martedì 16 luglio 2019

Paolo Borsellino, le audizioni segrete: “Ci danno le auto blindate solo di mattina. Così di sera possiamo essere uccisi”. - Giuseppe Pipitone

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La commissione declassifica gli atti fino ad oggi top secret. Si comincia con le testimonianze del giudice assassinato in via d'Amelio il 19 luglio del 1992. L'8 maggio da componente del pool antimafia diceva: "Buona parte di noi non può essere accompagnato in ufficio di pomeriggio da macchine blindate - come avviene la mattina - perché di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi".

Nel 1984 al tribunale di Palermo c’era una sola auto blindata che poteva accompagnare i giudici al tribunale. Sissignore: in una città in mano a Cosa nostra, lo Stato non riusciva a proteggere i suoi esponenti. Che infatti venivano uccisi. È un racconto paradossale e a tratti drammatico quello che arriva dalla voce di Paolo Borsellino, audito dall’Antimafia l’8 e il 9 maggio del 1984. La commissione di Palazzo San Macuto presieduta da Nicola Morra – con la consuenza del pm Roberto Tartaglia – ha infatti deciso di desecretare tutti gli atti raccolti dalla sua istituzione nel 1962. A cominciare dalle audizioni del magistrato assassinato in via d’Amelio il 19 luglio del 1992. Sono sei le volte in cui Borsellino compare davanti all’Antimafia tra il 1984 e il 1991. La prima è a Palermo, la città dei mille morti ammazzati all’anno: eppure non c’erano abbastanza scorte per proteggere i giudici del neonato pool Antimafia. A raccontarlo ai parlamentari arrivati in Sicilia è lo stesso Borsellino, in quel momento componente del pool creato dal giudice Rocco Chinnici, che era stato ammazzato il 29 luglio del 1983.
“Blindate solo di mattina. Così di sera possiamo morire” –  Il momento storico era particolarmente delicato: Tommaso Buscetta era stato da poco arrestato in Brasile (ottobre 1983), ma ancora non era stato estradato. E poi, dopo gli omicidi del commissario Boris Giuliano (21 luglio 1979), del giudice Chinnici, si era aperto un grosso problema: Cosa nostra aveva alzato il tiro, uccidendo gli esponenti dello Stato che davano la caccia a boss e killer. Non a caso, nell’audizione Borsellino affronta anche il tema della sicurezza personale e della gestione dei dispositivi di scorta, sottolineando alcuni evidenti paradossi. “Con riferimento al personale ausiliario – dice Borsellino –  desidero precisare che non si tratta soltanto dei segretari e dei dattilografi, dei quali dovremmo avere garantita la presenza per tutto l’arco della giornata e non soltanto per la mattinata (perché non lavoriamo soltanto di mattina), ma anche degli autisti giudiziari, perché buona parte di noi non può essere accompagnata in ufficio di pomeriggio da macchine blindate – come avviene la mattina – perché di pomeriggio è disponibile solo una macchina blindata, che evidentemente non può andare a raccogliere quattro colleghi. Pertanto io, sistematicamente, il pomeriggio mi reco in ufficio con la mia automobile e ritorno a casa alle 22. Magari con ciò riacquisto la mia libertà utilizzando la mia automobile; però non capisco che senso abbia farmi perdere la libertà la mattina per essere, poi, libero di essere ucciso la sera”.
“Il computer è arrivato ma è rotto” – Durante quella stessa audizione, Borsellino parla anche delle tecnologie a disposizione del pool antimafia. “Il computer è finalmente arrivato, ma purtroppo non sarà operativo se non fra qualche tempo”, dice il giudice ai commissari parlamentari sottolineando “la gravità dei problemi, soprattutto di natura pratica, che noi dobbiamo continuare ogni giorno ad affrontare, soprattutto con il fenomeno che stiamo in questo momento vivendo, cioè della gestione dei processi di mole incredibile, perché un solo processo è composto da centinaia di volumi e riempie intere stanze”. Borsellino sottolinea quanto fosse indispensabile l’utilizzo dei computer, ma nonostante tutto non era utilizzabile: “Sembra che i problemi di installazione siano estremamente gravi. E’ stato messo in un camerino e stiamo aspettando. E’ diventato indispensabile nella gestione perché la mole dei dati contenuti anche in un solo processo, questo che attualmente impegna quattro magistrati, è tale che non è più possibile continuare a usare i sistemi tradizionali delle rubrichette artigianali”.

