Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
martedì 13 febbraio 2024
Un mio post di tre anni fa. Non ho cambiato idea da allora.
giovedì 5 ottobre 2023
martedì 20 giugno 2023
Giuseppe Conte - Manifestazione #BastaVitePrecarie.
C'è solo una notizia: "20.000 partecipanti". - Massimo Erbetti
mercoledì 31 maggio 2023
GIUSEPPE CONTE E IL CIRCO MEDIATICO. - Gioacchino Musumeci
La procura di Brescia ha chiesto l'archiviazione dell'indagine a carico di Giuseppe Conte. L'ex presidente del consiglio esce immacolato da un' inchiesta surreale che per taluni avrebbe preluso a chissà quale condanna penale. Che grande disappointment ! Conte Kriminal se la cava sempre, non potrà mai ambire a un posto in commissione antimafia, per entrarci bisogna avere qualche pendenza in corso: processi ne abbiamo? Farsi avanti per favore che si avvicinano le europee.
venerdì 28 aprile 2023
martedì 25 aprile 2023
Giuseppe Conte su dichiarazione di voto PNRR. - Salvatore Granata
"Avete detto che eravate pronti ma non siete affatto pronti e i dati forniti dalla Corte dei Conti sono allarmanti. Mi tremano le vene nei polsi quando leggo quanto poco è stato speso finora sulla sanità, una sanità disastrata, da codice rosso".
Così il leader del M5Stelle, Giuseppe Conte , intervenendo in dichiarazione di voto sul dl Pnrr, in aula alla Camera. Investire in sanità e in servizi sociali, come gli asili nido,
"è il modo per contrastare il decremento delle nascite", ha aggiunto Conte.
In buona sostanza il Def che taglia i fondi alla sanità e il rischio di perdere i fondi PNRR
per le case di comunità sono due facce della stessa medaglia: il governo Meloni smantella il servizio sanitario nazionale.
I ricchi potranno curarsi, pagando meno tasse, tutti gli altri dovranno attendere. In realtà avviene già da anni.
La strategia di definanziamento pubblico della sanità
voluta da questo esecutivo (e in precedenza da Letta, Gentiloni e poi Renzi) aumenterà il gap dalla media dei paesi europei e porterà al collasso del SSN, compromettendo il diritto alla tutela della salute.
Che schifo,
che incompetenza, che ignoranza, che menefreghismo. Vergogna assoluta di gente senza cuore e privilegiata, che guida un Paese disintegrato a tutti i livelli e in tutti gli ambiti.
Piazze. Bisogna scendere nelle piazze, insieme a tantissime altre organizzazioni affini di pensiero e di lotta.
Le parole non bastano più.
I sindacati si sveglino e i cittadini pure.
Salvatore Granata
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sabato 8 aprile 2023
Sistema Sanitario - Giuseppe Conte
giovedì 9 marzo 2023
Covid, il Tribunale dei ministri archivia l'inchiesta contro l'ex premier Conte e i vertici del suo governo.
Non si possono imputare, si legge nel documento, responsabilità "in una situazione di incertezza" in cui non si potevano prendere decisioni senza "contemperare interessi diversi", in particolare la tutela della salute e la tenuta socio-economica.
E' stata archiviata dal Tribunale dei ministri la denuncia dei familiari delle vittime Covid contro i vertici del governo Conte per la diffusione della pandemia. Nel mirino delle famiglie e delle rappresentanze sindacali di base erano finiti, oltre al premier Giuseppe Conte, Roberto Speranza, Luciana Lamorgese, Lorenzo Guerini, Luigi Di Maio, Roberto Gualtieri e Alfonso Bonafede, responsabili di provvedimenti presi durante l'emergenza. Secondo quanto si legge nel provvedimento di archiviazione, in nessun modo "l'epidemia può dirsi provocata dai rappresentanti dell'esecutivo".
