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giovedì 21 novembre 2024

Cos’è il DNA Cenerentola appena decodificato: si tratta di una scoperta fondamentale contro il cancro. - Maria Teresa Gasbarrone

 

Sono stati appena pubblicati tre studi che mostrano come un tipo di Dna finora ritenuto irrilevante, il Dna extracromosomico (ecDna), può invece svolgere un ruolo chiave nella formazione di alcuni tumori. Dallo studio di questo Dna i ricercatori potrebbero aver individuato una nuova strategia di contrasto contro alcune forme tumorali.

Sono stati appena pubblicati tre studi che potrebbero dare una svolta alla nostra conoscenza dei meccanismi che portano alla formazione del cancro. Queste tre ricerche, realizzate da un team internazionale guidato dalla Stanford Medicine, hanno decodificato il Dna extracromosomico (ecDna), anche chiamato da alcuni Dna-Cenerentola: si tratta di piccoli cerchi di Dna che si trovano fuori dai cromosomi, dove le cellule normali contengono il loro Dna.

Sebbene la scoperta di questo tipo di Dna risalga agli anni '60, per anni è stato liquidato come poco rilevante. Invece, studi recenti hanno messo in dubbio questa teoria e oggi sono stati confermati: dai tre studi è infatti emerso che questi piccoli cerchietti potrebbero essere il motivo per cui in alcune persone i tumori sono più aggressivi e difficili da bloccare. Non solo:  quello che questo gruppo internazionale di studiosi, guidato dal professor di patologia Paul Mischel, ha scoperto mette in dubbio e contraddice una delle leggi fondamentali della biologia, ovvero la terza legge di Mendelev, anche nota come il principio dell'assortimento indipendente.

Il ruolo del Dna cenerentola.

La prima ricerca – tutte e tre sono state pubblicate sulla rivista Nature – ha indagato la prevalenza dell'ecDna in quasi 15.000 persone affette da tumore per un totale di 39 tipi diversi di cancro.

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Per anni è stato dato per certo che il Dna rilevante fosse quello contenuto nei cromosomi, che possiamo immaginare come strutture interne alle cellule in cui è organizzato un lungo di filamento di DNA. Anche dopo la scoperta dell'ecDna, gli scienziati erano convinti che solo il 2% dei tumori contenesse nelle proprie cellule quantità rilevante di questi cerchietti di Dna extracromosomico.

Tuttavia, una ricerca nel 2017, condotta sempre dal professor Mischel suggerì che invece questo Dna potesse avere un ruolo nell'insorgenza di molti tumori, ipotesi poi supportata da un ulteriore studio del 2023.

Il legame tra ecDna e cancro.

Proprio da quelle ricerche, gli studiosi sono riparti per questo nuovo studio, confermando quanto teorizzato in precedenza: dall'analisi dei 15.000 casi di tumori umani i ricercatori hanno visto che ben il 17,1% dei tumori conteneva i cerchietti di ecDna e che questi erano ancora più presenti nelle cellule tumorali dopo terapie mirate, come la chemioterapia o la radioterapia. Inoltre, la presenza del Dna cenerentola è stata associata alla formazione di metastasi e a un tasso di sopravvivenza minore. 

I ricercatori hanno quindi scoperto che questi cerchietti contengono geni associati al rischio di cancro (oncogeni) e allo stesso tempo geni che indeboliscono la risposta immunitaria permettendo così alle cellule tumorali di crescere indisturbate. Inoltre sempre in questi cerchietti si possono trovare geni che da soli non svolgono nessun ruolo, ma che hanno invece il compito di guidare l'espressione di altri geni collegati su altri cerchi.

Lo studio di una possibile cura.

Mentre il secondo studio indaga il meccanismo di assortimento dei geni presenti sui cerchietti di ecDna durante la divisione delle cellule tumorali, il terzo studio apre le porte a una possibile strategia di contrasto ai tumori proprio sfruttando i meccanismi di trascrizione e replica dell'ecDna. I ricercatori hanno infatti visto in cellule tumorali contenenti ecDna coltivate in laboratorio che bloccando una proteina di controllo (CHK1), queste muoiono. Non solo nella sperimentazione su topi lo stesso meccanismo ha permesso di contrastare il tumore gastrico associato all'ecDna.

Questo potrebbe essere un punto debole contro quei tumori la cui resistenza alle terapia potrebbe essere associata alla presenza di ecDna. Per scoprirlo i ricercatori hanno appena avviato la fase 1 di un trial clinico per sperimentare gli effetti di un inibitore della proteina di controllo CHK1 in pazienti con alcuni tipi di cancro in cui è stata rilevata la presenza di oncogeni nel loro ecDna.

continua su: https://www.fanpage.it/innovazione/scienze/cose-il-dna-cenerentola-appena-decodificato-si-tratta-di-una-scoperta-fondamentale-contro-il-cancro/

giovedì 28 novembre 2019

Fontanarossa ai privati, la vergogna dei vitalizi dell’Ars e la legge killer sulla Formazione/ MATTINALE 459.

Fontanarossa ai privati, la vergogna dei vitalizi dell’Ars e la legge killer sulla Formazione/ MATTINALE 459

