venerdì 22 maggio 2020

Divieto di verità. - Marco Travaglio

Il giornalismo spazzatura - Il Blog delle Stelle
Le immonde gazzarre degli ultimi due giorni, prima al Senato contro il ministro Bonafede e poi alla Camera contro il deputato M5S Riccardo Ricciardi, proseguite sui social e sui giornaloni, dimostrano che in Parlamento tutto si può dire fuorché la verità. Chi la dice viene lapidato e crocifisso, mentre chi mente passa per un gran fico e la fa franca. L’altroieri, tentando di spiegare la loro scombiccherata mozione di sfiducia e il loro voto favorevole a quella opposta della Bonino, i forzisti accusavano il ministro di aver detto: “In carcere non ci sono innocenti”. Ma Bonafede non l’ha mai detto. Una sera, a Otto e mezzo, una giornalista di Repubblica gli contestò la legge blocca-prescrizione per via degli “innocenti che finiscono in carcere”. Lui, stupefatto, rispose: “Cosa c’entrano gli innocenti che finiscono in carcere? Gli innocenti non finiscono in carcere…”. Sottinteso: “…con la blocca-prescrizione”. Com’è noto, in carcere si può finire per espiare una condanna definitiva, da sicuri colpevoli; o in custodia cautelare durante le indagini e/o il dibattimento, da “presunti non colpevoli”. E bloccare la prescrizione dopo la sentenza di primo grado non modifica di un millimetro né la custodia cautelare né l’espiazione della pena. Questo disse Bonafede: la pura verità.
Intanto la Bonino e l’Innominabile, smanettando su Google, han trovato un’intervista del 2016 rilasciata da Bonafede (all’epoca soltanto deputato M5S) a Repubblica e han pensato bene di non leggerne il testo, ma solo il titolo: “Se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta”. L’Innominabile l’ha associato ai ministri-martiri dei governi Pd costretti alle dimissioni o destinatari di mozioni di sfiducia. Quelli che fu lui stesso a spingere o ad accompagnare alla porta. In ogni caso, in quell’intervista, Bonafede non parlava di ministri Pd, ma di una sindaca M5S a cui Grillo e Casaleggio avevano chiesto le dimissioni: Rosa Capuozzo di Quarto (Napoli), che non era indagata, ma non aveva denunciato le pressioni di un consigliere M5S eletto con i voti di un presunto boss locale (ed espulso). Bonafede, in tutta l’intervista, non diceva mai la frase inventata nel titolo di Repubblica e citata dal duo Bonino-Innominabile (“Se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta”). Diceva invece che “per il M5S i voti della camorra, anche se non determinanti…, sono irricevibili. Abbiamo … mandato via per tempo il consigliere indagato, ora chiediamo un passo ulteriore… Ci sono forti ombre sui voti dati a un nostro consigliere. Contro il voto di scambio noi ci battiamo quotidianamente senza se e senza ma. Facessero gli altri quel che abbiamo fatto noi”.
Ormai funziona così: si inventano frasi mai dette, poi si chiama chi non le ha dette a discolparsi e, se quello esprime il suo vero pensiero, lo si accusa di incoerenza.
Ieri, alla Camera, Ricciardi ha messo in fila fatti e dati incontestabili sulla Caporetto della Regione Lombardia e della sua “sanità modello”, record mondiali di contagi e morti da Covid-19: lo smantellamento della medicina territoriale; i tagli di 25 mila posti letto in 20 anni; il dirottamento del 40% dei fondi pubblici alla sanità privata; gli scandali di Formigoni; le scemenze di Giorgetti al Meeting di Cl 2019 (“Chi ci va più dal medico di base? È finita quella roba lì”); la farsa del Bertolaso Hospital in Fiera ormai rinnegato dallo stesso padre e indagato dai pm; la famigerata delibera di Fontana&Gallera per trasferire i malati nelle Rsa, con strage di anziani incorporata. Parole confermate dagli Ordini dei Medici lombardi, a cui si sarebbe potuto aggiungere che dalla riapertura di lunedì i medici di base hanno segnalato 3.157 casi sospetti di contagio alle Ats della Lombardia, che hanno effettuato appena 25 tamponi (a Milano 9 su 603 casi). Ma quelle parole, essendo vere, hanno scatenato l’ira funesta dei forzaleghisti e di insigni commentatori. Salvini le spacciava per “infamie contro cittadini e medici lombardi” (mai citati). Giorgetti per un’offesa “ai nostri morti” (uccisi anche dalle politiche del centrodestra) e pretendeva che qualcuno (il Duce?) “metta in riga i grillini” (se no?). E il ministro Speranza, incredibilmente, gli dava ragione.
Si dirà: per fortuna poi ci sono i giornali che mettono le cose a posto. Infatti su Repubblica Stefano Cappellini ha scritto un pezzo che sarebbe parso un tantino eccessivo anche sul Giornale. Dopo aver squalificato 44 anni di battaglie del suo fu giornale sulla questione morale come “giustizialismo”, “cultura del sospetto”, non “compatibile con una vera sinistra dei diritti” e tipica dei 5Stelle, ha smascherato “il pm filosofo della teoria e guru dell’abbecedario M5S”: Davigo. Il quale, a suo dire, avrebbe dichiarato che “non esistono innocenti, solo colpevoli che l’hanno fatta franca”. Peccato che Davigo non l’abbia mai detto. Poi ha attribuito a Bonafede le frasi “Non ci sono innocenti in galera” e “Anche uno pulito deve dimettersi se è sospettato”. Peccato che Bonafede non le abbia mai pronunciate. Ma, senza le tre fake news, il bel tomo non avrebbe potuto imbastire il suo temino dal titolo “Bonafede salvo, le sue idee no”. Dove “le sue idee”, naturalmente, sono quelle inventate da Cappellini. Poi tutti a denunciare le fake news dalla Russia con furore.

