lunedì 31 ottobre 2011

"Rivendico il diritto ad esprimermi per difendere la Costituzione". - di Giuseppe Pipitone

Dopo gli attacchi di Cicchitto e Gasparri, le censure del segretario dell'Anm e addirittura gl'inviti a smettere la toga da parte del consigliere laico del Csm Bartolomeo Romano,  il procuratore aggiunto della Dda di Palermo difende il suo diritto all'espressione e alla difesa della Costituzione. Diritto condiviso dal collega Di Matteo:"Ingroia ha ragione, abbiamo il diritto - dovere di difendere la Costituzione".

Nelle ultime dodici ore è stato travolto da una pletora di attacchi di ogni tipo. Un polemico fuoco incrociato  orchestrato da esponenti politici del centro destra e membri laici del Csm, fino a rapide censure del segretario dell'Associazione Nazionale Magistrati.

Antonio Ingroia, procuratore aggiunto della Dda di Palermo, è finito sotto accusa per essersi definito un "partigiano della Costituzione" al congresso nazionale del Pdci di Oliviero Diliberto. I colonnelli del Pdl si sono attivati immediatamente. A partire dal presidente dei senatori del partito di maggioranza , Maurizio Gasparri che ha definito le parole di Ingroia addirittura come "gravi e inquietanti". A ruota si sono uniti subito Fabrizio Cicchitto - che è arrivato a teorizzare un'improbabile violazione della Costituzione dello stesso Ingroia - e il direttore de Il GiornaleAlessandro Sallustisecondo il quale le dichiarazioni del giudice palermitano permettono addirittura "di rileggere, e riscrivere, la recente storia dei rapporti tra politica e giustizia". Al leit motiv si sono subito aggiunti i membri non togati del Csm come Bartolomeo Romano che ha subito alzato il tiro proponendo che "se un magistrato vuole fare politica, si tolga la toga, magari per sempre".

Una vera e propria "sparatoria mediatica" a cui il procuratore aggiunto era però preparato. "Immaginavo che si sarebbe scatenato tutto questo. Sapevo che intervenendo al congresso di Diliberto per difendere la Costituzione suonava come una provocazione, ma io rivendico nonostante tutto il mio legittimo diritto all'espressione".

Dottore Ingroia, negli anni 70 e 80 capitava spesso che i magistrati intervenissero a convegni di partito - come quelli della Democrazia Cristiana per esempio - senza che scoppiasse alcuna polemica. Oggi succede che  esponenti politici siano presenti alle inaugurazioni dell'anno giudiziario e nessuno ha niente da ridire. Perchè invece appena lei interviene e congressi o manifestazioni e osa parlare di Costituzione scoppia un putiferio?

"Immagino che derivi tutto dall'imbarbarimento dello scontro politico. Un arretramento del dibattito complessivo che blocca il diritto ad esprimersi su temi assolutamenti normali per un magistrato, come d'altra parte è il rispetto della Costituzione. Sapevo che sarebbe successo, ma io ho giurato sulla Costituzione democratica, la difendo e sempre la difenderò anche a costo di essere investito dalle polemiche”.

Sapeva che sarebbe successo questo putiferio. Perchè lo ha provocato?

"Appunto per rivendicare il mio diritto ad esprimermi su temi politici che devono essere cari a tutti noi. E' con questo spirito che sono intervenuto, e con questo spirito che interverrò. E' un diritto legittimo quello che rivendico:quello didifendere la Costituzione, il che equivale a difendere la legalità."

Anche a costo da essere investito da questa sequela di polemiche?
"Si, certo che si. Continuerò a rivendicare il mio diritto all'espressione, il mio diritto e dovere ad onorare la Costituzione,  augurandomi che si sviluppi in futuro un dibattito politico legittimo e serio."

Andrebbe a parlare di Costituzione ad un congresso del Pdl?

"Certo che ci andrei, solo che loro non mi hanno mai invitato. Ed è un errore pensare che io vada ai convegni di una sola parte politica. Sono stato anche ospite di  Futuro e Libertà per ben due volte, parlando degli stessi argomenti di ieri - Fabio Granata lo ricordava in un suo comunicato - senza che nessuno avesse niente da ridire".



http://www.iquadernidelora.it/articolo.php?id=703

Marina Berlusconi: Italia la peggiore d’Europa. - di Guido Scorza



Nel 2010 “il ritmo della crescita è andato rallentando nel corso dell’anno, attestandosi al +0,1% nel quarto trimestre (il Pil era aumentato dello 0,3% e dello 0,5% nei trimestri precedenti), al di sotto del risultato medio registrato nell’area Euro (0,3%).”.

