Visualizzazione post con etichetta Salvini. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Salvini. Mostra tutti i post

venerdì 31 marzo 2023

VIVA I REATI NEGLI APPALTI! - Viviana Vivarelli.

 

Salvini, nuovo Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, ha lanciato il nuovo CODICE DEGLI APPALTI.

Se le misure prese in vari campi da questo Governo hanno scontentato la plebe gratificando comunque qualche lobbye di privilegiati, si deve riconoscere che qui il neo Ministro è riuscito a scontentare tutti: lavoratori, padroni, sindacati e frattaglie.
Avanti i lavori illimitatamente e liberatutti! Tutto all'insegna del PRESTO E BENE. Avete mai visto qualcosa che nella pubblica amministrazione vada presto e bene? La parola d'ordine in Italia nella PA è sempre stata: col massimo della lentezza, col massimo del costo finale, col minimo del risultato totale e con la corruzione dall'A alla Z.
Insomma 200 miliardi in balia del peggio!
Come se in 75 anni di Repubblica questo peggio non l'avessimo mai visto, tra appalti truccati, subappalti in anarchia, nepotismi, spartizioni tra compagni di merenda, aste e concorsi di cui si sa prima il vincitore, assegnazioni ad personam, controlli mancanti, precariato a go go, mafia ovunque, salari fasulli, costi gonfiati e chi più ne ha più ne metta.
Si deve dire che Salvini è riuscito ad affrancare anche i pochi angolini rimasti di legittimità nei lavori pubblici.
Se l’irresponsabilità e la corruzione l'hanno sempre fatta da padrone, ora sarà anche peggio!
"Nessun bando, nessuna competizione, nessuno trasparenza nel 98% dei futuri contratti pubblici per forniture, servizi, lavori pubblici... una sorta di “emergenza permanente”, una notte in cui tutte le vacche sono nere. Ma di questo Salvini se ne bea.
Sotto una soglia tra i 150 e i 500mila euro il funzionario pubblico potrà dare i lavori "a chi gli pare". Fino a due anni fa quella soglia era di 40mila euro, tanto che le commissioni più grosse venivano parcellizzate per passare con le assegnazioni ad minchiam. Ma ora: allegria! E' arrivato il citofonista col mojito che dà il liberi tutti!
"Il nuovo codice introduce procedure negoziate senza bando e senza concorrenza – saranno consultate discrezionalmente 5 o 10 imprese – per tutti gli appalti fino a 5,3 milioni di euro; autorizza senza più vincoli il subappalto a cascata (la mafia esulta), estende l’appalto integrato, in cui l’impresa progetta ed esegue l’opera, mentre l’ente pubblico in concreto ostaggio dei privati si limita a staccare l’assegno; reintroduce la revisione prezzi".
In pratica getta in una giugla di illiceità i più elementari principi di concorrenza, trasparenza, efficienza, danneggiando le impre stesse.
Nel 2001 Prodi fu molto criticato per la famigerata 'legge obiettivo' che, per sveltire le pratiche, abolì i controlli, aprendo la strada alla peggior corruzione, mentre l'Italia si riempiva di cattedrali nel deserto, opere inutili, costosissime e rimaste incompiute.
Insomma ora i contratti saranno assegnati per citofono. Altro che la Meloni che dà un Ministero al cognato! E, ovviamente, a fare i lavori non saranno i migliori ma i più apparentati o quelli che pagano la mazzetta più alta al funzionario pubblico.
Va beh, direte, lo facevano anche prima! Sì, però, ora lo si potrà fare per legge!!

Viviana Vivarelli fb 31/3/2023

giovedì 23 marzo 2023

SARO' BREVE N. 56/2023. - Rino Ingarozza


Dite a Salvini, che ha detto di aver messo 3 miliardi di euro per la S.S. 106 Jonica (ovviamente senza indicare le coperture), che la sua Lega nel 2000 (Governo Berlusconi) sottrasse 10 miliardi di lire, stanziati l'anno prima dal Governo Prodi, per iniziare l'ammodernamento di questa strada, per pagare le multe delle quote latte dei padani. E che quindi senza quello scippo, magari il progetto sarebbe andato avanti e adesso quella strada sarebbe modernissima.

Quindi ditegli che le favolette le vada a raccontare agli altri.
E ditegli, altresì, che anche per il ponte bisogna indicare le coperture. Non basta dire che costa quanto un anno di Reddito di cittadinanza (e questo già dimostra quel che pensa dei poveri) perché hanno messo la MIA, che costerà un po' di meno, ma sempre miliardi sono. Quindi si decida:
O abroga anche la MIA oppure ci dica dove prende i 7 milardi per il ponte, i 3 per la S.S. 106 e i 12 miliardi per l'alta velocità in Sicilia (gia stanziati?) Ma che dici? È stata finanziata l'alta velocità da Palermo a Catania ed è un finanziamento della BEI (Banca Europea degli investimenti) e di Ferrovie dello Stato, di 3,4 miliardi di euro. Ha detto che "i soldi li mette lo Stato"... si, ma dove li prende, sull'albero della cuccagna? Se hanno tolto gli sconti sulle accise e ridotto l'importo per i disoccupati, perché, hanno detto, che la coperta è corta?
E infine chiedetegli cosa significa che i lavori per la Salerno Reggio Calabria sono in progettazione. Non è che niente niente ci vorrà qualche altro miliardino anche per questa autostrada? E direi proprio di si. Le coperture? Mica sono tutti come Bruno Vespa che si accontenta di sentirgli dire "li mette lo Stato".
Gli è mancato solo di dire "Se il ponte non si farà, lascio la politica" e magari firmare la promessa su di una scrivania in radica di noce. Da Bruno Vespa, ovviamente.
Rino Ingarozza Fb (23/03/2023)

sabato 4 marzo 2023

Ministro degli interni, compito.

 

Salvini è stato ministro degli interni, e, sentirgli dire che la colpa dei morti in mare è degli scafisti, dei trafficanti e dei mafiosi ci spiega quanto sia poco erudito in materia.
Bisognerebbe spiegare a questo individuo in che cosa consiste il compito dei un ministro degli interni:

"Il ministro dell'interno è il vertice politico dell'amministrazione dell'interno. Da lui dipendono la Polizia di Stato, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco e i prefetti. Egli è inoltre componente del Consiglio supremo di difesa.
Le principali funzioni del ministero sono regolate dal decreto legislativo 30 luglio 1999, nº 300[4] e consistono nell'assicurare:
garanzia della regolare costituzione degli organi elettivi degli enti locali e del loro funzionamento, regolamentazione della finanza locale e dei servizi elettorali, vigilanza sullo stato civile e sull'anagrafe e attività di collaborazione con gli enti locali
tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e coordinamento delle forze di polizia;
amministrazione generale e rappresentanza generale di governo sul territorio;
tutela dei diritti civili, ivi compresi quelli delle confessioni religiose, di cittadinanza, immigrazione e asilo;
Attualmente, i suoi compiti sono disciplinati dai decreti del presidente della Repubblica 5 giugno 1976 n. 676 e 7 settembre 2001 n. 398.
Il ministro dell'interno è inoltre autorità di pubblica sicurezza, a norma dell'art. 1 della Legge 1 aprile 1981, n. 121." (Wikipedia)

Questo personaggio non dovrebbe amministrare una nazione
PS. Nel posto in cui lavoravo mi dicevano che non avrei potuto fare carriera perché non ero in possesso di una laurea, come mai Salvini è diventato ministro?

cetta

giovedì 10 marzo 2022

Una società fittizia girava a Morisi & C. i fondi del Senato. - Davide Milosa

 

LE CARTE - Si chiama Vadolive ed è definita come il “bunker”. Nel 2018 veicolò 260 mila euro del gruppo leghista alla cosiddetta "Bestia", la struttura per la propaganda social di Matteo Salvini.

