sabato 11 gennaio 2020

Chi è attaccato alla poltrona? - Massimo Erbetti

voltagabbana

Di seguito la lista completa dei senatori che hanno firmato per salvare le poltrone.

Forza Italia: Aimi, Alderisi, Barboni, Battistoni, Berardi, Biasotti, Binetti, Caliendo, Caligiuri, Cangini, Carbone, Causin, Cesaro, Craxi, Damiani, De Poli, De Siano, Fantetti, Fazzone, Floris, Gallone, Gasparri, Giro, Lonardo, Malan, Messina A., Minuto, Modena, Moles, Pagano, Papatheu, Paroli, Perosino, Pichetto Fratin, Rizzotti, Saccone, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Toffanin, Vitali.

Lega: Barbaro, Candura, De Vecchis, Grassi, Lucidi, Marti, Montani, Pepe, Urraro.

Misto: Bonino, Buccarella, Cario, De Bonis, De Falco, Fattori, Laforgia, Martelli, Merlo, Nugnes.

Pd: Giacobbe, Nannicini, Pittella, Rampi, Rojc.
Italia viva-Psi: Garavini, Nencini.

M5S: Di Marzio, Marilotti.
Senatore a vita: Rubbia.

Ognuna di queste persone da una motivazione, più o meno condivisibile, ognuno parla di "ultima parola al popolo", non voglio entrare nel merito della questione, ognuno ha la propria visione e ognuno è libero di pensarla come vuole, ma siamo certi che sia solo un problema di rappresentatività? O c'è dell'altro? Come mai all'ultimo momento, quando mancavano 6 firme, la Lega ad esempio è corsa in soccorso dei firmatari, nonostante avesse per ben quattro volte votato a favore? Far slittare il taglio significa in soldoni e con le percentuali della lega, nel caso in cui si andasse ad elezioni, raddoppiare gli eletti, oggi sono poco meno di 200, per cui arriverebbe a circa 400, il che significa che se ogni parlamentare oggi restituisce al partito 3.000€ al mese, a fine anno nelle casse leghiste entrano 7 milioni di euro...con un numero doppio di eletti, la cifra salirebbe a 14 milioni...
la "Bestia" leghista ha fame e quei 7 milioni in più potrebbero placare il suo appetito. Nel caso invece, in cui avvenisse il taglio, per la Lega con le percentuali attuali, il numero sarebbe di poco superiore a quello attuale e gli introiti per il partito pressoché quelli attuali...adesso domandatevi chi è attaccato alla poltrona?

UN PAESE IMMAGINARIO. - Gherardo Colombo

Risultato immagini per evasione, illegalità corruzione"

All'angolo di una via c'è una salumeria. Entra in negozio un vigile urbano, ha il compito, tra l'altro, di verificare la bilancia. Dopo alcune allusioni, mezze frasi, e occhiatine, il vigile esce con un paio di borse della spesa ricolme. Le ha avute gratis e in cambio non ha controllato nulla. Il negoziante può continuare a vendere la carta della confezione allo stesso prezzo del prosciutto.

Due piani sopra, nello stesso edificio, una signora sta pagando l'idraulico che le ha appena aggiustato il rubinetto. "Se vuole la fattura sono centoventi euro, se non la vuole novanta, un piccolo sconto." "Faccia senza fattura, non mi serve, grazie per lo sconto."

A due passi c'è l'ufficio delle imposte. Un distinto signore sta parlando con il funzionario a proposito di una presunta evasione. Dopo un po', quando ha capito che non rifiuterà, gli fa scivolare tra le mani una busta piena di denaro. Ancora qualche scambio di battute, si stringono la mano e si salutano: l'evasione è scomparsa.

Poco più in là c'è una banca. Entra un cliente, titolare di conto corrente. Saluta il cassiere, apre la valigetta che porta con sé e pone sul banco una serie di mazzette di banconote. Il cassiere, allertato dal direttore, gli suggerisce il sistema per depositarle sfuggendo ai controlli antiriciclaggio. Intanto nella stessa banca, negli uffici della dirigenza, si approva l'idea di suggerire ai clienti meno importanti l'acquisto di bond che diverranno presto carta straccia.

