laura Benanti.

Secondo l’accusa, i Lombardo avrebbero promesso due posti di lavoro in cambio di voti in favore di Toti eletto con 9.633 preferenze nella lista del Mpa alle Regionale dell’ottobre del 2012. A dare il via all’inchiesta erano state dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia. Il posto di lavoro sarebbe stato promesso a Privitera e Marino in favore dello stesso Marino e di Giuffrida, quest’ultimo in seguito effettivamente assunto. La squadra mobile della Questura di Catania ha eseguito intercettazioni ambientali e telefoniche e ha ascoltato in particolare Privitera. A lui, secondo l’accusa, Toti Lombardo, al telefono, e Raffaele Lombardo, di persona, avrebbero assicurato due assunzioni in un’impresa privata per la raccolta dei rifiuti in cambio di voti.

«Ricorrerò in Cassazione contro un vero e proprio misfatto. Ho sempre fiducia nella giustizia devo capire se a Catania posso continuare a difendermi in un processo». Lo afferma l’ex governatore Raffaele Lombardo sulla sentenza di condanna a un anno di reclusione per reato elettorale, pena sospesa, emessa dalla Corte d’appello di Catania. In primo grado era stato assolto. «Una condanna - aggiunge - pronunciata perché colpevoli 'al di là di ogni ragionevole dubbio? Dopo una sentenza di primo grado ipermotivata di assoluzione 'perché il fatto non sussiste? Senza nessuna nuova prova a nostro carico? Voto di scambio nel 2012 con un mio da sempre e per sempre fedele elettore dal 1980? Consigliere di Quartiere in carica del mio Partito che col mio Partito si sarebbe ricandidato nel 2013? Cui avevo chiesto di votare per altro candidato? Incredibile ! Incredibile! Incredibile! Con in più - sottolinea l’ex governatore - l’eccezione, più che fondata, sollevata dalla difesa, della inutilizzabilità delle intercettazioni raccolte quando si sospettava, per altri indagati, l’aggravante di mafia? E poi usate contro di noi? Col mio difensore - rivela Lombardo - che mi 'invita a lasciare l’udienza perché 'intuisce che la mia presenza viene considerata una 'sfida alla Corte? Ho sempre fiducia nella giustizia - conclude Raffaele Lombardo - devo capire se a Catania posso continuare a difendermi in un processo».

«Nei prossimi giorni - ha aggiunto Lombardo - indirò una conferenza stampa per spiegare il mio particolare voto di scambio . Il tempo di recuperare gli atti che avevo cestinato, illudendomi che non mi sarebbero più serviti». (ANSA).

https://gds.it/articoli/politica/2019/07/10/reato-elettorale-condannati-lex-governatore-lombardo-e-il-figlio-920a3e1f-66ca-4973-99b4-c4ec7deacd84/

lunedì 11 dicembre 2017

Un debito figlio di tanti governi Come nasce il “buco” della Regione. - Accursio Sabella


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Tra mutui e anticipazioni l’indebitamento della Sicilia supera gli 8 miliardi. Di chi è la responsabilità?

PALERMO - Un botta e risposta sui conti. Sull’eredità ricevuta e sulla zavorra ai piedi della Sicilia. Nei giorni scorsi ecco tornare lo spettro del default o quantomeno la concreta presenza di un mega indebitamento della Regione. Di chi è la responsabilità di questo peso? "Non voglio polemizzare - ha detto il neo governatore Musumeci - con il governo precedente. Lo dico con la sobrietà che un presidente deve avere. Ma va detto che la condizione delle finanze della Regione, con le partecipate quasi tutte in deficit, si presenta drammatica. Perciò urge un confronto sereno con il governo centrale”. Secondo il neo governatore il deficit di Palazzo d'Orleans "ammonta a cinque miliardi" ed "è fuor di dubbio che la crisi finanziaria condizionerà l'operato del governo almeno per i primi anni”. Da lì, le prime azioni, come la “missione” romana dell’assessore all’Economia Gaetano Armao.

