venerdì 4 marzo 2016

Energia pulita grazie ad una turbina eolica super silenziosa. - R.Z.



Può essere installata sul tetto o in giardino e sarebbe in grado di generare 1500 kWh di energia pulita ogni anno.


Si chiama Liam F1 Urban Wind la nuova mini turbina eolica residenziale ad alta efficienza che promette di rivoluzionare il settore delle rinnovabili. L’aerogeneratore, progettato dalla società olandese The Archimedes, risulta godere di una struttura ultracompatta e, grazie anche al peso ridotto, appena 75 kg, può esser facilmente installato sul tetto di casa oppure in un piccolo giardino.
Ogni anno può produrre 1500 kWh di energia pulita - Il punto di forza della Liam F1 Urban Wind risulta esser tuttavia la silenziosità: gli ingegneri sono riusciti ad azzerare il classico rumore associato al movimento delle “pale” e a quello del rotore. La turbina eolica, un generatore ad asse orizzontale, è alto solo un metro e mezzo ma permetterebbe la quasi totale indipendenza energetica. La Liam F1 Urban Wind, infatti, è in grado di generare energia sufficiente per soddisfare i consumi di una famiglia media, riuscendo a produrre 1500 kWh di energia pulita l’anno.
Il rendimento è pari all’80% del valore massimo estraibile dal vento - Stando a quanto spiegato dalla società olandese, il generatore, dalla silhouette che ricorda il guscio di un Nautilus, sfrutta il principio di funzionamento di una “pompa a vite di Archimede” (dispositivo capace di utilizzare l’energia cinetica associata al passaggio di un fluido al suo interno). Il rendimento energetico è pari all’80% del valore massimo estraibile dal vento, garantendo una produzione eccellente già con un vento che soffia ad una velocità media di 5 metri al secondo.
L’aerogeneratore della Archimedes non è ancora disponibile sul mercato - Il design della turbina è stato studiato fin nei minimi dettagli, così che l’apertura si trovasse sempre rivolta verso la direzione del vento, in modo da ottenere una massima resa senza l’ausilio di software per il controllo del movimento delle pale. L’aerogeneratore della Archimedes non è ancora disponibile sul mercato ma i progettisti assicurano che il lancio sarà imminente, e avverrà simultaneamente alla presentazione di un nuovo prototipo capace di collegarsi direttamente ai lampioni LED, per rispondere anche alle esigenze di “smart lightening” delle città intelligenti.











Nunzia De Girolamo ora rischia il processo per il caso Asl di Benevento. Quando disse: “Dite che comandiamo noi” - Vincenzo Iurillo





I pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per l'inchiesta sugli appalti dell'azienda sanitaria. Tra i reati contestati ai 6 imputati concussione, abuso d'ufficio e offerta di utilità per ottenere il voto elettorale. Per questa vicenda giudiziaria l'esponente di Forza Italia rassegnò le dimissioni da ministro del governo Letta.

Nunzia De Girolamo rischia il processo. La Procura di Benevento ha chiesto infatti il rinvio a giudizio per la deputata di Forza Italia ed ex ministro del governo Letta per l’inchiesta sulle presunte irregolarità per falsi mandati di pagamento all’Asl locale. Tra i vari punti focali gli appalti per il servizio di 118. Oltre alla De Girolamo sono da oggi imputati il direttore sanitario Gelsomino Ventucci, il direttore generale Michele Rossi, l’ex capo della segreteria di De Girolamo Luigi Barone (ora nel direttivo nazionale di Ncd), un altro collaboratore della deputata Giacomo Papa e il sindaco di Airola (Benevento), Michele Napoletano, indagato per il trasferimento nel suo comune di una unità operativa allocata a Montesarchio. A decidere sulla richiesta del procuratore capo Giovanni Conzo e del sostituto Nicoletta Giammario sarà il giudice per l’udienza preliminare il 29 aprile. I reati ipotizzati dai magistrati sono concorso in concussioneabuso d’ufficio e offerta di utilità per ottenere voti elettoraliProprio per questa vicenda nel gennaio 2014 la De Girolamo rassegnò le dimissioni da ministro dell’Agricoltura.

