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giovedì 5 dicembre 2024

l grande inganno del “nucleare verde” e la premonizione di Robert Jungk. - Daniela Padoan

 

A partire dal libro Lo Stato atomico di Robert Jungk (Castelvecchi editore 2024) l’intervento di Daniela Padoan al convegno Nucleare e genere: attiviste, scienziate vittime organizzate in associazioni, organizzato da Women’s for International League for Peace & Freedom (WILPF) presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma, con la partecipazione di Bruna BianchiMary Olson e Angie Zelter.

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Era il 1977 quando Robert Jungk scriveva nello Stato atomico, il suo straordinario e preveggente libro sulla trasformazione del nucleare bellico in nucleare civile: «Il futuro totalitario dei tecnocrati è già cominciato». Aveva visto spalancarsi l’abisso della Seconda guerra mondale, la Shoah, la mostruosità della distruzione nucleare di Hiroshima e Nagasaki; ed è nella ferita, nella nudità di quello sguardo che, subito dopo la fine del conflitto, aveva potuto cogliere i segni della trasformazione dell’enorme potere militare e antidemocratico americano; la riconversione dell’apparato nucleare bellico in civile, nella retorica della ricostruzione e del progresso, per la produzione di elettricità in un mondo sempre più energivoro e industrializzato. Quando, nel 1946, il presidente degli Stati Uniti Harry S. Truman trasferì il controllo dell’energia atomica dalle mani militari a quelle civili, il Congresso assicurò che l’energia atomica sarebbe stata usata, oltre che per la difesa degli USA, per promuovere la pace nel mondo e per migliorare il welfare pubblico, rafforzando la libera competizione delle aziende private. 

Già nel 1953, alla Casa Bianca prese forma una grandiosa campagna per la produzione di energia elettrica da fissione nucleare, ispirata – scrive Jungk – da una nuova generazione di «giocatori d’azzardo», non più qualificati scientificamente, non più seduti nei quartier generali delle forze armate, ma insinuati negli uffici di pianificazione dello Stato e dell’industria, nelle vesti di consulenti decisionali. 

Quanto il suo sguardo fosse profetico, lo possiamo vedere oggi, davanti al predominio delle lobby economiche sulla politica, con la trasformazione dell’ossimoro del “nucleare per la pace” nell’ossimoro green del “nucleare per il clima”. Un nucleare rimpicciolito, di terza, di quarta generazione, capace di provocare non più una grande apocalisse, ma tante apocalissi miniaturizzate. E lo vediamo nella conversione di “Big Tech” all’atomo, nella fretta dei giganti dell’Intelligenza Artificiale di imporre ai governi scelte politiche a favore del ritorno su vasta scala dell’energia nucleare. 

Diventato attivista per la pace e figura di riferimento del pensiero ecologista e antinuclearista dei primi anni Settanta, Jungk militò nel movimento Pugwash fondato da Albert Einstein e Bertrand Russell, partecipò a marce, sit-in, manifestazioni e azioni non violente davanti a siti nucleari in tutta Europa, prese parte a presidi di protesta contro gli euromissili nucleari Cruise davanti alle basi americane di Mutlangen in Germania, Common in Inghilterra e Comiso, in Sicilia. La sua narrazione, in cui si fondono giornalismo d’inchiesta, passione politica, riflessione filosofica, assunzione di responsabilità verso le future generazioni, è un prisma per comprendere il mondo degli irresponsabili e voraci «apprendisti stregoni» fautori del futuro verso il quale ci siamo addentrati alla cieca, che non può che interrogare ogni politica e ogni morale. 

Jungk fu tra i primi a guardare in faccia il mostro nucleare, prima che ci convincessimo di averlo addomesticato; tra i primi a interrogare la costruzione del deserto linguistico e concettuale che nell’arco di mezzo secolo si sarebbe fatto senso comune; tra i primi a denunciare la nostra prometeica propensione alla distruzione, amplificata dalle crescenti e sovrastanti conoscenze tecnologiche, cogliendo il nesso tra Hiroshima e le «catastrofi industriali» che oggi possono assumere proporzioni non inferiori alle catastrofi che chiamiamo naturali – siccità, inondazioni, epidemie – e che hanno come concausa l’attività umana.

Leggere "Lo stato atomico" è andare all’origine di una patologia, alla descrizione iniziale dei suoi sintomi, prima che il corpo ne sia stato consumato e la malattia stessa si sia fatta abitudine, cronicità apparentemente impossibile ad affrontarsi. È illusorio, sosteneva Jungk, credere in una rigida distinzione tra una tecnica atomica destinata a scopi pacifici e un’altra con obiettivi bellici. Il potere nucleare è, sempre, l’antitesi della democrazia e della pace: è un potere esclusivo, politico e militare, chiuso, segreto, che, senza alcun controllo, esercita un arbitrio di vita o di morte sulle comunità umane e sull’ecosistema che le ospita. 

Non solo l’“atomo per la pace” non si distingue dall’“atomo per la guerra”, ma l’intenzione di servirsene solo a scopi costruttivi non cambia nulla del suo carattere ostile alla vita: non se ne distinguono le scorie, la radioattività resta indelebile nei secoli, il rischio di incidenti causati da difetti tecnici o fallibilità umana è sempre in agguato. 

L’apparato di sorveglianza richiesto a protezione di impianti potenzialmente soggetti a manomissioni, sabotaggi, colpi di stato, attentati terroristici o addirittura trasformazione in obiettivi bellici prefigurato da Jungk è risultato evidente nella crisi della centrale di Zaporizhzhia, tenuta in ostaggio come una bomba innescata nella guerra tra Russia e Ucraina, non diversamente dalla presa in consegna del sarcofago del reattore 4 di Černobyl’ da parte di forze speciali dell’esercito russo, nella cosiddetta area di esclusione di trenta chilometri intorno all’impianto.

