venerdì 30 dicembre 2022

Pensioni d’oro e vitalizi: sono 30 mila e costano 1,2 miliardi. Chi li percepisce e quali sono le regole. - Enrico Marro (13-2-2020)

 

Sono almeno 29.829 i pensionati fuori dal sistema Inps perché ex parlamentari, membri o dipendenti degli organi costituzionali e dell’Assemblea regionale della Sicilia. Costano ogni anno quasi 1,2 miliardi di euro.

Quanto costano

Le pensioni medie del personale della Camera (4.700 i pensionati) e del Senato (2.500) oscillano intorno ai 58-59 mila euro lordi all’anno (4.800-4.900 euro al mese). Quelle del personale della presidenza della Repubblica (1.783 pensionati, dice il rapporto, ma il Quirinale precisa che il dato esatto è di 876) sui 53 mila euro mentre gli ex lavoratori della Regione siciliana (17.741) stanno decisamente sotto, prendendo mediamente circa 25.500 euro.
Variano molto invece i vitalizi degli ex parlamentari (851 diretti più 444 di reversibilità al Senato, 1.020 diretti più 520 di reversibilità alla Camera) perché dipendono dal numero di legislature svolte. Tuttavia, in media, l’importo erogato alla Camera è di 70 mila euro per i vitalizi diretti e di 37 mila per quelli di reversibilità. In tutto, i circa 2.700 vitalizi erogati agli ex parlamentari costano 200 milioni l’anno, in media 74mila euro.
Per i 35 vitalizi (24 diretti e 11 di reversibilità) degli ex giudici della Corte costituzionale la spesa è invece di circa 4,3 milioni, in media 125mila euro lordi.

Fuori dall’Inps

Il censimento delle 30 mila pensioni d’oro che formano un mondo pensionistico a parte è contenuto in un capitolo del Rapporto sul welfare di Itinerari previdenziali che presentato il 12 febbraio alla Camera. I dati, si legge, «sono a volte non completi poiché queste istituzioni spesso non comunicano le posizioni all’anagrafe generale gestita dal Ministero del Lavoro tramite l’INPS in base alla legge n. 243/04».

L’altra previdenza

Non rientrano nel sistema generale Camera e Senato, che, in virtù dell’«autodichia» garantita dalla Costituzione, hanno proprie regole previdenziali approvate dagli stessi parlamentari sia per i propri dipendenti sia per deputati e senatori; la Regione Sicilia, «che gestisce un fondo di previdenza sostitutivo per i propri dipendenti», quindi fuori dal regime Inps; la Corte costituzionale per i giudici e i propri dipendenti (anche qui vige un regolamento interno); la Presidenza della Repubblica per il proprio personale; le Regioni a statuto ordinario e quelle a statuto speciale per le cariche elettive. Infine c’è, chissà perché, il Fama, il Fondo agenti marittimi ed aerei, con sede a Genova, che gestisce la previdenza per gli agenti marittimi.


I vitalizi

Dal primo gennaio 2019 è entrato in vigore il taglio dei vitalizi per gli ex deputati ed ex senatori, fortemente voluto dai 5 Stelle. I vitalizi, si chiamano così le pensioni dei parlamentari, sono stati tagliati, «nella maggioranza dei casi tra il 40 e il 60%», prevedendo un risparmio tra Camera e Senato di «circa 56 milioni all’anno, 280 milioni a legislatura». Il Rapporto ricorda che «pendono ancora molti ricorsi». E proprio in questi giorni è scoppiato il caso della commissione del Senato sul contenzioso orientata ad accoglierli. Per i nuovi parlamentari eletti dal primo gennaio 2012, c’era invece già stata una riforma che aboliva i vitalizi sostituendoli con un sistema pensionistico con regole che tendono a quelle generali. «La prestazione sarà calcolata con il metodo contributivo. Per i parlamentari che possono vantare legislature precedenti è previsto un regime transitorio pro-rata, che tiene conto della quota di assegno vitalizio maturato fino al 31 dicembre 2011 e di quella soggetta al nuovo regime contributivo». Fino al 1997 bastava aver fatto una legislatura (anche se le Camere erano state sciolte anticipatamente) per andare in pensione a 60 anni e per ogni ulteriore legislatura il limite per ottenere il vitalizio si abbassava di 5 anni. Con la riforma, dal 2012 l’età di pensionamento è stata portata a 65 anni e servono 5 anni effettivi di legislatura. Ma per ogni anno in più di presenza in Parlamento l’età pensionabile scende di un anno fino al limite dei 60 anni.


Le Regioni

Per il 2018, si legge nel Rapporto, si può stimare che il numero di assegni corrisposti a titolo di vitalizio per le cariche elettive delle Regioni sono stati 3.300, compresi quelli di reversibilità per una spesa complessiva di 150 milioni di euro, circa 45mila euro medi a testa. La legge di Bilancio per il 2019 ha previsto l’obbligo per le Regioni di procedere al taglio dei vitalizi degli ex consiglieri e, in caso di inadempienza, un taglio del 20% dei trasferimenti erariali a loro favore. Il 3 aprile 2019 è stato poi siglato l’accordo fra Stato e Regioni che ha previsto l’utilizzo del metodo contributivo per il ricalcolo dei vitalizi, sul modello dei parlamentari. «In base ai dati forniti dai consigli regionali (al netto di quello della Sicilia), il risparmio complessivo dovrebbe ammontare ad almeno 22 milioni annui».


https://www.corriere.it/economia/pensioni/20_febbraio_13/pensioni-d-oro-vitalizi-sono-30-mila-costano-12-miliardi-chi-li-percepisce-quali-sono-regole-bec377c4-4d7b-11ea-a2de-b4f1441c3f82.shtml

giovedì 22 dicembre 2022

Colpo di mano di Forza Italia, stop alla microspia Trojan per i reati di corruzione. - Liana Milella

 

Al Senato, il capogruppo forzista Pierantonio Zanettin presenta il disegno di legge per bloccare l'uso del captatore informatico contro i reati della pubblica amministrazione. In collera l'ex procuratore antimafia Cafiero De Raho di M5S, "così s'indebolisce la lotta alle mafie".

