giovedì 4 aprile 2019

La nave dei folli (americani) sta imbarcando acqua? - Dimitry Orlov

Sembra certamente di si ed anche a velocità crescente. Aver trascorso le ultime tre settimane in una località nascosta, lontano da Internet, mi ha permesso di osservare l’aumento del suo rateo di affondamento. C’era la connessione wifi all’aeroporto e ho potuto scaricare tre settimane di articoli, su cui mi sono concentrato durante il lungo volo di ritorno verso la civiltà. Quello che ho letto è stato un po’ scioccante, specialmente dopo tre settimane di nient’altro che surf, uccelli marini, granchi che scorrazzavano e un sacco di gente contenta e amichevole, che non avrebbe potuto interessarsi di meno degli Stati Uniti.
Da un po’ di tempo, c’è gente che mi dice che dovrei guardare il film Idiocracy, perché mostra in che cosa si stanno trasformando gli Stati Uniti. Beh, non sono così sicuro che un film sull’idiozia possa impedire di diventare idioti, quindi passerò oltre, ma c’è un netto aumento del livello di stupidità esibito da quelli che fanno parte dell’establishment statunitense. Questo non dovrebbe essere una sorpresa; dopotutto, perché qualcuno dotato di saggezza e integrità dovrebbe interessarsi, al giorno d’oggi, ad una cosa del genere? Esempi di estrema stupidità, così stupidi che fa male guardarli, sono in questo momento tutto intorno a noi. Permettetemi di sottolinearne alcuni importanti.
Mentre ero impegnato a bagnare le dita dei piedi in acque limpide, l’investigatore speciale Robert Mueller aveva finalmente pubblicato il suo rapporto. Non aveva lasciato nulla di intentato, ma non era riuscito a portare a termine il compito che gli era stato assegnato, la dimostrazione che Trump era colluso con la Russia. Nella sua relazione aveva affermato che, sebbene non avesse trovato prove di collusione o di ostruzione della giustizia, il suo rapporto non scagionava Trump. Notate questi due punti di estrema stupidità. Primo punto: se non c’era collusione, non c’era crimine e nessun decorso di giustizia da ostacolare. Secondo punto: se, come ammette Mueller, non è stato commesso alcun reato, allora non c’è nulla da cui scagionare Trump.
I Democratici, che avevano sperato di mettere sotto impeachment Trump sulla base del rapporto Mueller, forse potrebbero rincuorarsi un po’ per il fatto stesso che Mueller si è rivelato così incompetente da non riuscire a capire le basi stesse della sua professione; forse, dopotutto, la collusione c’era, ma Mueller era troppo stupido per trovarne le prove. O forse i Democratici dovrebbero crollare in un parossismo di disperazione, perché Mueller era la loro migliore ed ultima possibilità ed ora fanno la figura degli idioti per aver creduto in lui.
Subito dopo, nella parata degli stupidi abbiamo il procuratore generale William Barr, che, nel suo riassunto del rapporto  Mueller, aveva accettato acriticamente le affermazioni secondo cui ci sarebbe stata un’interferenza da parte dei Russi nelle elezioni presidenziali del 2016. Ma che razza di interferenza era stata?
C’era una troll-farm di San Pietroburgo gestita da qualcuno che, secondo alcune voci, aveva una volta lavorato per Putin. Questi troll avevano pubblicato annunci pubblicitari ‘acchiappaclick’ sui social media. La portata della loro operazione era stata assai ridotta e la maggior parte della loro attività si era svolta dopo le elezioni, rendendo assurda l’affermazione che avessero manipolato le votazioni. Lo sforzo di Mueller per processarli si era bloccato quando i loro avvocati si erano presentati in tribunale e avevano chiesto di vedere le prove. Mueller non aveva potuto permettere una cosa del genere perché avrebbe fatto sganasciare dalle risate tutta la corte.
C’era stata anche l’affermazione secondo cui gli hacker russi si sarebbero infiltrati in un server di posta elettronica al DNC [Comitato Nazionale del Partito Democratico], impadronendosi di e-mail che evidenziavano i tentativi di manipolare le primarie ai danni di Bernie Sanders, per poi renderle pubbliche tramite Wikileaks. Ma ci sono prove che queste e-mail non sono state hackerate ma fatte trapelate dopo essere state copiate su una chiavetta USB da qualcuno che aveva fisicamente accesso al server.
Barr è forse troppo stupido per rendersi conto della follia delle sue affermazioni secondo cui “i Russi”, qualunque cosa significhi il termine, avrebbero manipolato le elezioni americane? Sì, sembra che sia proprio così. Con funzionari di questa stupidità, quanto è stato stupido per i Democratici passare due anni a coltivare il loro sogno di sbarazzarsi di Trump con il loro aiuto?
E così Trump è qui per rimanere. È qui che finisce la stupidità? No, certo che no, perché ora, semplicemente, passiamo alla fase successiva di stupidità. Trump sogna di “rendere nuovamente grande l’America,” ma il suo è un sogno stupido? Diamo un’occhiata ai risultati.
La sua idea era quella di rinegoziare le trattative commerciali a favore dell’America e di rimpatriare la produzione, che era stata delocalizzata in paesi a bassi salari in tutto il mondo, ridurre il deficit commerciale e creare molti, buoni posti di lavoro. Sembrerebbe un ottimo piano, ma facciamo un passo indietro per un momento e cerchiamo di vedere qual è il vero problema.
Il vero problema è che negli Stati Uniti c’è un enorme squilibrio tra ciò che gli Americani producono e ciò che gli Americani consumano: consumano molto più di quanto possono permettersi.
