martedì 9 luglio 2019

Vitalizi, la Cassazione boccia il ricorso sui tagli. Di Maio: "Bellissima notizia"

Il palazzo della Corte di Cassazione © ANSA
Il palazzo della Corte di Cassazione.

Prevale autodichia Camere, bellissima notizia.

Tagli alle pensioni d'oro dei parlamentari, decide e giudica solo la Camera ma rimane aperta la strada per l'intervento della Consulta, tradizionalmente contraria alle 'decurtazioni pensionistiche'. E' questo il verdetto della Cassazione che si è occupata di uno dei cavalli di battaglia dei Cinquestelle, il taglio dei 'privilegi' dei parlamentari che esultano con il vicepremier Luigi Di Maio: "una bellissima notizia. Stop ai privilegi".
IL POST DI DI MAIO:
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Sforbiciati con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza della Camera, il 12 luglio di un anno fa, con effetto a partire dal primo gennaio scorso quando gli ex onorevoli hanno ricevuto l'assegno alleggerito del 44,41%. Ad avviso della Suprema Corte - chiamata ad occuparsi del taglio su istanza del costituzionalista Paolo Armaroli, ex parlamentare di An - la Camera è l'unica istituzione che ha il potere di decidere qualunque cosa su stipendi e pensioni del suo personale e dei parlamentari, ed è l'unico ente che può occuparsi delle controversie promosse dagli ex onorevoli per il ripristino delle pensioni 'piene'. Nessun altro giudice può intervenire, nè quello ordinario, nè quello amministrativo, scrivono le Sezioni Unite nel verdetto 18265. Ma non tutto è perduto, per l'esercito degli ex onorevoli, perchè c'è ancora lo spazio per chiedere l'intervento della Consulta, giudice di solito contrario alla perdita dei 'diritti acquisiti'. Tra i primi a gioire del verdetto, c'è il vicepremier cinquestelle Luigi Di Maio: "Qualcuno ha fatto ricorso per conservare il privilegio che percepiva ingiustamente da anni" ma "la Cassazione - prosegue Di Maio - lo ha bocciato! Perché sui vitalizi e sulle indennità parlamentari decidono solo gli organi dell'autodichia, a garanzia dell'autonomia del Parlamento" e "si è deciso di "tagliare questi privilegi assolutamente iniqui". Di Maio ricordata che così si risparmiano, tra Camera e Senato, "280 milioni a legislatura".
Tuttavia gli 'ermellini' non solo hanno lasciato la strada aperta alla Consulta, ma si sono anche espressi in favore dei vitalizi in quanto "l'assenza di un riconoscimento economico per il periodo successivo alla cessazione del mandato parlamentare varrebbe quale disincentivo, rispetto al trattamento previdenziale ottenibile per un'attività lavorativa che fosse stata intrapresa per il medesimo lasso temporale". I vitalizi - rileva ancora la Cassazione - sono funzionali alla "sterilizzazione degli impedimenti economici all'accesso alle cariche di rappresentanza democratica del Paese e di garanzia dell'attribuzione ai parlamentari, rappresentanti del popolo sovrano, di un trattamento economico adeguato ad assicurarne l'indipendenza, come del resto accade in tutti gli ordinamenti ispirati alla concezione democratica dello Stato". Concetti che sono 'musica' per le orecchie di Antonello Falomi, presidente dell'Associazione degli ex parlamentari. "La Cassazione - sottolinea infatti Falomi - si è limitata a stabilire chi è il giudice che ha la competenza a giudicare. Sul merito, invece, ha ribadito quello che abbiamo sempre sostenuto e cioè che il vitalizio, come l'indennità parlamentare, non è un privilegio ma una garanzia. La garanzia posta dalla Costituzione a tutela dell'accesso dei cittadini alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza e del libero esercizio della funzione del parlamentare senza vincolo di mandato".

Operazione antidoping nell'Ue, 234 arresti. E' la più grande di sempre.


Alcune delle sostanze dopanti sequestrate.

