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mercoledì 11 agosto 2021

Hombre vertical. - Marco Travaglio

 

Prematuramente interrotta la liaison con Renato Farina, l’altro Renato, Brunetta, non s’è preso neppure un giorno di riposo e ha subito preso a tubare con un altro bel bocconcino: il professor Cassese. Il quale, da quando sono arrivati i Migliori, si dedica anima e corpo a scrivere sempre lo stesso pezzo: tutto ciò che fa Draghi è meraviglioso, adorabile, stupefacente, anche quando si tratta delle stesse cose che, quando le faceva Conte, erano spaventose, detestabili, orribili. L’altroieri l’arzillo giureconsulto un tanto al chilo, che un anno fa paragonava Conte a Orbàn per la proroga di tre mesi dello stato di emergenza, s’è prodotto nel suo quotidiano peana a Draghi che l’emergenza l’ha prorogata di cinque mesi. In particolare era tutto eccitato perché SuperMario convoca ogni tanto il Consiglio dei ministri: evento eccezionale, mai visto prima. Poi ha criticato il Parlamento, che s’è permesso di emendare un decreto del governo, cioè di fare il Parlamento. Siccome il decreto è di Brunetta, questi lo ha rassicurato sul Corriere: gli emendamenti non pregiudicano “la necessità di ristabilire il merito nella gerarchia della società italiana”. È l’essenza della sua riforma, sempre tesa alla “mobilità verticale”, ma anche “orizzontale” nell’ambito di un “sistema di selezione moderno, trasparente, efficace e finalmente adeguato agli standard internazionali”. Diciamolo: era ora che arrivasse lui a “privilegiare le esperienze e i risultati raggiunti e non le appartenenze politiche e di casta” (senz’offesa per la nidiata di Cassese-boys sparsi nella Pa e nelle anticamere dei Migliori). Poche balle: occorrono “élite competitive”, e lui modestamente lo nacque, “che sostituiscano le oligarchie castali” affinché “prevalga il merito rispetto alle cooptazioni”. Bene, bravo, bis.

A questo punto ci saremmo aspettati qualche esempio concreto della Nuova Meritocrazia Brunettiana. Tipo la nomina, purtroppo sfumata sul più bello, del “consulente giuridico” Farina-Betulla che, lungi dall’essere cooptato per appartenenze politiche (era deputato di FI) o castali (è di Cl), era il frutto di una lunga e rigorosa selezione in base agli standard internazionali per le sue competenze giuridiche acquisite sul campo: alla Procura di Milano, durante la finta intervista ai pm per depistare le indagini sul rapimento di Abu Omar, poi in Tribunale, durante il patteggiamento di sei mesi di reclusione per favoreggiamento in sequestro di persona. Un caso tipico di ripristino della meritocrazia, che però Renatino s’è lasciato sfuggire l’occasione di vantare al cospetto del prof. Cassese. E noi non ci diamo pace per cotanta modestia. A meno che, parlando di “mobilità verticale”, non sia scappato da ridere anche a lui.

ILFQ

venerdì 6 agosto 2021

Un Betulla è per sempre. - Marco Travaglio

 

L’arruolamento di Renato Farina nello staff del ministro Renato Brunetta in qualità nientemeno che di “consulente giuridico” è un segnale incoraggiante per almeno tre motivi. Il primo è etico: il Governo dei Migliori premia un giornalista che violò la legge prendendo soldi dai servizi segreti come “agente Betulla”. Il secondo è deontologico: il Governo dei Migliori porta a esempio per i giovani un giornalista espulso dall’albo per aver venduto la professione al Sismi del generale Niccolò Pollari e del fido Pio Pompa non per 30 denari, ma per 30mila euro, pubblicando fake news e realizzando false interviste per carpire informazioni ai pm e depistare l’indagine sul sequestro dell’imam Abu Omar, rapito e deportato in Egitto dalla Cia per torturarlo in santa pace. Il terzo è meritocratico: se il Governo dei Migliori ha un tale culto della competenza da promuovere a “giurista” un tizio che ha patteggiato 6 mesi per favoreggiamento in sequestro di persona, c’è speranza per tutti. Si dice sempre che l’America è il paese delle opportunità: e l’Italia, allora? Basta conoscere le lingue, ma soprattutto la lingua come ascensore sociale, e nessuna via è preclusa. Il 14 febbraio, appena Brunetta tornò sul luogo del relitto, cioè della PA, Farina gli dedicò su Libero un sobrio ritratto dei suoi: “Meno male che c’è lui. È l’unica autentica sorpresa di questo governo… È un numero primo. Il migliore ministro che sia capitato all’Italia nel settore… Un professore di rilievo internazionale… la stampa internazionale l’aveva individuato nel campo dell’economia del lavoro come un potenziale Nobel… uno dei pochi giganti del pensiero in circolazione… altissimo profilo intellettuale e morale”. Infatti gli ha fatto un contrattino piuttosto stitico da 18mila euro l’anno: solo per il rimborso saliva, meritava ben di più, specie ora che a Libero gli Angelucci tagliano i compensi.

