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martedì 2 luglio 2024

A PROPOSITO DI COMMENTI SUL VECCHIO TESTAMENTO. - Gioacchino Musumeci - L'opinione Contro

 

Ciò che faccio per il momento è leggere il Vecchio Testamento libero da qualsiasi indicazione della dottrina, altrimenti sarei un megafono di un prete qualsiasi e per la divulgazione e l'esegesi dal punto di vista religioso ci sono tante parrocchie.
Il racconto contiene elementi grotteschi e comici, vale la pena di soffermarsi perché la divulgazione è sempre condizionata dall'idea che i testi siano sacri, ma lo sono veramente?
In che consiste la sacralità: dal mio punto di vista nell'idea che esiste una divinità il cui disegno superiore è volontà di piegare l'universo ai suoi progetti per il bene del genere umano. Per un creatore sarebbe un passatempo quasi noioso. Come si vede facilmente è l'uomo ad aver necessità di controllare l'uomo, non la divinità che teoricamente l'avrebbe creato coi presupposti che potesse peccare per mandarlo all'inferno, questa è banalità decisamente umana. I concetti di subordinazione e punizione sono del tutto umani.
In realtà l'aspetto "comico" della Genesi, per esempio, è contenuto nella descrizione di usi e costumi di epoche remote su cui si può solo sorridere. Inibirsi per questioni religiose è una forma di ipocrisia in epoca moderna: esseri umani di qualsiasi credo, convinti dell'unicità della loro verità, ironizzano o disprezzano continuamente altri esseri umani, quando non li uccidono con facilità sorprendente. Eppure tutti questi fomentati da integralismo religioso sono inibiti come bambini davanti a “Bibbia o Corano”. Ma proprio da questi si estrapolano elementi ad uso e consumo di grandi strateghi e manipolatori occupati a indicare infedeli e propagandare l'idea estremista del NOI contro LORO.
Se i libri sacri perdono i connotati di indiscutibilità cade ogni presupposto di conflitto sociale di matrice religiosa. Guarda caso lo scontro ideologica riguarda conservatori e progressisti. Poi in quest'ambito ci sono i conservatori moderati criticati da quelli intransigenti e i progressisti atei criticati da quelli “ cristiani” in un insieme ambiguo di laici dominati da sensi di colpa ancestrali.
In scala molto più ampia lo scontro ideologico riguarda la cultura occidentale contro cultura islamica. Dunque dovrei farmi coinvolgere e manipolare tanto facilmente?! No grazie, costruisco da me un pensiero indipendente.
In che consiste poi questa sacralità: nell'idea che esista una divinità il cui disegno superiore si traduce in volontà di piegare l'universo, in senso lato, ai suoi progetti per il bene del genere umano? Per un creatore sarebbe un passatempo noioso. La vastità dell'universo è tale da proporre quesiti più consistenti che vigilare sulle “formiche”. E nell'uomo la necessità di controllare l'uomo, la divinità l'avrebbe creato coi presupposti che potesse peccare per mandarlo all'inferno? Ecco un altro aspetto umano necessario: trascendi le regole e sarai punito. E' ovvio che non possa bastare un'indicazione familiare, ne occorre una più ampia, universale, dettata da un Dio.
In realtà l'esistenza di un ente superiore non si può dimostrare come non è possibile affermare che non esista in assoluto un Dio. Ma se esiste non è a nostro uso e consumo come a Lourdes. Sarebbe quella una forma di rispetto per la divinità? Invece è senz'altro possibile affermare che la rappresentazione umana della divinità è un ente dotato dei difetti del genere umano. Se non si stabilisce la differenza tra verità prodotta sul piano speculativo e sperimentale, e il prodotto di una verità assunta a priori, ovvero i testi sacri, evidentemente l'ambiguità dominerà ogni aspetto del Credo e quindi il comportamento umano. Intendo dire che Dio non è vero come la gravità ma dovremmo credere che la gravità discenda da lui. E come? Nessuno sa spiegarlo ma milioni di persone divise dal proprio Dio, si dichiarano odio reciproco e si massacrano in epoca moderna.

venerdì 17 febbraio 2023

SU ZELENSKY BERLUSCONI DICHIARA CIÒ CHE LA SINISTRA TACE. - Massimo Fini - giornalista e scrittore - 14-2-2023

 

Non userò per Berlusconi il detto che anche un orologio rotto segna l’ora giusta almeno due volte al giorno. Perché Berlusconi è rotto fisicamente, nonostante i miracoli di Zangrillo, ma non mentalmente e le sue uscite, anche le più clamorose, anzi soprattutto le più clamorose, hanno sempre un senso. Con le sue dichiarazioni di domenica, nella giornata del silenzio elettorale, ma l’ex Cav se ne fotte di queste convenzioni come si è sempre fottuto di tutto, Berlusconi ha avuto il coraggio di affermare, da una posizione comunque apicale e quindi particolarmente esposta alle accuse dei sepolcri imbiancati della sinistra, ciò che la maggioranza degli italiani pensa (il 68 percento stando ai sondaggi) ma non osa dire. Rivediamo allora interamente queste dichiarazioni riferite a Zelensky ma non solo:

“Bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe accaduto. Quindi giudico, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore… Io a parlare con Zelensky, se fossi stato il Presidente del Consiglio, non ci sarei mai andato, perché stiamo assistendo alla devastazione del suo paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili.”

Rivolto poi a Joe Biden ha detto:

“Per arrivare alla pace, il signor Presidente americano dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: è a tua disposizione dopo la fine della guerra un piano Marshall per ricostruire l’Ucraina…bisogna che tu domani ordini il cessate il fuoco anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi. Solo questo potrebbe convincerlo ad arrivare a un cessate il fuoco.”

Che la guerra Russia-Ucraina non sia iniziata il 24 febbraio del 2022 ma nel 2014 con l’annessione della Crimea e in seguito con la violenta repressione da parte dell’Ucraina della popolazione russofona del Donbass, (circa il 38 percento) dettaglio quest’ultimo su cui i nostri “giornaloni”, per dirla alla Travaglio, hanno agilmente sorvolato, è vero.

È curioso e interessante che Berlusconi si sia messo in rotta di collisione con gli americani che sono da sempre il suo punto di riferimento culturale e politico. Berlusconi è sempre stato un ‘atlantista’ doc.

Perché queste dichiarazioni così rischiose? Per dare una mano al candidato del centro destra, Attilio Fontana, alle regionali lombarde? È poco probabile, il rischio non valeva la candela. Lo ha fatto per mettere in difficoltà Meloni? È possibile. Lo ha fatto per far cadere il governo? Impossibile, perché se si facessero nuove elezioni Forza Italia, già ridotta al 7 o all’8 percento, sparirebbe dalle mappe geografiche della politica italiana.

Non privo di interesse è l’appellativo “questo signore” appioppato a Zelensky. È probabile che Berlusconi, abituato nella sua vita ad avere una posizione dominante e ora messo un po’ da parte, provi rabbia e sia roso dall’invidia (l’invidia è un suo tema dominante, l’ex Cav pensa che tutti lo invidino, cioè in termini psicanalitici “proietta la sua ombra”) nel vedere quest’uomo senza qualità spadroneggiare in mezzo mondo. Del resto oltre a una questione ucraina dove è giusto stare oggi dalla parte degli ucraini, gli aggrediti, c’è una questione Zelensky molto personale e di tutt’altra natura. Quest’uomo, che scula dappertutto, che è presente ovunque, è venuto ad uggia anche a chi sta dalla parte dell’Ucraina. Per quanto riguarda il nostro paese sono intollerabili le continue intromissioni nella vita culturale italiana. Si è cominciato con il ‘caso’ Boris Gudonov dove si voleva impedire agli artisti russi di partecipare a quest’opera, in pratica eliminandola dal cartellone della Scala. Importante in quell’occasione è stata la presenza alla prima del nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che non era scontata, come a dire che la Scala, il massimo teatro operistico del mondo, è italiana e non ucraina. E si è andati avanti con altre intrusioni questa volta vincenti. In una lettera al Fatto esponenti del Donbass hanno ricordato che l’ambasciatore Melnyk ha ordinato ai sindaci di Bergamo e Brescia la cancellazione del concerto del pianista russo Denis Matsuev, ottenendola. In precedenza era stato annullato il concerto di Valentina Lisitsa e il balletto di Sergei Polunin. Rivolta a Giorgia Meloni la lettera concludeva così: ci chiediamo chi comanda in Italia? Lei o l’ambasciatore ucraino che rappresenta Zelensky?

Molto sgradevole, fino allo sgarbo, è stato il comportamento di Zelensky nei confronti di Giorgia Meloni. È vero che la settimana scorsa Macron e Scholz non avevano invitato a una cena con Zelensky la nostra Presidente del Consiglio, ma Zelensky avrebbe dovuto avere la buona grazia di pretendere la presenza anche di Giorgia Meloni. In fondo all’Ucraina abbiamo dato un miliardo di euro che servirebbero molto alla nostra economia disastrata.

In quanto alla sinistra, o cosiddetta tale, ha dimostrato ancora una volta la propria inconsistenza. Si potrebbe dire che Berlusconi l’ha battuta sul tempo, captando la sensibilità e gli umori della maggioranza della nostra popolazione. Ma non sarebbe esatto. È dal quel dì che la sinistra non capisce più l’elettorato, probabilmente nemmeno il proprio.

Di Massimo Fini

https://comedonchisciotte.org/su-zelensky-berlusconi-dichiara-cio-che-la-sinistra-tace/

martedì 17 gennaio 2023

Matteo Messina Denaro - arresto.

 

Un uomo, tanti uomini.

E' difficile definire la personalità di un uomo che non nutre alcun rispetto nei confronti di chi lo circonda, dotato di un egocentrismo spiccato, di un bisogno di potere illimitato, scevro da regole di ogni tipo sia legali che affettive.

Un uomo cosi' è anaffettivo, ama solo se stesso ed il potere che prende a piene mani senza mai porsi domande su quali e quanti danni possa provocare questa voglia frenetica di ricchezza e predominanza.

In quanto al suo arresto, io non credo che sia il frutto di indagini, credo, invece, che sia stato tradito da qualcuno dei suoi adepti, cosi' come lui stesso fece, a suo tempo, ne sono convinta, con Totò Riina.