Ma a stretto giro, ecco arrivare le precisazioni del predecessore, cioè Alessandro Baccei: “Mi aspetterei, conoscendo la serietà del presidente, informazioni più precise e puntuali e una maggiore competenza. Cinque miliardi di deficit, o 8 miliardi se consideriamo le anticipazioni di liquidità, comunque ereditati dai governi Lombardo e Cuffaro - afferma Baccei -. Sono tanti? Il numero in assoluto non è rappresentativo di nulla, come ben chiariscono le agenzie di rating”.

Insomma, Musumeci fa riferimento al governo precedente, Baccei ai governi di Cuffaro e Lombardo. Dove sta la verità? Come accade spesso, nel mezzo. E per trovare una rappresentazione imparziale del reale andamento del deficit della Sicilia, si può far riferimento all’atto più “ufficiale” che esista sui conti regionali: il giudizio di parifica, sul rendiconto dell’ultimo esercizio finanziario.

Da quelle pagine, al di là delle parole di Baccei, non viene fuori un bel quadro. Anzi. “Al 31 dicembre 2016 – si legge nella relazione delle Sezioni riunite presiedute da Maurizio Graffeo – il debito di finanziamento residuo della Regione ammonta complessivamente a 8.035 milioni di euro”. Più di otto miliardi, quindi, e un trend preoccupante, visto che la Corte parla di “un incremento rispetto all’inizio del quinquennio del 41,4 per cento”. Con Crocetta, quindi, il debito è cresciuto di quasi la metà rispetto al debito lasciato dai suoi predecessori. “Una notevole anticipazione di liquidità tra il 2014 e 2015 (2 miliardi e 667 milioni di euro, per un residuo al 2016 di 2 miliardi e 567 milioni di euro) – ha ammonito nel corso della sua requisitoria il Procuratore generale d’appello Pino Zingale – influisce pesantemente sul servizio di debito e, quindi, sulla capacità di spesa futura della Regione: tale liquidità – prosegue il Procuratore – pur non essendo tecnicamente considerata come indebitamento, composta comunque l’assunzione di obblighi da parte della Regione”. Gli effetti sulle future generazioni, insomma, di cui parlava anche Graffeo: “La restituzione, - prosegue Zingale – gravata naturalmente da interessi, peserà sulle già esangui casse della Regione Siciliana per un trentennio e cioè sino al 2044-2045”. Le anticipazioni di cassa, insomma, che si aggiungono ai mutui già esistenti, hanno appesantito l’indebitamento della Regione.

Che però, come detto, non nasce certamente con Rosario Crocetta. Ma è il figlio anche dei governi precedenti, in particolare quelli di Totò Cuffaro e Raffaele Lombardo. Affrontando il tema dei mutui e dei finanziamenti della Regione, i giudici contabili annotano che “la loro consistenza finale era di 5.816 milioni di euro nel 2011 e, poi, di 5.934 milioni nel 2012”. Eccolo il debito lasciato nelle mani di Crocetta: poco meno di sei miliardi di euro. E gli assessori all’Economia di quei governi che contribuirono, ognuno per la propria 'quota' a creare quel debito, non possono certamente essere considerati, in molti casi, estranei ai partiti su cui poggia il governo Musumeci: dal ‘neoleghista’ Alessandro Pagano che fu assessore al Bilancio di Cuffaro a Roberto Di Mauro, nel listino dello stesso Musumeci alle ultime elezioni, che ebbe quella delega da Raffaele Lombardo, prima che questa passasse proprio a Gaetano Armao, che oggi torna sempre nelle vesti di assessore all’Economia nel governo di centrodestra.

E il “peso” di quei governi va cercato anche altrove. Nella vicenda, cioè, relativa ai cosiddetti “derivati” accesi dalla Regione nel 2005, quando a governare era Totò Cuffaro. Contratti che diedero dei risultati positivi per un paio di anni, ma che dal 2008 in poi hanno solo creato dei passivi per le casse pubbliche, quantificati in quasi 160 milioni di euro. Il “debito” miliardario della Regione, insomma, ha tanti padri.

giovedì 20 novembre 2014

Mafia & trasporti, 23 arresti a Catania nell’affaire traghetti anche Matacena.

Mafia & trasporti, 23 arresti a Catania nell’affaire traghetti anche Matacena

Un’indagine del Ros mette a fuoco l’intreccio criminale tra imprenditori e Cosa nostra: nelle carte, i rapporti con la politica fino alla costituzione nel 2008 del ”Partito nazionale degli autotrasportatori” messo a disposizione dell’allora presidente della Regione.