Massoni, audio e pugnalate: guida ragionata al caso Rubli. - Antonio Padellaro

Massoni, audio e pugnalate: guida ragionata al caso Rubli

- Certi di fare cosa gradita ai nostri lettori, ecco una piccola guida per orientarsi nell’affaire Lega-Russia. Dal possibile titolo: all’inseguimento dei rubli verdi.

AUDIO Quanti ce ne sono ancora in giro? E chi li ha prodotti? E chi li ha diffusi? E perché? Sulla ghiotta vicenda si confrontano (almeno) tre partiti. C’è chi prende di petto Matteo Salvini e sostiene che trattasi di grave scandalo “che offende l’Italia e la nostra collocazione internazionale” (Zingaretti, Gentiloni, Letta). C’è chi minimizza derubricando il tutto a iniziativa personale (di Gianluca Savoini), in un clima da pochade (vedi Gossip). Per La Verità, al contrario, esiste un vero e proprio agguato ordito dagli amici di Macron (si parla di “ombra francese”) ai danni del vicepremier leghista. Maurizio Belpietro s’interroga allusivo sui giornalisti dell’Espresso, che per primi parlarono di questa storia: “Davvero ascoltarono dal tavolo di fianco la conversazione tra Savoini e i suoi misteriosi emissari?”. E, “sono in grado di dimostrare di non essere stati loro a registrare il colloquio e a consegnarlo alla Procura milanese?”. “Come Belpietro sa ogni buon giornalista non rivela mai le sue fonti”, replica secco il direttore del settimanale, Marco Damilano. Infine: chi diavolo è Francesco, il terzo uomo (italiano) seduto con gli emissari russi al Metropol, accanto a Savoini e all’avvocato Gianluca Meranda (vedi Massoneria)?
BORGHEZIO MARIO “Gianluca Savoini, un soldato leghista. Resterò sempre suo amico perché abbiamo la stessa ossatura dottrinale. Salvini lo scarica? Fa parte del gioco”. Quando si dice: il bacio della morte.
CHERCHEZ LA FEMME “Mi sembra strano che si dia un appuntamento al Metropol, in quell’albergo non porti nemmeno l’amante se non vuoi farlo sapere al mondo” (Fabrizio Candoni, ex Confindustria Russia). “Tre leghisti con mogli russe, interessi russi, passioni russe” (Il Fatto). Alexandre Dumas (padre) fa dire a un suo personaggio che “c’è una donna in ogni caso e appena mi portano un rapporto, io dico: cherchez la femme”. La giovane interprete russa Irina Osipova afferma che con lei Savoini si è sempre comportato da gentiluomo. “Avevo 25 anni e si fece vivo su Facebook. Ci misi un po’ a capire se gli interessassi io o il mio paese. Vista la sua età non interessava lui a me”. Tutto a posto anche perché Irina rivela che Savoini ha una moglie russa, “una bella donna più alta di lui”. Qualche ruggine insomma sopravvive: “Si era offeso perché non lo avevo citato in un’intervista, ma una persona che conta non se la prende”. Niente a che vedere (così sembra) con Enzo, lo sfigato di Carlo Verdone (Un sacco bello) che partiva per fare conquiste in Polonia con la valigia zeppa di biro e calze di nylon. Claudio D’Amico, personaggio chiave della sottotrama Mosca-Sesto San Giovanni (dove è assessore) tiene invece a precisare di essersi “separato da Svetlana” (la moglie bielorussa). Ne prendiamo atto.