La sequela di eventi letali che negli anni si è cercato di minimizzare o nascondere mostra come la pretesa di governare l’energia atomica nasconda un superomismo che appare tanto più grottesco perché la sua fallibilità – costitutivamente impossibile da accogliere, sempre negata – chiede continue attestazioni di una presunta età adulta, data dalla competenza tecnica guadagnata in qualche manciata di anni, rispetto a una lontana e imbarazzante preistoria. Ogni generazione di scienziati atomici ha guardato alla precedente da una posizione di superiorità, assicurando, se non l’eliminazione, almeno il contenimento del rischio.  Oggi è lo stesso. 

Un altro inganno linguistico sono i cosiddetti reattori di ultima generazione. Benché gli attuali reattori nucleari in commercio, di terza generazione, si basino sul processo di fissione, e quelli a fusione siano ancora in fase di studio, si parla di nuove generazioni, che in realtà sono state sviluppate tra gli anni Ottanta e i primi anni del Duemila e non sono altro che versioni tecnicamente migliorate dei precedenti, la cui progettazione include la possibilità, in caso di incidenti severi, di evitare contaminazioni esterne e di attivare misure di emergenza indipendenti dall’intervento umano. Quanto ai reattori di quarta generazione, che mirano a produrre energia attraverso processi e materiali meno inquinanti, dovrebbero vedere la luce, se i tempi saranno rispettati, attorno al 2050.  Ma l’insidia maggiore, oggi, si nasconde nella volontà di una ripresa del nucleare tradizionale da fissione (uranio e plutonio) sotto la forma apparentemente inoffensiva di piccoli impianti modulari con potenze contenute, sistemi di sicurezza più avanzati, scorie più facili da confinare, ridotte emissioni di CO₂, sistemi di controllo automatici che escluderebbero la possibilità di disastri nucleari e il cui calore non raggiungerebbe temperature capaci di fondere le barre del combustibile nucleare.  Si tratta degli Small Modular Reactors (SMR) – non una generazione a se stante, ma trasversali alla terza e quarta generazione – della misura di circa sei metri per sei, facili da trasportare nei siti di installazione e da mettere in funzione. Sono queste le promesse di numerose startup che si occupano dello sviluppo di tecnologia nucleare, tra cui l’italiana Newcleo, costituita nel 2021 e convinta che la produzione degli SMR sarà a regime nel 2026. È lo sviluppo dell’IA, in particolare, a richiedere la proliferazione di reattori di piccola taglia che assicurino una fornitura di elettricità ininterrotta agli innumerevoli server allocati in data center su cloud sempre più articolati, complessi e organizzati. L’accelerata digitalizzazione di tutti i settori economici, l’aumento esponenziale dei volumi di dati, il sempre maggior ricorso a carichi di lavoro ad alta intensità come l’Intelligenza Artificiale e l’ascesa di strumenti come ChatGPT inducono a prevedere che i consumi di elettricità cresceranno del 12% entro il 2040.

Anche i mini reattori, però, presentati come la panacea che potrà permetterci di mantenere inalterato e addirittura incrementare un livello di consumi ad oggi insostenibile per il pianeta, sarebbero responsabili di una diffusione pervasiva di scorie nucleari sul territorio. Uno studio della Stanford University mostra infatti che gli SMR aumenterebbero i volumi equivalenti dei rifiuti nucleari che necessitano gestione e smaltimento anche per decine di migliaia di anni e che, poiché le proprietà del flusso di rifiuti sono influenzate dalla fuoriuscita di neutroni dal nocciolo ridotto, aggraverebbero anche le problematiche legate allo smaltimento degli impianti a fine corsa. I sostenitori del nucleare asseriscono di aver trovato una soluzione per lo smaltimento definitivo dei rifiuti di alto livello: i depositi geologici, tunnel sotterranei a una profondità compresa tra i duecentocinquanta e i mille metri, e assicurano che, con i reattori di quarta generazione, sarà possibile riciclare i rifiuti riducendone il tempo di pericolosità da 100.000 a 300 anni, come per i rifiuti a bassa radioattività. Come dire, una miniaturizzazione dell’Apocalisse, qualcosa a cui guardare con occhi di adulti.

«Le catastrofi nucleari distruggono non solo il presente ma anche il futuro», scrive Robert Jungk ne Lo stato atomico. «Questa ipoteca sul futuro, la paura per i danni derivanti da un’energia nucleare non più tenuta sotto controllo, diventano per l’umanità la più grave oppressione pensabile: sia sotto forma di traccia tossica che rimane indelebile, sia come ombra di una preoccupazione che non scomparirà mai del tutto».

Oggi chi è contro il nucleare civile viene tacciato di oscurantismo, irrazionalità, codardia. 

C’è voluto un lungo, paziente e dispendioso lavoro di lobbying, per giungere a un completo rovesciamento della realtà. Nel 2022, ad esempio, alla Biennale del Cinema di Venezia, il regista statunitense Oliver Stone presentò fuori concorso Nuclear, un documentario apologetico sull’energia nucleare mostrata come sola opzione per sostituire i combustibili fossili e combattere il cambiamento climatico. In quell’occasione diede una dimostrazione della nuova – e vecchissima, tanto che Jungk l’aveva già descritta in ogni aspetto – ideologia nuclearista: accusò di tradimento i movimenti contro il nucleare, finanziati dalle compagnie petrolifere; accusò di ignoranza tutti coloro che temono la fissione nucleare; soprattutto, irrise la democrazia, spiegando che «le leadership politiche sono codarde perché seguono il volere dei cittadini, che spesso non sanno molto in materia».

Il ritorno dell’ideologia nuclearista ha trovato espressione anche nella decisione della Commissione europea del gennaio 2022, che includeva l’energia nucleare (insieme al sequestro del gas fossile) nel regolamento sulla Tassonomia verde (una classificazione delle fonti energetiche che l’Ue considera sostenibili per l’ambiente e dunque da incentivare all’interno del Green Deal europeo), rimuovendo l’evidenza che l’energia nucleare, sebbene rilasci una quantità di gas climalteranti inferiori a carbone e petrolio e pari al gas (se si considera l’intero ciclo di produzione),  genera scorie radioattive ad alta attività che alterano il Dna degli esseri viventi e che dunque sono deleterie per la salute e per l’ambiente, e che, ancora oggi, non è stata trovata nessuna soluzione per il loro smaltimento a lungo termine.

