lunedì 25 gennaio 2021

Zingaretti: “Renzi ci ha portato al rischio di elezioni anticipate. Il Pd non le vuole e lavora a un esecutivo autorevole con Conte”.

 

Nel primo giorno di una settimana che si preannuncia fondamentale per gli esiti della maggioranza, con lo spettro del ritorno alle urne che si fa sempre più concreto, il segretario del Pd attacca la "scelta" del leader d'Italia viva "con l'apertura della crisi" che ha fatto "materializzare il rischio di scivolare verso le elezioni anticipate". E spiega che il suo partito lavora a un nuovo governo "di stampo europeista, con Conte che è ovviamente il punto di equilibrio in questo momento più avanzato". Bettini: "Italia viva dia segnali". Patuanelli: "Non è soluzione".

È stata la “crisi al buio” aperta da Matteo Renzi a far “scivolare il Paese verso il rischio di elezioni anticipate”. Un rischio che il Partito democratico vuole evitare a tutti i costi e per questo lavora a un “esecutivo autorevole“. Guidato da chi? Sempre da Giuseppe Conte. Nel primo giorno di una settimana che si preannuncia fondamentale per gli esiti della maggioranza, con lo spettro del ritorno alle urne che si fa sempre più concreto, Nicola Zingaretti spiega a cosa sta lavorando il suo partito e di chi sono le colpe di una crisi che è precipatata in una situazione delicata. “Soffro perchè vedo un Italia che combatte e che ha paura. E dall’altra parte la politica che sta ragionando spesso purtroppo lontano dalla vita, per colpa della crisi. Lavoro per trovare soluzioni, non per creare problemi, questo è il ruolo del Pd. Il Pd non ha mai puntato e non vuole le elezioni: siamo stati chi s’è speso di più per non fare le elezioni, siamo stati responsabili e portato avanti la battaglia sui contenuti. È stata la scelta di Matteo Renzi con l’apertura della crisi a materializzare il rischio di scivolare verso le elezioni anticipate”, dice il numero uno dei dem a Radio Immagina, emittente vicina al Nazareno. “Qando abbiamo denunciato una crisi al buio, io pensavo esattamente a questa situazione. Una situazione -prosegue Zingaretti- nella quale proprio perchè non c’è stata la pazienza di salvaguardare il percorso di governo tutte le posizioni si stanno irrigidendo. Questa è una situazione dalla quale noi dobbiamo uscire ma è stata l’apertura della crisi che ha aperto quello che io giudico un rischio che però va in tutti i modi evitato”, prosegue il governatore della Regione Lazio.

“Conte punto di equilibrio più avanzato. Nessuno può superare sua fiducia” – Dunque come si evita il voto anticipato? “Il Pd si sta adoperando per garantire un governo autorevole e con una base parlamentare ampia, europeista”. Che tradotto vuol dire un nuovo governo. Guidato da chi? Sempre dall’attuale inquilino di Palazzo Chigi. “Risolvere problemi non vuol dire baci e abbracci ma impegnarsi con Conte visto che ha avuto la fiducia poco tempo fa, per un governo ampio ed europeista”. Un concetto che ricalca praticamente l’appello del presidente del consiglio in Parlamento la scorsa settimana, quando aveva chiamato a raccolta i “volenterosi” costruttori. “Credo – continua sempre Zingaretti – che l’idea di un governo che guardi all’interesse dell’Italia, al bene comune, di stampo europeista, con Conte ovviamente che è il punto di equilibrio in questo momento più avanzato. Ha preso la fiducia 4 giorni fa e io sfido chiunque a dimostrare che qualcun altro può superare quella soglia”.

