sabato 7 giugno 2014

La Luna è nata da uno scontro spaziale: nuovi dati lo confermano. - Emanuela Di Pasqua

La formazione della Luna dopo l’impatto di Theia sulla Terra

Le differenze isotopiche rafforzano lo scenario secondo il quale la Luna sarebbe nata dall’impatto di un altro corpo di dimensioni planetarie contro la Terra.
Circa 4,5 miliardi di anni fa un corpo spaziale che è stato denominato Theia si scontrò contro la Terra e dall’urto nacque la Luna. Dagli studi sulle rocce lunari, a distanza di oltre 40 anni grazie alle nuove tecnologie di analisi, si sta facendo chiarezza sulle origini del nostro satellite naturale, anche se il cammino della conoscenza è ancora lungo. Una minima differenza nella composizione degli isotopi dell’ossigeno tra rocce lunari e terrestri accerta infatti definitivamente la natura «non terrestre» di parte della superficie lunare.

Impatto
Sono stati resi noti su Sciencei risultati delle analisi eseguite dal gruppo dell’Università di Colonia guidato da Daniel Herwartz, che verranno presentati l’11 giugno in California nel corso della conferenza Goldschmidt (la più importante al mondo per la geochimica). La Nasa ha infatti permesso agli studiosi di analizzare i campioni lunari provenienti dalle missioni Apollo 11, 12 e 16 e la misurazione del rapporto tra isotopi di ossigeno, silicio, titanio, calcio, tungsteno e altri elementi conferma una volta per tutte la tesi della collisione chiamando in causa un corpo astronomico di dimensioni planetarie di nome Theia, che nella mitologia greca è la madre di Selene (la dea della Luna). La Luna dunque sarebbe un miscuglio di Theia e della Terra primordiale, anche se ancora non è dato sapere in quali proporzioni.

Teorie precedenti
In realtà nel 2007 nuovi esami dei materiali lunari avevano ipotizzato una tesi molto più soft, sostenendo che la Luna si fosse formata insieme alla Terra. Ma quest’ultima scoperta del team di Colonia riporta in auge la teoria più accreditata dell’impatto, con l’entrata in scena di questo pianeta dal nome mitologico. Un gruppo francese dell’Osservatorio della Costa Azzurra a Nizza stimava recentemente la nascita di Selene 95 milioni di anni dopo la formazione del Sistema Solare e sosteneva appunto che lo scontro con un pianeta grande come Marte sulla Terra avesse originato il nostro satellite, mentre gli studiosi spiegano che le due facce del nostro satellite sarebbero addebitabili a uno scontro tra le due lune che aveva originariamente la Terra, che si sarebbero poi fuse insieme. Ora le carte vengono ulteriormente rimescolate, suggerendo la necessità di molti altri studi sui reperti lunari in profondità (quelli non esposti a tempeste solari o all’urto di meteoriti), che continuano e continueranno a regalarci preziose informazioni da molto lontano.

Potenza: peculato, falso e millantato credito. Arrestato il colonnello della Finanza Zarrillo. - Leo Amato

Potenza: peculato, falso e millantato credito
Arrestato il colonnello della Finanza Zarrillo

Dagli atti viene fuori una fitta rete di rapporti con  figure di primo piano per spingere con un aiutino le richieste che il colonnello riceveva in cambio di denaro.