A fine aprile del 2018, i vertici della Lega mostrano una strana fretta. E non per le elezioni vinte, ma per l’apertura di una piccola e sconosciuta società bresciana. Il 20, Alberto Di Rubba, allora contabile del partito per il Senato, scrive ad Andrea Paganella, tra le persone più vicine a Matteo Salvini. “Società ok trovato tutto!”. Paganella: “Procedete in modo definitivo e risolutivo, altrimenti non tengo più le truppe. E i generali”. Il 2 maggio il tesoriere del partito, Giulio Centemero, scrive all’amico Di Rubba: “Alby il bunker è ok?”. Di Rubba: “Tra un’ora è costituita”. Centemero: “Grande!”. Il 21 maggio l’allora capo della macchina social di Salvini, Luca Morisi, scrive anche lui a Di Rubba: “Ciao Alberto, ti scrivo qui la riga generica sulla mansione dei miei ragazzi bunker”. Il bunker è il nome con cui i “generali” del partito chiamano la Vadolive srl nata il 2 maggio 2018 e nelle cui casse (unica voce di entrata), per circa sei mesi, sono arrivati 260 mila euro pubblici dal gruppo parlamentare del Senato a loro volta, in violazione del regolamento di Palazzo Madama, usati per pagare i collaboratori della stessa società, vicini alla cerchia di Salvini e poi in parte assunti dal Viminale di cui Salvini a giugno diventerà ministro, percependo due stipendi.

Insomma, la storia segreta della Vadolive svela gli interessi non proprio chiari di buona parte dei vertici leghisti, segretario federale compreso. Gestita da prestanomi legati ai due ex contabili del partito, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni, ma di fatto diretta dai più stretti collaboratori di Salvini, Luca Morisi e Andrea Paganella, la vicenda di questa srl è riassunta in una annotazione di circa 60 pagine scritta dalla Guardia di finanza di Milano nel gennaio scorso e depositata agli atti dell’ultima chiusura indagine che ha riguardato fatti e protagonisti minori della maxi-inchiesta sulla fondazione regionale Lombardia Film Commission. Il documento, per il quale ancora non è stata fatta un’iscrizione, è al vaglio dei magistrati. Tutto si svolge dal maggio 2018 con Salvini prossimo vicepremier e ministro dell’Interno. Scrive la Finanza: “Vadolive” appare “preordinata all’appropriazione di fondi di natura pubblica erogati, per legge, a favore dei Gruppi Parlamentari”. Il regolamento del Senato, come quello della Camera, consente l’utilizzo dei soldi solo per “scopi istituzionali” dei vari gruppi parlamentari. La fretta si diceva. Il 2 maggio 2018 nasce “il bunker” leghista, il 9 Morisi e amici sono assunti da Vadolive che il giorno dopo firma un contratto per 480 mila euro annui con il gruppo Lega al Senato. A siglarlo per il partito è l’allora presidente del gruppo Gian Marco Centinaio, deputato leghista e sottosegretario di Stato nel governo Draghi. Vadolive si impegna alla “promozione social delle attività del Gruppo”. Nulla che si riferisca all’assunzione degli stessi leghisti. Tra questi, Morisi e Paganella, i quali, scrive la Finanza, “con la loro società Sistemaintranet.com vantano rapporti attivi (come fornitori) con la Lega o con entità alla stessa riconducibili, dal 2017 al 2020, per 1,1 milioni”. A chiarire il vero scopo del “bunker” è una nota riservata in cui Di Rubba elenca i collaboratori, pagati con oltre 80 mila euro e precisa: “Costituzione società con spese anticipate da persone di nostra fiducia perché c’era solo fretta di iniziare”. Quindi aggiunge 43 mila euro di spese per “affitto costo loro abitazione”. E cioè un appartamento nel centro di Roma in via delle Tre Cannelle 7. Un simile contratto sarà pensato anche tra “il bunker” e la Camera. Tanto che Andrea Manzoni, contabile per Montecitorio, scrive al deputato Fabrizio Cecchetti, vicepresidente del gruppo, proponendo un contratto annuo con Vadolive per oltre 1 milione. La email è di giugno. Nello stesso mese alcuni collaboratori della srl vengono assunti al Viminale. La cosa crea allarme. Manzoni scrive a Centemero: “Bisogna essere più accorti (…). Molinari (presidente allora del gruppo alla Camera) solleva più di un dubbio sull’eventuale contratto”. Centemero: “È una cosa cui tiene Salvini. Va fatta. Molinari vada lui da Matteo a dire che non può”. Alla fine Molinari non firmerà il contratto, quello con il Senato sarà chiuso nell’ottobre 2018. In totale Vadolive veicolerà per le varie spese legate ai fedelissimi di Salvini 260 mila euro di denaro pubblico.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/03/10/una-societa-fittizia-girava-a-morisi-c-i-fondi-del-senato/6521126/?utm_content=marcotravaglio&utm_medium=social&utm_campaign=Echobox2021&utm_source=Facebook&fbclid=IwAR0Fbo1020lwINsoE67zwE9Jrh9YlxMH2Jt66jhzNx1BinBV2HIGXO0h5rE#Echobox=1646902562

domenica 30 gennaio 2022

Grazie Salvini, sterminatore di candidati a sua insaputa. - Antonio Padellaro

 

Anche se la prescelta fosse Elisabetta Belloni – una donna al Quirinale, straordinaria novità con quel che ne segue – è giusto, in chiusura, rendere il doveroso omaggio ai protagonisti ignoti di questa rubrichina quirinalizia. Poiché, i franchi tiratori, acquattati e silenti fin dal primo scrutinio (a parte qualche schioppettata dove capita per aggiustare la mira), ieri sono entrati massicciamente in azione regalandoci un paio di gustose vendette.

È bastato, infatti, un solo magistrale agguato dei nostri eroi per fare giustizia di quell’improvvisatore della politica di nome Matteo Salvini. Che, un bel giorno, autonominatosi kingmaker ha proceduto alla più efferata strage di candidati del centrodestra che si ricordi. Indro Montanelli ammirava Stalin perché, diceva, era il comunista che aveva fatto fuori più comunisti. Allo stesso modo Letta, Conte, Bersani, con tutto il cucuzzaro progressista, dovrebbero sincera riconoscenza al “killmaker” della Lega. Il quale dopo avere sterminato Pera, Moratti, Nordio, Frattini (ha risparmiato Cassese, forse impietosito dalla veneranda età), ieri ha compiuto il suo capolavoro mandando a schiantarsi la Casellati, e con lei la credibilità della seconda carica della Repubblica.

