martedì 5 febbraio 2013

Europa: 1 milione di euro per addestrare i funzionari a fare i "troll". - Debora Billi

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La UE ha deciso di addestrare eurotroll per impedire la diffusione di "sentimenti anti euro". Così l'anno prossimo voteremo secondo prescrizione.

Beh che dire, preparatevi: tra qualche mese, ogni volta che qualcuno su Internet, Facebook o Twitter si azzarderà a menzionare certe parole chiave, vedrà l'assalto dei troll pronti ad azzannarlo.

Scrivere "uscire dall'euro", "MES", "fiscal compact", "ritorno alla lira" o altre parole ad alto rischio di critica attirerà subito gli esperti del caso, quelli bravissimi a sfottere, deridere, insinuare, insomma a buttare tutto in caciara. Troll professionisti. L'ha scoperto il Telegraph, che racconta come l'Unione Europea si stia preparando alle elezioni del prossimo anno cercando di preservare se stessa e le proprie istituzioni investendo qualche milione di euro allo scopo. Così l'articolo:
"Particolare attenzione sarà prestata ai Paesi che hanno sperimentato un aumento dell'euroscetticismo", dice un documento confidenziale dello scorso anno. "I comunicatori istituzionali del Parlamento dovranno avere l'abilità di monitorare le conversazioni pubbliche e il sentiment popolare, per capire gli argomenti di tendenza, e avere la capacità di reagire velocemente, in un modo mirato e rilevante, unendosi alla conversazione ed influenzandola, per esempio, fornendo fatti e distruggendo miti." Il training per i funzionari comincerà questo mese.
Qualche deputato ha protestato, sostenendo che "spendere più di un milione di euro per addestrare funzionare pubblici a diventare troll di Twitter in orario di ufficio, è uno spreco e una cosa ridicola".
Oltre che ridicola, a me pare anche una cosa piuttosto inquietante. Non che sia la prima volta: abbiamo assistito ad invasioni di troll finti-scienziati durante la marea nera della BP due anni fa, e ricordiamo anche l'iniziativa del governo giapponese di offrire viaggi gratis a chi raffreddasse la "paura Fukushima". Sicuramente, inoltre, c'è al momento in giro un piccolo esercito di troll al soldo di questo o quel partito allo scopo di influenzare le nostre opinioni nell'imminenza delle elezioni. Si sgamano da un chilometro, eh.
Ma è la prima volta che un'istituzione pubblica di tale importanza, come è l'EU,  assoldi troll per orientare le elezioni politiche che la riguardano direttamente nella direzione che ritiene più comoda. E' un gesto assolutamente antidemocratico, la dimostrazione (qualora ce ne fosse ancora bisogno) che l'istituzione europea così come è oggi è intrinsecamente dittatoriale e fascista.
E adesso, aspettiamo pure l'arrivo degli eurotroll.

Siamo tornati ai tempi delle veline fasciste.



Le veline erano le direttive, o fogli d'ordine, che venivano spedite alle agenzie giornalistiche durante il periodo fascista; eccone una raccolta significativa. si va da consegne che rasentano il ridicolo a pesanti censure, a palesi falsificazioni della realtà. C'è sempre un buon motivo per riprenderle in mano e considerare se e quanto siano realmente distanti dal nostro mondo.

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Fenomenologia del Blog Troll. - Michele Smargiassi