Il fine giustifica I mezzi? - Massimo Erbetti

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A quanto pare per alcuni si, il fine giustifica i mezzi e non parlo solo di quanto accaduto ieri in senato, dove è andata in onda una delle scene più assurde della repubblica italiana, dove le opposizioni hanno votato due mozioni di sfiducia al Ministro Bonafede, il che non sarebbe poi così strano se non fosse per il fatto che le due mozioni erano praticamente l'una l'opposto dell'altra. Una praticamente diceva che il Ministro doveva dimettersi perché scarcerava troppo e l'altra troppo poco, ma "chissenefrega" lo scopo era far cadere il governo, mica far cadere Bonafede, per cui il fine giustifica sicuramente i mezzi e allora votare tutto e il contrario di tutto ha un senso. 
Come ha un senso, ma forse questo è sfuggito ai più, perché distratti appunto dalla mozione di sfiducia, un altro fatto: "Germania e Francia propongono un piano da 500 miliardi" e cosa fanno i sovranisti "de noantri"? Stanno in silenzio per circa un giorno...non commentano...nemmeno una parola...silenzio assoluto...poi magicamente dicono che sono troppo pochi...ma come troppo pochi? Non avete votato per il Recovery Fund. Non lo avete votato e adesso dite che sono pochi 500 miliardi? Volete meno Europa, anzi non la volete proprio e quando l'Europa da qualcosa dite che è poco? Che ne volete di più? Tutto e il contrario di tutto...sfiducia a Bonafede perché scarcera troppo o troppo poco? Contro l'Europa che non da niente o da? Fate alleanze con i sovranisti UE che ci lascerebbero morire di fame e che dicono che quei soldi li rivogliono tutti, fino all'ultimo centesimo? Per voi va bene tutto, vendereste l'anima al diavolo per arrivare ad avere il potere. Il fine giustifica i mezzi, alla faccia degli italiani, quelli che voi mettete al primo posto..."prima gli italiani", ma anche qui vi contraddite perché una volta c'era prima il Nord, poi prima gli italiani, e ora prima i siciliani...aspetto con ansia il momento in cui direte "prima l'Africa"...perché a voi non interessa né il nord, né l'Italia, né la Sicilia, né l'Africa...una sola cosa vi interessa: il potere! E per raggiungerlo usate ogni mezzo.