Positivi 19 atleti, sequestrate sostanze dopanti per 3,8 milioni.


Operazione internazionale contro il doping coordinata dai Carabinieri del Nas e da Europol. Sequestrati in tutta Europa sostanze dopanti per 3,8 milioni, arrestate 234 persone, oltre mille indagati, scoperti nove laboratori clandestini, di cui uno anche in Italia, nel Salernitano, dove i carabinieri hanno sequestrato un laboratorio clandestino per la produzione di sostanze stupefacenti e dopanti. Controllati 600 atleti, di cui 19 sono risultati positivi. 
La maxi operazione anti doping, denominata Viribus, e' la più vasta di sempre in questo settore e vi hanno partecipato tutti i Paesi membri dell'Unione Europea, Interpol, Usa, Svizzera, Albania, Ucraina, Colombia, Montenegro, Moldavia, Islanda, Bosnia, Erzegovina e il Nord Macedonia. Inoltre hanno supportato le attività l'Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) e l'Ufficio Europeo Antifrode (OLAF).
E' stata anche smantellata un'organizzazione dedita al traffico internazionale di sostanze dopanti che operava tra Italia e Romania. Nas e Europol hanno arrestato 13 persone e sequestrato ingenti quantitativi di sostanze dopanti e farmaci contraffatti, per un valore complessivo di circa un milione di euro. Nel complesso l'attività investigativa ha consentito di disarticolare 17 gruppi criminali coinvolti nel traffico internazionale di sostanze dopanti, individuare e sequestrare 9 laboratori clandestini per la produzione di sostanze illecite e farmaci contraffatti.
Viribus è stata lanciata dai Carabinieri del Nas e da Europol nel mese di ottobre 2018 nel corso di un incontro al Ministero della Salute. 

Francesco Bellomo arrestato: “Imponeva minigonne e divieto di nozze alle allieve”. Indagato anche per calunnie a Conte.

Francesco Bellomo arrestato: “Imponeva minigonne e divieto di nozze alle allieve”. Indagato anche per calunnie a Conte

L'ex giudice ai domiciliari per maltrattamento ed estorsione nei confronti di alcune sue allieve, che dovevano indossare abiti previsti dal suo "dress code" e garantirgli "fedeltà". Inquirenti: "Sopraffazione sistematica". Gip: "Manipolazione psicologica delle vittime". Le minacce ai danni del premier risalgono invece a quando Conte era a capo della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi su di lui.

Francesco Bellomol’ex giudice barese del Consiglio di Stato che imponeva minigonne e dress code alle sue borsiste, è stato arrestato e si trova ai domiciliari nella sua casa di Bari. Una misura cautelare motivata dalla reiterazione di un clima di sopraffazione nei confronti delle sue allieve che perpetrava anche al di fuori della sua scuola Scuola di Formazione Giuridica Avanzata Diritto e Scienza. Quindi “la circostanza che il servizio di borse di studio sia stato temporaneamente sospeso è del tutto irrilevante nell’ottica di valutare la sussistenza e perduranza” del suo atteggiamento, anche perché il “servizio potrebbe essere riattivato”. Il docente e direttore scientifico dei corsi post-universitari per la preparazione al concorso in magistratura è accusato di maltrattamento nei confronti di quattro donne con le quali aveva avuto una relazione sentimentale, in concorso con l’ex pm di Rovigo Davide Nalin, coordinatore delle borsiste. Si tratta di tre di loro e di una ricercatrice, a cui si aggiunge estorsione aggravata ai danni di un’altra corsista per fatti che risalgono tra il 2011 e il 2018. Per il gip del Tribunale di Bari Antonella Cafagna che ha disposto l’arresto, l’ex giudice del Consiglio di Stato manipolava psicologicamente le vittime, imponendo loro il divieto di sposarsi e obbligandole alla fedeltà nei suoi confronti. Secondo quanto emerso dalle indagini, una borsista, confidandosi con la sorella, disse di aver sottoscritto “un contratto di schiavitù sessuale“, mentre un’altra è stata “punita” per aver violato gli obblighi imposti dal contratto, finendo in una rubrica sulla rivista della scuola con “dettagli intimi sulla sua vita privata”. Mentre da un’altra ancora avrebbe preteso che “si inginocchiasse e gli chiedesse perdono” per avere violato regole del contratto. Bellomo è anche indagato per i reati di calunnia e minaccia ai danni di Giuseppe Conte. L’accusa risale al settembre 2017, quando il premier era vicepresidente del Consiglio di Presidenza della giustizia Amministrativa (Cpga) e presidente della commissione disciplinare chiamata a pronunciarsi sull’ex giudice.