ROMA - Stanno smantellando le norme anticorruzione. Via la legge Spazzacorrotti. Prima via i reati contro la pubblica amministrazione dall'ergastolo ostativo. Adesso via anche l'uso del Trojan. E la protagonista continua a essere Forza Italia. Per mano dell'avvocato e senatore Pierantonio Zanettin. Che ha già conquistato la cancellazione dei reati del ceppo della corruzione da quelli "ostativi", che cioè non possono ottenere alcun beneficio, né tantomeno la liberazione condizionale. Adesso un suo nuovo disegno di legge, presentato a palazzo Madama, chiede di eliminare l'uso della microspia Trojan per gli stessi reati contro la pubblica amministrazione. 

A stretto giro s'arrabbia l'ex procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho, oggi deputato di M5S e vice presidente della commissione Giustizia che dice: "La maggioranza e il governo stanno indebolendo la forza dello Stato contro le mafie. Il dovere del legislatore invece è quello di proteggere i cittadini, farli sentire tutelati rispetto a ogni forma di malaffare".

Ma al Senato Zanettin cerca di mettere a segno il secondo colpo dopo quello sull'ergastolo ostativo visto che, proprio grazie a un suo emendamento da capogruppo di Forza Italia, tutti i reati che la legge Spazzacorrotti aveva introdotto tra quelli "ostativi" sonno stati eliminati. Corrotti e corruttori potranno di conseguenza ottenere benefici penitenziari più ampi. 

Adesso siamo al secondo round. Sfruttando anche l'onda dell'indagine conoscitiva sulle intercettazioni lanciata in commissione Giustizia dalla presidente, la senatrice leghista Giulia Bongiorno. Contro il Trojan, la microspia inserita nel cellulare che funziona non solo come un registratore, ma anche come una telecamera in grado di registrare e videoregistrare tutto quello che avviene nel suo arco di copertura. 

Zanettin la vede come il diavolo e scrive nella relazione al suo disegno di legge: "È lo strumento che più vìola la sfera di intimità dell'intercettato, con l'evidente rischio di una diversa destinazione d'uso atto a violare la privacy degli individui". E ancora: "I reati contro la pubblica amministrazione vengono di fatto equiparati ai reati per criminalità organizzata e terrorismo, ammettendo l'uso di tale invasivo mezzo di ricerca della prova anche per quanto concerne tali tipologie di reati". Zanettin cita il caso dell'inchiesta sull'ex pm Luca Palamara in cui "chat penalmente irrilevanti, disciplinarmente irrilevanti, hanno comunque penalizzano le carriere di alcuni magistrati". 

La sua idea è chiara, se dovesse passare la sua proposta, e vista la sua maggioranza ciò è ampiamente ipotizzabile, in un'indagine come quella su Palamara l'uso del Trojan non sarebbe più consentito. 

https://www.repubblica.it/politica/2022/12/21/news/colpo_di_mano_di_forza_italia_stop_alla_microspia_trojan_per_i_reati_di_corruzione-380111554/

domenica 11 dicembre 2022

Rimozione forzata. - Marco Travaglio

 

Mezzo milione cash nella cassaforte di casa, sacchi di contanti nel soggiorno, un padre che tenta la fuga con valigioni pieni di banconote, ferie da favola a sbafo, carte di credito intestate a prestanome. Le scene svelate dall’inchiesta sugli eurodeputati a libro paga del Qatar non sono che l’antipasto di uno scandalo gigantesco. Salvo pensare che per comprarsi il Mondiale più scandaloso della storia i munifici emiri si siano accontentati di ungere i papaveri della Fifa, un sindacalista italiano, un ex eurodeputato italiano, il suo portaborse e la fidanzata greca di quest’ultimo, vicepresidente del Parlamento europeo, più alcuni socialisti belgi. La destra esulta con la consolazione dei dannati (“Evviva, ruba pure la sinistra!”). E la sinistra, mentre tuona contro il cash libero e le altre salva-evasori meloniane, tace o balbetta. Come sui 24 mila euro nella cuccia del cane di Cirinnà & Montino a Capalbio: nulla di penalmente rilevante, ma eticamente forse sì. Come su Nicola Oddati, membro della direzione nazionale del Pd e responsabile delle “Agorà” di Letta, beccato a gennaio alla stazione Termini dalla Polizia con 14 mila euro in tasca: indagato per associazione per delinquere e corruzione su vari appalti fra la Campania e la Puglia (era pure commissario a Taranto), si dimise dagli incarichi e non se ne parlò più.

Appena evochi la “questione morale” di Berlinguer, salta sempre su qualcuno a irridere la sua “diversità” da Craxi (che lui chiamava “il gangster”) e a parlare dei rubli da Mosca (paralleli ai dollari da Washington a Dc&C). Un modo per buttare la palla in tribuna, perché Berlinguer e i berlingueriani erano davvero “diversi”. Nel 1983 Diego Novelli, sindaco di Torino, appena seppe da un imprenditore che pagava mazzette e mignotte ai suoi assessori socialisti, lo fece scortare in Procura a denunciarli. Scattarono gli arresti, la giunta rossa cadde e Novelli fu cazziato da Giuliano Amato per non aver “risolto politicamente la questione”. “Moralista” e “manettaro” (“giustizialista” ancora non si usava). Fra la linea Berlinguer-Novelli e la linea Amato, a sinistra molto prima che a destra, vinse la seconda. Centinaia di scandali, mai un dibattito serio e autocritico. Tanto, dall’altra parte, c’era B., il grande alibi e parafulmine che oscurava tutti gli scandali della sinistra. La pacchia, per i figli illegittimi di Berlinguer, finì con l’arrivo dei 5Stelle, che la legalità, oltre a predicarla, finora l’hanno praticata nelle leggi e nelle condotte personali; e con il declino del Caimano, che lascia la sinistra affarista e furbastra nuda come mamma l’ha fatta. Chissà se, di qui al congresso, almeno uno dei candidati o degli 87 saggi spenderà due parole o due righe su un dettagliuccio rimosso da oltre 40 anni: la questione morale.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/12/11/rimozione-forzata/6901598/

giovedì 8 dicembre 2022

La Spazzaonesti. - Marco Travaglio

 