Il gip, nell’ordinanza che portò all’obbligo di dimora dell’ex direttore amministrativo dell’Asl beneventana Felice Pisapiaparlò di “direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni forma di legge che si occupava, in funzione di interessi privati e di ricerca del consenso elettorale, con modalità a dir poco deprimenti e indecorosedi ogni aspetto della gestione dell’Asl”. Definì quel direttorio “un’associazione a delinquere”, andando oltre le ipotesi della Procura.
Ma oltre ai presunti reati che ora saranno al vaglio del gup per un eventuale processo, durante i mesi dell’inchiesta erano emerse anche le parole della parlamentare di centrodestra registrate di nascosto dallo stesso Pisapia e pubblicate da ilfattoquotidiano.it. E’ il 4 gennaio 2014 quando il Fatto Quotidiano pubblica alcuni stralci di registrazioni che proverebbero le pressioni e gli interessi politici e privati della De Girolamo sulla gestione dell’Asl. Pisapia le ha portate dai pm a sua difesa: nell’estate 2012 ha registrato di nascosto la De Girolamo che convocava a casa i vertici dell’Asl e i suoi più stretti collaboratori politici. Con loro, la deputata discuteva di come orientare l’appalto milionario del 118, di dove allocare presidi e strutture sanitarie secondo criteri di tornaconto elettorale, di come aiutare un amico che vende mozzarelle in pieno centro ma è stato appena colpito da un verbale sanitario, di come sfrattare il vecchio gestore e assegnare il bar dell’ospedale Fatebenefratelli allo zio e alla cugina prediletti.
La rivelazione dei colloqui in casa De Girolamo sono la palla di neve che nelle settimane successive, anche grazie agli articoli del Fatto Quotidiano, si tramuterà nella valanga che costringe la De Girolamo a dimettersi da ministro. “Mandagli i controlli e vaffanculo” si sente dire dalla De Girolamo nelle conversazioni registrate, rivolta a Michele Rossi, il manager dell’Asl riguardo al Fatebenefratelli e prospettandoli a mò di ritorsione. “Facciamo capire che un minimo di comando ce l’abbiamo… Altrimenti mi creano i coppetielli co’ sta storia (traduzione dal campano: mi prendono in giro)”. Si sente la De Girolamo porre un veto su un presidio sanitario a Forchia: “No, lì no, preferisco darlo a uno del Pd che mi porta 100 voti…”.
Pisapia ha depositato una quindicina di file audio, resi pubblici solo in minima parte. Su queste registrazioni è in corso una furibonda battaglia legale sull’utilizzabilità processuale: gli avvocati della ex ministra ne hanno chiesto la distruzione sul principio dell’inviolabilità della dimora del parlamentare, se ne discuterà il 23 marzo.
Nei riguardi dell’ex ministro e degli altri cinque indagati, la Procura di Benevento ha ipotizzato, a vario titolo, i reati di concorso in concussioneabuso di ufficio e offerta di utilità per ottenere il voto elettorale. I fatti contestati risalgono a un periodo compreso tra il 2010 e il 2013. Nel frattempo il gip Flavio Cusani ha già respinto le richieste di archiviazione firmate dai pm per altri protagonisti di questa vicenda giudiziaria: lo stesso Pisapia e il dirigente Arnaldo Falato.

PLANTNET: IL DIZIONARIO BOTANICO A PORTATA DI CLIC. - Christine Michel Fayek (Spirali di Luna)