"Nessuna responsabilità" E così, mentre a Bergamo l'inchiesta Covid procede, secondo il Tribunale dei ministri, scrive il "Corriere della Sera", gli esponenti di Palazzo Chigi non si possono ritenere responsabili di nulla dal momento che, si legge nel documento, "soprattutto in una situazione di incertezza come quella sopra descritta non era esigibile da parte degli organi di governo l'adozione tout court di provvedimenti in grado di impedire ogni diffusione dei contagi che non tenessero conto della necessità di contemperare interessi diversi e in particolare la tutela della salute e la tenuta del tessuto socio-economico della collettività".
"No omicidio colposo" Secondo i giudici non si ravvisa l'ipotesi di omicidio colposo plurimo ipotizzata dalle famiglie. Si legge ancora nel testo: "Per verificare la colpevolezza si dovrebbe conoscere la genesi del contagio delle singole vittime e stabilire, al di là di ogni ragionevole dubbio, che misure di contenimento che non siano state adottate dal governo o disposte in ritardo avrebbero evitato il contagio o l'esito letale".
"Non ci sono i presupposti di reato" Mancherebbero insomma, sotto il profilo giuridico, i presupposti per contestare qualsiasi reato. "Gli strumenti scientifici - dice il documento - non sono in grado di accertare tali circostanze e non è possibile escludere responsabilità dei terzi considerato che la diffusione del virus dipende in buona parte da comportamenti virtuosi della collettività". Il Tribunale ritiene impossibile accertare eventuali responsabilità penali anche dal punto di vista "omissivo", dal momento che non si può dimostrare che l'adozione di altre misure di contenimento 2avrebbe evitato il contagio".
La replica dell'avvocato La replica dell'avvocato Vincenzo Perticaro, per Asia Usb: "A differenza di quanto si dice nell'archiviazione non siamo negazionisti, tanto meno Bo vax. Abbiamo denunciato precise responsabilità dell'organizzazione mondiale della sanità, su cui non abbiamo avuto alcuna risposta né dalla Procura né dal Tribunale. La dimostrazione che avevamo ragione ce la offre la Procura di Bergamo, dove abbiamo depositato la nostra denuncia con esiti diversi".
mercoledì 8 marzo 2023
“Conte sia fatto senatore a vita. Ha chiuso l’Italia al momento giusto…” - Giuliano Ferrara
(Giuliano Ferrara – il Foglio) – Ma questo avvocato Conte è stato veramente un gran figo. Più leggiamo le chat da cui si evince che virologi, politici, funzionari, accademici, zanzarologi, amministratori, sanitari a vario titolo a fine febbraio del 2020 non ci stavano a capire un tubo, più si rivaluta il fatto certo che il presidente del Consiglio chiuse l’Italia per decreto la notte del 7 marzo del 2020, oggi dovrebbe essere festa nazionale.
giovedì 2 marzo 2023
Inchiesta sul Covid in Bergamasca, indagati Conte e Speranza. - Francesca Brunati e Igor Greganti
A tre anni di distanza dallo scoppio della pandemia di Covid che, tra febbraio e aprile 2020, ha straziato la Bergamasca con oltre 6 mila morti in più rispetto alla media dell'anno precedente, è stata chiusa l'inchiesta per epidemia colposa con 19 indagati tra cui l'ex premier Giuseppe Conte, l'ex ministro della Salute Roberto Speranza, il Governatore della Lombardia Attilio Fontana e l'ex assessore della sanità lombardo Giulio Gallera.
Il procuratore aggiunto di Bergamo Cristina Rota con i pm Silvia Marchina e Paolo Mandurino, sotto la super visione del Procuratore Antonio Chiappani, hanno tirato le somme di una indagine con cui si è cercato di far luce e individuare le responsabilità di quella tragedia che ha lasciato una profonda ferita, e di cui è ancora vivo il ricordo delle lunghe file di camion dell'esercito con sopra le bare delle vittime da trasportare fuori regione per essere cremate.
"E' vergognoso che una persona che è stata sentita a inizio indagine come persona a conoscenza dei fatti scopra dai giornali di essere stato trasformato in indagato.