Due isolati più in là c'è il palazzo di giustizia (i lavori di sopraelevazione sono stati assegnati all'impresa che ha versato una cospicua tangente). Un avvocato e un giudice stanno mercanteggiando l'esito di un processo che riguarda persone potenti.

Nelle prigioni vicine un altro avvocato millanta al cliente le sue entrature con il gip che segue il processo: "Sei messo male, ma la libertà è cosa fatta con un adeguato regalo al giudice".

Nel suo studio, un altro avvocato, riceve un nutrito "fondo spese" senza fattura, esentasse.

Un paio di chilometri più in là, allo stadio, c'è la partita. L'arbitro fischia un rigore assai dubbio a favore della squadra di casa, dai cui dirigenti aveva ricevuto qualche giorno prima in riconoscimento della sua competenza un bell'orologio di marca.

La sera, in un luogo appartato, l'esponente di un grande partito riceve una borsa dal dirigente dell'impresa capofila nella costruzione della metropolitana. Sono le tangenti meticolosamente raccolte fra tutte le società che partecipano ai lavori. Chi le riceve chiama al telefono i colleghi degli altri partiti che contano: "Ci vediamo domani", e l'indomani il denaro viene spartito secondo tariffe prestabilite, un tanto ciascuno, a percentuale variata a seconda del peso politico.

La sera tardi, in una strada di periferia, un distinto signore contratta le grazie di una ragazzina “importata” da un paese più povero con l'inganno e ridotta tramite violenza e minacce in condizioni non lontane dalla schiavitù.

La mattina seguente nell'ospedale civile vengono impiantate valvole cardiache che si dimostreranno difettose, il cui acquisto era stato accompagnato (anche quello) da tangenti.

Frattanto alcuni medici di base prescrivono ai loro clienti esami dei quali non hanno bisogno, da effettuare in cliniche private con spese a carico della regione, o specialità di industrie farmaceutiche che già li hanno invitati al convegno - weekend tutto compreso per medico e famiglia - in una rinomata località balneare.

In una caserma vicina il maresciallo della fureria si porta a casa, ben confezionato per essere conservato in freezer, un quarto di bue destinato alla mensa sottoufficiali, e nei locali del comando si perfezionano contratti d'acquisto per forniture di dubbia utilità, in cambio, anche qui, di un po' di denaro contante.

Tre strade più in là c'è un cantiere edile: bussa agli uffici l'ispettore del lavoro, dovrebbe controllare presenza e adeguatezza delle misure antinfortunistiche. Gli mettono in mano un elenco di oggetti (elmetti, cinture di sicurezza, scarpe antiscivolo) e una busta (di soldi), compila la sua certificazione di regolarità del cantiere e se ne va.

All'istituto delle pensioni c'è qualcuno che falsifica i dati al computer di chi l'ha pregato (con obolo) di farlo apparire professionalmente più anziano di quello che è.

Senza neanche chiedere un compenso, il medico di base rilascia su richiesta telefonica un certificato di malattia al dipendente pubblico che si è allungato un po' le vacanze.

Il titolare delle pompe funebri ha stabilito un accordo con gli infermieri dell'ospedale: un tot per la notizia in esclusiva di ogni decesso.

Intanto il benzinaio ha apportato qualche modifica agli erogatori di carburante, per lucrare quasi impercettibili differenze di prezzo per litro, che diventeranno sommette alla fine della settimana;

i sottoufficiali della polizia tributaria sono addolciti dalla solita busta e il loro controllo dei conti della grande compagnia darà risultati del tutto regolari.

La marca del cibo alla mensa scolastica è scelta in cambio di soldi;

sempre per soldi qualcuno consente che in carcere entri qualche stupefacente;

agenzie di pubblicità e di consulenza aiutano i loro clienti a creare fondi occulti, restituendo in nero parte del prezzo delle prestazioni.

Irreprensibili imprenditori si rivolgono al crimine organizzato per far sparire i rifiuti tossici e pericolosi prodotti dalle loro aziende.