Belli carichi ora i cecchini sono in attesa di conoscere il nome dei prossimi potenziali bersagli. E, dunque, se il nome di Mario Draghi fosse tornato di moda, una sua eventuale consacrazione per essere legittimata avrebbe necessitato del consenso più ampio da parte di tutte le forze che sostengono l’attuale governo. Perciò, fuoco! E fuoco probabilmente pure sul plebiscito che verrebbe richiesto da Sergio Mattarella per non escludere a priori l’ipotesi di un sofferto bis. Mentre, se alla fine spuntasse un Casini non ci sarebbe altrettanto gusto a sforacchiarlo. Uno che non farebbe certo lo schizzinoso visto che gli andrebbero bene anche cinquecentocinque voti, purché maledetti e subito. Ma con la candidatura Belloni, amici belli, meglio non scherzare. A questo punto vi vengono a prendere con i forconi.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/01/29/grazie-salvini-sterminatore-di-candidati-a-sua-insaputa/6472728/

mercoledì 20 ottobre 2021

Salvini dimentica e batte la grancassa... autogol?



Sembra uno sfottò, ma è verissimo!

Salvini, da Ministro dell'Interno, nell'ottobre del 2018 decise di reintrodurre, nel "Decreto Sicurezza", (pubblicato in Gazzetta ufficiale il 4 ottobre del 2018)  la penalizzazione del reato di "blocco stradale", precedentemente depenalizzato nel 1999: 

"Per effetto della modifica dell'art. 1-bis del d.lgs. n. 66/1948, costituisce illecito amministrativo la condotta di chi impedisce la libera circolazione su strada ordinaria, ostruendo la stessa con il proprio corpo, punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.000 a euro 4.000. Si tratta di un comportamento punibile indifferentemente a titolo di dolo o di colpa che può consistere anche in una mera resistenza passiva della persona che, in piedi o seduta, si colloca sulla strada e ostruisce la libera circolazione.

Anche tale illecito, come già detto per il reato di blocco stradale, può essere commesso unicamente sulla strada come definita dall'art. 2 del C.d.S.; inoltre la violazione andrà contestata alla persona che impedisce la libera circolazione, secondo le regole procedurali della L. 689/81.

Resta ferma l'applicazione delle sanzioni per eventuali reati ipotizzabili quando, ad esempio, alla condotta passiva si associa la resistenza o la violenza contro chi tenta di far spostare la persona dalla strada (art. 336 e 337 c.p.), ovvero un'interruzione di pubblico servizio (art. 340 c.p.).

Quando il comportamento illecito sopraindicato si inserisce all'interno di una manifestazione organizzata o promossa da persone fisiche o giuridiche, la medesima sanzione prevista per l'autore materiale sopraindicato si applica anche ai promotori e agli organizzatori."

Si, è proprio un autogol...

cetta

mercoledì 13 ottobre 2021

Salvini va da Draghi...

 

Salvini si adegua alle evenienze. 

Passa dall'asserire, da esperto virologo quale Non è, che le varianti del virus nascono come reazione al vaccino, per poi definirsi favorevole alla sua somministrazione ed ammettere di aver fatto anche la seconda dose. 

Strano, di solito si fa fotografare da stuoli di fotografi quando dona il sangue o beve mojito a petto nudo, e senza mascherina, ma non si fa fotografare quando si fa somministrare il vaccino... 

Gatta ci cova.

Forse pensa che chi legge le sue monate non sia in grado di capire che lo fa per accattivarsi i consensi dei favorevoli e non alla somministrazione del vaccino...

Chiede che non si aumentino le tasse anche se ad attingere ed usare una gran dose del nostro denaro, quello che noi poveri cittadini versiamo all'erario mensilmente, sia proprio lui assieme ai suoi sodali!

Il massimo, però, lo sfiora quando chiede una riappacificazione nazionale... dopo aver sputato veleno su  chiunque non concordasse con le sue idee balzane, utilizzando la Bestia del suo "caro amico" Morisi.

Infine, con la faccia di bronzo che si ritrova, ci dona una delle sue perle di saggezza: dichiarando che il problema che attanaglia il nostro paese non è il fascismo... ma il lavoro.

In tal senso io gli augurerei di finire in un mondo parallelo dove vige il fascismo e lui fosse un cittadino qualunque privo di ogni diritto. Altro che lavoro! Altro che esprimere le proprie idee! 

La deriva fascista, se non la si combatte sul nascere, è il peggio che possa capitare.

Cetta.

sabato 9 ottobre 2021

Fisco, Draghi chiede consigli a B. condannato per frode. - Gianluca Roselli e Giacomo Salvini

 

La telefonata del premier al leader di Forza Italia.

Non potevano incontrarsi di persona causa acciacchi di salute e quindi si sono sentiti al telefono. Dopo il faccia a faccia con Matteo Salvini, ieri mattina il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha chiamato Silvio Berlusconi. Un colloquio che a Palazzo Chigi definiscono “lungo e cordiale” in cui si è parlato di riforma fiscale, legge di Bilancio e delle prossime riforme in cantiere a partire da quella sulla concorrenza. Non sarà l’ultimo colloquio che il premier avrà sul cronoprogramma per rispettare i tempi del Pnrr: nei prossimi giorni sentirà anche gli altri leader del governo, Giuseppe Conte ed Enrico Letta. Draghi ha capito che il dialogo con i capi delegazione dei partiti non basta più e vuole curare anche i rapporti con i leader: qualcuno ipotizza che sia un modo per preparare la sua ascesa al Quirinale. Allo stesso tempo la telefonata di Draghi di ieri ha anche l’obiettivo di mandare un messaggio a Salvini che giovedì era uscito dall’incontro di Chigi soddisfatto per aver ottenuto la possibilità di incontrare il premier “una volta a settimana”.

E invece ieri il presidente del Consiglio, sentendo Berlusconi, ha fatto capire che il dialogo con i leader sarà la nuova routine e che non c’è nessun favoritismo riservato al leader della Lega. Non solo: nella nota di Palazzo Chigi si fa anche sapere che Draghi e Berlusconi hanno “condiviso il percorso avviato sulla delega per la riforma fiscale”. E così è stato: il leader di Forza Italia ha detto sì alla legge delega che contiene anche la riforma del catasto approvata martedì, confermando il voto favorevole dei ministri Brunetta, Carfagna e Gelmini. Un passaggio che aveva provocato lo strappo della Lega che non ha votato in Cdm e che continua a creare tensioni nel Carroccio con Salvini che ancora ieri chiedeva al premier di impegnarsi “per iscritto” a non aumentare le tasse. Su quel versante il leader della Lega non ha ottenuto niente da Draghi e così oggi il premier ha chiesto la legittimazione di Berlusconi anche per mettere all’angolo il leader del Carroccio. Secondo fonti forziste, l’ex Cavaliere al premier ha chiesto rassicurazioni anche sulla manovra di bilancio, che sia “il più possibile espansiva” per favorire la crescita, a partire dal Superbonus. Ma nella telefonata c’è stato un momento anche più politico, con Berlusconi che ha tenuto a far sapere a Draghi che il sostegno al suo governo “fa bene a Forza Italia”. E che la linea del suo partito è quella di “rivendicare i successi del suo esecutivo”. “Con Draghi FI è tornata centrale nel dettare l’agenda”, dicono i berluscones. Cosa ben diversa dalle truppe davanti a Palazzo Chigi schierate da Salvini, che però, come si è visto nelle urne, è in continua emorragia di consensi. E le critiche forziste di queste ore alla strategia di Meloni e Salvini su campagna elettorale e scelta dei candidati non aiuta certo a rasserenare il clima nel centrodestra. Anzi. Dopo una serie di complimenti e elogi reciproci (il premier ha invitato Berlusconi a Roma quando si sarà rimesso al cento per cento), poi, i due sono scesi nel dettaglio del provvedimento più spinoso. Sulla riforma del fisco, Berlusconi ha confermato le posizioni dei suoi ministri (“per noi va bene) ma ha chiesto la garanzia a Draghi che “non ci sarà un aumento di tasse”.