La privatizzazione dell’aeroporto Fontanarossa di Catania non è la solita operazione di ascarismo: è la capitolazione finale che aprirà la strada alla fine dell’agricoltura siciliana e alla privatizzazione dei beni culturali, delle autostrade, delle strade e via continuando. Il grottesco balletto sui vitalizi di Gianfranco Miccichè. La vergognosa riforma della Formazione professionale che completa la ‘macelleria sociale’ dei Governi Lombardo e Crocetta
Tre notizie – una di affari e due vergogne della politica siciliana – meritano di essere commentate. Sono la privatizzazione dell’aeroporto Fontanarossa di Catania, il tentativo di salvare i vitalizi degli ex parlamentari e dei futuri ex parlamentari di Sala d’Ercole e una riforma della Formazione professionale fatta su misura per assestare il colpo finale a circa 8 mila persone.
FONTANAROSSA AI PRIVATI – Cominciamo con la privatizzazione dell’aeroporto di Catania. Ieri e nei giorni scorsi abbiamo dato spazio  coloro i quali sono contrari alla privatizzazione del più importante aeroporto del Mezzogiorno d’Italia. L’abbiamo fatto – e continueremo a farlo – non soltanto perché a noi la privatizzazione sembra un’operazione affaristica e ‘banditesca’, ma anche perché i signori che la stanno ‘pilotando’ – a cominciare dai rappresentanti del Governo regionale – si tengono chiusi.
Perché siamo contrari alla privatizzazione? Per tanti motivi. Il rimo motivo – che è il più importante – è perché consideriamo il liberismo economico una iattura.
Il liberismo sta distruggendo l’Unione Europea. Con il liberismo i circa 500 milioni di abitanti dell’Eurozona, da cittadini, sono stati trasformati in consumatori. Con l’aggravante che non c’è nemmeno la libertà di scegliere.
L’Unione Europea – che non è un’entità astratta – decide, ad esempio, che il grano che bisogna utilizzare deve essere di un certo tipo, anche se è ‘avvelenato’. E se i regolamenti europei – che sono nati a tutela della salute pubblica – non consentono l’arrivo in Europa di grani – duri e teneri – con alti gradi di sostanze contaminanti, ebbene, si cambiano i regolamenti per consentire ai questi grani di finire sulle nostre tavole sotto forma di prodotti trasformati (pasta, pane, pizze, biscotti, dolci e via continuando).
Può sembrare una follia. Questa alimentazione provoca disturbi a milioni di persone in Europa e nel mondo, mettendo in moto un demonico ‘effetto moltiplicatore’: nel senso che moltiplica gli affari delle case farmaceutiche che propongono e vendono i ‘rimedi’ per fronteggiare i problemi creati da questi grani.
Non è un caso se chi produce certi prodotti chimici – che servono proprio per coltivare certi cereali – siano gli stessi che producono i medicinali per curarne gli effetti!
Potremmo continuare con altri esempi nel settore agroalimentare e in altri settori. Questa è l’Unione Europea che plaude alle privatizzazioni, con la ‘benedizione’ dei falliti del Partito Socialista Europeo (PSE), servi apparentemente sciocchi del liberismo dominante.
Nel caso dell’aeroporto Fontanarossa non possiamo non sottolineare il PROGETTO ASCARO di un aeroporto con 10 milioni di passeggeri all’anno – con grandi margini di miglioramento – che verrà ceduto a chi, con molta probabilità, lavora per far fallire gli agricoltori siciliani e, in generale, per cedere ai privati non siciliani l’intera Sicilia.
Catania, Siracusa, Ragusa hanno tutti i numeri per puntare sull’agricoltura, sul turismo e sui beni culturali. Peraltro con due aeroporti: quello di Catania e quello di Comiso.
Noi – concetto che ribadiamo spesso – non crediamo che la Sicilia debba esportare i propri prodotti agricoli, perché non può reggere la concorrenza di chi produce in alcuni casi munnizza a prezzi super-concorrenziali. L’agricoltura siciliana, oggi, deve puntare al consumo interno, anche per riequilibrare la propria bilancia commerciale nel settore agroalimentare. I siciliani, ogni anno, spendono circa 13 miliardi di euro per l’alimentazione; ebbene, di questi 13 miliardi, 11 miliardi di euro vengono spesi per l’acquisto di cibi che arrivano dal resto d’Italia e, soprattutto, da Paesi esteri.
Cosa vogliamo dire? Che anche l’aeroporto di Comiso, insieme con quello di Catania, deve puntare sul turismo.
Ci dicono che con la privatizzazione dell’aeroporto di Catania e dell’aeroporto di Comiso il territorio ne trarrà giovamento. Ma è solo una volgare presa in giro. Lo ribadiamo: chi trarrà giovamento da questa privatizzazione saranno i soggetti esterni alla Sicilia che già hanno messo le mani su ‘pezzi’ della nostra Isola e che, con il sistema aeroportuale tra le mani, potranno completare l’opera di colonizzazione della Sicilia.
Ci dicono che non ci sono i soldi per investire nel potenziamento dell’aeroporto Fontanarossa. Questa, forse, è la più grande fesseria messa in giro. A parte la Cassa Depositi e Prestiti e altre banche internazionali, l’urbanistica – in un territorio come la Sicilia – consentirebbe mille altre operazioni per reperire capitali.
La verità è che gli interessi in ballo sono enormi. Prendendosi l’aeroporto di Catania e di Comiso, nel giro di pochi anni assisteremo alla stretta finale sugli agricoltori siciliani e alla privatizzazione dei beni culturali, delle autostrade e, in generale, di tutto quello che potrà essere privatizzato.
Quella di Fontanarossa, per chi non l’avesse capito, è un’operazione che va ben al di là dell’ascarismo che abbiamo conosciuto fino ad oggi: è la capitolazione della Sicilia intesa come terra con una propria identità culturale.
IL GROTTESCO BALLETTO SUI VITALIZI – Contemporaneamente alla svendita di Fontanarossa assistiamo al grottesco balletto sui vitalizi degli ex parlamentari dell’Assemblea regionale siciliana (e dei futuri ex parlamentari).
Chi ha svenduto e chi sta svendendo la Sicilia dovrà pure andare in pensione. Vero è che, tra meno di vent’anni, la Sicilia non sarà più dei siciliani, ma per un altro po’ di anni gli ascari di ieri e gli ascari di oggi ci saranno. E come dovranno vivere questi signori? Con meno di 5 mila, 6 mila, 7 mila, 8 mila, 9 mila, 10 mila euro al mese? Non sia mai!
Certo, c’è una legge nazionale che ha tagliato i vitalizi in tutte le Regioni italiane. A tutte tranne che alla Sicilia. Dove l’Autonomia, che non viene applicata sulle cose serie, viene invece applicata per tutelare gli interessi dei pochi. A cominciare, appunto, dagli ex parlamentari e dagli attuali parlamentari che tra qualche anno saranno ex parlamentari.