E' una vergogna sulla quale non so se qualche magistrato di questo Paese ritiene di indagare. Sicuramente non succederà niente", afferma a Radio Anch'io il governatore Attilio Fontana. "Anche in altri processi in cui sono stato assolto - aggiunge - ho saputo dai giornali cose che non sapevo".
"Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura - ha commentato l'ex presidente del Consiglio e ora a capo del M5, Conte -. Sono tranquillo di fronte al paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica".
Tra i destinatari dei 17 avvisi di conclusione delle indagini, che saranno notificati giovedì, e nei quali sono contestati a vario titolo i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio e anche falso ci sono anche il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, il coordinatore dell'allora Comitato Scientifico Agostino Miozzo, l'ex capo della protezione civile Angelo Borrelli e tra i tecnici del ministero della salute l'ex dirigente Francesco Maraglino. Riguardo invece a Conte e Speranza gli atti dovranno essere trasmessi al Tribunale dei Ministri.
L'inchiesta, che già contava alcuni indagati come i vertici dell'Ats di Bergamo e dirigenti dell'assessorato regionale alla sanità, come scrive in una nota il Procuratore Chiappani, "sono state articolate, complesse e consistite nell'analisi di una rilevante mole di documenti" informatici o cartacei "nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall'attività investigativa, oltre che nell'audizione di centinaia di persone informate sui fatti". Un'attività che ha consentito di ricostruire i fatti a partire dal 5 gennaio 2020, quando l'Oms aveva lanciato l'allarme globale a tutti i paesi e che si è avvalsa di una maxi consulenza firmata da Andrea Crisanti, microbiologo dell'Università di Padova e ora senatore del Pd. Gli accertamenti hanno riguardato tre livelli, uno strettamente locale, uno regionale e il terzo nazionale con le audizioni a Roma di Conte, Speranza i veri tecnici e anche l'ex ministro dell'Interno Luciana Lamorgese.
Nel mirino degli inquirenti e degli investigatori della Guardia di Finanza sono finiti non solo i morti nelle Rsa della Val Seriana e il caso dell'ospedale di Alzano chiuso e riaperto nel giro di poche ore, ma soprattutto la mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano e i mancati aggiornamento del piano pandemico, fermo al 2006, e l'applicazione di quello esistente anche se datato e che comunque, stando agli elementi raccolti, avrebbe potuto contenere la trasmissione del Covid. Riguardo alle omissioni, come ha sottolineato Crisanti nella sua consulenza in base a un modello matematico, se fosse stata istituita la zona rossa in Val Seriana, al 27 febbraio i morti sarebbero stati 4.148 in meno e al 3 marzo 2.659 in meno.
Mentre Speranza in una nota ha affermato di aver "sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto", aggiungendo di essere "molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell'esclusivo interesse del Paese", i parenti delle vittime hanno commentato: "Da oggi si riscrive la storia della strage bergamasca e lombarda, la storia delle nostre famiglie, delle responsabilità che hanno portato alle nostre perdite. La storia di un'Italia che ha dimenticato quanto accaduto nella primavera 2020, non a causa del Covid19, ma per delle precise decisioni o mancate decisioni".
"Non avevamo il minimo segnale di partecipare al 'banchetto' degli indagati. Fontana era stato sentito come persona informata sui fatti e da allora silenzio assoluto", commenta l'avvocato Jacopo Pensa, legale del governatore Fontana, alla chiusura dell'inchiesta della Procura di Bergamo sulla gestione della pandemia di Covid. "Apprendiamo prima dai media e senza alcuna notifica formale di essere tra gli indagati". E ancora: "Prendiamo atto - spiega il difensore - che la Procura di Bergamo ha sottolineato che la conclusione delle indagini non è un atto di accusa. Vedremo, vedremo. Non è neanche un atto di difesa".