L’Italia ha bocciato per ben due volte il ricorso al nucleare con i referendum del 1987 e del 2011, ma il Governo è al lavoro, dopo aver inserito il nucleare nel Piano Integrato Energia e Clima (Pniec) 2023, per creare un’azienda nazionale del nucleare, sfidando così la volontà dei cittadini. La battaglia contro il nucleare si profila come un altro fronte nella difesa del diritto, dell’integrità dei territori, della salute, di una cultura di rispetto dell’ambiente e, non ultimo, della pace.


https://www.libertaegiustizia.it/2024/11/30/il-grande-inganno-del-nucleare-verde-e-la-premonizione-di-robert-jungk/

venerdì 15 novembre 2024

Ok al Ponte di Messina con 50 prescrizioni da VIA. Buono: “Ue indipendente per anni con nucleare”. 1,7 miliardi investiti su rete Autostrade. Che c’è sui giornali di Edoardo Lisi

 




La Commissione Via-Vas dà il via libera al progetto del Ponte di Messina, ma con 50-60 prescrizioni. In altre parole, la Commissione ha indicato una serie di misure tecniche che dovranno essere rispettate durante la costruzione dell’infrastruttura. L’Europa può conquistare centinaia di anni di indipendenza energetica con il nucleare. È l’opinione di Stefano Buono, numero uno di Newcleo, azienda europea ce progetta micro reattori alimentate a scorie (mox). L’atomo potrebbe portare anche “una competitività straordinaria a molti settori industriali italiani”, secondo Buono. Da gennaio a settembre Autostrade per l’Italia ha speso quasi 1,7 miliardi di euro di investimenti “per l’ammodernamento, il potenziamento e la manutenzione della rete, con un incremento di 341 milioni di euro» (sempre rispetto allo stesso periodo del 2023)”, si legge su La Repubblica. La rassegna Energia.

ENERGIA, PONTE SULLO STRETTO: OK CON PRESCRIZIONI DA COMMISSIONE VIA

“Non è un parere tondo quello che è uscito dalle stanze della commissione Via-Vas sul Ponte sullo Stretto, opera contestatissima oggetto di furiose polemiche tra maggioranza e opposizione. L’organismo che lavora nella pancia del ministero dell’Ambiente ha dato il verdetto finale sul progetto alzando disco verde ma “con prescrizioni”, si parla di 50-60 indicazioni perentorie. A confermarlo sono fonti del ministero dell’Ambiente arrivate nella serata di ieri. «La Commissione Tecnica di Valutazione dell’Impatto Ambientale ha completato nei termini le proprie attività, approvando oggi il parere di propria competenza sul progetto del Collegamento stabile tra Calabria e Sicilia comprendente il Ponte e i collegamenti stradali e ferroviari a terra», spiegano al dicastero guidato da Pichetto Fratin”, si legge su Il Sole 24 Ore.

«La Commissione si è pronunciata positivamente sulla compatibilità ambientale del progetto, così come integrato con la Relazione del proponente, ai sensi del Dl 35/2023 sul riavvio dell’iter del Ponte nel rispetto delle condizioni ambientali prescritte che dovranno essere ottemperate perlopiù nella fase della presentazione del progetto esecutivo». (…) la Commissione ha indicato una serie di misure tecniche che dovranno essere rispettate in fase di esecuzione dell’infrastruttura. Esulta il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini che esprime «grande soddisfazione» aggiungendo che «l’Italia può guardare al futuro»”, continua il giornale.

“Il parere arriva dopo una battaglia di carte bollate, con diverse richieste di chiarimenti tecnici da parte del Mase nei confronti della documentazione presentata dalla Società Stretto di Messina, committente dell’opera: in tutto 239 obiezioni sollevate dalla precedente commissione Via scaduta a maggio e rinnovata in tutte le sue componenti a luglio scorso. (…) La documentazione con le controdeduzioni e le integrazioni della Società committente era stata inviata a settembre e ora è arrivato il verdetto definitivo, quello che adesso, insieme a quello della Conferenza di servizi, prenderà la strada del Comitato interministeriale della programmazione economica forse già a dicembre ma più probabilmente nei primi mesi dell’anno prossimo. Ma intanto il fronte del no si dà appuntamento domani a Roma in una conferenza stampa allargata: tra i promotori il Pd, M5S, Sinistra italiana, Cgil Messina, quella siciliana, Legambiente e diverse altre sigle sindacali e ambientaliste”, continua il giornale.

NUCLEARE, BUONO (NEWCLEO): “CON ATOMO UE INDIPENDENTE, PICCOLI REATTORI SVOLTA”

“«Con il nucleare l’Europa può avere centinaia di anni di indipendenza energetica con il nucleare. Le nuove generazioni lo hanno capito, i governi pure. Entro i prossimi sei anni i primi piccoli reattori». Stefano Buono, numero uno di Newcleo, la più interessante società europea di progettazione di micro reattori nucleari alimentati a mox (le scorie), è a Brasimone, in Emilia-Romagna, ma è già pronto a spiccare il volo per la prossima destinazione. «È un periodo intenso, ma affascinante. Dobbiamo correre. Non solo l’Ue, ma anche l’Italia, che può giocare un ruolo chiave nel Mediterraneo», dice. Gli occhi, oltre alla messa in sicurezza della transizione green dell’Europa, è anche all’Africa. «I nostri reattori galleggianti saranno la svolta», spiega. (…) «Sia dal punto di vista dell’opinione pubblica, nel 2022 c’era solo l’Inghilterra che voleva un ritorno all’atomo e oggi siamo ad almeno dodici Paesi europei, sia dal punto di vista tecnologico». (…) «Le aziende statunitensi, basti guardare al Big Tech con i data center per l’AI, hanno avuto molte risorse per sviluppare il nucleare, quindi la corsa è stata più veloce». (…) entro il 2026 avremo un reattore funzionante a Brasimone (in provincia di Bologna). O meglio, una simulazione che sarà senza energia nucleare ma completamente funzionante in tutti i suoi aspetti”, si legge su La Stampa.