L’altroieri, mentre Meloni si proclamava “garantista durante le indagini e giustizialista dopo le condanne”, la sua maggioranza con ruota di scorta renziana incorporata depennava i reati contro la Pa da quelli “ostativi” ai benefici penitenziari. Traduzione: la Spazzacorrotti di Bonafede, il miglior Guardasigilli degli ultimi 30 anni, votata da 5Stelle e Lega nel 2019 (Conte-1), diventa Spazzaonesti. A furia d’inventare scappatoie svuotacarceri, sconti, benefici, permessi premio, liberazioni anticipate, semilibertà, servizi sociali, domiciliari e altre “alternative”, entrare in galera senza ammazzare qualcuno o iscriversi a una cosca o trafficare chili di droga o essere senza tetto, è difficilissimo: anche chi si impegna allo spasimo a delinquere viene respinto alle porte del penitenziario e rispedito a casa. Gli anni di reclusione scritti nella sentenza sono finti. Ma questo fa incazzare gli onesti. E i politici, per non perdere voti, si sono inventati una lista di “reati ostativi” ai benefici penitenziari, che aggiornano a ogni “emergenza” criminale. Sono partiti con mafia e terrorismo, poi hanno proseguito con altri reati di “allarme sociale”: violenze sessuali, sequestri di persona, traffico d’esseri umani e di droga, riduzione in schiavitù, violenza sessuale, prostituzione minorile, pedopornografia, persino contrabbando. E fin lì, trattandosi perlopiù di delitti da strada e non da colletti bianchi, nessuno ha mai eccepito nulla. Nemmeno sull’applicazione “retroattiva” della norma a chi aveva commesso il delitto prima che diventasse ostativo: i condannati restavano (e restano) dentro per il tempo stabilito dalla condanna.

Poi il M5S pensò ingenuamente che fossero un’emergenza anche corruzioni, concussioni, truffe, peculati e altre razzie di denaro pubblico. E aggiunsero alla lista i reati contro la Pa. Formigoni, condannato a 5 anni e 10 mesi ma convinto di non fare un giorno di galera perché aveva compiuto 70 anni, finì dentro. Apriti cielo. Un colletto bianco detenuto per scontare una pena detentiva: scandalo! Provvide la Consulta dell’apposita Cartabia a bocciare l’applicazione della norma ai reati contro la Pa (e solo quelli, of course) commessi prima che divenissero ostativi. Formigoni intanto era già uscito dopo 5 mesi (su 70) perché un giudice carino aveva anticipato la Corte. Restava un grosso problema per la Casta degli impuniti: chi ha svaligiato la Pa dopo la Spazzacorrotti o intende farlo in futuro rischia il carcere vero. Martedì FdI, Lega, FI e Iv (astenuto l’ottimo Pd) hanno ripristinato il carcere finto: quello vero resta per i contrabbandieri e gli altri, ma non per i corrotti e gli affini. È la certezza della pena modello Meloni&C.: se ti condannano per aver rapinato lo Stato, hai la certezza di farla franca.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/12/08/la-spazzaonesti/6898978/

martedì 6 dicembre 2022

Ticket restaurant. - Marco Travaglio

 

La manovra Meloni è già stata bocciata da Bankitalia e Corte dei Conti, Istat, Cnel e Upb, docenti e studenti, sanitari e pazienti, sindacati e Confindustria, cattolici e atei, pensionati e giovani ma anche gente di mezza età, Ue e italiani, Nord e Sud. E sta sulle palle persino a Meloni (“il tetto al Pos può scendere”). Ma almeno a due categorie piace: gli evasori fiscali e Ollio&Ollio, alias Renzi&Calenda. La coppia più comica del momento aveva chiesto i voti per il Draghi-2, previsto al massimo in primavera perché “Meloni cadrà in sei mesi”. Ora i pochi elettori che se l’erano bevuta vedono il capocomico Carletto, travestito da Caligola sovrappeso, cazziare FI perché non sostiene Meloni e sostenerla lui al posto loro. Intanto la spalla rignanese annuncia che “nel 2024 farò cadere Meloni e saremo il primo partito”. È “il polo della serietà”. Si aprirebbe un certo spazio per l’opposizione vera, ma il Pd ha il “percorso costituente precongressuale” che richiede tempo perché – si era detto – “prima le idee e poi i nomi”. Purtroppo le idee non si sono trovate (le stanno cercando 87 “saggi”, con rabdomanti e sanbernardo). E si parla solo di nomi. Nomi avvincenti però, che scaldano il cuore degli elettori passati, presenti e futuri. Molto vari, ecco.

Bonaccini è un renziano sostenuto dai renziani. Ricci era renziano, ma piace alla sinistra interna (a quella esterna, meno). De Micheli era sottosegretaria dei renziani Renzi e Gentiloni, ma ce l’ha con Renzi. Schlein è la vice del renziano Bonaccini in Emilia-Romagna ed è appoggiata da Franceschini e Orlando, ex ministri del governo Renzi, però è la più antirenziana su piazza, anche perché non è iscritta al Pd che si candida a guidare. Poi c’è Nardella, renziano al Plasmon e sindaco di Firenze per grazia renziana ricevuta: pareva si candidasse pure lui, poi fu in corsa per un “ticket” con Schlein per alleviarne l’antirenzismo, invece farà ticket con Bonaccini per incrementarne il renzismo: è come il ficus, dove lo metti sta. L’idea del “ticket” è arrapante, anche se nessuno sa cosa voglia dire: in 15 anni il Pd ha avuto 10 segretari che sbagliavano da soli, mai in coppia. Quindi che succede se vince Bonaccini? Fa un po’ per uno con Nardella? O Nardella, oltre al sindaco a tempo perso, fa il presidente del Pd? Ma il presidente del Pd non conta nulla: l’ha fatto pure Orfini. L’attuale, Valentina Cuppi, nessuno sa chi sia: nemmeno Letta, che s’è pure scordato di farla eleggere. Ora Renzi intima al Pd di appoggiare Moratti in Lombardia e di ritirare Majorino, che deve “accettare il ticket con lei”: cioè le porterà caffè e cornetto ogni mattina. Il fatto che Majorino combatta Moratti da quando aveva i calzoni corti è un dettaglio superabile: “Ticket” è la parola magica che fa evaporare le idee. E gli elettori.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/12/06/ticket-restaurant/6896886/

lunedì 5 dicembre 2022

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Hobby. “Se uno vuole pagare due euro il caffè con la carta di credito è solo un rompipalle. Io cerco di pagare in contanti, perché a me piace andare a prelevare al bancomat” (Matteo Salvini, Lega, vicepremier e ministro delle Infrastrutture, Twitter, 2.12). Non era meglio suonare ai citofoni?