CONTE GIUSEPPE Salvini si sente “pugnalato alle spalle” dal premier (Il Messaggero) che tuttavia replica: “Perché negare l’evidenza?”. Lo scazzo riguarda la nota di Palazzo Chigi sull’invito di Savoini alla cena di Villa Madama con Putin. Presenza “sollecitata dal signor Claudio D’Amico, consigliere per le attività strategiche di rilievo internazionale del vicepresidente Salvini”. Una precisazione puntuta. Forse troppo per il “vicepresidente” (peraltro avvertito dal premier prima della precisazione). La cosa, naturalmente, non può finire qui. Il “pugnalatore” ieri molto si è irritato (“Scorrettezza istituzionale. Manovra? Decido io”) per il vertice con i sindacati convocato da Salvini (con l’indagato Siri) al Viminale. Tornano spifferi di possibile crisi anche se per votare a settembre il patatrac dovrebbe avvenire entro il 20 luglio, dopodomani o giù di lì. Di sicuro, prepariamoci a un autunno di fuoco.
DIO, PATRIA, FAMIGLIA Hanno barbe solenni, predicano l’antiglobalismo, sostengono la famiglia “tradizionale” ma soprattutto combattono i gay e il mondo LGBT. Zubarev e Komov erano presenti al congresso leghista del 2013 e al convegno di Verona sulla famiglia. Sensibilità condivise dal cosiddetto “oligarca ortodosso” Konstantin Malofeev, che vede in Putin un’incarna - zione e un nuovo zar. Il più famoso è Aleksandr Dugin, battezzato il “Rasputin di Putin”, autore di un’intervista a Salvini su Tzar Grad Tv (bacino d’utenza di 45 milioni di persone). È possibile che il santo rosario esibito dal Capitano sul palco di Milano, e l’invocazione ai sei patroni d’Europa (compresi i santi Cirillo e Metodio) siano il frutto di una conversione autentica all’ortodossia cristiana e non frutto del vile denaro.
GIUDA MINORE In un terrificante articolo di Libero così viene apostrofato Luigi Di Maio, definito anche “analfabeta, e perciò più protervo”. La colpa: avere sollecitato la presenza di Salvini in Parlamento per chiarire la vicenda (“Imita il Pd, è ora di finirla con il M5S”). Con i rapporti tra i due contraenti di governo in forte difficoltà, a Montecitorio e dintorni ci si chiede: se arrivano nuovi audio che succede? Commento di un elettore salviniano colto al volo: con degli amici così i nemici non servono.
GOSSIP Espressione riesumata dalla presidente del Senato, Elisabetta Casellati per stoppare la convocazione di Salvini sollecitata dell’opposizione. Si minimizza derubricando il possibile scambio rubli-gasolio come pettegolezzo, chiacchiera, diceria. Come ai tempi del bunga bunga di Berlusconi, anche Salvini si aggrappa all’improbabile ciambella gossippara, mentre il mare si fa grosso. Un tempo il famoso marito scoperto dalla moglie a letto con l’amante farfugliava: cara non è come tu pensi. Oggi può serenamente precisare: cara non ci badare è solo gossip. Da Ruby ai rubli.
MASSONERIA Con l’avvocato Meranda, ritratto con grembiulino d’ordinanza, fa il suo solenne e immancabile ingresso. Non la Gran Loggia, si fa notare, bensì il Grand’Oriente di osservanza francese L’autodenuncia di Meranda (“al Metropol c’ero anch’io”) porta acqua al complotto anti-Salvini (vedi Macron).
MATTEO E GLI AMICI Avere negato l’evidenza dello stretto rapporto con Savoini (immortalato da una caterva di foto insieme) suscita sconcerto anche tra i fan di Salvini. Colpisce la manifesta imprudenza dimostrata dall’uomo di governo. “Finché fai la fiera della salamella ci sta, se sei vicepresidente del Consiglio non ci puoi andare perché ti ci porta Savoini” (Candoni). “Quando si è al governo bisogna diventare ancora più cauti: devi stare attento non solo agli amici ma anche agli amici degli amici” (Edward Luttwak). La pacchia è finita.
STRATEGIE IN SALSA LEGHISTA “Rubli o non rubli, i legami tra la Lega e Mosca sono molto stretti e documentati” (Angelo Panebianco). “Macché complotto, gli Usa si fidano di Salvini” (Luttwak). La famosa, lungimirante, italica politica del piede in due staffe. Poi però qualcuno si arrabbia.


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Bankitalia: debito pubblico cala a maggio a 2.364,7 mld.

Una veduta della sede della Banca d'Italia a Palazzo Koch.

Scende di 8,7 miliardi rispetto al mese precedente.


A maggio il debito delle amministrazioni pubbliche è stato pari a 2.364,7 miliardi, in diminuzione di 8,7 miliardi rispetto al mese precedente. Lo si legge nella pubblicazione statistica "Finanza pubblica: fabbisogno e debito" di Bankitalia. L'andamento, spiega Via Nazionale, riflette la riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (11,3 miliardi, a 47,2; erano pari a 57,6 miliardi a maggio 2018), solo parzialmente compensata dal fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (1,1 miliardi) e dall'effetto complessivo degli scarti e dei premi all'emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e della variazione del tasso di cambio (1,6 miliardi). Con riferimento ai sottosettori il debito delle amministrazioni centrali è diminuito di 8,7 miliardi; il debito delle amministrazioni locali e quello degli enti di previdenza sono rimasti pressoché invariati.