Il leader di FI avrebbe preso le distanze anche dal riottoso Salvini: “Noi siamo responsabili, in questo momento ci vuole stabilità – sono state le parole di Berlusconi – il governo deve andare avanti e noi lo sosterremo lealmente fino in fondo”. Un breve focus sui prossimi passaggi che impegneranno il governo – la riforma della concorrenza e la legge di Bilancio – e i saluti finali. Se da Palazzo Chigi hanno reso nota la conversazione, è scoppiato un piccolo caso in Forza Italia visto che da Arcore non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale. Motivo: il partito è spaccato tra l’ala liberal rappresentata dai ministri e quella più filo leghista rappresentata da Antonio Tajani e Licia Ronzulli che hanno un po’ da ridire sulla riforma del catasto. Berlusconi ha deciso di non spaccare ancora il partito evitando di esporsi. Nel frattempo Giancarlo Giorgetti fa il pompiere: “Se Salvini e Draghi sono contenti, io sono felice. Ora è tornato il sereno”.

ILFQ

sabato 2 ottobre 2021

L’ipocrisia elevata a sistema. - Antonio Padellaro

 

Succede che i dirigenti della sezione romana dell’Unitalsi, la benemerita organizzazione che si occupa del trasporto degli ammalati a Lourdes e negli altri santuari internazionali, siano entrati in possesso di un milione 800mila euro, sottratti alla beneficenza di tante brave persone, per acquistare una villa in Sardegna e fare la bella vita. Così leggiamo sul Corriere della Sera a proposito del patteggiamento della segretaria dell’Unione, che ha ammesso il reato. Vizi privati e pubbliche virtù di chi, approfittando delle altrui infermità, è arrivato a truffare perfino la Madonnina di Lourdes. Mentre, al contrario, per la Bestia di Matteo Salvini possiamo parlare di pubbliche virtù e vizi privati. Poiché mentre, per dirne una, il Capitano (ex) si serviva della macchina schiacciasassi della propaganda leghista per sermoneggiare contro la tossicodipendenza (“La droga fa male sempre”, ironizzò dopo la condanna dei due carabinieri per l’omicidio di Stefano Cucchi), forse non si era accorto che nella stanza accanto qualcosa non andava. Infatti il problema non è la “caduta come uomo” di Morisi, bensì l’ipocrisia elevata a sistema per lucrare like e dunque voti, voti, voti per la maggior gloria del capo, e amen. Luca è un mago della Rete, ma senza la forza propulsiva di Matteo sarebbe come un computer disconnesso.

A differenza dei dirigenti Unitalsi, Salvini ha la fedina penale pulita e da bravo cittadino osserva la legge, eppure come quella coppia di galantuomini anche lui specula sulla fede del prossimo attraverso la martellante comunicazione della Bestia. Facendo credere che esista un mondo di individui (riconducibili a sinistra) tarati dalla droga, o che favoriscono l’immigrazione clandestina di massa, e dunque la sostituzione del popolo italiano con etnie di pelle scura. Un nemico a cui si opporrebbe l’armata del Bene, a difesa dell’Italia migliore: Dio, Patria e Famiglia. Quella che al posto della canne si fa di Nutella. Purtroppo, il Carroccio non è Lourdes o Medjugorje, ma è composto da esseri umani che come tutti hanno le loro qualità e possono avere le loro cadute. Se invece di denunciare la solita “giustizia a orologeria”, o frignare per la “dignità di Morisi distrutta dai media” (la nemesi della gogna che si lamenta della gogna) il leader del primo partito italiano s’interrogasse seriamente sulla catastrofe politica e morale prodotta dal bestiale metodo social dello Shitstorm (tempesta di merda sull’avversario), ne guadagneremmo tutti.

ILFQ (29.9.2021)

venerdì 1 ottobre 2021

Il leader e il vangelo secondo Luca. - Antonio Padellaro

 

Auguriamo, naturalmente, a Luca Morisi di rialzarsi quanto prima dalla “caduta come uomo” che egli ammette di avere avuto, e ciò al di là dell’indagine per cessione e detenzione di droga che lo riguarda. “Un amico che sbaglia e che può contare su di me”, ha detto Matteo Salvini, parole anche queste che esigono comprensione. Ma quando Morisi saprà riprendere il controllo della sua vita sarebbe importante conoscere una sua riflessione sullo spaventoso e inarrestabile potere di chi usa ossessivamente la Rete per colpire gli avversari, seminare l’odio e rovinare la vita al prossimo. Del resto, difficile saperne più di lui, creatore e gestore della Bestia social, il formidabile sistema di propaganda al servizio della Lega di Salvini, strumento di una strategia comunicativa che ha contribuito alla impetuosa crescita dei consensi a favore del cosiddetto Capitano (ora ex). Con una potenza di fuoco invidiata, temuta e quanto mai ustionante.

Come potrebbe testimoniare Laura Boldrini per anni simbolo dell’odiato “buonismo” di sinistra. Additata al pubblico ludibrio come sponsor dell’“invasione clandestina incontrollata” (anche se non ha mai detto nulla del genere) è stata quotidianamente messa alla gogna dal sito bestiale per aizzarle contro la micidiale armata invisibile degli odiatori. Se per storia personale e ruolo istituzionale Boldrini rappresenta l’esempio più eclatante di questo modo di fare contrasto politico, non si calcolano invece i danni della implacabile pioggia di fango (per non dire peggio) che si è abbattuta su chi individuato come nemico non sapeva difendersi. Lordandone così l’immagine pubblica, e sempre a maggior gloria del Capitano (ex).

Ecco, poiché la Bestia non può essere semplicemente liquidata come l’arma di distruzione reputazionale di una stagione (forse tramontata con la Lega di governo a guida Giorgetti), ascoltare le riflessioni di Morisi sulla violenza social, se e quando ne avesse voglia, ci aiuterebbe a difenderci meglio dai fetidi schizzi. Mentre, nelle presenti circostanze, a Luca (e al suo amico Matteo, spesso con il rosario tra le dita) non farebbe male meditare sul precetto evangelico del non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te (ma forse non farebbe abbastanza like).

ILFQ

sabato 25 settembre 2021

Giorgetti “caccia” Morisi e conta le truppe al Nord. - Giacomo Salvini

 

La “bestia” - Numeri social crollati con Draghi.

Di vittime, politicamente, ne hanno già mietute due. Entrambe eccellenti. Prima Claudio Durigon scaricato con un’alzata di spalle da Giancarlo Giorgetti (“Al governo bisogna stare attenti a quando si parla”) e dal silenzio dei governatori. E adesso Luca Morisi, spin doctor di Matteo Salvini e ideatore della “Bestia” social della Lega. Dietro l’addio del 48enne guru social del Carroccio ci sono sicuramente motivazioni personali (questa è la versione ufficiale) ma anche di più: un certo disagio sull’ambiguità della linea “di lotta e di governo” del Carroccio, ma soprattutto l’ostracismo dell’ala governista che non sopportava più i modi di fare e la comunicazione da populista della porta accanto di Morisi. “Quando si sta al governo non si può comunicare tutto e subito come all’opposizione”, spiega un parlamentare vicino a Giorgetti.

