lunedì 17 febbraio 2020

Göbekli Tepe - Wikipedia

Göbekli Tepe, Urfa.jpg

Göbekli Tepe (trad. collina tondeggiante in turco, Portasar in armeno, Xerabreşkê (sacre rovine) in curdo) è un sito archeologico, situato a circa 18 km a nordest dalla città di Şanlıurfa nell'odierna Turchia, presso il confine con la Siria, risalente all'inizio del Neolitico, (Neolitico preceramico A) o alla fine del Mesolitico.
Vi è stato rinvenuto il più antico esempio di tempio in pietra: iniziato attorno al 9500 a.C.,[2] la sua erezione dovette interessare centinaia di uomini nell'arco di tre o cinque secoli. Le più antiche testimonianze architettoniche note in precedenza erano le ziqqurat sumere, datate 5000 anni più tardi.
Intorno all'8000 a.C. il sito venne deliberatamente abbandonato e volontariamente seppellito con terra portata dall'uomo.

Localizzazione.

Göbekli Tepe è costituita da una collina artificiale alta circa 15 m e con un diametro di circa 300 m, situata sul punto più alto di un'elevazione di forma allungata, che domina la regione circostante, tra la catena del Tauro e il Karaca Dağ e la valle dove si trova la città di Harran.[3]
Il sito utilizzato dall'uomo avrebbe avuto un'estensione da 300 a 500 m².

Storia degli scavi.

La valenza archeologica di questa località fu riconosciuta nel 1963 da un gruppo di ricerca turco-statunitense, che notò diversi consistenti cumuli di frammenti di selce, segno di attività umana nell'età della pietra.
Il sito fu riscoperto trent'anni dopo da un pastore locale, che notò alcune pietre di strana forma che spuntavano dal terreno. La notizia arrivò al responsabile del museo della città di Şanlıurfa, che contattò il ministero, il quale a sua volta si mise in contatto con la sede di Istanbul dell'Istituto archeologico germanico. Gli scavi furono iniziati nel 1995 da una missione congiunta del museo di Şanlıurfa e dell'Istituto archeologico germanico sotto la direzione di Klaus Schmidt, che dall'anno precedente stava lavorando in alcuni siti archeologici della regione.[3] Nel 2006 gli scavi passarono alle università tedesche di Heidelberg e di Karlsruhe.
Il sito archeologico è stato aperto alle visite del pubblico nel marzo del 2019.[4]

Resti archeologici.

Altorilievo a forma di animale su una pietra a T
Gli scavi rimisero in luce un santuario monumentale megalitico, costituito da una collina artificiale delimitata da muri in pietra grezza a secco.
Sono inoltre stati rinvenuti quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 15 tonnellate ciascuno, probabilmente cavati con l'utilizzo di strumenti in pietra. Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini.
Sono state riportate in luce circa 40 pietre a forma di T, che raggiungono tra i 3 e i 6 metri di altezza[5]. Per la maggior parte sono incise e vi sono raffigurati diversi animali (serpentianatregrutorivolpileonicinghialivacchescorpioniformiche). Alcune incisioni vennero volontariamente cancellate, forse per preparare la pietra a riceverne di nuove. Sono inoltre presenti elementi decorativi, come insiemi di punti e motivi geometrici.
Indagini geomagnetiche hanno indicato la presenza di altre 250 pietre ancora sepolte nel terreno.
Un'altra pietra a forma di T, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa 1 km dal sito. Aveva una lunghezza di circa 9 m ed era probabilmente destinata al santuario, ma una rottura costrinse ad abbandonare il lavoro.
Oltre alle pietre sono presenti sculture isolate, in argilla, molto rovinate dal tempo, che rappresentano probabilmente un cinghiale o una volpe. Confronti possono essere fatti con statue del medesimo tipo rinvenute nei siti di Nevalı Çori e di Nahal Hemar. Gli scultori dovevano svolgere la loro opera direttamente sull'altopiano del santuario, dove sono state rinvenute anche pietre non terminate e delle cavità a forma di scodella nella roccia argillosa, secondo una tecnica già utilizzata durante l'epipaleolitico per ottenere argilla per le sculture o per il legante argilloso utilizzato nelle murature.
Nella roccia sono anche presenti raffigurazioni di forme falliche, che forse risalgono ad epoche successive, trovando confronti nelle culture sumere e mesopotamiche (siti di ByblosNemrikHelwan e Aswad).

Interpretazioni.