plantnet

Amate passeggiare per prati e boschi e vi piacerebbe sapere il nome delle piante e degli alberi che vedete? Vi incuriosisce la botanica e vi attrae l’idea di avere un vero erbario sul vostro smartphone? Allora Plantnet, la nuova app creata per individuare e riconoscere alberi e fiori con una foto, potrebbe fare al caso vostro.
Si tratta di una base di dati che raccoglie più di 3.700 specie di piante identificabili automaticamente dopo aver scattato una foto (è un po’ lo stesso concetto della app Shazam che riconosce le canzoni). Per il momento il database comprende solo piante spontanee e silvestri, non sono incluse le piante ornamentali o coltivabili. Il miglior modo di utilizzare Plantnet è focalizzandosi su un solo organo, ad esempio una singola foglia piuttosto che l’intero cespuglio, scattando foto da varie angolature e di differenti parti (foglie, fiori, frutti o corteccia), per permettere al meccanismo di riconoscere meglio la pianta.
plantnet android
In seguito la comunità virtuale può apportare pareri e convalidare o meno la qualità delle foto e l’esito del riconoscimento automatico, in puro stile social network (per il momento solo in lingua francese).  Se si tratta di una pianta che non è ancora nel catalogo, essa viene inserita ampliando così la base di dati a beneficio della collettività. Il fatto di poter apportare il proprio contributo infatti, dà a ciascuno la possibilità di far parte di una comunità che collabora per riportare alla luce l’ancestrale conoscenza delle piante, un indispensabile strumento di vita che purtroppo si sta perdendo.
La base di dati si aggiorna costantemente ed è frutto della condivisione degli usuari, i cui contributi sono preziosi. La ricerca collaborativa è aperta sia a membri della comunità scientifica botanica che a semplici amanti del verde, uniti dall’interesse di condividere e ampliare il proprio conoscimento delle piante.
Credo che Plantnet sia un modo intelligente di usare la tecnologia in favore della collettività, per acquisire strumenti di conoscenza importanti  e contribuire a diffondere un sapere che si sta perdendo a scapito di tutti. Inoltre, per chi vuole imparare la botanica, c’è anche il gioco di Plantnet che si chiama The Plant Game: gioca a riconoscere le piante e fai a gara a chi ne indovina di più!
Potete scaricare Plantnet gratuitamente qui.
Pronti a fotografare nella prossima gita fuori porta?
Credo che Plantnet sia un modo intelligente di usare la tecnologia in favore della collettività, per acquisire strumenti di conoscenza importanti  e contribuire a diffondere un sapere che si sta perdendo a scapito di tutti. Inoltre, per chi vuole imparare la botanica, c’è anche il gioco di Plantnet che si chiama The Plant Game: gioca ad riconoscere le piante e fai a gara a chi ne indovina di più!
Potete scaricare Plantnet gratuitamente qui.
Pronti a fotografare nella prossima gita fuori porta?

MALVA: TISANE, INFUSI E DECOTTI. - Marta Albè

tisana alla malva

I fiori e le foglie di malva (Malva silvestris) sono un ottimo rimedio naturale per preparare tisane benefiche per la salute. Con la malva infatti si possono ottenere infusi e decotti curativi. Impariamo come utilizzare al meglio la malva per godere dei suoi numerosi benefici.
Vi avevamo già parlato delle principali proprietà curative e dei benefici della malvaun vero e proprio toccasana per la salute che dalla medicina popolare e in erboristeria viene utilizzato soprattutto per la preparazione di tisane sotto forma di infusi e di decotti.
Le tisane alla malva vengono consigliate soprattutto come rimedi rilassanti per dormire meglio e come leggeri lassativi per favorire la corretta funzionalità dell’intestino. Le tisane alla malva risultano efficaci anche per alleviare i fastidi legati alle infiammazioni, ad esempio alla cistite.
Inoltre le tisane alla malva sono un aiuto benefico in caso di accumulo di muco nelle vie respiratorie, di tosse e di malattie da raffreddamento. Le tisane alla malva si impiegano sia ad uso interno come normali bevande sia ad uso esterno ad esempio per gli impacchi per gli occhi arrossati (ad esempio in caso di congiuntivite), come collutorio naturale, per i pediluvi e per i bagni curativi.
Come preparare la tisana alla malva
Possiamo preparare la tisana alla malva sotto forma di infuso o di decotto. Della malva si utilizzano foglie e fiori sia freschi che essiccati. Potrete raccogliere la malva fresca, magari coltivata da voi nell’orto o in vaso, oppure acquistare la tisana alla malva in erboristeria, sfusa, composta da malva essiccata, oppure in bustine.
Per approfondire i benefici, gli utilizzi e le modalità di somministrazione della tisana alla malva in base alle vostre condizioni di salute e alla problematica di cui vorreste prendervi cura con questo rimedio naturale chiedete maggiori informazioni al vostro erborista di fiducia.
La tisana alla malva si può preparare sia come infuso, a partire dalla malva essiccata, sia come decotto, con le foglie e i fiori di malva freschi. La tisana alla malva ha proprietà calmanti e rilassanti.
Potrete lasciare raffreddare sia l’infuso che il decotto alla malva e utilizzarlo come collutorio soprattutto in caso di gengive arrossate e infiammate per alleviare i fastidi. La malva è tra i rimedi naturali che si possono utilizzare anche in gravidanza.
Infuso alla malva
Per preparare una tazza di infuso alla malva vi serviranno:
2 cucchiaini di malva essiccata oppure
1 bustina di malva per infusi
250 ml d’acqua
Portate ad ebollizione 250 ml d’acqua in un pentolino. Versate l’acqua in una tazza in cui avrete già aggiunto 2 cucchiaini di malva essiccata o 1 bustina di malva per infusi. Lasciate riposare per 10-15 minuti, filtrate, se serve dolcificate e bevete.

