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lunedì 5 giugno 2023

CI STIAMO PERDENDO IL PNRR PER LA 'TROPPA' BRAVURA DEL GOVERNO - Viviana Vivarelli - 4.giugno.2022


La Meloni è in difficoltà col PNRR perché non sa come spendere i soldi che l'Ue le darebbe se solo lei presentasse qualche proposta seria su come spenderli. Ma per ora non lo sa fare e a poco le servono i 4 Cavalieri dell'Apocalisse: Mantovano, Cassese, Violante e Marini.

Quando il Governo decide una spesa o un condono o una proroga di pagamenti, la Corte dei Conti deve dire se ce lo possiamo permettere o se manda all'aria il Bilancio, Ebbene, la Corte dei Conti ha criticato il modo in cui il Governo spende e spande i soldi per i soliti noti, restando poi con le casse del Tesoro vuote per cose più importanti: il lavoro, la sanità o i disastri naturali. E allora la gaia Giorgia ha limitato i poteri della Corte dei Conti, dicendole in pratica che il bilancio lo faccia a casa sua.
Nell'ultimo emedamento il Governo ha decretato la proroga dello scudo erariale e l’eliminazione del controllo che la Corte dei Conti esercita sul Pnrr e sul Pnc, il Piano Nazionale Complementare del valore di 30,6 miliardi, allegato al Piano di Ripresa e Resilienza.
Ma a questo punto hanno paura che la casalinga di Voghera non capisca quanto accada.
Lo scudo erariale è una specie di ciambella di salvataggio che salva gli amministratori da responsabilità per colpa grave. E' vero che lo aveva messo Conte ma era in tempo di pandemia, mentre ora allungarlo non avrebbe più ragione. Le regole europee per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund prevedono che ci sia un controllo sulla gestione finanziaria anche «per colpa grave».
La casalinga di Voghera avrebbe delle idee molto chiare su come spendere i soldi dell'Europa, essendo abituata da sempre a gestire i fondi di casa sua con prudenza e non a sfarfalleggiare spargendo ricchi premi e cotillon ai cortigiani di turno. E per sua fortuna non ha 4 leccakulo appresso che la approvano se spende in lustrini e galà.
In quanto al giudizio negativo dell'Unione Europea, ma chi se ne frega? È solo “Un fastidioso pregiudizio contro il governo”. Lo hanno detto anche al Tg1.
Peccato che da questo "pregiudizio" derivi avere o no 30,9 miliardi di euro.
Magari Cassese ci spiegherà come queste siamo bazzeccole. Ormai è in grado di spiegare anche la natura angelica dei diavoli. E che sarà mai?
Per Fitto “il caso è chiuso”. Lunedì mette la fiducia sul decreto. E bona lì. E Mattarella? Mattarella ha smesso da tempo di essere il custode della Costituzione e i discorsi seri li fa solo davanti all'Altare della Patria. Per il resto: ciccia.

martedì 9 maggio 2023

Ursula von der Leyen - Alessandro Orsini

 

Ancora un grande grazie a Ursula von der Leyen per avere trasformato l'Unione Europea nella vergogna dell'Unione Europea. Giunge ora la notizia che il Parlamento europeo andrà a un voto d'urgenza per distogliere i fondi europei dai programmi di spesa sociale e dello stesso Pnrr al fine di costruire munizioni da dare all'Ucraina. Scusate, avrei alcune domande. Ma i media dominanti in Italia non avevano detto, sin dal primo giorno di guerra, che la Russia è debolissima e noi fortissimi e che i russi sarebbero andati in banca rotta in tre giorni e noi a festeggiare al mare? E adesso viene fuori che noi europei stiamo con le pezze e non abbiamo munizioni e viene pure fuori che i soldi per le munizioni ci tocca prenderli dai soldi per i programmi sociali come pezzenti? Quindi viene fuori che l'Occidente non è onnipotente e la Russia impotente. Un'altra domanda: ma questo spettacolo da sbruffoni all'Alberto Sordi non è esatamente ciò da cui avevo messo in guardia all'inizio della guerra? Non avevo forse detto che l'Unione Europea non era assolutamente pronta per una guerra con la Russia di lungo periodo? E non è forse vero che per avere detto queste verità sono stato violentemente insultato e diffamato per 15 mesi senza sosta da tutti i media dominanti trasmissioni radiofoniche incluse? E quindi viene fuori che anche questa mia previsione era corretta. Un'ultima domanda: ma non sarà mica che tutto questo grande squallore morale e professionale accade perché il sistema dell'informazione in Italia sulla politica internazionale è corrotto dalla testa ai piedi?

https://www.facebook.com/photo?fbid=929676238251546&set=a.372727480613094

martedì 25 aprile 2023

Giuseppe Conte su dichiarazione di voto PNRR. - Salvatore Granata

 

"Avete detto che eravate pronti ma non siete affatto pronti e i dati forniti dalla Corte dei Conti sono allarmanti. Mi tremano le vene nei polsi quando leggo quanto poco è stato speso finora sulla sanità, una sanità disastrata, da codice rosso".

