sabato 13 giugno 2020

Conte sentito per 3 ore. Il pm decide sugli “avvisi”. - Davide Milosa

Conte sentito per 3 ore. Il pm decide sugli “avvisi”

Palazzo Chigi. L’interrogatorio del presidente del Consiglio.
Una giornata di interrogatori con Palazzo Chigi trasformato in sede distaccata della Procura di Bergamo. Come testimoni ieri sono stati sentiti il premier Giuseppe Conte, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e il ministro della Salute, Roberto Speranza. Tutti interrogati dal procuratore facente funzione Maria Cristina Rota che indaga sulla mancata zona rossa tra Alzano e Nembro. Chiuso il giro di colloqui, in serata, quello che è filtrato dalla Procura è questo: le ipotesi di responsabilità sono condivise tra i vari protagonisti. Tradotto: le prossime iscrizioni nel registro degli indagati, se ci saranno, riguarderanno sia il governo sia la Regione Lombardia. L’audizione di Conte è durata tre ore. “Con i pm – ha spiegato – abbiamo ricostruito tutto nei minimi dettagli”. Il premier ha spiegato che il parere del Comitato tecnico scientifico (Cts) sull’apertura della zona rossa non lo ha ricevuto il 3 marzo, ma il 5. In quel momento, spiega, i focolai in Lombardia si erano moltiplicati. Oltre a Bergamo c’erano Crema, Cremona, Pavia, Brescia. Leggendo quella nota su Nembro e Alzano, Conte solleva un dubbio: non è meglio chiudere tutta la Lombardia? La situazione in quelle ore era diversa dai primi giorni con solo due focolai precisi, Codogno e Vo’ Euganeo. La sera del 5, il ministro della Salute Roberto Speranza, anche lui interrogato ieri, chiede un approfondimento al presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. La mattina dopo, Conte è nella sede della Protezione civile quando arrivano i dati che confermano la diffusione del Covid oltre i confini bergamaschi. Su questa base i tecnici propendono, come Conte, per una chiusura totale. Cosa messa nero su bianco in un verbale del 7 marzo arrivato a Conte in nottata. Da lì a poche ore il Dpcm firmato dal premier definirà la Lombardia zona rossa.
Dopo Conte, è toccato al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese. Interrogatorio molto più rapido, nonostante la posizione del capo del Viminale sia quella più delicata rispetto all’invio di forze dell’ordine a Bergamo il 3 marzo. Circa 300 persone. Invio del quale Conte ha detto di non essere mai stato informato, così come il capo del Viminale. La spiegazione data ai pm è questa: la scelta di mandare donne e uomini a Bergamo fu fatta in autonomia dai vari comandi generali per portarsi avanti e non trovarsi impreparati quando fosse arrivato l’ordine di cinturare. Ordine che non arriverà. Al ministro Speranza è stato chiesto del vertice del 3 marzo avvenuto a Milano con la task force regionale. In quelle ore si stava decidendo cosa fare visto che i casi a Bergamo erano in crescita. “Le audizioni si sono svolte in un clima di massima collaborazione istituzionale”, ha commentato il procuratore. Il fascicolo è incardinato a modello 44 cioè con il reato di epidemia colposa ma contro ignoti. Tre i filoni: la zona rossa, i morti nelle Rsa e la mancata chiusura dell’ospedale di Alzano.
Sul tavolo il procuratore ha un’opzione. Se iscriverà lo farà per tutti, rappresentanti del governo e della Regione. Dopodiché però bisognerà capire la competenza territoriale: Bergamo, Milano, Roma e come spiegare il nesso di causalità tra il numero di morti e la mancata zona rossa. Insomma non è facile. Il 29 maggio dopo l’interrogatorio di Attilio Fontana, il magistrato aveva parlato di “scelta governativa”. Ieri ha spiegato: “Io avevo detto che dalle dichiarazioni che avevamo in atto c’era quella in quel momento”. Ci sono, per la Procura, due piani di responsabilità. Quello regionale dato dal fatto che, in base alla legge del 1978, il presidente della Regione può istituire autonomamente una zona rossa. Cosa che Fontana e l’assessore Gallera non hanno fatto.
Ma c’è poi quello che è avvenuto tra il 3 e il 7 marzo, cioè la scelta di inviare a Bergamo 300 unità tra carabinieri, polizia e finanza prima che fosse ufficializzata la zona rossa. Cosa che se pur avvenuta in via autonoma come spiegato da Conte deve, secondo i pm, essere arrivata al Viminale. Anche per questo, a quanto risulta al Fatto, non vi è documentazione che attesti la decisione di procedere. Una catena di comando che si è sviluppata oralmente, ammassando personale e spedendo in borghese carabinieri e poliziotti a fare i sopralluoghi in attesa del semaforo verde mai arrivato. Ma fu solo la zona rossa di Bergamo a far da volano al Covid? Quando fu chiuso il Basso lodigiano, Lodi rimase fuori. Fatto che potrebbe aver allargato il contagio a Milano: 10 mila cittadini di Lodi ogni giorno si spostano nel capoluogo lombardo per lavoro.