Il nodo della giustizia – Un passaggio fondamentale, che anche dal fronte dem blinda Conte nella sua posizione di capo del governo. Problema: l’esecutivo al Senato è fermo a quota 156 voti: la scorsa settimana sono bastati per avere la fiducia con la maggioranza relativa, ma fino a questo momento non sono cresciuti. In più quei voti rischiano di diminuire tra mercoledì e giovedì, quando il guardasigilli, Alfondo Bonafede, esporrà la sua relazione sulla giustizia. Alcuni senatori che avevano votato la fiducia alla maggioranza – come Riccardo Nencini e Pier Ferdinando Casini – hanno già anticipato il loro voto contrario. Lo stesso ha fatto Italia viva, che sul governo si era astenuta: Renzi ha convocato i gruppi domani sera per decidere una linea sulla giustizia che per la verità sempre già decisa. “Ascolteremo, come abbiamo sempre fatto. Temo che sarà difficile votare diversamente da un no”, ha ripetuto ancora oggi Teresa Bellanova. Rappresenterebbe la prima saldatura dell’asse tra Matteo Renzi e Matteo Salvini, pronti a trasformare la giustizia in un campo minato per la maggioranza. Per questo motivo il vicesegretario del Pd, Andrea Orlandoaveva chiesto “segnali di apertura” da parte di Bonafede, cioè concessioni su un tema fondamentale come le riforme varate dal guardasigilli: dalla prescrizione al processo civile e penale. Un’ipotesi da scartare, stando a quanto dichiarato ieri da Luigi Di Maio: “Il voto di mercoledì è un voto sul governo, non si pensi che sia solo un voto su Alfonso Bonafede del Movimento 5 Stelle“, ha detto il ministro degli Esteri, spiegando che “o nei prossimi giorni si trova la maggioranza, altrimenti sono il primo a dire che stiamo scivolando verso il voto“. L’ex capo politico del M5s ha quantificato in 48 ore il tempo a disposizione dell’esecutivo per trovare i voti necessari a sopravviviere in Aula.

“Serve nuovo governo per le riforme” – Un tempo che per Zingaretti è bastevole visto che “il rischio di elezioni anticipate va in tutti i modi evitato e il Pd sta lavorando per garantire un governo che deve essere autorevole su una base parlamentare ampia, con un patto di legislatura”. Ma di che governo parla il capo del Pd? Un Conte ter? Sostenuto da chi? “Penso a un governo di legislatura che affronti il Covid, i vaccini, che chiuda la discussione sul Recovery, rilanci gli investimenti, dia lavoro e affronti il tema delle riforme istituzionali con la riforma elettorale. Insomma, abbiamo davanti un pacchetto di provvedimenti indispensabili per l’Italia”. E quindi un nuovo patto da Pd, M5s e Leu che sarebbe allargato anche ai responsabili provenienti da Forza Italia e dalla stessa Italia viva. “Però – sottolinea – bisogna lavorarci perchè gli equilibri parlamentari sono quelli usciti della sconfitta del 2018: ora quindi bisogna andare avanti ma senza strappi”. Tradotto: un esecutivo del genere non avrebbe il sostegno necessario alle Camere senza un corposo rimpasto. Un rimpasto talmente ampio che alla fine farebbe nascere un governo nuovo. E che, chiaramente, dovrebbe coinvolgere anche la giustizia, vero e proprio campo minato della maggioranza. Per questo motivo, mentre Di Maio definisce quello su Bonafede un voto su tutto il governo, fonti Pd hanno messo in guardia il premier sui rischi di andare in Aula per la relazione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e sul fatto che il governo ne uscirebbe sconfitto visto che ad ora i numeri non ci sono.

Bettini: “Renzi dia segnali”. Patuanelli: “Non è soluzione” – Blinda ancora una volta il presidente del consiglio anche Goffredo Bettini, dirigente dem e primo pontiere tra Palazzo Chigi e il Parlamento. “Penso che non ci sia possibilità di partire altro che da Conte. Deve essere un governo nuovo, secondo me anche più qualificato, che dia il senso di una fase nuova ma Conte è imprescindibile. Non c’è nessun motivo per levare Conte”, dice l’ex eurodeputato a Omnibus su La7. Conte, ha aggiunto, “ha garantito il Paese, ha rimesso il Paese sui binari dell’Europa. Ha diviso il populismo fra quello mite e quello estremista”. La novità è che oggi Bettini ha aperto a Italia viva. “Se è un Renzi che ha rotto direi di no, se si mette nell’ottica di una responsabilità nazionale senza ricatti e senza prepotenze, si può guardare a una fase nuova. Dimostri effettivamente di avere il senso non dell’errore ma un pò del salto nel buio che lui ha procurato e incominci in Parlamento a dare qualche segnale, se ci sono delle aperture nella relazione del ministro sulla giustizia”. Per la verità però i renziani hanno già anticipato l’intenzione di votare contro Bonafede. “Penso sia giusto fare una verifica della maggioranza a anche sui temi della giustizia, sapendo però che in ogni caso bisogna aprire una fase nuova, con un governo con una maggioranza più larga”, ha rilevato. In ogni caso, ha aggiunto Bettini, “non è possibile ritrarsi di fronte a un nodo che dovrà essere sciolto. Se non c’è un accordo sulla giustizia, come si fa a pensare a un nuovo governo”. “Chi è il problema non può essere la soluzione. Non è una questione personale ma di affidabilità politica”, dice il ministro per lo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/25/zingaretti-renzi-ci-ha-portato-al-rischio-di-elezioni-anticipate-il-pd-non-le-vuole-e-lavora-a-un-esecutivo-autorevole-con-conte/6077140/

SOGNO O SON DESTO. - Rino Ingarozza

 

<<Stanotte ho fatto un sogno. Era da un po' che non sognavo più. È stato un sogno bellissimo, sembrava vero.