Decotto alla malva

Per preparare una tazza di decotto alla malva vi serviranno:
10 gr di malva fresca (fiori e foglie)
250 ml d’acqua
In un pentolino versate l’acqua e la malva fresca. Portate ad ebollizione e lasciate sobbollire per 10 minuti. Spegnete il fornello e lasciate riposare il decotto per 15 minuti. Quindi filtrate il liquido ottenuto per eliminare le foglie e i fiori di malva e bevete il vostro decotto.
Bere 2 o 3 tazze al giorno di infuso alla malva o di decotto alla malva dà sollievo in caso di cistite, emorroidi, raffreddore, stitichezza, stress, insonnia, difficoltà digestive.
Le tisane alla malva non hanno controindicaizoni particolari. Il vostro erborista di fiducia saprà darvi maggiori informazioni su dosi e somministrazione dei rimedi naturali a base di malva. Per approfondire vi suggeriamo la lettura dei seguenti testi:
Leggi anche:

Ricetta elettronica, cosa cambia tra promemoria cartaceo e costi del ticket. - Patrizia De Rubertis

Ricetta elettronica, cosa cambia tra promemoria cartaceo e costi del ticket

Dal primo marzo è iniziata ufficialmente l'era della ricetta digitale. Ma il passaggio non equivale alla dematerializzazione: fino al 2017 il medico dovrà sempre stampare un promemoria. Si potrà ritirare il medicinale in qualsiasi farmacia italiana pagando il ticket previsto dalla Regione di residenza.

A forza di parlare di pensioni, quando arriva il momento giusto per andarci non ci si riesce mai a farlo senza complicazioni. E questo vale anche per la vecchia ricetta rossa per l’acquisto dei farmaci o la prescrizione di una visita specialistica. Così, anche se dal primo marzo è cominciata ufficialmente l’era della e-prescription, ovvero la ricetta elettronica, non si può ancora dirle addio. Nell’Italia dei rinvii, infatti, anche per questa rivoluzione c’è una lunga fase transitoria che si concluderà solo a fine 2017. E fino ad allora gli italiani dovranno continuare a convivere con la ricetta cartacea, ancora indispensabile per alcuni farmaci (come stupefacenti, ossigeno, prescrizioni per erogazione diretta in continuità assistenziale e farmaci con piano terapeutico) e il ‘piccolo promemoria’ (15×21 cm) stampato dal medico da consegnare al bancone della farmacia che permette di recuperare la prescrizione anche in caso di malfunzionamenti del sistema o in assenza di una linea veloce di collegamento alla rete, come già lamentato dai medici molisani.
La novità della ricetta digitale è, infatti, tutta qui: per prescrivere un farmaco, un accertamento o una visita, il medico si collega a un sistema informatico, lo stesso visibile al farmacista che poi consegnerà pillole o sciroppi. Peccato, però, che tra il dire e il fare ci sia di mezzo la tecnologia. Ed è dal 2010, con l’annuncio del decreto legge sulla dematerializzazione della ricetta medica cartacea, poi pubblicato in Gazzetta ufficiale nel novembre 2011 e sancito nel 2012 nel piano dell’Agenda digitale, che il sonno di amministratori e burocrati è turbato dalla realizzazione di questo passaggio che si è scontrato fin qui con una sperimentazione flop. In Sicilia, Valle d’Aosta, Trentino, Basilicata e Veneto, dove già dal 2014 le Regioni hanno iniziato a sostituire la ricetta rossa con quella elettronica, si sono ottenuti scarsi risultati a causa della mancanza di stampanti o toner negli studi medici, della scarsa informazione ma soprattutto della sostanziale inutilità visto che il passaggio al digitale non c’era ancora stato e i database non comunicavano tra loro. Tanto che il paziente ha sempre dovuto portare con sé una copia cartacea.
Come funzionerà d’ora in avanti è più chiaro. I dottori, per effettuare una prescrizione, si connettono dal proprio pc a un apposito portale gestito da Sogei e compilano online la ricetta che, identica a quella cartacea, genera un numero associato al codice fiscale del paziente. In questo modo vengono aggiunte in automatico anche le eventuali esenzioni. A questo punto, con un semplice invio, i dati diventano visibili in tutte le farmacie italiane sia pubbliche che convenzionate. Il paziente deve, tuttavia, prendere il promemoria cartaceo da consegnare al farmacista, il quale collegandosi allo stesso sistema – tramite il numero di ricetta e il codice fiscale – potrà accedere alla sua prescrizione ed erogare il medicinale prescritto. La farmacia, poi, invierà al server di Sogei i dati relativi all’erogazione (prezzo del farmaco, ticket, esenzioni) e i codici adesivi delle confezioni del farmaco, vale a dire le fustelle.
Si tratta, insomma, di uno degli effetti più importanti della nuova era digitale, visto che i medicinali potranno essere ritirati anche fuori dalla Regione di residenza. Chance fino ad oggi negata, visto che si era costretti a pagare per intero i farmaci. Ma, ora, grazie alla tessera sanitaria le farmacie potranno applicare il ticket regionale perché, nonostante le ventate di innovazione, il costo di una siringa o di uno sciroppo continua a essere assai diverso da una Regione all’altra. E toccherà, quindi, proprio alle Asl scambiarsi le informazioni sui medicinali prescritti e procedere ai relativi rimborsi.
In questa fase transitoria, inoltre, non si potranno ancora cogliere i vantaggi economici della dematerializzazione che servirà al Sistema sanitario a spendere meno e razionalizzare il sistema. Le ricette rosse, infatti, tra stampa, vidimazione e spedizione costano alle Asl tra 5 e 10 centesimi. E, considerando che in Italia ogni anno vengono emesse oltre 650mila ricette, il calcolo del risparmio è presto fatto: circa 450 milioni di euro, ossia quasi mezzo punto percentuale della spesa sanitaria pubblica complessiva.
Forte preoccupazione arriva dai medici di base. “Qualcuno ha confuso gli studi medici con quelli dei Caf vista la mole di dati anagrafici, codici di esenzione dai ticket e quant’altro dovremo verificare”, lamenta il segretario Fimmg, Giacomo Milillo che aggiunge: “Il medico non potrà più neanche contare sull’aiuto dell’assistente di studio nel velocizzare la procedura di compilazione delle ricette e questo comporterà visite più lunghe e attese più lunghe per gli assistiti”.

