martedì 1 giugno 2021

Il professor Cerchiobot. - Marco Travaglio

 

Dobbiamo delle scuse all’emerito Sabino Cassese per aver dubitato della sua arzillitudine. Ultimamente ci era parso un po’ sulle sue, fuori forma ecco. Ma domenica, con un’intera pagina d’intervista alla Stampa, il Capannelle del costituzionalismo è tornato più rutilante e pimpante che pria. Gli han chiesto della governance del Recovery Plan, che quel sincero democratico di Draghi ha accentrato nelle proprie manine e in quelle del fido Franco, con l’ausilio (secondo le ultime stime) di 550 tecnici, e s’è pure dato il potere di commissariare financo i ministri e di relegare il Parlamento a puro arredo ornamentale. Figurarsi, ci siam detti prima di inerpicarci nella lettura, come la prenderà l’emerito, che per molto meno (i Dpcm e lo stato d’emergenza, peraltro tuttora vigente), paragonava Conte a Orbán, l’accusava di “violare la Costituzione” e prometteva che “i Dpcm illegali e saranno bocciati dalla Consulta” (che poi li promosse, ma lui ne desunse che “ha sbagliato il governo”). Quanto al progetto contiano di governance del Recovery, molto più light di quello draghiano, l’attempato leguleio aveva strillato urbi et orbi (ma soprattutto orbi): “Troppi poteri a un solo uomo. Soluzione rococò” (Stampa, 9.12); “Conte è un pirata che usurpa i poteri di ministri e governatori” (Libero, 22.12); “Il governo disprezza il Parlamento” (Libero, 3.1). Ecco perché attendevamo con ansia i suoi taglienti giudizi sulla governance draghiana che, se la contiana era roba da Orbán, dovrebbe ricordargli quantomeno Pinochet.

Invece, sorpresa: “L’accentramento non è esagerato: piano straordinario, tocca al premier”. E le Camere? Sticazzi: “Il Parlamento non può governare l’attuazione del Pnrr”. A saperlo prima, uno si teneva Conte e risparmiava pure, visto che di tecnici voleva ingaggiarne 300, non 550. Ma cos’è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione: “Nell’impianto abbozzato da Conte tutto era affidato all’esterno, lo Stato era solo un attuatore”. Strano: la direzione era affidata al premier e ai ministri del Mef e del Mise, quindi tutto all’interno. Purtroppo l’intervistatore s’è scordato di rammentarglielo. Così l’arzillo misirizzi ha pure aggiunto che la struttura di Draghi avrà “un costo modesto”: in effetti, portando i tecnici da 300 a 550, si risparmia un casino. Questo giurista a intermittenza, come certe insegne al neon, ci ricorda un personaggio di Raiot, affidato da Sabina Guzzanti a Roberto Herlitzka: il professor Ludovico Cerchiobot, che sosteneva tutto e il suo contrario a seconda delle convenienze e concludeva immancabilmente teorizzando la legittimità della censura, perché “diciamocelo: agli italiani piace la frusta”.

IlFQ

Brusca torna libero, tra gli artefici della strage di Capaci.

 

Fuori con 45 giorni di anticipo. Sciolse nell'acido il piccolo Di Matteo.

L'ultimo abbuono di 45 giorni ha aperto a Giovanni Brusca le porte del carcere: fine pena è la formula d'uso che chiude i suoi tanti conti aperti con la giustizia. A 64 anni l'uomo che ha premuto il telecomando a Capaci e fatto sciogliere nell'acido il piccolo Giuseppe Di Matteo è, con tutte le cautele previste per un personaggio della sua caratura criminale, una persona libera.

Anche se era un esito annunciato, la scarcerazione suscita comunque le reazioni più critiche.

I familiari delle vittime avevano già espresso le loro preoccupazioni quando si è cominciato a porre, già l'anno scorso, il problema di rimandare a casa un boss dalla ferocia così impetuosa da meritare l'appellativo di "scannacristiani". Nel suo caso sono stati semplicemente applicati i benefici previsti per i collaboratori "affidabili". Se ne era già tenuto conto nel calcolo delle condanne che complessivamente arrivano a 26 anni. Siccome il boss di San Giuseppe Jato era stato arrestato nel 1996 nel suo covo in provincia di Agrigento, sarebbe stato scarcerato nel 2022. Ma la pena si è ancora accorciata per la "buona condotta" dopo che a Brusca erano stati concessi alcuni giorni premio di libertà. Gli ultimi calcoli prevedevano la scarcerazione a ottobre. È arrivata anche prima.