Ho sognato di vivere in un Paese dove tutto era normale. Nulla di eccezionale ma tutto, meravigliosamente, normale.
Ho sognato un Paese dove l'informazione era libera e non di "libero", dove i giornalisti erano pagati dai giornali e non da "il giornale". Che la RAI fosse "servizio pubblico" e non "a servizio". Una RAI dei Talk show degli incensurati e di gente perbene e non di condannati che ti dicono quello che si deve fare, di condannati per aver sperperato o, peggio, rubato soldi pubblici, che danno ricette su come spendere i soldi pubblici.
Ho sognato che i capi di partito e i politici tutti, non potevano fare gli editori.
Ho sognato un Paese dove i condannati erano in carcere e non in Parlamento. Dove chi frodava lo Stato veniva messo alla gogna mediatica, se non in galera, galera evitata, magari, per raggiunti limiti di età, in quanto ladro ai danni della collettività e non indicato come candidato a futuro Presidente della Repubblica.
Ho sognato che un partito che rubava dei soldi alla "Patria" non poteva candidarsi a guidare la "Patria" e non perché fosse vietato ma perché il popolo lo aveva cancellato dal panorama politico, con il voto.
Ho sognato una regione dello stivale (da Roma in giù), offesa e indicata come "il male di tutto", per decenni, che non credeva ad una redenzione truffaldina di un partito canaglia.
Ho sognato un Paese solidale verso i poveri. Ricchi imprenditori che facevano campagne di sensibilizzazione verso questo annoso problema e non imprenditori che fanno campagne di "togli a loro e dai a noi".
E anche l'intero mondo politico che si impegnava per lenire le loro sofferenze e non maledirli ad ogni intervista.
Ho sognato un Paese in cui il suo Presidente del consiglio veniva rispettato, in quanto rappresentante dell'Italia (insieme al Capo dello Stato) in Patria e all'estero e perché amato dalla maggior parte del popolo e non denigrato e additato come "criminale"
Ho sognato un Paese dove il Governo faceva le sue proposte e l'opposizione ne faceva delle altre e, nel caso in cui combaciassero, venivano votate da entrambi, senza votare contro, a prescindere. Sempre nel rispetto dei ruoli.
Ho sognato un paese che ripudiava il fascismo, non solo sulla carta ma anche nella sostanza. Che si sentisse offeso se ci fosse ancora qualche nostalgico. Nostalgico di una dittatura assassina, omofoba, razzista e perseguitrice di idee.
E, peggio ancora, non ripudiarlo e andare a braccetto con i nostalgici, perché, evidentemente, nostalgici anch'essi.
Ho sognato un Paese dove il popolo era disgustato da tutto ciò. Un popolo che si ribellava alle menzogne e all'ingiustizia.
Un popolo che sceglieva di vivere un sogno e non desiderasse di ritornare a vivere in un incubo.>>


Allarme Senato, pressing su Conte-ter e apertura a Iv. - Giovanni Innamorati

 

Boccia: 'Sì al confronto ma no ai ricatti'. Di Maio: 'Mercoledì voto sul governo'.


Come nelle partite di poker i giocatori alzano la posta per intimorire gli avversari, così in questa crisi di governo latente gli attori in campo drammatizzano lo scontro per spingere gli altri a cedere. La domenica si è infatti segnalata da una parte per la pressione su Conte a riaprire il dialogo con Iv, passando per le dimissioni al Quirinale; dall'altra Luigi Di Maio ha paventato il voto anticipato in caso di bocciatura mercoledì della relazione sulla giustizia del ministro Bonafede alle Camere, dando 48 ore di tempo ai "volenterosi" per uscire allo scoperto.

I potenziali responsabili sembrano resistere allo spauracchio delle urne ma la pressione su parlamentari di Iv e centristi resta forte e la tensione sembra alzarsi, nelle ore in cui Palazzo Chigi sceglie il silenzio.

