venerdì 27 novembre 2020

Altro che Natale: ennesima rissa giallorosa sul Mes. - Luca De Carolis e Wanda Marra

 

La pandemia morde senza pause e Regioni e governo litigano sui colori che fanno rima con chiusure e divieti. Eppure è ancora sul Mes che si scaricano le tensioni nella maggioranza. Al punto che la capidelegazione di ieri, dove si sarebbe dovuto discutere anche delle misure contro il Covid, diventa uno scontro che si dilata sino al pomeriggio, tutto sul fondo salva-Stati. Una battaglia, sostengono fonti trasversali, più a uso interno che sul merito. Su cui peserebbero anche le resistenze di parte del M5S sul dl Sicurezza, che hanno irritato il Pd.

In mattinata il premier Giuseppe Conte riunisce i capidelegazione (Alfonso Bonafede, Dario Franceschini e Teresa Bellanova), ma con loro ci sono anche il ministro degli Affari europei, Enzo Amendola e quello dell’Economia, Roberto Gualtieri. Perché all’ordine del giorno non c’è il ricorso ai 37 miliardi della nuova linea di credito sanitario, ma la riforma del Mes di cui si discuterà lunedì all’Ecofin: congelata dal dicembre 2019 per le resistenze dei Cinque Stelle, ma alla quale il ministro dell’Economia si è deciso a dire sì. Però le risorse del Mes restano una faglia che divide i giallorosa. Con i dem e Italia Viva che ripropongono l’esigenza di utilizzarle. Mentre Bonafede e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio fanno muro: “La nostra posizione non cambia, rimaniamo contrari”. E si mostrano freddi anche sulla riforma del fondo. “La linea del governo – sostengono – era sempre stata un’altra, ossia che la riforma del Mes dovesse essere collegata all’Unione bancaria e al Bicc (uno strumento di bilancio per finanziare riforme e investimenti, ndr)”. Dal Mef ricordano una risoluzione dell’ 11 dicembre 2019, con la quale il Parlamento impegnava il governo a iscrivere le riforme dell’Unione in una revisione della governance economica europea. Cosa, sostengono, di fatto avvenuta con le novità introdotte per contrastare l’emergenza Covid-19. Attraverso una logica di pacchetto: la funzione del Bicc sarebbe stata assorbita dal Next Generation Ue, mentre è stato creato lo strumento di un titolo obbligazionario sicuro (ad esempio gli Eurobond, che hanno preso la forma dei prestiti Sure), ed è stato escluso qualsiasi meccanismo che implichi la ristrutturazione automatico del debito pubblico.

Ma dietro alle obiezioni dei grillini c’è soprattutto il sospetto che il sì alla riforma del Mes sia un cavallo di Troia per spingere poi l’Italia a farvi ricorso. Così Bonafede chiede e ottiene l’audizione del titolare del Tesoro davanti ai presidenti delle Commissioni Finanze e Bilancio. E Gualtieri fa sapere che l’avrebbe fatta comunque. Mediatore obbligato in mezzo al fuoco incrociato, Conte ci tiene a chiarire che per passare dall’ok politico alla firma (a fine gennaio) occorre che il Recovery Fund sia sbloccato. Prova a smussare, il premier. Ma un paio di grillini di governo sbuffano: “Rispetto a qualche settimana fa Conte pare più ambiguo sul tema”. E sussurrano un aneddoto curioso, ossia che alla riunione avrebbe fatto capolino l’eurodeputato di En Marche Sandro Gozi, ex dem.

Sul tavolo, Gualtieri mette l’accordo che prevede l’anticipazione al 2021 del cosiddetto “backstop”, il paracadute per il Fondo unico di salvataggio bancario, strumento caro all’Italia, da dove prendere le risorse necessarie per “salvare” banche di interesse per l’intera Ue. Questo punto dovrebbe aiutare a far ingoiare l’altra parte della riforma che prevede il salvataggio di interi paesi: i critici sostengono che renderebbe più facile la ristrutturazione del debito. I Paesi frugali chiedono delle condizioni sulle regole bancarie che l’Italia rifiuta. Per cui, può essere che lunedì non ci sarà alcun accordo. Ma Gualtieri alle Commissioni dirà che sarebbe suicida ora porre un veto come quello dell’Ungheria di Orban, dopo che l’Europa ha messo in campo un nutrito pacchetto di aiuti, che l’early backstop è vantaggioso per l’Italia, che se si chiude lunedì verrà approvato un documento secondo cui quasi tutte le banche europee e tutte quelle italiane hanno passato il test e sono sicurissime.

