sabato 8 febbraio 2020

Doppia lente gravitazionale per Gaia16aye. - Giuseppe Fiasconaro


Illustrazione artistica del sistema stellare binario scoperto grazie all’effetto di lente gravitazionale che esso provoca sul percorso della luce proveniente dalla stella Gaia16aye, posta più distante lungo la stessa linea di vista. Crediti: M. Rębisz.

Una campagna osservativa di 500 giorni condotta dalla missione Gaia dell’Esa, insieme a osservazioni di follow-up eseguite con oltre 50 telescopi da terra e dallo spazio, ha permesso di individuare un evento di lente gravitazionale causato da un sistema binario di stelle. Tra gli autori dello studio che ne riporta i dettagli ci sono anche Valerio Bozza dell’Università di Salerno e Giuseppe Leto dell’Inaf di Catania. Li abbiamo intervistati.
Una stella lontana quasi 50mila anni luce, in direzione della costellazione del Cigno, sotto una “doppia lente gravitazionale” formata, a sua volta, da una stella binaria a 2.600 anni luce: è questo che un team internazionale di astronomi ha scoperto analizzando i dati fotometrici delle osservazioni effettuate dal 2016 al 2017 dal satellite dell’Esa, Gaia, e da numerosi telescopi da Terra. Lo studio, i cui risultati sono pubblicati su Astronomy & Astrophysics, riguarda il rilevamento di ciò che in gergo viene definito un “evento di microlesing binario” – il primo evento del genere rilevato dalla missione spaziale Gaia. E fra gli autori ci sono numerosi ricercatori dell’Inaf: Giuseppe Altavilla (Oa Roma), Gisella Clementini e Felice Cusano (Oas Bologna), Giuseppe Leto e Riccardo Sanchez (Oa Catania), Lina Tomasella (Oa Padova) e Roberto Nesci (Iaps Roma).
Tutto è cominciato nel 2016, quando – durante la sua attività di perlustrazione del cielo allo scopo di determinare la posizione, il movimento, la luminosità e la temperatura superficiale di oltre un miliardo di stelle nella nostra galassia – il satellite Gaia dell’Esa ha rilevato l’improvvisa impennata della luminosità di una stella. Il programma Gaia Photometric Science Alerts, un sistema gestito dall’Istituto di astronomia dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito, che analizza quotidianamente l’enorme quantità di dati provenienti da Gaia, rilevata l’anomalia ha subito allertato gli astronomi, in modo che altri telescopi terrestri e spaziali potessero puntarla rapidamente e studiarla più in dettaglio.
I dati della lunga campagna di osservazioni di follow-up seguite a questo alert – ottenuti da oltre 50 telescopi in tutto il mondo, tra cui anche il telescopio Inaf di Loiano, in provincia di Bologna – hanno permesso di confermare che la sorgente – chiamata Gaia16aye o 2Mass 19400112 + 3007533 – si stava comportando in effetti in un modo davvero strano: un modo diverso da quello ascrivibile a fenomeni come esplosioni di supernova e altri fenomeni celesti.
Valerio Bozza (Università degli studi di Salerno), coautore dello studio
«Abbiamo visto la stella diventare sempre più luminosa e poi, in un giorno, la sua luminosità è improvvisamente diminuita», ricorda Łukasz Wyrzykowski dell’Osservatorio astronomico dell’Università di Varsavia, in Polonia, e primo autore studio. Un comportamento che può essere spiegato soltanto da un fenomeno conosciuto con il nome di microlensing gravitazionale: una sorta di “lente d’ingrandimento cosmica” che incrementa la luminosità della stella.