Addio posto fisso, risparmi e casa di proprietà: benvenuto Medioevo. - Francesco Manna


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Prima il posto fisso, poi il risparmio privato, infine la casa di proprietà.

Ci hanno abituato a pensare che il lavoro stabile sia anacronistico, una dimensione nostalgica e inadatta alle dinamiche del Terzo Millennio (il Jobs act legalizza il precariato permanente e il licenziamento arbitrario). Fatevene una ragione ci hanno detto. E ce la siamo fatta.
Ci stanno abituando a pensare che il bail-in sia una cosa buona e giusta (tradotto: le banche perdono giocando d’azzardo, i clienti pagano il conto, tutto a norma di legge). E ce ne stiamo facendo una ragione.
E ora vogliono abituarci a vivere tutti in affitto. Anzi: a considerare una fortuna riuscire a pagare un affitto, così come ormai si considera un privilegiato chi riesce a raccattare qualche voucher. E, a quanto pare, ce ne faremo una ragione.
Eppure lavoro, risparmio privato e casa di proprietà sono stati i pilastri portanti della classe media per decenni. Di più, sono stati i pilastri di quel poco di democrazia che abbiamo avuto: senza diritti sociali, la democrazia diventa un vuoto simulacro che fa da paravento a un’oligarchia di fatto. Oggi stiamo assistendo passivamente allo smantellamento di questi tre pilastri, una devastazione lenta, sistematica e tenace.
Il governo Renzi sta agevolando l’esproprio delle case da parte delle banche (vedi l’atto n.256: bastano sette mesi non pagati, anche non consecutivi, per far finire la casa all’asta) e, con le condizioni stabilite per il prestito ipotecario vitalizio,  alla morte del beneficiario over 60 gli eredi potrebbero ritrovarsi sul groppone costi insostenibili (con tanto di reintrodotti anatocismo e pignoramento della prima casa), perdendo il possesso della casa.
 
Il nuovo mondo si preannuncia così: niente diritti sul lavoro, niente risparmi, niente pensioni, niente casa di proprietà.
 