Chi è stato latitante per trent'anni non lo è stato senza l'aiuto di qualcuno e, se viene arrestato, succede solo perché chi lo aiutava lo ha abbandonato.

Il fatto che, appena arrestato, abbia detto "Sapete già chi sono, io sono Matteo Messina Denaro" è un'incognita da risolvere conoscendo il gergo mafioso; per me, che non conosco il gergo, potrebbe anche significare che abbia deciso di mollare la presa e rilassarsi essendo affetto da cancro, oppure, volendo azzardare un 'ipotesi fantasiosa, che "cosa nostra (tutta loro e non nostra)" abbia consegnato alla giustizia un Bonafede qualsiasi (approfittando della strabiliante somiglianza del tizio con la ricostruzione del volto invecchiato) affetto da cancro al colon, in cambio della somministrazione di cure adeguate, ponendo termine, al contempo, alla ricerca di un latitante trentennale.  

Il covo di mattia Messina Denaro a Campobello di Mazzara












Oltretutto, quest'uomo si muoveva tranquillamente ed indisturbato tra Campobello di Mazzara, dove viveva, e Palermo... da circa due anni... è difficile pensare che nessuno ne sapesse nulla...

Cetta.

mercoledì 9 febbraio 2022

Giuseppe Conte è leggenda!

 

E ci credo che tutti ce l'hanno a morte con Giuseppe Conte.

Questo arriva dal nulla scelto dal partito di reietti più odiati nella storia dello stivale. Manco fossero stati portatori sani di ebola.
Contro tutte le previsioni e una legge elettorale antigrillismo confezionata ad hoc, i moralizzatori vincono pure le elezioni del 2018.

Forze politiche e intellettuali sotto shock non si capacitavano della rovina: in due mandati di governo l'incapace avvocato di Voltura Appula, tal Giuseppe Conte osa imporre il Rdc, umiliare Salvini, ignorare Berlusconi, snobbare De Benedetti, defenestrare i Benetton da Autostrade suscitando scandalo, far ricostruire il ponte Morandi nel rispetto di tempi e finanziamenti, riformare la giustizia e abolire la prescrizione, affrontare una pandemia, decidere per il lockdown, fronteggiare virus morti e resuscitati,, guadagnare 209 miliardi, far tagliare i parlamentari, coordinare la riapertura delle scuole e approntare un PNRR.

Tutto questo pur avendo stampa, confindustria e partiti Contro.

Per liberarsi dalla piaga della politica trasparente, si organizza l'ascesa di Draghi, e inizia la saga del governo migliore.
Tutti tranquillizzati tirano un sospiro di sollievo. Conte decideva di tornare a insegnare all'università e manco andava bene lo stesso, piovevano critiche pure sulle lezioni...
Quindi arriva Grillo e la saga si ramifica: dopo varie vicissitudini Conte diventa presidente 5 Stelle e tutto ricomincia daccapo. Qualsiasi cosa facesse l'avvocato, era sempre sbagliata.
Quindi tra bugie e insulti, sempre rivolti allo stesso bersaglio pentastellato, si è andati avanti fino alle presidenziali dove Conte ha fatto sbroccare tutti.
Infatti ha ventilato una candidata donna sgradita niente poco di meno che alla Sx!

Salvini e Meloni, che come sapete non stimo, sarebbero pure stati d'accordo ad eleggere la direttrice del DIS. Ma la Sx liberale e Berlusconi, pachidermi conservatori, restauratori e mummificatori volevano il primato, cioè tutti i difetti normalmente attribuiti alla Dx di fasciosovranisti che invece per una volta l'avevano azzeccata.

Non sia mai! Sarebbe stata di certo una sventura la donna alla presidenza della Repubblica, avrebbe moltiplicato il consenso di Conte e riabilitato Salvini e Meloni.
Perciò, per demolire Conte, Lega e Fdi si brucia la Belloni, e addirittura resuscita la teoria del revival gialloverde.
Dopo aver schivato Belloni colpo di scena: provvedimento cautelare per disarcionare Conte.

Quello invece si reca dalla Gruber per dire
che tra pochi giorni un bagno di Democrazia ristabilirà l'equilibrio nel Movimento.
Che dire ragazzi, sembra proprio che Giuseppe Conte sia immortale.

E allora godiamoci
sta cazzo di serie politica che Netflix ci spiccia casa!

Gioacchino Musumeci L'opinione Contro 

https://www.facebook.com/photo/?fbid=2030025157179241&set=a.397017047146735

sabato 18 settembre 2021

Andrea Scanzi - Intervento Montevarchi

 

La “polemica” sulla mia presenza mercoledì a Montevarchi mi ha divertito molto. L’avevo prevista in ogni dettaglio. È tutto dannatamente prevedibile, quando si vive in un paese con certa destra (renziani compresi) e certa presunta stampa.
Non devo spiegazioni a nessuno e rifarei tutto, ma ci tengo a ribadire alcuni punti.
- Ho deciso di andare a Montevarchi all’ultimo momento, allungando il viaggio in moto. Mi sono pure preso un po’ di pioggia sulla A1. Volevo vedermi l’intervento di Conte e, alla fine, salutarlo. Speravo di mimetizzarmi tra la folla, ma al 300esimo selfie ho capito che ormai con l’anonimato ho smesso per sempre. Nel bene e nel male.
- Non era minimamente previsto che salissi sul palco. Me l’ha chiesto Conte arrivando (con due ore di ritardo, maledetto!) e chiedendomelo davanti a tutti. Sapevo che, accettando, avrei dato la stura alla peggior destra (renziani inclusi) e alla peggior stampa rosicona. Ho accettato proprio per quello: avevo voglia di fare un po’ di casino, perché quando tutto è troppo calmo mi annoio e poi mi smottano gli zebedei dalle fondamenta. E ne soffro.
- Come ho detto più volte, ci sono solo due leader politici che possono chiedermi di salire sul palco con loro: Bersani e Conte. Non significa che la pensi sempre come loro: significa che ne ho stima. E non ho nessun motivo o voglia di nasconderlo.
- Non ho sentito nessuna minaccia a Renzi. La piazza era gremita e civilissima. Le volte in cui Renzi è stato citato o evocato sono partiti fischi come se piovesse, ma é normale: quello lì sta sulle palle anche ai sassi. E non per colpa mia. Eravamo nel “suo” Valdarno e quei fischi devono avergli fatto girare parecchio le palline, così ha imbastito ‘sta polemica da peracottari.
- Se avessi sentito minacce a suo danno, sarei stato il primo a denunciarle e dissociarmi. Non le ho sentite. Se qualcuno ha pronunciato quelle parole orrende, mi dissocio e le condanno adesso. Con fermezza assoluta. A Renzi auguro ogni fortuna umana e ogni fallimento politico. Nel secondo caso, peraltro, sta facendo tutto da solo. Egregiamente. Continua così, Matteo!
- Questa cosa del “giornalista imparziale” è una delle più grandi puttanate mondiali. Tutti i più grandi giornalisti e intellettuali sono sempre stati (eccome) schierati, e in Italia essere “imparziali” vuol quasi sempre dire essere paraculi e cerchiobottisti. Cosa che io proprio non sono: citofonate ad altri, in Italia non c’è che l’imbarazzo della scelta. Il discrimine è l’onestà intellettuale, non certo il non schierarsi. E lezioni di onestà intellettuale non ne prendo certo da renziani e derivati. Quella è rumenta della peggior risma.
- Ero e resto un uomo che mai si candiderà nella vita (sono altro e faccio altro), ma che non ha mai nascosto di essere di sinistra. Il mio voto non può che andare, a oggi, a una di queste tre forze: Pd, M5S o sinistra radicale (le cito in ordine di grandezza stando ai sondaggi). Spero nella nascita del campo progressista di bersaniana memoria, questa destra mi fa politicamente vomitare (renziani inclusi) e se posso indebolirla mi ci butto a capofitto. Adoro rompere i coglioni a chi detesto e se abitassi a Montevarchi ovviamente voterei Il candidato di centrosinistra e M5S. Salgo sui palchi quando mi pare, dico quello che mi pare e faccio - ora e sempre - quello che mi pare. Se poi a qualcuno tale mio approccio schietto e sincero non piace, meglio. Neanche loro piacciono a me.
Augh!
*****
(Ah, dimenticavo. Tutta questa riflessione l’ho pubblicata solo per poter pubblicare questa foto e far vedere quanto diavolo sia figa la catena rossonera attaccata ai miei jeans!)

Fb.18.9

martedì 31 agosto 2021

Reddito di cittadinanza, un diritto inalienabile.


Il reddito di cittadinanza ha abolito paghe in nero e da fame che furbi esercenti offrivano ai lavoratori per rimpinguare le proprie tasche.

Chi vuole abolirlo è solo un sostenitore dell'illegalità e dell'evasione fiscale. Il lavoro, quel poco che c'è, è appannaggio degli addetti ai centri di lavoro e dei loro referenti politici e sindacali che favoriscono parenti, amici e conoscenti.

Ormai in Italia, la raccomandazione è l'unica risorsa disponibile per ottenere ciò che dovrebbe essere un diritto ottenere, vedi il riconoscimento dell'indennità di invalidità concesso a chi è in forma perfetta e negato a chi ha seri problemi fisici.

La constatazione, poi, che a chiedere l'abolizione del rdc siano esimi politici che hanno entrate fisse di denaro pubblico, quindi pagati da noi, che legiferano solo per agevolare se stessi, rende la faccenda ancor più incomprensibile e deprecabile.

Se potessi me ne andrei da questa Italia martoriata da ingiustizie perpetrate da chi dovrebbe amministrarci con onestà e responsabilità.