Migliaia di giovani siciliani ogni anno sono costretti a lasciare la Sicilia per mancanza di lavoro, le strade e le autostrade della nostra Isola cadono a pezzi, le Province non svolgono i servizi previsti dalle leggi perché sono senza soldi, i Comuni pensano solo a tartassare i cittadini con tasse, imposte, autovelox, Ztl, la sanità pubblica siciliana è allo sbando (ormai aspettare giornate intere in un Pronto Soccorso o, magari, morire per esempio dopo aver lasciato un Pronto Soccorso non sono più notizie…), prendere un aereo senza prenotazione, per un siciliano, significa spendere da 500 a 800 euro!
Ebbene, a fronte di tutto questo – e di altre vergogne senza fine – qual è il pensiero fisso del presidente del parlamento siciliano, Gianfranco Miccichè, da un anno a questa parte? Salvare i vitalizi degli ex parlamentari e il proprio vitalizio!
Ieri, dopo batti e ribatti, Miccichè ha diramato un comunicato che è lo specchio del fallimento della politica siciliana che lo stesso Miccichè rappresenta in modo ‘esemplare’:
“Smentisco in maniera assoluta la notizia secondo la quale sono stato a Roma per chiedere un ok sul disegno di legge sui vitalizi approvato dalla commissione dell’Ars. Abbiamo incontrato gli esperti del ministero con i quali abbiamo discusso alcuni punti su cui avevamo dei dubbi. Per quanto mi riguarda, ritengo che la proposta di legge sui vitalizi sia ineccepibile dal punto di vista costituzionale. Ma con i tecnici ministeriali non ci siamo assolutamente soffermati su questo aspetto, anche perché non è di loro competenza”.
Così Gianfranco Miccichè adesso è diventato anche “costituzionalista”: e abbiamo detto tutto!
Rimane un sentimento che va oltre la vergogna: pensare che l’Autonomia siciliana, costata sangue e fatica ai siciliani negli anni ’40 del secolo passato, sia stata ridotta a protezione dei vitalizi è veramente penoso: ma i personaggi politici di oggi sono questi: Mazzarò alla ricerca della ‘roba’…
LA LEGGE KILLER SULLA FORMAZIONE – Un’altra vergogna è rappresentata dalla legge di ‘riforma’ della Formazione professionale varata ieri dal Parlamento siciliano.
Noi facciamo nostre le considerazioni che il sindacalista Sandro Cardinale e l’ex sportellista Adriana Vitale hanno messo nero su bianco.
Cominciamo con Sandro Cardinale, dell’Unione Sindacale di Base (USB):
“E con il ddl 506/128 si decreta la mazzata finale per il lavoratori della formazione professionale siciliana, dove le tutele dei licenziati della formazione vengono eliminate. Un disegno criminoso che da anni l’assessore Lagalla tenta di mettere in atto, oggi (ieri per chi legge) ci è riuscito grazie alla complicità di tutti gli schieramenti politici, maggioranza e opposizione, tutti indistintamente hanno votato a favore della condanna di migliaia di donne e uomini già massacrati con i Governi precedenti.
I Gattopardi hanno colpito ancora.
Complimenti al Presidente Musumeci che in campagna elettorale ha promesso la risoluzione della vertenza.
Complimenti al PD, al 5 Stelle che si è astenuto.
Complimenti ai tantissimi assenti, ma soprattutto complimenti al compagno Claudio Fava che ha prestato il fianco!
Cambiano gli orchestranti ma la musica è sempre quella.
Adesso tocca a noi fargli ingoiare il ddl!!!”.
Adriana Vitale:
Una grandissima “puttanata” approvare una riforma prima di dare risposte ai lavoratori massacrati. È come comprare una nuova macchina da un nuovo concessionario prima di estinguere il debito con il vecchio.
Vergognatevi TUTTI, ma proprio TUTTI.
Non riescono a mettersi d’accordo su nulla, solo per finire di massacrare i lavoratori, si sono accordati. Pane per i denti di quelli che ci considerano zavorra e di quelli che, con la puzza sotto il naso, ci considerano figli cooptati di un sistema, dunque da cancellare. Una proposta, figuriamoci, uscita dal cilindro dal PD, artefice del nostro massacro, che ha immediatamente trovato sponda anche tra quelli che nella scorsa legislatura si battevano il petto. Evidentemente più di qualcuno aveva cambiali elettorali da estinguere.
La restaurazione è servita con gli emergenti e con nuova e fresca carne elettorale da giocarsi a tempo debito. La manciugghia ha cambiato pelle ma non sostanza.
Qual è la differenza tra chi ci ha messi in ginocchio e chi, al posto di darci una mano per alzarci, con un calcio, ci stende per terra completando l’opera?
Gli assenti hanno sempre torto, gli astenuti sono solo ignavi che mantengono il numero legale per favorire l’approvazione, chi ha votato “SI” si qualifica da solo. Nessuno ha votato “NO”, dunque tutti complici!
Pagherete a caro prezzo le lacrime e la disperazione di coloro che avete ammazzato, il male prima o poi ritorna indietro.
Ci avete fatti sentire vecchi e inutili, ci avete distrutto la vita, la serenità, la normalità. Vi arrivi il mio sdegno per intero, pusillanimi inutili.
Leggere il giubilo di chi vanta la grande prodezza, che offende la nostra intelligenza, umilia la loro stessa dignità.
Tutto questo mentre taluni fanno i viaggi in quel di Roma per garantirsi i privilegi e operare un taglietto che corrisponde a qualche cena fuori, mentre noi non ci possiamo permettere neppure il pane da mettere a tavola. Senza pudore.
Questa legge di riforma della Formazione Professionale nulla cambia alla nostra vertenza, che esula dalla Formazione in quanto tale. Il punto non è questo: il punto, per come la vivo io, è la totale mancanza di rispetto: è ignorare la voce del popolo: è considerarci nessuno: è sentirsi attraversati da quattro buffoni che hanno in mano la mia vita e quella della mia famiglia: è essere considerati una spanna sotto gli ultimi: è sentirsi invisibili.
Avrebbero dovuto, prima di approvare un qualcosa che cancella irrimediabilmente trent’anni di vita e di un vissuto, dare risposte ad un problema di sopravvivenza che loro stessi hanno causato, e non importa la mano che ha trafitto la nostra vita se chi viene dopo non pone rimedio. Quella di oggi è la lama che trafigge e si conficca nella stessa identica ferita, causando dolore che si aggiunge al dolore. Uno sfregio che brucia peggio di uno schiaffo in pieno viso, che ti sbatte in faccia la realtà cruda e nuda, che ti fa sentire piccola e indifesa, ti fa sentire nessuno.
Foto tratta da Il Belice Informa
https://www.inuovivespri.it/2019/11/27/fontanarossa-ai-privati-la-vergogna-dei-vitalizi-dellars-e-la-legge-killer-sulla-formazione-mattinale-459/#GbjMWRBrBlQroU5b.99