“«Una competitività straordinaria a molti settori industriali italiani. E sarebbe lo stesso anche per gli altri Paesi Ue». (…) «Quell’aspetto facilita sempre il progresso economico. Bisognerebbe però accelerare i processi». (…) «Il governo può anche essere convinto, ma resta un tema da toccare con attenzione nell’opinione pubblica. Il problema è che servirebbe più velocità, per stare al passo con il sistema globale». (…) «Con la prossima legge potremo davvero essere pronti a chiedere le autorizzazioni per i nuovi impianti. È questo ciò che chiede il privato». (…) «Lo vediamo ogni giorno. I giovani hanno questa convinzione e in qualche modo stanno convincendo i loro genitori. Hanno più pragmatismo di tanti altri, perché riconoscono che sia energia pulita». (…) «C’è sempre stato un apporto tecnologico superiore rispetto a tante aree. La Francia, per esempio, è stata una figura fondamentale per il nucleare. Può tornare a esserlo insieme con l’Italia in modo da creare un asse capace di aiutare tutta l’Europa a trovare l’indipendenza energetica con la transizione». (…) Un esempio di ciò è il progetto che abbiamo con Saipem e Terna. Stiamo pensando di mettere uno dei nostri reattori su una piattaforma galleggiante in modo da fornire energia a chiunque la chieda. E si tratterebbe di tecnologia europea per sostenere le esigenze dell’Africa anche in ottica geopolitica. Contiamo di essere pronti già il prossimo anno con il design integrato”, continua il giornale.

“«Una competitività straordinaria a molti settori industriali italiani. E sarebbe lo stesso anche per gli altri Paesi Ue». (…) «Quell’aspetto facilita sempre il progresso economico. Bisognerebbe però accelerare i processi». (…) «Il governo può anche essere convinto, ma resta un tema da toccare con attenzione nell’opinione pubblica. Il problema è che servirebbe più velocità, per stare al passo con il sistema globale». (…) «Con la prossima legge potremo davvero essere pronti a chiedere le autorizzazioni per i nuovi impianti. È questo ciò che chiede il privato». (…) «Lo vediamo ogni giorno. I giovani hanno questa convinzione e in qualche modo stanno convincendo i loro genitori. Hanno più pragmatismo di tanti altri, perché riconoscono che sia energia pulita». (…) «C’è sempre stato un apporto tecnologico superiore rispetto a tante aree. La Francia, per esempio, è stata una figura fondamentale per il nucleare. Può tornare a esserlo insieme con l’Italia in modo da creare un asse capace di aiutare tutta l’Europa a trovare l’indipendenza energetica con la transizione». (…) Un esempio di ciò è il progetto che abbiamo con Saipem e Terna. Stiamo pensando di mettere uno dei nostri reattori su una piattaforma galleggiante in modo da fornire energia a chiunque la chieda. E si tratterebbe di tecnologia europea per sostenere le esigenze dell’Africa anche in ottica geopolitica. Contiamo di essere pronti già il prossimo anno con il design integrato”, continua il giornale.

TASPORTI, INVESTITI 1,7 MILIARDI SU RETE AUTOSTRADE

“I maggiori ricavi sono effetto sia dell’incremento tariffario di Autostrade (nell’ordine dell’1,51%) e sia della crescita del traffico. L’impennata della circolazione, tra gennaio e settembre del 2024, è dell’ 1,6%. Più in dettaglio, i chilometri percorsi dai veicoli leggeri (quelli a due assi) sono aumentati dell’ 1,6% quelli dai veicoli pesanti (a tre o più assi) del +2,2%. Dai pedaggi arrivano così 45 milioni in più. Due altri dati finanziari rilevanti. I costi operativi ammontano a 1.278 milioni. Su questo fronte, dunque, si segnala una diminuzione di 76 milioni (rispetto ai primi nove mesi del 2023). Si registra invece un segno più alla voce indebitamento finanziario netto, che «è pari a 9.768 milioni di euro e registra un aumento di 488 milioni (rispetto al 31 dicembre 2023)». Tra gennaio e settembre 2024, Autostrade per l’Italia ha speso 1.668 milioni di euro – si legge in una nota – «per l’ammodernamento, il potenziamento e la manutenzione della rete, con un incremento di 341 milioni di euro» (sempre rispetto allo stesso periodo del 2023)”, si legge su La Repubblica.

“Le informazioni sulla manutenzione vanno valutate con attenzione perché – proprio nel terzo trimestre 2024 – l’Italia celebra due traguardi storici per la sua rete autostradale: i 100 anni della Milano Laghi (A8) il 21 settembre e i 60 anni dell’Autostrada del Sole (A1), spina dorsale del Paese, il 4 ottobre. A proposito di mobilità sostenibile, è ormai completato il piano per l’installazione di 100 stazioni di ricarica ad alta potenza in altrettante aree di servizio. A queste cento, se ne aggiungeranno altre 8 per effetto dell’aggiudicazione di una gara nel mese di maggio”, continua il giornale.

“Il parere arriva dopo una battaglia di carte bollate, con diverse richieste di chiarimenti tecnici da parte del Mase nei confronti della documentazione presentata dalla Società Stretto di Messina, committente dell’opera: in tutto 239 obiezioni sollevate dalla precedente commissione Via scaduta a maggio e rinnovata in tutte le sue componenti a luglio scorso. (…) La documentazione con le controdeduzioni e le integrazioni della Società committente era stata inviata a settembre e ora è arrivato il verdetto definitivo, quello che adesso, insieme a quello della Conferenza di servizi, prenderà la strada del Comitato interministeriale della programmazione economica forse già a dicembre ma più probabilmente nei primi mesi dell’anno prossimo. Ma intanto il fronte del no si dà appuntamento domani a Roma in una conferenza stampa allargata: tra i promotori il Pd, M5S, Sinistra italiana, Cgil Messina, quella siciliana, Legambiente e diverse altre sigle sindacali e ambientaliste”, continua il giornale.


https://energiaoltre.it/ponte-messina-nucleare-energia/

mercoledì 17 luglio 2024

Fusione nucleare: energia del futuro ma non del presente. - Dénise Meloni

La fusione nucleare è la fonte di energia più promettente dell’intero Universo, dalle stelle massicce sparse in tutto lo Spazio fino ai piccoli reattori qui sulla Terra. Attualmente sono allo studio tre approcci principali, tutti e tre sempre più vicini al Sacro Graal della produzione di energia: il punto di pareggio.

