lunedì 8 dicembre 2014

Noi, il debito, lo stiamo pagando. - Rita Pani


Tempo fa girava su Internet una barzelletta carina, che pressappoco recitava: "Noi il debito non lo paghiamo". 
Esilarante. 
C'erano anche le immagini a far da corollario, con i giovani studenti incazzati e gli ultimi esemplari di operai, ormai estinti e trasformati in schiavi.
Sì, fa ridere sempre quella barzelletta, un po' come quell'altra che s'intitolava "Costituzione".
C'era un fine umorismo nella storiella che noi non avremo pagato il debito, perché per debito s'intendeva "la crisi economica", la più grande burla dell'ultimo millennio. 
C'era della perversione nell'accanimento col quale si diceva che mai avremmo pagato, perché a pagare siamo sempre noi.
La questione della mafia capitolina è l'esempio più eclatante di cosa sia realmente la crisi economica, ma sarebbe stupido non ammettere che non è solo Roma a funzionar così, ma tutta questa splendida landa desolata e violentata che è la nostra povera Italia.
Reggio Calabria, comune nel quale vivo da un paio d'anni (per disgrazia o per fortuna, ancora non so) è un altro esempio di bufala stratosferica. 
C'è la fame più nera, ma non è crisi economica. Sono anni e anni di ruberie mafiose, che hanno creato la voragine di bilancio, svuotato le casse del comune (a volte anche le stanze del comune). 
Il governo della città fu commissariato, l'ex sindaco già condannato in primo grado … e indovinate un po' chi sta pagando? Noi. 500 e rotti euro di tassa sulla spazzatura, che cambia nome ogni sei mesi e non sai più cosa stai pagando, quanto e come. Per inciso, la spazzatura resta ancora accumulata sulla strada, spesso – immagino – per essere usata come arma di ricatto verso il nuovo giovanissimo sindaco.
Noi lo paghiamo il debito, eccome se lo paghiamo!
Le spese straordinarie per la ricostruzione de L'Aquila, per esempio? Ricordate? "Troveremo i soldi per ridare ad ogni cittadino la casa che ha perso." E non fa più ridere la barzelletta, perché noi tutti pagammo e stiamo ancora pagando per le case di cartone che crollano, e per i soldi che i ladri si son rubati.
Lo paghiamo con la nostra vita, ogni giorno, perché per rimpinguare le casse svuotate dai banditi a libro paga delle mafie, continueranno oggi e domani a succhiare il nostro sangue.
Quante cose scontate, ho scritto. Quante banalità … e già temo il commentatore illuminato che mi parlerà di movimenti e gente onesta. 
E già mi rivedo intenta a spiegare per l'ennesima volta che prima di cambiare le regole, bisognerebbe cambiare chi le regole le scrive, e di certo non si può fare "andando a votare" secondo una legge scritta dalla mafia criminale che ci ha governato, e tanto meno si può accettare di andare a votare con una legge scritta da questi nuovi burattini inanimati, che prima o poi sostituiranno la Gazzetta Ufficiale con Twitter, dove ogni articolo di legge avrà valore se accompagnato da un "selfie".
Magari mi verrebbe anche di scrivere che bisognerebbe tornare in montagna, ma ho paura. Se leggessi "E ma cazzo quest'inverno non c'è manco neve", temo non reggerei.
Però sì … bisognerebbe tornare in montagna.

Rita Pani (APOLIDE)

Le cartellate pugliesi.



Ingredienti:

1 kg. di farina 00
500 gr. si semola di grano duro
2 uova intere
150 gr di olio di oliva
una manciata di zucchero semolato
vino bianco q.b.
olio per friggere q.b.

Procedimento: 

miscelare la farina con la semola, formare un buco all'interno,mettere le uova, l'olio ed impastare con il vino bianco, lavorare bene l'impasto finchè non sarà liscio ed omogeneo, non deve risultare appiccicoso, deve sembrare una normale pasta fresca.

Metterla sotto un canovaccio per non farla asciugare troppo mentre la lavoriamo. Prendete un pezzo di pasta non molto grande e passatela nei rulli della macchina per la pasta al primo numero, poi quando sarà bella liscia la sfoglia passarla al n.5, deve essere sottile ma non troppo. 
La sfoglia deve essere senza strappi. 
Prendere una rotella taglia pasta di quelle dentellate e rifinire i 2 bordi, e tagliare tre strisce x tutta la lunghezza della sfoglia. 
Partendo da sinistra, prendere la pasta e pizzicarla formando una piccola conca, continuando fino a finire la striscia. 
Prendere il primo capo a sinistra e girare premendo per far attaccare la pasta e continuando a girare intorno formando una specie di rosa. 
Mettere su di un vassoio di cartone in modo che si asciughino fino a che si è finita tutta la pasta. 
Mettere abbondante olio per frittura in un ampio tegame e quando è bello caldo mettere le roselline, dovranno risultare belle dorate. 
Con una schiumarola giratele per farle dorare da ambo i lati e continuate fino ad esaurimento delle rose preparate,metterle intanto che si friggono su carta assorbente per far sgocciolare l'olio. 
Se volete, come fanno alcuni gli spargete su del miele, noi le passiamo nel mosto di vino cotto. 
Ora lo vendono anche nei supermercati o al mercato cittadino. 
Scaldate in una pentola un pò di mosto, se è troppo denso aggiungetevi un goccio d'acqua, ma di solito a contatto con il calore diventa liquido. 
Passate un pò per volta le roselline nel mosto,rigirandole in modo che si impregnino bene ed uniformemente e mettete in una ciotola. Il dolce è pronto! 
Altrimenti un'altra variante è sciogliere del cioccolato che più vi piace fondente della percentuale che preferite o al latte e aiutandovi con un cucchiaio mettete il cioccolato sopra la rosa appoggiare su foglio di carta alluminio e lasciare asciugare.

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