sabato 23 marzo 2019

Formazione, milioni di euro per progetti inutili: condannati Crocetta, Bonafede e Corsello. - Antonio Fraschilla

Formazione, milioni di euro per progetti inutili: condannati Crocetta, Bonafede e Corsello

I giudici della Corte dei conti accolgono in parte le richiesta della procura sul progetto Spartacus: poteva costare un terzo e molte attività non sono state svolte. Condanna all'ex governatore, l'ex assessore al Lavoro e all'ex dirigente del dipartimento per 2,1 milioni di euro.

La Corte dei conti ha condannato a un risarcimento da 2,1 milioni di euro, circa 700 mila euro a testa, l'ex governatore Rosario Crocetta, l'ex assessore al Lavoro Esterina Bonafede e l'ex dirigente del dipartimento Anna Rosa Corsello. Nel mirino della sentenza dei giudici contabili il progetto Spartacus, costato 35 milioni e affidato senza gara al Ciapi di Palermo: un progetto di formazione per gli ex 1.800 sportellisti che, secondo la Corte dei conti, poteva costare appena un terzo. Il danno è confermato come chiesto dalla procura, pari a 35 milioni di euro, ma il risarcimento inflitto è minore per una serie di attenuanti.

La procura regionale della Corte dei conti aveva citato in giudizio per danno all'erario  tutto l'ex giunta regionale guidata da Rosario Crocetta e gli assessori Ester Bonafede, Nino Bartolotta, Luca Bianchi, Lucia Borsellino, Dario Cartabellotta, Mariella Lo Bello, Nicolò Marino, Nelli Scilabra, Michela Stancheris, Patrizia Valenti e Linda Vancheri, l'ex dirigente del Lavoro Anna Rosa Corsello e gli ex dirigenti del Ciapi. Tutti accusati di aver dissipato 35 milioni di euro di fondi europei e statali che avrebbero dovuto essere utilizzati per retribuire l'attività di formazione e di politiche attive del lavoro espletata, per otto mesi, da circa 1.800 ex sportellisti a favore di novemila cassintegrati. Lo scandalo Ciapi per il progetto Spartacus scoppiò nel 2014. In base alle indagini della Guardia di finanza scattate dopo un esposto di alcuni ex sportellisti, si appurò che pressoché nessuna attività lavorativa era stata fatta e che, invece di operare in uffici del dipartimento Lavoro, gli ex sportellisti erano stati assegnati ad alcune scuole e ad altri rami dell'amministrazione ma sempre per restare sostanzialmente inattivi, almeno secondo quanto dichiarato da alcuni capi di istituto.

I giudici alla fine hanno assolto il resto della giunta e ridotto, di molto, la condanna chiesta dalla procura. Si legge nella sentenza: " 
Innegabilmente, infatti, il governo Crocetta ha ereditato le mai risolte problematiche legate alla complessa situazione regionale che ogni amministrazione si è trovata, di volta in volta, ad affrontare, in modo sempre più complesso, ad ogni legislatura. Le pressioni delle parti sociali, soprattutto in un tema così delicato come quello dell’occupazione, relegano, innegabilmente, i politici e gli organi amministrativi, in angusti spazi di azione entro i quali è oggettivamente difficile potersi districare, tali e tante sono le pressioni che gli stessi spesso si trovano a subire. Dette problematiche emergono palesemente nel caso in esame ove i dipendenti degli ex sportelli multifunzionali lamentavano a viva voce la loro precaria situazione da anni; proprio loro che, alla fine, sembrano essere i soggetti che hanno beneficiato delle già censurate scelte poste in essere dall’Amministrazione. Questa serie di circostanze, che il Collegio non può non ignorare, porta il Collegio medesimo a ridurre nei più ampi termini il danno di cui oggi si discute. Del danno, così come rimodulato dal Collegio in euro 31.623.410, deve essere preso in considerazione il 70% (euro 22.136.387), da ripartirsi in parti uguali, come richiesto da parte attrice, tra i convenuti Crocetta, Corsello e Bonafede, per arrivare ad una somma di euro 7.387.795,67 per ciascuno. Il Collegio, però, alla luce delle argomentazioni poc’anzi esposte, ritiene di poter ricondurre alla condotta dei convenuti, ritenuti oggi responsabili, unicamente il 10% dell’intero danno contestato; conseguentemente, i convenuti Crocetta Rosario, Corsello Anna Rosa e Bonafede Esterina devono essere condannati al pagamento della somma di euro 738.780,00 ciascuno, a favore della Regione Sicilia".


https://palermo.repubblica.it/politica/2019/03/22/news/formazione_35_milioni_di_euro_per_progetti_inutili_condannati_croetta_bonafede_e_corsello-222231287/?fbclid=IwAR3rNidsNyzxHWSu3tZMFz1VzseRrLePHkRzv40ZBEG-zhvrDct5EgWgAro

domenica 5 agosto 2018

I diamanti blu colorati dagli antichi oceani.

Un diamante blu (fonte: pixabay) © Ansa
Un diamante blu (fonte: pixabay)RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA/Ansa

Ulteriore prova del riciclo della crosta terrestre.


diamanti blu, come il famoso Hope appartenuto alla regina Maria Antonietta, sono stati colorati dagli antichi oceani e sono l'ulteriore prova dell'enorme meccanismo di riciclo della crosta terrestre. Queste gemme sono infatti tinte da un elemento presente nell'acqua degli oceani, il boro, che scivola alla profondità nella quale sono prodotti questi diamanti, compresa fra 410 e oltre i 660 chilometri grazie al movimento delle placche terrestri

La dimostrazione, alla quale la rivista Nature dedica la copertina, si deve al gruppo coordinato da Evan Smith, dell'americano Gemological Institute of America, e parla anche italiano con Fabrizio Nestola, dell'università di Padova. "Questi diamanti sono estremamente preziosi ed è difficile ottenerli a scopi di ricerca", ha osservato Smith. Inoltre, ha aggiunto "è molto raro trovarne uno che contenga inclusioni di minerali". Questi minerali sono i resti della roccia in cui il diamante si è formato e contengono informazioni cruciali su come le gemme sono nate. E' stato proprio l'italiano Nestola a identificare molte delle inclusioni presenti nei 46 diamanti analizzati e a calcolare la profondità a cui si sono formate, grazie a una strumentazione per analizzare i materiali con i raggi X, acquistata con i fondi di un progetto del Consiglio europeo della ricerca (Erc) vinto nel 2013. 

L'analisi dei minerali intrappolati nei diamanti blu, provenienti da Africa, India, Sud America e Borneo, è durata due anni e indica che le pietre si sono formate nelle rocce esposte a condizioni estreme di pressione e temperatura, come quelle che si trovano alla profondità compresa tra 410 e oltre 660 chilometri, ossia al confine tra mantello superiore e inferiore, che sono gli strati compresi tra la crosta e il nucleo terrestre. La maggior parte degli altri diamanti si forma, invece, a profondità di circa 150-200 chilometri

Secondo l'ipotesi dei ricercatori, il boro degli antichi oceani "è stato incorporato nelle rocce chiamate serpentiniti", ha detto Nestola. Le rocce sarebbero successivamente state portate in profondità dai movimenti delle placche terrestri e lì avrebbero rilasciato tutta l'acqua incorporata. "La maggior parte di quest'acqua - ha proseguito l'esperto - risale verso la superficie terrestre, ma una piccola frazione viene intrappolata in altri minerali che a loro volta vengono trasportati a profondità ancora più elevate, dove ad un certo punto rilasciano un fluido contenente il boro degli oceani antichi e altri elementi". Se tra tali elementi vi è sufficiente carbonio, l'elemento di cui sono fatti i diamanti, si generano pietre blu, perché in esse il boro sostituisce alcuni atomi di carbonio

Le gemme giocano quindi un ruolo cruciale nel comprendere come la Terra si sia trasformata nel tempo e sono un ulteriore prova del riciclo della crosta nel mantello. Mostrano inoltre che i minerali ricchi di acqua viaggiano molto più in profondità nel mantello rispetto a quanto si credesse e ciò indica che esiste riciclo dell'acqua anche nelle profondità della Terra.


http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/terra_poli/2018/08/02/i-diamanti-blu-colorati-dagli-antichi-oceani_db34d068-1c80-422b-983b-abcca0571354.html

sabato 6 agosto 2016

Nuovi guai per la Monterosso. Il Tar manda le carte in Procura. - Accursio Sabella

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Nonostante le diffide di un ente, l'ex dirigente generale diede il via libera a un finanziamento illegittimo. I giudici: “Evidenti omissioni”.