Gli eccellenti colleghi Silvia Bignami e Andrea Chiarini hanno fatto recente esperienza, nei loro ottimi blog Occhio al Palazzo e Senza Bussola, di quella presenza sgradevole ma purtroppo abbastanza diffusa in Rete che è il guastatore da blog, che chiamerò Blog Troll, e delle sue tecniche di mobbing nei confronti dei commentatori seri.
Gestendo un paio di blog da alcuni anni, mi sono sentito in dovere di condividere la mia esperienza e ho redatto questo piccolo manuale divulgativo su una singolare figura virtual-sociale, ad uso di gestori esasperati e commentatori irritati. Il manuale è minuzioso è lungo, ma credo utile. Per comodità di consultazione l’ho ordinato in capitoli.
Don't feed the trollsGenesi. Il Blog Troll (d’ora in poi BT) è un’interessante evoluzione darwinana del comune troll (guastatore anonimo, suscitatore di risse) da Internet. Ha scelto come suo ambiente naturale il blog di tipo giornalistico non perché gli interessi l’attualità, ma perchè gli consente una maggiore visibilità. Per questo BT predilige  blog di siti molto frequentati. Il BT ha una soprendente velocità di adattamento. Il BT ha acquisito competenze e abilità che lo qualificano come una specie del tutto singolare e distinta dagli altri utenti della Rete.
Obiettivi. Il BT ha molto tempo libero, e lo dedica con passione alla sua missione. La missione del BT è impossessarsi di una discussione seria e “sparigliarla”. Lo scopo transitorio del BT è deviarne il corso, svuotarla dall’interno, fare attorno a sé il vuoto. Ma la vera aspirazione del BT è essere riconosciuto come il maschio Alfa del blog. Il BT si sente realizzato solo quando gli altri gli riconoscono umilmente una superiorità. Il BT ha tradotto nell’ambiente virtuale il nonnismo da caserma. Il BT non tollera altri BT pari grado, solo subordinati e avversari. Il BT sceglierà quindi blog ancora privi di BT, oppure, se si sente abbastanza forte, cercherà di scalzare il BT già residente. Il BT tollera invece la presenza di alcuni altri BT di secondo piano, purché riconoscano la sua supermazia di BT primario. Ad essi il BT concede piccoli ambiti di visibilità limitata, chiedendo in cambio occasionale sostegno contro il moderatore.
Identità. Il BT si presenta sempre sotto pseudonimo. Ciò è consentito dalle regole comuni dei blog, ed è anzi un modo per far interagire tra loro più liberamente le opinioni. Il BT invece usa il nickname(spesso “da battaglia”) come un riparo dal quale attaccare la persona dell’interlocutore, o del moderatore, senza correre il rischio di ritorsioni. Se ciò gli viene rimproverato da un commentatore appena aggredito, il BT si indigna invocando le “regole della Rete” e sbeffeggia l’interlocutore come pavido e non all’altezza. Se richiamato dal moderatore, si difende sostenendo che il moderatore conosce la sua email e il suo Ip. Il BT sa bene che la maggioranza dei moderatori, tranne in casi di reato, non hanno tempo e interesse per risalire all’identità che si cela dietro un indirizzo anonimo facilmente acquisibile in Rete, o il semplice numero di identità di una macchina. Il BT oltretutto cambia spesso identità, nickname e computer per poter attaccare meglio, da più postazioni, senza mai essere identificato.
Trasparenza. Il BT dà il minimo possibile di informazioni reali su se stesso, e questo è ovvio. Ma anche le informazioni sulla propria identità mitica (vedi sotto) sono fornite in modo da non essere mai verificabili. Se gli si chiede dove vive, cita una regione o un continente, se gli si chiede che lavoro faccia, cita una disciplina generale. Il BT non propone mai di incontrare di persona il moderatore o un qualunque interlocutore.
Apparenza. Per raggiungere il suo unico scopo, che è l’autoaffermazione, il BT non può certo esibire la propria reale essenza, che si sospetta piuttosto banale. Il BT si fabbrica allora una identità mitica, composta pezzo per pezzo nel corso delle discussioni. L’identità mitica del BT, essendo inverificabile, è sempre incomparabilmente superiore, piû avanzata e rivoluzionaria di quella reale dei suoi interlocutori. Il BT cita continuamente espisodi ed esperienze che dimostrano quanto lui ne sappia di più dell’interlocutore. Il BT esperto non cade mai in contraddizione con la propria identità mitica, ma non tutti i BT sono all’altezza. Capita allora, ad esempio, che un BT che in qualche discussione precedente si era presentato come un campione integerrimo dell’ecologismo, fustigatore dei poveri deficienti servi dei combustibili fossili, qualche discussione dopo, per sbeffeggiare i deficienti incompetenti di motori, si presenti come un incomparabile esperto di Suv di cui è stato un collaudatore professionale. Se messo di fronte alle proprie balle spaziali, porterà il discorso sull’astronautica, raccontando di quando passò a pieni voti le selezioni della Nasa.
Competenze. Il BT sa tutto. Il BT è un esperto in una quantità strabiliante di campi del sapere diversi e distanti. Qualsiasi argomento sia posto in discussione, il BT afferma di averlo studiato a lungo e di saperne molto di più dei suoi interlocutori e del moderatore, che accusa di parlare senza conoscere. A riprova della sua cultura universale, il BT copincolla una quantità di link alle più stravaganti pagine di Internet.