Ma mentre Gualtieri continua a cercare di abbassare i toni, dal Nazareno fino a sera parlano dell’ennesima grana che il governo non è in grado di risolvere.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/25/altro-che-natale-ennesima-rissa-giallorosa-sul-mes/6015483/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=oggi-in-edicola&utm_term=2020-11-25

Per grazia ricevuta. - Marco Travaglio

 

Nel leggere le lagne quotidiane del Pd – dichiarate o spifferate ai retroscenisti di corte – contro il governo, il premier e gli alleati a 5Stelle, sorge spontanea una domanda: ma glielo prescrive il medico, a questi signori, di sostenere il Conte-2 viste le atroci sofferenze che ciò provoca alle loro animucce candide? Perché non aprono la crisi e non fanno un altro governo o ci rimandano alle elezioni e provano a vincerle? Forse si sono già scordati come e perché un anno fa erano tornati nella stanza dei bottoni. Non per merito loro, ma di Salvini: senza l’harakiri del Cazzaro, il famoso “partito a vocazione maggioritaria” veleggiava sul 16% dopo la più ciclopica batosta della storia del centrosinistra, con la prospettiva di restare all’opposizione altri vent’anni. Invece, con sua grande sorpresa, risalì al governo per grazia ricevuta e per puro culo, aggrappato alla scialuppa di Conte che, essendo da due anni in cima ai sondaggi, sommamente schifava. Salvo poi scoprire che bastava fingersi morto e mandare avanti il premier per rivedere il 20%.

Ora, da qualche settimana, non passa giorno senza una presa di distanze, uno sgambetto, un’imboscata del Pd al suo governo, e nella forma più vile e viscida perché nessuno ci mette mai la faccia. Uno stillicidio quotidiano, tipico delle guerre di logoramento. Le menate giornaliere sul Mes e sul rimpasto (ma perché non si rimpastano la De Micheli?). Le critiche alla Azzolina, prima perché non riapre le scuole, poi perché non vuole richiuderle e ora perché vuole riaprirle. La difesa dell’impresentabile De Luca che insulta premier e alleati. Gli attacchi a Morra in stereofonia con le destre. Il voto per regalare a Gasparri la licenza di diffamare. La guerra alla Raggi, magari a costo di digerire Calenda o di candidare la Lorenzin (le alleanze locali sono obbligatorie solo se il candidato è del Pd). Le mire su Rai, servizi segreti e cybersicurezza. L’insofferenza per la cabina di regia sui 209 miliardi del Recovery Fund (e chissà mai chi li ha ottenuti). Le dichiarazioni d’amore a B. Insomma, dopo un anno di distrazione che avevamo preso per timido cambiamento, il Pd è tornato a fare il Pd, cioè a dare il peggio di sé. Tant’è che non si capisce perché non si riprenda l’Innominabile e il Giglio Fradicio.

Tutte scelte legittime, intendiamoci: in politica i sentimenti non esistono e nulla è indissolubile. Basta dirlo: si apre la crisi, Conte finalmente si leva dalle palle e torna a fare il professore e l’avvocato, nasce un nuovo governo con un’altra maggioranza (auguri), guidato da uno dei tanti Cavour pidini che troneggiano nei sondaggi (non ce ne viene in mente nessuno, ma fa niente), o si va a votare. E poi si ride. O si piange.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/11/27/per-grazia-ricevuta/6018323/

Covid, Il nuovo dpcm confermerà le 3 fasce. Misure ad hoc per il Natale.

 

Boccia: 'Non è eresia far nascere Gesù due ore prima o seguire la messa due ore prima' dice il ministro parlando del coprifuoco alle 22. La Lombardia resta rossa fino al 3 dicembre.

I presidenti delle Regioni hanno chiesto al governo nella videoconferenza in vista del prossimo Dpcm di valutare la chiusura delle frontiere in caso di divieto di riapertura degli impianti da sci. L'obiettivo dei governatori sarebbe evitare così la concorrenza degli Stati europei che invece dovessero permettere le vacanze sulla neve.

Il governo ha confermato che di riapertura degli impianti si potrà parlare soltanto dopo le feste di Natale. "Gli impianti da sci e il sistema vacanze invernali che sono fondamentali per la nostra economia riapriranno quando l'epidemia si sarà raffreddata, speriamo nel giro di un mese, un mese e mezzo.

