martedì 15 marzo 2022

Nato per mentire. - Marco Travaglio

 

Sempre premesso che Putin è il nuovo Hitler, per giunta con le metastasi al cervello; premesso che in Ucraina non esistono più nazisti da quando i nostri giornaloni hanno rimosso gli articoli sulle svastiche del battaglione Azov e simili opere pie; premesso che le bombe al fosforo fanno male se le usano i russi, mentre quando le sganciavano gli italiani a Fallujah erano manna dal cielo; ecco, premesso tutto ciò, domandiamo per un nostro amico un po’ duro di comprendonio: ma perché non si può stare toto corde col popolo ucraino aggredito da Putin e dire “né con la Nato né con Putin”, visto che tutti ripetono (tranne Putin) che la Nato non c’entra nulla con l’Ucraina e che l’apparentamento fra l’una e l’altra è una fake news del pazzo del Cremlino? Il nostro amico è rimasto spiazzato dai titoli “Attacco ai confini della Nato” (Stampa), “Bombe sulla Nato” (Giornale), “Strage ai confini della Nato” (Corriere), “Guerra ai confini della Nato: missili sulla base di addestramento” (Rep).

Si riferiscono ai 30 missili russi che hanno distrutto il cosiddetto International peacekeeping and security center di Yavoriv, a 25 km dal confine polacco: una base militare di 390 kmq, brulicante di soldati ucraini e occidentali. Washington ha subito minacciato rappresaglie per “difendere il territorio Nato”: e non si vede a che titolo, visto che ha escluso di avere “militari coinvolti” né lì né nel resto del Paese. Ma s’è scordata di avvisare la sua ambasciata a Kiev, che ha twittato un peana ai “soldati eroici di Usa, Polonia, Lituania, Regno Unito, Canada e altri che addestravano le forze ucraine” e smistavano le armi made in Usa e in Ue. Il che dimostra che, in barba alla ridicola risoluzione del Parlamento italiano, inviare armi non porta alla “de-escalation”, ma all’escalation. Non solo. Quella di Yavoriv è una base Nato camuffata: dal 1995 è segnalata sul sito della Nato e ha ospitato tutte le esercitazioni Nato anti-Russia. Infatti il Giornale la definisce “sede Nato”, La Stampa più pudicamente un “centro di addestramento utilizzato anche dalla Nato”. Insomma: più che i confini della Nato, i russi han bombardato la Nato. Che sta da 27 anni in Ucraina, pur assicurando di starne fuori. È una notizia coi fiocchi, che dovrebbe far arrossire chi nega qualsiasi nesso fra Ucraina e Nato e iscrive al “partito di Putin” chiunque osi dire il contrario. Ed è la prova che i migliori amici del popolo ucraino non sono quelli che stanno “con la Nato contro Putin”. Ma quelli che non stanno “né con la Nato né con Putin”. Far parte della Nato presenta almeno il vantaggio che, se ti attaccano, gli altri soci ti difendono. Se invece ti tieni la Nato in casa nascosta in cantina, ti attaccano e non ti difende nessuno.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/15/nato-per-mentire/6525918/

PIU' GUERRA IN ARRIVO. - Gioacchino Musumeci

 

VOLODYMYR ZELENSKY TERRA' UN DISCORSO VIRTUALE mercoledì prossimo al congresso degli Stati Uniti. Repubblicani e democratici vogliono una risposta militare più dura all'invasione russa, inclusa l'imposizione di una no-fly zone sul paese e la fornitura all'Ucraina di caccia MiG polacchi.

Questo spiega le continue richieste di interventi e no-fly zone del presidente Zelensky che gode dell'appoggio di una parte del congresso degli Stati uniti. Il presidente ucraino, dopo essere rimasto invischiato nell'impeachment di Donald Trump, ha sempre coltivato ottimi rapporti con la Casa Bianca (come testimonia il contenuto della telefonata in cui Trump chiedeva a Zelensky di indagare sul figlio di Biden) e si lamentava della dipendenza energetica dalla Russia, problema particolarmente diffuso nella UE che dalla caduta di Putin trarrebbe non pochi vantaggi.
Gli Usa si danno molto da fare: Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato 13,6 miliardi di dollari in aiuti militari e umanitari di emergenza per l'Ucraina. Il finanziamento include 6,5 miliardi di dollari per l'assistenza militare all'Ucraina e circa 6,7 miliardi di dollari per i rifugiati e gli aiuti economici agli alleati dell'Europa orientale degli Stati Uniti.
Zelensky da parte sua spinge le nazioni occidentali a fare di più per fermare l'invasione russa e ha continuamente sollecitato Washington, l'Unione Europea e la NATO per l'equipaggiamento militare.

Sembrano nitide diverse cose:
1)Gli Usa sono estremamente interessati all'Ucraina visti gli ingenti finanziamenti forniti ben prima della guerra che oggi ha vantaggiosamente moltiplicato gli interventi finanziari americani a Est.
2) L'ingresso occidentale nello scenario ucraino potrebbe essere prossimo. Se la linea belligerante americana vince, ciò che vuole Zelensky, l'intervento in Ucraina porterà alla guerra che i nostri media stanno introducendo con la propaganda a tappeto di queste settimane.