PALERMO - “L’assessorato pare non aver voluto intraprendere alcun controllo”. L’assessorato alla Formazione non ha voluto vedere, controllare, verificare. Non ha svolto, in pratica, il suo compito. A causa di queste “evidenti omissioni” il Tar, con una sentenza rara nella durezza e nelle decisioni, ha disposto che le carte del ricorso riguardante alcuni finanziamenti del Prof del 2010 vengano inviati alla Procura di Palermo.

Ecco quindi la nuova inchiesta e i nuovi guai all’orizzonte. Anche e soprattutto per l’attuale segretario generale di Palazzo d’Orleans Patrizia Monterosso, in quei giorni dirigente generale del dipartimento Formazione. È suo, infatti, il decreto col quale viene dato il via libera ai finanziamenti del Prof. Un somma complessiva di oltre 236 milioni di euro. L'atto firmato da Patrizia Monterosso segue il decreto assessoriale firmato dall'allora assessore Mario Centorrino. Entrambi i documenti sono finiti nella sentenza del Tar. Atti “bocciato” e annullati nella parte in cui veniva deciso il finanziamento per la cooperativa “Insieme per la Formazione”. Ente che – stando alla sentenza – non avrebbe avuto i requisiti per ottenere quei finanziamenti pubblici. Soldi che sono arrivati, invece, anche grazie a una vicenda in parte grottesca e in parte inquietante.

La storia ruota attorno a due enti e a una persona. Gli enti sono l’Ecoform e “Insieme per la Formazione”, la persona chiamata in causa dal ricorso risponde al nome di Vincenzo Garofalo. È lui, nel 2009, a comunicare all’assessorato alla Formazione che l’Ecoform, ente nazionale che partecipa ai vari bandi regionali, non aveva interesse a partecipare al Piano regionale per l’offerta formativa siciliano nel 2010. Una affermazione che si basava su una procura affidata dall’Ecoform a Garofalo nel 2006. Una procura che, però, emergerà nel corso del procedimento, aveva confini stretti e precisi. Garofalo, insomma, non avrebbe avuto il potere – fatto confermato dalla sentenza del Tar – di esprimersi sulla volontà di Ecoform di partecipare o meno. Ma c’è di più. Perché Garofalo in quei giorni aveva messo a disposizione dell’altro ente, “Insieme per la Formazione” le strutture e il personale di Ecoform. Un meccanismo che avrebbe consentito al nuovo ente di acquisire i requisiti necessari.

Peccato però che Ecoform non avesse avallato quella decisione. Anzi, l’ente nel suo ricorso sostiene che la cooperativa “Insieme per la Formazione” si sarebbe illegittimamente appropriata delle sue strutture presenti in Sicilia, “attraverso l’operato di un soggetto (il sig. Vincenzo Garofalo) che si sarebbe falsamente qualificato – si legge nella sentenza - come rappresentante legale dell’ente ricorrente; questi avrebbe posto in essere atti volti a pregiudicare l’interesse dell’ente ricorrente a partecipare all’avviso indetto dalla regione Sicilia per il finanziamento di progetti formativi, consentendo di contro alla cooperativa ‘Insieme per la Formazione’ di partecipare a tale avviso (ottenendo anche il finanziamento a taluni progetti), avvalendosi delle sedi, del personale e delle strutture di Ecoform”.

Non solo, quindi, Ecoform non aveva mai dato il via libera a quell’operazione, ma più volte, come è emerso dalla lunga vicenda processuale di fronte ai giudici amministrativi, ha anche diffidato l’assessorato alla Formazione affinché non agisse in seguito alle indicazioni fornite da Garofalo. Tra l’altro, l’ente “subentrato”, in quegli anni era persino sprovvisto di un altro requisito fondamentale: aver partecipato a progetti di formazione nei due anni precedenti.

Eppure, nonostante le ombre, i dubbi e soprattutto le diffide di Ecoform, l’assessorato prendeva tutto per buono, inserendo l’ente nell’elenco di quelli finanziati. Ma è proprio lì che i giudici del Tar hanno sentito puzza di bruciato. E anzi, nel corso della sentenza con la quale hanno accolto il ricorso di Ecoform annullando il finanziamento a Insieme per la formazione, hanno puntato il dito contro l’assessorato in quegli anni guidato dallo scomparso Mario Centorrino e “amministrato” dal dirigente generale Patrizia Monterosso a capo del dipartimento che ha dato il via libera al finanziamento.

All’assessorato, emerge dalla sentenza, “era stato fatto presente, attraverso appositi atti di diffida, che l’operato in questione era da attribuirsi a un falsus procurator e, conseguentemente, la cooperativa Insieme per la formazione era stata illegittimamente ammessa al finanziamento”. Ecoform aveva quindi avvisato l’assessorato. Che ha evidentemente ignorato quelle note. “Nonostante le numerose diffide presentate, - insiste il Tar - l’Assessorato pare non aver voluto intraprendere alcun controllo circa la legittimità dell’operato del procuratore rispetto agli atti statutari, di cui aveva la disponibilità, ed ha ammesso al finanziamento un soggetto, qualificato ‘Insieme per la formazione ex Ecoform Sicilia’, nonostante non vi fosse alcun valido atto che consentisse di prefigurare l’avvenuta trasformazione o incorporazione di Ecoform Sicilia”.