Ora però si apre un caso complicato di gestione della libertà del boss e dei suoi familiari. I servizi di vigilanza, ma anche di protezione pure previsti dalla legge, dovranno tenere conto dell'enormità dei delitti e delle stragi che lo stesso Brusca ha confessato. Non solo ha ammesso di avere coordinato i preparativi della strage in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Ha confessato numerosi delitti nella zona di San Giuseppe Jato. Ma ha soprattutto ammesso le sue responsabilità nel rapimento e nella crudele soppressione di Giuseppe Di Matteo il figlio tredicenne del collaboratore Santino Di Matteo. 

Santino Di Matteo era, tra tutti, il depositario dei segreti più ingombranti della cosca e aveva cominciato a svelarli al procuratore Giancarlo Caselli e ai magistrati della Dda palermitana. Davanti alla prospettiva di trascorrere in carcere il resto della vita anche lui, qualche mese dopo l'arresto, ha cominciato a rivelare i retroscena e il contesto di tanti delitti e degli attentati a Roma e Firenze del 1993. Brusca non nascondeva il tormento di ripassare in rassegna i suoi crimini più odiosi e quelli di cui era a conoscenza. Ma mise da parte ogni remora quando ebbe la certezza che ne avrebbe ricavato quei benefici che ora gli hanno ridato la libertà. Dalle sue rivelazioni intanto presero subito l'avvio numerosi procedimenti che hanno incrociato pure i percorsi dell'inchiesta sulla "trattativa" tra Stato e mafia.

"Umanamente è una notizia che mi addolora, ma questa è la legge, una legge che peraltro ha voluto mio fratello e quindi va rispettata. Mi auguro solo che magistratura e le forze dell'ordine vigilino con estrema attenzione in modo da scongiurare il pericolo che torni a delinquere, visto che stiamo parlando di un soggetto che ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia assai tortuoso. Ogni altro commento mi pare del tutto inopportuno". Lo ha detto Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni Falcone. "La stessa magistratura - ha spiegato Maria Falcone - in più occasioni ha espresso dubbi sulla completezza delle sue rivelazioni, soprattutto quelle relative al patrimonio che, probabilmente, non è stato tutto confiscato: non è più il tempo di mezze verità e sarebbe un insulto a Giovanni, Francesca, Vito, Antonio e Rocco che un uomo che si è macchiato di crimini orribili torni libero a godere di ricchezze sporche di sangue".

"Autore della strage di Capaci, assassino fra gli altri del piccolo Giuseppe Di Matteo, sciolto nell'acido perché figlio di un pentito. Dopo 25 anni di carcere, il boss mafioso Giovanni Brusca torna libero. Non è questa la "giustizia" che gli Italiani si meritano". Così il leader della Lega Matteo Salvini.

La scarcerazione di Brusca "é stato un pugno nello stomaco che lascia senza respiro e ti chiedi come sia possibile. La sorella di Falcone ricorda a tutti che quella legge applicata oggi l'ha voluta anche suo fratello, che ha consentito tanti arresti e di scardinare le attività mafiose, ma è un pugno nello stomaco". Lo ha detto il segretario del Pd, Enrico Letta, intervistato a Rtl 102.5.

"Brusca libero? Non voglio crederci. È una vergogna inaccettabile, un'ingiustizia per tutto il Paese. Sempre dalla parte delle vittime e di chi lotta e ha lottato contro la mafia". Lo scrive su Twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi.