Il curriculum del giureconsulto è di tutto rispetto. Ciellino, prima al Sabato, poi all’Indipendente e al Giornale con Vittorio Feltri, si sbuccia le ginocchia intervistando B. e si specializza in bufale: interviste mezze inventate alla Ariosto e a Massimo Fini, campagna contro la Boccassini accusata di “rapire bambini”, cose così. Nel ’94 diventa portavoce di Irene Pivetti, di cui – politicamente, s’intende – si invaghisce. Un giorno Feltri gli racconta, d’accordo con l’intera redazione, di avere in pagina un servizio fotografico della Pivetti senza veli: lui se la beve, le prova tutte per bloccare la pubblicazione e alla fine, fra l’ipossia e l’ictus, s’inginocchia al direttore sporgendogli un assegno ed esalando un “Ti prego, le foto le ricompro io, metti tu la cifra”, prima di essere sommerso da una risata omerica.

Lo nota subito l’Ufficio Disinformatija del Sismi, diretto da Pompa, che i giornalisti scomodi li spia e quelli come lui li arruola. “Io – gli dice Farina – ti do anche la pattumiera, poi sei tu a scegliere, perché molte cose che girano nell’ambiente giornalistico sono anche tentativi di depistaggio, no?”. In cambio di cotanta monnezza, Pompa gli passa “soffiate” basate sul nulla, che Betulla mette in pagina sotto dettatura e senz’alcun controllo. Annuncia attentati di al Qaeda mai esistiti. Sputtana nemici veri o presunti del Sismi, tipo Prodi e De Gennaro. Insulta gli ostaggi italiani in Iraq: Simona Pari e Simona Torretta (“le vispe terese”), Giuliana Sgrena (rapita dai “suoi amici terroristi”), Enzo Baldoni (“un pirlacchione” da “vacanze intelligenti”). In cambio si contenta di poco: ai Mondiali in Germania, Pompa gli regala due biglietti di tribuna per Italia-Ghana e lui lo ringrazia sulla prima di Libero, in codice cifrato: “Ho usato amici che la sanno lunga. Fatta! Grazie a Pio e a Dio”.

Nel maggio 2006, in missione per conto di Pio, realizza una falsa intervista ai pm Spataro e Pomarici che indagano sul sequestro Abu Omar per rubare i segreti dell’inchiesta. Non sa che Pompa è intercettato e dunque pure lui che lo chiama mentre va all’appuntamento per ripassare le domande. Pensa di buggerare i due pm, che invece lo aspettano al varco per buggerare lui. Domanda loro cosa sappiano di Pollari, con una scusa astutissima: “Io sono cattolico, Pollari è cattolico, mi spiacerebbe se un cattolico facesse cose brutte”. Manca poco che i pm finiscano sotto il tavolo per le risate. Poi, appena esce, l’agente Farina Doppio Zero fa rapporto telefonico a Pompa: “È stata durissima, quasi quasi Pomarici mi voleva arrestare, ma alla fine li ho messi nell’angolo e ho avuto quel che cercavo”. Stavolta i pm all’ascolto possono sbudellarsi tranquillamente. Indagato per favoreggiamento, si difende alla grande. Si dipinge come un patriota della “quarta guerra mondiale” (senza spiegare quale sia la terza) in difesa della “civiltà ebraico-cristiana”. Sostiene di aver mediato nel ’99 nientemeno che tra Milosevic e D’Alema (che smentisce). Racconta di aver aderito al Sismi perché “è come se mi fossi innamorato di Pollari”. Ricorda una velina su eventuali attentati a Londra che lui, su Libero, tradusse così: “Tettamanzi e Formigoni nel mirino del terrorismo”, ma ammette: “Fu una mia esasperazione”. E ai 30mila euro preferiva “una nomina a commendatore”, però la cosa sfumò e allora li prese, ma solo per donarli a un santuario. Alla fine patteggia. E vince di diritto un seggio di FI alla Camera, poi torna sparare betullate su Libero. Voi capite perché ora è “consigliere giuridico” dei Migliori. Averne.