Esperienze. Il BT ha fatto tutto. Qualsiasi argomento sia posto in discussione, il BT ne ha già fatto esperienza diretta, lo ha vissuto personalmente, ne è un veterano, a differenza degli interlocutori e del moderatore, che pertanto zittisce accusandoli di parlare senza diretta cognizione di causa. Se si parla di guerre, il BT era in prima linea, se si parla di beneficienza era un collaboratore di Madre Teresa, se si parla di nucleare era un membro del progetto Manhattan. A riprova, il BT copincolla una quantità di link stravaganti, nessuno dei quali parla di lui.
Argomenti. Il BT non ha il minimo interesse per l’argomento di volta in volta proposto dal gestore del blog, ma interviene in tutti, nessuno escluso. Il BT però ritiene un suo preciso dovere, scopo della sua stessa presenza, deviare la discussione prima possibile su un altro argomento qualsiasi, purché scelto dal BT, per dimostrare che è lui che conduce il gioco. A questo scopo, il BT si aggrappa a qualsiasi dettaglio o passaggio marginale o inciso dell’articolo del gestore, o di un commento precedente. In mancanza di appigli, il BT cambia brutalmente e semplicemente discorso con un off-topic.
Autorità. Il BT detesta con tutta l’anima il moderatore, verso il quale patisce invidia e frustrazione feroci. Il BT non ha un blog, e se lo avesse andrebbe deserto, quindi il suo atteggiamento è di tipo parassitario e saprofita: si incista in un blog altrui cercando di strapparne la conduzione al moderatore, e di nutrirsene fino alla consunzione. Il BT teme il moderatore, ma non può fare a meno di aggredirlo, perché contrasta il suo tentativo di supremazia. Il BT cerca quindi di sbeffeggiare il moderatore, di delegittimarlo, di sminuirlo agli occhi dei commentatori, di dimostrarne l’incompetenza e di denunciarne l’insostenibile posizione di potere. Il BT cerca di imporre un rapporto alla pari col moderatore: “se questa regola vale per me, vale anche per te”. Il BT ha un problema psicanalitico col riconoscimento dei ruoli. Il BT ha patito grandi frustrazioni come studente verso i professori e come figlio nei confronti dei genitori, e ora si vendica. Il vero scopo del BT è annullare le prerogative di potere del moderatore del blog, per assumersele in proprio.
Vittimismo. Il BT provoca il moderatore sperando di suscitare una sua reazione, e potersene lamentare vittima. Nei confronti del moderatore, il BT è sempre nella posizione della vittima aggressiva. Il BT “chiagne e fotte“. Spesso il BT aggredisce altri commentatori non perché ce l’abbia con loro, ma nella speranza di costringere il moderatore a censurarlo. Il BT fa questo precisamente per poterlo denunciare come censore. Se qualche interlocutore difende il moderatore, il BT lo definisce leccaculo del blogger. Ma il BT teme il moderatore, perché sa che il moderatore può escludere il BT dalla conversazione togliendogli alle mani il suo bel giocattolo. Dunque il BT alterna aggressioni e blandizie nei confonti del moderatore. Dopo un’aggressione particolarmente violenta, per un po’ il BT “fa il bravo”, approva le opinioni del moderatore e lo elogia. Questa fase in genere dura il tempo  necessario al BT per recuperare le forze e tornare alla sua tattica e alla sua natura. Qualora il moderatore sia inflessibile nel far rispettare la buona educazione, il BT cerca alleati, anche fra le sue precedenti vittime, per un’insurrezione contro il moderatore.
Tattica. A differenza del troll comune, che irrompe, colpisce e fugge, il BT studia con attenzione l’ambiente in cui, per raggiungere il suo scopo, pianifica di operare a lungo. Analizza con attenzione e conosce uno per uno i frequentatori abituali del blog, prende nota delle loro preferenze, affermazioni e debolezze per ritorcergliele addosso al primo scontro. La modalità di relazione sostanziale del BT con gli altri commentatori è infatti lo scontro, ma all’occasione sa usare tattiche dilatorie, diversivi e ritirate strategiche. Il BT colpisce solo quando si ritiene sicuro di far male, e di poterlo fare da posizioni vantaggiose. Il BT ama “cogliere in castagna” l’interlocutore. Detesta invece essere colto in castagna. Se ciò accade, il BT semplicemente scompare dalla discussione per qualche tempo, per ricomparie facendo finta di nulla in un’altra discussione. Il BT si ritiene così invulnerabile. Il BT impiega qualsiasi mezzo lecito e illecito per aver ragione dell’avversario. Il BT cerca informazioni sull’avversario fuori dal blog, visita il suo sito, legge i suoi precedenti commenti anche su altri blog per potergli rinfacciare mancanze e contraddizioni. Il BT prende ogni precauzione per evitare che gli interlocutori facciano la stessa cosa con lui.
