Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
martedì 27 marzo 2012
Vertice maggioranza: sì a riforme e intesa sulla legge elettorale.
Roma - (Adnkronos) - Intesa Pdl-Pd-Terzo Polo per la ''restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari, un sistema non più fondato sull'obbligo di coalizione, l'indicazione del candidato premier''. Bersani: nuovo vertice prossima settimana. Monti a Seul 'buca' la citazione di Obama. Lavoro, Camusso: Parlamento sovrano. Ocse: Italia ritorni a strada crescita. Alcoa, vertice al ministero tra le proteste dei lavoratori.
Roma, 27 mar. (Adnkronos) - Percorso parallelo per le riforme costituzionali e per quella della legge elettorale, che dovrà prevedere il potere di scelta degli eletti da parte dei cittadini, l'indicazione del candidato premier ma senza l'obbligo di coalizione. E' quanto emerge dal vertice tra il segretario del Pdl Angelino Alfano, quello del Pd Pier Luigi Bersani e il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini.
"Al termine dell'incontro tra Pdl, Pd e Terzo Polo - si legge in un comunicato congiunto - si è convenuto sulla necessità di incardinare parallelamente la riforma della Costituzione e la legge elettorale. L'accordo sulla revisione della Costituzione prevede: la riduzione del numero dei parlamentari, la revisione dell'età per l'elettorato attivo e passivo, il rafforzamento dell'esecutivo e dei poteri del premier in Parlamento, l'avvio del superamento del bicameralismo perfetto". "Per ciò che attiene la revisione della legge elettorale, l'intesa prevede: la restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari, un sistema non più fondato sull'obbligo di coalizione, l'indicazione del candidato premier, una soglia di sbarramento e il diritto di tribuna''.
"E' stato un incontro utile. Abbiamo fissato paletti su percorso e alcuni contenuti", ha commentato Bersani. "Sono stati fatti passi avanti. Un passo buono, mi sembra. E ci rivedremo presto. Credo - ha detto il segretario del Pd - la prossima settimana". Bersani ribadisce che per il Pd la riforma della legge elettorale è una priorità: "Noi insistiamo molto per un serio intervento sulla legge elettorale. E' una priorità assoluta. Noi siamo pronti anche ad affrontare i temi costituzionali come la riduzione del numero dei parlamentari"."Col tempo che avevamo, siamo riusciti a parlare soltanto di riforme", ha poi aggiunto Bersani. E ai cronisti che gli facevano notare come anche quella del lavoro sia una riforma, Bersani ha replicato: "Sì certo è una riforma ma è una riforma da cambiare...". Ma non ''abbiamo previsto'', ha spiegato, un vertice con Alfano e Casini anche sulla riforma del lavoro. Prima del vertice Bersani aveva anche risposto ai cronisti che gli chiedevano delle voci di un possibile voto a ottobre "Io non capisco da dove escano queste stupidaggini. Certamente non da noi", aveva detto il leader Pd."Questa coalizione è strana ed eterogenea - ha osservato Pier Ferdinando Casini -: è chiaro che sul lavoro ci sono posizioni differenti. Ma si è chiesto alla politica di battere un colpo e noi l'abbiamo fatto, l'abbiamo battuto. Si parla sempre di antipolitica, ma se si riuscirà a passare dalle parole ai fatti la politica avrà dato una buona prova di sé".Il vertice tra Angelino Alfano, Pierluigi Bersani e Pier Ferdinando Casini alla Camera è durato circa un'ora e mezzo e si è svolto nell'ufficio di Silvio Berlusconi a Montecitorio.Sulla riforma del lavoro è tornato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda annunciando cheil ddl approderà in uno dei due rami del Parlamento "certamente dopo il ritorno del presidente Monti" dalla missione in Asia. Giarda non ha precisato se il testo sarà presentato al Senato o alla Camera.
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Vertice-maggioranza-si-a-riforme-e-intesa-sulla-legge-elettorale_313137351326.html
Processo Ruby, contraddizioni e “non ricordo” sui rapporti tra la minorenne e Berlusconi.
Al Tribunale di Milano la testimonianza di Caterina Pasquino, che ha innescato il caso con la sua denuncia per furto contro la giovane marocchina. "Mi chiamò per avvertirmi che stava per fare sesso con il presidente, poi disse che scherzava". L'interrogatorio corretto via sms e i riferimenti a "minacce".
L'articolo per intero è a questo link:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/26/processo-ruby-contraddizioni-ricordo-rapporti-minorenne-berlusconi/200172/
Postilla doverosa.
Chi vende il proprio corpo per danaro vende anche la verità.
Naturalmente "bunga-bunga-belli-capelli" sa come addomesticare verità e giustizia per proteggere se stesso, lo ha imparato da maestri tristemente famosi come Dell'Utri, dall'eroe Mangano, dai suoi finanziatori Provenzano, Riina e Calì...tutta gente di "un certo livello"....
Fede, la Svizzera respinge 2,5 milioni di euro. - di Fiorenza Sarzanini
No al deposito. La Finanza indaga un accompagnatore Accertamenti anche sulla persona che, nel dicembre scorso, ha accompagnato il giornalista a Lugano.