Ed è proprio quel passaggio ad allungare nuove ombre: l’assessorato pare non aver “voluto” controllare, così scrivono i giudici amministrativi. Ci sarebbe stata quindi una precisa intenzione dell’assessorato a non rispondere a quelle diffide. A non verificare. Proprio per questo il Tar parla di “evidenti omissioni” dell’assessorato, “aggravate – continuano - dal mancato riscontro alle diffide presentate dall’ente ricorrente”. Per questo, concludono i giudici del Tar “si ritiene di disporre la trasmissione degli atti di causa e della presente sentenza alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo”. Nuova inchiesta all’orizzonte, quindi, per la Formazione siciliana. E nuovi guai in vista per la più potente burocrate di Sicilia.


http://livesicilia.it/2016/08/06/inchiesta-formazione-procura-monterosso-sicilia_774484/

Per saperne di più, leggi anche:
http://www.palermotoday.it/politica/mafia-massoneria-patrizia-monterosso-5-stelle.html

giovedì 21 luglio 2016

Sicilia, deputato imputato per lo scandalo Formazione nominato in commissione d’inchiesta sullo stesso settore. - Giuseppe Pipitone

Sicilia, deputato imputato per lo scandalo Formazione nominato in commissione d’inchiesta sullo stesso settore

Francesco Riggio continuerà ad occupare uno scranno al parlamento siciliano, nonostante sia sotto processo per associazione a delinquere e corruzione. E nonostante la Corte dei Conti lo abbia condannato a restituire più tre milioni di euro. Adesso monitorerà lo stesso settore che lo ha fatto finire nei guai.
La Corte dei Conti lo ha condannato a restituire più tre milioni di euro alla Regione Siciliana. Quella stessa Regione che rappresenta nel suo più alto organismo di rappresentanza, e cioè l’Ars, il parlamento siciliano. Dove Francesco Riggio continuerà ad occupare uno scranno da deputato nonostante la pesante condanna incassata dalla magistratura contabile. E nonostante sia sotto processo per uno dei principali scandali esplosi sul fronte della Formazione professionale: un settore delicatissimo che pesa sui bilanci isolani per decine di milioni ogni anno .
Ed è per questo motivo che adesso l’Assemblea regionale siciliana ha deciso d’istituire una commissione d’inchiesta proprio sulla Formazione. E chi tra i 90 deputati regionali è stato scelto per fare parte di quella commissione? Ma ovviamente, proprio lo stesso Riggio. Imputato e condannato proprio per i disastri della Formazione professione. È un paradosso al cubo quello che sta andando in onda nei corridoi di Palazzo dei Normanni: una vicenda possibile solo nella terra dove può succedere tutto e il contrario di tutto. Ma andiamo con ordine.
A fare definitivamente esplodere il “caso Riggio” all’Ars è un reclamo presentato nelle scorse settimane da Pino Apprendi, ex deputato regionale del Pd, non eletto alle elezioni del 2012. Nel luglio del 2015, però, Fabrizio Ferrandelli aveva deciso di dimettersi dal parlamento regionale in polemica con il governatore Rosario Crocetta: il primo dei non eletti nella lista del Pd era Davide Faraone, parlamentare nazionale e sottosegretario all’Istruzione del governo di Matteo Renzi, che aveva dunque rinunciato al “ritorno” a Palermo. Il seggio di Ferrandelli era quindi passato a Riggio, figlio dell’ex senatore Dc Nino, considerato vicino all’ex deputato regionale Pd Gaspare Vitrano, condannato a sette anni di carcere per concussione. L’arrivo di Riggio a Palazzo dei Normanni era stato possibile grazie agli 6.881 voti ottenuti nel 2012: nel frattempo, però, era finito nei guai.
Nel giugno del 2013, infatti, i magistrati avevano scoperchiato un vero e proprio “sistema illecito criminale” capace di attrarre milioni di euro di fondi destinati alla Formazione professionaleche coinvolgeva tutti i punti nevralgici degli affari pubblici siciliani: zelanti burocrati, esponenti politici e imprenditori. Tra questi lo stesso Riggio, ex presidente del Ciapi, l’ente di formazione finito al centro dell’inchiesta, che gli è costato un processo per associazione a delinquere e corruzione. Poco male però: perché dopo le dimissioni di Ferrandelli, Riggio è approdato all’Ars con il Pd, prima di passare al gruppo Misto.  È per questo motivo che Apprendi – arrivato a 300 voti di distanza Riggio alle elezioni 2012 – aveva chiesto la decadenza da deputato del “collega”: assolto in primo grado dalla Corte dei Conti, era stato condannato in appello a risarcire la Regione con tre milioni e settecentomila euro.
Dall’Ars, però, è arrivato il pollice verso:  nel profilo di Riggio “non vi sono cause di incompatibilita“,  ha stabilito la commissione verifica poteri del Parlamento regionale. Una vera e propria beffa per Apprendi, che adesso è pronto ad appellarsi contro la decisione della commissione. E in attesa di capire come finirà l’ulteriore reclamo dell’ex deputato dem, a Palermo il caso Riggio continua ad ingigantirsi. Perché a 24 ore dalla sua conferma a Palazzo dei Normani, all’Ars sono riusciti a fare addirittura peggio: come racconta livesicilia.it, infatti, il parlamentare è stato nominato tra i cinque componenti della sottocommissione di inchiesta che dovrà indagare sulle irregolarità della Formazione professionale.
Riggio, dunque, dovrà occuparsi delle stesso settore in cui – secondo la Corte dei Conti – ha prodotto un danno alle casse pubbliche pari ad oltre tre milioni di euro. E che lo ha fatto finire sotto processo. A indicare il suo nome tra i componenti della commissione d’inchiesta sulla Formazione è stato Marcello Greco, presidente della commissione Cultura. Il motivo della nomina? “Chi meglio di lui conosce quel settore?”, è la risposta fornita da Greco sempre al quotidiano livesicilia. Quasi una battuta. Se non fosse che la Formazione professionale è lo stesso settore che negli anni ha “bruciato” miliardi di euro di fondi europei. Adesso, però, ecco che a vigilare arriva la commissione d’inchiesta dell’Ars. Grazie soprattutto all’apporto di Riggio, che di reati commessi nell’ambito della Formazione professionale è – appunto – un vero esperto.

venerdì 4 marzo 2016

Formazione, peculato da 11 milioni Inchiesta su Corsello e Monterosso. - Riccardo Lo Verso

, Cronaca

Il fascicolo è quello sui cosiddetti extrabudget della Formazione, coordinato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Luca Battinieri.

PALERMO- Il reato ipotizzato è gravissimo anche e soprattutto perché sarebbe stato commesso dal più alto burocrate della Regione, Patrizia Monterosso (a sinistra nella foto). Enorme è la cifra: undici milioni di euro. Sono tutti soldi dell'Unione europea e destinati alla formazione professionale.

Livesicilia aveva già scoperto che il segretario generale era indagata per abuso d'ufficio assieme ad Anna Rosa Corsello. Ora per entrambe la posizione si complica. Hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini sui cosiddetti extrabudget della Formazione, firmato dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dal sostituto Luca Battinieri. Negli anni passati era abitudine concedere agli enti le cosiddette “integrazioni”. Somme che si aggiungevano a quelle previste inizialmente dal Piano dell'offerta formativa regionale. Quelle “integrazioni”, però, come ha sottolineato la Corte dei conti che ha emesso pesantissime condanne, sono illegittime.

"In più di una sede giudiziaria la mia assistita - spiega il legale della Monterosso, l'avvocato Nino Caleca - ha fornito chiarimenti. Anche adesso daremo il nostro contributo alla magistratura affinché emerga la verità e l'assoluta estraneità all'ipotesi contestata".

