domenica 3 aprile 2022

Tre gocce di solidarietà tra il silenzio. - Antonio Padellaro

 

“Ma tu ospiteresti una famiglia di ucraini a casa tua?”.

Frase ascoltata in un bar.

Sera fa, nella chiesa romana di piazza dei Giochi Delfici, il presidente del Consiglio italiano per i Rifugiati, Roberto Zaccaria, ha riunito politici, giornalisti e personaggi dello spettacolo per parlare di Ucraina. Penso di non fare torto alle tante cose giuste che sono state dette sulle spaventose conseguenze umanitarie di questa guerra se cito in particolare Valeria Carlini, la portavoce del Cir che ha raccontato alcuni degli interventi di questo progetto fatto di solidarietà e generosità. Ecco, mi sono detto, queste sono le persone che fanno ciò che a noi piace pensare di voler fare, ma poi non facciamo mai. È la rete che comprende, non solo idealmente, i volontari che a Trieste curano i piedi sanguinanti dei profughi giunti dopo viaggi estenuanti e fornisce loro le scarpe per andare avanti. Poi, c’è la Fondazione Dario Fo e Franca Rame che insieme alla Fondazione Il Fatto Quotidiano (sostegno a donne vittime di violenze, a giovani che non possono permettersi gli studi e a categorie sociali particolarmente indigenti) condividono il progetto per prelevare al confine con la Romania, accogliere e assistere in strutture adeguate le famiglie in fuga dal conflitto. Sono tre esempi, tre modelli, tre gocce in quel vasto mare della solidarietà di cui si parla poco, o quasi per nulla, ma non fa niente perché la chiacchiera inutile rappresenta esattamente il codice opposto a quel rimboccarsi le maniche e agire per salvare la vita del prossimo, in un ospedale da campo o in un campo profughi, missioni di cui Gino Strada è stato lo straordinario eroe. Fateci caso a quanto sta diventando poco opportuno, quasi sconveniente, citare in un discorso pubblico la catastrofe umanitaria che la guerra, questa guerra, sta provocando. Se fosse possibile leggere nel pensiero di alcuni ospiti televisivi vedremmo sicuramente dei fumetti dove sta scritto: ecco il solito pacifista che per farsi bello fa il gioco di Putin. Perfino riportare le dure parole del Papa riguardo ai governanti “pazzi” che investono montagne di soldi sugli armamenti, mentre il mondo che va a rotoli suscita nel migliore dei casi silenzi imbarazzati (in questo caso il fumetto direbbe: ecco il solito né-né che vilmente si nasconde dietro la veste bianca di Francesco). Sì, perché parlare delle persone in fuga dalle loro case – avete presente quegli esseri viventi che affogano nello strazio il loro passaggio su questa terra? – non sta bene (molto meglio bullizzare il prossimo che non la pensa come te). Di ciò di cui non si può parlare è meglio tacere, diceva quel grande filosofo. Io ho quel che ho donato, diceva quel grande poeta (e a proposito della domanda al bar di cui sopra, la risposta è stata: non ci penso nemmeno).

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/04/03/tre-gocce-di-solidarieta-tra-il-silenzio/6546621/?fbclid=IwAR2BAJ0JYobX3lCivLJRx_YygNsjNdpA8jyI6NzH_8D0FF8hPW8MrD9RxtA

Gas: dalla crisi ucraina emerge l'isola felice di Spagna e Portogallo.

 

C'è un'isola felice in Europa, nel caos provocato nel mercato energetico mondiale dalle conseguenza dell'invasione russa dell'Ucraina. Si tratta di Spagna e Portogallo che, con una dipendenza relativamente bassa dal gas naturale russo, vedono premiata la lungimiranza mostrata negli anni scorsi, quando si sono dimostrati leader nelle rinnovabili grazie all'energia solare, eolica e idraulica. E ora Spagna e Portogallo sono ora pronti a raccogliere i frutti degli investimenti a lungo termine nel gas naturale liquefatto (il GNL).

Spagna e Portogallo stanno sopportando la crisi del gas causata dal conflitto ucraino.

I numeri parlano da soli: la Spagna ha attualmente sei impianti per il trattamento del GNL, tra cui - a Barcellona - il più grande d'Europa; il Portogallo uno. Sommando le capacità di trattamento del GNL dei due Paesi, Spagna e Portogallo rappresentano un terzo della capacità di trattamento dell'intera Europa. I terminal portuali trasformano i carichi delle navi gasiere con il GNL a temperature bassissime in quello che poi arriva nelle case e nelle aziende.

I due Paesi riceveranno più importazioni di gas
, insieme al resto d'Europa, dopo che gli Stati Uniti hanno annunciato la scorsa settimana che avrebbero aiutato i loro alleati a ridurre la loro dipendenza dalla Russia.
L'aumento delle esportazioni di GNL dagli Stati Uniti all'Europa sarà di 15 miliardi di metri cubi, con spedizioni ancora più grandi in futuro.
La Spagna sembrava essere in una posizione vulnerabile lo scorso anno dopo che l'Algeria - nell'ambito di una pluriennale controversia con il Paese vicino - ha chiuso un gasdotto che attraversa il Marocco .
Nella corsa alla ricerca di alternative, i leader dell'Unione europea vogliono accelerare gli obiettivi a medio e lungo termine per passare ulteriormente alle energie rinnovabili, trovando nel frattempo fonti alternative di gas naturale. La Russia ha mantenuto il flusso, ma in passato ha anche chiuso i rubinetti durante le beghe con Ucraina e Bielorussia.

La crisi ha anche dimostrato che l'UE, pur essendo un mercato comune per 27 nazioni, presenta importanti strozzature interne nel suo sistema di distribuzione dell'energia.
Ci sono scarsi collegamenti energetici tra Spagna e Portogallo e il resto d'Europa. Questo è alla base di un cambiamento senza precedenti nella politica dell'UE quando, la scorsa settimana, ai Paesi iberici è stato permesso di proporre i propri meccanismi di controllo dei prezzi per far fronte all'aumento dei costi energetici in tutto il continente.

In linea teorica il GNL in arrivo e trattato in Spagna potrebbe essere inviato ai vicini più bisognosi più a est, ma ci sono evidenti difficoltà. Perché Spagna e Francia condividono due piccoli gasdotti in grado di trasportare l'equivalente di sette carichi di navi di GNL ogni mese, mentre la Spagna ha ricevuto 27 carichi nei suoi terminali a marzo, oltre al gas naturale pompato attraverso un gasdotto algerino.

A Madrid e Bruxelles si parla di rilanciare un piano per costruire un gasdotto più grande per il gas e l'energia a idrogeno verde per attraversare i Pirenei, ma, anche se ciò dovesse ottenere finanziamenti, ci vorrebbero diversi anni per iniziare a funzionare. E ci sarebbe ancora bisogno di più lavoro in Francia per aiutare a portare il gas dove è veramente necessario. Gli esperti concordano, tuttavia, che se l'Europa vuole l'autonomia energetica, deve rafforzare le sue connessioni.