Le raffigurazioni di animali hanno permesso di ipotizzare un culto di tipo sciamanico, antecedente ai culti organizzati in pantheon di divinità delle culture sumera e mesopotamiche.
Lo studio degli strati di detriti accumulati sul fondo del lago di Van in Anatolia ha prodotto importanti informazioni sui cambiamenti climatici del periodo, individuando una consistente crescita della temperatura intorno al 9500 a.C. I resti di pollini presenti nei sedimenti hanno permesso di ricostruire una flora composta da querceginepri e mandorli. Fu forse il cambiamento climatico a determinare una progressiva sedentarizzazione delle genti che costruirono il sito. All'inizio degli anni novanta lo studioso di preistoria Jacques Cauvin ha ipotizzato[6] che lo sviluppo delle concezioni religiose avrebbe costituito una spinta alla sedentarizzazione, spingendo gli uomini a raggrupparsi per celebrare riti comunitari. Questa ipotesi ribalta completamente la concezione seguita fino a questo momento dagli studiosi, secondo cui la religione si sarebbe sviluppata solo in seguito al formarsi di insediamenti stabili causati dalla nascita dell'agricoltura.
La presenza di una così grande struttura monumentale, dimostra che anche precedentemente allo sviluppo dell'agricoltura e nell'ambito di un'economia di caccia e raccolta, gli uomini possedevano mezzi sufficienti per erigere strutture monumentali. Secondo il direttore dello scavo fu proprio l'organizzazione sociale necessaria alla creazione di questa struttura a favorire uno sfruttamento pianificato delle risorse alimentari e di conseguenza lo sviluppo delle prime pratiche agricole, ribaltando quindi di nuovo le ipotesi finora seguite. Il sito si trova infatti nella regione della Mezzaluna fertile, dove era presente naturalmente il grano selvatico, che poi gli uomini addomesticarono dando vita ai primi esperimenti agricoli.
Nessuna traccia di piante o animali domestici è stata tuttavia rinvenuta negli scavi, e mancano inoltre resti di abitazioni. A circa 4 m di profondità, ossia ad un livello corrispondente a quello della costruzione del santuario, sono state rinvenute tracce di strumenti in pietra (raschiatoi e punte per frecce), insieme ad ossa di animali selvatici (gazzelle e lepri), semi di piante selvatiche e legno carbonizzato, che testimoniano la presenza in questo periodo di un insediamento stabile.
Klaus Schmidt in Costruirono i primi templi, come proposta di tipo speculativo, lascia intendere[7] che la civiltà sviluppata nella provincia di Urfa, che aveva qui uno dei suoi principali templi noti (definibile anche come archetipo di anfizionia, o "anfizionia dell'età della pietra"), sarebbe stata trasfigurata nel mito dei monti di Du-Ku della cosmogonia sumera: in questi monti sarebbero esistite le prime divinità (non dotate di nomi individuali, ma semplici spiriti, retaggio degli spiriti sciamanici) e i Sumeri ritenevano che l'uomo vi avesse appreso l'agricoltura, l'allevamento e la tessitura (vi sono forti indizi che almeno i primi due di questi elementi siano effettivamente comparsi in questa zona verso la fine, o comunque durante, la costruzione del complesso megalitico)[7].
Ian Hodder, del programma archeologico della Stanford University, ha detto a proposito del sito: “Molte persone pensano che questo possa cambiare tutto. Cambia completamente le carte in tavola. Tutte le nostre teorie erano sbagliate. Le teorie sulla "rivoluzione del Neolitico" hanno sempre sostenuto che tra 10 e 12 mila anni fa agricoltori ed allevatori hanno iniziato a creare villaggi, città, lavori specializzati, scrittura e tutto ciò che sappiamo delle antiche civiltà. Ma uno dei punti salienti delle vecchie teorie è che sia nata prima la città e solo dopo i luoghi di culto. Ora, invece, sembra che la religione sia apparsa prima della vita civilizzata ed organizzata in centri urbani; anzi, che sia quasi stata il motore primario per la creazione della prima città.”[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Responsabile di scavi a Göbekli Tepe, su Cieli paralleli, 21 giugno 2014.
  2. ^ (ENBuilding Göbekli Tepe in National Geographic
  3. ^ Salta a:a b (ENGobekli Tepe: The World's First Temple? in Smithsonian.com
  4. ^ L'inaugurazione degli scavi aperti al pubblico su La Repubblica.
  5. ^ Apre in Turchia il Gobekli Tepe, il tempio che cambiò la storia delle religioni, La Stampa, 10 marzo 2019.
  6. ^ Jacques Cauvin Nascita delle divinità e nascita dell'agricoltura, Jaca Book, 2010
  7. ^ Salta a:a b Klaus Schmidt Costruirono i primi templi (traduzione di Umberto Tecchiati), Oltre edizioni, 2011
  8. ^ (ENDo these mysterious stones mark the site of the Garden of Eden? in Daily Mail
  9. ^ Tom Knox Il segreto della Genesi, edizione italiana Longanesi & C., 2009

Turchia, Göbekli Tepe: l’insediamento che riscrive la storia dell’Umanità. - Federica Giuliani