POTENZA - La «diva» infermiera, l’«ingegnere» in minigonna offerto dall’amico imprenditore, e poi soldi, tanti soldi, per «consulenze» di vario tipo: dall’aiutino per il concorso da maresciallo, a quello per il trasferimento da una struttura sanitaria a un’altra, passando dalle pratiche per i fondi alle imprese. Merito del rango di alto ufficiale della Finanza e dei contatti, veri o presunti, negli uffici che contano: dalla Regione al Ministero.
E’ ai domiciliari da ieri mattina Mario Zarrillo, colonnello 60enne ed ex capo di stato maggiore della Fiamme gialle in Basilicata.
Per lui le accuse parlano di traffico di influenza, millantato credito, falso, peculato e accesso abusivo al sistema informatico.
L’inchiesta è la seconda tranche di quella soprannominata “Vento del Sud” che a febbraio ha portato ad altri 3 arresti, appena confermati dal Tribunale del Riesame, e agli avvisi di garanzia per 20 persone tra cui sindaci, assessori e funzionari di comuni come Avigliano, Brienza, Potenza e Pietragalla. Oltre a diversi imprenditori tra cui il potentino Leonardo Mecca, che da ieri è sottoposto all’obbligo di firma in Questura.
E’ proprio grazie a lui che gli investigatori della Squadra mobile di Potenza sono arrivati a Zarrillo. O meglio grazie al figlio che a  dicembre del 2012 si era accorto di essere pedinato da un auto civetta della polizia e ha avvisato il padre.
Negli atti dell’inchiesta coordinata dal pm Francesco Basentini c’è la trascrizione della telefonata partita un attimo dopo verso «il comandante», in cui Mecca gli detta la targa del mezzo sospetto chiedendogli di verificare a chi appartenesse.
Ma i rapporti tra loro due stando al gip Rosa Larocca sarebbero stati «particolamente “intimi”, al punto che Mecca più volte si prodigava (e verosimilmente lo aveva fatto altre volte in passato) a reperire donne che fossero eventualmente “disponibili” ad intrattenere Zarrillo».
Di più secondo il magistrato «la contestualità della richiesta lascia desumere che le eventuali prestazioni sessuali» della ragazza di turno, che loro chiamano in codice l’«ingegnere», potessero costituire «una sorta di riconoscenza per le informazioni riservate che Zarrillo gli stava dando».
Al riguardo gli inquirenti non parlano di corruzione in senso stretto, ma è chiaro che proprio da questo episodio le indagini nei confronti del colonnello hanno avuto un grosso slancio, con la collaborazione anche dei colleghi del colonnello. Così è venuto fuori che quello di raccogliere informazioni dalle banche dati della Finanza era un vero e proprio vizietto.
Il suo «bersaglio» di solito erano belle signore. Si segnava il numero di targa e poi chiedeva al 117 generalità e indirizzo della proprietaria.
Prima del piacere, però, venivano gli «affari», e in particolare gli amici che avvalevano delle sue «consulenze». Per loro il colonnello si sarebbe mosso anche all’Agenzia delle entrate e su questioni giudiziarie. Poi si dà il caso, sempre in assenza di una contestazione specifica, che in tanti di loro avrebbero contribuito alla sua nuova villa di Policoro. «Una raccolta di beni e servizi - la definisce il gip - ottenuti da Zarrillo grazie alla “disponibilità” di vari imprenditori».
Per esempio «la caldaia» che gli avrebbe offerto Leonardo Mecca. O «il divano» che gli doveva dare «Basile», identificato nel negozio di arredamento di Potenza per cui lavora una dei «clienti» del colonnello, Rossella Capobianco, molto preoccupata per un «controllo» subito. Poi c’è Vito Zaccagnino, per cui il gip ha respinto la richiesta di misure cautelari avanzata dal pm.
Ma è per un’infermiera di Tito Scalo che il colonnello avrebbe mosso mari e monti: Veronica Vasapollo, 26 anni più giovane di lui, e molto bella. Al punto da spacciarsi per suo padre per provare farle cancellare una multa per la Ztl dai vigili di Potenza. O da usare il telefono di servizio per prenotarle il parrucchiere. O ancora da esplodere in accessi di folle gelosia come quando ha scoperto che lo tradiva con un altro, grazie sempre a un repentino controllo sulla targa della Mercedes parcheggiata sotto la sua abitazione.
Al telefono con la cugina lui la chiama la «diva», e per ottenere il suo trasferimento da Lagonegro a Potenza è intervenuto personalmente sul direttore della Asp Mario Marra e quello del San Carlo Giampiero Maruggi, soprannominato «il grande capo». C’è anche la loro voce nei nastri delle intercettazioni. Come l’accordo tra Zarrillo e la sua amante per provare a farsi dare da un’ostetrica 20mila euro per assicurarle il trasferimento a Matera «tramite amicizie a Potenza, al San Carlo». In particolare «tale Maglietta» che non viene identificato ma con ogni probabilità va inteso come l’attuale direttore dell’Asm: Rocco Maglietta.       
Per il gip senza «l’indicazione della persona corrotta, del pubblico funzionario “avvicinabile” o perlomeno la concreta disponibilità di quest’ultimo a farsi corrompere» è soltanto soltanto «vendita di fumo». Millantato credito. Manco traffico d’influenze.
Altra storia l’intervento al Ministero dello sviluppo economico a favore di Zaccagnino. O i buoni benzina intascati da un’imprenditrice del Lazio per aiutare il figlio al concorso per entrare nella scuola sottufficiali della Finanza, che avrebbe ricevuto del «materiale» per prepararsi e «le prime cinque righe» della prova scritta da ricopiare per «consentire ai commissari eventualmente contattati di individuare il compito del candidato».

Visto che gli esami si sono svolti a Palese il gip spiega che della questione «sarà opportunamente informata la Procura della Repubblica di Bari». Un episodio sintomatico «dell’indiscussa sensibilità di Zarrillo per ogni vicenda che si potesse tradurre in un “affare”».

BILDERBERG 2014: GEORGE OSBORNE E L’UOMO AL CENTRO DI TUTTO. - CHARLIE SKELTON

Osborne
Nella foto: George Osborne e Sir John Kerr. Foto di Hannah Borno

Nel patio inondato dal sole del Marriott Hotel di Copenhagen è seduto il Cancelliere dello Scacchiere. E’ lì seduto tranquillo e ascolta con attenzione quella che sembra un’intensa conversazione ininterrotta di ben 25 minuti da parte di un anziano signore seduto davanti a lui. George Osborne è seduto e ascolta, e noi ci siamo fermati ad osservarlo.
 
Il linguaggio del corpo è affascinante. George appare teso, proteso, devoto. L’uomo di fronte a lui è fisicamente rilassato ma ricco di gestualità e di spiegazioni. George è lì che ascolta e cerca di restare al passo. A parte qualche parola che ha detto alla fine, le sue labbra si sono schiuse solo una decina di volte durante tutta la conversazione, e metà di queste volte era per sorseggiare un aperitivo alla frutta.

Il signore che ci dà le spalle, sprofondato comodamente nella sedia, è una persona importante e influente ma ancora poco conosciuta: è Sir John Kerr. Meglio conosciuto con il nome di Baron Kerr di Kinlochard.  L’attuale vice presidente di Scottish Power.
 
Al Bilderberg, Sir John sembra essere al centro di ogni cosa: quando la Principessa Beatrice di Olanda appare nel patio, è lui che le va incontro. Quando nessuno beve con Richard Perle, è Sir John che gli si avvicina.

Richard Perle John Kerr

Pacche sulle spalle, abbracci, presentazioni: il Bilderberg è il suo ambiente preferito. Sir John è membro del comitato ristretto di Bilderberg  e probabilmente è anche il suo fumatore più accanito. L’unica cosa che sembra più  impregnata di catrame dei polmoni di John Kerr sono i capelli di Peter Thiel.
Ecco un bel cameo di Sir John, che si appresta alla sua fumatina prima di cena sulla terrazza che dà sul fiume.  Probabilmente gli piace da morire vedere tutti quei fotografi fuori dal recinto.