ILFQ

martedì 1 dicembre 2020

C’è da avere paura dell’opportunismo del Rinato Brunetta. - Andrea Scanzi

 

Luigi Di Maio? Un “vero leader”, uno “studente preparato”. A dirlo non è Vito Crimi, ma Renato Brunetta. Il falco berlusconiano ha esalato parole di amore puro nei confronti del ministro degli Esteri: “Di Maio è giovane, intelligente, rispettoso, veloce, sa ascoltare e con un vecchio signore come me si è sempre comportato bene”. Non solo: “Di Maio sta trasformando un movimento caotico in un partito strutturato e responsabile. E queste imprese non le raggiungi se non sei un leader”.

Ovviamente è lo stesso Brunetta che, prima delle elezioni del 2018, tuonava parole sature di stima nei confronti del “vero leader” 5 Stelle: “Caro Luigi Di Maio, spudorato e ignorante. Stai truffando i cittadini con la barzelletta del candidato premier e della lista di ministri al Quirinale. Vergognati e studia un po’ di diritto costituzionale. Trovati un lavoro e solo dopo cita il professor Brunetta”.

Cosa è successo? Due cose. La prima è il terrore della scomparsa, che attanaglia (anche se mai lo ammetterà) un navigato marpione della politica come Brunetta. La seconda è il mero opportunismo politico, che è poi in realtà (per Di Maio) null’altro che un bel cetriolone in arrivo. Da quanto tempo non si sente parlare di Brunetta? Mesi, anzi anni. Che in politica son quasi secoli. Troppo intelligente (e orgoglioso) per ridursi a elemosinare scranni televisivi di contrabbando come un Gasparri qualsiasi, Brunetta non dà segno di sé da un bel po’. Sono lontani gli scontri con Bignardi e Gruber, sono lontane le caricature (geniali) di Crozza. Dell’economista che sognava il Nobel, amava Craxi e vinceva il premio Rodolfo Valentino (non è una battuta), non parla più nessuno. L’ultima volta è stato avvistato in un recente servizio di Enrico Lucci a Cartabianca. Lucci provava a chiedergli qualcosa, e Brunetta – camminando senza mai fermarsi – ripeteva ossessivamente e astiosamente: “Grazie, buon lavoro!”.

La smisurata antipatia, che Brunetta ostenta e brandisce come un bizzarro merito padronale, non è certo scemata. L’uomo resta quello di prima, aduso a tuonare contro satira, Pubblica amministrazione “fannullona” e “culturame” de sinistra. A mutare è stato lo scenario politico, che ha reso marginale Forza Italia e dunque anche lui, certo poco entusiasta della crescita (un tempo) di Salvini e (tuttora) di Meloni. “Alleati” che deve detestare così tanto politicamente da arrivare a (fingere di) apprezzare il non plus ultra del grillismo. Ovvero, per berlusconiani e non solo, il male assoluto. E qui viene il secondo punto: l’opportunismo politico. Il “sì” allo scostamento di bilancio. I toni più istituzionali. Addirittura il riconoscimento pubblico al nemico. Tutto questo, in un Paese politicamente normale, sarebbe meraviglioso: l’opposizione che fa squadra col governo, di fronte al vile nemico comune (il Covid). Sarebbe bello. Fidarsi dei berlusconiani è però una perversione ormai sconcia e decaduta, dentro la quale sono naufragati non pochi leader di centrosinistra. Di Maio, sin qui, ha sempre risposto alle avance forziste con una sorta di “Se vogliono appoggiarci esternamente gratis, per me va bene”. Ma Brunetta, uomo tanto scaltro quanto spregiudicato, non fa nulla politicamente gratis. Come Berlusconi. Se Brunetta stima personalmente Di Maio, okay. Se questa corrispondenza (per ora univoca) di amorosi sensi si traduce però in un allargamento ufficiale della maggioranza, allora è la fine. Per i 5 Stelle, e tutto sommato chi se ne frega: chi è causa del suo mal, pianga se stesso. Ma più che altro per il Paese. E questa sì che sarebbe una sciagura.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/01/ce-da-avere-paura-dellopportunismo-del-rinato-brunetta/6022232/