Che Morisi fosse finito in mezzo anche allo scontro tra Salvini e Giorgetti lo si era capito anche nelle ultime settimane. Raccontano che, durante i primi Consigli dei ministri dell’èra Draghi, 4-5 membri della squadra della comunicazione di Morisi si spostassero al ministero dello Sviluppo economico mentre Giorgetti partecipava alle riunioni a Palazzo Chigi. Un modo per coordinare la comunicazione leghista durante i Cdm e far uscire sulle agenzie, sui siti e sui social cosa stava succedendo in chiave leghista. A marzo e aprile, alla vigilia dei Consigli dei ministri, il Mise diventava una succursale di via Bellerio: i funzionari del ministero in diverse occasioni si sono visti arrivare Salvini spesso accompagnato dai suoi fedelissimi tra cui Durigon, in quel momento di casa al Tesoro. Quando però ad agosto, tra Salvini e i ministri si è rotto qualcosa sui primi decreti Green pass, con la sconfessione della linea del segretario, tutto si è fermato: Giorgetti ha imposto che in via Veneto non entrasse più nessuno della squadra di Morisi e della comunicazione della Lega. Secondo qualcuno, nelle ultime settimane, c’erano state anche delle frizioni tra Salvini e Morisi: il guru lamentava di non essere “più ascoltato” dal segretario. Di certo c’è che i numeri della “Bestia” – un sistema editoriale in grado di automatizzare i contenuti delle pagine “Matteo Salvini”, “Lega” e “Noi con Salvini” – negli ultimi sei mesi avevano risentito dell’effetto Draghi. La macchina si era inceppata e i numeri sono crollati: in quanto a crescita dei follower, Salvini è stato superato da Giuseppe Conte (più un milione contro i 700 mila del leghista) e tallonato da Giorgia Meloni a 600 mila. Le interazioni settimanali si sono dimezzate passando da 10 milioni a 5 mentre è stato sorpassato dalla leader di FdI sull’engagement (3,5 a 7,6%) e sulle interazioni per post (0,3 a 1,2%). Tutto questo nonostante in due anni la “Bestia” sia costata 400 mila euro al partito.

E così, dopo Durigon e Morisi, l’ala governista guidata da Giorgetti e dai governatori – Zaia, Fontana e Fedriga – può rivendicare un altro successo. Ma non si fermerà qui ed è già pronta a chiedere i congressi dopo le Comunali. Un primo assaggio arriverà oggi da Varese, feudo del ministro dello Sviluppo economico, dove si terranno gli “Stati Generali” della Lega Lombarda. Un appuntamento pre-elettorale, ma anche un modo per organizzare le truppe del nord Italia: oltre a Giorgetti ci sarà Fontana, Garavaglia, Centinaio e Locatelli. Ai 200 sindaci leghisti lombardi spiegheranno cosa sta facendo il governo nazionale. Un modo per iniziare a contarsi e rivendicare che la linea della Lega non è quella di Salvini, ma la loro. Il leader non ci sarà e manderà solo un saluto. Intanto anche Luca Zaia manda segnali: i suoi uomini stanno mettendo all’indice i 10 salviniani veneti che nei giorni scorsi non hanno votato in aula sul Green pass. Una frattura che difficilmente si ricomporrà.

ILFQ

mercoledì 15 settembre 2021

Da Pontida alla Sicilia, Salvini vuoto a perdere. - Giacomo Salvini

 

Crisi La festa sul “pratone” saltata e il fallimento del partito “nazionale”: pochissime liste nel Sud.

Domenica scorsa sul pratone di Pontida è tornata la gente. Ma stavolta non c’erano bandiere della Lega. Solo uno sparuto gruppo di militanti del “Grande Nord”, il movimento che si ispira agli ideali della secessione e che alle prossime Amministrative sostiene Gianluigi Paragone nella corsa a sindaco di Milano, con tanto di striscioni e magliette inneggianti al “Nord libero” e alla “indipendenza della Padania”. Quest’anno, per il secondo di fila, nello storico pratone dell’alta bergamasca la Lega di Matteo Salvini non si è fatta vedere. La festa è saltata senza dare tante spiegazioni ai militanti. Non era mai successo nella storia del partito. Il raduno era stato annullato in passato solo durante tre drammatici momenti del partito: nel 2004 per l’ictus che colpì Umberto Bossi, nel 2006 dopo la sconfitta al referendum costituzionale e nel 2012 dopo le dimissioni del Senatùr in seguito agli scandali di famiglia. Nel 2020 è stata la paura del Covid a far annullare il grande raduno nazionale del Carroccio lanciato nel 1990 da Bossi, ma quest’anno no. Quest’anno gli eventi all’aperto si potevano organizzare. E invece in via Bellerio hanno deciso di lasciar perdere. Troppo alto il rischio del flop di partecipazione, ma soprattutto troppo alto il rischio di contestazioni contro il segretario e contro il governo Draghi. E dunque addio alle ampolle, ai druidi, ai vichinghi, a Miss Padania, al Leone di San Marco e in epoca più recente al tricolore, alle truppe cammellate dal Sud, alle bandiere della Russia e a quelle blu di “Noi con Salvini”. Niente di niente. Nel 1167 a Pontida i comuni del Nord sancirono l’alleanza contro il Sacro Romano Impero di Federico Barbarossa. Oggi Barbarossa rischiava di essere Draghi, quindi meglio non far niente.

Sopra il poil rischio della débâcle alle urne.

Disertare Pontida è un fatto, ma anche un simbolo. A cui si aggiungono le fosche previsioni delle prossime Amministrative: al Nord il rischio di perdere le grandi città – Milano, Bologna e Varese – è molto alto e Salvini se ne sta accorgendo perché ovunque vada trova piazze mezze vuote. I presidenti delle Regioni sopra il Po – Luca Zaia, Massimiliano Fedriga e Attilio Fontana – lo sanno e in caso di débâcle chiederanno a Salvini i congressi regionali. Ma non c’è solo Pontida. Dove le feste sono state organizzate – smentendo la motivazione del “non si può fare perché c’è la pandemia” – sono andate male. Anzi, malissimo. A Bologna il 4 e 5 settembre è stata organizzata una kermesse a La Montagnola, dove un tempo il Pci allestiva le feste dell’Unità. Poca gente, poco entusiasmo, molti militanti venuti solo per mangiare o addirittura per vaccinarsi perché fuori dalla festa era stato allestito uno stand con 200 dosi di Pfizer e Johson&Johnson. Anche a Formello, periferia nord di Roma, la festa “Itaca” organizzata da Claudio Durigon e dal senatore Francesco Giro è stata un mezzo flop. Aperta il 3 settembre da Salvini hanno partecipato tutti gli esponenti di governo del Carroccio, ma nessuno se n’è accorto.

Fuga dai comuni sotto Roma la lista in una città su 3.