Così il leader del M5Stelle, Giuseppe Conte , intervenendo in dichiarazione di voto sul dl Pnrr, in aula alla Camera. Investire in sanità e in servizi sociali, come gli asili nido,
"è il modo per contrastare il decremento delle nascite", ha aggiunto Conte.

In buona sostanza il Def che taglia i fondi alla sanità e il rischio di perdere i fondi PNRR
per le case di comunità sono due facce della stessa medaglia: il governo Meloni smantella il servizio sanitario nazionale.

I ricchi potranno curarsi, pagando meno tasse, tutti gli altri dovranno attendere. In realtà avviene già da anni.

La strategia di definanziamento pubblico della sanità
voluta da questo esecutivo (e in precedenza da Letta, Gentiloni e poi Renzi) aumenterà il gap dalla media dei paesi europei e porterà al collasso del SSN, compromettendo il diritto alla tutela della salute.

Che schifo,
che incompetenza, che ignoranza, che menefreghismo. Vergogna assoluta di gente senza cuore e privilegiata, che guida un Paese disintegrato a tutti i livelli e in tutti gli ambiti.

Piazze. Bisogna scendere nelle piazze, insieme a tantissime altre organizzazioni affini di pensiero e di lotta.

Le parole non bastano più.
I sindacati si sveglino e i cittadini pure.

Salvatore Granata 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=2373159622865791&set=a.397017047146735

mercoledì 13 aprile 2022

Pos, doppia multa per chi non accetta pagamenti elettronici. Lotteria scontrini istantanea.

 


Per sburocratizzare e mandare in porto i 45 obiettivi del Pnrr previsti entro fine giugno, arriva al Consiglio dei ministri atteso per oggi (manca ancora la convocazione ufficiale) un pacchetto di norme all’insegna delle semplificazione (dagli appalti alla pubblica amministrazione) che comprende anche misure di contrasto all’evasione fiscale.

Lotteria degli scontrini istantanea.

Nel decreto Pnrr il Governo punta a rilanciare la lotta all’omessa fatturazione. Con l’estensione della fattura elettronica anche alle partite Iva nella Flat Tax aumenta il potenziale dei dati da incrociare. Una misura su cui però dovrà essere trovato l’accordo politico tra tutte anime della maggioranza. Oltre all'e-fattura c’è l’altra arma degli scontrini elettronici. Su questo fronte si intende rilanciare la lotteria degli scontrini con la vincita istantanea.

Multa per i pagamenti elettronici negati.

Per diffondere l’utilizzo del Pos si anticipa al 2023 l’attuazione della doppia sanzione (fissa più il 4% della transazione) per gli operatori che non accettano pagamenti elettronici. Sempre su questo fronte il Fisco chiederà l’invio obbligatorio di tutti le transazioni avvenute con moneta digitale. In questo modo si punta stanare l’evasione più difficile, ossia quella realizzata senza l’emissione di scontrini, fatture e ricevute. E in non pochi casi con il consenso tra chi compra o usufruisce di un servizio e chi lo effettua o vende. Tra le ipotesi anche un nuovo giro di vite sul bonus 110 per cento: per contrastare le frodi l'ipotesi è di rendere obbligatoria la comunicazione preventiva all'Enea.

https://www.ilsole24ore.com/art/stretta-pos-e-lotteria-scontrini-istantanea-il-dl-pnrr-arrivo-pacchetto-anti-evasione-AE2dXlRB

giovedì 10 febbraio 2022

Draghi, intervento ampio sulle bollette, fino a 7 miliardi. - Silvia Gasparetto

 

Più aiuti alle famiglie, poi misure strutturali. Il premier: 'Centrare il Pnrr'.


Un nuovo decreto sulle bollette ci sarà. Presto.

E di "ampia portata". Il premier Mario Draghi sceglie lo sfondo del porto di Genova, dove è tornato ieri per promuovere il Pnrr, per lanciare un messaggio rassicurante: non solo il Piano coi fondi europei sosterrà crescita e stabilità del Paese nel medio periodo ma nel frattempo il governo non "dimentica famiglie e imprese in difficoltà" e, anzi, sta lavorando a un nuovo provvedimento per calmierare gli aumenti di luce e gas che hanno registrato un "boom", certifica l'Arera, nonostante gli interventi messi in campo finora.   

Il prezzo dell'energia elettrica nei primi tre mesi dell'anno è raddoppiato (+55%) e poco meno ha fatto il gas (+41,8%), creando problemi non solo alle attività produttive ma anche ai sindaci, che stasera in protesta "spegneranno" i monumenti, gli uffici pubblici, alle asl e agli ospedali.