«Osservando stelle lontane, talvolta capita che un’altra stella passi davanti alla sua linea di vista. La luce della stella lontana, allora, viene deviata dal campo gravitazionale della stella vicina, che così funge da “lente gravitazionale», spiega a Media Inaf Valerio Bozza, ricercatore al Dipartimento di fisica dell’Università di Salerno e coautore dell’articolo. «Tuttavia, trattandosi di campi gravitazionali relativamente deboli, l’unico fenomeno misurabile durante questi “passaggi” è un’amplificazione temporanea della luce della stella lontana, nota come microlensing: un fenomeno grazie al quale possiamo rivelare la presenza di oggetti molto piccoli od oscuri lungo la linea di vista. Viene utilizzato, ad esempio, per studiare l’abbondanza di stelle piccole, nane brune, buchi neri e pianeti extrasolari».
Tuttavia, il comportamento di Gaia16aye, come si evince dal grafico che vedete qui sotto, riportante i dati di luminosità della stella raccolti nei quasi due anni di osservazioni di follow-up, risultava strano anche per essere spiegato dalla presenza di uno di questi oggetti cosmici
Il grafico mostra i dati fotometrici raccolti in un periodo di quasi due anni con oltre 50 telescopi in tutto il mondo, nell’ambito di una campagna di osservazione globale guidata dal satellite Gaia dell’Esa. Le misurazioni della luminosità ottenute con il satellite Gaia sono rappresentate dai rombi neri, mentre i restanti simboli colorati sono osservazioni da Terra. Crediti: Wyrzykowski et al. 2019
«Se la lente è un oggetto isolato, il microlensing produce un semplice aumento di luminosità della sorgente lontana, seguito da una discesa perfettamente simmetrica rispetto alla salita», sottolinea Bozza. «Se la lente è una stella normale, la durata del fenomeno è di qualche decina di giorni, ma può salire a diverse centinaia di giorni se la massa della lente è ragguardevole – come quella di un buco nero. Se la lente è in realtà composta da un sistema binario, l’amplificazione della luce prodotta non è la semplice somma delle amplificazioni dei singoli oggetti: la luce, infatti, riesce a trovare nuovi percorsi tra le due lenti per raggiungere l’osservatore. Quando questo accade, misuriamo picchi improvvisi di luminosità nella curva di luce, con tipiche forme a “U”».
Giuseppe Leto (Inaf – Osservatorio astrofisico di Catania)
«Nel caso di Gaia16aye la variazione di luminosità ha avuto un andamento veramente molto complesso», dice un altro dei coautori dello studio, Giuseppe Leto dell’Inaf di Catania, responsabile scientifico di uno dei 50 telescopi coinvolto nella campagna osservativa, l’Apt2 di Serra la Nave. «Questo ha subito fatto capire che l’oggetto che si è frapposto tra la stella sorgente la Terra non era un oggetto singolo. Qui sono entrati in gioco i colleghi teorici che sono riusciti, cosa per niente semplice, a riprodurre l’andamento e quindi a descrivere in maniera completa la “lente”. In questo modo abbiamo scoperto che si tratta di un sistema di due stelle grandi ciascuna circa la metà del Sole, che orbitano attorno al loro centro di massa in poco meno di 3 anni. Un sistema che non possiamo vedere, ma di cui adesso conosciamo con elevata precisione tutte le caratteristiche».
«Insomma, un puzzle veramente complicato», conclude Bozza, «che ha richiesto mesi di tentativi prima di essere risolto. La possibilità di osservare contemporaneamente lo stesso evento da due punti di vista sufficientemente distanti – la Terra e il satellite Gaia – è stato certamente un ulteriore elemento decisivo per il successo dell’analisi. Questo caso conferma come il microlensing possa consentire studi astrofisici dettagliati altrimenti impossibili con altri metodi. Oltre tutto, questo evento di microlensing con sorgente nel disco galattico è molto raro, se ne conoscono pochissimi, averlo scoperto è abbastanza eccezionale».

