giovedì 29 dicembre 2011

La Favola di Democrazia. - DI GIANPAOLO MARCUCCI



C'era una volta una città chiamata Democrazia. All'interno delle sue mura tutti i cittadini avevano l'illusione di poter contare. “Siete a Democrazia, la migliore città che esista, il popolo è sovrano e ognuno col proprio voto può partecipare attivamente alla vita politica della città.” Queste parole erano scritte su tutti i muri e in tutte le case.
A Democrazia vivevano due categorie di persone: i governanti e i governati. I governanti erano un gruppo ristretto di uomini che si occupava di gestire la città, i governati erano invece numerosissimi e passavano le loro giornate a lavorare e a distrarsi davanti a bizzarre scatole scintillanti. Una tacita regola da tutti conosciuta e seguita voleva che i governati, troppo impegnati per potersi occupare delle cose di tutti, delegassero i governanti a svolgere le attività di governo. Tale meccanismo rendeva tutti contenti, i governanti che erano molto ricchi e i governati che seppur poveri non dovevano occuparsi delle noiose attività politiche. Sotto tale sistema, per anni Democrazia godette di ottima salute. Mano a mano che il tempo passava, tuttavia, i governanti si accorsero che nessuno chiedeva notizie riguardo al loro operato.Ogni cinque anni infatti i cittadini si limitavano a scegliere chi doveva governarli, senza poi curarsi di cosa essi decidessero di fare. Così riuniti in assemblea, con fare cortese, cominciarono a stipulare degli accordi tra loro e decretarono che i privilegi di cui essi stessi dovevano godere, sarebbero dovuti essere decisamente maggiori rispetto a quelli già previsti; a pagare questo aumento, dovevano naturalmente essere i governati in quanto esenti dall'occuparsi delle decisioni politiche. I Governati dovettero così lavorare di più per poter pagare nuove tasse. In cambio ottennero più ore di luce all'interno delle loro scatole. Ogni anno a Democrazia i privilegi dei governanti aumentavano e insieme ad essi le ore di lavoro dei governati.L'incremento era tuttavia così graduale che nessuno se ne accorse, e tutto sembrò sempre andare per il meglio.
Un bel giorno però, alle porte di Democrazia, bussò un misterioso cavaliere bianco. Nessuno aveva mai visto tale figura in vita sua, poteva essere pericoloso, ma i governanti, troppo impegnati a godere dei privilegi concessisi, non si curarono dell'accaduto e il cavaliere entrò senza difficoltà. All'inizio i cittadini di Democrazia guardavano con sospetto tale individuo. Lo osservavano solo da lontano, ne erano spaventati; in fondo, era un cavaliere misterioso. Ma un pomeriggio, in occasione della più importante festa della città, quando tutti i cittadini erano raccolti nella grande piazza per cantare l'inno a Democrazia,  questi fece il suo ingresso sul palco. Stette fermo per un attimo tra lo stupore della folla, poi scese da cavallo, si voltò verso il pubblico incuriosito e disse: "Cittadini di Democrazia, il mio nome è Rete, sono un cavaliere e sono qui per farvi capire che vi stanno ingannando! Vi dicono che contate, ma in realtà non siete più che polli d'allevamento! I governanti se ne stanno nei loro palazzi ad ingozzarsi mentre voi sgobbate tutto il giorno e l'unica cosa che potete fare è far finta di scegliere ogni 5 anni il vostro Re!
Vi fanno credere che non siete in grado di occuparvi della politicavi tolgono il tempo e la voglia e vi spingono a delegare qualcuno che lo faccia al posto vostro! E chi lo dice che questo qualcuno lo farà onestamente? Che farà i vostri interessi e non solo i suoi? Nessuno, e come se non bastasse, una volta delegato, non potrete nemmeno lamentarvi se le cose non vanno, perché l'avete scelto voi! Se si vuole cambiare qualcosa bisogna guardare al meccanismo, non al singolo ingranaggio. La delega è uno strumento insidioso, tanto comodo quanto dannoso. Per aspirare ad una città che sia più equa e trasparente, che permetta davvero a tutti di dire la propria, di contare, di proporre, bisogna cambiare approccio! Spegnete quelle scatole scintillanti e cominciate ad occuparvi direttamente di quello che accade fuori dalla vostra finestra, in prima persona, perché se non lo fate voi, non lo farà nessun altro. "
Appena il cavaliere finì di parlare i governanti si guardarono tra di loro e consci d'esser stati smascherati, provarono impauriti ad ordinare l'arresto del cavaliere. Ormai però qualcosa era accaduto, negli occhi e nei cuori dei cittadini era scattata una molla da troppo tempo incastrata negli ingranaggi della convenzione. Il cavaliere aveva risvegliato Democrazia! Tutto d'un colpo i governati si resero conto che i governanti erano uomini uguali a loro,  senza niente di più, e che per anni li avevano sfruttati per godere di una vita agiata. Così fecero un cordone umano intorno al cavaliere e lo portarono al sicuro. Subito dopo si riunirono in assemblea, tutti quanti, per la prima volta, e decisero di togliere tutti i privilegi e tutti i poteri ai governanti.Seguendo Rete, eletto promotore della rivoluzione, decretarono che da quel momento ogni cittadino avrebbe contato come uno, che non  ci sarebbero più stati governanti e governati e che ogni forma di delega sarebbe stata bandita.