domenica 7 agosto 2022
Conte e Renzi, corsa in solitaria per il terzo polo. - Emilia Patta
Sblocco dei crediti e ripristino del Superbonus edilizio al 110% delle origini. Salario minino legale. Difesa del reddito di cittadinanza. E naturalmente transizione ecologica dura e pura, senza cedimenti su rigassificatori o termovalorizzatori. Altro che Agenda Draghi. Per il M5s di Giuseppe Conte, piuttosto, ci vorrebbe l’Agenda Parisi (Giorgio, il premio nobel per la fisica impegnatissimo sul fronte della lotta al climate change). L’ex premier si ritrova alla fine da solo, senza più l’alleanza con il Pd che ha caratterizzato la stagione del suo secondo governo, il Conte 2, e senza neanche la sinistra di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli che, nonostante le polemiche furiose di questi giorni, sigleranno oggi l’intesa con il segretario dem Enrico Letta per stare nella coalizione democratica e progressista. Dunque Cinque Stelle soli, duri e puri come alle origini.
Un po’ difficile, per la verità, convincere gli elettori storici del movimento con la narrazione di un improbabile ritorno alle origini dopo aver guidato due governi di segno diversissimo (il Conte 1 con la Lega e il Conte 2 con il Pd) e aver sostenuto il governo Draghi delle larghissime intese. Ma il motivo fondamentale che ha portato Conte a “defenestrare” Mario Draghi è stato il declinare inarrestabile del M5s nei sondaggi: ora la sfida è mantenerlo sopra il 10% puntando appunto sulla corsa solitaria e su un’agenda alternativa a quella tanto evocata di Draghi. Non a caso Conte non perde occasione per criticare il suo successore. Ieri è stata la volta della misura sui docenti contenuta nel decreto Aiuti bis: «Ieri il governo Draghi ha deciso che l’1% degli insegnanti, dopo un percorso di formazione, fra 10 anni potrà essere definito esperto e ricevere un assegno di 5.650 euro. Non è questa la nostra idea di Paese: in Italia abbiamo gli insegnanti con gli stipendi più bassi d’Europa».
Temi programmatici a parte, Conte ha ora da compilare le liste elettorali senza poter contare sulla classe dirigente del movimento, a parte il ministro Stefano Patuanelli, a causa del niet posto dal Garante Beppe Grillo alla ricandidatura di chi ha già fatto due mandati. A selezionare i futuri eletti saranno le parlamentarie on line che si terranno il 16 agosto, appena cinque giorni dal termine per la presentazione delle liste, mentre Conte dovrebbe scegliere i capilista. Anche se il ricorso da parte del solito avvocato Lorenzo Borrè è già pronto: «Leggendo e rileggendo lo statuto non trovo la previsione del potere del presidente di scegliere i capilista». Intanto Alessandro Di Battista, con cui Conte si è sentito molto nelle ultime ore, è sulla via del rientro nel movimento: il volto giusto per la narrazione del ritorno alle origini.
Una rincorsa di fatto al Terzo polo, quella di Conte, che tuttavia trova sul campo un altro concorrente agguerrito: l’ex premier Matteo Renzi, colui che ha fatto cadere il Conte 2 spianando la strada a Draghi. E proprio all’insegna dell’Agenda Draghi si giocherà la campagna elettorale di Italia Viva, in opposizione a tutti i punti programmatici di Conte: dal reddito di cittadinanza che per Renzi andrebbe addirittura abolito al superamento del Superbonus al 110% fino all’apertura al nucleare. L’obiettivo è il 5%, per essere ancora ago della bilancia nella prossima legislatura. Più prosaicamente Renzi spera, con la corsa solitaria, di superare la soglia del 3% per rientrare in Parlamento con una piccola pattuglia di fedelissimi. Ma c’è tempo fino al 21 agosto, e le porte del Pd restano aperte per il segretario che portò i dem al 40%: soprattutto se dovesse saltare l’accordo tra Letta e la sinistra di Fratoianni e Bonelli, Renzi potrebbe rientrare in corner. Ma intanto prosegue nella costruzione del Terzo polo: in queste ore sono in corso contatti con l’ex sindaco di Parma Federico Pizzarotti e con altri primi cittadini “liberali e moderati”. Sarebbe un bel colpo per Renzi scippare al campo largo il “civico” Pizzarotti, nelle scorse settimane corteggiato anche da Luigi di Maio per la sua lista Impegno civico.
lunedì 11 luglio 2022
Ungheria: “Conte, accuse false. E Amara si interessò di Renzi”. - Antonio Massari
PRESUNTA LOGGIA - I magistrati chiedono di archiviare. Ma qualcosa è riscontrato: “Il legale voleva pilotare un’indagine contabile” sul capo Iv.