Se al Nord la Lega rischia grosso, le previsioni al sud sono ancora più nere. Nonostante i proclami di Salvini, che nel dicembre 2019 inaugurava il percorso del partito nazionale, sotto Roma oggi la Lega è ancora un partito fantasma. Non si è strutturato, ha poche sedi a macchia di leopardo e alle prossime Amministrative presenterà una propria lista – sotto forma di “Lega” o come “Prima l’Italia” – in poco più di un comune su tre sopra i 15 mila abitanti: solo 20 su 54. Se invece allarghiamo la mappa a tutti i municipi al voto nel Meridione – compresi quelli più piccolo – il dato diventa ancora più impressionante: solo nel 5% dei casi è stata presentata una lista del Carroccio. Il caso più emblematico è quello di Napoli dove la lista leghista “Prima Napoli” in sostegno a Catello Maresca è stata esclusa lunedì per la presentazione in ritardo. Episodio che ha fatto imbufalire candidati e militanti e imbarazzare Salvini e Giancarlo Giorgetti che nei giorni scorsi hanno annullato due eventi elettorali in città. “Qualcuno vuole far fuori Maresca”, ha detto il segretario evocando il complotto contro l’ex pm che adesso rischia addirittura di essere superato dall’ex sindaco Antonio Bassolino. Gode invece Giorgia Meloni, che nel capoluogo partenopeo avrebbe voluto far correre Sergio Rastrelli.

Ma il caso di Napoli non è isolato. In Campania, regione su cui Salvini aveva investito molto, la Lega corre solo in 4 grandi Comuni su 16 – Benevento, Caserta, Salerno e Melito di Napoli – e ha deciso di disertare quasi ovunque: da Eboli ad Afragola, da Gragnano a Santa Maria Capua Vetere, da Sessa Aurunca a Battipaglia e Frattaminore. Male anche in Puglia: qui è presente in 5 grandi comuni su 14 e ha deciso di disertare in città come Adelfia, Gallipoli, Nardò, Noicottaro e Grottaglie. In Basilicata e Molise la Lega schiera una lista solo a Melfi e Isernia, mentre in Calabria solo a Cosenza ma non è presente a Siderno (Reggio Calabria). L’unica regione dove il Carroccio si presenta ovunque è l’Abruzzo: qui c’è una lista in 5 Comuni su 5 al voto.

Classe dirigente Imbarcati Cuffaro e altri ras siculi

Malissimo invece in Sicilia da dove è partito l’assalto della Lega al Sud. Salvini negli ultimi mesi è sbarcato più volte sull’isola per lanciare la candidatura di un leghista per il dopo Musumeci alle regionali del 2022. Ma il test delle Amministrative si annuncia già fallimentare. Qui si vota tra il 10-11 e il 24 ottobre e quindi le liste devono ancora essere presentate ma, sui 43 Comuni al voto, il Carroccio non si presenterà in 35. Tra le città più grandi correrà solo a Favara, Adrano e Caltagirone. Qui, nel catanese, la coalizione di cui fa parte anche la Lega che sostiene il forzista Sergio Gruttadauria ha deciso di imbarcare anche la Dc di Totò Cuffaro, ex presidente della Regione Sicilia che ha scontato una condanna a 7 anni per favoreggiamento alla mafia. Per lanciare l’opa sull’isola Salvini ha bisogno anche di imbarcare riciclati e ras delle preferenze e quindi, dopo l’arrivo di cinque tra parlamentari e consiglieri regionali tra cui l’imputato Luca Sammartino da Italia Viva, la Lega ufficializzerà l’arrivo anche del deputato ex FI, oggi renziano, Francesco Scoma, indagato ad Agrigento come responsabile della campagna elettorale di Gianfranco Miccichè per l’inchiesta sulla società “Girgenti Acque”. Per vincere, questo e altro.

ILFQ

Salvini: 'Una centrale nucleare in Lombardia? Nessun problema'.

 

Lo afferma il leader della Lega a Radio anch'io su Radio Rai.


"Metterei una centrale nucleare in Lombardia? Che problema c'è". Lo afferma il leader della Lega, Matteo Salvini a Radio anch'io su Radio Rai.  "La Svezia di Greta ha 8 centrali.

Ci sono centrali nei centri storici di grandi città: a Copenaghen c'è un termovalorizzatore in centro città, con una pista di sci", aggiunge. 

"Aspettiamo la proposta sul green pass. Non commento i se, se c'è il contatto con il pubblico avrebbe senso, altrimenti se uno è chiuso nel suo ufficio che senso avrebbe? Ma ripeto, non commento i se, aspetto il testo. Occorre equilibro, non ci sto alle tifoserie", afferma inoltre il leader della Lega.

"Per non far alzare la bolletta, il governo deve abbassare le tasse - dice Salvini - Chi paga 100 euro, la maggioranza di quei 100 euro sono costi come l'Iva. Il governo deve ridurre l'Iva".

ANSA


Il tizio ha dimenticato che noi italiani abbiamo scelto di non usufruire dell'energia nucleare con un regolare referendum?
Lo ha solo dimenticato o sostiene di poter decidere come meglio crede a nome di tutti gli italiani?
Questo discutibile, irresponsabile ed insulso personaggio dovrebbe essere espulso dalla politica per evitare che continui a fare danni...
c.

martedì 14 settembre 2021

BUON VIAGGIO SENATUR - Rino Ingarozza

 

"Sono contro l'obbligo vaccinale perché quest'obbligo esiste solo in Turkmenistan e Tagikistan".