Una soluzione sarebbe quella di ridurre il consumo, ma questo rappresenta il 70% dell’economia che verrebbe così a contrarsi, facendo esplodere la bolla del debito, già sproporzionatamente grande, spingendo l’economia degli Stati Uniti nella più profonda depressione. Questa, dopotutto, non sembra una grande idea.
Un’altra soluzione sarebbe quella di svalutare il dollaro attraverso un’emissione incontrollata di valuta. Questo renderebbe le esportazioni americane competitive rispetto a quelle dei paesi con salari più bassi. Ma indebolirebbe il dollaro USA come valuta di riserva e innescherebbe in tutto il mondo la fuga precipitosa dei detentori del debito degli Stati Uniti, provocando uno shock iperinflazionistico che spingerebbe nuovamente l’economia americana nella più profonda depressione. Anche questo non sembra fantastico, ma era il piano ventilato dall’ex consigliere di Trump, Steve Bannon. Forse anche Steve è un po’ ottuso.
Un’altra soluzione, proposta da William Dudley della Federal Reserve, era stata quella di utilizzare metodi fiscali per stimolare una ripresa della produzione industriale negli Stati Uniti, e questo è ciò di cui si era innamorato Trump e il motivo per cui aveva tagliato le imposte societarie, consentendo alle multinazionali di rimpatriare esentasse gli utili realizzati all’estero. Aveva funzionato? Ovviamente no! Invece di investire nella produzione, le aziende avevano utilizzato questi fondi per riacquistare le proprie azioni, consentendo ai loro principali azionisti di vendere al rialzo le loro azioni a spese della collettività. Ecco Alice Walton, proprietaria del 10% di Walmart, che, nel solo mese di marzo, ha liquidato oltre 700 milioni di azioni.
Possiamo essere sicuri che Alice Walton non investirà questi 700 milioni in scorte di magazzino. È stato stupido da parte di Dudley e Trump pensare che un piano del genere avrebbe mai funzionato? Apparentemente è così.
E quindi ecco dove si trova attualmente il piano per “rendere nuovamente grande l’America.” L’economia sta affondando. La Federal Reserve non può salvarla dal  tracollo abbassando i tassi di interesse perché sono già troppo bassi. E’ in corso una massiccia carneficina nel settore della vendita al dettaglio e numerose aziende statunitensi sono sul punto di andare in bancarotta. La un tempo grande General Electric è stata estromessa dal Dow Jones ed è impegnata a vendere i suoi gioielli della corona ai Russi. Cosa resta da fare?
Fa il suo ingresso in scena Janet Yellen, l’ex presidente della Federal Reserve, con un piano davvero stupefacente nella sua stupidità. Propone che la Federal Reserve intervenga e inizi ad acquistare direttamente debito societario usando denaro stampato ad hoc. Notate come il piano della Yellen unisca in modo splendido la stupidità del piano Bannon (tagliare l’erba sotto i piedi del dollaro USA) con la stupidità del piano Dudley (dare alle multinazionali un’altra possibilità di riacquistare le proprie azioni, in modo che i loro principali azionisti possano continuare ad essere salvati e a realizzare profitti con denaro pubblico). Ecco una tabella che mostra come sia brillante la situazione, anche senza il fantastico suggerimento della Yellen.
Con questa carenza di idee non stupide a Trump non resta che saltellare nella sua cella imbottita e inviare sciocchi tweet, come questo: “Molto importante che l’OPEC aumenti l’estrazione di petrolio. I mercati mondiali sono fragili, il prezzo del petrolio sta diventando troppo alto. Grazie!” Nel frattempo, ha vietato le importazioni di greggio pesante dal Venezuela (necessario per la produzione di gasolio) mentre le esportazioni statunitensi di petrolio leggero (da fracking) stanno incontrando problemi a causa della sua bassa qualità, gli investimenti nel fracking sono precipitati e le società energetiche che si occupano di fracking, la maggior parte delle quali non ha mai realizzato guadagni, stanno segnalando la mancanza di nuove aree produttive dove eseguire trivellazioni esplorative. È stupido pensare che twittare possa risolvere qualcuno di questi problemi.
Riassumendo, questa nave dei folli sta imbarcando acqua e tutte le proposte espresse finora sono stupide ed equivalgono a tentare di prosciugarla con un setaccio. È una cosa davvero nauseante a vedersi! Mi fa venire voglia di tornare su quella spiaggia e rimanere lì, a sopravvivere con latte di cocco, pesce appena pescato e frutta tropicale, e non collegarmi mai più ad Internet.
Ma me ne farò una ragione e andrò avanti come prima. I martedì saranno ancora giorni di articoli liberi, mentre il giovedì offrirò ai miei fedeli sostenitori nuove, grandiose prospettive. Prossimamente: l’etnosfera umana, come aspetto evolutivo della biosfera, un argomento che ho analizzato a fondo mentre ero coricato sulla spiaggia. Qui c’è la chiave per comprendere il ciclo di vita delle nazioni, alcune delle quali sono piene di energia e di voglia di progredire, mentre altre hanno già fatto il loro tempo e sono governate da persone palesemente stupide.
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Di male in peggio...a quanto pare non è solo Trump a fare acqua da tutti i lati, ma tutto l'establishment "ammericano". 
Se questi continuano a dare credito a personaggi dotati di scarsissima conoscenza dell'economia, hanno poco da sperare... e sapendo anche come gli USA usino recuperare le perdite accumulate, distribuendole  su tutto il globo terracqueo, ...la vedo grigia, anzi, nera..
by C.