Nel complesso la produzione industriale è tornata a salire in confronto all’anno precedente, anche se con minor vigore rispetto alle altre economie dell’area.”

E’ questo il giudizio sull’economia italiana nel 2010 che Marina Berlusconi è costretta a mettere nero su bianco nella relazione al Bilancio Mondadori (cfr. pag. 44, “L’economia italiana”).

Nessuna novità o scoperta sensazionale e, anzi, solo la conferma di una situazione sfortunatamente ormai sotto gli occhi di tutti, ma leggere certe prese d’atto da parte della figlia prediletta del premier che per mesi ha continuato a ripetere che la situazione italiana non era peggiore di quella degli altri grandi d’Europa, fa un certo effetto.

Ma non basta.

Lady B. non nutre grandi speranze neppure per i prossimi anni, nei quali l’economia del Paese è, a suo giudizio – e purtroppo non solo suo – destinata a crescere meno che nel resto d’Europa.

Si legge, infatti, nella stessa relazione al Bilancio della Mondadori, a firma di Marina Berlusconi che “in termini prospettici è atteso il mantenimento di un ritmo di crescita contenuto attorno all’1% per il 2011 e il 2012, al di sotto dei valori medi Ue.”.

Se persino la figlia più vicina al Cavaliere ha ormai perso ogni speranza nella possibilità che il padre realizzi i miracoli dei quali continua a parlare ed è costretta ad ammettere che resteremo la cenerentola nell’economia europea, evidentemente la situazione è davvero disperata.



http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/31/lady-berlusconi-l%E2%80%99italia-peggio-che-il-resto-deuropa/167526/

Magistrato indaga sul Pdl, il senatore Berselli lo combatte a colpi di interpellanze.




Oggetto della terza interrogazione parlamentare al ministro della giustizia Nitto Palma è l'incompatibilità del procuratore capo Laguardia, reo di avere una figlia avvocato che esercita la libera professione al foro di Parma.

Il senatore Filippo Berselli, coordinatore regionale del Pdl, continua la sua crociata personale contro la giustizia parmigiana, colpevole, a suo dire, di aprire inchieste solo sui politici vicini al centrodestra. La prima volta, Berselli ha chiesto che venisse effettuata un’ispezione dagli uomini del ministero della giustizia in Procura di Parma, dato che il procuratore capo Gerardo Laguardia se la prendeva solo con gli esponenti del Pdl con le inchieste Easy Money e Green Money, che hanno portato all’arresto di 15 persone in 3 mesi per corruzione e concussione.

La seconda volta, sempre attraverso un’interrogazione parlamentare, ha chiesto di nuovo l’invio di ispettori, in quanto non riteneva trasparente la questione parmigiana. Ora, attraverso la terza interrogazione presentata al ministro di grazia e giustizia, Francesco Nitto Palma, Berselli afferma addirittura che il ruolo di Laguardia sarebbe incompatibile per legge, dato che nel foro di Parma sua figlia esercita la professione di avvocato, secondo il senatore addirittura in modo mascherato, dato che è iscritta all’ordine degli avvocati di Piacenza.

La sede parmigiana per Laguardia sarebbe quindi incompatibile per conflitto di interesse. Una circostanza che violerebbe l’articolo 18 dell’ordinamento giudiziario, che dispone l’incompatibilità dei magistrati che hanno rapporti di parentela o affinità con chi esercita la professione forense. Berselli, presidente della commissione giustizia al Senato, nella sua interrogazione spiega: “L’articolo prevede che i magistrati giudicanti e requirenti delle Corti di appello e dei tribunali non possano appartenere a uffici giudiziari nelle sedi nelle quali i loro parenti fino al secondo grado, gli affini in primo grado, il coniuge o il convivente, esercitano la professione di avvocato”.

Secondo alcune notizie lette sui giornali, però, nel foro di Parma eserciterebbe la propria professione la figlia del procuratore della Repubblica, l’avvocato Maria Anna Laguardia: “La figlia del Procuratore però per aggirare l’ostacolo dell’art. 18 dell’ordinamento giudiziario si è iscritta all’Ordine degli avvocati di Piacenza con studio in via Vigoleno n. 2, indirizzo però dove non figura apposta la targa professionale. Un’iscrizione evidentemente di comodo, visto che il predetto avvocato esercita effettivamente la sua attività in Parma con studio, adeguatamente pubblicizzato con tanto di targa di ottone all’esterno, in borgo Salmitrara n. 8. Chiedo quindi al ministro Nitto Palma se non ritenga indispensabile e urgente, come peraltro richiesto nelle precedenti interrogazioni, disporre un’indagine ispettiva all’esito della quale promuovere un procedimento disciplinare presso il Consiglio Superiore della Magistratura affinché venga accertata l’incompatibilità di sede per il Procuratore della Repubblica di Parma Gerardo Laguardia”.