Penso che dovremmo essere realisti, siamo diretti verso l'allargamento del conflitto. Cedere alle condizioni Russe sarebbe una grave sconfitta occidentale e Nato. Putin rinforzerebbe perfino la sua egemonia in Russia e amplificherebbe aspirazioni cinesi e Taiwan. Nella logica occidentale questi sono motivi per una guerra globale? Si perché la beatificazione di Zelensky a reti unificate serve esclusivamente a legittimare un conflitto mondiale. Questo non è il modo corretto di combattere Vladimir Putin. Se la logica di pace non prevarrà su quella geopolitica, comprensiva di guerra, le cose si metteranno molto male per tutti.
E' la prima volta che spero di sbagliare al 100%.

Avete giocato con l'abisso, ora ce l'avete davanti. - Raoul Kirchmayr



A "Otto e mezzo" di stasera c'è stato un momento - durato una decina di minuti circa - in cui si è capito che un atterrito Massimo Giannini (La Stampa) ha capito.
Ha capito che qualcosa non torna più, nel racconto - meglio: nella narrazione - della guerra in Ucraina. Da questa parte dello schermo lo abbiamo capito dallo sguardo sbarrato e dalle labbra serrate in una sorta di smorfia angosciata. Perfino Lilli Gruber è parsa vacillare, non sapendo più da dove e come riprendere il filo del discorso.
Poi, con molto mestiere e bravura ha rimediato. L'unico che è parso non sorpreso è stato Caracciolo, il direttore di Limes, che evidentemente non si era fatto soverchie illusioni.
E purtuttavia, aveva il volto parecchio tirato, e un po' scavato.
Insomma, il gelo era sceso nello studio, dopo che - intervistata da Gruber - Iryna Vereshchuk, divisa verde e sguardo di ghiaccio, ha detto a nome del governo ucraino, da lei rappresentato nella veste di vicepremier, le seguenti cose:
a) Il governo ucraino sa qual è la verità e ha il coraggio di dirla;
b) la verità è una sola;
c) il presidente è il popolo, il popolo si riconosce nel
presidente;
d) no-fly zone subito sulle centrali nucleari;
e) intervento militare degli USA in Ucraina;
f) garanzie internazionali occidentali, da parte di USA e GB, per l'Ucraina per il dopoguerra;
g) Crimea e Donbass restituite all'Ucraina, dopo periodo di monitoraggio internazionale;
h) né il riconoscimento delle repubbliche del Donbass né della Crimea né la neutralità dell'Ucraina possono costituire base di trattativa con la Russia.
Giannini, nonostante lo sconcerto - e, immagino, il brivido lungo la schiena - è stato lucido nel far notare a Vereshchuk che, con queste premesse, non ci potrà mai essere nessuna trattativa con la Russia.
La risposta è stata che l'Occidente deve prendersi ora quelle responsabilità che non si è preso in passato.
Caracciolo ha fatto notare alla vicepremier che questa base negoziale forse poteva andare bene nel 2014, certo non ora, con la situazione attuale sia politica sia militare. E che una trattativa realistica non poteva che avere come punto di partenza lo status ante 23 febbraio, poiché gli USA non interverranno mai in Ucraina in un confronto militare diretto,
poiché questo significherebbe lo scoppio di un conflitto mondiale.
La replica è stata che la Russia va fermata ora in Ucraina perché il conflitto ci sarà ugualmente.
In precedenza, su domanda di Gruber circa le vittime odierne a Donetsk e sul rimpallo delle responsabilità del bombardamento, la risposta è stata che i russi sparano sui (loro) civili per attribuire la responsabilità agli ucraini. Gli ucraini, ha aggiunto poco dopo, sono credenti e sono per l'amore.
Vereshchuk, che ha anche un passato come militare, è considerata esponente conservatrice e moderata nella
compagine di governo.
Ecco, lo sguardo angosciato di Giannini ha restituito l'istante dell'illuminazione, quando ha capito di non aver capito granché su chi fossero i difensori della libertà, su quali fossero i loro obiettivi e su quale fosse il "frame" psicologico - prima ancora che politico - su cui si organizzano le loro decisioni:
la mistica del sacrificio.
Di questa mistica è imbevuto, per esempio, il culto degli eroi di Maidan. E' uno dei tanti anacronismi del post-guerra fredda: un pezzo di medioevo partorito dai nazionalismi del dopo-URSS, ideologie di risulta nel vuoto politico della (breve) fine della storia.
La storia ha ripreso da tempo il suo cammino con questi grumi arcaici sopravvissuti chissà come e riportati alla superficie dalle correnti putride dei fascismi postmoderni.
Almeno spero che a Giannini da oggi sia chiara una cosa:
è sufficiente ricordare qual è la linea - a quanto pare ufficiale - del governo Zelensky.
E la linea è: nessuna linea, diritti allo scontro,
verso il sacrificio finale.
Se l'Ucraina vincerà, vincerà la verità,
se l'Ucraina verserà il suo tributo di sangue lo farà sacrificandosi per la verità. L'Apocalisse non fa paura quando è la verità che deve trionfare.
Auguri, Giannini.
Avete giocato
agli apprendisti stregoni con l'abisso, ora ce l'avete davanti.