Dovere di cronaca. “Il mio scroto è uguale a quello di Vittorio (Sgarbi)” (Morgan, Fq Magazine, 29.11). Sono soddisfazioni, per entrambi.

Tonno Nostromo/1. “Mi opposi a quel condono: così fui espulso dal M5S” (Gregorio De Falco, ufficiale della Marina Militare, Corriere della sera, 30.11). Com’è noto, non ci fu alcun condono. Ma basta uscire dal M5S e sparare sul M5S, e oplà: anche un marinaio diventa giurista, e pure urbanista.

Tonno Nostromo/2. “Parla De Falco: ‘Mi opposi al condono 5S. Così Conte mi mandò via’” (Giornale, 29.11). Tre anni prima di iscriversi ai 5Stelle e diventarne il leader, Conte già espelleva i parlamentari 5Stelle: precoce, il ragazzo.

Lapsus per lapsus. “Evviva l’umiliazione che è un fattore fondamentale della crescita e nella costruzione della personalità!” (Giuseppe Valditara, Lega, ministro dell’Istruzione e del Merito, 24.11). “Umiliazione? Sono stato vittima di un lapsus. Volevo dire umiltà” (Valditara, 26.11). Del resto capita a tutti di sentire “Valditara”, di pensare “cognome” e di dire “coglione”.

Il laureato. “’Ma lei è laureato? La devo chiamare dottore o in quale altro modo?’, si rivolge la Bongiorno a Toninelli… Al suo fianco, dal banco degli imputati, Salvini assiste divertito” (Corriere della sera, 3. 12). E invece Salvini come lo chiama: dottore o in quale altro modo?

Lo stratega dei Parioli. “Sono un po’ schifato dalla retorica di chi dice ‘voglio la pace’ senza spiegare come vuole la pace e da chi dice ‘voglio la pace però ti levo le armi per difenderti’: quella non è la pace, vuoi la vittoria di Mosca, che vuol dire avere la Russia ai confini della Nato” (Carlo Calenda, leader Azione, Repubblica.it, 3.12). Veramente la Russia era ai confini della Nato anche prima della guerra in Ucraina, e perché la Nato si era allargata fino alla Russia, non viceversa. E adesso chi lo dice a Calenda?

Magari. “Giorgio Gori contro Elly Schlein: ‘Se vince potrei lasciare il Pd’” (Repubblica, 2.12). I classici due piccioni con una fava.

L’ideona. “Compagni, chiamiamolo Partito del lavoro” (Matteo Lepore, sindaco Pd di Bologna, Repubblica, 30.11). Pdl: dove l’ho già sentito?

Fotti e chiagni. “Conte? Un deficiente” (Guido Crosetto, FdI, ministro della Difesa, 11.11). “È molto grave il modo in cui lui personifica (sic, ndr) i suoi attacchi, in una sfera inquietante… Alimenta l’odio verso persone fisiche (sic, ndr)… in una sfera di violenza verbale… semina odio… quando veniva attaccato ingiustamente l’ho sempre difeso” (Crosetto, Corriere della sera, 2.12). Maestra, maestra, Giuseppe mi ha fatto la bua!

Monumento alla mazzetta. “Intitolate il Mose a De Michelis. Opera osteggiata dai cosiddetti progressisti. Che non si fecero problemi, dopo, a intascare tangenti” (Libero, 1.12). Come De Michelis, prima.

Aspesi e spera. “Renzi non poteva restare perchè il Pd, o forse tutti i partiti, non possono sopportare un responsabile che abbia troppi voti” (Natalia Aspesi, Venerdì di Repubblica, 2.12). Tantopiù se ha perso il referendum, poi le elezioni e intanto si è ritirato dalla politica.

Stampapello. “In nome di un’emergenza, da decenni accettiamo abomini incostituzionali come l’ergastolo ostativo senza speranza di uscire), come il carcere duro (il 41bis), come i sequestri preventivi” (Mattia Feltri, Stampa, 3.12). Povero Giovanni Falcone: e pensare che scriveva sulla Stampa.

Compagna Letizia. “Braccia aperte a Bossi e mi aspetto voti da sinistra” (Letizia Moratti, Stampa, 3.12). Ma solo se apri le braccia pure a CasaPound.

Coincidenze. “Papà, le stelle morte continuano a inviare la loro luce…” (Daniela Ranieri, dedica al libro Stradario aggiornato di tutti i miei baci, Ponte alle Grazie, 2021). “La luce delle stelle morte” (titolo del nuovo libro di Massimo Recalcati, Feltrinelli, 2022). Che fai, Daniela: copi?

Il titolo della settimana/1. “Gli Usa uccidono un califfo dopo l’altro. Terzo leader dell’Isis eliminato in tre anni” (Stampa, 1.12). Per dimostrare che lo Stato terrorista è la Russia.

Il titolo della settimana/2. “Bersani parla di povertà poi va a fare acquisti nella boutique Vuitton” (Brunella Bolloli, Libero, 2.12). E quindi?

Il titolo della settimana/3. “’Ora c’è la Meloni, non partiamo più’. Tam tam tra i migranti in Libia” (Libero, 2.12). Uahahahahah.

Il titolo della settimana/4. “Il governo vuol tagliare 700 scuole in 2 anni” (Fatto, 27.11). “Povera scuola, arrivano i tagli. Chiuderanno 700 istituti” (Stampa, 2.12). Va bene copiare: ma metterci 5 giorni…

Il titolo della settimana/5. “Conte per distrarre dal condono di Ischia punta sull’Ucraina” (Domani, 29.11). A febbraio chiese a Putin di invadere già sapendo che a novembre i giornali si sarebbero inventati un suo condono di Ischia. Furbo, lui.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/12/05/ma-mi-faccia-il-piacere/6895763/

domenica 4 dicembre 2022

Mamma mia che impressione. - Marco Travaglio

 

Lo spettacolo francamente indecoroso di un leader – uno a caso: Giuseppe Conte – fra la povera gente affamata dal governo fornisce al Commentatore Unico del Giornale Unico lo spunto per spiegare finalmente come si fa la vera opposizione.