Laguardia, da sempre uomo molto discreto che misura ogni parola rilasciata ai media, questa volta ha voluto replicare direttamente al senatore Berselli: “Mia figlia esercita la professione di avvocato esclusivamente nel ramo civile dal 2006 a Piacenza, dove è iscritta, e anche a Parma. Di tale circostanza ho dato comunicazione al Csm ex articolo 18 dell’Ordinamento giudiziario. Con deliberazione del 10 marzo 2008 il Csm ha archiviato la pratica non avendo rilevato alcuna situazione di incompatibilità. Ulteriore comunicazione ho dato al Cdm in data 3 marzo 2011 avendo mia figlia stabilito un proprio recapito a Parma. Il senatore Berselli cita in modo strumentale solo parzialmente l’art. 18 dell’ordinamento giudiziario omettendo le parole ‘salvo valutazione caso per caso per i tribunali ordinari organizzati con una pluralità di sezioni per ciascun settore di attività civile e penale’. La circolare 25 maggio 2007 del Csm precisa inoltre che in relazione ai magistrati preposti agli uffici requirenti, attesa la materia penalistica trattata, l’incompatibilità può essere esclusa nel caso in cui il parente svolga esclusiva attività nel settore civile o del lavoro”.

Insomma, la parola “strumentale” starebbe forse meglio agli attacchi subiti dal procuratore Laguardia in questi giorni caldi. Proprio per questo motivo stanno fioccando le lettere e le dimostrazioni di solidarietà da parte dei movimenti civici e dei sindacati cittadini, che si vogliono tenere lontani dal gioco di intimidazioni che il centrodestra sta costruendo in città.

(c.z.)

REPORT 30 10 2011 - EFFETTO VALANGA 1/9.



di Michele Buono 
Trader, default, spread, orsi e tori: termini che ormai sono entrati nei nostri discorsi quotidiani: è il linguaggio ai tempi della crisi. Ma come stanno effettivamente le cose? Qual è lo stato reale dell'economia?
C'è la crisi ma per chi? I valori dei prodotti delle operazioni finanziarie, per esempio, sono stati otto volte superiori a quelli che producono tutti insieme settori vitali della nostra economia come l'agricoltura, le industrie e i servizi. Come al solito c'è chi prende tanto, chi sempre di meno e chi rimane a bocca asciutta. Ma quanto potrà continuare questo meccanismo. Dipende solo da quanto sarà capace, chi ha interesse a non spartire la torta in parti uguali, a raccontare che il tesoro non c'è più. E soprattutto da quanto sarà bravo nel convincerci che la nostra qualità di vita dipende esclusivamente da come funzionano, giorno dopo giorno, i mercati finanziari. Così il nostro futuro , e quello degli Stati è legato ai complessi giochi della speculazione in Borsa e alle decisioni di Banche Centrali e enti sovra-nazionali. Report, in un'inchiesta di Michele Buono , è andata a vedere come stanno realmente le cose e chi sono le agenzie di Rating che con un semplice voto decidono la nostra sopravvivenza o disperazione.



http://www.youtube.com/watch?v=YC4iMKAH0gE

Mancata scalata a Bnl da parte di Unipol Antonio Fazio condannato a tre anni



Condannato anche l'ex presidente Giovanni Consorte. Per lui i giudici hanno disposto una pena di tre anni e dieci mesi. Assolto, invece, l'ex capo della Vigilanza di palazzo Koch. Unipol dovrà, inoltre, pagare una provvisionale di 15 milioni di euro.

Il tribunale di Milano ha condannato l’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio, a 3 anni e 6 mesi nell’ambito del processo sulla mancata scalata a Bnl da parte di Unipol. Condannato anche Giovanni Consorte, ex presidente di Unipol. per lui la pena è di 3 anni e 10 mesi. Assolto, invece, l’ex capo della Vigilanza della Banca d’Italia, Francesco Frasca. Inoltre, i giudici hanno condannato Unipol a versare una provvisionale di 15 milioni di euro, oltre a una multa di 720 mila euro. Tra i condannati c’è anche l’immobiliarista-editore Francesco Gaetano Caltagirone, che oggi si trova ai vertici del Monte dei Paschi di Siena. Per lui tre anni e sei mesi. Stessa pena inflitta anche a Stefano Ricucci