Inchiesta zona rossa. Il Pm: 'Collaborazione massima con Conte e i ministri'.

Coronavirus: pm Rota a P.Chigi per ascoltare Conte © ANSA
Coronavirus: pm Rota a P.Chigi per ascoltare Conte.

Il premier Conte è stato ascoltato come persona informata sui fatti.

"Le audizioni si sono svolte in un clima di massima distensione e di massima collaborazione istituzionale". Lo ha detto il procuratore di Bergamo Maria Cristina Rota in una dichiarazione dopo aver sentito a Palazzo Chigi il premier Giuseppe Conte e i ministri Roberto Speranza e Luciana Lamorgese come persone informate sui fatti. 
"Ora - ha aggiunto il procuratore che si è fermato qualche istante con i giornalisti davanti a palazzo Chigi - noi ce ne andiamo, grati delle dichiarazioni che abbiamo avuto, a completare il nostro lavoro".
Lei aveva detto che la zona rossa era responsabilità del governo? "No. Avevo dichiarato che dalle dichiarazioni che avevamo in atto c'era quella in quel momento. Oggi non ho altro da aggiungere" ribatte ai cronisti la Pm di Bergamo.
Si è dunque conclusa l'audizione del premier Giuseppe Conte che è stato sentito per circa 3 ore nell'ambito dell'indagine sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro come persona informata dei fatti. E sono stati ascoltati anche i ministri dell'Interno Luciana Lamorgese e della Salute Roberto Speranza. "Penso che chiunque abbia avuto responsabilità dentro questa emergenza, dal capo dell'Oms al sindaco del più piccolo Paese, debba essere pronto a rendere conto delle scelte fatte. È la bellezza della democrazia. È giusto che sia così. Da parte mia ci sarà sempre massima disponibilità nei confronti di chi sta indagando". Così in un post su Facebook il ministro della Salute, Roberto Speranza, dopo essere stato sentito in qualità di persona informata sui fatti dai pm di Bergamo nell'indagine sulla mancata zona rossa ad Alzano Lombardo e Nembro.
Il premier è stato sentito come persona informata sui fatti dai Pm di Bergamo che da ieri sono a Roma per raccogliere le deposizioni degli esponenti di governo e dei tecnici che hanno lavorato al loro fianco nell'emergenza Coronavirus e in particolare per avere la loro versione sulla mancata zona rossa ad Alzano e Nembro. Vicenda sulla quale la magistratura ha acceso un faro per capire se istituirla spettava al Governo o alla Regione o a entrambi, se ci siano o meno responsabilità penali e se il non aver isolato i due Comuni, dove già dalla fine di febbraio i contagi erano cresciuti i maniera esponenziale, sia stata una delle cause che ha portato all'alto numero di morti in Val Seriana e nelle sue Rsa, altro tema di indagine assieme a quello del caso dell'ospedale di Alzano.
Ma intanto proseguono le polemiche. In questo caso innescate dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori che in un tweet si è lamentato che in Regione "da quando abbiamo segnalato che i decessi reali erano molti di più di quelli "ufficiali", hanno secretato i dati per provincia". Immediata la replica del Pirellone secondo cui la denuncia di Gori "non corrisponde al vero" perché l'informazione "non è cambiata e continua a essere la stessa".
Mentre due giorni fa il pool di magistrati guidati dal Procuratore facente funzione Maria Cristina Rota ha ascoltato il presidente dell'istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, il lavoro è proseguito anche nella raccolta del materiale, come carteggi, verbali interni del comitato tecnico scientifico della Protezione Civile, delibere e Dcpm, per ricostruire passo a passo cosa è accaduto esattamente dal 3 al 7 marzo, quando poi l'esecutivo ha deciso di trasformare l'intera Lombardia e altre 14 province in Zona Rossa.
Il programma dei magistrati prevede di ascoltare i ministri della Salute Roberto Speranza e dell'Interno Luciana Lamorgese (per il numero uno del Viminale l'audizione dovrebbe riguardare tra l'altro l'interlocuzione con il prefetto di Bergamo quando in quei giorni si decise il rinforzo del personale chiamato a presidiare l'area che poi non venne più chiusa).
Conte aveva dichiarato che avrebbe ribadito come la Regione Lombardia, con cui da mesi c'è un rimpallo di responsabilità, aveva gli strumenti tecnici per agire in autonomia come hanno fatto altre Regioni. Concluse le audizioni romane, i Pm bergamaschi, che sulla vicenda hanno già sentito tra gli altri il presidente della Lombardia Attilio Fontana e l'assessore al Welfare Giulio Gallera, dovrebbero cominciare a tirare le fila e stabilire se si sia trattato di atti da incasellare in scelte politiche o se ci siano o meno responsabilità penali. Nell'eventualità in cui si dovessero ipotizzare responsabilità a carico di esponenti del governo durante l'esercizio della funzione, il procedimento dovrebbe essere trasmesso al Tribunale dei Ministri del distretto e quindi a quello che ha sede presso la Corte d'Appello di Brescia. Quel che è certo è che la ricostruzione sulla mancata zona rossa servirà a inquirenti e investigatori per avere un quadro di fondo per proseguire con gli altri filoni di indagine, quella sull'anomala riapertura del pronto soccorso dell'ospedale di Alzano lo scorso 23 febbraio e le morti nelle Rsa bergamasche.
Ancora ieri Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità ha spiegato che è stata sollevata "l'attenzione sulle aree dove c'erano il numero maggiore di casi e sono state fatte, con una tempistica stringente e non perdendo assolutamente tempo, tutte le analisi che hanno permesso al decisore politico di fare le scelte del caso".
Dopo che il Pm di Bergamo ha ascoltato a Palazzo Chigi Conte e i ministri, è scoppiata una polemica tra il senatore del M5S Elio Lannutti e il centrodestra. "Sbaglio o si tratta della stessa Pm che ha già emesso sentenza assolutoria in Tv per Fontana?", scrive su Twitter Lannutti osservando che "se ci fosse un Csm, sarebbe già intervenuto". Immediata la risposta della leader di FdI Giorgia Meloni e il portavoce di FI, Giorgio Mulè. "Il grillino Lannuti richiede l'intervento del CSM per mettere la museruola al Pm di Bergamo che ha ascoltato il Presidente Conte sulla mancata istituzione delle zone rosse. Siamo oltre il colpo di Stato: per i pentastellati i PM non hanno nemmeno il diritto di indagare...se le indagini si orientano su di loro", commenta Meloni. Mentre Mulè dice: "Sentire i 5stelle che attaccano la Magistratura, cavallo di Troia con il quale strumentalmente hanno sfondato a suon di populismo e del giustizialismo più becero le porte del Parlamento, fa tenerezza e suscita imbarazzo".