Il mondo, ormai, è nelle mani dei furbi e degli arroganti.

cetta.

venerdì 22 gennaio 2021

L’Uscita del bullo è una benedizione per il Paese. - Lorenza Carlassare*

 

Quando accendo la televisione e vedo Matteo Renzi la spengo subito. La sua uscita dal governo è una benedizione per l’Italia e Conte ne esce rafforzato perché non ha più una opposizione interna. È assurdo che il politico più impopolare d’Italia voglia buttare giù quello più popolare: dal punto di vista della democrazia è una cosa spaventosa. Se gli Stati Uniti avevano Donald Trump, noi abbiamo il bulletto di provincia Renzi. Adesso il governo deve andare avanti il più possibile trovando convergenze in Parlamento sui provvedimenti, per esempio sulla legge elettorale che non è stata ancora modificata: per questo la strada delle elezioni sarebbe disastrosa. Conte deve tener duro fino alla fine della legislatura: si mostri forte e responsabile. Se tutti gli altri non lo saranno, prima o poi ci sarà una resa dei conti con i cittadini.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/01/22/luscita-del-bullo-e-una-benedizione-per-il-paese/6074553/

*Lorenza Carlassare è una giurista, costituzionalista e accademica italiana, professoressa emerita di diritto costituzionale all'Università degli Studi di Padova.

martedì 1 dicembre 2020

C’è da avere paura dell’opportunismo del Rinato Brunetta. - Andrea Scanzi

 

Luigi Di Maio? Un “vero leader”, uno “studente preparato”. A dirlo non è Vito Crimi, ma Renato Brunetta. Il falco berlusconiano ha esalato parole di amore puro nei confronti del ministro degli Esteri: “Di Maio è giovane, intelligente, rispettoso, veloce, sa ascoltare e con un vecchio signore come me si è sempre comportato bene”. Non solo: “Di Maio sta trasformando un movimento caotico in un partito strutturato e responsabile. E queste imprese non le raggiungi se non sei un leader”.

Ovviamente è lo stesso Brunetta che, prima delle elezioni del 2018, tuonava parole sature di stima nei confronti del “vero leader” 5 Stelle: “Caro Luigi Di Maio, spudorato e ignorante. Stai truffando i cittadini con la barzelletta del candidato premier e della lista di ministri al Quirinale. Vergognati e studia un po’ di diritto costituzionale. Trovati un lavoro e solo dopo cita il professor Brunetta”.

Cosa è successo? Due cose. La prima è il terrore della scomparsa, che attanaglia (anche se mai lo ammetterà) un navigato marpione della politica come Brunetta. La seconda è il mero opportunismo politico, che è poi in realtà (per Di Maio) null’altro che un bel cetriolone in arrivo. Da quanto tempo non si sente parlare di Brunetta? Mesi, anzi anni. Che in politica son quasi secoli. Troppo intelligente (e orgoglioso) per ridursi a elemosinare scranni televisivi di contrabbando come un Gasparri qualsiasi, Brunetta non dà segno di sé da un bel po’. Sono lontani gli scontri con Bignardi e Gruber, sono lontane le caricature (geniali) di Crozza. Dell’economista che sognava il Nobel, amava Craxi e vinceva il premio Rodolfo Valentino (non è una battuta), non parla più nessuno. L’ultima volta è stato avvistato in un recente servizio di Enrico Lucci a Cartabianca. Lucci provava a chiedergli qualcosa, e Brunetta – camminando senza mai fermarsi – ripeteva ossessivamente e astiosamente: “Grazie, buon lavoro!”.

La smisurata antipatia, che Brunetta ostenta e brandisce come un bizzarro merito padronale, non è certo scemata. L’uomo resta quello di prima, aduso a tuonare contro satira, Pubblica amministrazione “fannullona” e “culturame” de sinistra. A mutare è stato lo scenario politico, che ha reso marginale Forza Italia e dunque anche lui, certo poco entusiasta della crescita (un tempo) di Salvini e (tuttora) di Meloni. “Alleati” che deve detestare così tanto politicamente da arrivare a (fingere di) apprezzare il non plus ultra del grillismo. Ovvero, per berlusconiani e non solo, il male assoluto. E qui viene il secondo punto: l’opportunismo politico. Il “sì” allo scostamento di bilancio. I toni più istituzionali. Addirittura il riconoscimento pubblico al nemico. Tutto questo, in un Paese politicamente normale, sarebbe meraviglioso: l’opposizione che fa squadra col governo, di fronte al vile nemico comune (il Covid). Sarebbe bello. Fidarsi dei berlusconiani è però una perversione ormai sconcia e decaduta, dentro la quale sono naufragati non pochi leader di centrosinistra. Di Maio, sin qui, ha sempre risposto alle avance forziste con una sorta di “Se vogliono appoggiarci esternamente gratis, per me va bene”. Ma Brunetta, uomo tanto scaltro quanto spregiudicato, non fa nulla politicamente gratis. Come Berlusconi. Se Brunetta stima personalmente Di Maio, okay. Se questa corrispondenza (per ora univoca) di amorosi sensi si traduce però in un allargamento ufficiale della maggioranza, allora è la fine. Per i 5 Stelle, e tutto sommato chi se ne frega: chi è causa del suo mal, pianga se stesso. Ma più che altro per il Paese. E questa sì che sarebbe una sciagura.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/01/ce-da-avere-paura-dellopportunismo-del-rinato-brunetta/6022232/

giovedì 6 agosto 2020

Vincenzo Maria Tripodi. - Massimo Erbetti



E chi è? Direte voi, beh Vincenzo è un ragazzo di 27 anni di Reggio Calabria, un ragazzo che ha sempre sognato di fare il poliziotto e fortunatamente ci è riuscito e alla faccia di chi, come Daniele Martinelli giornalista del bergamasco che commentò i fatti della caserma di Piacenza scrivendo:
"Sei meridionali su sei. Ora qui nessuno dice che essere meridionale significa essere deliquente, ci mancherebbe. Va però ribadito che la predisposizione a delinquere e a fare del male è solitamente propria di chi nasce, cresce e si forma al sud"...ecco alla faccia di questo pseudo giornalista, Vincenzo è un eroe, un ragazzo del sud con un sogno, quello di servire i cittadini.
I fatti risalgono a domenica sera, quando è arrivata l’insolita telefonata di una donna dall’accento sudamericano: “Buonasera, vorrei una pizza baby per mio figlio, all’indirizzo…”.a quel punto sul monitor del computer è comparsa l’annotazione dell’operatore del numero unico di emergenza 112, che segnalava la chiamata come “possibile richiesta di aiuto”. A quel punto Vincenzo ha messo in pratica il protocollo per la gestione dei casi di emergenza: “Le ho domandato se fosse consapevole di aver contattato la Polizia e, dopo il primo ‘sì’, le ho chiesto se stesse bene. Ma la risposta è stata negativa”.
Al che l'agente ha capito che non era un errore, c'era una violenza in atto, infatti i poliziotti arrivati in casa, hanno trovato il bambino che piangeva e la donna era in stato di shock. Il marito della donna è stato arrestato e fortunatamente per questa volta sembrerebbe esserci un lieto fine.
Tutto questo per dire che generalizzare, fare di tutta l'erba un fascio, oltre che ad essere un pensiero dannoso e qualunquista, offusca il lavoro di chi ogni giorno, nel silenzio più assoluto, riesce a salvare la vita alle persone.
Cosa sarebbe accaduto se la donna avesse perso la fiducia nelle forze dell'ordine, proprio per le parole di uno pseudo giornalista? Avrebbe fatto lo stesso quella telefonata? E se non la avesse fatta, oggi staremmo qui a piangere l'ennesimo femminicidio?


https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10218065552135981&set=a.2888902147289&type=3&theater

sabato 23 maggio 2020

Di tutta l'erba un fascio. - Massimo Erbetti

Nessuna descrizione della foto disponibile.

In questi giorni sono trapelate dalla stampa, delle conversazioni whatsapp, tra magistrati in merito al caso Palamara.
Alcune conversazioni riguardano giudizi sul caso "Diciotti":
”Mi dispiace dover dire che non vedo veramente dove Salvini stia sbagliando. Illegittimamente si cerca di entrare in Italia e il ministro dell’Interno interviene perché questo non avvenga. E non capisco cosa c’entri la Procura di Agrigento”.

”Hai ragione. Ma adesso bisogna attaccarlo”.
“Tutti la pensano come lui”, ”tutti pensano” che abbia ”fatto benissimo a bloccare i migranti”. ”Indagato per non aver permesso l’ingresso a soggetti invasori. Siamo indifendibili. Indifendibili”. Cosa si evince da queste conversazioni? A cosa fanno pensare? Beh a parte il fatto che nessuno dei magistrati coinvolti nelle intercettazioni entra nel merito dei fatti e tutti danno giudizi personali, la cosa strana è che in quelle intercettazioni non c'è un solo giudizio tecnico della questione, ma parlano come se a preoccuparli fosse l'opinione pubblica..."Tutti la pensano come lui..." e allora? Se "tutti" pensano che una cosa sia giusta, è lecito farla? E poi sarebbe interessante capire chi sono quei "tutti"...la legge ha delle regole e non dovrebbe farsi influenzare dall'opinione pubblica, altrimenti si aprirebbe la strada a processi sommari, un po alla Ponzio Pilato..."volete che liberi Barabba o Gesù?"
Le intercettazioni poi proseguono con altri temi e non riguardano affatto il Ministro dell'interno di allora:
“Ha uno specifico interesse per presidente sezione Viterbo”.

“Ti manderà sms direttamente perché ha sciolto le sue perplessità… preferiva Roma, ma se a Roma non c’è possibilità meglio puntare su Viterbo”.
"Ho visto Eugenio (Turco n.d.r.) l’altro giorno e considerami al suo fianco”.
“Luca cerca di chiudere tu le cose prima di andartene”.
“Mi raccomando per tutto, anche Viterbo”.
“Non fare scherzi […] Mi sto battendo per nostro amico con molta esposizione… manteniamo le parole per favore ingiustizie non tollerabili… porta a casa anche Eugenio”. “Eugenio già fatto: 5 a 1”.
È lecito "sponsorizzare" così qualcuno? Beh non so se lo sia in termini di legge, ma sicuramente a livello morale, non credo lo sia molto.
Le domande che però dovremmo porci, rispetto a queste intercettazioni, secondo me sono altre: sono coinvolti i magistrati che hanno indagato il ministro dell'interno? No. E allora perché l'ex ministro ha paura, o vuol far credere di aver paura che non sia sottoposto ad un equo processo? Non è che per caso queste intercettazioni servono a screditare l'intera magistratura, proprio in vista di quel processo? Se un carabiniere, un poliziotto o qualunque altro membro delle forze dell'ordine è un delinquente, significa che tutta l'arma lo sia? Se così fosse, potremmo allora dire che tutti gli italiani sono corrotti, mafiosi e delinquenti, no?
La pubblicazione di queste chat, secondo me ha il preciso scopo di fare di tutta l'erba un fascio...tutti i magistrati sono dei "poco di buono" e il processo che si terrà, sarà solo un processo politico e non un equo processo... ricordate che in politica, mai nulla avviene per caso e screditare l'avversario è il metodo più usato dalla notte dei tempi...