Göbekli Tepe è un miraggio che appare all’improvviso. Il sole d’agosto, in questa parte di Turchia al confine con la Siria, è accecante e arroventa la pelle, ma l’emozione è più forte del caldo. Situato nella pianura tra il Tigri e l’Eufrate, domina i monti del Tauro e offre un panorama a 360° su quello che un tempo fu un territorio fertile e rigoglioso. Oggi, è un luogo di pellegrinaggio per archeologi e appassionati che, però, dovrebbero vedere tutti perché di fatto riscrive la storia dell’intera Umanità.
La scoperta di Göbekli Tepe.
Nonostante nel 1963 si capì già che il terreno celava qualcosa d’importante, gli scavi iniziarono solo nel 1995 quando il prof. Klaus Schmidt intuì che la collina su cui si ergeva un unico e solitario albero era composta di terra riportata; si trattava di calcare, che differiva completamente dalla dura roccia basaltica circostante. Quando si cominciò a scavare emerse una serie di pilastri a forma di T, che fecero sorgere una miriade di dubbi e quesiti.
La storia.
Eretto presumibilmente tra la fine del Mesolitico e il primo Neolitico da generazioni di uomini dell’Età della Pietra, in un periodo in cui si stava passando all’agricoltura, il sito era dedicato esclusivamente al culto: i monoliti rappresentavano gli dei da venerare mentre gli animali incisi fungevano da protettori. La pietra utilizzata per la sua creazione è considerata tra le più dure e di alta qualità, ma che non esiste nell’arco di 100 chilometri da qui. Il che significa che è stata volontariamente scelta e portata in loco per la realizzazione di qualcosa destinato a durare nel tempo. Con i suoi 12.000 anni Göbekli Tepe è, di fatto, il sito megalitico più antico del mondo e la sua scoperta rivoluziona ogni credenza.
Fino alla sua scoperta si è infatti pensato che fosse stata l’agricoltura a favorire la civilizzazione e che la complessità dell’arte, della società e dell’architettura dipendesse da una fornitura di cibo regolare. Questo sito dimostra invece che i cacciatori-raccoglitori di questa regione della Turchia erano molto più avanzati di quanto si pensasse.
Oltre 45 megaliti sono disposti in sei cerchi con un diametro tra i cinque e i dieci metri ciascuno; i pilastri sono finemente decorati con incisioni a tema animale e le molte ossa ritrovate dimostrano che venivano fatti sacrifici agli dei.  Ma c’è molto più da riportare alla luce: esplorazioni effettuate grazie a speciali scanner hanno rivelato che il sottosuolo sta conservando ancora almeno 250 pilastri.
I misteri di Göbekli Tepe.
Se, da un lato, il ritrovamento di questo insediamento ha permesso una nuova datazione degli altri siti megalitici nel mondo, dall’altro lato si sono spalancate le porte su questioni non facilmente comprensibili:
Come sono state realizzate le incisioni in una pietra particolarmente dura in un’era in cui non si conoscevano i metalli?
  • Perché chi ha costruito il sito lo ha poi volontariamente coperto?
  • I pilastri, se percossi con un particolare tipo di pietra, emettono un suono a bassa frequenza. Come mai?
  • Al crepuscolo i pilastri diventano più luminosi e le incisioni sembrano prendere vita…
  • Non ci sono decorazioni con elementi femminili.

Insomma, tanto è stato scoperto ma molto altro è ancora da comprendere.
La visita.
Il sito rientra nel circuito della nuova Museum Pass Turkey Card*, che include i musei di tutta la Turchia. Una volta preso il biglietto presso il visitor center si inizia la visita con il piccolo ma bene allestito museo. Interattivo e coinvolgente, racconta la storia della scoperta e contestualizza i reperti. Poi, a piedi o con lo shuttle, si raggiungono gli scavi dove la magia del luogo farà tutto da sé. Parte dell’UNESCO dal 2018 per la maestosità e l’importanza che rappresenta per l’Umanità. 
*La Museum Pass Turkey Card ha una validità di 15 giorni per un costo di 375 TL (attualmente circa € 59,00) e consente di visitare oltre 300 musei e siti archeologici gestiti dal Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia.

Andrea Detto Il Toscano.