Auto blu, Consip smonta la polemica: ‘Auto di servizio a nolo e mezzi blindati per la sicurezza, anche di magistrati’. - Thomas Mackinson

Auto blu, Consip smonta la polemica: ‘Auto di servizio a nolo e mezzi blindati per la sicurezza, anche di magistrati’

Sotto accusa due gare per un valore di 168 milioni. Di Maio chiede chiarimenti, tutti all'attacco del governo. Ma la stessa Centrale acquisti esclude si tratti di mezzi destinati ai politici: nel primo caso sono veicoli operativi a noleggio per il trasporto ospedaliero, per la polizia locale. Nel secondo di mezzi blindati per le forze dell'ordine e per i magistrati.

Autoblu, il vicepremier Di Maio attacca lo “spreco”. Consip risponde che sono “auto grigie di servizio, a noleggio”, come quelle “per il trasporto dei farmaci, per la polizia municipale”. Di piccola e media cilindrata, “perlopiù Panda, Yaris” precisano dalla centrale acquisti dello Stato. Il secondo lotto poi? E’ per l’acquisto di auto blindate, “ad esempio quelle in uso a magistrati”.
E’ un giorno di altissima tensione sul filo governo-Consip. Tutto parte con un articolo sul Messaggero: “Shopping del governo: 8.280 auto blu e grigie per 168 milioni di euro”. L’infornata procederebbe da due gare Consip indette nei mesi scorsi e oramai chiuse, con importi da capogiro: il governo, accusa il giornale romano, sarebbe pronto a spendere 168 milioni di euro per acquistare 7900 auto grigie (120 milioni di spesa) e 380 auto blu (48,5 milioni). Il termine per le offerte è scaduto e nessuno ha detto niente
Il governo in realtà nulla sapeva, tanto che Luigi Di Maio viene colto di sorpresa e prende una posizione netta sul “caso”: “Avvierò subito un’indagine interna ai ministeri per capire se questi bandi si stanno avviando in automatico, il nostro obiettivo è ridurre le auto blu. E se sarà vero si bloccherà tutta sta roba qui”. E ora tocca capire se il caso esiste, perché la polemica divampa.
L’opposizione attacca: “Era il Governo che voleva abbattere la casta e oggi, dopo un anno nei palazzi e sulle poltrone, decide di acquistare 8.280 auto nuove, grigie e blu metallizzato. Di queste solo il 18,1% verranno destinate alle forze dell’ordine. E l’81,9% alla casta“. Così Francesco Giro, senatore di Fi. “Il governo che doveva tagliare i privilegi acquista 9 mila autoblu, spendendo 168 milioni euro. Di Maio, invece di scusarsi, che fa? Evoca una gelida manina” fa eco la vice Presidente del Gruppo Pd, Simona Malpezzi. Il Codacons annuncia esposti alla Corte dei Conti.
In serata arriva una nota di Consip, pubblicata anche sul sito. “Non è Consip ad acquistare o noleggiare ma sono le singole amministrazioni – in base ai loro fabbisogni – ad emettere gli ordini di acquisto verso i fornitori selezionati da Consip”. La gara di per sé non è un via libera generalizzato all’acquisto ma è un invito alle amministrazioni che intendessero rinnovare il parco mezzi ad avvalersi della fornitura oggetto della convenzione, che non piove dal cielo ma è figlia di una politica programmata degli acquisti funzionale all’economicità degli acquisti e a garantire le necessarie dotazioni. Lo si evince dagli stessi bandi che (non a caso) riportano in calce il numero progressivo di edizione (per i due specifici sono la 14 e la 3), secondo i fabbisogni emersi dalle ricognizioni. Ed ecco che arriva la vera sostanza: le auto blu non ci sono.
“Nel caso della convenzione “noleggio autoveicoli ed. 14”, si tratta di autovetture operative destinate ai servizi di base delle amministrazioni. Consip fa l’esempio delle Asl e delle vetture di trasporto farmaci, la Polizia municipale con le vetture di servizio stradale. A maggior ragione per la seconda gara: “nel caso della convenzione acquisto auto protette ed. 3”, di autovetture blindate destinate alla tutela di soggetti istituzionali nel caso di rischio di incolumità (es. magistratura sotto scorta)”. Infine un chiarimento sull’obiettivo delle gare e I risultati raggiunti: “Su tali tipologie di acquisto i risultati dell’azione Consip, valorizzando la aggregazione della domanda, si misurano in riduzioni di prezzo per le amministrazioni tra il 40-60%, in garanzia di qualità del prodotto/servizio e di attenzione all’ambiente. Dunque non spreco, ma risparmio.