La Loggia Ungheria descritta da Piero Amara non è mai esistita: la procura di Perugia chiede l’archiviazione per il reato di violazione della Legge Anselmi. L’inchiesta condotta dal procuratore Raffaele Cantone e dai sostituti Mario Formisano e Gemma Miliani ha il pregio di fare chiarezza su molti punti essenziali. Non è stata un’inchiesta semplice – “condizionata” in “modo indiscutibile” dalla “fuga di notizie” che l’hanno riguardata – e questa richiesta d’archiviazione, per certi aspetti, sembra una sentenza. Innanzitutto Amara non è un “invasato”, un “mitomane”, uno “sprovveduto faccendiere in cerca di notorietà”, ma non è stata provata l’esistenza dell’associazione segreta descritta dalla norma. Alcuni suoi racconti sono stati riscontrati altri erano fondati su fatti veri che ha incorniciato con una serie di falsità. Spargendo fango su personaggi importanti delle istituzioni. E bisognerebbe capire perché.
Nel dicembre 2019 Amara addita il premier Giuseppe Conte sostenendo di averlo raccomandato, in passato, per fargli affidare un incarico – pagato in modo sproporzionato – dalla società Acquamarcia spa. Incarico affidato attraverso un amico di Amara, Fabrizio Centofanti, e l’intervento dell’ex vice presidente del Csm Michele Vietti. Centofanti smentisce spiegando di averne “parlato con Amara soltanto dopo che Conte era già stato individuato”. Nega di “aver mai esternato lamentele” sull’operato di Conte e sulle sue parcelle e tanto meno di averlo individuato “quale garanzia del buon esito della procedura concorsuale avviata”. Ma perché Amara ha fatto queste dichiarazioni su Conte? “Non si comprende” scrive la procura “a meno di non voler ipotizzare che il riferimento a Conte, avvenuto mentre rivestiva la carica di presidente del Consiglio, non fosse un modo per accreditare la rilevanza del suo narrato”. Potremmo aggiungere che la “balla” di Amara su Conte avrebbe potuto produrre un ulteriore risultato (sempre che non l’abbia prodotto comunque, vista la circolazione dei verbali già nella primavera 2020): indebolire il governo in carica.
Dagli atti emerge piuttosto il rapporto tra Amara e l’ambiente renziano. In particolare con Luca Lotti per il tramite di Andrea Bacci. Le dichiarazioni su Lotti, per la procura, rappresentano un “dato distonico” in quanto “non avrebbe mai fatto parte di Ungheria”. C’è un’ulteriore distonia, a nostro avviso, che riguarda la tempistica dei racconti di Amara: nel dicembre 2019 fa il nome di Conte (dicendo balle) ma nulla dice di un “pizzino” potenzialmente utile a Matteo Renzi (dagli atti non risulta alcun suo coinvolgimento nella vicenda, ndr) che, invece, mette sul tavolo ben due anni dopo. Nell’ottobre 2021 mette la procura di Perugia nelle condizioni di dare un’occhiata a un foglietto sequestrato a Bacci nel 2017. Un “manoscritto redatto da Amara, a dire dello stesso Bacci (…) nel quale viene richiesto un incontro con Lotti, da parte di Raffaele De Dominicis, magistrato di vertice della Corte dei Conti in relazione a un fascicolo da lui trattato che avrebbe coinvolto l’allora presidente del consiglio Renzi, richiesta di cui si faceva portatore proprio Amara”. Una vicenda tutta da verificare e, fino a prova contraria, priva di rilievi penali che però, per la procura umbra, costituisce “un riscontro oggettivo delle dichiarazioni rese da Amara in merito ai suoi rapporti con Lotti, sia pure mediati da Bacci, e al suo essere al centro di un sistema di relazioni che si prefiggeva di ingerirsi nelle nomine degli apicali della magistratura”. Il “sistema Amara”, quindi, era tutt’altro che una barzelletta. La procura spiega che la faccenda del “pizzino” in questione “non va sottovalutata”: “Amara si fa latore di un messaggio che sembra venire dal Procuratore Generale della Corte dei conti per ‘concordare’ l’esito di un’indagine contabile che riguardava niente di meno che l’allora Presidente del Consiglio dei Ministri”.