Governo ladro. - Massimo Erbetti

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Governo affamatore del popolo.
Governo che non dà un centesimo.
Governo che fa morire di fame.
Governo delle sole promesse.
Governo inadeguato.
Governo di incapaci.
Governo amico dei poteri forti.
Governo amico delle banche.
Governo zerbino dell'Europa.

Ma si dai, prendiamocela col governo, tutta colpa sua...alla fine il detto "piove, governo ladro" avrà pure un significato no?
E gli italiani invece? Non tutti eh, parlo di quelli che fanno i furbetti, di quelli che, come vedono la possibilità di arraffare qualcosa si trasformano in bestie fameliche, di quelli che pur di arraffare non si fanno scrupoli, di quelli che: tanto paga pantalone...chi se ne frega se ci sono quelli che hanno realmente bisogno... Pensate che in soli due mesi e mezzo l’Inps ha trovato 2.549 aziende che hanno fatto richiesta della Cassa integrazione illegalmente. Capite 2549, non una o due...queste logicamente sono quelle che l'INPS è riuscita a scovare, chissà a quante invece è andata bene. Quante staranno sfregandosi le mani, per essere riuscite a "fregare" quei "ladroni" al governo.
Aziende inesistenti o che non facevano parte dei settori colpiti dal lochdown, hanno cominciato ad assumere zii, sorelle, fratelli, amici, cognati. In moltissimi casi con assunzioni retroattive per far risultare i dipendenti in servizio prima del 17 marzo, (altrimenti non avrebbero avuto diritto alla Cig)
Dovete sapere che a causa del Covid-19 le ore di Cig richiesta nel 2020, solo ad aprile ammontano a 860 milioni, in tutto il 2019, le ore sono state 260 milioni.
Ma che tipo di aziende hanno fatto le furbe? Dentro ci sta di tutto: un’agenzia di pompe funebri che subito dopo il lockdown aveva assunto 30 persone, logicamente subito messe in cassa integrazione. Ce ne è poi un’altra che è stata costituita due giorni dopo il "blocco" e in poche ore ha assunto circa 30 cittadini del Bangladesh, ma non finisce qui: diversi stabilimenti balneari che hanno assunto come bagnini, i parenti e persino il consulente del lavoro...capite? Il consulente del lavoro. Pensate sia finita qui? Eh no perché ci sono anche 1.200 Co.co.co assunti solo per beneficiare dell’indennità da 600 euro. Senza contare poi, quelli che sono stati messi in cassa integrazione, ma che hanno continuato, volontariamente o meno, a lavorare in nero.
Governo ladro? O Governo da spremere come un limone? I soldi non bastano per tutti? Magari se fossimo più popolo e meno ladri, se pensassimo che quei soldi, quei pochi soldi, sono per chi ha veramente necessità, se una volta tanto fossimo comunità e non mettessimo noi davanti a tutto...questo sarebbe un paese migliore...a prescindere da chi ci governa.