Ancora incendi a Borgo Mezzanone: nessun ferito, secondo rogo in pochi giorni. Gip Foggia: «Manca fogna, demolire».

A fuoco baracche a Borgo Mezzanone, nessun ferito: terzo rogo in pochi mesi

Le fiamme provocate forse da un corto circuito hanno distrutto due baracche.

Due baracche sono state distrutte da un incendio la scorsa notte nel 'ghetto' di Borgo Mezzanone, l'agglomerato abusivo in cui vivono numerosi migranti, sorto a pochi chilometri da Foggia. Non ci sono feriti e le fiamme sarebbero state causate da un corto circuito. Questo è il secondo incendio che si verifica in pochi giorni: il primo è avvenuto nella notte tra sabato e domenica. Altri due incendi nel ghetto sono divampati il 30 ottobre e il primo novembre scorsi: in quest’ultimo perse la vita un migrante.

Le fiamme, la notte scorsa, hanno investito anche alcuni cumuli di rifiuti accatastati accanto alle baracche che si sono incendiate. Le costruzioni avvolte dalle fiamme si trovavano nella parte opposta alla zona interessata dalle operazioni di abbattimento di 11 manufatti abusivi, avvenuta la scorsa settimana. Il ghetto è interessato da una serie di azioni programmate dalla Procura di Foggia e dalla Prefettura che porteranno, nel corso dei mesi, ad un progressivo smantellamento dell’insediamento abusivo.

Secondo quanto riportato nel decreto di sequestro preventivo a firma del Gip del Tribunale di Foggia, Manuela Castellabate, occorre demolire la baraccopoli anche per l'assenza di servizi fognari, una condizione che «accrescerebbe il rischio già allo stato allarmante di un danno ambientale».

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/foggia/1128072/ancora-incendi-a-borgo-mezzanone-nessun-ferito-secondo-rogo-in-pochi-giorni.html

Risarcimento danni a Formigoni, l’aula boccia la mozione M5S. Schiaffo ai lombardi da Lega, Forza Italia e PD.

Risarcimento danni a Formigoni, l’aula boccia la mozione M5S. Schiaffo ai lombardi da Lega, Forza Italia e PD

Il Consiglio regionale della Lombardia ha bocciato una mozione del M5S Lombardia che avrebbe impegnato la regione a chiedere i danni in sede civile all’ex Presidente Roberto Formigoni.
Luigi Piccirillo, consigliere regionale del M5S Lombardia dichiara: “Questo voto è uno schiaffo agli italiani e ai lombardi onesti. In Consiglio regionale la casta ha mostrato il suo vero volto e ha difeso un ex presidente condannato in via definitiva rifiutandosi di chiedere i danni in sede civile.
Chi ha difeso e continua a difendere Formigoni è complice di un sistema che per vent’anni ha danneggiato i lombardi.
Non c’è nessuna dignità nel corrompere e nel togliere risorse pubbliche ai cittadini e alla sanità. Un amministratore che si macchia di gravissimi reati contro la pubblica amministrazione non merita elogi, difese d’ufficio o manifestazioni di rimpianto.
Ci attendevamo che la nostra richiesta di danni fosse approvata all’unanimità, al contrario i partiti hanno espresso nostalgia per Formigoni piagnucolando sui bei tempi andati dell’eccellenza lombarda. Non esiste eccellenza dove c’è corruzione. Non c’è politica dove si intascano i soldi pubblici. Non c’è onestà nell’incapacità di prendere le distanze dall’amministrazione Formigoni che ha trascinato nel fango la nostra regione.
La Lombardia ha funzionato nonostante i Formigoni e i partiti che l’hanno amministrata che hanno perso l’ennesima occasione per fare gli interessi dei lombardi e cioè quello per cui sono stati votati”.

Torre di Belém - Lisbona - Portogallo.





La torre di Betlemme o, più correntemente, torre di Belém o "torre di San Vincenzo" è una torre fortificata situata nella freguesia di Santa Maria de Belém, nel comune di Lisbona, in Portogallo. Si tratta di un patrimonio mondiale dell'UNESCO, simbolo e memoria del ruolo importante che il Portogallo giocò nell'era delle grandi esplorazioni. La Torre fu commissionata dal re Giovanni II come parte di un sistema di difesa alla foce del fiume Tago e come porta cerimoniale di Lisbona. La torre fu costruita nei primi anni del XVI secolo ed è un esempio lampante dello stile manuelino portoghese, ma incorpora anche accenni di altri stili architettonici. La struttura è composta da un bastione di 30 metri con quattro torri.

https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_di_Belém

M5S, ecco i 12 comandamenti per il “manuale anti-Lega”. - Stefano Feltri



NEL MOVIMENTO CIRCOLA LA LISTA CON TUTTI GLI ARGOMENTI DA USARE CONTRO L’ALLEATO TRA GLI ALTRI CI SONO REDDITO, TRIVELLE, VITALIZI, FAMIGLIA, CINA.