Di tutto questo dovrebbe tenere conto il nuovo intervento che potrebbe valere tra i 5 e i 7 miliardi, come ha spiegato la sottosegretaria al Mef Maria Cecilia Guerra, assicurando che questa volta si dovrebbero anche "rafforzare i bonus sociali". Si parte da circa 4 miliardi che arrivano in parte (per circa 1,5 miliardi) dalla prima mini tassazione degli extraprofitti realizzati dagli impianti a fonti rinnovabili. Altre risorse dovrebbero arrivare dalla destinazione dell'intero incasso delle aste di Co2 alla riduzione delle bollette, misura che l'Arera invita a rendere "strutturale". L'autorità per l'energia chiede anche al governo di rivedere in modo stabile gli oneri di sistema, eliminando dalla bolletta quelli che non hanno a che fare "con il sistema energetico". Ma la ricerca dei fondi è in corso e il perimetro dell'intervento sarà definito nel dettaglio solo quando si avrà piena contezza delle risorse. Che non saranno a deficit perché, almeno per il momento, a Palazzo Chigi e al Mef si continua a escludere il ricorso a uno scostamento di bilancio.

Tutti i partiti, però, restano in pressing: Giuseppe Conte chiede soluzioni "strutturali", la Lega lamenta in un flash mob alla Camera anche le difficoltà di piscine e impianti sportivi" ed esulta per l'annuncio di Draghi, mentre Enrico Letta insiste che bisogna fare presto per non azzoppare la ripresa, ed elenca tra le proposte del Pd anche quella di aumentare la produzione di gas nazionale, che pure è una delle opzioni sul tavolo. Per le misure di medio periodo si guarderebbe anche alla revisione degli stoccaggi mentre non si esclude, tra gli interventi immediati, di prevedere aiuti anche per il trimestre in corso per le imprese energivore.

Il nuovo decreto-energia dovrebbe arrivare la prossima settimana, mentre venerdì si dovrebbe chiudere in Consiglio dei ministri sulla riforma del Csm, mentre i ministri leghisti Garavaglia e Giorgetti stanno lavorando per portare al più presto il testo sulle concessioni balneari, su cui con il ministro Mariastella Gelmini hanno incontrato gli enti locali.

Ma la questione più urgente restano le bollette.

Che si tratti di una "mina" sulla strada della ripresa, come ribadisce il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, il governo è ben consapevole, tanto che si appresta a varare il quarto intervento in pochi mesi. Ma non cala la fiducia che l'economia possa superare la congiuntura e mantenere una crescita "sostenuta, equa e sostenibile" che è "il miglior custode della stabilità", ha detto Draghi visitando oltre al Porto di Genova anche il cantiere del Terzo Valico. Per la prima uscita dell'anno - a cui dovrebbero seguirne altre - il premier sceglie una città che è diventata "modello", che grazie al "coraggio dei genovesi" ha mostrato al Paese intero "come ripartire dopo una tragedia". Con un pensiero alle vittime del crollo del Ponte Morandi, e l'altro alla "collaborazione, rapidità e concrettezza" di tutti i soggetti coinvolti nella ricostruizione, Draghi ha sottolinato che quelli che ci aspettano sono "anni cruciali", in cui andranno centrati "tutti gli obiettivi del Pnrr" per "una questione di serietà" verso i cittadini e i partner europei, ma anche di "affidabilità". E per i quali servirà "lo stesso spirito di rinascita che oggi vediamo a Genova". 

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/02/09/draghi-intervento-ampio-sulle-bollette-fino-a-7-mld_cce63d4c-f101-4c14-9115-2ffb6b788629.html

venerdì 27 agosto 2021

Università: un miliardo del Pnrr in regalo ai privati. - Alessandro Bonetti

 

La soluzione sul modello dell’housing sociale.

Perdersi nelle centinaia di pagine del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr) e dei suoi allegati è molto facile e molte scelte del governo, pur assai rilevanti, rischiano di finire in secondo piano nel dibattito pubblico: è passata quasi inosservata, ad esempio, la riforma degli alloggi per gli studenti universitari e invece siamo, di fatto, di fronte a un vero e proprio regalo agli immobiliaristi.

Prima, però, facciamo un passo indietro. Il Covid ha costretto molti cosiddetti “fuorisede” ad abbandonare la città dove studiavano e ancora oggi le incognite restano tante. Certo, il prezzo degli affitti sembra essere leggermente sceso (-2,5%), ma sul ritorno in presenza delle lezioni pesa la mancanza di un’organizzazione condivisa e ben ragionata. Le criticità emerse con la pandemia si sono innestate su problemi strutturali, come i ritardi nell’assegnazione dei posti letto e le disomogeneità fra regioni. La scarsità degli alloggi disponibili fa sì che negli studentati viva solo il 5% degli universitari italiani, contro una media europea del 17% (dati Eurostudent).

In questo contesto di disagio, la versione definitiva del Pnrr prevede lo stanziamento di 960 milioni di euro per la residenzialità studentesca. L’obiettivo? Portare i posti per gli studenti fuorisede dagli attuali 40 mila a oltre 100 mila entro il 2026.

Come raggiungere questo traguardo? Eccoci giunti al punto cruciale: la revisione della legge 338/2000 e del decreto legislativo 68/2012 sulla realizzazione degli alloggi studenteschi. La riforma prevede “l’apertura della partecipazione al finanziamento anche a investitori privati, o partenariati pubblico-privati” e una lunga serie di altre concessioni ai signori del mattone.