Gip: “Sistema di sopraffazione” – Il gip del Tribunale di Bari parla di “indole dell’indagato in seno al rapporto interpersonale in termini di elevata attitudine alla manipolazione psicologica mediante condotte di persuasione e svilimento della personalità della partner nonché dirette ad ottenerne il pieno asservimento se non a soggiogarla, privandola di qualunque autonomia nelle scelte, subordinate al suo consenso”. Nell’ordinanza il giudice analizza quello che definisce “sistema Bellomo“, nel quale “l’istituzione del servizio di borse di studio non era altro che un espediente per realizzare un vero e proprio adescamento delle ragazze da rendere vittime del proprio peculiare sistema di sopraffazione, fondato sulla concezione dell’agente superiore e sui corollari di fedeltà, priorità e gerarchia“. Secondo “la concezione ‘bellomiana’ dei rapporti interpersonali“, le vittime sarebbero state prima “isolate, allontanandole dalle amicizie“, quindi Bellomo ne avrebbe tentato una “manipolazione del pensiero se non addirittura di indottrinamento” con successivo “controllo mentale, mediante l’espediente di bollare come sbagliate le opinioni espresse o le scelte compiute dalla vittima, in modo da innescare un meccanismo di dipendenza da sé”. È anche una delle vittime a definire il rapporto con Bellomo “come se si fosse impossessato della mia testa”.
Le minacce a Conte – L’ex magistrato aveva citato per danni dinanzi al Tribunale di Bari Conte e un’altra ex componente della commissione disciplinare, Concetta Plantamura, “incolpandoli falsamente” di aver esercitato “in modo strumentale e illegale il potere disciplinare“, svolgendo “deliberatamente e sistematicamente” una “attività di oppressione” nei suoi confronti, “mossa – denunciava Bellomo – da un palese intento persecutorio, dipanatosi in un numero impressionante di violazioni procedurali e sostanziali, in dichiarazioni e comportamenti apertamente contrassegnate dal pregiudizio”. Pochi giorni dopo la notifica della citazione e nell’imminenza della seduta del Plenum per la discussione finale del procedimento disciplinare a suo carico, Bellomo avrebbe depositato una memoria chiedendo “l’annullamento in autotutela degli atti del giudizio disciplinare per vizio di procedura” e il suo “proscioglimento immediato” per “evitare ogni ulteriore aggravamento dei danni ingiusti già subiti”. Per la Procura di Bari, Bellomo avrebbe così “implicitamente prospettato oltre all’aggravarsi dell’entità del risarcimento chiesto, anche il possibile esercizio di azioni civili in caso di ulteriori danni”. Avrebbe quindi minacciato Conte e Plantamura “per turbarne l’attività nel procedimento disciplinare a suo carico – si legge nell’imputazione – e impedire la loro partecipazione alla discussione finale, influenzandone la libertà di scelta e determinando la loro estensione, benché il Cpga avesse votato all’unanimità, ed in loro assenza, l’insussistenza di cause di astensione e ricusazione“.
Cafagna ha rigettato la richiesta cautelare del pubblico ministero per quanto riguarda le accuse ai danni di Conte, reati per i quali Bellomo rimane indagato. Il gip, per questi due casi, ha ritenuto la misura degli arresti domiciliari “certamente inadeguata”, come scrive al termine dell’ordinanza, composta di 99 pagine. “Fermo, infatti, il requisito della gravità indiziaria” sui due capi di imputazione, il gip osserva che “la richiesta del Pubblico Ministero è del tutto generica riguardo ai reati per i quali il trattamento cautelare è da applicare, non contenendo in proposito alcuna specificazione”.
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Firenze, Tiziano Renzi e Laura Bovoli hanno deciso di rinunciare all’esame in aula nel processo per fatture false.