La campagna elettorale per le Europee è davvero partita: almeno per un paio di mesi, Lega e Movimento Cinque Stelle saranno avversari, oltre che sodali di governo. Per riprendere la scena, però, Luigi Di Maio e i suoi devono tentare un’impresa ardua: ribaltare la percezione diffusa che in questi mesi i Cinque Stelle abbiano pagato i costi dei compromessi mentre la Lega otteneva soltanto vittorie. Dentro il M5S circola in questi giorni un documento strategico che verrà studiato da tutti i parlamentari da talk show e riletto prima di ogni intervista ai giornali. Sono i dodici comandamenti della riscossa grillina, i “temi su cui il M5S ha imposto la linea alla Lega”.

Il primo comandamento, come ovvio, riguarda il reddito di cittadinanza. Non si tratta di rivendicare l’abolizione della povertà, quanto del fatto che Matteo Salvini si è dovuto piegare: prima considerava “culturalmente sbagliato pagare la gente per stare a casa”, alla fine ha dovuto votarlo. Anche il decreto Dignità è passato “nonostante gli scossoni per la Lega, criticata in estate dal ceto imprenditoriale del Nord”.

Poi ci sono le trivelle, punto delicato nei rapporti Lega-M5S ma anche tra M5S e territorio: “La Lega è pro-trivellazioni. Con l’operazione M5S aumentano di 25 volte i canoni per le concessioni delle trivelle. Sospese per 18 mesi, nelle more dell’adozione di un piano nazionale, le ricerche di idrocarburi”.

I due comandamenti successivi del manuale anti-Salvini dovrebbero aiutare i parlamentari pentastellati a scalare gli specchi più scivolosi. Perché sul Tav Torino-Lione il M5S ha poco da rivendicare, visto che l’opera non è stata cancellata e la società costruttrice ha fatto partire i bandi per i lavori. La linea è dunque questa: “La Lega avrebbe fatto ripartire i cantieri senza discussioni, il M5S ha imposto una sospensione senza penali”. Anche sulla riforma della prescrizione per ora c’è poco di concreto, tutto è stato rimandato. Linea ufficiale: “Sulla prescrizione il M5S è arrivato a un’intesa con la Lega, inizialmente ostile”.

Molto più battaglieri i due comandamenti sui temi di bandiera per il Movimento. I tagli alle pensioni d’oro e ai vitalizi sono avvenuti anche se “la Lega era contraria”. E Salvini si è piegato perché “Il M5S ha fatto leva sulle risorse che servivano alla Lega per finanziare quota 100”. Stessi toni sulla legge “Spazzacorrotti”, passata “nonostante non sia nel dna della Lega, includendo anche le norme per la maggiore trasparenza rispetto ai finanziamenti ai partiti”. Viene omesso il dettaglio che subito dopo, però, la Lega ha ottenuto che gli appalti fino a 150.000 euro possano essere assegnati senza gare e certificazioni antimafia.

I comandamenti anti-Salvini invitano a rileggere anche episodi recenti. La cittadinanza italiana assegnata a Rami, il ragazzino egiziano che ha contribuito a salvare i 51 studenti sul bus dirottato a Milano, viene presentata come una vittoria del M5S: la proposta è partita da Di Maio e Salvini era ostile, “poi però la Lega si piegata sulla posizione del Movimento”. Stessa rivendicazione sul congresso delle famiglie di Verona: il M5S e il premier Giuseppe Conte hanno fatto “pressing” così da revocare il patrocinio di Palazzo Chigi all’iniziativa, in contrasto con il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, leghista.

Non poteva mancare la Cina. Con la visita di Xi Jinping tutti gli schemi si sono ribaltati: gli anti-globalisti Cinque Stelle si sono scoperti filo-cinesi, i filo-russi leghisti sono diventati anti-cinesi per provare a essere filo-americani, il tutto mentre pure i Cinque Stelle tentavano agganci con gli Usa. Un pasticcio che ora il M5S riassume così: “La Lega aveva sollevato dubbi sul dossier. Alla fine – grazie alla spinta propulsiva del M5S – i protocolli sono stati firmati, sono stati fugati i dubbi sulla sicurezza nazionale (golden power), l’Italia ha anticipato tutti. E i ministri della Lega hanno dovuto ammettere la bontà dell’accordo spinto da Di Maio-Conte”.