Al posto dei diritti, avremo qualche elemosina di Stato (probabilmente le chiameranno “misure umanitarie”) elargita ai più poveri fra i poveri, almeno sulla carta, per garantire quel minimo indispensabile di tenuta sociale.
 
La nuova classe media sarà un esercito di braccianti che vivono alla giornata.
 
In tre parole, saremo tutti sudditi.
 

Formazione, peculato da 11 milioni Inchiesta su Corsello e Monterosso. - Riccardo Lo Verso

, Cronaca

Il fascicolo è quello sui cosiddetti extrabudget della Formazione, coordinato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Luca Battinieri.

PALERMO- Il reato ipotizzato è gravissimo anche e soprattutto perché sarebbe stato commesso dal più alto burocrate della Regione, Patrizia Monterosso (a sinistra nella foto). Enorme è la cifra: undici milioni di euro. Sono tutti soldi dell'Unione europea e destinati alla formazione professionale.

Livesicilia aveva già scoperto che il segretario generale era indagata per abuso d'ufficio assieme ad Anna Rosa Corsello. Ora per entrambe la posizione si complica. Hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini sui cosiddetti extrabudget della Formazione, firmato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Luca Battinieri. Negli anni passati era abitudine concedere agli enti le cosiddette “integrazioni”. Somme che si aggiungevano a quelle previste inizialmente dal Piano dell'offerta formativa regionale. Quelle “integrazioni”, però, come ha sottolineato la Corte dei conti che ha emesso pesantissime condanne, sono illegittime.

"In più di una sede giudiziaria la mia assistita - spiega il legale della Monterosso, l'avvocato Nino Caleca - ha fornito chiarimenti. Anche adesso daremo il nostro contributo alla magistratura affinché emerga la verità e l'assoluta estraneità all'ipotesi contestata".

La stangata contabile è ormai definitivaLa condanna più pesante è arrivata proprio per il segretario generale Patrizia Monterosso che dovrà restituire alla Regione quasi 1,3 milioni di euro. Condannati pure gli ex assessori Santi Formica (dovrà restituire 379 mila euro), Luigi Gentile (224 mila euro), la dirigente Alessandra Russo (378 mila euro), Maria Carmela Di Bartolo (474 mila euro) e l'ex dirigente del servizio Rendicontazione, Nino Emanuele (365 mila euro).

Nelle more della sentenza la Regione aveva avviato le “compensazioni”. L'ex dirigente generale della Formazione, Anna Rosa Corsello, aveva ricevuto dalla Monterosso un atto di diffida affinché riequilibrasse la situazione. E così si arrivò al blocco dei finanziamenti dell'Avviso 20 a diversi enti di formazione per recuperare gli extrabudget degli anni precedenti. Un recupero che avrebbe potuto fare venire meno il danno erariale. Solo che alcuni enti si erano opposti costituendosi in giudizio.

E sono stati gli stessi enti che si sono ribellati alla compensazione a denunciare la faccenda alla Procura della Repubblica. E' nata l'inchiesta che ha portato ormai da mesi all'iscrizione nel registro degli indagati della Corsello e del dirigente Michele La Cagnina (il suo nome non compare nell'avviso di conclusione delle indagini) prima, e poi della Monterosso. La Corsello, nel frattempo sospesa dal giudice per un'altra presunta storia di posti di lavoro in cambio di favori, era stata interrogata due volte. La Monterosso era stata sentita a dicembre e in gran segreto. Si era difesa a tutto campo.

Non c'era alcun accordo con la Corsello, la diffida era legittima così come legittimo era il principio della compensazione fra i contributi europei e i finanziamenti regionali. E in ogni caso il recupero delle somme non era partito dal suo ufficio, ma dallo stesso Dipartimento della Formazione professionale. Questo è il nodo dell'indagine visto che, secondo i pm, la diffida sarebbe alla base di un peculato milionario per avere utilizzato i soldi in maniera diversa dalle regole ferree dettate dall'Unione europea. Ed è per questo che presto chiederanno di processare gli indagati.


http://livesicilia.it/2016/03/02/formazione-peculato-da-undici-milioni-corsello-e-monterosso-inchiesta-choc_722242/
Per saperne di più:
http://livesicilia.it/2013/12/18/e-i-burocrati-cercano-di-evitare-la-condanna-togliendo-i-soldi-agli-enti-di-formazione_419699/