Restano ancora enormi sfide e la ricerca di base rimane ampiamente sottofinanziata. Nonostante numerose aziende facciano promesse irrazionali, è improbabile che assisteremo a una fusione commerciale in tempi brevi.

L’energia nucleare è unica. È letteralmente da centinaia di migliaia a milioni di volte più efficiente, in termini di frazione di massa convertita in energia, di tutte le reazioni chimiche. Ecco cos’è la fusione nucleare e perché è il futuro, ma non il presente, della generazione di energia qui sulla Terra.

La fusione, d’altro canto avviene in tutte le stelle con temperature del nucleo superiori a ~4 milioni di K ed è la reazione primaria che alimenta il nostro Sole. Quando si crea una bomba a fusione, la sua resa energetica è di gran lunga superiore a quella di qualsiasi bomba a fissione: la prima è solitamente misurata in megatoni, mentre la seconda è misurata solo in chilotoni.

Controllare una reazione di fusione nucleare.

In linea di principio, se riuscissimo a controllare una reazione di fusione nucleare con la stessa efficienza con cui attualmente controlliamo le reazioni di fissione, estraendo energia alla velocità che preferiamo, questa sostituirebbe tutte le altre forme di generazione di energia come fonte dominante di energia sul pianeta Terra.

L’energia da fusione nucleare è il sogno di un’energia sostenibile. Se riusciamo a controllare la velocità di una reazione di fusione, possiamo sfruttarla per produrre energia su richiesta, praticamente senza sprechi. Il suo combustibile, l’idrogeno e i suoi isotopi, sono incredibilmente abbondanti qui sulla Terra.

Non c’è “esaurimento” del combustibile da fusione nucleare, non per miliardi di anni. E mentre la fusione può produrre piccole quantità di prodotti radioattivi come il trizio, non c’è mai il rischio di una fusione del reattore o di danni ambientali a lungo termine.

Rispetto persino all’energia solare, che richiede l’estrazione di elementi rari e l’uso di sostanze chimiche e risorse scarse per creare pannelli solari, la fusione è la scelta energetica più sostenibile.

Non è una questione banale creare una reazione di fusione nucleare. Finché ci si limita a lavorare con materiali come idrogeno, deuterio, elio-3 e altri elementi leggeri stabili e isotopi, sono necessarie temperature ed energie enormi per far sì che una reazione di fusione nucleare si verifichi. Controllare e sostenere questi ambienti non è un compito facile e sono necessarie energie importanti anche all’inizio per creare le condizioni necessarie per la fusione.

In secondo luogo, non ci si può semplicemente approcciare a questo con l’obiettivo di creare più energia tramite fusione di quanta ne metti nel sistema per far partire la reazione: questo è quello che è noto come una bomba. Invece, quello che bisogna fare è produrre energia a una velocità sufficientemente lenta da poterla usare per produrre quantità utili di energia: energia nel tempo.

Per raggiungere il tanto decantato punto di pareggio è necessario sia produrre più energia dalle proprie reazioni di quanta se ne immetta nel sistema per avviare tali reazioni, sia estrarre tale energia e utilizzarla. Finora, entrambi i problemi restano irrisolti in tandem, ma ci sono tre approcci principali che i ricercatori stanno adottando nel tentativo di rivoluzionare il rapporto dell’umanità con l’energia.

Approccio n. 1: Fusione a confinamento magnetico. Il combustibile per fusione nucleare non è costituito solo da atomi, ma dai nuclei atomici nei nuclei degli atomi. Un approccio alla fusione è quello di ionizzare completamente gli atomi, strappando via i loro elettroni, finché non rimangono solo i nuclei atomici. Creando questo plasma surriscaldato di nuclei atomici che possono fondersi insieme, l’idea è quindi quella di riunire quei nuclei, superando la forza elettricamente repulsiva tra loro, per avviare reazioni di fusione.

Approccio n. 2: fusione a confinamento inerziale. Invece di armeggiare con i campi magnetici, perché non provare semplicemente l’approccio della forza bruta? È che la fusione a confinamento inerziale tenta di fare. Prendendo un pellet di materiale che può essere fuso, una serie di laser ad alta potenza su tutti i lati vengono sparati sul pellet bersaglio, aumentando rapidamente la sua temperatura e densità fino a quando non può essere innescata una reazione di fusione nucleare. Sebbene richieda di immagazzinare un’enorme quantità di energia per il “colpo laser” che comprime il pellet, è possibile che la reazione di fusione generata rilasci ancora più energia, consentendoci un giorno di superare il punto di pareggio.

Approccio n.3: approcci di terza via. È qui che si stanno intromettendo molte iniziative private, alcune legittime, altre sospette e altre ancora che sono ciarlatani indiscutibili. Esistono due principali approcci alternativi ai metodi tradizionali, ed entrambi possono effettivamente creare reazioni di fusione.

A quanto pare, non è poi così difficile far partire la fusione nucleare, ma è notevolmente difficile arrivare il più vicino possibile al punto di pareggio come fanno la fusione a confinamento inerziale o quella a confinamento magnetico.

Finora, purtroppo, nessuno è particolarmente vicino al punto di pareggio, e questa è la domanda che ci si dovrebbe sempre porre quando si parla della fattibilità della tecnologia della fusione nucleare nel sostituire altre fonti di energia su cui l’uomo può contare.

“È possibile produrre più energia di quella necessaria per avviare la reazione?”
•”Quanta dell’energia prodotta puoi sfruttare per produrre energia utilizzabile?”
•”E quanto sei vicino, quantitativamente, al raggiungimento del punto di pareggio?”