La strategia di comunicazione è pronta. Ora resta la parte più difficile: convincere gli elettori.


https://infosannio.wordpress.com/2019/04/04/m5s-ecco-i-12-comandamenti-per-il-manuale-anti-lega/

Bertolesso - Marco Travaglio - Il Fatto Quotidiano del 4 Aprile

Guido Bertolaso, l'uomo delle emergenze in attesa di giudizio - Fotostoria

Da un po’ di tempo non si avevano notizie di Guido Bertolaso, indimenticato capo della Protezione civile e commissario straordinario multiuso per terremoti, inondazioni, giubilei, frane, slavine, valanghe, visite papali, smottamenti, incendi boschivi, mondiali di ciclismo, emergenze rifiuti, eruzioni vulcaniche, aree marittime, relitti navali, grandi eventi, rischi bionucleari, aree archeologiche, G8, epidemie di Sars e tutte le calamità naturali possibili e immaginabili, tranne la più perniciosa: lui. Le ultime cronache, dopo la sfortunata autocandidatura a sindaco di Roma (respinta persino dai compari forzisti), lo davano impegnato in Africa, con gran sollievo per il popolo italiano, meno per quelli africani. Ieri l’ha intervistato Radio Capital, gruppo Espresso, al TgZero (così chiamato per il suo livello di credibilità) in veste di aspirante salvatore della Capitale. È lo stesso gruppo che ai bei tempi pubblicava inchieste sui disastri di Bertolaso: tipo quella di Fabrizio Gatti sui 400 milioni buttati nelle grandi opere alla Maddalena, in vista di un G8 che non si tenne mai perché proprio 10 anni fa venne dirottato fra le macerie dell’Aquila appena terremotata.
TgZero chiede a Bertolaso cosa ne pensi di due frasi che io non ho mai né pensato né pronunciato: “C’è un complotto dietro a tutti i disservizi, come sostiene Travaglio?”. “Travaglio dice che per le scale mobili della metro guaste c’è un sistema criminale spaventoso che sta reagendo perché non è più padrone come in passato”. Io non ho mai parlato di “complotti dietro i disservizi” né di poteri criminali dietro le scale guaste. Ho risposto su La7 a una domanda di Giletti che un conto sono gli errori della giunta Raggi e gli scandali nella Capitale, un altro sono gli strani incendi agli impianti di smaltimento rifiuti (i due maggiori dati alle fiamme in tre mesi), i falò di cassonetti (oltre 600 in due anni), gli autobus anche nuovi in fiamme (60 in un anno e mezzo), i guasti concomitanti alle scale mobili in svariate stazioni della metro (20 in pochi mesi). Ma soprattutto i tre bandi di gara per la raccolta rifiuti andati deserti (due nel 2018, da 105 e 188 milioni, uno nel 2019 da 225 milioni): mentre gli imprenditori chiedono investimenti per lavorare, com’è che nessuna impresa concorre a quelle lucrose commesse? Non il presunto complottista Travaglio, ma l’Antitrust ipotizza “un accordo tra le parti volto ad astenersi dalle gare, con la conseguenza che i medesimi servizi sono stati acquisiti da Ama a trattativa privata e a condizioni economiche più onerose” per la municipalizzata e più vantaggiose per i privati.
Non il complottista Travaglio, ma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa definisce “avvertimenti che conosco bene dalla Terra dei Fuochi” gli incendi agli impianti dei rifiuti. E non il complottista Travaglio, ma la Procura di Roma ipotizza un unico disegno criminale dietro i roghi ai Tmb del Salario e di Rocca Cencia. L’ha scritto proprio Repubblica (stesso gruppo di Radio Capital) il 28 marzo: “Ama, pochi dubbi dei pm: unica regia dietro i due roghi”, “Emergenza rifiuti, verso l’unificazione dell’inchiesta su Tmb Salario e Rocca Cencia”, “C’è una regia unica per gli incendi Ama. I tecnici: sono dolosi”. Ma evidentemente a Radio Capital, oltre all’Espresso, non leggono neppure Repubblica. E preferiscono attribuirmi cose mai dette per regalare un assist a Bertolaso. Questo impunito, nel senso etimologico del termine, mette tutto insieme – errori, colpe, inefficienze, disservizi e sabotaggi criminali – per darmi del “buffone” (lui a me!) e alla Raggi della “totale incapace”. Il che è possibile, forse probabile. Ma non spiega l’impressionante catena di eventi dolosi, difficili da ascrivere alla sindaca. E poi: da qual pulpito. Se c’è un amministratore indubitabilmente più disastroso della Raggi, è proprio Bertolaso: tutti ricordano Napoli sommersa da cumuli di rifiuti ad altezza uomo, ma forse dimenticano – almeno a Radio Capital – chi era il commissario straordinario: Bertolaso, nominato da Prodi, fuggito per flop e richiamato da B. con una maleodorante scia di scandali e arresti.
Dall’alto di quella e di molte altre catastrofi, questo bel tomo sfodera l’intero repertorio dei luoghi comuni: perfino i topi, che lui pensa siano arrivati a Roma con i 5Stelle, invece fanno parte del paesaggio da secoli (“non c’è trippa per gatti” è una frase di Ernesto Nathan, mitico sindaco tra il 1907 e il 1913, che tagliò i fondi comunali del cibo per gatti, nella speranza che andassero a caccia dei topi, i quali spadroneggiavano pure in Campidoglio rosicchiando i documenti in uffici e archivi). Poi annuncia la sua panacea per tutti i mali: “Appena questi si toglieranno di torno, vedrete che Roma tornerà ad essere la bellezza che era un tempo”. Magari col bollito Bertolaso sindaco, che ce la restituirà più bella e più superba che pria. Tipo la Maddalena con le grandi opere inutili di Bertolaso e della nota Cricca di Balducci, Anemone&C. che cadono a pezzi fra le sterpaglie. Tipo Napoli con la monnezza più alta del Maschio Angioino. Tipo L’Aquila, in macerie a 10 anni dal sisma. Ora voi capirete che prendersi del “buffone” da un simile soggetto, quello che andava con la scorta a farsi “massaggiare” gratis al Salaria Village dell’appaltatore personale Anemone mentre il Tevere esondava, è un po’ troppo. Dunque Bertolaso verrà denunciato, come lui provò a fare con me e il Fatto tentando di spillarci 100 mila euro, invano. In quella causa, oltre a stabilire che avevo “riportato fedelmente alcuni fatti” e “notizie vere”, il giudice ritenne “temeraria” la sua lite e lo condannò a risarcire me, Padellaro e il Fatto con 6 mila euro, più 5 mila di spese. Visto che ha nostalgia del tribunale, ci rivediamo lì.