Caccia F35: oltre al danno, la beffa. - di Massimo Donadi






L’F35 è come La corazzata Potëmkin, una “c…. pazzesca”. Non lo dicono i pacifisti miliatanti avvolti nelle bandiere arcobaleno, neanche i padri missionari che operano nelle zone di guerra. Lo dicono gli esperti. Lo scrive addirittura il Pentagono in una nota interna rilanciata dall’agenzia Afp e ripresa dal Fatto. Si tratta di un aereo inaffidabile, che non funziona come dovrebbe e che avrà bisogno di continui interventi per svolgere i propri compiti.

Insomma, non è proprio un affare e l’Italia sta per sprecare un mucchio di soldi che potrebbero essere investiti diversamente. In modo più giusto e proficuo. L’acquisto di 131 contestatissimi F35 non risponde alle esigenze del Paese. La spesa di una cifra che va dai 15 ai 18 miliardi di eurospalmati in un arco di tempo che va sino al 2026 avrebbe potuto essere destinata ad altro. Non è facile demagogia, ma una constatazione di fatto, un ragionamento di buonsenso.

Se si considera che la riforma delle pensioni porterà un risparmio di 2 miliardi di euro il primo anno, di 6 il secondo, con tutti i costi sociali che ciò significa, si può facilmente comprendere che le priorità del Paese sono altre. In un pariodo di crisi economica, di aumento della povertà e della disoccupazione, di tagli al welfare ed ai servizi ai cittadini, l’Italia continua a spendere in armi ed in progetti militari ancora troppi soldi. In periodi come questo è meglio spendere per scuole e ospedali piuttosto che per caccia, fregate e portaerei. O no? Troppo demagogico? A me non sembra, anzi.

Se si studia la nostra storia recente e si analizza il nostro impegno all’estero, non si comprende per quali motivi l’Italia stia investendo così tanto in sistemi d’arma così ambiziosi e impegnativi, in costi d’acquisto e costi di mantenimento. Se poi il sistema d’arma in questione è anche inaffidabile, come l’F35, davvero mi sembra che siano saltati tutti i parametri logici. Secondo il sito Altraeconomia che riporta il risultato di uno studio del parlamento canadese, ogni F35 costerà nell’arco di vita preventivato, quindi vita operativa, circa 450 milioni di dollari. Moltiplicato per 131 fa un pò meno di 60 miliardi di dollari. Un’enormità.

L’F35 è un programma inutile e costoso. In ogni caso è necessario un ripensamento dell’intero comparto Difesa, dove si annidano sprechi, burocrazie elefantiache e malfunzionamenti. C’è una pessima gestione del denaro pubblico, che si disperde in mille rivoli. Non sarebbe meglio utilizzarli per altro?



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/28/caccia-f35-oltre-al-danno-la-beffa/180353/

Morto "Hans cassonetto", era milionario ma clochard per libertà.


L'uomo arso vivo dal fuoco acceso per scaldarsi a Bolzano. Possedeva case, terreni e 250 mila euro, ma aveva scelto la strada

TMNews CNN

Roma, 29 dic. (TMNews) - Arso vivo la notte di Natale dal fuoco di cartoni acceso per scaldarsi, perché viveva per strada, eppure Hans 'cassonetto', all'anagrafe Giovanni Valentin, 66 anni, il clochard più noto del centro storico di Bolzano, era ricco. Un clochard per scelta, per essere libero.

Valentin era conosciuto da tutti come Hans, o meglio Hansele, "cassonetto", per la sua abitudine di rovistare nei bidoni dell'immondizia. Eppure aveva case, terreni e 250 mila euro. Ma la libertà è l'unica cosa che voleva. Per questo motivo ha sempre rifiutato la ricca eredità che sua madre gli aveva lasciato 12 anni fa. Preferiva trovare tesori tra i rifiuti, e raccogliere sigarette dai passanti.

La sua storia - così come i quotidiani locali la ricostruiscono - sembra una leggenda. Nato a Laives nel 1945, la famiglia poco dopo si trasferisce a Brunico. Hans da piccolo non sopporta le regole, quelle che valgono per tutti gli altri, e soprattutto non vuole vivere rinchiuso in una casa. Così presto molla tutto, se ne va di casa, non porta niente con sè. La madre non si dà pace e tenta, inutilmente, di farlo tornare ad una vita normale.

"Nel 1999 - racconta all'Alto Adige un'amica di famiglia - sul letto di morte, la madre di Hansele chiede a una cugina di trovare suo figlio e di dirgli che ha ereditato tutto". La cugina, insieme all'amica di famiglia, si mette alla ricerca di Giovanni. Lo trovano nei giardini della stazione di Bolzano, tra la spazzatura, trasandato e con i vestiti logori. "La cugina - continua la donna - gli disse che sua madre era morta e che era l'unico erede della villa, dei terreni, dei boschi e dei soldi".