Immediato il commento dell’ex governatore, che, attraverso il suo legale, ha definito “ingiustificata” la condanna. Una condanna “ingiustificata”. “Fazio – spiega l’avvocato – non si dà giustificazione di questa sentenza”. Per il legale inoltre l’assoluzione di Frasca “dimostra la correttezza della struttura di Bankitalia. C’erano documenti – aggiunge – che dimostravano la correttezza del suo operato”. I giudici di Milano hanno assolto tutti i banchieri tranne Emilio Gnutti (3 anni) e questo nonostante il pm avesse fatto richiesta di archiviazione. In particolare sono stati assolti Divo Gronchi (l’accusa aveva chiesto 3 anni), Filippo De Nicolais, Rafael Gil Alberdi, oltre a Giulio Grazioli (il pm aveva chiesto due anni), Giovanni Berneschi (l’accusa aveva chiesto 3 anni) e Giovanni Zonin (anche per lui l’accusa aveva chiesto 3 anni).

Unipol: in arrivo sentenza sulla tentata scalata a Bnl. - di Paolo Barbieri



Antonio Fazio
Antonio Fazio

Chieste condanne per Fazio, Consorte, Ricucci, Frasca e Coppola.


MILANO - E' attesa per oggi la sentenza del processo sulla tentata scalata a Bnl da parte di Unipol in cui sono imputati tra gli altri l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, l'ex numero uno della compagnia assicuratrice bolognese Giovanni Consorte, gli immobiliaristi Stefano Ricucci e Danilo Coppola oltre ad alcuni banchieri.
Le accuse sono di aggiotaggio, ostacolo all'attivita' degli organi di vigilanza e, per il solo Consorte, insider trading. Il 20 aprile scorso, al termine della sua requisitoria il pm Luigi Orsi aveva snocciolato le richieste di condanna: 4 anni e 7 mesi di carcere e un milione e 200mila euro di multa per Consorte, 4 anni e 4 mesi e un milione e 100mila euro di multa per Ivano Sacchetti e Carlo Cimbri; 3 anni e 6 mesi e 700mila euro per Fazio e 3 anni e 4 mesi per l'allora capo della vigilanza Francesco Frasca.
Considerando che l'ex ad di Bpi Gianpiero Fiorani ha gia' patteggiato, per Giovanni Berneschi, attuale presidente di Carige, Divo Gronchi e Giovanni Zonin (Popolare Vicenza) e Guido Leoni (Popolare Emilia Romagna) sono stati chiesti 3 anni di reclusione e 600 mila euro di multa. Riguardo ai cosiddetti 'contropattisti' la richiesta e' stata di 4 anni e un milione di multa per Francesco Gaetano Caltagirone, di 3 anni e 600mila euro per gli immobiliaristi Stefano Ricucci, Danilo Coppola, Giuseppe Statuto, i fratelli Lonati, l' europarlamentare del Pdl Vito Bonsignore, fino a scendere ai 2 anni e 400mila euro di multa per Giulio Grazioli. Il pm ha chiesto l'assoluzione per l'attuale presidente di Unipol Pierluigi Stefanini, per il finanziere Emilio Gnutti e per due manager di Deutsche Bank, Filippo de Nicolais e Rafael Gil-Alberdi. Chieste le condanne anche per cinque delle sette societa' imputate, in base alla legge sulla responsabilita' amministrativa degli enti.
Per Unipol e' stata chiesta una sanzione pecuniaria di 975mila euro mentre per Carige, le tre popolari e l'istituto di credito tedesco 600 mila euro di sanzione. Il pm, nella sua dura requisitoria aveva sostenuto che Giovanni Consorte, Ivano Sacchetti e Carlo Cimbri, vertici ''intercambiabili'' di Unipol ai tempi della tentata scalata a Bnl, sono stati i ''motori'' di quell'operazione avvenuta ''sotto la regia'' di Banca d'Italia e del suo governatore Antonio Fazio. Proprio all'ex governatore Orsi ha riservato i giudizi piu' pesanti sostenendo che ''non ha nascosto la visione medievale dei suoi poteri di vigilanza'' volti a difendere l' italianita' del sistema bancario e che, ''come uno che guida la macchina un po' fuori dalle regole, non fa l'arbitro ma il giocatore di una partita'', si serve delle ''capacita' tecniche'' del suo braccio destro, Francesco Frasca, e di alcune banche, la ''guardia pretoriana'', per fermare ''l'assalto'' dello straniero.
Secondo il pm, Antonio Fazio si muove come ''un capo dell'esercito che dice ai suoi uomini di sparare sui cittadini''. Nella requisitoria Orsi ha documentato anche con le telefonate la ''maliziosa reticenza'' di Unipol nelle sue comunicazioni al mercato che ''non corrispondevano alla realta''' e ha definito l'operazione di ''portata sistemica'' perche' ha riguardato ''la politica della vigilanza bancaria in quel momento in Italia''. Gli imputati, aveva concluso, hanno tenuto una condotta di aggiotaggio che ''non si e' mai vista ne' in Italia ne' nel mondo: c'e' gente che si e' messa d'accordo con il governatore'' che con Frasca aveva ''una sinergia letale''.