Minacce ai sindaci e sabotaggi agli impianti pubblici. Chi sta perdendo i privilegi sta alzando il tiro. - Davide Manlio Ruffolo



Il pacco bomba alla sindaca di Torino è solo l’ultima intimidazione di una serie infinita per i sindaci M5S. A Roma non c’erano mai stati tanti incendi e sabotaggi. Così verrebbe da dire che l’onestà e il cambiamento presentano il conto. Il sistema che si è nutrito per decenni nell’illegalità sta alzando il tiro, e non ci vuole certo un detective per capire che quello che sta succedendo da Nord a Sud è una rivolta, e non solo della criminalità organizzata, ma anche di imprenditori senza scrupoli e di quel malaffare che vede in bilico i suoi interessi. Un sistema marcio fino al midollo che non intende arrendersi al nuovo, alla rivalsa popolare, alla promessa di pulizia che un manipolo di consiglieri comunali e alcuni sindaci – con la Raggi e l’Appendino a fare da parafulmine su tutti – stanno provando a mantenere. Una partita non facile.
A Roma basti vedere la questione rifiuti con le sue pesanti carenze infrastrutturali. Naturale che qualcuno pensasse di risolvere il problema con i soliti modelli: discariche e inceneritori. tutto l’opposto della sindaca Virginia Raggi che mira al riciclo e all’economia circolare. Un nuovo modo di guardare al futuro che si è schiantato sullo strano incendio di entrambi gli impianti dell’azienda pubblica Ama, quello di via Salaria e quello di Rocca Cencia, sicuramente di origine dolosa, come accertato dalla Procura. E per rendere il messaggio più chiaro, anche 600 cassonetti dell’immondizia sono stati dati alle fiamme.
Numeri troppo grandi per credere nella casualità. Così mentre la vecchia politica risolveva ogni problema con gli affidamenti diretti, ossia senza passare per una gara pubblica, M5S ha scelto di fare l’esatto opposto mirando a togliere i privilegi acquisiti da pochi e in modo opaco, aprendo alla concorrenza e al benessere. Un discorso logico che fatica ad imporsi nella realtà. E non per incapacità delle amministrazioni, come qualcuno imputa ai grillini, quanto perché si vanno a toccare interessi privati. E questi fanno in modo che le gare vengano disertate così da creare una situazione emergenziale che fa tornare agli affidamenti diretti. Ma tutto ciò non può e non deve succedere.
Parliamo di sistemi di potere incancreniti che pur di opporre resistenza al cambiamento, manipolano l’informazione e gli stessi cittadini. Basti pensare alle manifestazioni pro Tav che, in barba ad un’analisi costi benefici che giudica il progetto disastroso, sembrano convocate per perseguire interessi di pochi anziché quello generale della nazione. Miliardi di euro che il Movimento Cinque Stelle vorrebbe spendere per cose concrete come l’edilizia scolastica o la lotta al dissesto idrogeologico. E invece no, qualcuno, tanto in Italia quanto nell’Unione europea, vuole che la pioggia di denaro si riversi sulla Torino-Lione. Forse non si può parlare di una regia unica dietro ai tanti sabotaggi subiti da M5S ma siamo in presenza di un sistema di potere che sta reagendo.
Fenomeni che non risparmiano neanche la politica dove capita che qualche manina spunti dal nulla per alterare una legge e favorire specifici interessi. Senza dimenticare le minacce ricevute da Virginia Raggi, specie nel periodo degli sgomberi dei Casamonica, o, peggio, i pacchi bomba indirizzati alla sindaca di Torino Chiara Appendino. Insomma basta unire i punti per rendersi conto che M5S è sotto assedio per il suo voler imporre una rivoluzione culturale che a qualcuno non va giù. Un cambiamento epocale che solo tenendo la barra dritta, nonostante il mare in tempesta, potrà portare, anzi porterà, ai risultati sperati.

Virtus Italia, procedure entro 96 ore e poi il ragazzino finiva in strada: così la onlus incassava i 118 euro previsti dal contratto. - Vincenzo Bisbiglia e Marco Pasciuti

Virtus Italia, procedure entro 96 ore e poi il ragazzino finiva in strada: così la onlus incassava i 118 euro previsti dal contratto

LE CARTE - Il comune di Roma aveva aggiudicato all'associazione un appalto triennale da 2,7 milioni perché questa accogliesse i minori e li identificasse, prima di smistarli in case famiglia. Tutti gli interventi dovevano essere realizzati in 96 ore e l'associazione incassava il compenso per ogni ospite anche "se il giorno di uscita coincide con quello di entrata". Quindi ai gestori conveniva avere posti liberi da riempire per incassare nuove rette.

Il cancello carrabile che dà su Via Maria Annibale di Francia è chiuso e non può essere aperto perché “ci sono le videocamere”. Per questo la ragazzina, arrivata pochi minuti prima, deve scavalcare. “Ma io ho paura”, risponde lei. “Dai, che non tu succede niente”, risponde l’operatrice. Quella si fa coraggio, scavalca e se ne va. La onlus denunciava, poi, falsamente l’allontanamento volontario e incassava illecitamente gli 84 euro di quota fissa (33 euro di quota variabile) per ciascun “ospite”. Quindi dichiarava la disponibilità di un nuovo posto e il giro ricominciava. Operavano così i dipendenti della Virtus Italia secondo la Procura di Roma, che questa mattina ha emesso un provvedimento cautelare nei confronti di 22 persone nell’ambito dell’indagine che coinvolge i vertici della onlus, centro di primissima accoglienza per minori non accompagnati in zona Villa Spada, a Roma.
Il Campidoglio aveva aggiudicato alla Associazione “Virtus Italia Onlus – Consorzio di solidarietà sociale” un appalto triennale da 2,68 milioni di euro, perché questa accogliesse i minorenni e provvedesse alla loro identificazione e alle prime cure, prima di smistarli in case famiglie. In questo contesto, scrive il Gip, “il Centro si obbliga a garantire una continua disponibilità di posti, assicurando che tutti gli interventi siano realizzati in 96 ore, al termine delle quali il minore deve essere indirizzato verso una sistemazione caratterizzata da maggiore stabilità”. Per questo motivo “il servizio residenziale deve avere durata molto breve, essendo volto a garantire l’identificazione, l’accertamento della sua situazione personale e familiare e il soddisfacimento dei bisogni primari del minore stesso”.
Il Comune, da parte sua, corrispondeva all’associazione che gestiva il centro “un compenso giornaliero per singolo ospite (per un totale di 30 posti) pari ad € 118,50, suddivisa in una quota fissa di € 84,87 ed una quota variabile – riferita ad ogni giorno di effettiva presenza nel Centro – pari ad € 33,63. “E’ significativo – prosegue il Gip – che l’importo giornaliero di € 84,87 – per ciascuno dei trenta posti – è corrisposto in maniera fissa e con cadenza mensile, indipendentemente dalla presenza di ospiti o meno, mentre la quota giornaliera di € 33,63 è corrisposta soltanto in ragione dell’effettiva presenza di un minorenne presso detta struttura, sin dal momento dell’accesso”. Il contratto prevede addirittura che “se il giorno di uscita coincide con quello di entrata, indipendentemente dall’orario di entrata/uscita, viene riconosciuto il corrispettivo per una giornata“.
E’ qui che risiede il guadagno della Virtus, secondo gli inquirenti: alla onlus conveniva avere posti liberi da riempire continuamente: per raggiungere questo obiettivo gli operatori lasciavano andare via gli ospiti, in modo da poterne accogliere altri e incassare altre rette. Sono stati 58 i ragazzini non accompagnati, tutti compresi tra i 9 e 17 anni, di cui i pubblici ministeri hanno accertato l’allontanamento tra il 2017 e il 2018. Gli operatori aprivano il cancello carrabile che dà sulla stradina a pochi passi dalla via Salaria, zona nord della Capitale, e poi li facevano uscire il più in fretta possibile. In altri casi facevano scavalcare loro il cancello. In uno di questi casi un ragazzino era caduto riportando una contusione polmonare ed è stato ricoverato in ospedale con una prognosi di 15 giorni.
I ragazzi, prosegue l’accusa, “vengono lasciati allontanare persino qualche minuto dopo il loro ingresso. In tal modo, tuttavia, il Centro lucra non solo la quota fissa, ma anche la quota variabile giornaliera per ciascuno dei minori, che viene incamerata da parte del Centro senza avere di fatto gli operatori fornito alcuna prestazione, che non sia quella di aprire il cancello carrabile, di voltarsi dall’altra parte in occasione della fuga dei minori o; talvolta, di fingere una rincorsa del fuggitivo nella poco riuscita imitazione del bravo operatore”. In questo modo il contratto firmato con il Campidoglio veniva disattesa e la onlus veniva pagata per servizi che non erogava. Di qui le accuse dei pm di piazzale Clodio: abbandono di minori, falso e frode in pubbliche forniture.