sabato 28 settembre 2019

L’inquietante culto di Greta Thunberg. - Rob Slane

Risultati immagini per Greta Thunberg

Il Culto di Greta Thunberg è estremamente inquietante e tocca un nuovo livello di bassezza in quella che sembra essere l’agonia della civiltà occidentale. Anche se credessi veramente che il gas presente in natura, che ognuno di noi espira migliaia di volte al giorno e che le piante usano per la fotosintesi, finirà per essere la nostra morte, sarei comunque profondamente disturbato dall’uso che viene fatto di questa ragazzina (chiaramente mentalmente instabile) come bambino poster per la promozione di questo genere di agenda.
Questo video del suo intervento alle Nazioni Unite ne è un esempio emblematico, così come la sua dichiarazione alla riunione di Davos all’inizio di quest’anno, in cui aveva deciso di far conoscere a tutti il proprio marchio di disperata infelicità:
“Gli adulti continuano a dire che dobbiamo pensare ai giovani, che dobbiamo dare loro speranza. Ma io non voglio la vostra speranza. Non voglio che voi siate fiduciosi. Voglio vedervi in preda al panico. Voglio che sentiate la paura che io provo ogni giorno. Voglio che facciate qualcosa. Voglio che agiate come fareste in una crisi. Voglio che vi comportiate come se la casa stesse bruciando, perché è così.”
Gli eventi sostenuti da fatti incontrovertibili non hanno bisogno dell’aiuto di ragazze adolescenti, un tantino inquietanti ed emotive per sostenere la propria causa. Al contrario, una società razionale potrebbe pensare che le ragazze adolescenti un tantino inquietanti ed emotive possano essere in qualche modo di ostacolo ai fatti, perché è probabile che si allontanino da essi e spostino il problema dal regno della ragione e del discorso razionale a quello dell’emozione e dei sentimenti.
Che poi è esattamente il nocciolo della questione e il perché lei faccia quello che fa. Fino all’anno scorso o giù di lì, era assolutamente possibile, senza venire considerati dei pazzi, essere della ragionevole opinione che qualsiasi cambiamento del clima globale non fosse necessariamente il prodotto di azioni umane. Certo, l’accusa assolutamente ipocrita di essere un “negazionista” è stata sempre più utilizzata per diffamare quelli che mettevano in dubbio le suddette affermazioni, sottintendendo che mantenere una simile opinione era come negare il genocidio nazista di milioni di Ebrei. Nonostante ciò, e il fatto che la maggior parte dei media ufficiali tendenzialmente considerasse come un fatto provato l’affermazione che gli esseri umani sono responsabili del cambiamento climatico, era ancora quasi possibile dissentire senza essere trattati come dei paria o come persone molto crudeli.
Questa situazione era chiaramente intollerabile per coloro che hanno più da guadagnare dalla diffusione di queste affermazioni, motivo per cui (almeno così mi sembra) hanno deciso di alzare la posta, usando (e intendo proprio dire USARE) una bambina per perorare la loro causa. E non una bambina qualsiasi. Una che ha una storia di depressione e di altre malattie mentali e che è in grado di fare appelli straordinariamente emotivi e “profetici” al “mondo.” Se si trattasse solo di fatti, non ci sarebbe bisogno di queste tattiche, tuttavia l’incessante riproposta di un simile personaggio è chiaramente destinata a chiudere qualsiasi ulteriore dibattito, perché tutti quelli che criticano il suo messaggio possono ora essere automaticamente etichettati come cafoni insensibili, dal cuore di pietra e senza un minimo di compassione.
Ma ci sono cretinate ancora più emotive. Senza dubbio ci saranno persone che si sono comportate molto male con la signorina Thunberg e, senza dubbio, la ragazzina avrà subito qualche ignobile sopruso. Dopotutto, ci sono molti individui spregevoli a cui piace far del male agli altri. Ma è assolutamente possibile opporsi al suo messaggio, ed è perfettamente ragionevole risentirsi del fatto che sia stata sfruttata in questo modo per promuovere un’agenda portata avanti da quelli molto più in alto di lei nella catena alimentare, e questo senza volerle alcun male o addirittura senza essere spregevoli. Personalmente, le auguro ogni bene e che possa trovare sia la speranza che la felicità.
Vale tuttavia la pena ricordare che non è stato dal campo dei cosiddetti “negazionisti” di fatti e di ragioni che è stata presa la decisione di usare una bambina ansiosa e disturbata per utilizzarla come portavoce globale e farle fare appelli emotivi al mondo. Al contrario, [la decisione] è arrivata da quelli che affermano di avere i fatti, le prove e la scienza consolidata. Perché? Se la scienza è davvero consolidata e i fatti sono davvero incontrovertibili, perché il bisogno di usare una ragazzina vulnerabile per portare avanti la propria agenda, come è chiaramente accaduto?
A livello personale, temo per la signorina Thunberg. Senza dubbio scoprirà, prima o poi, di essere stata usata da coloro che pensava fossero suoi amici, solo per scoprire che erano pronti a lasciarla andare, non appena avesse servito al loro scopo. Finirà, tra 20 o 30 anni, per essere una domanda nelle gare di quiz dei pub e in Trivial Pursuit (sì, credo che il mondo, i bar e i giochi da tavolo saranno ancora tutti qui).
A livello sociale, francamente, la cosa ha tutto lo sgradevole sapore di una deliberata campagna per far vergognare la gente e costringerla al silenzio sfruttando una bambina palesemente molto disturbata. E il fatto che ci siano persone pronte ad usare questo tipo di tattica emotiva per promuovere la propria agenda è davvero abbastanza sinistro e non promette nulla di buono. Siamo pericolosamente vicini a diventare una società interamente governata dall’emozione, piuttosto che dalla ragione, e i risultati si vedono nella crescente incapacità da parte di ampie fasce di popolazione ad accettare anche la sola possibilità che siano consentite opinioni diverse dalla propria.
Che siate d’accordo con il messaggio della signorina Thunberg, che siate scettici o che lo rifiutiate apertamente, il suo sfruttamento e il culto che è cresciuto intorno a lei dovrebbero inquietarvi.
Rob Slane
Fonte: theblogmire.com
Link: http://www.theblogmire.com/the-disturbing-cult-of-greta-thunberg/
23.09.2019
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org

