mercoledì 14 dicembre 2016

Vincenzo De Luca indagato per istigazione al voto di scambio. Pm sente il portavoce sul caso fax. - Vincenzo Iurillo



Poi saranno ascoltati anche altri responsabili della campagna elettorale. "Quando hai la coscienza tranquilla si va avanti oppure qui moriamo di avvisi di garanzia mentre i cittadini non hanno neanche i servizi essenziali" commenta il governatore.

L’accusa: istigazione al voto di scambio. Un solo iscritto nel registro degli indagati: Vincenzo De LucaPromettere fritture di pesce per far votare Sì al referendum sulle riforme potrebbe essere un reato. Chiuso il fascicolo inizialmente aperto a modello 45, che consente solo accertamenti generici su fatti non costituenti reato, la Procura di Napoli ne ha aperto un altro a modello 21, con una ipotesi di reato e un presunto responsabile, il governatore Pd della Campania. Il modello 21 consente agli inquirenti di ascoltare persone, fare ulteriori acquisizioni documentali, disporre atti di indagine altrimenti impossibili.
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La decisione di procedere con un passo più spedito è nata dall’ascolto e dall’analisi attenta dell’ormai famoso file audio di una riunione tra il governatore Pd della Campania e circa 300 sindaci e amministratori locali svoltosi al Ramada di Napoli il 15 novembre, pubblicato in esclusiva su ilfattoquotidiano.it. L’audio è stato acquisito dalla Finanza il 24 novembre. Si sente De Luca incitare i sindaci a darsi da fare per votare e far votare Sì al referendum costituzionale perché il premier Matteo Renzi “manda fiumi di soldi” in Campania. Si sente De Luca indicare come esempio il sindaco di Agropoli, Franco Alfieri, il campione “delle clientele scientifiche, che bella cosa”, spronandolo a raccogliere almeno 4000 voti offrendo agli elettori “una frittura di pesce” oppure “portali sulle barche” (“vedi tu come Madonna devi fare…”), e sollecitando agli altri primi cittadini a fare come lui. 
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Il pm Stefania Buda ha colto una sfumatura della riunione: De Luca che fa il nome di Paolo Russo, il suo portavoce, come destinatario e collettore dei “fax da inviare” con il numero delle persone incontrate in campagna elettorale e una indicazione più o meno precisa del numero dei voti che si prevedeva di raccogliere per la riforma Boschi. Russo è un giornalista molto stimato tra gli addetti ai lavori, tesse con cura, pazienza e grande professionalità i rapporti, quasi mai semplici, tra un vulcanico governatore e una stampa spesso molto critica verso le sue esternazioni e i suoi guai giudiziari di De Luca. Proviene dalla redazione di Salerno de Il Mattino’, dove ha avuto ruoli apicali. La redazione staccata della città dove De Luca è stato sindaco per più di venti anni.
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Il pm ieri ha sentito Russo come testimone, il primo di quella che si preannuncia una discreta sfilata: il giornalista ha negato che quei fax siano stati mai inviati ed ha ridimensionato – come era ovvio – la portata ‘clientelare’ delle affermazioni di De Luca, proseguendo sulla linea delle “battute goliardiche” tenuta dal presidente sin dal primo giorno. Il giornalista ha fatto i nomi di alcune persone presenti all’incontro, tra i quali quelli di un cronista di una testata locale, per confutare in qualche modo che si trattasse di una riunione a porte chiuse (anche se si sente De Luca dire “non ci sono giornalisti” e riderne). La Procura, dopo aver sentito Russo, intende sentire anche i responsabili del comitato referendario campano per il Sì: Piero De Luca, figlio del presidente, e Francesco Nicodemo, ex consigliere comunale di Napoli e fino a pochi giorni fa capo della comunicazione social del premier Renzi. Nicodemo e De Luca jr verranno ascoltati come testimoni nei prossimi giorni. La Procura vuole fare tutti gli accertamenti necessari a valutare come  fu raccolto il consenso e se ci furono altre riunioni di quel tipo. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbe anche un altro aspetto: il ruolo di commissario in pectore alla sanità campana con cui De Luca si presentò alla platea; il riferimento ai laboratori (“ci sono 400 laboratori, sono tanti voti”) come agli studi professionali sarebbe stato fatto non a caso. Peraltro nei giorni successivi De Luca ha incontrato le associazioni della sanità privata accreditata, i cosiddetti ‘signori delle cliniche’, in circostanze dove il ruolo istituzionale e la campagna elettorale si sono intersecate in un grumo. Il pm intende convocare anche qualche sindaco. E incomincerà da Franco Alfieri.
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Dopo la pubblicazione dell’audio la commissione Antimafia aveva chiesto informazioni alla Procura di Napoli per capire se ci fossero i presupposti perché si muovesse l’organismo parlamentare. “Abbiamo sempre agito così per avviare le nostre inchieste e useremo lo stesso metodo” aveva dichiarato la Bindi contro la quale De Luca si era scagliato dicendo in un’intervista che era “un’infame, da ammazzare“. De Luca ha preferito non commentare direttamente la notizia della nuova indagine. “Quando hai la coscienza tranquilla si va avanti oppure qui moriamo di avvisi di garanzia mentre i cittadini non hanno neanche i servizi essenziali” ha detto all’inaugurazione di tre servizi operativi nell’Ospedale del Mare. De Luca. Tuttavia riferendosi a Verdoliva, commissario per l’ultimazione della struttura, ha detto che è necessario “avere dirigenti che non hanno paura di mettere una firma, e che mettono in conto di ricevere un avviso di garanzia”.
“Credo che sia un atto dovuto che si accerti quanto accaduto in alcune giornate della campagna referendaria” commenta il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. “Mi sembra corretto che ci siano delle verifiche giudiziarie perché quello che abbiamo ascoltato e visto in questa campagna elettorale è andato molto oltre la dialettica politica”. De Magistris, nel sottolineare che non gli competono ”valutazioni su fatti giuridici”, ha rimarcato la sua posizione “distante dal punto di vista politico dal metodo, dal contenuto, dalla forma e dai toni con cui alcuni hanno cercato di orientare il voto verso il Sì in questa campagna referendaria”. Secondo l’ex pm il 4 dicembre “la gente ha guardato molto più lontano e non sono bastati gli appelli a fritture di pesce per condizionare un voto che è stato inequivocabile in favore del No e che ha dato una bella batosta all’accoppiata Renzi – De Luca”.