La stangata contabile è ormai definitivaLa condanna più pesante è arrivata proprio per il segretario generale Patrizia Monterosso che dovrà restituire alla Regione quasi 1,3 milioni di euro. Condannati pure gli ex assessori Santi Formica (dovrà restituire 379 mila euro), Luigi Gentile (224 mila euro), la dirigente Alessandra Russo (378 mila euro), Maria Carmela Di Bartolo (474 mila euro) e l'ex dirigente del servizio Rendicontazione, Nino Emanuele (365 mila euro).

Nelle more della sentenza la Regione aveva avviato le “compensazioni”. L'ex dirigente generale della Formazione, Anna Rosa Corsello, aveva ricevuto dalla Monterosso un atto di diffida affinché riequilibrasse la situazione. E così si arrivò al blocco dei finanziamenti dell'Avviso 20 a diversi enti di formazione per recuperare gli extrabudget degli anni precedenti. Un recupero che avrebbe potuto fare venire meno il danno erariale. Solo che alcuni enti si erano opposti costituendosi in giudizio.

E sono stati gli stessi enti che si sono ribellati alla compensazione a denunciare la faccenda alla Procura della Repubblica. E' nata l'inchiesta che ha portato ormai da mesi all'iscrizione nel registro degli indagati della Corsello e del dirigente Michele La Cagnina (il suo nome non compare nell'avviso di conclusione delle indagini) prima, e poi della Monterosso. La Corsello, nel frattempo sospesa dal giudice per un'altra presunta storia di posti di lavoro in cambio di favori, era stata interrogata due volte. La Monterosso era stata sentita a dicembre e in gran segreto. Si era difesa a tutto campo.

Non c'era alcun accordo con la Corsello, la diffida era legittima così come legittimo era il principio della compensazione fra i contributi europei e i finanziamenti regionali. E in ogni caso il recupero delle somme non era partito dal suo ufficio, ma dallo stesso Dipartimento della Formazione professionale. Questo è il nodo dell'indagine visto che, secondo i pm, la diffida sarebbe alla base di un peculato milionario per avere utilizzato i soldi in maniera diversa dalle regole ferree dettate dall'Unione europea. Ed è per questo che presto chiederanno di processare gli indagati.


http://livesicilia.it/2016/03/02/formazione-peculato-da-undici-milioni-corsello-e-monterosso-inchiesta-choc_722242/
Per saperne di più:
http://livesicilia.it/2013/12/18/e-i-burocrati-cercano-di-evitare-la-condanna-togliendo-i-soldi-agli-enti-di-formazione_419699/

martedì 21 luglio 2015

Formazione, stangata per politici e burocrati. Condannata Monterosso, assolto Lombardo. - Riccardo Lo Verso e Accursio Sabella

, Politica

Il caso degli extrabudget. La sentenza dei giudici contabili diventa definitiva. La condanna più pesante è per il segretario generale Patrizia Monterosso che dovrà restituire alla Regione quasi 1,3 milioni di euro.

PALERMO - Stangata confermata. La sentenza dei giudici contabili diventa definitiva. La condanna più pesante è per il segretario generale Patrizia Monterosso che dovrà restituire alla Regione quasi 1,3 milioni di euro. Accolto invece il ricorso dell'ex governatore Raffaele Lombardo difeso dall'avvocato Gaetano Armao e del funzionario Salvatore Di Francesca, difeso dal legale Massimiliano Mangano. "Sconto" per l'ex assessore Carmelo Incardona che dovrà risarcire circa 800 mila euro, circa 30 mila in meno rispetto alla condanna di primo grado. Confermata l'assoluzione della funzionaria Loredana Esposito (anche lei difesa dall'avvocato Mangano).

La sezione d'appello della Corte dei Conti ha condannato politici e burocrati per la nota vicenda degli extrabudget. Fondi assegnati a enti di formazione siciliani in aggiunta a quelli previsti dal Prof 2007. Condannati pure gli ex assessori Santi Formica (dovrà restituire 379 mila euro), Luigi Gentile (224 mila euro), la dirigente Alessandra Russo (378 mila euro), Maria Carmela Di Bartolo (474 mila euro) e l'ex dirigente del servizio Rendicontazione, Nino Emanuele (365 mila euro).

Regge, dunque, e in maniera definitiva, la ricostruzione del vice procuratore Gianluca Albo in primo e di Diana Calaciura in appello, secondo cui, si era in presenza di una “trasgressione dei canoni comportamentali”. Quei canoni previsti dal “buon senso comune, secondo cui un ente privato non può gestire arbitrariamente risorse pubbliche” e dal “buon senso gestionale” che deve rispondere ai principi di trasparenza ed economicità. Insomma, non è possibile incrementare la cifra dei finanziamenti già stanziati. Si deve spendere quanto si riceve. Vietato sforare anche di un solo centesimo il budget. L'indagine era stata condotto dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Palermo.

A nulla sono servite le tesi difensive secondo cui, sarebbe venuto meno il danno erariale visto che la Regione ha avviato le procedure per recuperare le somme erogate, circa 4 milioni di euro, attraverso lo strumento della compensazione o le ingiunzioni di pagamento agli enti. Per farla breve, gli enti che avevano ricevuto dall'assessorato, per il solo 2007, le somme in extrabudget sono stati chiamati a restituire quei soldi anche attraverso il blocco dei finanziamenti dell'Avviso 20 o di altri dei quali fossero destinatari.


http://livesicilia.it/2015/07/21/extra-budget-della-formazione-condannata-monterosso-assolto-lombardo_649915/

martedì 25 marzo 2014

Formazione, M5S: "È caos senza fine, 7000 assunti dopo il blocco e rendiconti parziali. Le Carte in Procura". - Claudia La Rocca


Dopo la tegola Genovese altri fulmini sul settore in seguito ad un'audizione all'Ars. I parlamentari del Movimento 5 Stelle sollecitano l'intervento della magistratura e la rimozione dei dirigenti che hanno favorito lo sfascio.
Gianina-Ciancio-236x300.jpgGianina Ciancio: "Venute fuori nuove e gravissime anomalie che rischiano di far collassate il sistema".
Valentina Zafarana: "Gli enti che non hanno giustificato le spese rischiano di dover restituire ingenti somme e a farne le spese potrebbero essere i lavoratori".
Migliaia di assunzioni dopo il blocco del 2008, assenza di controlli e rendicontazioni parziali da parte degli enti. Nel pianeta Formazione è caos senza fine e il gruppo parlamentare all'Ars del Movimento 5 Stelle chiede all'amministrazione l'invio degli incartamenti in Procura e la rimozione dei dirigenti responsabili.
L'ultima audizione a palazzo di Normanni della dirigente generale del dipartimento istruzione e Formazione professionale, Anna Maria Corsello, consegna la radiografia di un settore sull'orlo del collasso.