venerdì 17 luglio 2020

Brunetta e il suo elogio del premier. - Antonio Padellaro



Coinvolgere le famiglie attraverso la mediazione linguistico-culturale
Signor presidente del Consiglio, lei in Europa è stato bravo a trattare”. “Spero ne sia consapevole che lei ha in mano, in questo momento, il recupero di 20 anni di cattiva politica economica”. E così via con un tono propositivo e non pregiudiziale. Sintonizzato su Radio Radicale
riconosco la voce di Renato Brunetta che interviene sulle comunicazioni di Giuseppe Conte alla vigilia del Consiglio europeo. Un po’ mi sorprende che un esponente di Forza Italia, e quindi dell’opposizione, non insolentisca il premier, non lo accusi di avere svenduto il Paese, di avere tradito la fiducia degli italiani “con il favore delle tenebre” (Salvini-Meloni). Si dirà che a differenza delle destre Lega-FdI, sempre con la bava alla bocca quando si tratta di Conte, il partito di Silvio Berlusconi è in fase di avvicinamento a un possibile governo di unità nazionale e ha quindi tutto l’interesse a non esasperare i toni.
Preferisco credere che l’economista Brunetta, con il suo intervento, abbia inteso perseguire non l’interesse di qualche inciucio bensì l’interesse nazionale. Poiché un’opposizione a questo governo, anche la più severa e intransigente, dovrebbe rifuggire dalla politica del tanto peggio per gli italiani, tanto meglio per loro. Per condividere invece quei barlumi di speranza con cui ieri, sul Corriere della Sera, Francesco Giavazzi iniziava il suo articolo: “C’è qualche timido segnale che gli effetti diretti del Covid-19 sull’economia si stiano attenuando”. Quali? L’indice dei nuovi ordini consegne e scorte che a giugno “si è quasi stabilizzato”. Sempre a giugno “una lieve contrazione dell’attività economica: 47,5 ma comunque in risalita rispetto a maggio (45,4)”. E ancora: “anche la Banca d’Italia prevede che dopo un crollo nel 2020 (meno 9,5%) l’economia riprenderà e tornerà a fine 2022, a un livello di reddito vicino a quello precedente la pandemia”. Squarci di sereno che non possono farci dimenticare il fossato sempre più largo tra i “garantiti” (i dipendenti pubblici che hanno continuato ad essere retribuiti), i “salvati” dalla cassa integrazione (ma per quanto ancora?), e i “sommersi”: autonomi e partite Iva, ormai allo stremo. Al professor Brunetta, che ministro dei governi B. assai osteggiammo, oggi forse ci unisce l’orrore per gli sfasciacarrozze e i demagoghi che blaterano di “oro alla patria”, pur sapendo che peserà come un macigno sulle prossime generazioni. Ma tanto basta.

venerdì 7 novembre 2014

L'ESPRESSO: La vera storia di Renato Brunetta... il primo fannullone d'Italia!!!



Piaciuta la storia? Bene, se vi è piaciuta, continuate a votare Brunetta ed il suo
padrone, ovvero Silvio Berlusconi. Se invece vi ha fatto decisamente incazzare
pensando a tutto quello che ci sta facendo passare e a tutto quello che ancora
ci farà piovere addosso: bene, in questo caso, evitate accuratamente di dare il
vostro voto al Grande Nano Imperatore ed alla sua corte di ciarlatani, nani (per
l'appunto), veline e ballerine!!!


https://www.youtube.com/watch?v=Go7cMxRnxy8

martedì 18 febbraio 2014

La roccaforte dove Ligresti ospitava il gotha del potere. - Grazia Longo


Il palazzo di via delle Tre Madonne a Roma passato dalla Fondiaria Sai di Salvatore Ligresti alla Unipol dove risiedono molti inquilini famosi.