Passiamo al consigliere del Csm Sebastiano Ardita, definito da Amara vicino a Ungheria e tirato in ballo per una cena con altri presunti sodali della Loggia. Un’altra fandonia con “circostanze non secondarie oggettivamente smentite dai fatti”. Dopo la bufala che può mettere in crisi il governo Conte, arriva quindi la bufala su Ardita, che può devastare una parte del Csm, spaccare la corrente Autonomia&Indipendenza (determinante nell’imminente scelta del nuovo procuratore di Roma), distruggere il rapporto tra Ardita e Piercamillo Davigo e, dopo il caso Palamara, delegittimare ulteriormente la magistratura. Dopo le balle su Conte e Ardita c’è anche quella sul comandante generale della Guardia di Finanza Giuseppe Zafarana: sarebbe membro di Ungheria e gli avrebbe raccomandato di assumere, nel suo ufficio legale, l’avvocata Cristina Sgubin. Se la notizia fosse filtrata sarebbe crollato anche il vertice della Gdf. C’è qualcosa di vero? La procura parla di “assenza assoluta di ogni riscontro” a parte la “assoluta illogicità” per un generale della Finanza di “veicolare” la raccomandazione attraverso un “terzo estraneo” a un ulteriore “soggetto” che “fra l’altro avrebbe dovuto essere stato un suo sodale fratello” nella loggia in questione. Ma perché Amara tira in ballo Zafarana? È plausibile, spiega la procura, l’ipotesi di un “rapporto certamente non idilliaco fra Amara e la GdF” che aveva “condotto tutte le indagini” che hanno portato al suo arresto e alla sua condanna.
Altri racconti hanno però trovato riscontri che meritano ulteriori approfondimenti. La procura nazionale antimafia (coinvolta da Perugia) ha trovato riscontri, per esempio, su episodi che riguardano l’ex procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra o vecchi processi siciliani che riguardavano Berlusconi (fu archiviato) nelle stragi mafiose del 1992: “In definitiva” scrive la procura di Perugia “si può affermare che alcune circostanze narrate da Amara sono almeno in parte riscontrate. Lo sono le ombre gettate sulla figura di Tinebra in relazione all’omicidio di Luigi Ilardo”. E ancora: “In merito all’esistenza di procedimenti nisseni che avevano coinvolto Berlusconi (e Dell’Utri, ndr) è stato citato il procedimento (…) chiuso con decreto di archiviazione del Gip del 3 maggio 2002 (…) dal riscontro citato tuttavia non emerge il nominativo del pm che avanzò richiesta di archiviazione (…)”. La procura sul punto conclude che queste dichiarazioni avrebbero dovuto “rappresentare l’incipit del racconto fatto (da Amara, ndr) a Milano”. E sottolineando le sue contraddizioni, spiega che, però, le “circostanze acclarate come vere non rappresentano la prova che Amara le abbia acquisite” grazie alla “sua intraneità alla loggia”.
giovedì 7 luglio 2022
Qui di seguito il testo integrale del documento consegnato nelle mani del Presidente del Consiglio Mario Draghi poco fa a Palazzo Chigi. - Giuseppe Conte
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri,