Sono stati appena pubblicati tre studi che mostrano come un tipo di Dna finora ritenuto irrilevante, il Dna extracromosomico (ecDna), può invece svolgere un ruolo chiave nella formazione di alcuni tumori. Dallo studio di questo Dna i ricercatori potrebbero aver individuato una nuova strategia di contrasto contro alcune forme tumorali.
Sono stati appena pubblicati tre studi che potrebbero dare una svolta alla nostra conoscenza dei meccanismi che portano alla formazione del cancro. Queste tre ricerche, realizzate da un team internazionale guidato dalla Stanford Medicine, hanno decodificato il Dna extracromosomico (ecDna), anche chiamato da alcuni Dna-Cenerentola: si tratta di piccoli cerchi di Dna che si trovano fuori dai cromosomi, dove le cellule normali contengono il loro Dna.
Sebbene la scoperta di questo tipo di Dna risalga agli anni '60, per anni è stato liquidato come poco rilevante. Invece, studi recenti hanno messo in dubbio questa teoria e oggi sono stati confermati: dai tre studi è infatti emerso che questi piccoli cerchietti potrebbero essere il motivo per cui in alcune persone i tumori sono più aggressivi e difficili da bloccare. Non solo: quello che questo gruppo internazionale di studiosi, guidato dal professor di patologia Paul Mischel, ha scoperto mette in dubbio e contraddice una delle leggi fondamentali della biologia, ovvero la terza legge di Mendelev, anche nota come il principio dell'assortimento indipendente.
Il ruolo del Dna cenerentola.
La prima ricerca – tutte e tre sono state pubblicate sulla rivista Nature – ha indagato la prevalenza dell'ecDna in quasi 15.000 persone affette da tumore per un totale di 39 tipi diversi di cancro.
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Per anni è stato dato per certo che il Dna rilevante fosse quello contenuto nei cromosomi, che possiamo immaginare come strutture interne alle cellule in cui è organizzato un lungo di filamento di DNA. Anche dopo la scoperta dell'ecDna, gli scienziati erano convinti che solo il 2% dei tumori contenesse nelle proprie cellule quantità rilevante di questi cerchietti di Dna extracromosomico.
Tuttavia, una ricerca nel 2017, condotta sempre dal professor Mischel suggerì che invece questo Dna potesse avere un ruolo nell'insorgenza di molti tumori, ipotesi poi supportata da un ulteriore studio del 2023.
Il legame tra ecDna e cancro.
Proprio da quelle ricerche, gli studiosi sono riparti per questo nuovo studio, confermando quanto teorizzato in precedenza: dall'analisi dei 15.000 casi di tumori umani i ricercatori hanno visto che ben il 17,1% dei tumori conteneva i cerchietti di ecDna e che questi erano ancora più presenti nelle cellule tumorali dopo terapie mirate, come la chemioterapia o la radioterapia. Inoltre, la presenza del Dna cenerentola è stata associata alla formazione di metastasi e a un tasso di sopravvivenza minore.
I ricercatori hanno quindi scoperto che questi cerchietti contengono geni associati al rischio di cancro (oncogeni) e allo stesso tempo geni che indeboliscono la risposta immunitaria permettendo così alle cellule tumorali di crescere indisturbate. Inoltre sempre in questi cerchietti si possono trovare geni che da soli non svolgono nessun ruolo, ma che hanno invece il compito di guidare l'espressione di altri geni collegati su altri cerchi.
Lo studio di una possibile cura.
Mentre il secondo studio indaga il meccanismo di assortimento dei geni presenti sui cerchietti di ecDna durante la divisione delle cellule tumorali, il terzo studio apre le porte a una possibile strategia di contrasto ai tumori proprio sfruttando i meccanismi di trascrizione e replica dell'ecDna. I ricercatori hanno infatti visto in cellule tumorali contenenti ecDna coltivate in laboratorio che bloccando una proteina di controllo (CHK1), queste muoiono. Non solo nella sperimentazione su topi lo stesso meccanismo ha permesso di contrastare il tumore gastrico associato all'ecDna.
Questo potrebbe essere un punto debole contro quei tumori la cui resistenza alle terapia potrebbe essere associata alla presenza di ecDna. Per scoprirlo i ricercatori hanno appena avviato la fase 1 di un trial clinico per sperimentare gli effetti di un inibitore della proteina di controllo CHK1 in pazienti con alcuni tipi di cancro in cui è stata rilevata la presenza di oncogeni nel loro ecDna.
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