1. “Conte è stato presidente del Consiglio e vederlo nella piazza di Scampia fa una certa impressione… Stride” (Minzolini, Giornale). 

Chi è stato premier deve reclutare mignotte nelle sue ville; frodare centinaia di milioni al fisco; incontrare agenti segreti negli autogrill; farsi pagare da tagliagole sauditi in cambio di lodi al loro Rinascimento.
Così evita di fare una certa impressione e di stridere.

2. “A Scampia c’è il più alto tasso di fruitori del reddito di cittadinanza e il M5S ha avuto il 64% alle elezioni…” (Minzolini). 

Chi ha preso il Rdc ha votato Conte perché era l’unico a difenderlo, mentre gli altri volevano abolirlo (incluso Salvini che lo votò) o si erano opposti (incluso il Pd che ora lo difende): se l’avessero difeso tutti, i percettori avrebbero votato per tutti. In ogni caso, non si incontrano gli elettori dopo le elezioni: semmai prima, per chiedere i voti, poi si scappa per cinque anni. 

3. “…una sorta di voto di ‘scambio’” (Minzolini). Promettere nel 2018 una misura di giustizia sociale che esiste in tutta Europa, realizzarla nel 2019 e venire premiati dagli elettori nel 2022 è “voto di scambio”.

Invece chiedere voti agli evasori, poi varare condoni fiscali che non esistono in alcun altro Paese a spese dello Stato, dei poveri e degli onesti è Politica con la P maiuscola.

4. “La campagna di Conte come ‘avvocato dei poveri’… è una linea estremista… spregiudicata… che cerca di scaricare sul governo il malessere sociale” (Massimo Franco, Corriere).

In effetti è strano che, con un governo che toglie ai poveri per dare ai ricchi e agli evasori, l’opposizione si opponga.
Di solito collabora alla rapina. A meno che non sia “estremista”.

5. “Ma punta soprattutto a mettere nell’angolo il Pd… Una sfida non tanto al governo, ma a sinistra” (Franco).

Ecco perché Conte attacca Meloni: perché ce l’ha col Pd.
Per non avercela col Pd, dovrebbe elogiare Meloni.
E, siccome il Pd s’è messo in coma farmacologico fino a marzo, deve entrare in coma pure lui in attesa che il Pd ne esca: muoversi mentre l’altro dorme è poco sportivo.

6. “Bisogna aspettarsi ‘piazze’ agitate… (Conte) radicalizza ogni conflitto sociale; difende i lavoratori precari…
Una ‘deriva francese’ da sinistra minoritaria” (Franco).

L’opposizione maggioritaria difende i miliardari,
va a Confindustria e all’ambasciata Usa a prendere ordini,
vive fissa fra le prime della Scala, i forum di Cernobbio e Leonardo, i salotti e le terrazze, senza mai uscire dalla Ztl.
Ed evita accuratamente le piazze: i poveri, fra l’altro, puzzano.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/12/04/mamma-mia-che-impressione/6895284/

venerdì 2 dicembre 2022

Simulato un tunnel spazio-temporale con un computer quantistico.

Un tunnel spazio-temporale studiato attraverso un esperimento quantistico (fonte: inqnet/A. Mueller - Caltech)

Esplorato il comportamento teorico di un wormhole, ossia di un tunnel nello spazio-tempo: non è stato creato fisicamente, ma ne è stata studiata la dinamica grazie a un computer quantistico che ha simulato due buchi neri per poi inviare un messaggio tra loro attraverso una 'scorciatoia' nello spazio-tempo.

Si tratta del primo esperimento di questo genere ideato per analizzare la possibilità della gravità quantistica, ossia di una teoria che unifichi la gravità e la fisica quantistica, due descrizioni fondamentali e ben studiate della natura che sembrano intrinsecamente incompatibili tra loro. Lo studio è pubblicato su Nature da Università di Harvard, Massachusetts Institute of Technology (Mit), California Institute of Technology (Caltech), Google Quantum AI e Fermilab.

I wormhole sono ponti tra due regioni remote nello spazio-tempo.

Non sono mai stati osservati sperimentalmente, ma gli scienziati teorizzano la loro esistenza da quasi un secolo. Nel 1935 sono stati descritti da Albert Einstein e Nathan Rosen come tunnel attraverso lo spazio-tempo e per questo vengono definiti come 'ponti di Einstein-Rosen', mentre il termine 'wormhole' è stato coniato dal fisico John Wheeler negli anni '50.

L'idea che i wormhole e la fisica quantistica, in particolare l'entanglement (un fenomeno per cui due particelle possono rimanere collegate a grandi distanze), possano avere una connessione è stata proposta per la prima volta da Juan Maldacena e Leonard Susskind nel 2013. Nel 2017 Jafferis, insieme ai suoi colleghi Ping Gao e Aron Wall, ha esteso il concetto ai wormhole attraversabili da un'estremità all'altra. I ricercatori hanno dimostrato che questa descrizione gravitazionale di un wormhole attraversabile è equivalente al teletrasporto quantistico, un fenomeno già dimostrato sperimentalmente con il trasporto di informazioni su lunghe distanze tramite fibra ottica e via etere.

Il nuovo esperimento non ha fatto altro che esplorare l'equivalenza dei wormhole con il teletrasporto quantistico, sondando l'idea che le informazioni che viaggiano da un punto all'altro nello spazio possano essere descritte nel linguaggio della gravità (i wormhole) o nel linguaggio della fisica quantistica (entanglement quantistico).