Appello dell'Ue al G20, Fmi scende in campo.

Christine Lagarde
Christine Lagarde


Eurozona verso Cannes con Spagna e Italia sorvegliate speciali. Tokyo chiude negativa.


NEW YORK - L'Europa da sola non puo' farcela a risolvere la crisi dei debiti, e oggi viene allo scoperto: in una lettera ai partner del G20, i presidenti di Consiglio e Commissione, Van Rompuy e Barroso, chiedono ''l'aiuto di tutti'' e si appellano al ''senso di comune responsabilita'' per ridare alla Ue la spinta necessaria a rimettersi in piedi. Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) intanto annuncia che e' in corso un'operazione di revisione degli strumenti di finanziamento a sua disposizione per aiutare di piu' chi ne avra' bisogno.
Che l'accordo di giovedi' scorso non fosse la soluzione a tutti i problemi in molti lo sospettavano fin da subito, i mercati lo hanno dimostrato venerdi', e il presidente uscente della Bce Jean Claude Trichet lo conferma oggi: ''La crisi non e' finita, anzi, ci ha fatto vedere per la prima volta la debolezza dell'Europa'', caduta dopo Usa e Giappone nella stessa spirale negativa dell'economia, ha detto Trichet in un'intervista. E anche l'Europa stessa non e' per niente sicura che il complicato meccanismo anti-crisi che ha messo in piedi funzioni davvero, con numeri ancora ballerini nonostante fossero pensati per dare sicurezza ai mercati, e i dubbi sulla capacita' di attrarre investimenti esterni all'Europa.
''Noi abbiamo fatto la nostra parte, ma serve l'aiuto di tutti per assicurare ripresa globale e crescita'', scrivono Barroso e Van Rompuy, assicurando che l'Europa, nel frattempo, non siedera' sugli allori di un accordo non ancora pronto a decollare. ''Applicheremo le misure anti-crisi in fretta e con rigore - promettono i due presidenti - fiduciosi che cio' contribuira' ad una rapida soluzione della crisi''. Ma se cio' non dovesse bastare, come sembra chiaro a tutti, il G20 - leggi Cina e Usa in primis - non puo' abbandonare i suoi partner europei: ''C'e' una continua necessita' di azione comune da parte di tutti i partner del G20, in spirito di comune responsabilita' e identico obiettivo'', spiegano in quello che suona come un vero appello. Per capire se la richiesta di aiuto e il richiamo al senso di responsabilita' sara' sufficiente, bisognera' aspettare Cannes. Ma nel frattempo, tre giorni dopo le decisioni 'epocali' dei leader europei, cresce la sfiducia. Da parte britannica, non e' solo sfiducia ma anche boicottaggio, con Londra che annuncia che non aiutera' in alcun modo il fondo salva-Stati, nemmeno tramite il Fmi.
E anche il contributo Usa, tramite il Fondo monetario, e' tutto da verificare, considerate le difficolta' di Obama gia' con la crisi americana. In campo da subito invece il Fmi che in serata, attraverso una nota, informa che una ''revisione degli strumenti di finanziamento a sua disposizione'', con l'obiettivo di gestire i bisogni degli stati membri e in linea con le riforme in corso per aumentare l'efficiacia e la flessibilita' degli strumenti di prevenzione delle crisi e mitigare i rischi di contagio.
Gli economisti di Washington spiegano che ''l'obiettivo della revisione e' rafforzare la capacita' del Fondo di mitigare il contagio fornendo liquidita' ai paesi che hanno politiche e fondamentali forti e che sono colpiti da stress sui mercati finanziari. Il rafforzamento degli strumenti punta a gestire i bisogni dei paesi membri. Strumenti che non sono mirati a particolari stati''. Il piano europeo non convince il magnate americano George Soros, secondo il quale l'accordo ''dimostra la mancanza di leadership di un continente'', e le da' al massimo tre settimane di vita prima di dimostrare il suo ''completo fallimento''. Gia' sull'apertura dei mercati domani, inizialmente euforici dopo l'accordo, nessuno e' disposto a scommettere.
CRISI:RUSSIA PRONTA AD AIUTARE EUROZONA ATTRAVERSO FMI - La Russia è pronta a fornire aiuto finanziario ai membri dell'eurozona attraverso l'Fmi e a tenere colloqui bilaterali con i singoli Paesi. Lo ha detto l'alto consigliere economico del Cremlino, Arkady Dvorkovich, aggiungendo che Mosca potrebbe investire fino a 10 miliardi di dollari.
CRISI: GIAPPONE; FONTI, NECESSARI DETTAGLI SU FESF - Il Giappone vuole prima conoscere i dettagli sulle mosse del fondo Salva-Stati Ue per poi decidere il "ruolo da avere". Lo apprende l'Ansa da fonti autorevoli che esprimono giudizi più in linea con la prudenza della Cina che con quelli 'netti' del numero uno del Fesf, Klaus Regling, per il quale Tokyo continuerà ad acquistare i bond.
BORSA: ASIA IN CALO CON YEN E IN ATTESA G20 - Borse di Asia e Pacifico in calo in apertura di settimana. L'indice d'area Msci cede attorno al punto percentuale. Pesa sui listini l'intervento per 'raffreddare' lo yen, visto come bene rifugio di fronte alle incertezze delle economie Usa e europea. Il dollaro negli scambi in Oceania ha anche aggiornato i minimi storici sulla divisa nipponica.
I mercati guardano, con particolare interesse, al G20 di Cannes con Spagna e Italia sorvegliate speciali. Il Giappone, intanto, ha comunicato che continuerà ad acquistare i bond emessi dal fondo Salva-Stati europeo (Efsf), mentre la Russia si è detta pronta a fornire aiuto finanziario ai membri dell'eurozona attraverso l'Fmi e a tenere colloqui bilaterali con i singoli Paesi.
Guardando ai mercati asiatici la forza dello yen indebolisce Tokyo con Toshiba (-3,86%), Nomura (-3,8%) ed Honda (-3,68%). Flette anche Sidney con Alumina (-2,63%), Bhp (-2,3%) e Rio Tinto (-1,4%). Di seguito, gli indici dei titoli guida delle principali Borse di Asia e Pacifico: - Tokyo -0,69% - Hong Kong -1,19% (seduta in corso) - Shanghai -0,21% (seduta in corso) - Taiwan -0,37% - Seul -1,06% - Sidney -1,27% - Singapore -0,21% (seduta in corso) - Mumbai -1,19% (seduta in corso) - Kuala Lumpur -0,04% - Bangkok -0,13% - Giakarta -1,36% (seduta in corso).

