sabato 5 ottobre 2019

Conte: “Se Renzi ha bisogno di rimarcare uno spazio ogni giorno, ci precluderà di andare avanti. E’ inaccettabile”.

Conte: “Se Renzi ha bisogno di rimarcare uno spazio ogni giorno, ci precluderà di andare avanti. E’ inaccettabile”

Il presidente del Consiglio, intervistato dal Corriere della sera, ha ribadito l'avvertimento all'ex premier Pd. Ma alla domanda se "così si torna a votare", commenta: "Siamo partiti adesso. Gli italiani vogliono una squadra che lavori per loro non per se stessi". La replica del leader di Italia viva: "Noi proponiamo idee, non siamo contro il governo".
“Se Renzi ha bisogno di rimarcare uno spazio politico e ogni giorno ripropone questa logica, questo ci precluderà di poter andare avanti. È inaccettabile”. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte non si è limitato a criticare le accuse di Matteo Renzi sui pochi soldi destinati al taglio del cuneo fiscale, ma, intervistato dal Corriere della sera ha dato un vero e proprio avvertimento arrivando a minacciare che, se dovessero continuare le tensioni, sarebbe l’esecutivo stesso a essere messo in pericolo. Però a proposito delle dichiarazioni di Zingaretti secondo il quale, così il governo dura poco e si torna a votare, Conte ha ricordato: “Cosa significa andare a votare? Siamo partiti adesso. C’è un mondo che aspetta lì fuori. Avete sentito cosa vogliono i cittadini? Vogliono la soluzione ai loro problemi”. Ma soprattutto “vogliono una squadra di governo che lavori per loro, non per se stessi”.
Lo scontro è iniziato ieri mattina, dopo che Renzi ha scritto una lettera al Corriere della sera lamentando che, rispetto a quando era lui a Palazzo Chigi, sono stati messi “spiccioli” per i lavoratori. Oggi l’ex premier e leader degli scissionisti dal Pd è intervenuto su Facebook: “Italia Viva studia le carte, lancia proposte, trova coperture. Propone idee insomma. Questa è la prima novità da quando c’è Italia Viva: si discute di tasse e asili nido, non di mojito e alleanze. Noi non siamo contro il governo, anzi: ma noi siamo contro l’aumento delle tasse. E lo abbiamo spiegato bene”.
Intervistato dal Corriere della sera, il premier ha ribadito quanto già dichiarato ieri davanti ai cronisti: “Non abbiamo bisogno di fenomeni”. Per Conte, Renzi sull’Iva “è scorretto, mistifica la realtà” e sul cuneo fiscale “non parlerei di pannicello caldo. Abbia rispetto per i lavoratori, sono 40 euro di beneficio medio. Se per lui, che ha uno stipendio consistente, sono pochi, allora per carità…”. La soluzione invocata è naturalmente quella di lavorare “con spirito di squadra”. Conte non pensa a “un patto singolo con Renzi, non è nella mia cultura”. Non ha difficoltà “a incontrare Renzi da leader di una forza politica. Ma al tavolo io parlo con i ministri e i capidelegazione, perché quella è la mia squadra”.
Venendo al Piano di Di Maio e Bonafede sui rimpatri, presentato proprio venerdì 4 ottobre, il presidente del Consiglio ha dichiarato che “il lavoro della Farnesina mi era stato anticipato, lo avevano comunicato alle forze politiche”. Per quanto riguarda infine l’interrogazione della Lega sui suoi presunti conflitti di interesse: “Mi auguro che Salvini, invece di dilettarsi andando a recuperare questioni superate, faccia opposizione offrendo proposte credibili e non annunciando la flat tax al 15% per tutti, oppure una manovra da 100 miliardi”. Rispetto al caso degli 007 e dei contatti con gli Usa, Conte ha detto di non aver ancora riferito al Copasir perché la commissione “deve sostituire un componente, quindi il collegio non può operare, sennò avrei chiesto io di andare a parlare”. Nel merito della questione, “non è stata commessa alcuna anomalia. Si sta speculando ingiustamente”. Infine un commento sull’alleanza M5s-Pd in Umbria: “Sarà un voto rilevante e abbiamo un ottimo candidato, ma è un po’ esagerato parlare di laboratori. C’è un progetto politico che va costruito”.