Sir John Kerr 

Sir John è stato uno dei più alti funzionari pubblici inglesi: è stato a capo del servizio diplomatico e ambasciatore negli Stati Uniti e in Unione Europea.
 
Tra gli architetti dell’integrazione europea, è stato responsabile del segretariato che ha stilato la prima costituzione europea, e si è nascosto sotto il tavolo durante i negoziati di Maastricht, passando preziosi appunti a John Major. Nell’ombra, ma sempre al centro del potere.
 
Major, nelle sue memorie, ha paragonato Sir John a Machiavelli, ed era visibilmente intimorito dall’uomo.  Memorabili furono queste sue parole: “Quando Kerr ti viene incontro e ti chiede l’ora, non puoi fare a meno di chiederti: perché a me e perché ora?”
 
Dopo aver concluso la sua carriera di funzionario pubblico, Kerr si è subito fatto un giretto nella City e fino a poco fa è stato vice presidente della società più bilderberghiana in assoluto: la Shell Oil.  E’ anche consigliere di amministrazione della Rio Tinto, multinazionale mineraria.
 
Una creatura per metà diplomatico e per metà imprenditore, Sir John è l’estrema figura del mediatore di potere da dietro le quinte – un risolutore invisibile,  in cui si fondono alla perfezione le sfere pubblica e privata. Kerr è l’incarnazione stessa di Bilderberg.
 
E nelle dinamiche di potere tra Sir John e il Cancelliere, Sir John vince sicuramente. E’ impossibile sapere esattamente cosa stesse dicendo in questa confabulazione, ma credo che stesse indicando quanto doveva saltare Osborne quando Kerr gli avesse detto “Salta!”

Osborne Kerr

Dopo un po', un paio di organizzatori della conferenza si sono avvicinati alla coppia seduta e li hanno avvisati delle telecamere puntate su di loro.  Allora Sir John ha invitato George a continuare la loro conversazione all’interno, mentre fuori nel patio proseguivano altre conversazioni.
Da un lato della terrazza, il ministro degli esteri svedese, Carl Bildt (a sinistra) riceveva preziosi consigli di finanza internazionale da parte di un membro del comitato consultivo della Goldman Sachs, il Professor Victor Halberstadt.

Bildt Halberstadt

Mentre, in un altro angolo, il capo del FMI, Christine Lagarde, discuteva di politica finanziaria con l’economista Kevin Warsh, che siede nel consiglio di amministrazione del gigante della logistica

Walsh Lagarde 

L’uomo al centro della foto, nascosto dalla mano gesticolante di Warsh, è Paul Achleitner, presidente della Deutsche Bank e consigliere di amministrazione della Bayer. E’ qui a Bilderberg per assicurarsi che qualsiasi cosa faccia la Lagarde al FMI, la faccia per il meglio. E che sia per il meglio della Deutsche Bank e della Bayer.
 
E’ qui il potere di Bilderberg: oltre alle varie sessioni, ci sono tutte queste comode e tranquille occasioni per politici e politicanti di ricevere precise istruzioni e indicazioni da parte delle grandi banche e delle grandi aziende.
 
Circa 10 minuti dopo aver scortato Osborne nella beata serenità degli ambienti interni. Sir John Kerry è riemerso e ha scambiato due parole con uno degli organizzatori riguardo alle telecamere puntate.

John Kerr Organiser 

Quello sguardo verso di noi… ora capiamo perchè a Major faceva quell’effetto.  Tagliente come un rasoio.  Ci scommetterei un braccio che non gli piacciamo affatto.  Peccato, sarebbe molto comodo averlo come amico, ci rimedierebbe i biglietti gratis per la festa di Natale di Rio Tinto, o un invito a Bilderberg – ma dobbiamo fare i bravi però.
 
Resta da vedere ora se Osborne parlerà pubblicamente del suo faccia a faccia di mezz’ora con Sir John nella sua dichiarazione ministeriale trimestrale sugli esiti dei suoi incontri con le organizzazioni esterne.   Perchè quello era proprio uno di questi incontri, e Sir John è registrato a Bilderberg come “Vice Presidente di Scottish Power” –  un’organizzazione esterna, quindi.
 
Quello a cui abbiamo assistito non era affatto un incontro casuale nei corridoi, era una conversazione serissima.  E a noi è parsa piuttosto trasparente: rientrerà quindi tra le informazioni trasparenti di Osborne? Lo sapremo fra quattro mesi. E se sarà così, allora dovrà dirci anche degli altri incontri che ha avuto qui a Copenhagen, e di quelli che ha avuto a Watford…
 
Non può cavarsela con “E’ la regola di Chatham House”. Sarebbe come stabilire una regola in un campo da gioco che consente ad un giocatore di diventare invisibile. “Quando dico: “Regola di Chatham House” voi non mi potete vedere”.   Mi dispiace, George, ma noi ti vediamo perfettamente.  Avresti fatto meglio ad incontrare Sir John Kerry nella sauna dell’Hotel.  O era completamente prenotata dalla Principessa Beatrice?