Quando si parla dell’Universo, non esiste reazione più vivificante o che sostenga la vita della fusione nucleare. È letteralmente al centro non solo di ogni stella, ma anche delle innumerevoli nane brune, ovvero stelle fallite, che subiscono la fusione del deuterio durante la loro vita.

Quando elementi leggeri si legano insieme, il nuovo elemento che producono ha una massa più leggera dei reagenti iniziali e quella reazione di fusione rilascia quindi energia proporzionale alla differenza di massa: tramite E = mc 2 di Einstein.

In termini di metriche di disponibilità di energia, disponibilità di fonti di combustibile e impatti ambientali, la fusione nucleare è di gran lunga la scelta migliore tra tutte le opzioni disponibili per generare energia.

Conclusioni.

Sfortunatamente, un investimento insufficiente di oltre 60 anni in questa tecnologia ci ha fatto arretrare in modo eclatante su questo importante fronte scientifico, e ora gli avvoltoi si sono radunati: pieni di grandi sogni e promesse vuote, senza nulla da mostrare se non quantità simboliche di fusione che sono di molti ordini di grandezza lontane anche solo dall’avvicinarsi al punto di pareggio.

Se c’è una tecnologia promettente che merita un investimento di livello lunare, è l’energia della fusione nucleareÈ il percorso più promettente per mitigare l’attuale crisi climatica ed energetica.

Non sarà la tecnologia di oggi, ed è improbabile che diventi quella di domani a meno che non rivoluzioniamo radicalmente il modo in cui finanziamo e conduciamo la ricerca e lo sviluppo di base qui sulla Terra.

https://reccom.org/fusione-nucleare-energia-futuro-non-del-presente/

venerdì 12 gennaio 2024

1.8 Million Year Old "Nuclear Reactor" Found In Africa? - Deslok


Una miniera di uranio nel paese africano della Repubblica del Gabon mostra alcuni aspetti incredibilmente insoliti che molti scienziati importanti credono chiaramente che indichino l’opera di una civiltà intelligente antica. Questa conclusione ha indotto una grande quantità di furiosi dibattiti nella comunità scientifica come se questa teoria fosse esatta; La teoria suggerisce che un’antica civiltà ha avuto accesso alla tecnologia nucleare almeno mezzo milione di anni fa.

LA MINIERA D’URANIO ANTICA IN GABON PUÒ ESSERE IL SITO DI UN REATTORE NUCLEARE PREISTORICO 

La scoperta insolita fu fatta quarantanove anni fa quando una società mineraria con sede in Francia cominciò ad importare  uranio da una miniera di Oklo, nella Repubblica di Gabon. Tuttavia, dopo l’analisi del minerale, gli scienziati francesi hanno scoperto che una gran parte del contenuto dell’uranio  era stata estratto in un modo abbastanza insolito.

Il mistero dell’uranio ha sconcertato la comunità scientifica e numerosi scienziati si sono recati a Gabon per esaminare da vicino la miniera. Con loro stupore, hanno trovato prove che l’antica miniera, risale almeno a 1,8 miliardi di anni fa, e che probabilmente era in realtà un reattore nucleare altamente avanzato.

Naturalmente, molti scienziati non possono credere a questa conclusione che sfiderebbe tutto ciò che gli scienziati e gli storici credono sulle antiche civiltà.

Hanno descritto l’apparente estrazione dell’uranio dal minerale come “una meraviglia” ma “naturale”. Tuttavia, altri non credono ad un processo naturale. Secondo il fisico francese Francis Perrin, i campioni di uranio dal sito di Oklo contengono esattamente lo stesso livello di isotopi che è presente nei rifiuti nucleari delle centrali nucleari di oggi .


Questo, per Perrin e altri scienziati, è molto più di una coincidenza per essere ignorato. Oltre a questo, il dottor Glen Seaborg, vincitore del premio Nobel, considerato una delle autorità leader del mondo sull’energia nucleare, ha anche espresso la sua convinzione che l’uranio non avrebbe potuto essere estratto naturalmente. Ha sottolineato che l’acqua utilizzata in un reattore nucleare deve essere eccezionalmente pura e che questa purezza deve essere realizzata artificialmente. Se l’acqua non è abbastanza pura, la reazione si arresta immediatamente. Secondo il dottor Seaborg, ciò significa che la reazione nucleare è semplicemente troppo complessa per accadere per caso nella natura.

Nonostante le prove presentate da questi rispettati scienziati, è certo che molte persone della comunità scientifica non accetteranno mai le loro conclusioni. Dopo tutto, se queste teorie si rivelano corrette, suggerirebbe che sia esistita una civiltà straordinariamente avanzata che viveva sul pianeta Terra migliaia di anni fa.

https://www.hackthematrix.it/reattore-nucleare-2-miliardi-anni-scoperto-africa/

domenica 6 agosto 2023

La Cina sviluppa reattore nucleare al torio: ‘L’elemento può soddisfare il fabbisogno per 20.000 anni’. - Angelo Petrone

 Un reattore nucleare che brucia il torio, un materiale abbondante in Cina, presenta numerosi vantaggi rispetto ai reattori all’uranio, tra cui la sicurezza e una migliore efficienza del carburante.

L’ente cinese per la sicurezza nucleare ha autorizzato l’uso del primo reattore al torio, segnando una pietra miliare per il settore energetico del paese nella ricerca di tecnologie più avanzate, più sicure ed economiche, come annunciato dal South China Morning Post. L’impianto pilota da 2 megawatt si trova nel deserto del Gobi nella provincia di Gansu ed è gestito dall’Istituto di fisica applicata di Shanghai dell’Accademia cinese delle scienze. Il permesso, rilasciato dalla National Nuclear Security Administration il 7 giugno, autorizza lo Shanghai Institute a far funzionare il reattore per 10 anni e ad iniziare le operazioni di test. L’istituzione sarà inoltre responsabile della sicurezza del reattore e dell’applicazione di tutte le leggi, i regolamenti e gli standard tecnici pertinenti. L’impianto utilizzerà l’isotopo naturale torio-232, un elemento debolmente radioattivo che non può fissiarsi, ma quando irradiato in un reattore assorbe neutroni per formare uranio-233, un materiale fissile che genera calore.