giovedì 4 aprile 2019

La nave dei folli (americani) sta imbarcando acqua? - Dimitry Orlov

Sembra certamente di si ed anche a velocità crescente. Aver trascorso le ultime tre settimane in una località nascosta, lontano da Internet, mi ha permesso di osservare l’aumento del suo rateo di affondamento. C’era la connessione wifi all’aeroporto e ho potuto scaricare tre settimane di articoli, su cui mi sono concentrato durante il lungo volo di ritorno verso la civiltà. Quello che ho letto è stato un po’ scioccante, specialmente dopo tre settimane di nient’altro che surf, uccelli marini, granchi che scorrazzavano e un sacco di gente contenta e amichevole, che non avrebbe potuto interessarsi di meno degli Stati Uniti.
Da un po’ di tempo, c’è gente che mi dice che dovrei guardare il film Idiocracy, perché mostra in che cosa si stanno trasformando gli Stati Uniti. Beh, non sono così sicuro che un film sull’idiozia possa impedire di diventare idioti, quindi passerò oltre, ma c’è un netto aumento del livello di stupidità esibito da quelli che fanno parte dell’establishment statunitense. Questo non dovrebbe essere una sorpresa; dopotutto, perché qualcuno dotato di saggezza e integrità dovrebbe interessarsi, al giorno d’oggi, ad una cosa del genere? Esempi di estrema stupidità, così stupidi che fa male guardarli, sono in questo momento tutto intorno a noi. Permettetemi di sottolinearne alcuni importanti.
Mentre ero impegnato a bagnare le dita dei piedi in acque limpide, l’investigatore speciale Robert Mueller aveva finalmente pubblicato il suo rapporto. Non aveva lasciato nulla di intentato, ma non era riuscito a portare a termine il compito che gli era stato assegnato, la dimostrazione che Trump era colluso con la Russia. Nella sua relazione aveva affermato che, sebbene non avesse trovato prove di collusione o di ostruzione della giustizia, il suo rapporto non scagionava Trump. Notate questi due punti di estrema stupidità. Primo punto: se non c’era collusione, non c’era crimine e nessun decorso di giustizia da ostacolare. Secondo punto: se, come ammette Mueller, non è stato commesso alcun reato, allora non c’è nulla da cui scagionare Trump.
I Democratici, che avevano sperato di mettere sotto impeachment Trump sulla base del rapporto Mueller, forse potrebbero rincuorarsi un po’ per il fatto stesso che Mueller si è rivelato così incompetente da non riuscire a capire le basi stesse della sua professione; forse, dopotutto, la collusione c’era, ma Mueller era troppo stupido per trovarne le prove. O forse i Democratici dovrebbero crollare in un parossismo di disperazione, perché Mueller era la loro migliore ed ultima possibilità ed ora fanno la figura degli idioti per aver creduto in lui.
Subito dopo, nella parata degli stupidi abbiamo il procuratore generale William Barr, che, nel suo riassunto del rapporto  Mueller, aveva accettato acriticamente le affermazioni secondo cui ci sarebbe stata un’interferenza da parte dei Russi nelle elezioni presidenziali del 2016. Ma che razza di interferenza era stata?
C’era una troll-farm di San Pietroburgo gestita da qualcuno che, secondo alcune voci, aveva una volta lavorato per Putin. Questi troll avevano pubblicato annunci pubblicitari ‘acchiappaclick’ sui social media. La portata della loro operazione era stata assai ridotta e la maggior parte della loro attività si era svolta dopo le elezioni, rendendo assurda l’affermazione che avessero manipolato le votazioni. Lo sforzo di Mueller per processarli si era bloccato quando i loro avvocati si erano presentati in tribunale e avevano chiesto di vedere le prove. Mueller non aveva potuto permettere una cosa del genere perché avrebbe fatto sganasciare dalle risate tutta la corte.
C’era stata anche l’affermazione secondo cui gli hacker russi si sarebbero infiltrati in un server di posta elettronica al DNC [Comitato Nazionale del Partito Democratico], impadronendosi di e-mail che evidenziavano i tentativi di manipolare le primarie ai danni di Bernie Sanders, per poi renderle pubbliche tramite Wikileaks. Ma ci sono prove che queste e-mail non sono state hackerate ma fatte trapelate dopo essere state copiate su una chiavetta USB da qualcuno che aveva fisicamente accesso al server.
Barr è forse troppo stupido per rendersi conto della follia delle sue affermazioni secondo cui “i Russi”, qualunque cosa significhi il termine, avrebbero manipolato le elezioni americane? Sì, sembra che sia proprio così. Con funzionari di questa stupidità, quanto è stato stupido per i Democratici passare due anni a coltivare il loro sogno di sbarazzarsi di Trump con il loro aiuto?
E così Trump è qui per rimanere. È qui che finisce la stupidità? No, certo che no, perché ora, semplicemente, passiamo alla fase successiva di stupidità. Trump sogna di “rendere nuovamente grande l’America,” ma il suo è un sogno stupido? Diamo un’occhiata ai risultati.
La sua idea era quella di rinegoziare le trattative commerciali a favore dell’America e di rimpatriare la produzione, che era stata delocalizzata in paesi a bassi salari in tutto il mondo, ridurre il deficit commerciale e creare molti, buoni posti di lavoro. Sembrerebbe un ottimo piano, ma facciamo un passo indietro per un momento e cerchiamo di vedere qual è il vero problema.
Il vero problema è che negli Stati Uniti c’è un enorme squilibrio tra ciò che gli Americani producono e ciò che gli Americani consumano: consumano molto più di quanto possono permettersi.
Una soluzione sarebbe quella di ridurre il consumo, ma questo rappresenta il 70% dell’economia che verrebbe così a contrarsi, facendo esplodere la bolla del debito, già sproporzionatamente grande, spingendo l’economia degli Stati Uniti nella più profonda depressione. Questa, dopotutto, non sembra una grande idea.
Un’altra soluzione sarebbe quella di svalutare il dollaro attraverso un’emissione incontrollata di valuta. Questo renderebbe le esportazioni americane competitive rispetto a quelle dei paesi con salari più bassi. Ma indebolirebbe il dollaro USA come valuta di riserva e innescherebbe in tutto il mondo la fuga precipitosa dei detentori del debito degli Stati Uniti, provocando uno shock iperinflazionistico che spingerebbe nuovamente l’economia americana nella più profonda depressione. Anche questo non sembra fantastico, ma era il piano ventilato dall’ex consigliere di Trump, Steve Bannon. Forse anche Steve è un po’ ottuso.
Un’altra soluzione, proposta da William Dudley della Federal Reserve, era stata quella di utilizzare metodi fiscali per stimolare una ripresa della produzione industriale negli Stati Uniti, e questo è ciò di cui si era innamorato Trump e il motivo per cui aveva tagliato le imposte societarie, consentendo alle multinazionali di rimpatriare esentasse gli utili realizzati all’estero. Aveva funzionato? Ovviamente no! Invece di investire nella produzione, le aziende avevano utilizzato questi fondi per riacquistare le proprie azioni, consentendo ai loro principali azionisti di vendere al rialzo le loro azioni a spese della collettività. Ecco Alice Walton, proprietaria del 10% di Walmart, che, nel solo mese di marzo, ha liquidato oltre 700 milioni di azioni.
Possiamo essere sicuri che Alice Walton non investirà questi 700 milioni in scorte di magazzino. È stato stupido da parte di Dudley e Trump pensare che un piano del genere avrebbe mai funzionato? Apparentemente è così.
E quindi ecco dove si trova attualmente il piano per “rendere nuovamente grande l’America.” L’economia sta affondando. La Federal Reserve non può salvarla dal  tracollo abbassando i tassi di interesse perché sono già troppo bassi. E’ in corso una massiccia carneficina nel settore della vendita al dettaglio e numerose aziende statunitensi sono sul punto di andare in bancarotta. La un tempo grande General Electric è stata estromessa dal Dow Jones ed è impegnata a vendere i suoi gioielli della corona ai Russi. Cosa resta da fare?
Fa il suo ingresso in scena Janet Yellen, l’ex presidente della Federal Reserve, con un piano davvero stupefacente nella sua stupidità. Propone che la Federal Reserve intervenga e inizi ad acquistare direttamente debito societario usando denaro stampato ad hoc. Notate come il piano della Yellen unisca in modo splendido la stupidità del piano Bannon (tagliare l’erba sotto i piedi del dollaro USA) con la stupidità del piano Dudley (dare alle multinazionali un’altra possibilità di riacquistare le proprie azioni, in modo che i loro principali azionisti possano continuare ad essere salvati e a realizzare profitti con denaro pubblico). Ecco una tabella che mostra come sia brillante la situazione, anche senza il fantastico suggerimento della Yellen.
Con questa carenza di idee non stupide a Trump non resta che saltellare nella sua cella imbottita e inviare sciocchi tweet, come questo: “Molto importante che l’OPEC aumenti l’estrazione di petrolio. I mercati mondiali sono fragili, il prezzo del petrolio sta diventando troppo alto. Grazie!” Nel frattempo, ha vietato le importazioni di greggio pesante dal Venezuela (necessario per la produzione di gasolio) mentre le esportazioni statunitensi di petrolio leggero (da fracking) stanno incontrando problemi a causa della sua bassa qualità, gli investimenti nel fracking sono precipitati e le società energetiche che si occupano di fracking, la maggior parte delle quali non ha mai realizzato guadagni, stanno segnalando la mancanza di nuove aree produttive dove eseguire trivellazioni esplorative. È stupido pensare che twittare possa risolvere qualcuno di questi problemi.
Riassumendo, questa nave dei folli sta imbarcando acqua e tutte le proposte espresse finora sono stupide ed equivalgono a tentare di prosciugarla con un setaccio. È una cosa davvero nauseante a vedersi! Mi fa venire voglia di tornare su quella spiaggia e rimanere lì, a sopravvivere con latte di cocco, pesce appena pescato e frutta tropicale, e non collegarmi mai più ad Internet.
Ma me ne farò una ragione e andrò avanti come prima. I martedì saranno ancora giorni di articoli liberi, mentre il giovedì offrirò ai miei fedeli sostenitori nuove, grandiose prospettive. Prossimamente: l’etnosfera umana, come aspetto evolutivo della biosfera, un argomento che ho analizzato a fondo mentre ero coricato sulla spiaggia. Qui c’è la chiave per comprendere il ciclo di vita delle nazioni, alcune delle quali sono piene di energia e di voglia di progredire, mentre altre hanno già fatto il loro tempo e sono governate da persone palesemente stupide.
Scelto e tradotto da Markus per comedonchisciotte.org
Di male in peggio...a quanto pare non è solo Trump a fare acqua da tutti i lati, ma tutto l'establishment "ammericano". 
Se questi continuano a dare credito a personaggi dotati di scarsissima conoscenza dell'economia, hanno poco da sperare... e sapendo anche come gli USA usino recuperare le perdite accumulate, distribuendole  su tutto il globo terracqueo, ...la vedo grigia, anzi, nera..
by C.

venerdì 1 marzo 2019

The making of Juan Guaidó – Il fantoccio creato in laboratorio per il colpo di Stato in Venezuela. - Dan Cohen e Max Blumenthal