Un giornalista decanta sul proprio giornale pregi e virtù del tale oggetto, dopo essere stato adeguatamente invogliato;

si costruiscono e ricostruiscono alcune autostrade perché è stato lesinato il cemento; si truccano i concorsi per essere ammessi all'università;

si rendono edificabili terreni che dovrebbero essere destinati a parco (ancora in cambio di soldi);

si paga per farsi assegnare la costruzione della pista del nuovo aeroporto, per essere preferiti nella fornitura di materiale ferroviario, per ottenere un posto al cimitero.

Poi, c'è la mafia. C'è chi una volta al mese (là dove la mafia è più forte) passa tra i vari negozi e le imprese per raccogliere il "premio dell'assicurazione contro gli atti vandalici", la tariffa della "protezione" garantita a chi non si oppone alla riscossione. C'è chi si infiltra nelle istituzioni, chi chiede e ottiene per la mafia la propria parte negli appalti. C'è chi traffica droga, e chi esseri umani. C'è anche (talvolta ma c'è) chi fa degli accordi anche a bassi livelli: il poliziotto che tira a campare, e riceve favori (denaro, coca, ragazze compiacenti) in cambio di chiudere un occhio.

Trionfano il sotterfugio, la furbizia, la forza, la disonestà sotto l'apparenza delle leggi uguali per tutti, del rispetto per ogni diritto di base. Coloro che si attengono alle leggi formali (che non è detto siano pochi) sono scavalcati ogni giorno da chi non le osserva.

Ma tutto questo non è reale. Questo Paese non esiste.

-In questo paese immaginario il reddito di cittadinanza è uno spreco e non può esistere-

https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=817996195332202&id=100013654877344

L’onore delle armi - Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano dell'11 Gennaio.