Innanzitutto il governo sosterrà la “sostenibilità degli investimenti privati” con un regime di tassazione agevolato (“simile a quello applicato per l’edilizia sociale”). Poi, i nuovi alloggi potranno essere utilizzati dai gestori in modo “flessibile”. In altre parole, quando non serviranno a ospitare studenti, potranno essere affittati a terzi. Non solo: saranno ammorbiditi anche i requisiti sugli spazi comuni minimi. In cambio, i gestori dovranno soltanto provvedere a camere singole “meglio attrezzate”.

Infine, la ciliegina sulla torta. Il ministero dell’Università e della Ricerca coprirà in anticipo (!) ai privati gli “oneri corrispondenti ai primi tre anni di gestione delle strutture”. In sintesi, il governo riempirà generosamente di soldi pubblici le tasche dei costruttori privati, nella speranza che ciò possa triplicare gli alloggi studenteschi disponibili in Italia. Questa misura, che il Pnrr definisce una “architettura innovativa e originale”, nel migliore dei casi sarà un pasto gratis per gli immobiliaristi. Nel peggiore, non scalfirà il problema dei posti letto. In ogni caso, il percorso legislativo è stato avviato, dato che alcune delle modifiche previste dal Pnrr sono già state inserite nel recente decreto Semplificazioni.

Fra i diretti interessati (ossia gli studenti) inizia a serpeggiare qualche malumore. Giovanni Sotgiu, coordinatore dell’Unione degli Universitari, dice al Fatto: “L’intervento previsto nel Pnrr per aumentare i posti letto nelle residenze universitarie va nella direzione giusta, ma è sicuramente ancora insufficiente se si guarda al numero totale di immatricolazioni e lo si rapporta alla percentuale di beneficiari di posti letto”. Per Sotgiu l’aumento della soglia di cofinanziamento statale è positivo, ma “è necessario che i fondi raddoppino e si lavori sugli standard di qualità degli alloggi, oltre che sul numero”.

Non sono solo queste le preoccupazioni degli universitari. Sotgiu sottolinea che “la possibilità di cofinanziamento da parte dei privati, in un ambito determinante per l’accesso all’università pubblica di tante studentesse e tanti studenti, rischia di conferire una discrezionalità sui criteri di accesso alle residenze – come è già accaduto a Venezia – che può facilmente rivelarsi limitante ed escludente, ampliando le già note disuguaglianze territoriali”. Che fare, allora? “Stato e Regioni dovrebbero stanziare la quantità di finanziamenti sufficienti a coprire in toto il fabbisogno di posti alloggio, così da non dover subordinare i criteri di accesso agli interessi dei privati”.

Non c’è da nascondersi dietro un dito: la torta degli affitti studenteschi fa gola a molti. Nel settore alcuni si stanno già muovendo. Un esempio? Dopo i Giochi di Milano-Cortina del 2026, il villaggio olimpico diventerà in parte uno studentato, di cui si occuperà la Coima sgr dello sviluppatore Manfredi Catella, che gestisce 27 fondi immobiliari e vale 8,4 miliardi di euro di investimenti.

Invece di realizzare un massiccio piano di residenzialità pubblica, nel Pnrr si è insomma deciso di supportare (e garantire) gli investimenti privati. Il diritto allo studio, così, rischia di passare in secondo piano. Su un punto cruciale della vita universitaria, che avrà un impatto su migliaia di giovani, il governo sembra aver rinunciato a intervenire con decisione e coraggio.

ILFQ

Chi ha deciso che io debbo pagare anche le università private? E chi ha deciso che, se voglio mandare mio figlio a studiare nelle università private debbo pagare retta, vitto e alloggio?
Lo hanno deciso gli stessi che approfitteranno, come sempre hanno fatto di tutto, tanto pago io per agevolare loro??
Dimenticavo, abbiamo Draghi a presiedere il Consiglio dei Ministri...
c.

sabato 8 maggio 2021

Recovery, ritorna la task force dei trecento. - Salvatore Cannavò

 

Le sorprese della politica sono infinite. Come quella di trovare nel documento esteso del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr, il Recovery plan), di circa 2.500 pagine, che il governo ha inviato al Parlamento, una delle pietre dello scandalo utilizzate per far cadere il governo Conte.

Ricordate la vicenda della task force da 300 funzionari indicata in una delle primissime bozze del Pnrr, quando ancora il progetto era meno che ufficiale? Coloro che avevano deciso la fine dell’esecutivo giallorosa presero bene la mira e spararono decisi. Tutta Italia Viva, una parte del Pd, il centrodestra, giornali di varia estrazione, tutti si lanciarono contro quello che veniva presentato come un attacco alla democrazia.

Matteo Salvini: “Una task force da 300 persone, siamo matti?”. L’allora ministra Teresa Bellanova: “Se il premier vuole andare avanti deve ritirare la norma sulla task force. Non siamo una Repubblica fondata sui Dpcm”. L’immancabile professor Sabino Cassese: “Troppi poteri a una sola task force incomprensibile. È una soluzione rococò, denota sfiducia nello Stato”.