A smuovere lo stallo in mattinata ci ha pensato il ministro Dem Francesco Boccia, uno dei più vicini a Conte, che lo ha invitato a riaprire il dialogo con Iv, rompendo quindi il mantra del "mai più con Renzi" finora ripetuto dai vertici del Pd. "In questa crisi irresponsabile aperta da Iv - sottolinea comunque il titolare degli Affari Regionali - non c'è alternativa a Conte Premier". Anche il capogruppo Dem alla Camera Graziano Delrio, che pure in Aula aveva attaccato Renzi, ha rivolto lo stesso invito a Conte, pur chiedendo al leader di Iv un "gesto" di ravvedimento, un "fatto" oltre alle parole ribadite in giornata da Ettore Rosato o Teresa Bellanova. Un gesto che potrebbe essere per esempio un voto non ostile su Bonafede.

Il problema, infatti, è che in vista del voto mercoledì sulla relazione del Guardasigilli, non si vedono nuove truppe che allarghino l'esiguo drappello dei "volenterosi" emerso la scorsa settimana, come ha confermato uno dei promotori dell'iniziativa, Bruno Tabacci, il quale suggerisce a Conte di rimettere il mandato al Quirinale, riaprire il dialogo con Iv in vista di un Conte ter. La risposta è arrivata da Luigi Di Maio, che ha prima posto un veto a Renzi ("tra Conte e Renzi, scegliamo Conte"); poi ha drammatizzato il voto di mercoledì ("non è un voto su Bonafede ma sul governo") e infine intimato ai potenziali "responsabili" di palesarsi entro 48 ore, cioè entro il voto di mercoledì, altrimenti si "scivolerebbe verso il voto". Le parole di Di Maio a "In mezz'ora" sono state smontate subito dopo da Pierferdinando Casini, anch'egli ospite di Lucia Annunziata: "Di Maio parla di elezioni sapendo che è una bugia", anche perché se dovesse cadere Conte "poi c'è sempre qualcun'altro" su cui si costruisce una maggioranza in Parlamento: ed ecco il "consiglio gratuito" del vecchio democristiano: Conte rimetta il mandato da Mattarella, riapra il dialogo con Renzi, ottenendo il reincarico. Anche Benedetto Della Vedova (+Europa), oggi all'opposizione, rivolge la stessa esortazione come premessa ad un allargamento della maggioranza in chiave europeista. E importanti senatori del Pd, come il capogruppo Andrea Marcucci, il suo vice Gianni Pittella, Dario Stefàno e Stefano Collina hanno palesato l'irritazione verso il muro contro muro di Conte.

In questo scenario Forza Italia, rientrata in gioco sabato con Silvio Berlusconi con la proposta di un governo istituzionale, scommette sul fatto che Conte non ascolti i consigli, venga in Aula per la conta, e la perda. "Conte è parte del problema e non la soluzione" dicono Andrea Cangini e Osvaldo Napoli. Quindi se il premier dovesse cadere si aprirebbero scenari graditi agli azzurri, come un governo Ursula o di unità nazionale. Di qui l'esortazione a tutti gli azzurri di Maria Stella Gelmini a serrare le fila: "tutti i veri garantisti votino 'no' a Bonafede": poi, morto un Papa se ne farà un altro.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/01/24/allarme-senato-pressing-su-conte-ter-e-apertura-a-iv_8a789929-8c1f-4524-abb4-9ccdd3df0848.html

Ma mi faccia il piacere. - Marco Travaglio

 

Nostradamus. “La seconda ondata di Coronavirus l’avevano prevista anche i tombini!” (Matteo Salvini, segretario Lega, Facebook, 18.1.2020). “Salvini: perché dovrebbe esserci una seconda ondata di Coronavirus?” (Salvini, Agi, scovato da @nonleggerlo, 25.6.2020). Quindi lui vale meno di un tombino.

Competenze. “Ora che Renzi è uscito dal governo, ci saranno le competenze per scrivere un piano come si deve?” (Corrado Formigli, Piazzapulita, La7, 14.1). Beh, in effetti, senza Bellanova, Bonetti e Scalfarotto, sarà durissima.

Quello che capisce. “Io conosco i 5Stelle da otto anni. Tra loro ci sono molte persone che stimo, penso siano persone che hanno la capacità di discernere: capiscono le cose come le capiamo noi, non c’è differenza” (Ettore Rosato, coordinatore Iv, Camera, 18.1). Infatti il Rosatellum non l’hanno votato, loro.

Quella che capisce. “Volevo rassicurare che sto benissimo e aspetto il secondo tempo. PS: non possono esistere opinioni al di là della sua” (Gaia Tortora, a proposito del sottoscritto che parla di Renzi medicato da lei, ma lei capisce lei medicata da Renzi, Twitter, 21.1). “Il 71% degli italiani è sotto il livello minimo di lettura e comprensione di un testo di media difficoltà scritto nella nostra lingua” (Tullio De Mauro, 28.11.2011). Aspettiamo il terzo tempo.