La Cina sviluppa reattore nucleare al torio: ‘Elemento che può soddisfare il fabbisogno per 20.000 anni’

I reattori nucleari al torio utilizzano combustibili liquidi, generalmente sali fusi, sia per il combustibile che per il refrigerante. Questo tipo di reattori offre diversi potenziali vantaggi rispetto ai tradizionali reattori all’uranio, tra cui una maggiore sicurezza, meno rifiuti e una maggiore efficienza del carburante. Il torio è anche una risorsa più abbondante rispetto all’uranio e la Cina ha riserve significative di torio. Il volume esatto di tali riserve non è stato reso pubblico, ma si stima che sia sufficiente a soddisfare il fabbisogno energetico totale del paese per più di 20.000 anni. Sebbene il progetto, a giudicare dalle parole degli esperti, sia molto simile al reattore nucleare sperimentale a sale liquido degli anni ’60 presso l’American Oak Ridge National Laboratory, successivamente chiuso, i cinesi hanno apportato notevoli tecnologie innovative al suo sviluppo. Un reattore cinese sperimentale a sale liquido genererà solo due megawatt di potenza termica (e ancora meno energia elettrica) e diventerà un sito di prova per studiare materiali, mezzi e radioattività in tutte le fasi del funzionamento del reattore.

https://www.scienzenotizie.it/2023/06/16/la-cina-sviluppa-reattore-nucleare-al-torio-lelemento-puo-soddisfare-il-fabbisogno-per-20-000-anni-0170384

domenica 2 luglio 2023

In Gabon Il reattore nucleare vecchio due miliardi di anni.

 

Il reattore nucleare vecchio due miliardi di anni

Lo chiamavano il ‘mostro atomico‘. In tutto il pianeta non è mai esistito un generatore di energia così grande e così efficiente: pareti ad angolo inclinato, isolamento per i residui nucleari e il miglior sistema di raffreddamento che l’ingegneria abbia mai potuto sviluppare. Ma questo reattore nucleare è vecchio di due miliardi di anni.

Il reattore nucleare della Repubblica del Gabon ha una struttura talmente ben progettata che avrebbe potuto funzionare per sempre. C’è chi dice che sia appartenuto a un’antica civiltà super avanzata, citando la suggestiva teoria che vede la storia umana come un susseguirsi di estinzioni di massa e ritorno della civiltà. Dopo il periodo della ‘grande distruzione’, molte civiltà successive avrebbero provato ad approfittare dei resti del ‘mostro’, per ritornare ai tempi di gloria.

Nel corso degli anni, la struttura del reattore originale potrebbe essere divenuta troppo traballante e il sistema di riciclaggio dell’uranio potrebbe aver smesso di funzionare. Alla fine, con il passare dei millenni, le pareti e i canali di raffreddamento, arrugginiti, avrebbero finito per confondersi con la montagna che un tempo li aveva ospitati. Miliardi di anni dopo, l’unico resto di quel possibile sito ‘tecnologico’ era l’uranio impoverito: il resto del reattore era irriconoscibile.

Questo scenario fittizio potrebbe non esser molto lontano da quello reale, se teniamo in considerazione che per molti scienziati l’esistenza del ‘reattore nucleare del Gabon’ ‒ un gigantesco deposito di uranio scoperto in Africa nei primi anni 70 ‒ è un fenomeno che non si sarebbe mai potuto verificare naturalmente. Con un’età approssimativa di due miliardi di anni, le miniere di Oklo, nella Repubblica del Gabon, sono state scoperte quando i tecnici di una società francese si sono accorti che l’uranio del luogo era già stato estratto e utilizzato.

Dopo aver analizzato i campioni della miniera, i tecnici della Centrale Nucleare di Tricastin si sono resi conto che il minerale non poteva essere utilizzato a fini industriali. Sospettando una possibile frode da parte della società che lo esportava, i responsabili della centrale di Tricastin hanno deciso di indagare sul motivo per cui, mentre i normali campioni di uranio possedevano circa lo 0,7 per cento di materiale utilizzabile, quelli di Oklo ne avevano solo lo 0,3 per cento. Una volta confermato che il materiale era quel che rimaneva di una vecchia reazione nucleare, i ricercatori di tutto il mondo sono accorsi sul luogo per studiare il fenomeno.

Dopo approfondite analisi chimiche e geologiche, la comunità scientifica arriva a una sorprendente conclusione unanime: la miniera di uranio del Gabon era stata un reattore di 35 mila chilometri quadrati, entrato in funzione 2 miliardi di anni fa e rimasta funzionante per 500 mila anni.

Queste enormi cifre hanno spinto molti specialisti a impegnarsi per trovare una spiegazione plausibile. Ma ancora oggi il caso del Gabon suscita gli stessi e scomodi interrogativi di quaranta anni fa. Cosa o chi aveva usato il nucleare prima che qualsiasi civiltà mettesse piede sulla Terra? Come riuscirono a progettare un complesso di reattori così grandi? Come hanno potuto mantenerlo in funzione per cosi tanto tempo?

LA SPIEGAZIONE IMPROBABILE

Nel tentativo di spiegare l’origine del reattore, gli scienziati si sono rivolti a una vecchia teoria del chimico giapponese Kazuo Kuroda, che anni prima era stato ridicolizzato dopo averla divulgata.

Kuroda aveva sostenuto che una reazione nucleare potesse aver luogo anche senza l’intervento dell’uomo, se esistevano in natura un certo numero di condizioni essenziali: un deposito di uranio della giusta dimensione, un minerale con un’alta percentuale di uranio fissile, un elemento che agisse come moderatore, e l’assenza di particelle disciolte, poiché ostacolano la reazione.

Nonostante ben tre di queste condizioni fossero altamente improbabili, ancora più difficile da spiegare era come una reazione nucleare naturale potesse essersi mantenuta in equilibrio senza che il nucleo di uranio scomparisse o si fondesse durante un periodo stimato di 500 mila anni. Per questo motivo, gli scienziati hanno aggiunto all’ipotesi di Kuroda un ultimo fattore: un sistema geologico casuale che permetteva l’entrata di acqua nei depositi e l’uscita del vapore di reazione.