Così parlò Matteo Salvini.
Giusto, vero.
Io, concettualmente, sono contrario agli obblighi. In tutti i campi. Anche se mi rendo conto che, a volte, sono, eccezionalmente, inevitabili.
Ma non è di questo che voglio parlare. Tutte le opinioni vanno rispettate.
Vorrei dire a Salvini che, da altre parti, esistono anche altre cose che in Italia non ci sono e, altresì, non esistono delle cose che in Italia ci sono o, come nel caso che dirò più avanti, cose che non c'erano ma ora ci sono, perché ci siamo adeguati.
In pratica, se devi prendere ad esempio quello che succede nel mondo, le regole di altre parti, lo si dovrebbe fare per tutte le cose e non solo per quelle che fanno comodo. Mi sembra una cosa talmente evidente che non ci vuole una laurea, un'intelligenza sopraffina, una persona attenta, per capirlo.
In pratica è una cosa che anche uno come Salvini dovrebbe capire (forse un po' meno i suoi elettori).
Entriamo nello specifico.
Caro Salvinuccio,
ricordo perfettamente che quando, insistentemente, perché sfuggivi la domanda, ti hanno chiesto se eri d'accordo al ripristino del vitalizio a Formigoni hai, testualmente, risposto: "'Se lo prevede la legge, è giusto". Anche stizzito.
Vorrei ricordarti che la legge prevedeva un'altra cosa (esattamente il contrario) ed è stata la commissione del Senato a ripristinare il vitalizio e sai chi c'era in commissione? I tuoi compari di partito e quelli di Forza Italia.
Poi vorrei anche ricordarti che grazie a te e a Forza Italia sono stati ridati i finanziamenti all'editoria. Tanto per.
Quindi, se proprio non volevi ridare il vitalizio ai condannati, bastava che dicessi ai tuoi uomini di votare contro. Ergo: Sei stato tu a ridare il vitalizio ai condannati, perché lo hai voluto tu e non perché lo prevedeva la legge. Forse solo in Turkmenistan e Tagikistan danno 7.000 euro (o l'equivalente nella loro moneta) a uno che ha rubato soldi pubblici.
Mi dirai, come hai detto, "Ma mica possiamo farlo morire di fame" riferendoti a Formigoni. Certo che no.
Poteva sempre fare domanda per il RDC, così poteva campare. In alternativa poteva fare il cameriere, per 600 euro al mese, visto che come hai detto tu è una cifra da accettare, perché congrua.
O, ancora, poteva emigrare in Turkmenistan o in Tagikistan. Semplice, no?
Ora sei con la bava alla bocca, insieme a quell'altra scienziata del nulla e quell'altra nullità col Kefiah in testa, perché l'unica legge che vorresti abolire è quella che, guarda caso c'è in quasi tutto il mondo, tranne che in Turkmenistan e Tagikistan (per semplificare) ed è il reddito di cittadinanza.
Qualcosa non torna. E non torna perché stai facendo una guerra per togliere il "'pane" a milioni di persone dopo aver dato "il carburante" per lo yacht, ai ricchi. Capisci?
Ti ricordo, ancora, che quasi in tutto il mondo, quando uno ruba, specialmente se ruba alla collettività, approfittando del suo ruolo, finisce in galera. Se poi a rubare è un partito, in galera ci finisce il suo segretario. Per esempio se, in Europa, un partito dovesse rubare (è solo un esempio) 49 milioni alla collettività, il suo segretario di quel momento storico e tutti quelli ritenuti responsabili, finirebbero in galera.
Sono invece certo (ma è solo una mia convinzione) che se un partito italiano dovesse rubare 49 milioni (una cifra a caso) ci si accontenterebbe di chiedere indietro i soldi in, diciamo 80 anni (ma anche questa è una mia supposizione) e il suo segretario verrebbe premiato con un seggio in Senato. Forse solo in Turkmenistan e Tagikistan, è così.
Altra cosa sono le accise sulla benzina. Quelle accise che sono state utili nei momenti difficili per alcune zone, colpite, per esempio, da terremoti e che, passata l'emergenza, non avrebbero più avuto ragion d'esistere. Non ci sono in nessuna parte del mondo.
Certo, capisco, nessun Governo le ha mai tolte, ma è anche vero che nessuno ha mai detto "è la prima cosa che farò se vado al Governo".
Solo uno l'ha detto e poi non l'ha fatto. Indovina chi è?
Forse solo in Turkmenistan e Tagikistan, lo si può fare.
Andando avanti, ti ricordo che in tutti i Paesi democratici, l'obiettivo delle leggi elettorali è quello di dare, con certezza, un Governo e non quello di colpire un partito o un Movimento che "fa paura". In tutti i Paesi si "gareggia" onestamente e non inquinando le regole. Capisci?
È quello che avete fatto in Italia con il Rosatellum.
In tutto il mondo, tranne, forse, in Turkmenistan e Tagikistan, le regole sono eque per tutti.
Infine vorrei ricordati che nessun Paese del mondo, tranne forse il Turkmenistan e Tagikistan (sempre per semplificare) si sognerebbe di candidare a Presidente della Repubblica o per qualsiasi altra carica istituzionale, un pregiudicato.
Quindi, come vedi, le cose che vanno bene, secondo le nostre convinzioni, si possono mantenere, mentre quelle che non vanno, si possono cambiare.
Guarda caso, però, l'unica cosa che vorresti cambiare è una misura che solo in pochi Paesi, come, per esempio, il Turkmenistan e il Tagikistan, non c'è. L'unica cosa fatta pensando al popolo, da trent'anni a questa parte e cioè il Reddito di cittadinanza.
Concludendo, il Turkmenistan e Tagikistan sono sempre lì, mica si spostano a seconda del tuo interesse o piacimento, altrimenti, visto che sono più le cose che ti aggradano, in questi Paesi, che quelle che non ti aggradano, qualche malpensante ti potrebbe dire: "'Ma perché non ti trasferisci lì?"
Buon viaggio, Senatur.

Rino Ingarozza (14/09/2021)

sabato 11 settembre 2021

Matteo Salvini, il virologo da Papeete, per piacere, no. - Gianni Del Vecchio

 

Siamo abituati ad ascoltare e osservare Matteo Salvini in tutte le sue interpretazioni: il ministro poliziotto, l’apostolo col rosario, il politico gourmet, il tifoso sfegatato, il papà amorevole, l’amante appassionato e via dicendo. Basta dare un’occhiata alle sue pagine social e potrete aggiungere tanti altri personaggi alla mini-galleria qui descritta. Però il virologo Salvini, per piacere, anche no. Il leader leghista infatti è appena caduto nella trappola dei milioni di virologi da tastiera che ogni giorno sparano verità assolute su virus e vaccini, salvo poi ritrovarsi come propagatori, inconsapevoli o meno, di fake news. Trappola che avrebbe dovuto evitare con grande destrezza uno che sui social ha costruito gran parte del suo consenso. E invece la Bestia dà, la Bestia toglie.

“Le varianti nascono come reazione al vaccino. Se io provo ad ammazzare il virus lui prova a reagire variando, mutando”, ha detto collegato con gli studi di L’Aria che Tira, diffondendo così la sua verità a qualche milionata di telespettatori. Peccato però che la verità, quella vera e non quella propagandata, stia da tutt’altra parte. Non è un caso che a distanza di qualche minuto tutta la comunità dei virologi (quelli veri) è insorta per correggere il tiro totalmente sballato del Capitano. Matteo Bassetti ha dato fuoco alle polveri ricordando come “le varianti nascono quando le persone non sono vaccinate e il virus si muove liberamente, vedi la Delta in India dove la popolazione non era immunizzata e così si è sviluppata anche la Mu”. A dargli man forte poi è arrivato Massimo Galli che precisa come le varianti si generano tanto più facilmente quanto più il virus si diffonde. Quindi non c’è nessun legame con la vaccinazione. “Voi capite perché sono scoraggiato?” conclude con un laconico tweet Roberto Burioni.

Il Capitano delle fake news quindi ha appena preso una topica clamorosa, come avviene spesso alle persone che parlano più per strizzare l’occhio a una parte della popolazione che per amor di verità. E pensare che tutto ciò Salvini avrebbe potuto evitarlo nel tempo di un clic: gli sarebbe bastato andare sulla pagina “Dottore, ma è vero che?” della Federazione nazionale dei medici italiani e dare una veloce letta all’articolo nato proprio per smontare la bufala del vaccino che genera varianti. Sintetico, chiaro, a portata di tutti. Tempo di lettura 3 minuti. Tre minuti che avrebbero evitato al leghista la solita prestazione da Papeete.

Huffpost

martedì 7 settembre 2021

Draghi ordina, Salvini si piega: adesso più Green pass per tutti. - Giacomo Salvini

 

Il cul de sac è evidente anche ai suoi fedelissimi: “Come si muove, Matteo prende sberle”. Così è stato giovedì scorso quando il presidente del Consiglio, Mario Draghi, per reagire al voto contrario della Lega in commissione sul Green pass, ha rilanciato sull’estensione del certificato verde e sull’obbligo vaccinale, e così sarà nei prossimi giorni quando Matteo Salvini dovrà ingoiare anche l’estensione del pass per i lavoratori. A spiegarglielo sarà Draghi in persona nelle prossime ore a Palazzo Chigi: “Sul Green pass non sono ammessi scherzi” è la linea del premier. E Salvini dovrà accettarlo. Il leader della Lega dunque è isolato e, dicono, sempre più nervoso. Perché sulle misure anti-pandemia alla fine si piegherà alla volontà del premier e alle altre forze di maggioranza che stanno appoggiando in toto la linea di Draghi: tra oggi e domani arriverà il voto alla Camera sul decreto che ha introdotto il Green pass e la Lega sarà costretta a dire “sì” – fiducia o non fiducia – rimangiandosi il voto in commissione per abolirlo; poi in cabina di regia i leghisti appoggeranno anche l’estensione del certificato verde per i dipendenti pubblici. Ipotesi che fino a qualche giorno fa Salvini vedeva come fumo negli occhi. E invece, su pressione dei governatori del nord e dei governisti guidati da Giancarlo Giorgetti, il segretario dovrà cambiare idea. Lo ha spiegato ieri proprio il ministro dello Sviluppo Economico che prevede “un’estensione del Green pass” per i lavoratori perché il certificato deve essere “uno strumento di sicurezza nei luoghi affollati”. D’accordo Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli-Venezia Giulia: “Il certificato serve per migliorare la nostra vita”.