L'esperimento è stato condotto su una versione del computer Sycamore 2 di Google, che ha 72 qubit. Di questi, ne sono stati utilizzati solo nove per limitare la quantità di interferenze e rumore nel sistema. "Questo lavoro rappresenta un passo avanti verso un più ampio programma di test della fisica della gravità quantistica usando un computer quantistico", conclude Maria Spiropulu del Caltech.

https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2022/12/01/simulato-tunnel-spazio-temporale-con-un-computer-quantistico_8dee0514-179b-4d23-a71c-18f5c6afd4c5.html

giovedì 1 dicembre 2022

Trovata la chiave dell’intelligenza dei polpi, è la stessa degli esseri umani.

  I polpi, dal punto di vista evolutivo, rappresentano un caso unico: possiedono sia un grande cervello centrale, sia un sistema nervoso periferico (Fonte: Nir Friedman)


È nel vasto repertorio di piccole molecole di Rna nel tessuto nervoso.


È stata finalmente trovata la probabile chiave della grande intelligenza di polpi, calamari e seppie, ed è una caratteristica che hanno incredibilmente in comune con gli esseri umani: si tratta del vasto repertorio, osservato all’interno del tessuto nervoso, di piccole molecole di Rna, il parente a singola elica del Dna implicato in vari ruoli biologici di codifica, decodifica, regolazione ed espressione dei geni.

La scoperta, pubblicata sulla rivista Science Advances e guidata dal Centro tedesco Max Delbrück, rende questi molluschi un’eccezione unica tra gli animali invertebrati, che possono ricordare informazioni, riconoscere le persone e forse perfino sognare.

Mentre i vertebrati, in particolare primati e altri mammiferi, hanno sviluppato cervelli grandi e complessi con diverse capacità cognitive, gli invertebrati non l’hanno fatto. Con un'eccezione: i cefalopodi, cioè quei molluschi marini che comprendono polpi, calamari e seppie.

I polpi in particolare, dal punto di vista evolutivo, rappresentano un caso unico: possiedono sia un grande cervello centrale, sia un sistema nervoso periferico, che è in grado di agire in maniera indipendente.

I ricercatori si sono a lungo chiesti il perché di questa stranezza e ora il gruppo guidato da Nikolaus Rajewsky potrebbe aver trovato la risposta: le piccole molecole di Rna note come microRna. Queste strutture influenzano in particolare la produzione di proteine e in alcuni cefalopodi se ne è evoluta una grande varietà, quasi quante le centinaia prodotte dal Dna umano: “È la terza più grande espansione delle famiglie di microRna nel mondo animale e la più grande al di fuori dei vertebrati”, commenta Rajewsky. “Per dare un’idea del livello di questa espansione, altri molluschi come le ostriche hanno acquisito solo cinque nuove famiglie di microRna da quando si sono separate dall’antenato comune che hanno condiviso con i polpi – aggiunge il ricercatore – mentre questi ultimi hanno evoluto 90 nuove famiglie”.

mercoledì 30 novembre 2022

esploro CITTA' FANTASMA da $200,000,000 di castelli Disney. - Travel Majk


Esplorare una città fantasma è sempre affascinante, sopratutto questa dato che è composta da più di 700 castelli a tema Disney dal valore di circa 200,000,000$. Come avete capito, questo posto è stato "realizzato" per persona che hanno il portafoglio bello pieno dato che è un vero e proprio villaggio di lusso. Si progettava di costruire un centro commerciale, 3 laghi, campo da golf, una moschea e chissà cos'altro ancora.

Caso Assange, caso Renzi. - Alessandro Di Battista

 

Sul caso Assange sostengo da tempo una cosa: si vuole colpire Julian per educare tutti gli altri. “Colpiscine uno per educarne cento” fu lo slogan utilizzato dalle Brigate Rosse quando fecero il primo sequestro, quello di Idalgo Macchiarini. Le BR odiavano il sistema ma, come vedete, il sistema fa le stesse identiche cose e forse le fa in modo più subdolo. Il caso Assange è, chiaramente, molto diverso dalla vicenda Report incontro in autogrill Renzi-Mancini. Ma c’è qualcosa in comune. Ripeto, vogliono distruggere (e ci stanno riuscendo) Assange per evitare che vi siano altri Julian in futuro. Chi avrà ancora il coraggio di diffondere documenti scottanti sui potenti della terra, a cominciare dalla CIA, se Assange dovesse finire i suoi giorni in carcere? Colpirne uno per educarne 100. Tutti educati al silenzio, alla mansuetudine, ad abbassare la testa.

Ebbene guardiamo la vicenda Report Renzi-Mancini. Una cittadina italiana perbene, un’insegnante, un mattina in autogrill assiste ad un incontro molto strano tra un ex presidente del Consiglio, Renzi, ed un uomo che non riconosce. I due arrivano in auto di servizio e parlottano nella piazzola dell’autogrill. Lei ha la prontezza di riprenderli e invia il filmato a Report. I giornalisti di Report scoprono che quella persona è un agente dei servizi segreti italiani, tal Marco Mancini. Parte giustamente un’inchiesta giornalistica sull’incontro. Perché si sono incontrati lì, di cosa hanno parlato? Il prefetto Gabrielli, divenuto autorità delegata per la sicurezza della Repubblica emana, giustamente, una direttiva restrittiva sugli incontri tra politici e 007. Segno che filmare quell’incontro e dare il video a Report è stato un atto di pubblico interesse.

Ebbene quella donna, un’insegnante e, soprattutto, una fonte giornalistica, è indagata per aver filmato Renzi e per aver fornito il materiale a Report. Rischia 4 anni di carcere. Non rischia 175 anni di carcere come Assange, non finirà (speriamo) in prigione neppure per un giorno. Ma anche lei vuole essere colpita con l’obiettivo di educare altri cittadini attenti, coraggiosi e potenziali “giornalisti”.

Chi in futuro avrà il coraggio di filmare un politico in situazioni sospette o comunque “particolari” qualora l’insegnante che ha filmato l’incontro Renzi-Mancini dovesse finire sotto processo? Questa roba è vomitevole e ancor più vomitevole è il silenzio di gran parte della stampa italiana.

Oggi farò una diretta con Marco Lillo del Fatto Quotidiano. Giornalista che stimo e che ha sempre seguito queste vicende che sembrano di poco conto ma che hanno veramente a che fare con la libertà di stampa dunque con la libertà in generale. 

Alessandro Di Battista

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venerdì 25 novembre 2022

Gli usa addestravano Kiev contro la Russia da 8 anni.