ASTRONOMIA: Venere SUPERSTAR e 3 Pianeti in Congiunzione con la LUNA. Ecco Cosa Succederà in questo Mese. - Stefano Rossi

Il firmamento darà spettacolo in questo mese

Il cielo darà spettacolo in questo mese di febbraio. I protagonisti principali saranno i pianeti più importanti del sistema solare. In primis Venere che dopo la Luna è l'oggetto naturale più luminoso del cielo.
Ebbene, Venere come detto brillerà magnificamente subito dopo il tramonto e lo potremmo osservare quasi alto nel cielo verso Sudovest.


Oltre a Venere ci saranno anche Giove, Saturno e Marte che dal 18 febbraio si troveranno, poco prima dell'alba, quasi allineati e inoltre in congiunzione con la Luna (sia il 18 sia il 19 sia il 20).
Ultima congiunzione degna di nota e più facilmente visibile sarà quella tra Luna e Venere, prevista per il giorno 27 dopo il tramonto.

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Le cene eleganti. - Marco Travaglio

Se a qualcuno serviva la prova che B. non conta più nulla, gliel’ha fornita ieri Giuseppe Graviano. Erano 15 anni che minacciava di cantare, ma poi non si decideva mai: B. poteva ancora rendersi utile, meglio tenerlo vivo e sotto ricatto. Ora non più. Per capire la sua improvvisa conversione da stragista a cantante basta questa frase lancinante: “Adesso sto dicendo solo qualcosa, ma posso dire ancora tante altre cose”. Il boss di Brancaccio non è un collaboratore di giustizia, tenuto a dire tutta la verità e, se non la dice, punito con la revoca del programma di protezione per sé e i suoi cari. È un mafioso condannato a vari ergastoli per le stragi del 1992-’94, sentito al processo “’Ndrangheta stragista” come imputato di reato connesso con la facoltà di mentire; e, se mente, rischia la condanna per calunnia, cioè il solletico per chi di galera uscirà solo da morto. Ma, come per tutti gli imputati che parlano (fatto eccezionale, per i mafiosi irriducibili), non basta il suo status per togliere credibilità alle sue parole: prima di affermare che mente (o dice la verità), bisogna dimostrarlo.
Delle tre cene “eleganti” con B., non sapremo forse mai. Ma certo mente sulle stragi, di cui dice di non saper nulla e invece furono opera sua; ma ne aveva già parlato in carcere, intercettato a sua insaputa, a proposito della “cortesia” chiesta da B. nel luglio ’92 quando “voleva scendere” in politica e saltò in aria Borsellino. Mente negando l’incontro col suo killer Gaspare Spatuzza al bar Doney di Roma nel gennaio ’94, vigilia della fallita strage dell’Olimpico e della discesa in campo di B., ormai assodato. Mente per omissione su Dell’Utri, decisiva “cerniera” fra Cosa Nostra e B. Mente sul nonno “commerciante di ortofrutta” che investe 20 miliardi nei cantieri e nelle tv di B.. Non per gli investimenti: dei valigioni di contanti di Bontate&C. parlò già 30 anni fa Rapisarda, l’amico-nemico di Dell’Utri. Ma per il mestiere del nonno, impegnato in ben più lucrose attività. Gli elementi già accertati da sentenze irrevocabili (sulle stragi e su Dell’Utri) insegnano però che Graviano dice anche cose vere e verosimili. Pure quando usa abili accorgimenti, come lo schermo del defunto cugino Salvatore (un morto su cui scaricare qualcosa fa sempre comodo). Il fatto già accertato che B. versasse semestralmente centinaia di milioni a Cosa Nostra, dal 1974 al ’92 (sentenza definitiva Dell’Utri) o al dicembre ’94, quand’era già premier (sentenza Trattativa di primo grado), rende probabile che fosse socio in affari dei clan mafiosi. Il fatto che B. pensasse a Forza Italia già nel ’92, l’aveva già raccontato il testimone Ezio Cartotto.
Cioè il consulente ingaggiato da Dell’Utri dopo Capaci per studiare il progetto del partito Fininvest. Ora Graviano data il progetto politico addirittura a prima della strage di Capaci (23 maggio 1992): il che, se confermato, getterebbe una luce nuova sull’omicidio Falcone, ritenuto finora sganciato dalla trattativa e dai “mandanti esterni”. La cui esistenza, dopo le parole di Graviano, diventa ancor più probabile di quanto già non fosse sulla scorta di decine di mafiosi pentiti ed elementi fattuali, visti i rapporti personali e societari che il boss racconta (e solo in minima parte). Anche la seconda fase della trattativa Stato-mafia, quella gestita – secondo i giudici di primo grado – da Dell’Utri per agevolare a fine ’93 e poi ricattare nel ’94 il governo B. con la minaccia di riprendere le stragi interrotte, riceve una formidabile conferma: anche Graviano, dopo tanti pentiti, ribadisce la promessa berlusconiana di “modificare il Codice penale”, poi mantenuta solo in minima parte. Sull’ergastolo e il 41-bis, peraltro, il boss condivide la posizione di gran parte dei politici e opinionisti, oltreché della Consulta ultimo modello e della Corte di Strasburgo: “Sono state fatte leggi incostituzionali, perché la Corte costituzionale li sta dichiarando incostituzionali… Le leggi fatte per non farci uscire dal carcere…”. Parole che lo iscrivono d’ufficio nel fronte “garantista” in ottima compagnia. Su altri punti ricorda male: tipo quando dice che “Berlusconi fu un traditore, perché quando si parlò della riforma del Codice penale e di abolizione dell’ergastolo, un avvocato di Forza Italia mi disse che stavano cambiando il Codice penale e Berlusconi aveva detto di non inserire quelli coinvolti nelle stragi”. In realtà l’ergastolo lo abolì il centrosinistra, scavalcando B., nel 1999 estendendo il rito abbreviato (con relativi sconti di pena) anche ai reati di strage; e lo ripristinò solo due anni dopo, in seguito alle proteste dei pm antimafia e delle vittime delle bombe. Ora, tra le “tante altre cose” che Graviano potrebbe raccontare, potrebbe esserci l’indirizzo dell’appartamento a Milano 3 usato per gli incontri fra lui, il cugino e B.. E magari esibire la “carta privata”, cioè il presunto contratto societario fra i Graviano e B.: volete che non l’abbia conservata come arma di ricatto?
Noi molte di queste cose le abbiamo sempre scritte o sospettate. E una certezza l’abbiamo sempre avuta: che B. sia consapevolmente ricattato e ricattabile da Cosa Nostra da quasi mezzo secolo. Bastava leggere la sentenza Dell’Utri, la più rimossa da politici e giornalisti che hanno sempre finto di non vedere e non sapere, anche dopo la condanna a 7 anni per mafia, continuando a spacciare la verità per “teorema” e a buttare in politica una storia che è stata sempre e soltanto criminale. Ora, in attesa delle puntate successive, tocca alle Procure indagare sulle parole di Graviano: quella di Firenze che ha già riaperto l’indagine su B. e Dell’Utri per le stragi del ’93; e quella di Caltanissetta che dovrà farlo per quelle del ’92. L’unica inchiesta che non si può più riaprire è quella di Palermo su B. per concorso esterno. Sapete perché? Perché è caduta in prescrizione.