"Il boss di Cosa Nostra Giovanni Brusca - lo "scannacristiani" che ha "commesso e ordinato personalmente oltre centocinquanta delitti, ha fatto saltare in aria il giudice Falcone e la sua scorta e ha ordinato di strangolare e sciogliere nell'acido il piccolo Di Matteo - è tornato libero. È una notizia che lascia senza fiato e fa venire i brividi!". Così la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. "L'idea che un personaggio del genere sia di nuovo in libertà è inaccettabile, è un affronto per le vittime, per i caduti contro la mafia e per tutti i servitori dello Stato che ogni giorno sono in prima linea contro la criminalità organizzata. 25 anni di carcere sono troppo pochi per quello che ha fatto. È una sconfitta per tutti, una vergogna per l'Italia intera".

"La scarcerazione del "pentito" Giovanni Brusca è un atto tecnicamente inevitabile ma moralmente impossibile da accettare. Mai piú sconti di pena ai mafiosi, mai più indulgenza per chi si è macchiato di sangue innocente. Sono vicina ai parenti delle vittime, oggi è un giorno triste per tutti". Lo scrive su Twitter Mara Carfagna, ministro per il Sud e la Coesione territoriale.

"La scarcerazione di #Brusca riapre una ferita dolorosa per tutto il Paese. Una vergogna senza pari, un insulto alla memoria di chi è caduto per difendere lo Stato. Serve subito una nuova legge sull'ergastolo ostativo. Nessun passo indietro davanti alla #Mafia." Lo scrive in un tweet la vice presidente del Senato Paola Taverna. "Notizie del genere fanno male, tanto male. La legge è legge e va rispettata ma il dolore nel pensare #Brusca libero resta. Il mio pensiero in questo momento va agli eroi, famosi e meno, che hanno lottato la mafia e dato la vita per assicurare gente come lui alla giustizia", sottolinea sempre su twitter il deputato M5S Stefano Buffagni.

Ansa

Questo "bravo ragazzo" potrà continuare indisturbato a bruciare altri bambini nell'acido, basta chiederglielo; potrà continuare a fare saltare in aria le "brutte persone fastidiose" come Falcone, semplicemente schiacciando un pulsante, basta chiederglielo, lui è un uomo d'onore dell'onorata società... tralallallà!

Questa è la loro era, non è più la nostra! Noi siamo i fessi che lavorano, quando un lavoro lo troviamo, e ci limitiamo a rispettare le leggi, pagare le tasse, ligi ai doveri. Noi siamo brutte persone, siamo gli idioti che non sanno approfittare di ogni occasione; loro, invece, sono i furbi, sono quelli che in barba alle leggi fanno quello che vogliono, tanto sanno che, mal che gli vada, sconteranno solo qualche annetto di galera, che per loro è come aver aggiunto una stelletta sulla casacca, ed entreranno nell'olimpo degli acclamati nuovi dei, potenti più che mai, amati e riveriti da chiunque ami navigare nel mare limaccioso e fetido dell'illegalità per godere, a sua volta, di impercettibili particelle di quel putridume lasciato cadere dagli dei.
c.



Canada: shock in comunità nativi, trovati resti 215 bimbi.

 

Sepolti vicino a una ex scuola gestita dalla Chiesa cattolica.

La comunità dei nativi della British Columbia meridionale (Canada) è sotto shock. Una tragica verità che i membri della minoranza etnica 'Tk'emlúps te Secwépemc' sospettavano da decenni è venuta alla luce in tutta la sua macabra crudeltà nei giorni scorsi: i resti di 215 bambini sono stati trovati vicino a quella che un tempo era la Kamloops Indian Residential School, uno degli istituti del sistema delle cosiddette 'Indian residential schools', una rete di scuole fondate dal governo e amministrate dalle Chiese cattoliche che rimuovevano i figli degli indigeni dalla loro cultura per assimilarli nella cultura dominante.

Ma non solo: i bambini erano spesso oggetto di abusi sessuali e fisici, e molti di loro - come testimonia questo ritrovamento, di cui dà notizia oggi la Cnn - pagarono con la vita la loro unica 'colpa' di essere diversi. La Kamloops Indian Residential School, una delle più grandi del Paese, iniziò l'attività alla fine del 19mo secolo sotto la gestione della Chiesa cattolica prima di passare sotto il controllo del governo nella seconda metà degli anni Sessanta e di chiudere i battenti nel 1978.

ANSA