Risultato immagini per ribellione

Buona sera. Allora mi corre l’obbligo di fare un altro post, quasi come quello che ho fatto tempo fa.
Sono e rimango una persona di sinistra e, per una vita intera ho votato a sinistra. Nelle ultime elezioni ho votato M5S perché disgustato da quanto avveniva nella sfera politica del Paese. Ho visto quello che era il mio partito fare inciuci sottobanco, ho visto il mio partito dimenticarsi del popolo, ho visto il mio partito votare provvedimenti assieme alla destra (Fornero) e ho visto i sindacati, che hanno taciuto (solo 2 ore di sciopero) ma che, con quel provvedimento mi hanno RUBATO 8 anni di vita, ho visto quello che era il mio partito salvare banche e multinazionali a scapito del popolo. E ho deciso. La mia non è stata una decisione facile. E’ stata sofferta. Ho pensato anche di votare partiti nati dalla famosa scissione, molto più vicini alla mia idea politica ma ho anche pensato che quel voto non avrebbe cambiato le cose, perché gli italiani hanno uno strano modo di decidere, legittimo beninteso, e che quei partiti sarebbero rimasti al palo, perché è innegabile che l’Italia è un Paese diviso esattamente a metà. Una metà che ha a cuore gli interessi comuni, i cittadini, l’equità sociale, l’aiuto del più debole. Mentre l’altra metà (a mio avviso certamente) è per la difesa dei ceti ricchi, degli evasori fiscali, dei corrotti e corruttori, dei furbetti e delle scorciatoie. E in mezzo a questi chi c’era ? C’era un partito che gridava VAFFANCULO a tutto questo. Ed io, che di vaffanculi ne aveva presi tanti, ma anche dati, ho deciso di provare una strada diversa, nuova, di quanti gridavano all’onestà. Ma, sia detto per inciso, il mio essere di sinistra non è cambiato di un millimetro! Purtroppo devo registrare alcune cose che a me fanno soffrire molto. E cioè la prevenzione che la stragrande maggioranza degli Italiani ha verso qualcuno che vuole il bene comune. Adesso vedo e leggo che dovrei addirittura vergognarmi di aver fatto quella scelta. Ma vi siete mai chiesti perché il M5S ha tutti contro? ma per tutti dico proprio tutti : partiti (e quello lo posso capire), giornalisti, anchor man, giornali, radio, ma anche cittadini che hanno verso quelle persone una acredine ed un odio tale che mai ho registrato neanche verso le destre, neanche verso i fascisti. E questo non riesco proprio a spiegarmelo. Sarà certamente una mia tara mentale. Ripeto, posso capire gli altri partiti, posso capire i giornalisti tutti, visto che volevano mettere mano alla Legge sull’Editoria, posso capire i sindacati, che erano entrati nelle loro mire, dopo la legge 564 sulle loro pensioni d’oro, taciuta da tutte le sinistre. Ma i cittadini no, non riesco a capire tutti quelli che hanno un odio preventivo che non registravo da tempo immemore verso delle persone che vogliono il bene comune.
Hanno fatto degli errori ? Certamente! e ne rifaranno anche. Sono stati tacciati di incapacità e questo lo posso capire. Ho avuto anche io questo dubbio ma, mi sono detto che nessuno nasce imparato e che anche tutte le altre persone che, negli anni, si sono succedute al Governo sono nate con quella esperienza. Ho anche sentito dire che qualcuno preferiva i ladri, ma competenti! Tanti si sono sciacquati la bocca prendendo in giro queste persone senza motivazione chiamando qualcuno “bibitaro”, chiamandoli “grullini”. Ebbene, almeno per me è più onorevole aver fatto lo stewart, che aver campato sempre di politica. I vecchi politicanti hanno dovuto fare errori (nel passato coperti dai loro stessi partiti) per poi governare come gli riusciva. Si sono alleati con il PD (mio vecchi partito, prima dell’innominabile Renzi e compagnia)? no, non l’hanno fatto. Hanno fatto un contratto che non vuol dire alleanza, vuol dire fare alcune leggi e poi ognuno per proprio conto. Ho anche cercato di fare un bilancio degli ultimi 25 anni di Governi, di destra e di sinistra, e sapete cosa ho visto? Che le leggi fatte dalla destra (per me orrori), una volta che la sinistra era andata al potere, non erano cambiate. Non le avevano cambiate! Vedi leggi ad personam, vedi conflitto di interessi, vedi precarietà del lavoro, diminuzione dei diritti dei lavoratori (cancellazione dell’art. 18, che non era riuscito nemmeno a Berlusconi). Ebbene non le avevano cambiate per non andare a toccare interessi comuni. Interessi che non erano certo rivolti al popolo, ma a loro stessi e ai loro amici. Ma non ho mai visto scagliarsi con tanta forza e tanto odio contro qualcuno, nemmeno da quei partiti di sinistra, nati dalle scissioni, verso la destra xenofoba e prepotente. Quella destra a cui ne arrestano uno al giorno, mentre, al momento almeno nei 5S non vi sono indagati o arrestati (salvo il vero). A meno che, questo odio non derivi dal fatto che alcune leggi fatte dal M5S, dovevano essere ad appannaggio delle sinistre, come il tanto vituperato reddito di cittadinanza, che però, quando si chiamava reddito di inclusione, era applaudito addirittura……..coerenza questa sconosciuta!
La peggior cosa che sto vedendo e leggendo, scorrendo alcuni post, è l’odio viscerale che traspare da tutti i commenti, come se questo movimento avesse fatto e fosse responsabile di tutti i mali che ci hanno attanagliato negli ultimi 30 anni, dimenticando quello che abbiamo abbonato a quei partiti che votavamo e incensavamo, anche quando sapevamo bene che avevano fatto delle cazzate!
Ma tutto questo finisce qui. Ho cercato di fare chiarezza sulle circostanze che mi hanno portato a dare quel voto, scevro da pregiudizi verso altri partiti e verso altre persone. L’odio e l’acredine non mi appartengono, chi mi conosce bene lo sa. Non posso dare consigli a nessuno, ma cerco di riflettere che la politica, purtroppo è mediazione talvolta, e se non hai la forza per fare passare un provvedimento come lo vorresti, devi per forza mediare qualcosa, non molto, altrimenti viene stravolto. E per questo voglio tacere sulle mediazioni che sono state fatte in passato, anche quando forse non ce n’era bisogno. Anche se per molte cose il bisogno di avere memoria è senz’altro superiore ai commenti offensivi, alle prese per il culo, ai mezzi discorsi dove si dice e non si dice, ad erigersi giudici e giurati senza che vi sia nemmeno un imputato.
Andrea detto il Toscano.