Il fuoco incrociato. Il ministro agli Affari europei, Vincenzo Amendola, si sbracciava cercando in buona fede di rassicurare: “L’idea di una governance è nelle linee guida della Ue a pagina 33”, insomma ce lo chiede Bruxelles. Niente, quelli andavano diritti, spalleggiati dai quotidiani amici. Il Sole 24 Ore: “Incredibile ma vero. Sei super manager e 300 tecnici per i fondi Ue”. Sebastiano Messina su Repubblica: “Più o meno gli stessi poteri che avevano i quadrumviri nell’ottobre del 1922: i quadrumviri di Mussolini alla marcia su Roma”.

La task force da 300 funzionari viene eliminata dai documenti preparatori e nel testo del 12 gennaio, l’ultimo redatto dal governo Conte, non c’è più. Così come viene tolta la “cabina di regia” immaginata da quell’esecutivo che prevedeva un trittico formato da Palazzo Chigi, Mef e Sviluppo economico.

La struttura risorta. Ieri al Parlamento sono arrivate le 2.500 pagine del documento complessivo, composto da allegati tecnici, tabelle di marcia, piani finanziari, suddivisione degli investimenti anno per anno – con l’obbligo di chiudere tutto al 31 agosto 2026 – insomma un apparato tecnico imponente. E cosa si trova a pagina 15 dell’allegato tecnico Implementation, monitoring, control and audit of the National Recovery Plan? La task force di 300 funzionari.

“Per quanto riguarda le risorse umane – si legge – è prevista un’azione straordinaria di rafforzamento del personale a beneficio della Pubblica amministrazione attraverso un piano di assunzione di personale esperto, a tempo determinato, specificamente destinato a pubbliche amministrazioni che hanno la responsabilità della implementazione/realizzazione delle iniziative e dei progetti del Pnrr”. Tra queste assunzioni, finalizzate a rendere più rapidi i progetti, ci sono 1.000 nuove assunzioni di “esperti” per il ministero guidato da Renato Brunetta, ci sono poi 2.800 assunzioni – il bando è stato già pubblicato il 6 aprile scorso – per le otto regioni del Mezzogiorno,

“Inoltre, per le strutture centrali di controllo presso il ministero dell’Economia e delle Finanze” è prevista “l’assunzione di un totale di trecento dipendenti a tempo determinato con possibilità di scorrimento in graduatoria, che rimarrà efficace per l’intera durata dell’attuazione del Pnrr”.

Eccoli i 300 che facevano scandalo e costituivano un attacco alla Repubblica, un orpello “rococò”. Semplicemente, come si evince dagli allegati del Pnrr, erano già richiesti dalle regole e dalle linee guida europee cui l’Italia si stava conformando.

L’entità-Cyber. Così come era legata a quelle indicazioni anche la Fondazione per la cybersecurity che Matteo Renzi ha scagliato a mo’ di clava contro Conte, accusandolo di voler mettere le mani sui Servizi segreti. La struttura di sicurezza, invece, è ancora là e il testo non lascia dubbi sulla sua genesi: “Le autorità nazionali competenti, in linea con le strategie dell’Ue, favoriranno l’identificazione di una nuova entità (corsivo nostro, ndr) di cyber sicurezza nazionale, attualmente oggetto di dibattito politico”.

La struttura si chiama ora “entità” – come veniva indicato Israele dai Paesi che non volevano riconoscerlo come Stato – e soprattutto il testo ammette che è in corso un “dibattito politico” sulla sua composizione e controllo.

L’ultima cabina. Il problema si ripropone per l’ultimo tassello della governance complessiva presentata all’Unione europea, cioè la “Cabina di regia” collocata a Palazzo Chigi e che supervisiona l’intero Piano. Nel documento presentato ieri viene specificato che “la struttura, la composizione, le modalità operative e il collegamento con le divisioni della Presidenza del Consiglio dei ministri saranno definiti con un apposito provvedimento adottato dopo la presentazione del presente Piano alla Commissione europea, che sarà adeguatamente rafforzato a tal fine”. Delle strutture e forze che ne dovranno fare parte si fa riferimento solo a “rappresentanti designati dalle Amministrazioni coinvolte, rappresentanti designati dalla Conferenza Unificata e dai rappresentanti delle realtà economiche e sociali di riferimento”. Dalle cronache semi-ufficiali sappiamo che il provvedimento non viene emanato perché le forze politiche non hanno un accordo su chi e come dovrà rappresentarle.

Il Pnrr è una grande occasione per il Paese, ma anche per chi lo gestisce.

Le manovre, le ipocrisie, le falsità che finora lo hanno accompagnato si spiegano facilmente.

IlFQ

martedì 27 aprile 2021

Recovery: Draghi in Parlamento: 'Disponiamo di 248 miliardi. Prepariamo l'Italia di domani'.

L'intervento alla camera.

Presentato il piano alla Camera, oggi la replica.


"Sbaglieremmo tutti a pensare che il Pnrr pur nella sua storica importanza sia solo un insieme di progetti, di numeri, scadenze, obiettivi. Nell'insieme dei programmi c'è anche e soprattutto il destino del Paese".

Lo dice il presidente del Consiglio Mario Draghi nelle comunicazioni in Aula alla Camera sul Recovery.  