Oh, e se stai leggendo queste parole sulla via di ritorno a Westminster, Justine Greening, lo stesso vale anche per lei. Vediamo se il termine trasparenza delle dichiarazioni ministeriali significa davvero qualcosa.  
Nella sua dichiarazione per il periodo che copriva la conferenza Bilderberg dello scorso anno, Osborne ha definito il meeting di tre giorni con i capi delle banche e delle multinazionali con le parole “Giugno 2013 - Conferenza Bilderberg – discussioni generali”.   
Niente di più inconsistente, prossimo al nulla. Il termine vago “discussioni generali” non descrive in alcun modo quello che accade a Bilderberg.   
Quello che succede a Bilderberg sono questioni governative ufficiali, e le riunioni che hanno luogo qui non possono essere descritte in modo diverso da qualsiasi altra riunione ministeriale. E se non si tratta di riunioni ufficiali per quale motivo tutti i ministri presenti sono accompagnati da così tanti loro assistenti?  Perché mai Bildt dovrebbe portare con sé il vice direttore generale del Ministero degli Affari Esteri svedese, Jessica Olausson?

Jessica Olausson

E se il vice direttore generale del ministero degli affari esteri deve partecipare, perchè il suo nome non è nella lista dei partecipanti? E’ venuta qui a Copenhagen solo per portare la borsa di Carl? Non è forse lei quella che passeggia nel patio del Marriott, o sono io che me lo sto sognando?  Può anche essere che io stia perdendo il senno, sono tre notti che non dormo: troppo preso a guardare le foto di Sir John Kerr che istruisce i suoi accoliti.  E’ qualcosa che fa diventare matti.
Per non parlare dell’effetto sullo stomaco.  Anche se potrebbe essere l’effetto del barattolo di filetti di aringhe che mi sono mangiato; tuttavia non posso escluderla come causa. Tutto qui.

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=13457

Indovina chi non viene a cena. - Sergio Di Cori Modigliani



"L'altra mattina si è verificato un episodio sintomatico a Bruxelles.

E' avvenuto un episodio simile al famigerato sorrisetto di Sarkozy su Berlusconi, ma molto molto peggio e ben più grave. 
Dopo le riunioni ufficiali del G7, Barack Obama ha organizzato una riunione strategica "con i partner europei" (quindi niente Cina, niente Giappone) per stabilire alcuni "punti fermi nella strategia politica globale dei prossimi mesi". 
L'ora era le 17. Il nostro premier si è accodato, tutto contento. Peccato che l'Italia non sia stata invitata. 
Ci sono andati la Germania, la Francia, l'Inghilterra. Lui no. Quindi, nessuno di noi. L'Italia è stata tenuta fuori.

Lo capisco.
Grazie alla nostra overclass, il nostro Paese è ritenuto non affidabile, non attendibile, non adulto a sufficienza per ascoltare ciò che devono dirsi i grandi che contano.
La cupola mediatica -a differenza che per il sorrisetto di Sarkozy- ha provveduto a non comunicare la notizia, non sottolinearla, non darle enfasi. Ecco perchè serve qualche atto comportamentale immediato di grande spessore.

Gli investitori internazionali stanno scappando via: è il danno collaterale provocato da persone come Berneschi, Bazoli, Pesenti, Penati, Ligresti, Greganti, Zaia, Cota, ecc.
Chi li paga, questi danni? Quanto ci costa la nuova immagine di un nostro premier che viene tenuto fuori della stanza che conta? Quanto ci costa il fatto che nessun telegiornale abbia dibattuto sulla vicenda?
L'Italia va a guidare il semestre europeo non per merito, ma per burocrazia, dato che c'è il turnover, quindi tocca a noi. 
Ci arriva schiaffeggiata e umiliata, avvilita e denigrata.
Non si otterrà, dunque, un bel nulla. Ciò che ci prospettano è pura piatta retorica.
Per i partiti verticali è l'ultima spiaggia. E' la loro, non degli italiani. Per noi è la prima spiaggia.
Per i cittadini, per gli intellettuali liberi e pensanti, per i soggetti autonomi e indipendenti, per gli appassionati civili per bene, si tratta di equipaggiarsi per lo sbarco nel "Paese normale".
Dal D-day del 6 Giugno 1944 che oggi si celebra, al O-day di domani. Dove O sta per zero. Tolleranza zero. Mafia zero. Criminalità organizzata zero. Nominati zero. Parassiti zero. Come le bibite senza zucchero, fa anche bene alla salute. Rimbocchiamoci le maniche e chiamiamo a raccolta la parte nobile del paese che esiste, eccome se c'è. Lavoriamo per il nostro sbarco.
Perchè vinciamo noi: questo è poco ma sicuro." Sergio Di Cori Modigliani
PS: Ha partecipato Napolitano agli incontri ai quali Renzie non è stato invitato.

I quanti, questi sconosciuti del progresso tecnologico. - Antonio Lo Campo


Alla meccanica quantistica e alle sue molteplici applicazioni, spesso provenienti dalla ricerca di base, è stato quindi dedicato il 
convegno biennale di Torino, considerato tra i maggiori in Europa.

A Torino duecento “maghi” della fisica quantistica per un convegno biennale.

Si intitola “Quantum 2014”, ed è un convegno internazionale che si svolge in questi giorni a Torino (fino al 30 maggio). Perché “Quantum”? È il termine latino di “Quanto”, termine assai diffuso in fisica per indicare una quantità discreta ed indivisibile di una certa grandezza. Il termine è a volte utilizzato come sinonimo di “particella”.  

Alla meccanica quantistica e alle sue molteplici applicazioni, spesso provenienti dalla ricerca di base, è stato quindi dedicato il convegno biennale di Torino, considerato tra i maggiori in Europa, organizzato dall’INRIM (Istituto Nazionale di Metrologia), in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari. Cinque giorni di approfondimenti su un tema poco conosciuto dal grande pubblico, ma fondamentale nell’ambito della ricerca di base e applicata. Vediamo il perché.  