 

Ieri la Repubblica fa uno scoop, ma lo lascia in un articolo di spalla in una pagina interna.

Complimenti a Marco Travaglio e al fatto quotidiano per avergli dato oggi il giusto risalto.

Attendiamo con fiducia le prime pagine su:

1) otto anni di crimini di guerra contro la popolazione civile del Donbass;

2) il colpo di stato finanziato dagli stati uniti nel 2014 a Kiev;

3) la presenza di biolaboratori in Ucraina finanziati dagli USA;

4) L'inchiesta sul traffico di organi prelevati da civili e prigionieri russi da parte della sezione dei medici neri dei battaglioni nazisti ucraini;

5) La cancellazione di 12 partiti politici di opposizione e sistematica repressione del dissenso da parte del regime di Kiev, con uccisione di giornalisti scomodi;

6) il bombardamento sistematico della centrale di Zaporozhye da parte del regime di Kiev;

In questo caso si crede ovviamente alla versione ucraina secondo cui sono i russi ad autobombardarsi;

Del resto come fai a non credere ad un attore che ha lanciato missili in Polonia accusando i russi, nella speranza di far scoppiare una terza guerra mondiale ? 

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giovedì 24 novembre 2022

CORRUZIONE E EVASIONE: ECCO COSA PESA SULLE CASSE DELLO STATO. - Giorgio Fede

 

Mentre siamo costretti ad ascoltare menzogne su menzogne da questo governo del presidente Meloni in merito al #Superbonus e al #Redditodicittadinanza, perfettamente in linea col predecessore Mario Draghi, vi propongo ancora una volta la verità.

Le fonti sono la Guardia di Finanza e il Sole 24 Ore.
Negli ultimi 5 anni le frodi contro il bilancio dello Stato ammontano in totale a 34 miliardi di euro: come potete vedere, a gonfiare la cifra sono l'evasione, gli appalti truccati, la corruzione da parte di funzionari pubblici e le tangenti.
34 miliardi, una cifra enorme, l'equivalente di una legge di bilancio.
Soldi dei cittadini, soldi di ciascuno di voi che sta leggendo, che sono stati sottratti all’utilizzo collettivo a beneficio di pochi privati. Il Sole 24 ORE fa molti esempi interessanti.
Qui mi limiterò a ribadire un concetto molto semplice: questi sono i veri dati che dovrebbero allarmare un governo e non misure la cui bontà è stata riconosciuta a livello internazionale. Soprattutto se consideriamo che la capacità di riscossione di questo ammanco da parte dello Stato è di poco più di 2 miliardi in 5 anni.

mercoledì 23 novembre 2022

Guido Crosetto – Armi, affari e tweet: chi è consigliere fidato di Giorgia Meloni che è finito alla Difesa (con l’ombra del conflitto d’interessi) - Giuseppe Pipitone - 22.ott.2022

 

Cresciuto nella Dc, passato con Forza Italia con quattro legislature alla Camera e tre anni da sottosegretario, il neo ministro della Difesa (che in origine sembrava destinato allo Sviluppo economico) è uno dei pochi fondatori di Fdi che non è cresciuto nell'estrema da destra. Consigliere ascoltato dalla premier, è il volto moderato di Fdi nei salotti buoni. Da quando si è dimesso da deputato, nel 2019, si è dedicato agli affari: ha guidato aziende attive nel mondo delle navi da guerra, ma anche una srl familiare che si occupa di lobbying. Nel giorno della nomina al governo ha annunciato di voler lasciare ogni incarico.

Il primo tweet dopo la nomina doveva servire ad allontanare ogni accusa di conflitto d’interesse. O almeno a provarci. “Per tutti quelli che (non per amore) me lo stanno chiedendo, rispondo: mi sono già dimesso da amministratore, di ogni società privata (non ne ricopro di pubbliche) che (legittimamente) occupavo. Liquiderò ogni mia società (tutte legittime). Rinuncio al 90% del mio attuale reddito”, ha scritto Guido Crosetto, un minuto dopo che Giorgia Meloni ha letto il suo nome come nuovo ministro della Difesa. Non è bastato visto che, nel giorno della nascita del nuovo governo, in tanti ricordano il suo recentissimo passato – praticamente presente – da imprenditore attivo nel ramo Difesa: lo stesso delicatissimo settore che ora gestirà da ministro. Proprio per questo motivo i rumors della vigilia accreditavano Crosetto allo Sviluppo economico. Alla fine, però, al Mise è andato Adolfo Urso, che invece al contrario sembrava certo della nomina alla Difesa. E’ probabile che sul destino dell’ex presidente del Copasir abbia pesato la moglie, che viene dal Lugansk, repubblica russofona inglobata da Vladimir Putin. Dopo le “sparate” di Silvio Berlusconi sull’Ucraina e sull’inquilino del Cremlino, era dunque il caso di metterlo al vertice della Difesa italiana? Chissà, forse gli alleati atlantici non avrebbero gradito. In ogni caso Meloni ha deciso di dirottare Urso allo Sviluppo economico, che ora si chiama ministero delle Imprese e del Made in Italy. E ha preferito rischiare di prendersi le accuse di conflitto d’interessi (avanzate per esempio da Angelo Bonelli dei Verdi), pur di piazzare alla Difesa uno dei suoi consiglieri più fidati. Uno di quelli che sta in Fdi fin dal principio.

Il gigante e la bambina – All’inizio gli appassionati di Lucio Dalla se l’erano cavata senza troppa originalità: il gigante e la bambina li avevano ribattezzati. La bambina era Meloni, il gigante ovviamente era Crosetto, un uomo di quasi due metri che all’Auditorium Conciliazione, a Roma, si era caricato in braccio la piccola aspirante leader, oggi presidente del consiglio. Era il 2012 e stava per nascere Fratelli d’Italia: dal Pdl uscirono Meloni, Ignazio La Russa e tutta una serie di ex An che non avevano seguito Gianfranco Fini nello strappo di Futuro e Libertà. E poi c’era lui, il piemontese col fisico da gigante e il volto buono che veniva da tutt’altra storia: niente fiamme tricolori e botte giovanili, niente braccia tese, il culto di Giorgio Almirante e nostalgici souvenir del ventennio. Se La Russa faceva rissa nel Fuan degli anni di piombo e Meloni ha scalato Azione giovani nei primi Duemila, Crosetto, infatti, è cresciuto sotto la rassicurante ombra dello Scudo crociato. “Io ho la fortuna di essere stato democristiano, altrimenti pelato così chissà cosa mi direbbero…”, rivendicava su La7 con una mezza risata. Una battuta utile a difendere Meloni da chi ciclicamente insiste (o insisteva) chiedendole di prendere le distanze dal fascismo.