Hans guarda le due donne, e con un candido stupore dice loro che andrà a portare un fiore sulla tomba della madre, ma che i soldi non gli servono: 'Sono felice e libero. Ho già tutto'.

La sua ricchezza, quella fatta di soldi non si sa ancora a chi andrà, qualcuno pensa che sarebbe giusto donarla, almeno una parte, alle associazioni che si occupano dei senzatetto.

Int4

Come farsi un deodorante naturale.






Sono davvero sicuri i deodoranti che acquistiamo nei supermercati? O possono danneggiare la nostra salute?
Alcuni studi scientifici avrebbero messo in evidenza dei rischi collegati ai sali di alluminio la cui applicazione continuativa potrebbe favorire l’insorgere di tumori al seno e di alcune malattie neurologiche. Anche altre sostanze come triclosan ed etanolo con funzione antisettica, parabene con funzione conservante, hanno dubbi effetti.


Per ovviare a rischi alla salute, per evitare di introdurre nel nostro organismo sostanze chimiche, possiamo fare una scelta ecologica e fai-da-te, come ricorrere ai deodoranti naturali oppure produrceli a casa.
La natura dispone di deodoranti naturali, quali la pietra di allume, da strofinare sotto le ascelle, che è antisettica e astringente, formata da cristalli di alluminio che non vengono assorbiti dalla pelle; l’argilla con proprietà assorbenti; oli essenziali come lavanda e teatree che sono antibatterici, la menta che è rinfrescante, mentre altri, palmarosa, salvia sclarea e limone hanno proprietà deodorante.
Se qualcuno vuole cimentarsi nella realizzazione di deodoranti fai-da-te, ecco le ricette.
Per fare uno spray deodorante occorrono: 10 ml di alcol puro a 90 gradi, 15 ml di aceto di sidro o aceto bianco, 25 ml di acqua di rose, 10 gocce di olio essenziale di palmarosa e 20 gocce di oli essenziali puri o mescolati tra di loro come ad esempio lavanda, menta, teatree, limone, ecc.
Si versa l’alcol in un contenitore spray da 50 ml, si aggiungono gli oli essenziali, si agita il composto per mescolarlo, infine si aggiungono aceto e acqua di rose.
Per realizzare una crema deodorante fai-da-te occorre della crema idratante biologica piuttosto fluida e 4 gocce di olio essenziale di palmarosa. Si mette un po’ di crema nel palmo della mano oppure in un contenitore, si aggiunge l’olio essenziale, si mescola con le dita e si spalma il composto sotto le ascelle.
Facile, no?

Il superacceleratore Lhc scopre la prima nuova particella.


Tracce di particelle ottenute in una simulazione nell’esperimento Atlas (fonte: CERN)

Tracce di particelle ottenute in una simulazione nell'esperimento Atlas (fonte: CERN)


Identificata grazie ad Atlas, fa parte della famiglia dei mesoni.



Per la prima volta l'acceleratore di particelle Large Hadron Collider (Lhc) del Cern di Ginevra ha permesso di 'avvistare' una nuova particella, che finora era stata soltanto prevista dai modelli teorici. Si chiama Chi_b(3P) ed e' stata scoperta dai ricercatori delle universita' britanniche di Birmingham e Lancaster, che lavorano all'esperimento Atlas.
La new entry Chi_b(3P), presentata anche sul sito Lhc Italia, a cura dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), appartiene alla famiglia dei mesoni, le particelle subatomiche formate dall'unione del mattone della materia, il quark, con la particella specularmente opposta, l'antiquark, dotata della stessa massa e della stessa quantita' di carica ma con segno opposto. Chi_b(3P), in particolare, e' formata dall'unione di un particolare tipo di quark, detto 'beauty', con il suo antiquark.
I mesoni sono delle particelle instabili che, una volta prodotte nelle collisioni ad alta energia dei protoni, decadono in tempi infinitesimi. ''Il loro studio - spiega James Walder dell'universita' di Birmingham - puo' aiutarci a comprendere meglio la forza 'forte' che e' la forza fondamentale che lega i quark nei protoni e nei neutroni e consente a questi ultimi di formare i nuclei atomici. Questa scoperta – aggiunge - e' senz'altro la prima di molte altre che seguiranno dall'analisi dell'impressionante quantita' di dati prodotta quest'anno da Lhc''.
La scoperta di Chi_b(3P) e' il primo degli importanti risultati che i ricercatori del Cern di Ginevra si prefiggono di raggiungere grazie ai loro esperimenti che procedono speditamente proprio in questi mesi. Solo pochi giorni fa, infatti, era stata annunciata la scoperta dell'impronta del bosone di Higgs, la particella di Dio grazie alla quale esiste la massa. ''Mentre c'e' grande attesa per il bosone di Higgs - afferma Roger Jones, capo del gruppo di Lancaster che lavora all'esperimento Atlas - gran parte della massa degli oggetti di tutti i giorni deriva proprio dalla forza forte che stiamo studiando''.