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Sarebbero circa 7000 le assunzioni fatte dagli enti dopo lo stop ai contratti a tempo indeterminato, cosa che - ha affermato la stessa Corsello - in caso di ricorso al giudice potrebbe provocare il tracollo del sistema.
Parecchi lavoratori sarebbero entrati nel mondo della Formazione attraverso la porta di servizio di contratti atipici, suscettibili di essere trasformati in sede di conciliazione e giudiziaria in rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
"Questo - afferma la deputata Gianina Ciancio - a causa di controlli inesistenti. È stata la stessa dottoressa Corsello ad ammettere che in assessorato ci sono circa 2000 faldoni di documentazione giacenti dal 1998, che solo ora hanno cominciato ad essere esaminati".
Negli ultimi tempi, invece, sarebbero stati gli enti a mostrarsi sordi alle richieste di invio delle carte, fatte dalla Regione, cosa che rischia di innescare l'ennesima bomba nell'universo Formazione.
"Gli enti che non hanno provveduto a mandare in assessorato le pezze d'appoggio - afferma Valentina Zafarana - non solo non vedranno mai i saldi dei finanziamenti che si attestano a circa al 25 per cento delle annualità già erogate, ma rischiano di dover restituire anche le anticipazioni avute, con contraccolpi dalle conseguenze forse nemmeno immaginabili e che potrebbero pagare anche i lavoratori".
Per ottenere la documentazione, la Regione avrebbe bussato più volte alle porte degli Enti di Formazione, spesso invano.
Gli enti inadempienti sarebbero decine. Gli elenchi dovrebbero essere resi noti a giorni.

martedì 12 novembre 2013

"I soldi per appalti e servizi nei conti privati", arrestati dipendenti regionali e imprenditori.

I mandati di pagamento per le aziende venivano preparati e successivamente i dipendenti regionali cambiavano l'Iban dei destinatari, inserendo quello personale.

PALERMO. Ruota attorno al funzionario regionale Emanuele Currao la maxi truffa alla Regione siciliana messa a segno da una vera e propria organizzazione, fatta di dirigenti dell'ente e imprenditori, costata alle casse pubbliche oltre 700mila euro.
Quindici le persone arrestate dai carabinieri che hanno condotto l'inchiesta coordinata dall'aggiunto Leonardo Agueci e dal pm Alessandro Picchi; 13 dipendenti regionali e due imprenditori.
I meccanismi del raggiro, scoperto a seguito della denuncia sporta dall'ex dirigente della Formazione Ludovico Albert e dal dirigente regionale Marcello Maisano, erano diversi. In alcuni casi grazie alla totale assenza di controlli, a Currao e ai suoi complici sarebbe bastato sostituire gli Iban dei legittimi beneficiari di pagamenti dovuti dalla Regione con quelli dello stesso Currao o di altri imprenditori. In questo modo fondi pubblici dovuti a soggetti che avevano fornito materiali o prestazioni all'ente andavano ai componenti dell'organizzazione.
Fondamentale il ruolo di una ex dirigente, Concetta Cimino, ora in pensione: avrebbe fornito password e credenziali di accessi ai sistemi informatici della Regione.
Tra i beneficiari dei fondi pubblici anche un imprenditore, Mario Avara, che aveva costruito una casa a Currao a Sciacca. In altri casi, come quello del pagamento di un viaggio fatto in America Latina da alcuni funzionari nell'ambito del progetto Pacef Urbal III per la valorizzazione della donna nel Sudamerica, il piano sarebbe stato un altro. Il viaggio sarebbe stato pagato due volte all'agenzia che l'aveva organizzato. La prima attraverso un accredito lecito, l'altra, attraverso un decreto ingiuntivo richiesto dallo stesso Currao e il cui importo - 42mila euro - sarebbe stato girato sul conto corrente del dirigente.
Clamoroso anche il caso della distrazione di 200mila euro di cui era creditrice la Regione Veneto accreditati da Currao a una società appaltatrice dell'assessorato alla Formazione, la A.M.Ufficio srl, grazie all'alterazione dell'Iban.
Dalle indagini sono emersi anche una truffa nell'attribuzione degli straordinari e appalti per forniture di servizi irregolarmente aggiudicati a parenti di un cassiere e di un consegnatario regionali.
I tredici dipendenti dell'assessorato alla Formazione e alla pubblica istruzione finiti ai domiciliari e i due imprenditori in carcere sono accusati a vario titolo di peculato, truffa aggravata nei confronti dello Stato, turbata libertà degli incanti, falsità materiale e ideologica. Un assessorato, quello della Formazione, dove sono stati scoperti nuovi illeciti. Come l'utilizzo dei soldi dello straordinario per organizzare viaggi; o ancora lavoro straordinario mai fatto ma pagato. «L'attenzione dell'arma dei carabinieri è massima non solo per i reati legati alla criminalità organizzata - dice il colonnello Pierangelo Iannotti, comandante provinciale dei carabinieri - ma anche per i reati contro la pubblica amministrazione, che comportano un depauperamento delle casse pubbliche». 


I nomi di regionali e imprenditori arrestati.

CURRAO Emanuele, nato a Palermo il 10.05.1967, funzionario direttivo dell’amministrazione regionale, associato in carcere;
AVARA Mario, nato a Palermo il 23.03.1964, imprenditore, associato in carcere;
CIMINO Concetta (*), nata a Caltanissetta il 25.10.1946, dirigente dell’amministrazione regionale in pensione;
INZERILLO Marco, nato a Lucca Sicula (AG) il 13.06.1964, funzionario direttivo regionale;
CURATOLO Gualtiero, nato a Palermo l’.8.02.1966, cassiere regionale;
RIZZO Maria Concetta, nata a Palermo il 7.12.1963, istruttore direttivo regionale;
CAVALIERI Maria Antonella, nata a Palermo l’8.5.1961, istruttore direttivo regionale;
BARTOLOTTA Federico, nato a Palermo il 4.2.1953, istruttore direttivo regionale;
DI PIETRA Vito, nato a Palermo l’11.4.1970, collaboratore regionale;
BONFARDECI Giuseppina, nata a Palermo l’8.09.1962,gione Sicilia,  istruttore direttivo regionale;
SPALLINO Giampiero, nato a Palermo l’ 11.5.1970, collaboratore amministrativo regionale;
ZANNELLI Carmelo, nato a Palermo il 29.4.1967, collaboratore amministrativo regionale;
DUCATO Michele, nato a Palermo l’8.02.1959, funzionario direttivo regionale;
GAZZELLI Marcella, nata a Palermo il 18.11.1965, collaboratore amministrativo regionale;
FILINGERI Amedeo Antonio, nato a Borgetto (PA) il 13.09.1962, imprenditore.


(*)