Santa Prescrizione. - Marco Travaglio FQ 5 ottobre


Vi chiedo un po’ di comprensione, perché sto per tentare di spiegare la posizione di Pd e (Forza) Italia Viva sulla prescrizione.
Antefatto: un anno fa la maggioranza M5S-Lega approva la Spazzacorrotti del ministro Bonafede, che contiene lo stop alla prescrizione alla sentenza di primo grado. La Lega tenta di opporre resistenza, ma poi deve arrendersi in ossequio al contratto di governo.
Salvini (cioè la Bongiorno, che ci capisce e di prescrizione campa dal processo Andreotti spacciato per assoluzione) ottiene solo che la norma valga per i reati commessi dal 1° gennaio 2020, così da avere un anno per vararne un’altra che fissi regole più precise sulla durata dei processi. Cioè la riforma della Giustizia che Bonafede presenta in luglio: lì però gli equilibri nella maggioranza si sono ribaltati, con la Lega che ha raddoppiato i voti e il M5S che li ha dimezzati alle Europee.
E Salvini (cioè la Bongiorno) ha altre priorità, tutte porcate di stampo berlusconiano: “Punire i giudici che sbagliano” (quelli che han beccato Savoini, Siri, Arata, Rixi, Fontana e altri compari col sorcio in bocca), spaventarli con la separazione delle carriere, depenalizzare l’abuso d’ufficio, imbavagliare i giornali sulle intercettazioni e soprattutto annullare la blocca-prescrizione.
I 5Stelle e Conte resistono e la riforma della giustizia si arena in un drammatico Consiglio dei ministri: l’ultimo prima delle vacanze e la crisi alcolica del Papeete. Proprio ai “no” del M5S sulla giustizia (cioè sull’ingiustizia) Salvini attribuirà la fine del governo. A quel punto prima Renzi e poi tutto il Pd si rimangiano un anno e mezzo di popcorn e convolano a giusto governo con i 5Stelle per chiudere – possibilmente – l’era Salvini.
Bonafede resta Guardasigilli e tira un sospiro di sollievo: ora finalmente potrà riformare la giustizia per abbreviare i processi senza il solito Salvini (cioè la Bongiorno) che rompe i coglioni per tornare all’Era B. sulla prescrizione. E invece, sorpresa: il Pd e Renzi iniziano a rompere i coglioni per tornare all’Era B. sulla prescrizione, con le stesse richieste e argomentazioni (si fa per dire) di Salvini (cioè della Bongiorno).
La richiesta ufficiale è quella di accorciare prima i processi per evitare che un imputato resti tale a vita, e solo dopo bloccare la prescrizione. Roba da Comma 22: la prescrizione bloccata è già da un anno legge dello Stato, dunque per modificarla ci vorrebbe una nuova legge (che Lega e FI sarebbero felici di approvare); invece la riforma del processo è un ddl mai approvato nemmeno in Consiglio dei ministri (nel Conte-1 per i no della Lega, nel Conte-2 per i no di Pd&Iv) Se Pd e Iv vogliono approvarlo, non hanno che da approvarlo: invece dicono che non lo approvano perché prima bisogna bloccare il blocco della prescrizione, che però è già legge.
Cioè pretendono che Bonafede e tutti i 5Stelle se la rimangino per farne una opposta a quella di un anno fa (approvata persino dalla Lega, che poi ci ripensò fuori tempo massimo). Cioè per fare ora ciò che non vollero fare tre mesi fa, a costo di far cadere il Conte-1 e dar vita al Conte-2 che doveva cancellare le vergogne salviniste e invece si ritrova ricattato da identiche vergogne piddin-renziste.
La situazione è talmente surreale che nessuno può credere a ciò che dicono il Pd e Renzi: i quali, diversamente da B. e Lega che la dimezzarono nel 2005 con l’ex Cirielli, hanno sempre tuonato contro la prescrizione. E sempre promesso di bloccarla alla sentenza di primo grado o addirittura al rinvio a giudizio.
Nel 2014 Renzi affidò al pm Nicola Gratteri la presidenza della Commissione per la riforma della giustizia (formata anche da Davigo e Di Matteo), che propose di fermare la prescrizione financo alla richiesta di rinvio a giudizio. E il 20 novembre, quando il processo Eternit finì col solito colpo di spugna per il fattore-tempo, Renzi tuonò: “Cambieremo le regole sulla prescrizione, perché non è possibile che le regole facciano saltare la domanda di giustizia. Non ci dev’essere modo di chiudere la partita velocemente perché tanto la domanda di giustizia viene meno: no, la domanda di giustizia non viene meno”. Parole sante, a cui però seguì il nulla, cioè un brodino del ministro Orlando.
Nel 2015-2016 il capogruppo Pd in commissione Giustizia, Lumia, e i relatori Cucca e Casson presentarono emendamenti per fermare la prescrizione al rinvio a giudizio o alla sentenza di primo grado. E i 5 Stelle, pur favorevoli alla prima opzione, si dissero disposti a votare la seconda. Ma poi il governo Renzi, agli ordini di Alfano e Verdini (ci siamo capiti), li fece ritirare.
Ora Alfano e Verdini non sono più al governo, e neppure Salvini e B. Così, non potendo più nascondersi dietro i trompe l’œil, Pd e renziani escono allo scoperto e dicono coram populo: il Partito della Prescrizione siamo noi. Senza Santa Prescrizione protettrice dei lestofanti, mezza classe dirigente sarebbe in galera e l’altra mezza ci finirebbe presto.
Una sola preghiera: non ci raccontino che lo fanno per difendere i poveri imputati assolti in primo grado (che, per la Costituzione, sono “presunti non colpevoli” esattamente come i condannati in primo grado, salvo che si abolisca il grado di appello); o per evitare che qualcuno resti imputato a vita. Lo sanno tutti che i processi sono eterni anche perché i colpevoli la tirano in lungo per strappare la prescrizione: senza quella malsana aspettativa, i colpevoli patteggerebbero pene scontate (in tutti i sensi) senza nemmeno iniziare i processi. Il che sveltirebbe ipso facto la giustizia per tutti: soprattutto per gli innocenti, gli unici che hanno interesse a fare in fretta.
Chi difende la prescrizione abbia il coraggio di confessare papale papale che lo fa per i colpevoli: i nomi, anche se non ce li dice, li conosciamo.