Quanto importanti i...quanti  
La meccanica quantistica è una teoria fisica che descrive il comportamento della radiazione, della materia e le loro interazioni, con particolare riguardo ai fenomeni tipici delle scale di lunghezze o di energie atomiche e subatomiche: “L’incapacità della meccanica e dell’elettromagnetismo classico di spiegare fenomeni riguardanti la luce e la sua interazione con la materia, furono le motivazioni principali che portarono allo sviluppo della meccanica quantistica nella prima metà ‘900” – ci spiega il professor Augusto Garuccio, già Prorettore dell’Università di Bari, presente al workshop di Torino – “e il nome “meccanica quantistica”, dato alla teoria, deriva dalla scoperta che alcune grandezze fisiche, come l’energia o il momento angolare, possono variare soltanto di quantità discrete, chiamate appunto “quanti”.  
Una caratteristica fondamentale della meccanica quantistica è il cosiddetto dualismo onda-corpuscolo: a differenza della meccanica classica, che descrive la radiazione elettromagnetica (ad esempio la luce) come un’onda e gli oggetti massivi (ad esempio l’elettrone) come una particella, in meccanica quantistica radiazione e materia possono entrambe essere descritte sia come onde che come corpuscoli. 
“Teoria e pratica vanno di pari passo e noi scienziati evitiamo di scindere questi due aspetti” – aggiunge Garuccio – “poiché un aspetto fondamentale della ricerca in questo campo è lo stretto legame tra gli studi di fisica fondamentale e le tecnologie emergenti che direttamente ne derivano. Pochi sanno che grazie alla fisica quantistica è stato possibile realizzare strumenti come il laser e le risonanze magnetiche, sviluppare la tecnologia alla base delle apparecchiature elettroniche, le telecomunicazioni e le reti informatiche. Persino la fotocopiatrice è basata su un fenomeno prettamente quantistico: l’effetto fotoelettrico. Gran parte della tecnologia che utilizziamo quotidianamente è frutto di questa teoria”. 

Una verifica dell’ ”ultimo sogno di Einstein” con le correlazioni quantistiche  
Le cinque giornate del workshop di Torino (dedicato in memoria al fisico Carlo Novero) stanno illustrando i recenti sviluppi nel campo delle emergenti tecnologie quantistiche; avveniristiche applicazioni e studi fondamentali circa le proprietà di particolari sistemi di luce quantistici aprono nuove prospettive negli ambiti più svariati. Stati di luce quantistici possono essere sfruttati per realizzare comunicazioni criptate più sicure o per studiare campioni biologici con più accuratezza; circuiti fotonici con capacità di calcolo infinitamente superiori a quelle dei computer attuali cominciano a diventare realtà: “I computer finora realizzati” – dice Garuccio – “non hanno ancora sfruttato appieno le opportunità offerte dalla fisica del quanti. In futuro, grazie a queste sperimentazioni, si potranno realizzare elaboratori con capacità di calcolo inimmaginabili in base alla tecnologia attuale”. 
A “Quantum 2014” sono state anche presentate alcune novità. Tra queste, le teorie legate al sogno di costruire una teoria che unifichi tutte le forze note, inclusa la gravità; un elemento chiave della fisica teorica negli ultimi 60 anni, che ha portato a numerose proposte di quantizzazione della gravità, ma senza aver sinora avuto alcuna significativa verifica sperimentale. 
In particolare gli ultimi lavori di Einstein furono diretti, da un lato, a questo scopo e, dall’altro, allo studio delle peculiari correlazioni tra sistemi quantistici che, a suo avviso, erano un’indicazione dell’incompletezza della meccanica quantistica.  
In un lavoro realizzato da ricercatori INRIM (Ivano Ruo Berchera, Ivo Degiovanni, Marco Genovese) e Università di Milano (Stefano Olivares) si è ora dimostrato come queste peculiari correlazioni della meccanica quantistica possano condurre ad un esperimento realizzabile su un semplice tavolo ottico, volto a dare una risposta all’ultimo “sogno di Einstein”. 
“Ciò è possibile grazie alla luce “quantistica”” - spiega Marco Genovese - “che garantisce un grande miglioramento della sensibilità in particolari sistemi interferometrici. La possibilità di realizzare tali sistemi con le presenti tecnologie dischiude la porta ad un rapido raggiungimento di questo risultato. Inoltre tale risultato promuove lo studio di interferometri ultra-sensibili basati sulla luce quantistica le cui applicazioni alle misure di ultra precisione sono ancora soltanto vagamente ipotizzabili, ma che potrebbero essere una vera rivoluzione nel campo”.  

Individuare un oggetto altrimenti invisibile, superando i limiti classici della misura  
E’ lo scopo dell’esperimento realizzato nei laboratori INRIM dal gruppo guidato da Marco Genovese in collaborazione con l’Università di Milano pubblicato sul Physical Review Letters. 
“Immaginiamo di poter avere un oggetto in una stanza illuminata”- spiega Marco Genovese - “e di dover scoprire la sua presenza inviando attraverso un foro un impulso di luce ed osservando la luce di ritorno. Se la luce presente nella stanza è troppo intensa la piccola quantità di luce eventualmente riflessa dall’oggetto non sarà sufficiente ad identificarlo. Tuttavia se si sfruttano le proprietà di correlazione quantistica tra due fasci di luce, uno inviato all’oggetto l’altro tenuto come riferimento, allora sarà possibile identificarlo in condizioni altrimenti proibitive”.  
“Questo è il risultato ottenuto in INRIM” - aggiunge - “basato sulla generazione di fasci gemelli di luce, in cui il numero di fotoni del singolo fascio fluttua casualmente, ma ove il numero di fotoni nei due fasci fluttua all’unisono”. 
Le possibili applicazioni dello schema sono al momento ancora ipotetiche, ma spaziano dall’identificazione di un oggetto scarsamente riflettente in volo nel cielo diurno. Inoltre, questo esperimento rappresenta uno dei primi esempi di come i sistemi quantistici permettano di superare i limiti classici della misura, avviando una “metrologia quantistica”.  