Variante di valico, c’è un paese che frana. La Procura indaga per disastro colposo (video)




E' una delle grandi opere sulle spalle della quale il governo Berlusconi vorrebbe salvare la faccia. Ma rischia di diventare un boomerang. Gli smottamenti non si fermano, alcune case sono state evacuate. E i magistrati potrebbero mettere i sigilli ai cantieri.

Disastro colposo contro ignoti. È questo il reato ipotizzato dalla Procura di Bologna, che indaga sugli scavi per realizzare la Variante di valicodella Bologna e Firenze che stanno facendo franare il paesino di Ripoli-Santa Maria Maddalena, frazione di San Benedetto Val di Sambro. I residenti avevano presentato un esposto per i danni alle case, causati dagli smottamenti del terreno per i lavori della doppia galleria e ora, dopo che nelle ultime settimane i movimenti si sono fatti più consistenti, la magistratura si muove spedita. Il fascicolo, aperto ai primi giorni di maggio, era solo conoscitivo. Poi, dieci giorni fa, la svolta: per la Procura il reato è un altro.

Non si tratta quindi di danneggiamento, reato perseguibile solo a titolo di dolo, né di attentato alla sicurezza dei trasporti, come era trapelato la scorsa settimana. Il pubblico ministero Morena Plazzi e i carabinieri hanno già sentito alcune persone e stanno acquisendo la documentazione per valutare i profili tecnici dell’opera. Questo probabilmente porterà poi all’affidamento di una perizia che dovrà accertare le cause della frana, e di conseguenza trovare le eventuali soluzioni e, se ci saranno, i possibili rimedi.
Questo paese di 400 abitanti, che da decenni convive anche con i disagi di avere l’Autostrada del sole a monte e la Direttissima ferroviaria a valle, da qualche mese è costretto a sopportare anche gli sgomberi delle case e lo spauracchio di una frana da 2 milioni di metri cubi di terra. Per ora di abitazioni ne sono state sgomberate sette, ma si teme, ogni giorno che passa, che nuove famiglie saranno costrette a lasciare la casa dove magari da decenni hanno vissuto i loro padri o forse anche i loro nonni.