ROMA - Voleva depositare su un conto svizzero due milioni e mezzo in contanti. Ma i funzionari di banca avrebbero rifiutato di accettare l'operazione, non avendo garanzie sulla provenienza dei soldi. Una vicenda che appare senza precedenti e sulla quale hanno avviato verifiche l'Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza. Protagonista è il direttore del Tg4 Emilio Fede, già indagato per favoreggiamento della prostituzione per le feste organizzate nelle residenze dell'ex capo del governo Silvio Berlusconi e per concorso in bancarotta fraudolenta dalla magistratura milanese con l'agente dello spettacolo Lele Mora, tuttora detenuto proprio per l'inchiesta sul fallimento della sua società «Lm management» che per anni ha gestito l'immagine di numerosi personaggi dello spettacolo. E, si è scoperto poi, serviva a reclutare le ragazze da portare ad Arcore e a Villa Certosa.
La segnalazione è arrivata in Italia alla fine dello scorso gennaio. A chiedere l'intervento delle autorità di controllo è stato un dipendente della banca che evidenzia un episodio risalente alla fine di dicembre, circa tre mesi fa. Nella denuncia racconta che Emilio Fede, accompagnato in macchina da un'altra persona, si è presentato presso la filiale dell'istituto di credito di Lugano con la valigetta piena di contanti, ma che è dovuto rientrare in Italia perché i responsabili della banca non hanno ritenuto opportuno accettare la somma. Una decisione presa, presumibilmente, tenendo conto dei problemi avuti in precedenza con i magistrati italiani e della necessità di fornire spiegazioni.
Nonostante le autorità svizzere abbiano sempre assicurato la massima collaborazione in ambito giudiziario, gli istituti di credito preferiscono mantenere alto il livello di riservatezza per proteggere i propri clienti. Dunque è possibile che dopo il clamore mediatico suscitato dalle vicende che hanno coinvolto Fede nei mesi scorsi abbiano deciso di respingere le sue richieste. Pur di fronte a un investimento molto alto.
La scorsa estate, dopo una richiesta di rogatoria sollecitata dai pubblici ministeri lombardi Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci era stato infatti interrogato il funzionario della Bsi di Lugano Patrick Albisetti, l'uomo che si era occupato di gestire i depositi di Mora e le richieste di contanti dello stesso Fede.
La scorsa estate, dopo una richiesta di rogatoria sollecitata dai pubblici ministeri lombardi Eugenio Fusco e Massimiliano Carducci era stato infatti interrogato il funzionario della Bsi di Lugano Patrick Albisetti, l'uomo che si era occupato di gestire i depositi di Mora e le richieste di contanti dello stesso Fede.
In quell'indagine il giornalista è stato accusato di aver trattenuto per sé un milione e duecentomila euro dei 2 milioni e ottocentomila che Berlusconi avrebbe fatto avere a Mora attraverso il suo tesoriere Giuseppe Spinelli. Una «cresta» che il direttore del telegiornale di Rete4 ha sempre cercato di negare, sia pur con scarso successo di essere creduto.
Albisetti aveva rivelato che nell'aprile 2010 Fede si presentò in banca e chiese di prelevare 500 mila euro, ma gliene furono consegnati soltanto 300 mila e fu costretto ad aprire un conto dove depositare gli altri 200 mila che lui avrebbe poi provveduto a ritirare dopo qualche settimana.
Albisetti aveva rivelato che nell'aprile 2010 Fede si presentò in banca e chiese di prelevare 500 mila euro, ma gliene furono consegnati soltanto 300 mila e fu costretto ad aprire un conto dove depositare gli altri 200 mila che lui avrebbe poi provveduto a ritirare dopo qualche settimana.
Quel deposito era stato denominato «Succo d'agave» e quando i pubblici ministeri gli chiesero spiegazioni su quel deposito Fede fornì una versione poco comprensibile: «Io non avrei voluto aprirlo perché per me avere un conto all'estero era un rischio e un fastidio». Qualcuno lo aveva obbligato? Ora ci sono questi altri soldi comparsi in Svizzera. Dopo aver ricevuto la segnalazione sono stati avviati i controlli sugli spostamenti del giornalista per verificare che fosse proprio lui ad aver chiesto di effettuare l'operazione, ma soprattutto per scoprire l'origine del denaro. Da chi li ha avuti? E ne ha denunciato il possesso al fisco? Chi c'era con lui in quell'auto nel viaggio da Milano a Lugano? A questi interrogativi dovranno rispondere gli investigatori delle Fiamme Gialle che poi, in caso di mancata dichiarazione, dovranno inoltrare gli atti alla magistratura per i reati di evasione fiscale e tentata esportazione di capitali all'estero visto che la somma supera la soglia consentita per la semplice segnalazione amministrativa.
In passato Emilio Fede aveva sostenuto che ad occuparsi del suo conto era una sua amante cubana che era stata incaricata di prelevare la somma e portarla in Italia. Una versione ritenuta «non credibile» dai magistrati.
V per vendetta
« I popoli non dovrebbero temere i propri governi: sono i governi che dovrebbero temere i propri popoli. »
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