Un workshop in sinergia tra Torino e Bari  
Il convegno di Torino è stato realizzato in collaborazione tra INRIM e Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. L’ateneo barese infatti è tra quelli maggiormente impegnati, a livello internazionale, nel settore della fisica quantistica, e dispone anche di moderni laboratori di Meccatronica (dove meccanica ed elettronica si fondono per lo sviluppo di tecnologie innovative). “Il nostro gruppo di fisica quantistica” – dice il Prorettore Augusto Garuccio – “è stato fondato negli anni settanta dal professor Franco Selleri. Da Bari sono poi iniziati studi e collaborazioni nazionali ed internazionali, da Parigi al Portogallo, fino alla Russia, al Giappone, a Baltimora, negli Stati Uniti e in Corea”.  
L’INRIM (Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica) è il centro d’eccellenza nazionale per lo studio sulla metrologia, cioè la scienza delle misure. Nasce alcuni anni fa dalla fusione delle competenze tra Istituto nazionale «Galileo Ferraris» (celebre per l’altrettanto famoso segnale orario della Rai), e l’Istituto Colonnetti, entrambi con sede a Torino. È un ente pubblico di ricerca, afferente al Miur, e si occupa di scienza delle misure e dei materiali, e sviluppa tecnologie e dispositivi innovativi. Molti i settori in cui opera: realizza i campioni primari delle unità di misura fondamentali e derivate del Sistema internazionale dell’Unità di misura, e ne assicura il mantenimento; partecipa ai confronti internazionali, permette in Italia riferibilità di ogni misura al Sistema Internazionale di Misura, e rappresenta l’Italia negli organismi metrologici internazionali.  

L'antichissimo pianeta "abitabile" della porta accanto.



Su uno degli antichissimi pianeti che ruotano attorno alla stella di Kapteyn, ad appena 13 anni luce da noi, potrebbe esserci acqua liquida, e non solo. Strappata dalla Via Lattea dall'ammasso globulare di cui è originaria, Kapteyn appartiene a una delle prime generazioni stellari dell'universo e i suoi due pianeti hanno oltre 11 miliardi di anni: un lasso di tempo che secondo i ricercatori potrebbe aver dato alla vita diverse possibilità di svilupparsi.

Due vecchissimi pianeti, uno dei quali potrebbe ospitare acqua liquida e forse forme di vita, sono stati identificati attorno a una piccola stella dalla veneranda età di quasi 12 miliardi di anni, la stella di Kapteyn, che per singolari vicende si trova ad appena 13 anni luce di distanza dal Sole. La scoperta è di un gruppo di astronomi della Queen Mary University of London (QMUL) che firmano un articolo in corso di pubblicazione su “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (MNRAS)” (qui il preprint). 

Dai dati raccolti grazie agli spettrometri ad alta precisione HIRES del Keck Observatory a Mauna Kea, nelle Hawaii, e del PFS dell'osservatorio Magellan/Las Campanas, in Cile, i ricercatori hanno stabilito che il pianeta Kapetyn b è almeno cinque volte più massiccio della Terra e compie una rotazione completa intorno alla stella ogni 48 giorni, lungo un'orbita che si trova nella cosiddetta zona abitabile, ossia a una distanza dalla stella che permette la presenza di acqua allo stato liquido, condizione indispensabile per lo sviluppo di forme di vita.

Il secondo pianeta, Kapteyn c, che è sette volte più più massiccio della Terra, ha invece un periodo di rotazione di 121 giorni e riceve dalla sua stella appena il dieci per cento della radiazione che il nostro pianeta riceve dal Sole: appare quindi troppo freddo per conservare acqua allo stato liquido. 

L'ipotesi che Kapetyn b possa ospitare o aver ospitato forme di vita è considerata particolarmente plausibile dai ricercatori sulla base della storia di Kapteyn e dell'età dei pianeti, circa 2,5 volte quella delle Terra. 


L'antichissimo pianeta "abitabile" della porta accanto
La stella di Kapteyn e i suoi pianeti provengono da una galassia nana che in tempi remoti si è fusa con Via Lattea. (Cortesia Victor H. Robles/James S. Bullocks/Miguel Rocha)
La stella di Kapteyn - una nana rossa scoperta nel XIX secolo dall'astronomo olandese Jacobus Kapteyn - è infatti nata all'interno di un'antica piccola galassia, Omega Centauri, che nel corso della sua storia è stata assorbita e parzialmente dissolta dalla Via Lattea, e che ora forma un ammasso globulare a 16.000 anni luce dalla Terra, costituito da centinaia di migliaia di astri risalenti alle prime generazioni stellari. Kapteyn è una delle stelle strappate da questa piccola galassia, che nella sua deriva ha finito per trovarsi nelle vicinanze del nostro Sole.

L'età dei pianeti che possono ruotare intorno a queste antiche stelle, e a Kapteyn in particolare, è stimata intorno agli 11,5 miliardi di anni, appena due miliardi dopo il big bang. “Questo ci fa interrogare su quale tipo di vita potrebbe essersi evoluta su quei pianeti in un arco di tempo così lungo”, ha detto Guillem Anglada-Escude, primo firmatario dell'articolo.