Il potere, testa, pinna e coda. - Giuseppe Di Maio



Nella nostra nazione essere comunista rappresentò dal ’48 in poi un disvalore funesto. Per molto tempo chi lo era aveva difficoltà a studiare, a trovare lavoro, e persino ad emigrare. Con l’inizio degli anni ’60 questo svantaggio si attenuò. Ma nelle classi gregarie e in genere reazionarie il disvalore si mantenne dormiente, fino a quando Berlusconi con la discesa in campo non lo resuscitò. Sono famose le sue invettive contro i “poveri comunisti”, definitivamente cacciati dal governo e costretti allo scontro nelle piazze.
Parallelamente a questa esclusione pregiudiziale ne era stata costruita un’altra, quella della “mancanza di cultura di governo”, di cui furono accusati: il PCI negli anni ‘60 dai partiti di centro; Berlusconi e la Lega dai partiti della tradizione; il M5S da tutti gli avversari. Ad ogni terremoto politico l’establishment ha tacciato il nuovo venuto di inabilità a governare, anche se il biasimo ai pentastellati è diventato un triste leit motiv che dura da troppo tempo, nonostante essi abbiano dato prove magistrali del contrario. Perché? Perché il Movimento non ha dato ancora segnali di essere rifluito nel sistema, di aver fatto compromessi sostanziali, di aver favorito amici, spartito potere e denari.
Così come il comunismo, anche, diciamo… “l’incapacitismo”, è un difetto imperdonabile nel giudizio popolare. Ecco il perché delle continue accuse gratuite e infondate al M5S, per quanto gli unici dimostratisi incapaci siano stati solo i servi dei lobbisti e i tanti improponibili politici nostrani. Ricordiamo quelli senza diploma al ministero dell’Istruzione, quelli del tunnel di neutrini alla Ricerca Scientifica, quelli “dell’abbiamo una banca” alla Giustizia etc, e tutti gli altri impresentabili, impreparati e incompetenti che hanno affollato i banchi del governo.
Ma con quest’accusa si nascondono verità fondamentali, cioè: che la democrazia non è una faccenda governata dalla tecnica, ma purtroppo dalla volontà; che l’amministrazione pubblica non è un congresso privato riservato a pochi esperti, ma è interesse di tutti coloro che abbiano un minimo di capacità civica. Questa è la democrazia compiuta, e non il populismo attuale, che invece è fondato sul suffragio di un popolo elettore totalmente squalificato e su un governo di oscuri tecnocrati e specialisti asserviti agli interessi dei potenti.
Il nuovo corso imposto dalla liberazione della volontà popolare attraverso l’inevitabile governo a 5 stelle, comincia a scuotere tutta la classe dominante. La prima a temere la rivoluzione pentastellata è l’informazione serva di regime. Essa ha blandito la Lega di Salvini contro i 5 stelle, ora persino la Meloni contro Salvini. Poi, le lobbies sfrattate dai vantaggi dei decreti ad hoc, e infine tutto il comparto pubblico, dai semplici dirigenti ai boiardi di Stato. Sempre più su, fin dove spunta il faccino lombardo del presidente della Corte Costituzionale che, dopo aver dichiarato l’illegittimità retroattiva della spazzacorrotti, adesso si schiera dalla parte di una giustizia dal volto umano, bocciando i processi troppo lunghi.
Peccato che il volto umano diventi arcigno solo con la povera gente, quella senza santi né avvocati, quella senza partito. Poiché il suo partito, da socialista qual era è diventato liberal, e s’interessa di questioni civili e non sociali, delle politiche di genere, gender e d’accoglienza, dell’inizio e fine vita. Ecco perché il suo partito non riusciva a mostrarsi in piazza e perché nessuno lo seguiva.
Ma ad un certo punto quel partito si è scelto l’avversario, il suo giusto nemico. Col quale ha cominciato una tiritera di contrapposizioni fasulle allo scopo di polarizzare l’attenzione e di mettere fuori gioco i 5 stelle. Fino a che non si è persino clonato. E, un partito senza piazza, la piazza l’ha trovata gridando: Bologna non si lega. Una specie di “Allah u akbar”, un chicchirichì tutto ormonale senza spiegazione e senza idea. Un nulla rappreso a cui Gruber, Formigli, Sardoni, Merlino, Floris ed altri, hanno fatto da megafono, lisciandolo a più non posso, e suggerendo persino le risposte.
Adesso la sardina del PD già parla della sua e di quelle degli altri come “narrazioni”. Racconti contrapposti tra cui scegliere il più simpatico: “l’erotico romantico o l’erotico tamarro”, testuale sardiniano. E la sardina semper ridens, detta la deontologia dei 5 stelle, intellige l’agenda del governo, e ne boccia i provvedimenti. Boccia la giustizia, aggiungendo “ismo”, boccia la guerra al vitalizio e stabilisce altre priorità. Se avesse parlato Zingaretti non avrebbe fatto meglio. Siamo in attesa di cosa dirà ancora il ventriloquo, ma mettiamo in guardia la povera gente che nemmeno questo, qualunque cosa nascerà, sarà il suo partito.

E ora, tutti fuori - di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano del 13 Febbraio:

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In sintonia con questo clima di restaurazione da Congresso di Vienna all’amatriciana, la Consulta ha deciso di salvare dalla galera i corrotti eccellenti, tipo Formigoni, che una norma sacrosanta della Spazzacorrotti aveva escluso dalle pene alternative al carcere. I soliti falsari si sono affrettati a dire che dunque la legge di Bonafede è incostituzionale: nulla di più falso. La Corte ha dichiarato illegittima la sua applicazione da parte di molti giudici ai condannati per reati commessi prima della sua entrata in vigore: quella che qualcuno chiama “interpretazione retroattiva”, come se le regole dell’esecuzione della pena fossero norme penali sostanziali, dunque applicabili solo per i reati commessi dopo la loro approvazione (in base al principio della “norma più favorevole al reo”). Balla sesquipedale: nessuno può essere condannato per un reato e a una pena non previsti quando commise il reato; ma poi il luogo e le modalità dell’espiazione della pena dipendono dalle norme in vigore al momento della condanna (in base al principio “tempus regit actum”). Così ha sempre stabilito la giurisprudenza della Consulta e della Cassazione, ogni qual volta il Parlamento inseriva nuovi reati “ostativi” ai benefici penitenziari: prima quelli di mafia e terrorismo, poi via via le violenze sessuali, i sequestri di persona a scopo di estorsione, il contrabbando, il traffico d’esseri umani, la riduzione in schiavitù, la prostituzione minorile, la pedopornografia e la violenza sessuale.