Il volto moderato di un partito non moderato – In effetti una delle cose che riesce meglio a Crosetto è proprio questa: offrire il suo corpo per difendere la ragazza della Garbatella che si è scelto come leader, in tempi non sospetti. Anni fa quando tutti parlavano ancora solo di Berlusconi e Matteo Salvini lui faceva notare come nei sondaggi Giorgia fosse avanti, anche se poi Fdi faticava a superare il 5 percento. I fatti gli hanno dato ragione: se oggi Meloni entra a Palazzo Chigi un po’ di merito è anche di Crosetto, il gigante buono che della capa di Fdi è ascoltatissimo consigliere. Da anni è Crosetto il volto moderato di un partito considerato troppo a destra: il profilo rassicurante, il mediatore, quello che ha accesso ai salotti bene e ha strappato alla Lega i voti degli imprenditori del Nord Ovest. La fonte che i giornalisti chiamano semplicemente per nome e il contatto al quale tutti possono sempre rivolgersi. Soprattutto ora che Fdi è la prima forza del Paese e “Guido” al telefono continua a rispondere a tutti. Tranne quando era all’estero e sosteneva di non saperne nulla delle trattative per la formazione del governo.

Lauree che non lo erano – Piccole bugie bianche. Come quando, meno di un mese fa, negava ogni ipotesi d’ingresso al governo. “Se aspetti me Ministro, muori di vecchiaia alla stazione”, scriveva sul suo seguitissimo profilo twitter (quasi 230mila follower). Dove ha dovuto aggiornare la sua biografia: “Libero da pregiudizi per convinzione, garantista per dna, conservatore per nascita, rispettoso per scelta. Ex tante cose. Ora uomo libero ed imprenditore”, è il modo con cui si presentava sul popolare social network, da quando – nel 2019 – riuscì finalmente a dimettersi dalla Camera al terzo tentativo. Da quel momento, pure senza mai lasciare Fdi, si è dedicato agli affari e ai commenti. Ogni giorno su twitter Crosetto spiega come la pensa su questo o quel fatto di cronaca politica, nera o sportiva: juventino, su twitter non si sottrae a risse e litigi a distanza. “Quando penso che una persona sia una ‘testa di beep‘ glielo dico tranquillamente”, spiegava al Sole 24 ore. Piemontese di Marene, provincia di Cuneo, dove ha fatto il sindaco per dieci anni e dove la sua famiglia produce rimorchi agricoli addirittura dal 1937, il gigante Crosetto comincia a interessarsi alla politica ai tempi dell’Università, leader del movimenti giovanili della Dc. Nel 1987, quando aveva solo 24 anni, Giovanni Goria, presidente del consiglio per nove dimenticabili mesi, lo vuole a Palazzo Chigi come consigliere economico. “Sì. Avevo 24 anni e mi ero appena laureato in Economia…”, raccontò lui a Sette del Corriere della Sera. E in effetti sul sito della Camera gli riconoscevano una laurea in Economia e Commercio che però, alla fine, lui non aveva mai preso. A scoprirlo fu un giornale locale piemontese, lo Spiffero. “Mi spiace. Ma lo ammetto: ho ceduto, sono stato debole… e ho raccontato una piccola, innocente bugia“, ammise Crosetto, che nel frattempo era già sottosegretario alla Difesa nel governo Berlusconi.

Gli affari: soprattutto nel settore armi – Con la fine della Balena Bianca, infatti, Crosetto aveva trovato riparo in Forza Italia: consigliere comunale a Cuneo, coordinatore regionale del partito e infine deputato per tre legislature. La quarta, dopo una pausa di cinque anni, è durata pochi mesi: nel 2018, ottenuto il seggio con Fdi, si dimette quasi subito per dedicarsi agli affari. Che affari? Armi soprattuto, ma anche turismo. Senza mai uscire da Fdi, infatti, dal 2014 Crosetto era senior advisor di Leonardo, l’ex Finmeccanica fiore all’occhiello del Paese. Ma era pure presidente di Orizzonte Sistemi Navali, società statale (controllata sempre da Leonardo e pure da Fincantieri) del settore delle navi da guerra, e al vertice dell’Aiad, la Federazione delle aziende italiane dell’Aerospazio. Incarichi dai quali ha annunciato di essersi dimesso, proprio nel giorno della nomina a ministro della Difesa.

Il conflitto d’interesse – Per provare ad allontanare ogni spettro di conflitto d’interesse, infatti, Crosetto aveva annunciato di volersi disfare anche la Csc & Partners Srl, società di lobbying che possiede in società col figlio Alessandro e la compagna Graziana Saponaro. Dopo un esordio record (fatturato da 272mila euro e utile da 179mila euro), il neo ministro ha fatto recentemente sapere – sempre via twitter – di volerla liquidare: “Sono fatto così male che adesso che una mia amica, che fino a due giorni fa non contava, conterà, ho deciso di liquidarla perché nessuno possa fare illazioni”. Ma con chi ha lavorato la Csc? Chi erano i suoi clienti? A questa domanda, posta dal Fatto Quotidiano, Crosetto non aveva voluto rispondere. E inevasa era rimasta anche la domanda sui suoi redditi. “Sarebbe più veloce chiedermi il 740, visto che sono solo redditi legittimi e corretti”, replicava sempre su Twitter. Adesso la sua dichiarazione dei redditi dovrà pubblicarla sul sito del governo.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/10/22/guido-crosetto-armi-affari-e-tweet-chi-e-consigliere-fidato-di-giorgia-meloni-che-e-finito-alla-difesa-con-lombra-del-conflitto-dinteressi/6846455/