Stretegia. La tecnica di combattimento del BT è lo scambio a due, pugilistico, ravvicinato e veloce. Il BT è un combattente solitario. Il BT non è a suo agio nelle discussioni a più voci, dove sarebbe solo uno fra i tanti. Il BT punta a trasformare ogni discussione in un duello. Il BT studia la sua vittima prima di ghermirla, la isola dal branco e la attacca, sperando che reagisca. Se la sua vittima è un essere umano normale lo farà, risentita per le offese. Allora il BT sa di averla già tra le grinfie. Il combattimento prosegue con scambi sempre più intensi fino a che la vittima getta la spugna e lascia il blog. A questo punto il BT ha vinto una battaglia, e passa alla preda successiva. Il combattimento a due ha anche il vantaggio collaterale di far fuggire disgustati altri commentatori seri del blog, che non trovano più spazio per intervenire.
Dialettica. Il BT incalza l’avversario ma evita di farsi incalzare. Il BT attacca le opinioni degli altri ma raramente espone le proprie. Un’opinione che non c’è non può essere contestata. Il BT obietta ma non risponde mai alle obiezioni. Il BT cambia continuamente discorso per essere sempre nella posizione di chi incalza l’altro. Il BT abbandona subito argomenti in cui si sente in difficoltà, e ne introduce subito di nuovi. Il BT evita come la peste di dover dimostrare la propria coerenza. Se messo di fronte a una contraddizione, il BT introduce un nuovo argomento, o se la cava con una battuta. Quel che importa veramente al BT è avere l’ultima parola. Il BT ha una concezione pugilistica della dialettica: vince non chi gioca meglio, ma chi resta in piedi per ultimo.
Bersagli. La vittima designata del BT e il nuovo arrivato, preferibilmente donna. Al nuovo arrivato il BT deve far capire subito chi comanda davvero nel blog, cioè lui stesso, ed esigere il dovuto riconoscimento e rispetto, lo stesso che in caserma si deve ai “nonni”. Il BT attacca dunque senza preavviso e senza pietà il nuovo venuto, lo deride e lo umilia senza lasciargli il tempo di capire cosa sta succedendo. Il nuovo venuto in genere fugge immediatamente da questo blog così mal frequentato, e il BT aggiunge una vittoria al suo medagliere. Il BT in questo modo si libera preventivamente di eventuali rivali. L’obiettivo del BT non è avere a che fare con interlocutori reali, ma disporre di un piccolo branco sottomesso e rispettoso di ammiratori.
Armi. Il BT mira direttamente al corpo, trascura le opinioni e va sulla persona. Il BT definisce l’interlocutore, non le sue opinioni. Se raggiunto da messaggi privati da parte del moderatore, il BT ne pubblica il contenuto nel suo commento successivo per dimostrare a) che il moderatore lo tiene in gran conto, al punto da scrivergli in posta privata; b) che in posta privata il moderatore si contraddice, è un pusillanime, è un falso.
Reazioni. Il BT odia essere oggetto delle stesse tecniche e tattiche che lui impiega nei confronti degli altri. Se gli viene posta più volte la stessa domanda imbarazzante che continua a eludere, il BT diventa idrofobo e sclera. Questo è forse l’unico vero tallone d’Achille del BT. Purtroppo questo metodo produce un lungo duello tra moderatore e BT che ha l’effetto di allontanare gli altri commentatori. Il BT ignora i principi di reciprocità e di eguaglianza. Messo di fronte alle proprie intemperanze, il BT sostene sempre di essere stato provocato per primo. Se messo in contraddizione con le sue stesse opinioni, sfugge. Se costretto a rimanere sull’argomento, diventa nervoso e ancora più aggressivo. È in questa fase che il BT si rivela più pericoloso. Costretto a fare i conti con proprie gaffe, errori e ignoranze, il BT impazzisce, cerca su Google i più improbabili argomenti a suo favore e li scaglia disordinatamente nella discussione. Il BT usa Google come un black bloc lancia i sassi e gli oggetti che trova per strada.
Antidoti. L’incubo peggiore del BT è che nessuno se lo fili. Quando i commentatori seri lo capiscono, e intelligentemente smettono di rispondergli, il BT entra in ansia. Ricorre allora al piano B: ingaggia vere o finte scaramucce coi BT di secondo piano, per continuare a occupare la scena, e nella speranza che qualcun altro abbocchi. Il BT non sopporta neppure di essere costretto a rispettare galateo e buona educazione, per esempio non accetta di dover attendere il proprio turno per parlare. Se i suoi commenti troppo frequenti vengono dilazionati di qualche ora per lasciare ad altri il modo di interventire senza essere continuamente aggrediti dal BT, il BT diventa furioso e denuncia censure e disparità di trattamento. Se costretto a limitare i propri interventi a un numero massimo, il BT dà di matto, poi si rassegna, e finalmente (unico caso in cui lo fa) abbandona il blog. Il BT però andrà subito ad infestare un altro blog qualsiasi per poter scrivere che il moderatore del blog precedente è un dittatore antidemocratico.
Conclusioni. Il BT non molla mai. Il BT cambia solo terreno di battaglia. Il BT è eterno, ubiquo e resistente come le erbacce, perché il BT ha un sacco di tempo libero, poche cose importanti da fare e una vita noiosa e frustrante. Il BT non si sradica. Si può tuttalpiù tenerlo a bada. Ma almeno, se lo conosci, lo eviti.