Mano mano che gli scavi delle due gallerie gemelle vengono avanti, infatti, è come se venisse tolta alla frana la terra sotto i piedi, e lei piano piano scivola giù proprio verso la ferrovia che passa lì sotto. La scorsa settimana il consigliere regionale Andrea Defranceschi del Movimento 5 stelle, aveva per primo dato voce alle paure dei cittadini. “Nelle settimane precedenti la frana si muoveva di un centimetro al mese. Ora invece, secondo le rilevazioni degli inclinometri, un centimetro è stato lo spostamento negli ultimi 12 giorni”, aveva detto il consigliere grillino.

La scorsa settimana era arrivata al sindaco di San Benedetto Val di Sambro, Gianluca Stefanini, la lettera dell’assessorato alla Protezione Civile della Regione Emilia Romagna che si diceva molto preoccupata riguardo alle ultime rilevazioni sulla stabilità della valle. “L’analisi dei monitoraggi evidenzia una stretta dipendenza tra l’avanzamento della galleria e gli spostamenti. Nel periodo di agosto la sospensione dei lavori ha prodotto un rallentamento degli spostamenti significativo misurato in molti punti di monitoraggio. Con la ripresa dei lavori – scriveva ancora la nota dei tecnici della Protezione civile regionale – la velocità degli spostamenti è ripresa con entità simile al periodo pre-Agosto”. Il ragionamento poi terminava con una frase raggelante: “Le incognite sul comportamento complessivo della massa mobilizzata restano alte”. E anche se nei giorni successivi a quella lettera la Regione ha cercato di tranquillizzare, dicendo che è tutto “sotto controllo”, quella missiva di dieci giorni fa ha segnalato che qualcosa di grosso sta succedendo.

Intanto, alle accuse di immobilismo rivoltegli dai cittadini, il sindaco Gianluca Stefanini ribatte: “Da gennaio, appena la prima casa era stata lesionata, chiesi e ottenni l’utilizzo di sistemi di scavo diversi. Da allora sono riuscito a mettere il paese sotto controllo praticamente al 100 %”. Già, ma di questo passo con l’avanzamento dei lavori si potrebbe arrivare a svuotare per precauzione il paese? “I lavori della Variante io non li posso bloccare, ci vuole un motivo forte e anche la lettera della Regione non mi chiedeva il blocco. Senza un motivazione forte fare un’ordinanza è inutile, i lavori riprenderebbero dopo poco. Peraltro al momento i lavori nella canna nord del tunnel sono fermi per accertamenti”, spiega Stefanini.

I rapporti tra il primo cittadino e i residenti della piccola frazione, guidati dal combattivo Dino Ricci(un geometra in pensione che costruiva strade), si sono deteriorati. Venerdì sera, durante un fuori-onda di una diretta con l’emittente locale è-tv, il sindaco aveva apostrofato i suoi concittadini: “Se io blocco i lavori, vi mandano a vivere nei container e poi magari viene la polizia a manganellarvi come in Val di Susa”. Il sindaco spiega questa sua reazione. “Devo stare calmo, non devo perdere le staffe, perché devo tutelare queste persone, anche se il peso per lo stress che stanno subendo e per l’abbandono delle case si sente e si trasmette anche a noi”. I cittadini dal canto loro non ci stanno a passare per un fronte del No,per i “No Tav” dell’appennino: “Noi la variante non vogliamo bloccarla, vogliamo solo cambiare il tragitto di questo tunnel di 4 chilometri”.

Intanto, come riportato dalla pagina bolognese de la Repubblica, anche il prefetto di Bologna,Angelo Tranfaglia, chiederà chiarimenti ad Autostrade, Anas e a tutti i soggetti interessati. Insomma tutti sembrano muoversi, finalmente. Speriamo che, al contrario, la frana, si fermi un po’.

di David Marceddu e  Nicola Lillo.

Un'azienda del premier nel poker online Mondadori, conflitto di interessi.

L'azienda (privata) presieduta da Aldo Ricci che rappresenta la Sogei (pubblica) in un'altra società.