“La scoperta è davvero eccitante – ha commentato Richard Nelson, direttore dell'Istituto di astronomia della QMUL, non coinvolto nella ricerca – perché fa pensare che grazie a osservatori spaziali come PLATO, nei prossimi anni potranno essere trovati molti altri mondi potenzialmente abitabili attorno a stelle vicine alla Terra.”


http://www.lescienze.it/news/2014/06/05/news/antico_pianeta_abitabile_stella_kapteyn_deriva_galassia_nana-2170732/

Perchè..................?



https://www.facebook.com/ilrompipallone/photos/a.136973916313433.26029.126859533991538/826917940652357/?type=1&theater

QUESTIONE DI (BRUTTO) STILE: IL POTERE CAFONAL FINISCE ALLA GOGNA - Mattia Feltri

POL AFF

La prossima volta si accenderanno la sigaretta con la banconota da cento euro. Berranno lo champagne dalla scarpetta di qualche Samantha. Con la Limousine, i tangentisti moderni hanno già dato: sono rimasti loro, insieme con le quattordicenni che ci fanno dentro le feste di compleanno, a palpitare per l’auto bislunga. 
L’ex generale della Guardia di finanza, Emilio Spaziante, la noleggiava a Dubai per andare dall’aeroporto all’albergo e viceversa. 
La banda del Mose è stata individuata così: entrate un po’ troppo alte, uscite decisamente altissime. Spaziante, nell’attesa del dettaglio che sarà irresistibile, leniva i dolori della vita al volante di auto sportive, al timone di barche da diporto, ammollo in piscine con villa. È tutto già ampiamente sceneggiato e, guarda un po’, Marco Milanese, l’ex braccio destro di Giulio Tremonti rientrato alla grande nelle vicende veneziane, qualche anno fa vantava un parco macchine comprensivo di una Ferrari e una Bentley, automobile che a memoria d’uomo è stata posseduta soltanto dalla regina Elisabetta e da Gianfranco Funari. E intanto prenotava e disdiceva dei costosi fine settimana a New York perché contava di andarci con Sabrina Ferilli e Christian De Sica.
Succede da quando lo stile del corrotto è diventato la prosecuzione di Vacanze di Natale con altri mezzi. È tutto quello che ci rimane impresso. Il Suv Bmw X5 di Francone Fiorito. La foto di Roberto Formigoni con slippino e marsupio Eastpak sulle bianche spiagge caraibiche. Lo scatto glorioso e vanaglorioso del povero Claudio Scajola con moglie sottobraccio e alle loro spalle il finestrone stile Berghof che incornicia il Colosseo. Le feste in toga del consigliere laziale Carlo De Romanis, con maschere da suino e grappoli d’uva calanti su gioiose scollature. Si ruba, si arraffa, si malversa, si intasca ormai semplicemente per vivere in una dimensione strabiliante e caricaturale.
Il campione assoluto è stato Luigi Lusi, il cassiere della Margherita che si era comprato una palazzina nel più lussuoso quartiere di Toronto, e nel frattempo tirava a fine mese in una villa di Genzano, mille e seicento metri quadri con ascensore interno, sala biliardo, idromassaggio, palestra, sauna, impianto di domotica. Se ne andava in giro per il mondo. A Parigi soggiornava al Mercure Ivry sur Seine (in fondo un atto di modestia), a Londra al Carlton (già meglio: 2mila e 600 euro a notte). Un regime mensile da 30mila euro di media, con un record personale di 78 mila, esclusi gli extra tipo la settimana con moglie alla Bahamas per 70 mila euro. Le ricevute dei suoi ristoranti testimoniano gusti sintonizzati sul prezzo: spaghetti al caviale, tartufi di mare, ostriche, cannolicchi, ricci, aragoste, astici.
La mitologia del mollusco ha attraversato questa lunga stagione a cui, a fine cena, manca soltanto lo stuzzicadenti d’oro. Andate su google, digitate qualcosa come “tangenti” e “lusso” ed escono tavolate da dozzine di fauci, in Sicilia o a Verona, in Piemonte o a Bari, con cozze pelose, ostriche di Normandia, e poi tagliolini al tartufo bianco d’Alba, Barolo, Sassicaia, ed ettolitri di champagne, lo champagne arriva a cascate, forse perché la mazzetta non si abbina più col Lambrusco.
I soldi non finiscono mai, ma è la fantasia a fare la differenza. È vero, andavano tutti a farsi l’aperitivo all’Hotel De Russie, tutti a mangiare gamberi vivi da Assunta Madre, intanto che si facevano intercettare anche il ruttino. Tutti a scattare il selfie delle vacanze invernali con Francesco Totti e Christian Panucci alle Maldive. Tutti avevano al polso Patek Philippe da 20 mila euro o Rolex acquistati a SanktMoritz coi brillanti al posto dei numeri. Nel giro di Diego Anemone (quello della casa a Scajola) si scambiavano Audemars Piguet e Chopard. Però uno come Francesco Belsito, il cassiere della Lega del Cerchio magico, si era fermato sulla concretezza da fumetto investendo in lingotti d’oro e diamanti. Un consigliere regionale piemontese (Marco Botta) coi quattrini dei rimborsi si era dotato di mazze da golf. In Calabria – un po’ più al pane e ’nduja – si erano comprati i biglietti per lo spettacolo della lap dance. Angelo Balducci, già gentiluomo di Sua Santità, è riuscito a farsi pagare tende per 19 mila euro, che non si osa immaginare quante finestre avesse. La consigliera regionale del Pdl del Lazio, Veronica Cappellaro, non soltanto aveva accumulato un conto da 17 mila euro da Pasqualino al Colosseo, ma aveva messo in nota spese un book fotografico da mille euro, per un profilo patinato.
Si va ormai oltre la criminalità, si sconfina quotidianamente in commedia, di quelle con le attrici sotto la doccia e caratteristi flatulenti. Infatti Veronica Cappellaro finì poi alla festa della cacca – spiacenti, è testuale – proprio davanti a Palazzo Chigi, in casa di un certo Paolo Pazzaglia, autodefinitosi imprenditore e playboy. Tazze da bagno all’ingresso, scopini col pongo marrone, buffet modellato sul tema, diciamo così, e per completare fialette aromatizzate. Era una protesta contro la politica a causa della quale siamo immersi fino al collo dentro l’elemento in questione. Si affogò l’amarezza un flûte via l’altro.