Firenze, Tiziano Renzi e Laura Bovoli hanno deciso di rinunciare all’esame in aula nel processo per fatture false

A spiegarne le ragioni è stato il legale dei coniugi, Federico Bagattini: "L’istruttoria dibattimentale ha offerto il massimo di argomenti difensivi che potessimo immaginare in questo processo. Nel caso, faremo fare ai nostri assistiti delle dichiarazioni spontanee". La prossima udienza del processo che vede imputato anche l'imprenditore Luigi Dagostino è fissata il 15 luglio.

Non si sono presentati e hanno rinunciato a essere esaminati dalle parti. Tiziano Renzi e Laura Bovoli, imputati a Firenze insieme all’imprenditore Luigi Dagostino per le presunte fatture false della Eventi 6 srl e Party srl, hanno scelto la loro strategia difensiva: no alla presenza in aula per il momento, forse dichiarazioni spontanee verso la fine del processo. A spiegarne le ragioni è stato il legale dei coniugi Renzi, Federico Bagattini: “L’istruttoria dibattimentale ha offerto il massimo di argomenti difensivi che potessimo immaginare in questo processo”.
“Gli stessi ufficiali di polizia giudiziaria hanno dichiarato che non vi è stata alcuna forma di danno tributario, di danno erariale – ha aggiunto – E questa è la negazione ontologica di ogni forma di reato fiscale e quindi anche della falsa fatturazione”. Il legale dei coniugi Renzi ha poi aggiunto che “laddove alla fine dell’istruttoria dibattimentale riterremo che ci sia la necessità di limare, precisare alcuni elementi in punto di fatto, faremo fare ai nostri assistiti delle dichiarazioni spontanee”. Anche il difensore dell’imprenditore Dagostino ha fatto sapere che il suo assistito potrebbe rilasciare dichiarazioni spontanee nel corso delle prossime udienze.
I fatti, per come sono stati ricostruiti dalle indagini, risalgono al 2015 quando Dagostino era amministratore delegato della Tramor, società di gestione dell’outlet The Mall di Leccio di Reggello, in provincia di Firenze (leggi l’articolo del Fattoquotidiano.it). Dagostino avrebbe incaricato le società Party ed Eventi 6, entrambe facenti capo ai Renzi, di studi di fattibilità per lavori all’outlet. Le fatture considerate false al centro del processo sono due: una da 20mila e l’altra da 140mila euro più Iva. Oggi in aula un consulente tecnico citato dalla difesa, il commercialista Francesco Mancini, rispondendo alle domande di uno dei legali di Laura Bovoli, avvocato Francesco Pistolesi, ha affermato che le due fatture oggetto del processo furono regolarmente contabilizzate e non provocarono alcun danno all’Erario.
In base a quanto riferito dal commercialista, le fatture emesse dalle società dei Renzi Eventi 6 srl e Party srl furono regolarmente registrate nella contabilità delle due aziende, sia nel ‘libro Iva’, ai fini del pagamento dell’imposta sul valore aggiunto, che nel ‘libro giornale’, ai fini del pagamento delle imposte dirette. Le fatture furono emesse verso la Tramor, che ritenendole false si è costituita parte civile nel processo, facendole anche cancellare dalla denuncia dei redditi. Per i legali dei Renzi tuttavia, la società non avrebbe annullato le fatture, limitandosi in via cautelativa a considerarne i relativi costi non come inesistenti ma come indeducibili. Il processo riprenderà il prossimo 15 luglio.