Nel Pnrr c'è "la misura di quello che sarà il suo ruolo nella comunità internazionale, la sua credibilità e reputazione come fondatore Ue e protagonista del mondo occidentale. E' questione non solo di reddito e benessere, ma di valori civili e sentimenti che nessun numero e nessuna tabella potrà mai rappresentare", aggiunge  il presidente del Consiglio

IL RECOVERY TRASMESSO IN PARLAMENTO, 'UN PIANO EPOCALE'.

Secondo il premier, "nel realizzare progetti, ritardi, inefficienze e miopi visioni di parte peseranno sulle nostre vite soprattuto su quelle dei più deboli, i figli e nipoti e forse non ci sarà piu tempo per porvi rimedio".

"Il Recovery ha 3 obiettivi - spiega ancora Draghi -: il primo con un orizzonte ravvicinato è riparare i danni della pandemia, che ci ha colpito più dei nostri vicini europei, il pil caduto è dell' 8,7, i giovani e le donne hanno sofferto di più il calo dell'occupazione. Le misure di sostegno hanno attutito l'impatto sociale ma questo si è sentito sulle fasce più deboli", ha detto ancora Draghi.

Cgil, Cisl, Uil valutano "l'importanza strategica" del Piano di ripresa e resilienza quale "strumento fondamentale per la ripresa del Paese, per aumentare l'occupazione in particolare giovanile e femminile e per ridurre i divari territoriali. Per queste ragioni "considerano inadeguato il confronto finora avuto con il Governo in ordine alla definizione delle priorità strategiche, degli obiettivi e delle risorse del Piano stesso". Così i segretari generali Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri in una nota con le prime valutazioni sul Recovery.

Ecco i punti principali dell'intevento di Draghi.

248 MILIARDI A DISPOSIZIONE.

"Oltre al Pnrr da 191,5 miliardi e al Piano complementare da 30,6 miliardi "sono stati stanziati, inoltre, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche". "È poi previsto il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione, utilizzate nell'ambito del dispositivo europeo per il potenziamento dei progetti ivi previsti per 15,5 miliardi. Nel complesso potremo disporre di circa 248 miliardi di euro". A tali risorse, si aggiungono poi quelle rese disponibili dal programma REACT-EU che vengono spese negli anni 2021-2023. Fondi per ulteriori 13 mld".

26 MILIARDI ALLE OPERE.

"Sono stati stanziati entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche. Queste includono la linea ferroviaria ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria - che diventerà una vera alta velocità - e l'attraversamento di Vicenza relativo alla linea ad Alta Velocità Milano-Venezia".

22 MILIARDI SUL LAVORO, FOCUS AL GAP DI GENERE.

"La quinta Missione è destinata alle politiche attive del lavoro e della formazione, all'inclusione sociale e alla coesione territoriale. I fondi destinati a questi obiettivi superano nel complesso i 22 miliardi. Ulteriori 7,3 miliardi di interventi beneficeranno delle risorse di React-Eu. Sono introdotte misure a sostegno dell'imprenditorialità femminile e un sistema di certificazione della parità di genere che accompagni e incentivi le imprese ad adottare politiche adeguate a ridurre il gap di genere"

IMPEGNO PER LA PROROGA AL 2023 DEL SUPERBONUS.

"Per il Superbonus al 110% sono previsti, tra PNRR e Fondo complementare, oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. Non c'è alcun taglio. La misura è finanziata fino alla fine del 2022, con estensione al giugno 2023 solo per le case popolari (Iacp). È un provvedimento importante per il settore delle costruzioni e per l'ambiente. Per il futuro, il governo si impegna a inserire nel disegno di legge di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021".

ASSEGNO UNICO STRUMENTO PER IL SOSTEGNO ALLE FAMIGLIE.

"Grazie all'azione di questo Parlamento, l'assegno unico diventerà lo strumento centrale e onnicomprensivo per il sostegno alle famiglie con figli, in sostituzione delle misure frammentarie fino ad oggi vigenti. È una riforma che rappresenta un cambio di paradigma nelle politiche per la famiglia e a sostegno della natalità".

GARANZIA DI STATO AI GIOVANI CHE COMPRANO CASA.

"Oltre al piano agli asili nido, di cui ho già parlato, i giovani beneficiano dalle misure per le infrastrutture sociali e le case popolari. E in un prossimo decreto, di imminente approvazione, sono previsti altre risorse per aiutare i giovani a contrarre un mutuo per acquistare una casa. Sarà possibile non pagare un anticipo, grazie all'introduzione di una garanzia statale".

ASSISTENZA A CASA AL 10% DEGLI OVER 65 NON AUTOSUFFICIENTI. 

Nel Pnrr "è previsto un significativo incremento delle prestazioni un'assistenza domiciliare. Fino a prendere in carico entro il 2026 il 10% delle persone sopra i 65 anni che necessitano di assistenza oltre alle persone affette da patologia cronica". Lo dice il presidente del Consiglio Mario Draghi nelle comunicazioni in Aula alla Camera sul Recovery. "Introduciamo un'importante riforma per la non autosufficienza, con l'obiettivo primario di offrire risposte ai problemi degli anziani", spiega Draghi che sottolinea: "Dopo le sofferenze e le paure di questi mesi di pandemia, non possiamo dimenticarci di loro" 

I GIOVANI TRA I MAGGIORI BENEFICIARI DEL PIANO.