Trattandosi di reati tipici dei delinquenti di strada e non dei colletti bianchi (a parte B., che spesso sconfina), nessuno eccepiva nulla. E, se qualcuno eccepiva sulla “retroattività” e la mancanza di norme transitorie per i reati “vecchi”, veniva bacchettato. Ora dalla Consulta, per i mafiosi sul 41-bis (nel 1993, 1997, 1998 e 2017). Ora dalla Cassazione, per gli altri condannati: per esempio, con la sentenza n. 24561/2006, le Sezioni Unite confermarono il divieto di misure alternative agli stupratori: “Le disposizioni concernenti l’esecuzione delle pene detentive e le misure alternative alla detenzione, non riguardando l’accertamento del reato e l’irrogazione della pena, ma soltanto le modalità esecutive della stessa, non hanno carattere di norme penali sostanziali e pertanto (in assenza di una specifica disciplina transitoria), soggiacciono al principio ‘tempus regit actum’”. O con la 24767/2006 che consacrava il divieto di benefici ai condannati recidivi. O con la n. 11580/2013 che confermava il divieto di permessi premio ai sequestratori. I ricorrenti venivano amorevolmente invitati a farsi la galera senza rompere i coglioni.

Poi i 5Stelle hanno osato l’inosabile: infilare anche la corruzione, la concussione e il peculato fra i reati gravi da espiare in carcere senza eccezioni. E, alla sola idea di veder finire dentro anche politici e imprenditori, il sistema è impazzito. Il primo eccellente ad assaggiare il carcere vero grazie alle nuove norme è stato Roberto Formigoni, condannato a 5 anni e 10 mesi per oltre 6 milioni di mazzette in cambio del dirottamento indebito di 200 milioni di fondi regionali a cliniche private. Dopo 70 giorni era già fuori, perché ci si è messa pure una parte della magistratura: da allora una decina di tribunali hanno eccepito sulla “retroattività” dinanzi alla Consulta. Cosa mai accaduta per mafiosi, terroristi, sequestratori, stupratori, contrabbandieri, pedopornografi e schiavisti. L’Avvocatura dello Stato, anziché difendere la legge dello Stato, ha festosamente partecipato al massacro della Spazzacorrotti sostenendone la non “retroattività”. E la Consulta le è andata dietro, ribaltando decenni di giurisprudenza costante (a parte un caso isolato), sua e della Cassazione. Il ragionamento è strepitoso: quando il corrotto e/o il corruttore o il concussore rubavano, sapevano di commettere un reato, ma davano per scontato che le pene detentive previste per i loro delitti fossero finte (bastava tenersi sotto i 4 anni di pena o sopra i 70 anni di età, e sarebbero finiti ipso facto ai domiciliari o ai servizi sociali). E quando furono condannati, sapevano che la parola “reclusione” in calce alla sentenza era uno scherzo. Poi la Bonafede ha stabilito che era tutto vero: e quelli, a saperlo prima, non avrebbero rubato.

Dunque per loro la reclusione resta finta: diventa vera solo per chi delinque dopo l’approvazione della Spazzacorrotti. Quindi Formigoni, in barba al ricorso del Pg contro la sua scarcerazione, sconterà i restanti 5 anni e passa comodamente a casa sua. E così tutti i suoi simili, compresi i pregiudicati del processo Mondo di Mezzo, che usciranno tutti alla spicciolata se hanno più di 70 anni di età o meno di 4 anni di pena residua. Purtroppo la Consulta s’è scordata di abrogare l’articolo 3 della Costituzione, in base al quale “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”: dunque lo stesso principio deve valere per mafiosi, terroristi, sequestratori, stupratori, contrabbandieri, pedopornografi e schiavisti.
Si provveda dunque a scarcerare al più presto anche loro e soprattutto a risarcire tutti quelli che per 30 anni si sono visti applicare “retroattivamente” trattamenti penitenziari più duri di quelli previsti quando avevano commesso i reati. A cominciare dal 41-bis, varato il 6 agosto 1992, all’indomani di via D’Amelio: subito dopo, 532 mafiosi furono prelevati dai penitenziari ordinari e tradotti su aerei militari nei supercarceri di Pianosa e Asinara. Cosa che non sospettavano fino a pochi giorni prima. Dopo la sentenza di ieri, vanno subito risarciti e possibilmente scarcerati con tante scuse. Sennò saremmo di fronte alla solita, vecchia, vomitevole giustizia di classe immortalata da Trilussa: “La serva è ladra, la padrona è cleptomane”.


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IL SANTORI E IL PALCO ALLA U2 - Viviana Vivarelli.