Fondi Lega Nord, Stiffoni: “Dal 2006 Maroni tenne riservati i conti”.


Fondi Lega Nord, Stiffoni: “Dal 2006 Maroni tenne riservati i conti”


Il segretario del Carroccio da quando era presidente della Camera nel 2006 riteneva di non dovere riferire della gestione che riteneva di sua "insindacabile pertinenza". Delle operazioni sui conti, secondo quanto riportato dall'ex tesoriere, era informato Bricolo.

Una prassi di “riservatezza” sulla rendicontazione voluta dall’attuale segretario Maroni. Fu proprio lui infatti, quando era capogruppo della Lega Nord alla Camera, “a instaurare nel 2006 la prassi di non rendere il conto della gestione a fine anno al partito in quanto riteneva che tale gestione fosse di sua insindacabile pertinenza”. In occasione del suo interrogatorio in procura il 27 novembre 2012, l’ex tesoriere del Carroccio Piergiorgio Stiffoni aveva specificato ai pm che “tale intento perseguiva lo scopo di non devolvere al partito eventuali residui della gestione che sarebbero dovuti transitare, come di fatto transitavano, su un altro conto intestato al tesoriere per poi riconfluire sul conto originario nella gestione successiva; tale prassi si è trasferita anche al gruppo del Senato“. 
Al pm Roberto Felici che lo aveva indagato per peculato per l’appropriazione, nella veste di segretario amministrativo, dei contributi erogati al partito trasferiti su conti personali con un ammanco di oltre 955 mila euro (tra il 2008 e il 2009), Stiffoni, espulso dal partito nell’aprile 2012, ha spiegato di aver aperto, “con il consenso del presidente Bricolo, due conti, il 10559 (il 5 novembre 2008) e il 10886 (il 19 gennaio 2010) per impedire alla segreteria amministrativa del partito di prendere ulteriori somme di denaro oltre a quelle che già versavamo alla Lega per scopi prettamente di partito”. E “nel fare ciò”, ha aggiunto, “mi sono adeguato a una prassi già esistente”. L’ex tesoriere ha poi precisato che “i fondi del Senato servono per pagare le spese di gestione del gruppo parlamentare, ad esempio, personale di segreteria, utenze, strumenti di lavoro; inoltre, una quota mensile veniva devoluta ai singoli senatori in parti uguali per gli stessi scopi: allo steso modo si utilizzano tali fondi per incontri conviviali, gadget, anche di un certo valore, eventi e ricorrenze”.
Stiffoni specifica inoltre che ben 400mila euro di contributi elettorali furono investiti dalla Lega in titoli di Stato e “di questa come di altre operazioni il presidente Bricolo era a conoscenza”. Stiffoni ha precisato di aver trasferito il 29 novembre 2011 “50mila euro dal conto n.10886 a un conto intestato alla Media World per l’acquisto di ‘carte regalo’ (duemila euro per i 25 senatori); ho fatto ciò su richiesta del presidente Bricolo, anche se la fattura è stata intestata a me, su richiesta di Bricolo, per non far figurare l’intestazione della Lega; i senatori hanno poi utilizzato la carta per l’acquisto di beni di consumo“. Acquisti su cui ora la procura di Roma ha già avviato un procedimento, anche alla luce della deposizione resa lo stesso giorno di Stiffoni dalla sua segretaria dell’epoca Maria Manuela Privitera, anche lei indagata per peculato. “Sempre il 29 novembre 2011 ho chiuso il conto n.10886 e ho trasferito il residuo di 188.661,78 euro al conto n.11399. Io non tenevo una rendicontazione analitica delle spese – ha specificato Stiffoni – ma tenevo tutte le ricevute; preciso comunque che la gestione della contabilità era stata affidata alla signora Privitera”. A fronte della contestazione della procura, Stiffoni ha replicato: “Non è vero che ho utilizzato queste somme per esigenze familiari, l’ho detto perché mi sentivo sotto pressione; faccio presente che in quella data sul conto n.10559 (di cui aveva l’esclusiva titolarità secondo chi indaga, ndr) c’erano depositati 307mila euro che nei giorni seguenti ho provveduto a girare sul conto n.9686 (acceso dalla Lega presso la Bnl, ndr)”.