L'immagine può contenere: 2 persone, persone sedute, albero e spazio all'aperto

Non sappiamo se Luigi Di Maio terrà ferma la decisione di lasciare già nei prossimi giorni la carica di capo politico del Movimento 5Stelle. Quel che sappiamo, al momento, è ciò che abbiamo scritto ieri dopo aver verificato la notizia con varie fonti: e cioè che ha comunicato a pochi fedelissimi l’intenzione di dimettersi prima delle Regionali in Emilia-Romagna e in Calabria (che lui non voleva, ma gli sono state imposte da uno scriteriato voto su Rousseau). Perché non ne può più di fare il parafulmine e il capro espiatorio di tutto ciò che non va e anche di ciò che va, nel Movimento e fuori. E per tentar di frenare la frana di miracolati, furbastri, poltronari, opportunisti e scappati di casa nei gruppi parlamentari. Ora può sempre darsi che cambi idea o che qualcuno gliela faccia cambiare, ma è improbabile: il ragazzo ha vari difetti, ma non è un cialtrone né un improvvisatore. A dispetto dell’apparente freddezza, a volte eccede in impulsività: come quando chiese l’impeachment per Mattarella per i no a Savona e dunque a Conte e poi due giorni dopo salì al Colle a scusarsi. Ma quella di passare la mano ha tutta l’aria di una scelta meditata da tempo e precipitata dopo la rottura col gemello diverso Di Battista sul caso Paragone. E va capita, anche da chi – come noi – non la condivide. Anzitutto per un dato che spesso si dimentica: Di Maio ha 33 anni, è stato eletto capo politico a 29, ha vinto le elezioni col 32,7% ed è diventato vicepremier e biministro quando ne aveva 31.
Non so voi, ma io a 30 anni, con tutte quelle responsabilità e tensioni sul groppone, sarei stramazzato al suolo. Lui, il “bibitaro” senza bibite, ha retto gli urti con disinvoltura e intanto ha raccolto molti risultati senza vendersi l’anima. Ha portato i 5Stelle al massimo storico e al governo. Ha rinunciato due volte alla premiership per ragioni di principio (non baciare la pantofola a B. e a Salvini). Ha scelto con Grillo un premier degno e abile come Conte. È stato un buon ministro del Lavoro (e lì doveva fermarsi, lasciando il Mise a un altro), mentre agli Esteri è presto per giudicarlo.
Ha piantato in due anni quasi tutte le bandiere del M5S: il dl Dignità e il Reddito di cittadinanza; le leggi contro la corruzione, la prescrizione, il bavaglio sulle intercettazioni, la svuotacarceri, le trivelle, gli inceneritori, il gioco d’azzardo; i risarcimenti ai truffati dalle banche, il taglio ai vitalizi, ai parlamentari e alle pensioni d’oro, i referendum propositivi, le manette ai grandi evasori. Ha pilotato la svolta governista dando al M5S una classe dirigente tutt’altro che disprezzabile in diversi elementi, sia interni sia della società civile.
Ha limitato le lottizzazioni, nominando negli enti pubblici anche figure indipendenti anziché portaborse di partito (Salini e Freccero alla Rai, Tridico all’Inps, giuristi super partes al Csm). Ha gestito al meglio la crisi di agosto, risparmiandoci un voto anticipato che ci avrebbe consegnati al Cazzaro con pieni poteri e accompagnando con qualche mal di pancia il M5S sulla nuova linea Grillo: l’alleanza col centrosinistra, nella speranza di accelerarne il rinnovamento. E potrà sempre vantare due legislature e due governi senza che un solo scandalo o sospetto di corruzione o peggio di mafia abbia anche soltanto sfiorato un suo ministro o parlamentare. Purtroppo non sempre l’onestà ha fatto rima con capacità e questo, anche se è un tratto comune a tutti i partiti, Di Maio l’ha pagato più degli altri, perché chi vuole mandare a casa tutti non può essere come tutti, dev’essere meglio. Accanto alle battaglie vinte, ci sono quelle perse per mancanza di numeri (spacciate per incoerenze e voltafaccia): su Tav, Tap e riconversione dell’Ilva. E le sconfitte elettorali: dopo il trionfo del 2018, le disfatte in tutte le regioni al voto e soprattutto alle Europee, cui non è mai seguita una seria e collegiale autocritica.
E questo è il primo di una serie di errori, anche gravi, al netto della scarsa capacità di comunicare (il “mandato zero” resterà negli annali come esempio da non seguire): il salvataggio di Salvini dal processo Diciotti, lo scarso sostegno alla sindaca Raggi (che pure di errori ne ha commessi parecchi), l’eccessiva remissività sul razzismo (più parolaio che fattuale) di Salvini, le resistenze alla lotta contro i piccoli e medi evasori e la rinuncia frettolosa alle alleanze nelle regioni su candidati civici dopo l’infausta esperienza umbra, la tendenza a sospettare di tutti e quindi a circondarsi di yesmen, l’enorme ritardo nel rimetter mano all’organizzazione con i “facilitatori” tematici e territoriali e l’annuncio degli stati generali programmatici. Ma, più che i suoi errori, Di Maio sta pagando paradossalmente i suoi meriti: per esempio, aver tenuto duro sul vincolo dei due mandati e le restituzioni degli stipendi, che è il vero movente delle fuoriuscite di chi vuol tenersi lo stipendio e/o vuol essere ricandidato per la terza volta e si traveste da Solgenitsin contestando scelte politiche e regole interne a suo tempo sottoscritte, o scoprendo all’improvviso l’esistenza di Casaleggio. Forse Di Maio avrebbe dovuto anticipare l’uscita a giugno, subito dopo la débâcle alle Europee: i tanti abituati a prendersi gli applausi e a fuggire ai primi fischi l’avrebbero richiamato in servizio a forza. Certo avrebbe dovuto dialogare di più coi gruppi parlamentari. Ma, per quanto indebolito, amareggiato da tradimenti e ingratitudini, sfibrato dall’eterna graticola che lo incolpa di tutto e del suo contrario (troppo filo-Salvini e poi troppo anti, troppo anti-Conte e ora troppo filo), rimane il più capace dei suoi. Il movimentista Dibba, per dire, destabilizzerebbe il governo. Ora, per riempire il vuoto della transizione, dovrà parlare Grillo. Ma il futuro vertice dei 5Stelle, monocratico o collegiale che sia, non potrà rinunciare a Di Maio.


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