Si stima che milioni di anni fa, la percentuale di uranio fissile presente in natura fosse molto più alta (circa il 3 per cento del minerale), un fatto chiave perché la supposta reazione potesse avvenire. In base a questo fattore, gli scienziati proposero che ogni tre ore i depositi di uranio potevano essersi attivati spontaneamente quando venivano inondati dall’acqua filtrata dalle fessure, generando calore e raffreddandosi, quando l’acqua, che funzionava da moderatore, evaporava completamente.

Tuttavia, secondo la teoria di Kuroda, l’acqua doveva avere una buona percentuale di deuterio (acqua pesante), e doveva essere priva di qualsiasi particella che potesse impedire ai neutroni di innescare la reazione. Poteva l’acqua filtrata dalla rocce avere caratteristiche così eccezionali? Potrebbe esistere in natura un liquido che anche oggi richiede un così elaborato processo produttivo?

INGEGNERIA ESTREMA

Dopo una serie di analisi geologiche, i ricercatori hanno scoperto che il reattore di Oklo conservava ancora un’ultima sorpresa: i ‘depositi’ dei rifiuti erano disposti in una maniera tale da far rilevare ancora radioattività nella miniera, nonostante fossero passati milioni di anni. Infatti, è stato stimato che l’impatto termico di quei reattori a Oklo non superasse il raggio d’azione di 40 metri. Gli scienziati riconoscono l’impossibilità di emulare un sistema di smaltimento così efficiente, e il reattore ancora viene studiato al fine di progettare nuove tecnologie basate sulla sua struttura.

In poche parole, il reattore gigante nel Gabon era progettato meglio di qualsiasi altro reattore moderno.

Pertanto, anche se la teoria dei ‘reattori naturali’ è oggi la più diffusa a livello accademico, sul sito di Oklo molte domande devono ancora ricevere una risposta. Perché l’uranio è stato rinvenuto in depositi ben definiti e non sparsi in tutto il territorio? Può una reazione avvenire spontaneamente e in forma indipendente in venti luoghi distinti di tutto il giacimento? Perché questo fenomeno è accaduto esclusivamente in Africa e non anche in altre parti del mondo? Possono le pareti di una miniera formare casualmente un disegno tale che non permetta alla radioattività di fuoriuscire? Ma soprattutto, che cosa è accaduto esattamente in Gabon due miliardi di anni fa?

https://www.universo7p.it/in-gabon-il-reattore-nucleare-vecchio-due-miliardi-di-anni/misteri/?fbclid=IwAR1vD4w35BzPOHQSg2t0qq5FhvY2fjAJKZ7iN30yw93vtxthIJq2gFBWdag

mercoledì 23 novembre 2022

Guerra in Ucraina - 20 novembre 2022


Gli Ucraini in questo momento stanno bombardando pesantemente la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Dopo aver messo in scena un attacco sotto falsa bandiera con i missili sparati in Polonia per dare la colpa ai Russi, e tentare di tirare per la giacchetta la NATO dentro la guerra, continuano imperterriti nella strategia della provocazione per causare danni irreperibili. Il governo Ucraino a quanto pare non intende fermarsi. Continuare a bombardare una delle più grandi centrali nucleari presenti in Europa è una follia pericolosa che va fermata subito. Anche l'AIEA denuncia pesanti bombardamenti e chiede che vengano fermati subito; ma chissà perché, non rivolgono questo appello direttamente a Zelensky visto che ormai lo sanno anche i muri che la responsabilità di questi bombardamenti è la sua. Bisogna capire e anche in fretta che il più grande pericolo, oggi, si aggira dalla parte "buona" del mondo e ce l'abbiamo in casa nostra, quel pericolo è rappresentato dal governo Ucraino. I nostri governanti hanno creato un mostro che è totalmente sfuggito dal controllo occidentale, infatti il consigliere di Zelensky, secondo quanto riporta L'Ansa (non la Tass), definisce "bizzarri" e "senza senso" i tentativi dell'Occidente di tentare di far sedere gli Ucraini al tavolo delle trattative. I cretini della guerra hanno armato una combriccola pericolosa e l'hanno trasformata in un degli eserciti più forniti d'Europa. La Nato li addestra da ben 6 anni, e non lo dico io, ma lo dice un certo Biniek, ex vice comandante polacco della NATO. Hanno preparato tutto da tempi ormai remoti, ed il fatto che abbiano fatto tutto questo per una nazione non fa parte dell'alleanza atlantica, non fa parte dell'UE e mentre avevano una guerra civile al suo interno, la dice lunga su di chi siano le responsabilità maggiori dello scoppio di questo conflitto. È inutile girarci intorno per farsi belli con un conformismo che ci sta portando all'autodistruzione, bisogna dire le cose come stanno. Oggi il pericolo maggiore è rappresentato dal governo Ucraino. Dopo svariati attacchi terroristici, gli si sta abbuonando anche la storia dei missili sparati in Polonia, e lo si sta facendo in modo vergognoso. In modo vergognoso perché oggi, per non far ragionare la gente si questa questione, si parla di un singolo missile e non di due. Uno può sbagliare la traiettoria, ma due, caduti sullo stesso punto e nello stesso momento, come lo spiegate? Sicuro sia un errore? Questi non si fermeranno davanti a niente pur di causare qualche danno irreparabile all'intera Europa. La loro unica ossessione è distruggere la Russia per dare sfogo alla Russofobia che, anche l'Occidente ha ben inculcato a questa classe dirigente negli ultimi decenni. Vogliono estendere il conflitto e farlo a qualsiasi costo. Non hanno intenzione di trattare e lo dicono apertamente senza che nessuno osi sollevare la minima obiezione. Prendetemi per Putiniano o per spia del Cremlino, fate pure. Alla fine questa è solo la realtà che molti, o non riescono a vedere o peggio ancora fanno finta di non vedere!

(Giuseppe Salamone - fb)