Beppe Grillo in piazza:bagno di folla a Sassari.



Diecimila persone per il leader di Movimento 5 Stelle: «Sardi, è tempo di dire basta, riprendetevi la vostra terra» 


SASSARI. Beppe Grillo ha sempre riempito le sale per i suoi spettacoli quando in questi ultimi vent’anni metteva in piazza i misfatti dell’Italia. Ma ieri sera piazza d’Italia era affollata in modo immenso per il comizio di Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle. E lui, il comico-politico, alla fine a questa gente - diecimila persone - che gremiva la piazza nonostante la pioggia, ha sussurrato: «Adesso andate via in silenzio e diffondete il verbo». Il verbo di M5S che si diffonde come un’epidemia - sono parole sue - all’interno della rete. «Noi non abbiamo speso un centesimo per la nostra campagna elettorale, non vogliamo i rimborsi e quelli di destra e sinistra dobbiamo mandarli tutti a casa». È cominciato così il comizio di Beppe Grillo, attorniato dai suoi ragazzi, giovani candidati e attivisti che sono là a rappresentare la comunità. «Io giro con un camper e quando ci fermiamo ci regalano prosciutti e formaggi e noi per pagare il carburante facciamo uno scambio. Perché questo deve accadere, ognuno deve aiutare l’altro», comunque, «ci stiamo prendendo il paese, voi dovete riprendervi la Sardegna. Adesso arrivano gli arabi del Qatar e vi gettano sulla costa 175.000 metri cubi di cemento. La vostra isola della quale siete stati usurpati, siete diventati una piattaforma per i missili e vi hanno espropriato i terreni. Se andiamo là, ve la restituiamo la vostra terra», ma poi si blocca: «Stavo già promettendovi cose... come loro» e si ferma a parlare del lavoro, «che è diventato una parola oscena, ma è lavoro quello dei minatori del Sulcis che stanno dentro le miniere e si prendono la silicosi o quello dei giovani che studiano, vanno all’estero, si laureano, si fanno un mazzo così e tornano per andare a lavorare in un call center per 500 euro al mese. Ma ci vadano i figli della Fornero a lavorare là». Incontenibile e la folla ride, applaude, acconsente. Applausi quando dice che bisogna riprendersi la sovranità energetica, basta pale eoliche che «voi mettete il vento e loro si portano via i soldi». Solo quando dice dell’«eccellente sanità a Sassari», la folla lo riprende e lui si corregge: «Mi avevano detto così. Ma attenzione quando si parla di sanità e di salute, non confondete le due cose. Se il tenore di vita sale la salute migliora, altrimenti si muore». Come muoiono le piccole imprese sarde, come non possiamo parlare più di agricoltura sarda e italiana: arriva tutto da fuori. E ricorda la sua battaglia al fianco di Gavino Sale con i pastori sardi che «non li facevano entrare a Roma per protestare e la polizia li bastonava». O quando a Porto Torres arrivano le pecore dalla Romania, mentre quelle sarde non vengono vendute: «Ma i pastori sardi hanno sentito il belato romeno e non le hanno fatte entrare. Dovete impedire che le pecore vengano importate». Pollice verso per la chimica verde: «Non esiste, vi stanno ingannando, è come dire Berlusconi sincero» e attenzione alle «biomasse, sono una presa per il culo».
Le aziende sarde che muoiono perché le banche e lo Stato «le fanno morire. In altri Paesi europei se un’azienda produttiva va in difficoltà, lo Stato l’aiuta. Qui ti ammazzano». Ecco perché nell’Agenda Grillo c’è un punto fondamentale: il reddito di cittadinanza. «I soldi ci sono per tutto, per far vivere bene la gente di questo Paese. In Sicilia i nostri quindici consiglieri regionali destinano il 75 per cento della loro indennità a sostegno della microimpresa: un piccolo patrimonio di 125mila euro di ognuno di loro, moltiplicatelo per 15 e vedrete che i soldi ci sono»; ed elenca tutta una serie di “sacche” dello Stato dove le risorse vengono gestite malamente. «Eliminiamo le province, accorpiamo i comuni». Quindi, parlando dello scandalo Mps («il più grande nella storia finanziaria italiana») e degli intrecci politici che chiamano in causa Pd, Lega e mezzo arco costituzionale, non ha tralasciato di ricordare «le gengive di Gargamella del Pd». Stoccate anche a «Re Giorgio Napolitano, che dovrebbe far tirare fuori i nomi, invece dice che c’è la privacy». Quindi, un appunto lo ha fatto per il Banco di Sardegna: «Era la banca dei sardi e ve l’hanno portata via».
Non lesina battute per il «Nano Berlusconi: vuole restituire l’Imu! La restituisce in contanti, con un set di pentole e lenzuola». Ma «la stampa è contro di me: scrive che voglio bombardare il parlamento. Non capiscono le battute. Però, in guerra col Mali ci siamo davvero. Noi facciamo logistica, ci è stato detto, e siamo in missione di pace. Se fanno rappresaglia in Italia con chi ce la prendiamo?». Quindi, rassicura chi gli chiede confronti in tv: «Prima o poi ci vado. All’improvviso e dico cose vere. E se andiamo là apriremo il parlamento come una scatola di tonno. Il mio avvocato voleva venire a spiegarmi la legge di stabilità, ma non ce la fa: leggendola è dovuto andare in analisi». E la folla esplode.