Prima della data fatidica del 22 gennaio, meno di un venezuelano su 5 aveva mai sentito parlare di Juan Guaidó. Solo pochi mesi fa, il trentacinquenne era un personaggio oscuro in un gruppo di estrema destra di scarsa influenza politica, strettamente associato a macabri atti di violenza di strada. Anche nel suo stesso partito, Guaidó era una figura di medio livello nell’Assemblea Nazionale dominata dall’opposizione, che sta ora agendo in maniera incostituzionale. Ma dopo una sola telefonata dal vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, Guaidó si è proclamato presidente del Venezuela. Unto come capo del suo paese da Washington, uno sguazzatore di bassifondi politici precedentemente sconosciuto è stato fatto salire sul palcoscenico internazionale, selezionato dagli Stati Uniti come il leader della nazione con le maggiori riserve petrolifere del mondo. Facendo eco al consenso di Washington, il comitato editoriale del “New York Times” ha definito Guaidó un «rivale credibile» per il presidente Nicolás Maduro, con uno «stile rinfrescante e una visione per portare avanti il p​aese». Il comitato editoriale di “Bloomberg” lo ha applaudito per aver cercato «il ripristino della democrazia», e il “Wall Street Journal” lo ha dichiarato «un nuovo leader democratico».
Al contempo il Canada, numerose nazioni europee, Israele e il blocco dei governi latinoamericani di destra, conosciuti come il Gruppo di Lima, hanno riconosciuto Guaidó come il leader legittimo del Venezuela. Mentre Guaidó sembra essersi materializzato dal nulla, è in realtà il prodotto di oltre un decennio di coltivazione attenta da parte delle “fabbriche di cambio di regime” del governo degli Stati Uniti. Accanto a un gruppo di attivisti studenteschi di destra, Guaidó è stato coltivato per minare il governo socialista, destabilizzare il paese e un giorno prendere il potere. Sebbene sia stato una figura minore nella politica venezuelana, ha passato anni a dimostrare la sua “dignità” nelle sale del potere di Washington. «Juan Guaidó è un personaggio creato per questa circostanza», ha detto a “Grayzone” Marco Teruggi, sociologo argentino e tra i principali cronisti della politica venezuelana. «È la logica di laboratorio: Guaidó è come una miscela di diversi elementi che creano un personaggio che, in tutta onestà, oscilla tra il risibile e il preoccupante».
Diego Sequera, giornalista e scrittore venezuelano per l’agenzia investigativa “Mision Verdad”, concorda: «Guaidó è più popolare fuori dal Venezuela che dentro, specialmente nelle élite Ivy League e nei circoli di Washington. È un personaggio conosciuto lì, è prevedibilmente di destra ed è considerato fedele al programma». Mentre Guaidó è oggi venduto come il volto della restaurazione democratica, ha trascorso la sua carriera nella fazione più violenta del partito di opposizione più radicale del Venezuela, posizionandosi in prima linea in una campagna di destabilizzazione dopo l’altra. Il suo partito è stato ampiamente screditato in Venezuela, ed è ritenuto in parte responsabile della frammentazione di un’opposizione fortemente indebolita. «Questi leader radicali non hanno più del 20% nei sondaggi d’opinione», scrive Luis Vicente León, il principale sondaggista del Venezuela. Secondo Leon, il partito di Guaidó rimane isolato perché la maggioranza della popolazione non vuole la guerra: «Quello che vogliono è una soluzione».
Ma questo è precisamente il motivo per cui Guaidó è stato scelto da Washington: non è previsto che guidi il Venezuela verso la democrazia, ma che faccia collassare un paese che negli ultimi due decenni è stato un baluardo di resistenza all’egemonia degli Stati Uniti. La sua improbabile ascesa segna il culmine di un progetto durato due decenni per distruggere un solido esperimento socialista. Dall’elezione del 1998 di Hugo Chavez, gli Stati Uniti hanno combattuto per ripristinare il controllo sul Venezuela e le sue vaste riserve petrolifere. I programmi socialisti di Chavez hanno in parte ridistribuito la ricchezza del paese e aiutato a sollevare milioni dalla povertà, ma gli hanno anche dipinto un bersaglio sulle spalle. Nel 2002, l’opposizione di destra venezuelana lo depose con un colpo di Stato che aveva il sostegno e il riconoscimento degli Stati Uniti, ma l’esercito ripristinò la sua presidenza dopo una mobilitazione popolare di massa. Durante le amministrazioni dei presidenti degli Stati Uniti George W. Bush e Barack Obama, Chavez è sopravvissuto a numerosi tentativi di omicidio, prima di soccombere al cancro nel 2013. Il suo successore, Nicolás Maduro, è sopravvissuto a tre attentati.
L’amministrazione Trump ha immediatamente elevato il Venezuela al vertice della lista dei cambi di regime di Washington, dandogli il marchio di leader di una “troika della tirannia”. L’anno scorso, la squadra di sicurezza nazionale di Trump ha cercato di reclutare membri dell’esercito venezuelano per instaurare una giunta militare, ma questo sforzo è fallito. Secondo il governo venezuelano, gli Stati Uniti erano anche coinvolti in una trama chiamata “Operazione Costituzione” per catturare Maduro nel palazzo presidenziale di Miraflores, e un’altra chiamata “Operazione Armageddon” per assassinarlo a una parata militare nel luglio 2017. Poco più di un anno dopo, i leader dell’opposizione esiliata hanno cercato di uccidere Maduro, usando droni-bomba durante una parata militare a Caracas. Più di un decennio prima di questi intrighi, un gruppo di studenti dell’opposizione di destra fu selezionato e curato da un’accademia di formazione d’élite per il cambio di regimi, finanziata dagli Stati Uniti per rovesciare il governo venezuelano e ripristinare l’ordine neoliberista.
Il 5 ottobre 2005, con la popolarità di Chavez al suo apice e il suo governo che pianifica vasti programmi socialisti, cinque “leader studenteschi” venezuelani arrivarono a Belgrado, in Serbia, per iniziare l’addestramento per un’insurrezione. Gli studenti erano arrivati ​​dal Venezuela per gentile concessione del Centro per le azioni e strategie nonviolente applicate, o Canvas. Questo gruppo è finanziato in gran parte attraverso il National Endowment for Democracy, un cut-out della Cia che funziona come il braccio principale del governo degli Stati Uniti per promuovere i cambi di regime, e propaggini come l’International Republican Institute e il National Democratic Institute for International Affairs. Secondo le e-mail interne trapelate da Stratfor, una società di intelligence nota come “la Cia-ombra”, «Canvas potrebbe aver ricevuto finanziamenti e addestramento dalla Cia durante la lotta anti-Milosevic del 1999-2000».
Canvas è uno spin-off di Otpor, un gruppo di protesta serbo fondato da Srdja Popovic nel 1998 all’Università di Belgrado. Otpor, che significa “resistenza” in serbo, è stato il gruppo studentesco che ha guadagnato fama internazionale – e la pubblicità di Hollywood – mobilitando le proteste che alla fine hanno fatto cadere Slobodan Milosevic. Questa piccola cellula di specialisti del cambio di regime operava secondo le teorie del defunto Gene Sharp, “il Von Clausewitz della lotta non violenta”. Sharp aveva lavorato con un ex analista della Defense Intelligence Agency, il colonnello Robert Helvey, per ideare le linee guida per l’utilizzo della protesta come una forma di guerra ibrida, mirata agli Stati che resistevano alla dominazione unipolare di Washington. Otpor è stato sostenuto dal National Endowment for Democracy, dall’Usaid e dall’Istituto Albert Einstein di Sharp. Sinisa Sikman, uno dei creatori di Otpor, una volta ha detto che il gruppo ha persino ricevuto finanziamenti diretti della Cia.
Secondo un’e-mail trapelata dallo staff di Stratfor, dopo aver eliminato Milosevic dal potere, «i ragazzi che gestivano Otpor sono cresciuti, si sono vestiti bene e hanno progettato Canvas, o in altre parole un gruppo “export-a-revolution” che ha gettato i semi delle varie altre “rivoluzioni colorate”. Sono ancora legati ai finanziamenti degli Stati Uniti e fondamentalmente vanno in giro per il mondo cercando di rovesciare dittatori e governi autocratici (quelli che agli Usa non piacciono)». Stratfor ha rivelato che Canvas «ha rivolto la sua attenzione al Venezuela» nel 2005, dopo aver addestrato i movimenti di opposizione che hanno portato le operazioni di cambio di regime pro-Nato in tutta l’Europa orientale. Mentre monitorava il programma di formazione Canvas, Stratfor ha delineato il suo programma insurrezionalista in un linguaggio straordinariamente chiaro: «Il successo non è affatto garantito, e i movimenti studenteschi sono solo l’inizio di quello che potrebbe essere uno sforzo di anni per innescare una rivoluzione in Venezuela, ma i formatori sono le persone che si sono fatte le ossa col “Macellaio dei Balcani”. Hanno delle abilità pazzesche. Quando vedrete studenti in cinque università venezuelane tenere dimostrazioni simultanee, saprete che la formazione è finita e il vero lavoro è iniziato».
Il “vero lavoro” è iniziato due anni dopo, nel 2007, quando Guaidó si è laureato presso l’Università Cattolica Andrés Bello di Caracas. Si è trasferito a Washington per iscriversi al corso di governance e gestione politica presso la George Washington University sotto la guida dell’economista venezuelano Luis Enrique Berrizbeitia, uno dei principali economisti neoliberali latinoamericani. Berrizbeitia è un ex direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale, che ha trascorso oltre un decennio lavorando nel settore energetico venezuelano sotto il vecchio regime oligarchico poi estromesso da Chavez. Quell’anno, Guaidó contribuì a guidare i raduni anti-governativi dopo che il governo venezuelano rifiutò di rinnovare la licenza di “Radio Caracas Televisión” (Rctv). Questa stazione privata svolse un ruolo di primo piano nel colpo di Stato del 2002 contro Hugo Chavez. “Rctv” aiutò a mobilitare i manifestanti anti-governativi, diffondendo informazioni false che incolpavano i sostenitori del governo di atti di violenza, compiuti in realtà dai membri dell’opposizione, e censurò tutte le dichiarazioni pro-governative in occasione del colpo di Stato.
Il ruolo di “Rctv” e di altre stazioni di proprietà degli oligarchi nel guidare il fallito tentativo di colpo di Stato è stato ben descritto nell’acclamato documentario “La rivoluzione non sarà trasmessa”. Nello stesso anno, gli studenti rivendicarono il merito di aver soffocato il referendum costituzionale di Chavez per “un socialismo del XXI secolo” che prometteva di «impostare il quadro legale per la riorganizzazione politica e sociale del paese, dando un potere diretto alle comunità organizzate come prerequisito per lo sviluppo di un nuovo sistema economico». Dalle proteste su “Rctv” e referendum, nacque un gruppo specializzato di attivisti del cambio di regime sostenuto dagli Stati Uniti. Si sono definiti “Generation 2007”. I formatori di Stratfor e Canvas di questa cellula hanno identificato un organizzatore chiamato Yon Goicoechea, alleato di Guaidó – quale “fattore chiave” nel soffocamento del referendum costituzionale. L’anno seguente, Goicochea fu ricompensato per i suoi sforzi con il Milton Friedman Prize for Advancing Liberty del Cato Institute, insieme a un premio di 500.000 dollari, che investì prontamente nella costruzione della sua rete politica “Prima la Libertà” (Primero Justicia).