ROMA - Alla ricerca di nuovi business con un mercato editoriale sempre più asfittico, la Mondadori si è gettata dunque a capofitto nel lussureggiante mondo dei giochi via internet: poker online, casinò virtuali...
La notizia non è nuova. Era contenuta in un comunicato stampa della casa editrice del 28 giugno scorso. Titolo dell' Ansa di quel giorno: «Mondadori: nasce Glaming, nuova società per giochi online». La cosa però, in quell'occasione, non ha avuto il risalto che invece sarebbe stato logico aspettarsi per tutta una serie di circostanze che questa sera svela un servizio di Sigfrido Ranucci per Report , la trasmissione di inchieste televisive di Milena Gabanelli che va in onda la domenica su Rai Tre.
Glaming è controllata al 70% dalla Mondadori e al 30% da un altro soggetto, la Fun Gaming, il cui capitale è a sua volta custodito in due scatole: Buel srl (51%) e Entertainment and gaming invest (49%). Per quanto riguarda la seconda, è inutile affannarsi a cercare di scoprire il proprietario. Le quote sono infatti custodite in una fiduciaria. La Buel è invece di proprietà di una vecchia conoscenza del mondo della televisione come Marco Bassetti. Il quale, incidentalmente consorte del sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi, si ritrova ora in società con il premier Silvio Berlusconi, ossia il proprietario della Mondadori, in un business molto appetitoso, a giudicare dal bombardamento di spot che pubblicizzano sul piccolo schermo questo genere di divertimento.
E fin qui, in questa Italia, non ci sarebbe forse niente di strano. A meno di non voler passare per moralisti sollevando una questione di opportunità per un presidente del Consiglio nel ritrovarsi azionista di una società che opera nel settore dei giochi d'azzardo, sia pure virtuali. Del resto, perché mai scandalizzarsi se perfino le Poste italiane sono in quel business? Il fatto è, tuttavia, che per entrare in questa attività è necessaria una concessione. E quella concessione la può dare soltanto l'amministrazione dei Monopoli di Stato. Ovvero un organismo, affidato all'ex capo dell'agenzia delle entrate Raffaele Ferrara, che dipende dal governo presieduto dal Cavaliere. In qualunque altro Paese al mondo questo sarebbe un classico episodio di conflitto d'interessi. Ma qui chi ci fa caso?
La Glaming viene costituita il 21 aprile del 2011 sulla base di un progetto che il consiglio di amministrazione della Mondadori discute il 25 novembre del 2010: a quella riunione, dettaglio, è presente in videoconferenza anche un consigliere che ha un ruolo importante nel governo Berlusconi. Cioè il direttore generale del ministero dei Beni culturali Mario Resca.
Dallo scorso mese di settembre la Gamling è finalmente nell'elenco dei soggetti aggiudicatari dei giochi online pubblicato sul sito dei Monopoli. Il servizio di Report non manca di far notare come a luglio proprio la Mondadori di Berlusconi abbia dovuto pagare a Carlo De Benedetti un risarcimento danni di 564 milioni di euro, sottolineando pure la forte crescita dell'indebitamento della casa editrice. «La ciambella di salvataggio», conclude Ranucci, «potrebbe venire proprio dai giochi».
Ma in questa storia l'ombra del conflitto d'interessi è dietro ogni angolo e assume aspetti molteplici e imprevedibili. Si scopre, per esempio, che il presidente della Glaming risponde al nome di Aldo Ricci. Chi è costui? Per due volte è stato l'amministratore delegato della Sogei, la società pubblica che gestisce l'anagrafe tributaria: già protagonista di un doppio giro di valzer ai vertici di quella struttura (nominato da Giulio Tremonti, rimosso con liquidazione milionaria da Vincenzo Visco e rinominato da Tremonti) che ha coinvolto anche altri soggetti ed è costato all'erario, come ha segnalato la Corte dei conti in un suo rapporto, più di 11 milioni di euro. Rapporto, in seguito finito all'attenzione dei magistrati, nel quale erano contenuti anche alcuni particolari riguardanti la prima gestione Ricci.
Una inchiesta interna voluta da Visco aveva infatti rivelato che il 90% degli appalti della Sogei erano stati frazionati sotto i 200 mila euro, e che le gare europee erano limitate al 15%.
Un paio d'anni fa Ricci, il cui ritorno alla Sogei era stato sponsorizzato da Marco Milanese (l'ex braccio destro di Tremonti messo sotto inchiesta dalla magistratura che ne aveva perfino richiesto l'arresto) viene sostituito con soddisfazione del direttore dell'Agenzia delle entrate Attilio Befera. Ma riesce a rimanere ancora nell'orbita della Sogei. Attualmente figura ancora come consigliere di amministrazione di Geo Web, società controllata dal consiglio dei geometri di cui la Sogei ha il 40%.
Riassumiamo. Ex responsabile di un pezzo cruciale dell'amministrazione finanziaria, Ricci è ora presidente di una società privata (di cui sono azionisti il premier e il marito del sottosegretario agli Esteri) titolare di una concessione per gestire giochi online rilasciata dalla stessa amministrazione finanziaria che Ricci continua a rappresentare in un'altra società. E tutto questo può essere considerato normale?
Sergio Rizzo