E Bertolaso scarica Fontana&C: “Fiera, il progetto era altro”. - Andrea Sparaciari

E Bertolaso scarica Fontana&C: “Fiera, il progetto era altro”

L’ex capo della Protezione civile: “Non è il mio ospedale, ho diffidato la Regione, fuori i conti”. Poi però si pente.
“Quello in Fiera non è il mio ospedale. Sono sconcertato dall’evoluzione del progetto, a causa della mia malattia sono stato di fatto esautorato dall’operazione”. Tanto che “ho diffidato Regione Lombardia e Fondazione di Comunità, dal chiudere la struttura e a proseguire tale progetto”. Quella che avete appena letto è la incredibile conversazione avvenuta ieri mattina tra l’avvocato milanese Giuseppe La Scala e il dottor Guido Bertolaso. Cioè il superconsulente voluto da Attilio Fontana per sovrintendere alla costruzione della struttura alla Fiera di Milano. Conversazione prima confermata al Fatto dallo stesso Bertolaso con degli inequivocabili sms, e poi smentita in serata sempre da Bertolaso: “Leggo solo falsità a cui non ho nemmeno intenzione di rispondere”. All’ospedale Fiera si sarebbero dovuti ricoverare centinaia di malati Covid; un’astronave (copyright dello stesso Bertolaso) costata tra i 21 e i 26 milioni di euro, che ha ospitato non più di una ventina di pazienti e che presto sarà smantellata.
Perché Bertolaso abbia scelto proprio La Scala per il suo sfogo è presto detto: l’avvocato milanese martedì aveva annunciato di voler avviare una serie di accessi agli atti per capire come sono stati usati i 21 milioni di euro raccolti per la costruzione dell’ospedale. Lui stesso aveva donato 10 mila euro, pentendosene amaramente. Un suo tweet – “Di quei 21 milioni, 10.000 euro li ha donati il mio studio, avendo io insistito perché fossero destinati proprio lì e non ad altre iniziative anti-Covid19. Sono un pirla” – aveva fatto il giro del web, dando voce alla frustrazione dei 1.200 donatori che in piena emergenza avevano creduto alla necessità stringente di quella struttura. Così, alla notizia del prossimo smantellamento dell’ospedale inutilizzato, era entrato in azione. “Abbiamo capito tutti che c’è qualcosa che non va in quell’operazione – dice La Scala – per questo come donatori faremo una serie di accessi agli atti per vedere i conti: alla Fondazione di Comunità Milano (che ha in pancia il fondo sul quale sono affluiti i soldi dei donatori, ndr), alla Fondazione Fiera (che aveva avviato il fondo, ndr) e alla Prefettura di Milano, per capire che tipo di sorveglianza ha effettuato sugli atti delle due fondazioni. E anzi, colgo l’occasione per lanciare un appello a tutti quelli che vogliono vederci chiaro, unitevi a noi!”.
Più che comprensibile quindi lo stupore di La Scala quando mercoledì mattina ha ricevuto la telefonata di Bertolaso. E lo stupore, per l’avvocato, è solo cresciuto man mano che Bertolaso si sfogava: “Mi ha ringraziato per aver sollevato il caso – rivela ancora La Scala – mi ha inoltre autorizzato a diffondere pubblicamente la nostra conversazione”.
Bertolaso, come detto, scrive via sms al cronista: “Ho ‘sollecitato’ la Regione Lombardia a dare notizie chiare sul futuro del Covid Hospital e ovviamente richiesto alla Fiera di pubblicare tutti i rendiconti dei soldi donati, così come ho già fatto nelle Marche. Entro una settimana spero di vedere il tutto confermato”. Il riferimento è all’ospedale gemello a quello della Fiera, inaugurato sabato a Civitanova Marche, costato 12 milioni, immediatamente rendicontati. Intanto, l’iniziativa di La Scala ha smosso le acque: a giorni sarà convocato un cda straordinario di Fondazione di Comunità (che ha gestito la raccolta dei fondi) originariamente previsto per luglio. I consiglieri in quota Palazzo Marino chiederanno una data certa per avere la rendicontazione delle spese sostenute, che fino a oggi Fondazione Fiera non ha ancora fornito. Una prima decisione riguarderà l’allargamento del numero dei garanti del Fondo per “sanare” conflitti d’interessi visto che fino ad oggi a controllare le spese di Fondazione Fiera è Fondazione Fiera.