"I giovani saranno tra i principali beneficiari di tutto il Piano. Gli investimenti e le riforme sulla transizione ecologica creeranno principalmente occupazione giovanile. La creazione di opportunità per i giovani nel mondo del lavoro sarà anche l'effetto naturale degli interventi sulla digitalizzazione che, tra l'altro, consentiranno di completare la connettività delle scuole". 

LA CRESCITA DEL  MEZZOGIORNO UNA PRIORITA.'

"La crescita del Mezzogiorno rappresenta l'altro aspetto prioritario trasversale al Piano. Il potenziale del sud in termini di sviluppo, competitività e occupazione è tanto ampio quanto è grande il suo divario dal resto del Paese. Non è una questione di campanili: se cresce il sud, cresce anche l'Italia. Più del 50 per cento del totale degli investimenti in infrastrutture - soprattutto l'alta velocità ferroviaria e il sistema portuale - è diretto al sud"

 GIU' I TEMPI DEL PROCESSO CIVILE.

"Il Governo intende ridurre l'inaccettabile arretrato presente nelle aule dei tribunali, e creare i presupposti per evitare che se ne formi di nuovo. Questo è uno degli impegni più importanti ed espliciti che abbiamo preso verso l'Unione europea. L'obiettivo finale che ci proponiamo è ambizioso, ridurre i tempi dei processi del 40 per cento per il settore civile e almeno del 25 per cento per il penale" 

ENTRO MAGGIO IL DECRETO PER L'ATTUAZIONE DEL PNRR.

"Entro maggio presentiamo un decreto che interviene con misure di carattere prevalentemente strutturale volte a favorire l'attuazione del PNRR e del Piano complementare. Oltre a importanti semplificazioni negli iter di attuazione e di valutazione degli investimenti in infrastrutture, si procede a una semplificazione delle norme in materia di appalti pubblici e concessioni".

HO FIDUCIA NEGLI ITALIANI, ATTUEREMO AL RECOVERY.

"Sono certo che riusciremo ad attuare questo Piano. Sono certo che l'onestà, l'intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità, gli interessi costituiti. Questa certezza non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli Italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme quando l'emergenza ci chiama alla solidarietà, alla responsabilità"

ANSA

domenica 25 aprile 2021

Recovery plan, nella notte la presentazione al cdm: su richiesta dell’Ue definiti i tempi della riforma fiscale. La proroga del Superbonus in manovra. Pd: “Quote di assunzioni per giovani e donne”.

 

L'appuntamento è slittato per due volte a causa prima delle tensioni politiche, poi dell'interlocuzione con Bruxelles sulle riforme, passata anche per una telefonata tra Draghi e la presidente della Commissione von der Leyen. Dopo ore di confronto il premier ha detto di aver ottenuto via libera. I ministri non hanno votato: prima è prevista la presentazione alle Camere. Ma per eventuali modifiche ci saranno solo due giorni, poi il testo va inviato a Bruxelles.

E’ finito poco prima della mezzanotte di sabato il consiglio dei ministri durante il quale il ministro dell’Economia Daniele Franco ha presentato al resto del governo il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un appuntamento slittato per due volte e iniziato solo a tarda sera (la prima convocazione era per le 10 del mattino) a causa prima delle tensioni politiche sulla proroga del Superbonus, poi della lunga interlocuzione con Bruxelles sulle riforme, passata anche per una telefonata tra il premier Mario Draghi e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Dopo ore di confronto, in particolare sui piani che riguardano fisco e concorrenza ma anche sulle semplificazioni per velocizzare gli appalti, l’ex presidente della Bce ha informato i ministri di aver ottenuto “green light” da Bruxelles, ma ci sono ancora questioni – “molto marginali” – su cui la discussione continua. Nella versione finale comunque ci sono già alcune modifiche: per esempio vengono definiti i tempi per la riforma fiscale. Il governo presenterà al Parlamento entro il 31 luglio 2021 una legge delega.

Il piano non è stato votato: prima è in calendario il passaggio alle Camere, a cui Draghi riferirà lunedì e martedì pomeriggio. Il premier, stando a quanto hanno riferito i ministri, avrebbe lasciato intendere che il testo non è blindato ma aperto a migliorie da parte del Parlamento, ma i tempi per l’invio ufficiale a Bruxelles sono quelli noti: entro il 30 aprile, venerdì prossimo. Quindi il tempo per le eventuali modifiche si riduce a poche ore. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, che lo aveva già sottolineato nei giorni scorsi, oggi su Twitter scrive che “nessuno in Italia ha ancora visto il testo, nonostante il Parlamento lo debba votare martedì. Democrazia, Costituzione e sovranità popolare buttate nella discarica. Tutto normale? Ai presidenti di Senato e Camera e al Capo dello Stato sta bene così?”.