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Intanto la prima cosa che il Santori ha fatto è stato registrare il marchio delle sardine.
La seconda aprire un conto corrente per gli sponsor.
Subito è comparso un palco modernissimo alla U2, sarà costato 2.800 euro ma il conto del Santori si è riempito subito con 70.000 euro e oltre. Tutti piccoli versamenti? Non credo. Poi mica è andato a Ustica ad accogliere i migranti, è andato nella villa dei Benetton a omaggiare uno dei peggiori patron italiani ma anche più ricco, chissà mai non ci scappasse un bel posto di lavoro. Sa come muoversi il mio pollo.

Scemo, scemo ma furbo, furbo.
Poi gli striscioni glieli ha fatti Bonaccini e la piazza gliela danno subito senza attese ogni giorno prestabilito senza fare storie quando altri devono aspettare mesi.
Hanno avuto la faccia di scrivere che le migliaia di 5 stelle a Roma avevano avuto viaggio pagato, diaria più il cestino da viaggio! Ma non lo vedono che Di Maio e gli altri stavano ritti su un camioncino? Gli sfugge che i soldi degli stipendi i 5 stelle li danno al popolo italiano e che sponsor alla Benetton non ne hanno? Si accaniscono su Casaleggio quando i conti sono tutti in chiaro e Casaleggio se lo pagano i 5 stelle a 300 euro al mese e oligarchi nel M5S non ce ne sono né russi né americani e tanto meno processi per mazzette. Sfugge anche l'evidenza di chi prende e chi dà? E pure il faraonico tour elettorale di Salvini "ogni giorno da due anni" scorazzando per tutto il Paese dovrà pure essere sulle spese di qualcuno, visto che Salvini i 49 milioni rubati dallo Stato non li ha resi lamentando casse vuote del partito e miseria e strappando una resa in 99 anni (e chi mai può tanto?).
La poesia delle sardine è bella e le bolle di sapone pure, ma quanto senso pratico c'è poi in questo quartetto di arrampicatori che ha trovato tutte le strade subito aperte? Quando poi nello stesso Paese abbiamo tante eccellenze dimenticate!! E sono davvero eccellenze costoro? O sono giovani molto furbi che stanno sfruttando il vento meglio che possono, il che sarebbe anche lecito se tanti giovani ignari non li seguissero e queste sardine non sembrassero tanto ma proprio tanto delle furbissime armi di distrazione di massa!

Andrea Scanzi

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Si sta facendo detestare da tutti. Sta compattando il resto del governo (e non era facile). Sta passando per quello che è, ovvero il peggior politico del lotto. Sta “combattendo” una battaglia personalistica che nessuno capisce, tranne (forse) lui. Sta alzando la posta in un bluff puerile e colpevole, col rischio di farsi sostituire al governo da un gruppetto di “responsabili” (scenario mestissimo, ma come contrappasso sarebbe divertente). Sta raggiungendo un livello tale di odiosità da avere ormai al suo fianco giusto un pelatino a caso, un bonzo paonazzo, una gengiva inutilmente ilare, l’ex tennista amica del Sismi e quel che resta della corsivista esaltata di via Solferino.
Soprattutto: sta consegnando il paese al suo alter ego più dotato Salvini, divenendo per distacco e una volta per tutte il più grande meteorite mai abbattutosi sulla sinistra (con cui non c’è mai entrato nulla) italiana. Se fosse un disco sarebbe un live unplugged di Povia, eseguito tutto con la grattugia al posto della chitarra.
Politicamente incoerente, inadeguato, tragicomico e comicamente sciagurato: da sempre e per sempre, anche quando (2013/2016 soprattutto) era vietato criticarlo e quasi tutti i media lo celebravano oscenamente. Però ha anche dei difetti. Daje Matte’!


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"La battaglia in nome dell’equità". - Gaetano Pedullà


Fossimo in un Paese normale, il Governo Conte che mette mano alla questione meridionale – cioè il più grande problema nazionale dall’unità d’Italia – sarebbe la più importante notizia dei giornali. Ma visto che di normale qui c’è rimasto ben poco, si è costretti a dar conto di chi questo stesso Governo vuol farlo cadere, appigliandosi a “irrinunciabili” questioni di principio sulla Giustizia e la prescrizione, quando anche i più ingenui hanno capito che dietro le fibrillazioni provocate da Matteo Renzi c’è essenzialmente la volontà contare di più nelle prossime nomine nelle partecipate pubbliche. Per ottenere il suo scopo, il leader di Italia viva ha minacciato di farsi esplodere come un kamikaze, facendo come prima vittima se stesso, visto che in caso di caduta dell’attuale Esecutivo ci sono ben poche speranze di formare una nuova maggioranza, e dunque si andrebbe a votare rischiando di restare fuori dal Parlamento.
Ora i retroscenisti dei soliti giornaloni ci raccontano che Giuseppe Conte si abbasserebbe a trasformarsi da avvocato del popolo in azzeccagarbugli del Palazzo, affidandosi ad attualmente invisibili schiere di parlamentari “responsabili”, ma di questa versione c’è poco da fidarsi. Al contrario, quello a cui possiamo credere senz’altro, perché lo vediamo, sono i fatti concreti. E di concreto abbiamo da una parte le cose prodotte dalla maggioranza giallorossa – con ultimi in ordine di apparizione: il piano da oltre cento miliardi per il Sud, la riforma del processo penale, il taglio del cuneo fiscale, ecc. – e dall’altra le cose prodotte dalle opposizioni e soprattutto da un sistema di potere che sta cercando di restaurare l’antico status quo, cancellando le riforme per le quali si sono espressi milioni di italiani: cancellare il Reddito di cittadinanza, rimettere la prescrizione, fermare con un referendum il taglio dei deputati e senatori, ripristinate per i corrotti le pene alternative al carcere (cioè una vacanza in casa propria o facendo finta di fare i servizi sociali), bloccare la revoca delle concessioni autostradali, e in mezzo a tante altre cose ancora, restituire i vitalizi agli ex parlamentari.
Per dire No a questo ribaltamento della volontà popolare, attuato per mezzo di codicilli e commissioni autoreferenziali come quelle previste dal regime di autodichia per Camera e Senato, oggi migliaia di cittadini saremo in piazza con la gioia di sentirci un popolo e la rabbia di chi è consapevole che ancora una volta ci vogliono fregare. Una manifestazione partita dal basso, da centinaia di attivisti che hanno aderito a una pagina Facebook, e che in poche ore sono diventati migliaia, con una velocità da fare invidia alle prime sardine (quel che ne resta è già in smobilitazione tra foto inopportunity con i Benetton e endorsment contro la riduzione dei parlamentari e il taglio dei vitalizi). Auguri perciò a questa piazza, alla quale La Notizia aderisce con la consapevolezza di quanto sia difficile riformare il nostro Paese, ma anche con la speranza che le cose si possano cambiare, riducendo le disuguaglianze e riportando un po’ di equità in una comunità dove troppi sono stati lasciati indietro e pochi continuano a ingrassare facendo indisturbati quello che gli pare.