L’anticipo. - Massimo Gramellini



Presidente nostro che sei nei bancomat, la tua proposta choc mi ha effettivamente scioccato. Pur non essendo un berlusconiano della prima ora e nemmeno della seconda, bensì un bieco stalinista orfano del compagno Cavour e del subcomandante Montanelli, l’ultima offerta del supermercato della libertà mi ha folgorato a tal punto che sto pensando di darti il mio voto. Anche due o tre, sempre che si trovi uno scrutatore compiacente. Dunque, se ho capito bene il senso della tua profonda elaborazione politica, in caso di vittoria restituiresti l’Imu sulla prima casa pure a me e non solo all’arbitro di Milan-Udinese. (Il mio amico Paolo, esperto di cose egizie, sostiene che Ruby non è il nome della nipote di Mubarak, ma la seconda persona del verbo preferito dal procaccia-rigori rossonero El Shaarawy). Inoltre mi garantiresti un condono tombale. Il condonissimo che fa benissimo. Questo significa avere un progetto di ampio respiro, una visione da statista. Ti ringrazio, Presidente: sia fatta la tua volontà, così alla Camera come al Senato. Però.  

Perché aspettare le elezioni per realizzare un’intuizione simile? Non potremmo ripianare l’Imu già stamattina? Mica tutta. Sono uno stalinista, non un ingordo. Mi accontento della metà. Dopo il voto completeremo serenamente la pratica. Se avrai vinto, mi rifonderai la seconda parte. Altrimenti, in un istruttivo ribaltamento dei ruoli fra eletto ed elettore, sarò io a restituirti l’Imu (in comode rate, s’intende, ma vedrai che col tuo ragionier Spinelli troveremo un accordo). 

P.S. Ci sarebbero anche due autovelox e un divieto di sosta, qualora.