Friedman, naturalmente, era il padrino del famigerato think-tank neoliberista dei Chicago Boys che fu importato in Cile dal leader della giunta dittatoriale Augusto Pinochet per attuare politiche di radicale austerità fiscale in stile “shock-doctrine”. E il Cato Institute è il think-tank neoliberista di Washington, fondato dai fratelli Koch, due grandi donatori del partito repubblicano che sono diventati aggressivi sostenitori della destra in tutta l’America Latina. WikiLeaks ha pubblicato un’e-mail del 2007 che l’ambasciatore americano in Venezuela William Brownfield ha inviato al Dipartimento di Stato, al Consiglio di sicurezza nazionale e al Comando meridionale del Dipartimento della difesa elogiando «la Generazione del ‘07» per aver «costretto il presidente venezuelano, abituato a fissare l’agenda politica, a reagire spropositatamente». Tra i «leader emergenti» identificati da Brownfield c’erano Freddy Guevara e Yon Goicoechea. Ha applaudito quest’ultima figura come «uno dei difensori più articolati delle libertà civili». Riempiti di denaro dagli oligarchi neoliberali, i quadri radicali venezuelani hanno portato le loro tattiche Otpor nelle strade, insieme a una loro particolare versione del logo del gruppo.
Nel 2009, gli attivisti giovanili di “Generation 2007” hanno messo in scena la loro dimostrazione più provocatoria, calandosi i pantaloni nelle strade e scimmiottando le “scandalose” tattiche di “guerrilla” delineate da Gene Sharp nei suoi manuali sul cambio di regime. I manifestanti si erano mobilitati contro l’arresto di un alleato di un altro gruppo giovanile, chiamato Javu. Questo gruppo di estrema destra «raccolse fondi da una varietà di fonti governative degli Stati Uniti, che gli permisero di acquisire rapida notorietà come l’ala più dura dei movimenti di opposizione», secondo il libro dell’accademico George Ciccariello-Maher, “Building the Commune”. Mentre i video della protesta non sono disponibili, molti venezuelani hanno identificato Guaidó come uno dei suoi partecipanti chiave. Sebbene l’accusa non sia confermata, è certamente plausibile; i manifestanti con le natiche nude erano membri del nucleo interno di “Generazione 2007” a cui apparteneva Guaidó e indossavano le T-shirt col loro marchio di fabbrica “Resistencia!”.
Quell’anno, Guaidó si espose al pubblico in un altro modo, fondando un partito politico per catturare l’energia anti-Chavez che la sua “Generazione 2007” aveva coltivato. Il partito, chiamato “Volontà popolare”, fu guidato da Leopoldo López, un purosangue di destra educato a Princeton, pesantemente coinvolto nei programmi del National Endowment for Democracy ed eletto sindaco di un distretto di Caracas tra i più ricchi del paese. Lopez era un ritratto dell’aristocrazia venezuelana, direttamente discendente dal primo presidente del suo paese. È anche cugino di Thor Halvorssen, fondatore della Human Rights Foundation, con sede negli Stati Uniti, che funge da facciata pubblicitaria per gli attivisti anti-governativi sostenuti dagli Stati Uniti in paesi presi di mira da Washington. Sebbene gli interessi di Lopez fossero allineati perfettamente con quelli di Washington, i documenti diplomatici statunitensi pubblicati da WikiLeaks mettevano in luce le tendenze fanatiche che avrebbero portato alla marginalizzazione dal consenso popolare.
Un comunicato identificava Lopez come «una figura di divisione all’interno dell’opposizione, spesso descritta come arrogante, vendicativa e assetata di potere». Altri hanno evidenziato la sua ossessione per gli scontri e il suo «approccio intransigente» come fonte di tensione con altri leader dell’opposizione, che davano priorità all’unità e alla partecipazione alle istituzioni democratiche del paese. Nel 2010 “Volontà Popolare” e i suoi sostenitori stranieri si sono mossi per sfruttare la peggiore siccità che avesse colpito il Venezuela, da decenni. La grande carenza di energia elettrica aveva colpito il paese a causa della scarsità d’acqua, necessaria per alimentare le centrali idroelettriche. La recessione economica globale e un calo dei prezzi del petrolio aggravarono la crisi, provocando il malcontento pubblico. Stratfor e Canvas – i principali consiglieri di Guaidó e dei suoi quadri anti-governativi – escogitarono un piano scandalosamente cinico per pugnalare al cuore la rivoluzione bolivariana. Il piano prevedeva un crollo del 70% del sistema elettrico del paese già nell’aprile 2010.
«Questo potrebbe essere l’evento spartiacque, poiché c’è poco che Chavez possa fare per proteggere i poveri dal fallimento di quel sistema», dichiara il memorandum interno di Stratfor. «Questo avrà probabilmente l’effetto di galvanizzare i disordini pubblici in un modo che nessun gruppo di opposizione potrebbe mai sperare di generare. A quel punto, un gruppo di opposizione potrebbe servirsene per approfittare della situazione e scagliare l’opinione pubblica contro Chavez». In quel momento l’opposizione venezuelana riceveva 40-50 milioni di dollari l’anno da organizzazioni governative statunitensi come Usaid e National Endowment for Democracy, secondo un rapporto di un think-tank spagnolo, l’Istituto Frude. Aveva anche una grande ricchezza da attingere dai suoi conti, che erano per lo più al di fuori del paese. Ma lo scenario immaginato da Statfor non si realizzò, gli attivisti del partito “Volontà Popolare” e i loro alleati misero quindi da parte ogni pretesa di non violenza e si unirono in un piano radicale di destabilizzazione del paese.
Nel novembre 2010, secondo le e-mail ottenute dai servizi di sicurezza venezuelani e presentate dall’ex ministro della giustizia Miguel Rodríguez Torres, Guaidó, Goicoechea e diversi altri attivisti studenteschi hanno partecipato ad un corso di formazione segreto di cinque giorni presso l’hotel Fiesta Mexicana di Città del Messico. Le sessioni sono state condotte da Otpor, i formatori del cambio regime a Belgrado appoggiati dal governo degli Stati Uniti. Secondo quanto riferito, l’incontro aveva ricevuto la benedizione di Otto Reich, un esiliato cubano fanaticamente anticastrista che lavorava nel Dipartimento di Stato di George W. Bush, e dall’ex presidente colombiano di destra Alvaro Uribe. All’hotel Fiesta Mexicana, Guaidó e i suoi compagni attivisti hanno ordito un piano per rovesciare Hugo Chavez generando il caos attraverso spasmi prolungati di violenza di strada.
Tre personaggi dell’industria petrolifera – Gustavo Tovar, Eligio Cedeño e Pedro Burelli – hanno a quanto pare pagato il conto di 52.000 dollari dell’albergo. Torrar è un autoproclamato “attivista per i diritti umani” e “intellettuale”, il cui fratello minore Reynaldo Tovar Arroyo è il rappresentante in Venezuela della società petrolifera messicana privata Petroquimica del Golfo, che ha un contratto con lo Stato venezuelano. Cedeño, da parte sua, è un fuggitivo uomo d’affari venezuelano che ha chiesto asilo negli Stati Uniti, e Pedro Burelli un ex dirigente della Jp Morgan ed ex direttore della compagnia petrolifera nazionale venezuelana Petroleum of Venezuela (Pdvsa). Lasciò la Pdvsa nel 1998 mentre Hugo Chavez prendeva il potere, e faceva parte del comitato consultivo del programma di leadership in America Latina della Georgetown University. Burelli ha insistito sul fatto che le e-mail che dettagliavano la sua partecipazione erano state inventate, e ha persino assunto un investigatore privato per dimostrarlo. L’investigatore dichiarò che i registri di Google mostravano che le e-mail che si presumeva fossero sue non vennero mai trasmesse.
Eppure oggi Burelli non fa mistero del suo desiderio di vedere deposto l’attuale presidente venezuelano, Nicolás Maduro, e anche di volerlo «trascinato per le strade e sodomizzato con una baionetta», come accaduto al capo libico Muhammar Gheddafi, così trattato dai miliziani sostenuti dalla Nato. La presunta trama di Fiesta Mexicana è confluita in un altro piano di destabilizzazione, rivelato in una serie di documenti mostrati dal governo venezuelano. Nel maggio 2014, Caracas ha rilasciato documenti che descrivono un complotto di omicidio contro il presidente Nicolás Maduro. Le fughe di notizie hanno identificato Maria Corina Machado, con sede a Miami, come leader del piano. Estremista con un debole per la retorica estrema, Machado ha funto da collegamento internazionale per l’opposizione, incontrando addirittura il presidente George W. Bush nel 2005. «Penso che sia tempo di raccogliere gli sforzi; fai le chiamate necessarie e ottieni finanziamenti per annientare Maduro e il resto andrà in pezzi», ha scritto Maria Corina Machado in una e-mail all’ex diplomatico venezuelano Diego Arria nel 2014.
In un’altra email, la Machado sosteneva che la trama violenta aveva la benedizione dell’ambasciatore statunitense in Colombia, Kevin Whitaker. «Ho già deciso, e questa lotta continuerà fino a quando questo regime non sarà rovesciato e consegneremo il risultato ai nostri amici nel mondo. Se sono andata a San Cristobal e mi sono esposta all’Oas, non ho paura di nulla. Kevin Whitaker ha già riconfermato il suo sostegno e ha sottolineato i nuovi passaggi. Abbiamo un libretto degli assegni più forte di quello del regime per rompere l’anello di sicurezza internazionale». Nel febbraio 2014, i manifestanti studenteschi che agivano come truppe d’assalto per l’oligarchia in esilio eressero barricate in tutto il paese, trasformando quartieri controllati dall’opposizione in fortezze violente, note come “guarimbas”. Mentre i media internazionali ritraevano lo sconvolgimento come una protesta spontanea contro la regola del pugno di ferro di Maduro, ci sono molte prove che fosse “Volontà Popolare” ad orchestrare lo spettacolo.
«I manifestanti delle università non indossavano le loro magliette, tutti indossavano magliette di “Volontà Popolare” o “Justice First”», ha detto un partecipante alla “guarimba”, all’epoca. «Potrebbero essere stati gruppi di studenti, ma i consigli studenteschi sono affiliati ai partiti politici di opposizione e sono responsabili nei loro confronti». Alla domanda su chi fossero i capobanda, il partecipante alla “guarimba” ha dichiarato: «Beh, ad essere onesti, quei ragazzi ora sono in Parlamento». Circa 43 sono stati i morti durante le “guarimbas” del 2014. Le stesse violenze eruttarono di nuovo tre anni dopo, causando grandi distruzioni di infrastrutture pubbliche, l’assassinio di sostenitori del governo e la morte di 126 persone, molte delle quali erano chaviste. In diversi casi, i sostenitori del governo sono stati bruciati vivi da bande armate. Guaidó è stato direttamente coinvolto nelle “guarimbas” del 2014. Infatti, ha twittato un video in cui si mostrava vestito con un elmetto e una maschera antigas, circondato da elementi mascherati e armati che avevano bloccato un’autostrada e che si stavano impegnando in uno scontro violento con la polizia. Alludendo alla sua partecipazione alla “Generazione 2007”, proclamava: «Ricordo che nel 2007, abbiamo proclamato, “Studenti!”. Ora gridiamo: “Resistenza! Resistenza”».  Guaidó ha poi cancellato il tweet, dimostrando un’apparente preoccupazione per la sua immagine di paladino della democrazia.