I ristori saranno garantiti per tutte le attività che non potranno aprire". E' quanto avrebbe detto il ministro Boccia alle Regioni, secondo quanto si apprende. "La sicurezza delle persone e la salute vengono prima di tutto. Dobbiamo chiudere questa seconda ondata evitando la terza e mantenendo la convivenza con il virus con il massimo della sicurezza - ha aggiunto Boccia-. Anche in Germania si è scelta la linea della massima prudenza, nella consapevolezza che -ha detto oggi il ministro Helge Braun- 'davanti a noi ci sono mesi invernali difficili, e questo vale fino a marzo' .

"Seguire la messa, e lo dico da cattolico, due ore prima o far nascere Gesù bambino due ore prima non è eresia. Eresia è non accorgersi dei malati, delle difficoltà dei medici, della gente che soffre". E' quanto ha detto il ministro Boccia alla videoconferenza con gli Enti locali, secondo quanto si apprende. "Questa è eresia non facciamo i sepolcri imbiancati - ha aggiunto l'esponente Pd -. Papa Francesco ha dato un esempio bellissimo a tutti nella scorsa Pasqua, a partire dalla Via Crucis. Il Natale non si fa con il cronometro ma è un atto di fede". Usa l'ironia per far capire che il governo non intende deflettere dalla linea della massima prudenza durante le festività. E il premier Conte lo dice chiaramente: "Altri sacrifici? E' necessario, non possiamo abbassare la guardia, gli italiani sono consapevoli che sarà un Natale diverso o ci esponiamo a una terza ondata a gennaio, con il rischio di un alto numero di decessi". Concetto ribadito da Agostino Miozzo, coordinatore del Cts: " passare un Natale ordinario con il cenone è piuttosto azzardato".

Altro punto all'ordine del giorno dell'incontro tra governo e regioni la scuola. "Le regioni unanimamente hanno ritenuto di suggerire al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni riapertura della didattica in presenza per chi è ancora oggi in didattica a distanza". Lo ha detto nel punto stampa quotidiano sul covid il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti in merito alla riunione tra i ministri Boccia, Speranza e la conferenza regioni, l'Anci con Decaro e le province italiane. "Tutte le regioni hanno unanimamente ritenuto di dire al Governo che si tratterebbe di una mossa inopportuna in questo momento soprattutto alla vigilia della pausa festiva delle scuole - ha detto Toti - in assenza di un programma di scaglionamento degli ingressi e in assenza di un servizio pubblico che oggi prevede capienza al 50% e andrebbe ritoccata".

Restano diversi altri punti da definire per il Dpcm di Natale. Uno è quello degli orari di apertura delle attività commerciali per lo shopping dei regali e di quelle di ristorazione. L'altro quello degli spostamenti tra regioni per raggiungere i parenti: anche su questo l'orientamento prevalente del governo sarebbe rigoroso, con il divieto totale, a prescindere dalle colorazioni, eventualmente con qualche deroga. Oggi torneranno a riunirsi i capi delegazione di maggioranza, e potrebbero esserci anche Cts e Istituto superiore di sanità. A giorni, forse prima, saranno riconvocate le Regioni. Il nuovo dpcm sulle misure anti contagio dovrebbe confermare l'impianto del decreto attuale, con la divisione delle Regioni in tre fasce, e introdurre specifiche restrizioni per il Natale. È l'orientamento che emerge da più fonti di governo. Dovrebbero restare in particolare gli automatismi, legati al monitoraggio, che prevedono il passaggio progressivo da zona gialla ad arancione o rossa o viceversa (senza "salti" di due da rossa a gialla). Ma è ancora aperta nel governo la discussione sulle misure per il Natale - che dovrebbero confluire con le altre in un unico dpcm - e non si sarebbe discusso, nel vertice a Palazzo Chigi di ieri , neanche del tema scuola. Oggi si faranno nuove valutazioni, dopo il confronto con Cts e Iss, anche alla luce dei dati del nuovo monitoraggio.

 Intanto la Lombardia resta rossa fino al 3 dicembre.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2020/11/26/covid-regioni-dad-fino-a-gennaio-rientro-il-7.-sci-chiudere-le-frontiere_9f97ab81-0849-4ab6-b27b-82e1d7648a14.html