I carabinieri stanno eseguendo, nella provincia di Catania, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 23 indagati per associazione mafiosa, estorsione, illecita concorrenza e intestazione fittizia di beni. Al centro delle indagini del Ros l’infiltrazione di Cosa nostra nei settori dei trasporti marittimi e terrestri, dell’edilizia e della grande distribuzione alimentare. Nel corso delle indagini sequestrati beni aziendali e quote societarie per circa 50 milioni di euro. 
L’inchiesta ha confermato la “vocazione imprenditoriale” della famiglia di Cosa Nostra catanese: nel settore dei trasporti opererebbe infatti Vincenzo Ercolano, figlio di Giuseppe e fratello di Aldo, condannato all’ergastolo. Ercolano risulta titolare di imprese di trasporti di “considerevoli” dimensioni e per aumentare i propri affari avrebbe fatto ricorso alla forza di intimidazione derivante dalla storia mafiosa della sua famiglia. L’indagine ha fatto emergere alleanze a livello regionale, in particolare con i Pastoia di Belmonte Mezzagno (Palermo) e con imprenditori collegati a Cosa Nostra agrigentina.
E’ stato anche appurato che i guadagni derivanti dalle attivita’ imprenditoriali hanno anche determinato l’interesse e l’occulta partecipazione di Vincenzo Aiello e del fratello di quest’ultimo, Alfio, imprenditori nel commercio di carne nella grande distribuzione, attraverso l’intestazione fittizia di sociatà di settore e accordi con l’imprenditore calabrese Giovanni Malavenda.
Ercolano e Aiello sono riusciti a infiltrarsi nei due settori “anche tramite gli imprenditori-affiliatiFrancesco Caruso e Giuseppe Scuto“. Erano questi ultimi a tenere i rapporti con affiliati mafiosi catanesi ed agrigentini e con esponenti della politica, tra i quali gli inquirenti menzionano Giovanni Cristaudo e Raffaele Lombardo, entrambi imputati nel processo Iblis. Secondo quanto ricostruito, la società  Servizi Autostrade del Mare, fittiziamente intestata a Caruso ma in effetti facente capo agli Ercolano e i fratelli Aiello, aveva stipulato con la società Amadeus spa, riconducibile ad Amedeo Matacena, un contratto di affitto di tre navi da utilizzare come vettori per i collegamenti tra la Sicilia e la Calabria.
L’attività si protrasse con ottimi risultati nei mesi a cavallo tra gli anni 2005 e 2006, fino a quando – per ragioni legate a scelte effettuate da un’altra società estranea alle indagini – si interruppe improvvisamente la navigazione con consistenti danni per la Servizi Autostrade del Mare.
Ma le manovre della mafia sul terreno della politica si sono spinte fino alla costituzione nel 2008 di un partito (il Partito nazionale degli autotrasportatori) che con l’intento di garantire gli interessi criminali, era stato messo a disposizione dell’allora Presidente della Regione in occasione delle elezioni europee del 2009.  I particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà  alle 11 presso il comando provinciale carabinieri di Catania.

mercoledì 19 settembre 2012

Raffaele Lombardo candida il figlio Toti: sarà lui il nuovo trota?

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Un “trota” anche in SiciliaRaffaele Lombardo infatti ha deciso di lasciare un erede in politica. Si tratta del figlio Toti, studente universitario di 23 anni, che sarà candidato alle prossime elezioni regionali con la lista dell’'MpaToti Lombardo sostiene il candidato presidente Micciché e ha scelto lo slogan “Liberi di crederci”. Non è la prima volta che Raffaele Lombardo prova ad immettere in politica persone della sua famiglia. Basti pensare, ad esempio, che anche il fratello Angelo si è candidato alle elezioni per la Camera dei Deputati e contemporaneamente a quelle per la Regione Sicilia.

http://www.politica24.it/articolo/raffaele-lombardo-candida-il-figlio-toti-sara-lui-il-nuovo-trota/24731/

Lombardo padre candida il figlio Toti con la lista di Miccichè...che ha ammesso di essersi fatto di droghe pesanti...
Che dire.... hanno la faccia come il bronzo!