Le richieste di Bruxelles – L’Europa ha chiesto maggiore chiarezza sui modi, sulle azioni e soprattutto sui tempi: vale per il fisco dove si chiede di dettagliare l’entrata in vigore della riforma Irpef e in cosa consisterà la riforma delle aliquote, per la giustizia (serve un cronoprogramma con la percentuale di abbattimento dei tempi dei processi), per la concorrenza (vanno specificati nel dettaglio gli interventi di semplificazione). Il premier, viene spiegato, ha fornito in prima persona rassicurazioni sull’impegno del paese a dare puntuale attuazione agli obiettivi del Piano in particolare per quanto riguarda le riforme strutturali, uno dei maggiori crucci dell’Europa che teme le lungaggini italiane.

La soluzione per la proroga del Superbonus: rinvio alla manovra – Sul fronte di scontro interno, quello della maxi detrazione del 110% per gli interventi di efficientamento energetico per la cui proroga si è speso anche il leader in pectore del M5s Giuseppe Conte, la pace è arrivata attraverso una soluzione di compromesso: c’è l’impegno del ministro dell’Economia a valutare il prolungamento al 2023 a settembre con la manovra, quando il quadro sull’utilizzo dell’incentivo sarà più chiaro e si capirà anche se serviranno davvero risorse in più. Tutto dipende dall’effettivo successo della misura e dunque dal costo che va preventivato. Nel Pnrr ci sono oltre 18 miliardi, che in base alle stime attuali bastano però solo fino a fine 2022 (giugno 2023 solo per gli immobili Iacp). Al termine del cdm il Movimento ha espresso “soddisfazione“, dando per acquisito che il superbonus “avrà copertura fino al 2023”.

La Lega in cdm non ha espresso riserve, nemmeno sullo stop di quota 100 la cui sperimentazione si conclude a fine anno e che il Pnrr ufficializza non verrà rinnovata. Giancarlo Giorgetti si sarebbe limitato a soffermarsi sugli aspetti di sua competenza. E il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, avrebbe fatto un intervento apparso “collaborativo”. In compenso poco dopo la fine del cdm il leader Matteo Salvini ha fatto una diretta facebook in cui pur esprimendo sostegno al governo rilancia la battaglia contro il coprifuoco alle 22, che il governo non ha voluto modificare per non dare un segnale di totale abbandono delle restrizioni nonostante dal 26 aprile in zona gialla i ristoranti all’aperto riaprano anche la sera.

Pd: “C’è clausola di condizionalità per assunzioni di donne e giovani” – Soddisfatto anche il Pd, che rivendica quella che qualcuno ha ribattezzato norma Letta, cioè una clausola sulla condizionalità per donne e giovani. Tradotto: ciascun progetto del Recovery dovrebbe avere una ‘quota’ obbligatoria per l’assunzione di donne e giovani. In pratica nei bandi di gara ci saranno clausole dirette a “condizionare l’esecuzione dei progetti” alla loro assunzione. “Un provvedimento che nei prossimi anni potrà trasformare il mercato del lavoro e ridurre disuguaglianze e divari”, scrive su Twitter la capogruppo dem al Senato, Simona Malpezzi. Quanto ad altre questioni più locali che nelle scorse ore avevano agitato le acque, la viceministra dell’Economia Laura Castelli domenica mattina ha assicurato che “il centro per l’intelligenza artificiale sarà a Torino, come previsto. Con le modifiche apportate ieri, infatti, il Pnrr prevede bandi per identificare le città Campioni Nazionali di R&S, ma ‘tenendo conto delle mappature precedenti’. Questo, nel rispetto di quanto deciso dal Consiglio dei Ministri del 4 settembre 2020, permette alla Città di Torino di vedere assegnato direttamente il I3A. Dunque i bandi interverranno solo dove non sono state fatte scelte precedenti”.

Il comunicato: “Soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei” – Il comunicato del cdm ricorda che “l’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del programma Next Generation EU”. Si tratta del “Dispositivo per la Ripresa e Resilienza e del Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa (REACT-EU). Il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto, da impiegare nel periodo 2021-2026″. A questi fondi si aggiungono appunto quelli del React Eu più 30 miliardi di risorse nazionali a debito. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza “prevede un corposo e organico pacchetto di investimenti e riforme, con l’obiettivo di modernizzare la pubblica amministrazione, rafforzare il sistema produttivo e intensificare gli sforzi nel contrasto alla povertà, all’esclusione sociale e alle disuguaglianze, per riprendere un percorso di crescita economica sostenibile e duraturo rimuovendo gli ostacoli che hanno bloccato la crescita italiana negli ultimi decenni”.

Come è noto si articola in 6 missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Il governo rivendica che il piano “è in piena coerenza con i sei pilastri del Ngeu e soddisfa i parametri fissati dai regolamenti europei, con una quota di progetti “verdi” pari al 40 per cento del totale e di progetti digitali del 27 per cento. Il 40 per cento circa delle risorse territorializzabili sono destinate al Mezzogiorno, a testimonianza dell’attenzione al tema del riequilibrio territoriale”.

ILFQ