Il 12 febbraio 2014, durante il culmine delle “guarimbas” di quell’anno, Guaidó si è unito a Lopez sul palco di una manifestazione di “Volontà Popolare” e “Prima la Giustizia”. Con un lungo discorso contro il governo, Lopez esortò la folla a marciare verso l’ufficio del procuratore generale Luisa Ortega Diaz. Poco dopo, l’ufficio di Diaz venne attaccato da bande armate che tentarono di bruciarlo. La Diaz ha definito l’episodio come «violenza programmata e premeditata». In un’apparizione televisiva del 2016, Guaidó ha liquidato come “mito” le morti risultanti da “guayas” – una tattica di “guarimba” che consiste nel piazzare filo spinato su una strada ad altezza della testa per ferire o uccidere motociclisti. I suoi commenti hanno minimizzato una tattica micidiale che aveva ucciso civili disarmati come Santiago Pedroza e decapitato un uomo di nome Elvis Durán, tra molti altri. Questo insensibile disprezzo per la vita umana definisce “Volontà Popolare” agli occhi di gran parte del pubblico, compresi molti avversari di Maduro.
Con l’intensificarsi della violenza e della polarizzazione politica in tutto il paese, il governo ha iniziato ad agire contro i leader di “Volontà Popolare”. Freddy Guevara, vicepresidente dell’Assemblea Nazionale e secondo in comando di “Volontà Popolare”, è stato il principale leader delle rivolte di strada del 2017. Di fronte a un processo per il suo ruolo nelle violenze, Guevara si è rifugiato nell’ambasciata cilena, dove rimane. Lester Toledo, un legislatore di “Volontà Popolare” dello Stato di Zulia, è stato ricercato dal governo venezuelano nel settembre 2016 con l’accusa di finanziamento del terrorismo e di complotto a fini di omicidio. Si dice che i piani siano stati preparati insieme all’ex presidente colombiano Álavaro Uribe. Toledo è fuggito dal Venezuela e ha fatto diverse tournée con Human Rights Watch, la Freedom House, il Congresso spagnolo e il Parlamento Europeo, sostenuto dal governo degli Stati Uniti.
Carlos Graffe è un altro membro della “Generazione 2007” addestrata da Otpor, che ha guidato Volontà Popolare. E’ stato arrestato nel luglio 2017. Secondo la polizia, era in possesso di una borsa piena di chiodi, esplosivo C4 e un detonatore. È stato rilasciato il 27 dicembre 2017. Leopoldo Lopez, il leader di lunga data di “Volontà Popolare”, è oggi agli arresti domiciliari, accusato di aver avuto un ruolo chiave nella morte di 13 persone durante le “guarimbas” nel 2014. Amnesty International ha elogiato Lopez come «prigioniero di coscienza». Nel frattempo, i familiari delle vittime di “guarimba” hanno presentato una petizione per ulteriori accuse contro Lopez. Goicoechea, il poster-boy dei fratelli Koch e fondatore di “Prima la Giustizia”, sostenuto dagli Stati Uniti, è stato arrestato nel 2016 dalle forze di sicurezza, che hanno affermato di aver trovato un chilo di esplosivo nel suo veicolo. In un editoriale del “New York Times”, Goicoechea ha protestato contro le accuse (che definisce false) e ha affermato di essere stato imprigionato semplicemente per il suo «sogno di una società democratica, libera dal comunismo». È stato liberato nel novembre 2017.
David Smolansky, anche lui membro dell’originale “Generation 2007” di Otpor, è diventato il più giovane sindaco venezuelano quando è stato eletto nel 2013 nel ricco sobborgo di El Hatillo. Ma è stato spogliato della sua posizione e condannato a 15 mesi di prigione dalla Corte Suprema dopo essere stato trovato colpevole di aver fomentato le violenze delle “guarimbas”. Prima dell’arresto, Smolansky si rasò la barba, indossò occhiali da sole e scivolò in Brasile travestito da prete con una Bibbia in mano e il rosario al collo. Ora vive a Washington, dove è stato scelto dal segretario dell’Organizzazione degli Stati Americani Luis Almagro per guidare il gruppo di lavoro sulla crisi dei migranti e dei rifugiati venezuelani. Lo scorso 26 luglio, Smolansky ha tenuto quella che ha definito una «riunione cordiale» con Elliot Abrams, il criminale condannato nel processo Iran-Contra, ora mandato da Trump come inviato speciale degli Stati Uniti in Venezuela. Abrams è noto per aver supervisionato la politica segreta degli Stati Uniti di armare gli squadroni della morte di destra durante gli anni ‘80 in Nicaragua, El Salvador e Guatemala. Il suo ruolo principale nel colpo di Stato venezuelano ha alimentato i timori che un’altra guerra per procura potrebbe essere in arrivo. Quattro giorni prima, Machado aveva urlato un’altra violenta minaccia contro Maduro, dichiarando che «se vuole salvarsi la vita, dovrebbe capire che il suo tempo è scaduto».
Il collasso di “Volontà Popolare”, sotto il peso della violenta campagna di destabilizzazione che aveva avviato, ha alienato il consenso di ampi settori dell’opinione pubblica e ha costretto gran parte della sua leadership in esilio o in carcere. Guaidó è sempre rimasto una figura relativamente minore, ha infatti trascorso gran parte della sua carriera di nove anni all’Assemblea Nazionale come sostituto. Originario di uno degli Stati meno popolati del Venezuela, Guaidó arrivò secondo alle elezioni parlamentari del 2015, assicurandosi il posto in Assemblea con appena il 26% dei voti. In effetti, si può dire che il suo sedere fosse più conosciuto della sua faccia. Guaidó è noto come il presidente dell’Assemblea Nazionale, dominata dall’opposizione, ma non è mai stato eletto. I quattro partiti di opposizione che comprendevano il Tavolo di Unità Democratica dell’Assemblea avevano deciso di istituire una presidenza a rotazione. La svolta di “Volontà Popolare” era in arrivo, ma il suo fondatore, Lopez, era agli arresti domiciliari. Nel frattempo, il suo secondo incaricato, Guevara, si era rifugiato nell’ambasciata cilena. Juan Andrés Mejía avrebbe dovuto occupare la presidenza dell’Assemblea, ma per ragioni che ora sono maggiormente chiare, gli fu preferito Juan Guaidò.
«C’è un ragionamento di classe che spiega l’ascesa di Guaidó», osserva Sequera, l’analista venezuelano. «Mejía è di classe alta, ha studiato in una delle università private più costose del Venezuela e non poteva essere facilmente venduto al pubblico come Guaidó. Guaidó ha caratteristiche meticce comuni alla maggior parte dei venezuelani, e sembra più un uomo della gente. Inoltre, non era stato sovraesposto nei media, quindi poteva essere presentato in praticamente qualsiasi salsa». Nel dicembre 2018, Guaidó si è recato a Washington, in Colombia e in Brasile per coordinare la preparazione di manifestazioni di massa durante l’inaugurazione della presidenza Maduro. La notte prima della cerimonia di giuramento di Maduro, sia il vicepresidente Mike Pence che il ministro degli esteri canadese Chrystia Freeland hanno chiamato Guaidó per confermare il loro sostegno. Una settimana dopo, il senatore Marco Rubio, il senatore Rick Scott e il rappresentante Mario Diaz-Balart – tutti i legislatori della base della destra della lobby di esilio cubano di destra – si sono uniti al presidente Trump e al vicepresidente Pence alla Casa Bianca. Su loro richiesta, Trump dichiarò che se Guaidó si fosse dichiarato presidente, lo avrebbe sostenuto.
Il segretario di Stato Mike Pompeo ha incontrato personalmente Guaidó il 10 gennaio, secondo il “Wall Street Journal”. Tuttavia, Pompeo non riusci a pronunciare correttamente il nome di Guaidó quando lo menzionò in una conferenza stampa il 25 gennaio, riferendosi a lui come a “Juan Guido”. L’11 gennaio, la pagina di Wikipedia di Guaidó è stata modificata per 37 volte, mettendo in evidenza la lotta per modellare l’immagine di una figura precedentemente anonima che ora era un tableau per le ambizioni del cambio di regime di Washington. Alla fine, la supervisione editoriale della sua pagina è stata consegnata al consiglio d’élite dei “bibliotecari” di Wikipedia, che lo ha definito presidente «conteso» del Venezuela. Guaidó sarà anche una mezza figura, ma la sua combinazione di radicalismo e opportunismo soddisfa i bisogni di Washington. «Quel pezzo interno era mancante», ha detto di Guaidó un funzionario dell’amministrazione Trump. «Era il pezzo di cui avevamo bisogno perché la nostra strategia fosse coerente e completa». Brownfield, l’ex ambasciatore americano in Venezuela, ha dichiarato al “New York Times”: «Per la prima volta abbiamo un leader dell’opposizione che sta chiaramente segnalando alle forze armate e alle forze dell’ordine che vuole tenerle dalla parte degli angeli e dei bravi ragazzi».
Ma è stata “Volontà Popolare” di Guaidó a formare le truppe d’assalto delle “guarimbas” che hanno causato la morte di agenti di polizia e comuni cittadini. Si era persino vantato della propria partecipazione alle rivolte di strada. E ora, per conquistare i cuori e le menti dei militari e della polizia, Guaidò ha dovuto cancellare questa storia intrisa di sangue. Il 21 gennaio, un giorno prima che il colpo di Stato iniziasse sul serio, la moglie di Guaidó ha presentato un video che invitava i militari a insorgere contro Maduro. La sua esibizione è stata legnosa e poco accattivante, e sottolinea le limitate prospettive politiche del marito. In una conferenza stampa di fronte ai suoi sostenitori, quattro giorni dopo, Guaidó ha annunciato la sua soluzione alla crisi: «Autorizzare un intervento umanitario!». Mentre attende l’assistenza diretta, Guaidó rimane quello che è sempre stato – una marionetta, frutto del progetto di ciniche forze esterne. «Non importa se si brucerà dopo tutte queste disavventure», dice Sequera del fantoccio del colpo di Stato. «Per gli americani, è sacrificabile».
(Dan Cohen e Max Blumenthal, “The making of Juan Guaidó – Il fantoccio creato in laboratorio per il colpo di Stato in Venezuela”, da “Consortium News” del 29 gennaio 2019: reportage tradotto da Enrico Carotenuto per “Coscienze in Rete”. Max Blumenthal è un giornalista pluripremiato e autore di numerosi libri, tra cui “Gomorra Repubblicana”, “Golia”, “La guerra dei cinquanta giorni” e “La gestione della ferocia”. Ha prodotto articoli per numerose pubblicazioni, molti video report e diversi documentari, tra cui “Killing Gaza”. Blumenthal ha fondato “The Grayzone” nel 2015 per puntare un faro giornalistico sullo stato di guerra perpetua dell’America e le sue pericolose ripercussioni domestiche. Dan Cohen è un giornalista e regista. Ha prodotto reportage video ampiamente distribuiti e materiale cartaceo da tutta Israele-Palestina. E’ un corrispondente di “Rt America”).
Fonte: www.libreidee.org
Link: http://www.libreidee.org/2019/03/scuola-di-golpe-e-nato-in-serbia-loscuro-progetto-guaido/