Quelli che capiscono. “La scienza e il tempo mi stanno dando ragione su tante cose che ho fatto. E molti lombardi hanno già capito. Nonostante quel che si è letto su di me sui giornali e sui social in questi mesi, quando ho lasciato sono stato letteralmente travolto dalla riconoscenza e dalla gratitudine di migliaia e migliaia di cittadini” (Giulio Gallera, FI, ex assessore alla Salute della Lombardia, Facebook, 18.1). Riconoscenti e grati perchè se ne andava. E se ne vanta pure.

Le affinità elettive. “Raggi ha licenziato 2 vicesindaci, 17 assessori, un capo di gabinetto, un Capo del personale, 6 tra alti dirigenti e dirigenti in Acea, 7 in Atac, 5 in Ama. Pochi mesi e potremo licenziare lei” (Carlo Calenda, eurodeputato Pd e leader Azione, Twitter, 23.1 ore 4). “Raggi in questi anni ha licenziato 2 vicesindaci, 17 assessori, un capo di gabinetto, un capo del personale, 6 tra alti dirigenti e dirigenti in Acea, 7 in Atac, 5 in Ama. Prepara gli scatoloni, a primavera la Lega e i romani ti manderanno a casa” (Matteo Salvini, segretario Lega, Twitter, 23.1 ore 4.47). Ma è Calenda che è entrato nella Lega o Salvini che è entrato in Azione?

Lerrore. “Non ammetterò mai di aver commesso un errore” (Attilio Fontana, Lega, presidente Lombardia, 23.1). Infatti l’ha commesso chi ti ha votato.

Rotelle. “Abbiamo comprato 460 milioni di banchi a rotelle che non servono a niente (Matteo Renzi, segretario Iv, Tg5, 4.1). “L’Italia ha buttato via 461 milioni di euro per i banchi a rotelle” (Renzi, Senato, 19.1). I banchi a seduta innovativa (“a rotelle”) acquistati dal commissario Arcuri su richiesta dei dirigenti scolastici sono 430 mila per un costo di 119 milioni, mentre gli altri 2,1 milioni di banchi tradizionali sono costati 206 milioni. Forza, Matteo, ce la puoi fare anche tu.

La quinta colonna. “No a veti su Renzi e Iv, ma la ‘grazia’ va conquistata” (Graziano Delrio, capogruppo Pd alla Camera, Avvenire, 23.1). Grazia, Graziella e grazie al Graziano.

La sesta. “Verifichiamo la maggioranza con Renzi. Non c’è solo Conte” (Marianna Madia, deputata Pd, 21.1). Giusto: c’è pure la Madia.

Pilastri. “Forza Italia è il partito che interpreta al meglio i valori liberali in cui credo, in particolare il tema della giustizia, pilastro della mia attività” (Veronica Giannone, deputata eletta nel M5S e passata a FI, 21.1). Valori bollati, si capisce.

Quelli che non capiscono/1. “La Travaglio Associati rimprovera il Pd per non aver dedicato troppe energie a quello che un tempo la Travaglio Associati avrebbe chiamato il ‘mercato delle vacche’…” (Claudio Cerasa, Foglio, 21.1). No, ragioniere, qui si parla di senatori eletti nel Pd che il mercato delle vacche l’hanno già fatto: quando sono passati a Italia viva.

Quelli che non capiscono/2. “Quando Travaglio fustigava chi cercava i ‘responsabili’” (Giornale, 23.1). No, chi li comprava.

Autobiografie. “Idee per giudicare i magistrati. Non ci credo che son tutti geni” (Nello Rossi, magistrato, Riformista, 21.1). Vedi lui, per esempio.

Import-escort. “Trump va in aereo con la sua escort… sua moglie” (Alan Friedman, Unomattina, Rai1, 21.1). Così impara, quel sessista di Trump.

Un fantasma per amico. “Battisti mi parla dall’Aldilà” (Mogol, Libero, 24.1). Ma, considerando che nell’Aldiquà non gli parlava, può pure darsi che Mogol mangi troppo pesante.

Il titolo della settimana/1. “Contrada, tortura eterna. Via il risarcimento per il carcere ingiusto. E non si capisce perchè” (Azzurra Barbuto, Libero, 22.1). Perchè il carcere era giustissimo.

Il titolo della settimana/2. “Nave senza nocchiero in gran tempesta…” (Claudia Fusani, Riformista, 20.1). “O patria mia, come cadesti o quando, da tanta altezza in così basso loco?” (Piero Sansonetti, Riformista, 21.19). Li portano via.

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