Dal marciume dell'Expo allo Tsunami del Mose. - Elio Veltri

  

  

Dopo il marciume dell'EXPO, neanche il tempo di elaborare il lutto del paese in mutande, ecco lo tsunami di Venezia
Tutto il ceto politico, quello arrestato e quello indagato, ma anche quello che ha taciuto o ha girato la testa dall'altra parte, c'è  dentro fino al collo. 
La verità è che i partiti non arrivano mai prima della magistratura e non perchè non sanno, ma perchè non vogliono
E' tipico dei partiti del nostro tempo. 
Nella prima repubblica c'era la partitocrazia con i partiti. 
Ora scorazza la partitocrazia senza partiti. 
E quando arrivano le manette ascoltiamo espressioni di meraviglia: Orsoni, una persona tanto per bene, ma chi l'avrebbe mai detto! 
Galan , si è vero un po' disinvolto, ma tutto sommato uno che ha saputo governare!. 
Gli organi di garanzia nei partiti non esistono. 
Nessuno ha la curiosità di conoscere le spese elettorali effettive dei candidati; le assunzioni con lauti stipendi dei familiari e degli amici; gli acquisti di case di lusso e le ristrutturazioni milionarie; i tenori di vita  che nessuna indennità di carica potrebbe giustificare. 
Nessuno. 
Tutti tacciono;  l'omertà e i ricatti la fanno da padroni. 
Questo sono diventati i partiti oggi. 
Risultato: il Mose che sarebbe dovuto costare un miliardo e ottocento milioni di euro, è già costato cinque e ne serve ancora uno, se va bene, per completarlo. 
E poi ci si meraviglia che l'Europa ci considera un vigilato speciale e che il debito pubblico, nonostante il pareggio di bilancio in Costituzione, continua ad aumentare. 
Mi viene in mente che  nel 1991, esattamente un anno prima di Mani pulite, usciva per Laterza il libro Milano degli scandali di Gianni Barbacetto e mio, con la prefazione di Stefano Rodotà. 
A Milano, nessun editore aveva voluto pubblicarlo. 
Vito Laterza aveva dovuto superare molti ostacoli nella sua stessa casa editrice. Mi aveva detto: caro Veltri,   non posso correre il rischio di chiudere la casa editrice, è necessario trovare un prefatore autorevole. 
Gli chiesi se Bobbio sarebbe andato bene e andai a Torino a parlargli.  Gli raccontai un po' del libro e mi chiese di mandargli i due primi capitoli. Lo feci, li lesse e mi scrisse che era rimasto shoccato perchè mai avrebbe pensato che il paese fosse ridotto tanto male e la corruzione imperversasse persino a Milano. Ma trovò una scusa: la carica di senatore a vita, super partes, e non scrisse la prefazione. 
Laterza gli mandò una lettera che era una frustata: caro Bobbio, troppo comodo non sporcarsi mai le mani. 
A quel punto proposi all'editore Stefano Rodotà, il quale accettò. 
Era presidente del PDS e quando si seppe che aveva accettato di scrivere la prefazione al libro scoppiò un putiferio. 
Da una parte Craxi ordinò ai socialisti di non partecipare ad alcuna presentazione e dall'altra l'ala migliorista del vecchio PCI minacciò di deferire il Presidente del partito alla Commissione di garanzia. 
Ma Stefano non arretrò di una virgola, sfidò i suoi interlocutori a un confronto pubblico e scrisse una prefazione che sembra scritta oggi. 

“Sono queste storie di ordinaria corruzione. In esse non si riflette una patologia, ma quella che ormai sta diventando (è già diventata?) la fisiologia dell'intero sistema politico amministrativo dell'Italia Repubblicana. 
Non sono cronache di una lontana provincia, isolata e dissonante, ma del centro produttivo del paese. 
Non sono campioni estratti con un'opera minuziosa d'indagine da un mondo in ombra, ma vicende ben note, già arrivate alla conoscenza dell'opinione pubblica”. 
E poi la stoccata: ”La corruzione si è fatta da tempo metodo di governo”. Sono passati ben 23 anni da quelle cronache, nella organizzazione sempre più vasta e raffinata della tela della corruttela e nella indifferenza sempre più assordante dei cittadini che ci convivono. Aveva ragione Calvino, il quale “nell'Apologo sull'onestà nel paese dei corrotti”, che introduce il libro, scriveva: ”Avevano potuto dunque dirsi unanimemente felici, gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti”. E ancora:”In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare”.

Ah! Grande Calvino. Come ci manchi! E Come ci mancano gli intellettuali come Pasolini. Sono scomparsi e nel momento in cui la loro presenza sarebbe stata più necessaria. Ma è impossibile che se ne affaccino in un paese senza anima e senza memoria.