Ma Salvini ha grossi problemi anche fuori dal governo. L’altro incubo è quello delle prossime amministrative che potrebbero segnare non solo una pesante sconfitta nelle grandi città ma anche il sorpasso di Fratelli d’Italia nel voto di lista. E i sondaggi che girano a via Bellerio non sono rassicuranti: secondo le ultime rilevazioni FdI triplicherebbe la Lega a Roma (20 a 7%), la doppierebbe in Calabria (16 a 8%) e i due partiti sarebbero appaiati intorno al 10-11% a Milano e Napoli. Il sorpasso nel capoluogo lombardo, spinto dalla candidatura di Vittorio Feltri con Giorgia Meloni, sarebbe una batosta pesante per Salvini, perché Milano è la sua città natale e considerata un luogo simbolo del Carroccio. Per questo ieri pomeriggio Salvini ha convocato la segreteria federale e ha dato la sveglia ai suoi: “Bisogna fare una campagna pancia a terra a Roma, Milano e Napoli – ha detto – io farò 80 comizi in un mese”. Ma l’isolamento e le sberle ricevute negli ultimi giorni stanno portando Salvini ad aprire sempre nuovi fronti nel governo: l’abolizione del Reddito di cittadinanza, gli attacchi alla ministra Lamorgese sugli sbarchi, la battaglia su Quota 100 e l’appoggio a Roberto Cingolani sul ritorno al nucleare. Un modo per mettere pressione su Draghi. “Ma così Salvini spara a salve – attacca un ministro – perché non può permettersi di lasciare l’esecutivo con tutti i soldi del Pnrr”.

Il primo test arriverà oggi sul voto alla Camera. Ieri la Lega ha chiesto in una riunione di maggioranza di non mettere la fiducia ma allo stesso tempo ha deciso di non ritirare i 5 emendamenti che chiedono di eliminare l’obbligo del pass per gli under 12, di introdurre i test salivari e il risarcimento danni da vaccino. Che, se aggiunti ai 10 di FdI, potrebbero mettere in crisi la maggioranza nei voti segreti. Draghi deciderà se mettere o meno la fiducia ma se non lo farà la norma passerà con il voto della Lega. Poi arriverà il decreto per estendere il pass: la cabina di regia non è stata ancora convocata e potrebbe slittare alla prossima settimana. Ma, nel giorno in cui Roberto Speranza annuncia la terza dose da fine settembre e l’estensione “a breve” del pass, il governo vuole introdurre l’obbligo del certificato per i lavoratori da ottobre, dando 15 giorni di tempo ai non vaccinati per fare la prima dose: riguarderà i dipendenti pubblici e quelli di ristoranti, bar, palestre e mezzi pubblici. Per questo ieri Draghi ha ricevuto a Palazzo Chigi il segretario della Cgil Maurizio Landini e in serata i sindacati hanno visto i vertici di Confindustria per parlare del tema. Ma la strada ormai è tracciata.

ILFQ

domenica 29 agosto 2021

Reddito di cittadinanza, Salvini “scavalca” Renzi: “Un emendamento in manovra per cancellarlo”.

 

Secondo il leader della Lega la misura aveva un senso tre anni fa ma ora non più. Meno perentorio il compagno di partito e ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti secondo cui la misura va modificata ma non cancellata.

“In tutti i posti che ho girato per l’Italia mi hanno chiesto di togliere il reddito di cittadinanza. In manovra economica l’emendamento per farlo lo metto io, avrà la mia prima firma. Poteva avere un senso tre anni fa, ma ora abbiamo visto che non funziona e dobbiamo assolutamente cancellare il redito di cittadinanza”. Lo ha detto il leader della Lega Matteo Salvini a Pinzolo. “La proposta che faremo in piazza e in Parlamento è semplice: con i soldi che si risparmiano sul reddito cittadinanza si rinviano le cartelle esattoriali e si finanzia quota cento. Conto che sul taglio delle tasse, sulle cartelle esattoriali tutto il centro destra sia unito”, ha aggiunto il leader della Lega. Già la scorsa settimana, intervenendo al meeting di Rimini davanti alla platea di Comunione e Liberazione e Compagnia delle Opere, Salvini aveva affermato: “Tornassi indietro non rivoterei il reddito di cittadinanza. E’ una legge che si è dimostrata nei fatti, inidonea”. La misura è stata infatti introdotta nel 2019 con la Lega al governo e Salvini ministro dell’Interno e vice premier. Sempre più solido quindi l’asse tra Italia Viva e Lega, entrambi i partiti a testa bassa contro il Rdc.

Ieri il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti, sempre della Lega, aveva usato parole meno lapidarie: “Il reddito di cittadinanza deve essere considerato ma non deve essere un ostacolo alla dinamica del mercato del lavoro”, non deve diventare “una barriera” per la quale “molti preferiscono rinunciare al lavoro, e diventa controproducente. Questo è un meccanismo che deve essere risolto”.

Rimane di diverso avviso però il presidente del Consiglio Mario Draghi che ha affermato di condividere pienamente i principi alla base della misura. Certo, che il reddito di cittadinanza, subirà un “tagliando” dopo la pausa estiva è ormai dato per acclarato. Lo strumento verrà tarato meglio in base alla composizione del nucleo familiare e interventi dovrebbero riguardare anche gli stranieri che risiedono in Italia da meno di dieci anni e che, al momento, sono esclusi dal sussidio. Motivo principale per cui il reddito non raggiunge tutte le persone che versano in povertà secondo i criteri Istat. Possibile anche una separazione tra la componente welfare e quella workfare della misura, ossia tra il sostegno prettamente economico e l’opera di ricollocamento sul mercato del lavoro. Quest’ultima è la parte della misura che ha sinora dato i risultati più deludenti. Difficile, peraltro, attendersi il contrario, visto che le presone da reimmettere nel mercato del lavoro sono in gran parte a bassa o bassissima scolarizzazione e da tempo senza occupazione. Possibile che vegano introdotti anche maggiori vincoli nella possibilità di rifiutare offerte, con l’ipotesi anche di compensare il basso stipendio con l’integrazione del reddito.

Ormai non si contano gli studi, anche da fonti “insospettabili”, che evidenziano gli aspetti positivi di misure come un reddito universale di base. Ma questo provvedimento ha avuto anche l’effetto di prosciugare il bacino di lavoratori a cui era possibile attingere per offerte di lavoro a qualsiasi prezzo e qualsiasi condizione. Ora esiste una sogli minima sotto qui è possibile dire “no”.

ILFQ