"Il post cazzarismo". - Tommaso Merlo




Se davvero saltano fuori senatori che rendono il cazzaro toscano e la sua Italia Morta superflui, potrebbe davvero aprirsi una fase politica interessante. Un post cazzarismo guidato dal governo Conte a trazione 5 stelle. Un governo finalmente libero dai ricatti e capace di macinare risultati. Salario minimo, conflitto d’interessi, acqua pubblica, nuovo modello di sviluppo ed ambientale e tutti i punti programmatici del 4 marzo che per colpa del cazzarismo si son persi per strada. Certo, non è che col Pd di Zingaretti si possa volare. Non hanno idee, non hanno energie. Sono uno partito vecchio che si regge su uno zoccolo duro (di testa), giornalume e qualche effimero pesciolino che gli nuota attorno. Ma senza Renzi tra i coglioni, perlomeno il governo Conte potrebbe ricominciare a “fare” che è l’unica ricetta vincente per liberare il suolo italico dal cazzarismo sfrenato di questi tempi. La cronaca sorride. Renzi è stato sommerso da una alluvione di sterco sulla prescrizione e perfino la sua servitù è pronta a ribellarsi. Della serie: se si vuole suicidare che lo faccia da solo. Sull’altro fronte cazzarista, invece, Salvini è dato in picchiata nei sondaggi. È venuto a noia e non ne azzecca più una nemmeno per sbaglio. Dopo la legnata emiliano-romagnola che ha scalfito la sua imbattibilità, lo attendono mesi di grane processuali, di fantasmi russi e man mano che perde smalto si comprende con sempre più nitidezza la follia politica che ha compiuto ad agosto. Salvini poteva onorare il voto del 4 marzo e partecipare da protagonista ad una fase politica di radicale cambiamento come richiesto a gran voce dagli italiani. Poteva impegnarsi e cogliere l’occasione per servire il proprio paese dopo anni di melina parassitaria e dimostrare la qualità da premier di cui si vanta. Ed invece il suo ego tossico lo ha trascinato in una inconcludente campagna elettorale permanente, in mesi di cazzeggio e di cazzate fino all’apoteosi, l’autocastrazione. Oggi il suo destino politico è in mano ai suoi nemici. Più il post cazzarismo guidato da Conte produrrà frutti, più Salvini ne uscirà sgonfiato. Già se ne intravedono i segnali. Per i transfughi di Forza Mafia e per il neofascistume nostrano, la Meloni è molto meglio. Più nera delle imitazioni. Magari un tantino burina ma perlomeno collega il cervello prima di aprire la bocca e così alla fine le sue amenità sovraniste appaiono più coerenti. Salvini ha dimostrato di essere del tutto inaffidabile ed imprevedibile, un cavallo imbizzarrito che nemmeno i suoi riescono più a seguire e che più si dimena più dimostra la sua totale inadeguatezza a guidare il paese. Evviva il post cazzarismo, dunque, che potrebbe riservare altri vantaggi. Oltre a liberarci dell’egopolitica cazzara e portare a casa altri storici risultati per i cittadini, il post cazzarismo potrebbe ristabilire la verità storica su quello che sta succedendo in Italia in questi anni. In giro è pieno di falsità e d’ipocrita revisionismo, il moribondo vecchio regime sta falsificando la storia per sopravvivere, ma il loro inganno restauratore non potrà durare all’infinito. Col tempo dovrà cedere. Sotto il peso della sua irrilevanza. Di fronte a nuove conquiste per la nostra democrazia, di fronte alla conferma della salubre direzione politica intrapresa il 4 marzo, i meschini e subdoli tentativi di tornare al passato finiranno in niente e l’Italia potrà continuare il suo percorso di cambiamento. Libera da ogni cazzaro.

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