LA ROCCAFORTE DOVE LIGRESTI OSPITAVA IL GOTHA DEL POTERE

Appartamenti di 220 metri quadri con canoni da case popolari


Più che un palazzo è un castelletto: tre enormi e lussuosi blocchi neoclassici color giallo arancio con terrazze alberate e fontana con zampilli nel cortile centrale, dietro l’enorme cancello elettrico. La roccaforte romana dove Ligresti ha dato alloggio al gotha politico, bancario e mediatico più in vista del Paese – e molto vicino a Berlusconi – si trova immerso nel verde della zona più vip, via delle Tre Madonne, del quartiere più vip della capitale, i Parioli.
Non c’è neppure bisogno di scorrere i cognomi sui 42 campanelli – la maggior parte dei quali peraltro si limita a una sigla o al nome di una città, tipo New York – per capire che da queste parti in fatto di potere non si scherza. Bastano la Digos e i carabinieri che si alternano di guardia – 24 ore al giorno – perché è qui che abita il vice premier e ministro degli Interni, Angelino Alfano. E prima ancora di entrare nel merito degli altri inquilini famosi, vale la pena ricordare che oltre alla notorietà possiedono anche la fortuna. Come definire diversamente il prezzo stracciato dell’affitto? Fino a una decina di mesi fa molto al di sotto del prezzo di mercato per appartamento di almeno 220 metri quadri.
Così almeno riferiscono fonti ben informate che negano categoricamente il rispetto del canone dovuto di 6 mila euro al mese. Ed è quanto implicitamente conferma l’Unipol che pur non volendo fornire indicazioni precise sul canone d’affitto, sottolinea che «tutti i contratti sono in via di revisione con un nuovo canone d’affitto». Ma la pacchia per qualcuno è ben lungi dal finire. Perché se è vero che da un anno il patrimonio immobiliare di via delle Tre Madonne 14, 16 e 18 è passato dalla Fondiaria Sai di Salvatore Ligresti alla Unipol, è altrettanto vero che per molti il contratto d’affitto stipulato con la famiglia Ligresti non è ancora scaduto e quindi resta invariato alla vecchia e vantaggiosa cifra.
Non c’è da stupirsi che in virtù della doppia esclusività, estetica ed economica, in molti abbiano scelta questa come dimora principale. L’ex ministro alla funzione pubblica Renato Brunetta ha da poco fatto le valigie verso altri lidi. Da pochi mesi si è trasferito anche Marco Cardia – rampollo dell’ex presidente della Consob, Lamberto – e avvocato di professione. Attività che tra l’altro gli ha consentito di lavorare come consulente proprio per l’ex padrone di casa Ligresti.
Esce a buttare la spazzatura, invece, l’ex direttore generale della Rai Mauro Masi, in tenuta sportiva da sabato pomeriggio – pantaloni della tuta, camicia e un gilé di piumino – prima di salire sull’auto blu con autista.
Non abita più qui il vice di Fini Italo Bocchino, che ha tuttavia lasciato l’appartamento alla moglie da cui si è separato, la produttrice tv Gabriella Buontempo, che ama far jogging nel parco della vicinissima Villa Borghese. Il suo è l’unico cognome scritto a penna su un cartoncino incollato con lo scotch. Mentre Chiara e Benedetta Geronzi – figlie dell’ex banchiere Cesare condannato a 5 anni per bancarotta fraudolenta – cercano l’anonimato dietro a due lettere.
Ma è evidente a chiunque che la star tra i super inquilini è il vice premier Alfano: abita qui alle Tre Madonne da quando era ministro della Giustizia e in più d’uno si domandavano come potesse accettare di diventare inquilino di Salvatore Ligresti, che già all’epoca della stipula del contratto era un ex pregiudicato condannato in Cassazione per corruzione. Sia come sia, l’avamposto pariolino dei Ligresti faceva coppia con l’ospitalità che la famiglia riservava ai suoi ospiti più illustri – ministri, parlamentari, prefetti – al Tanka Village di Villasimius, in Sardegna dove venivano offerte tonnellate di aragoste. Generosità che emerge anche da un’intercettazione telefonica tra l’ex amministratore delegato di Fonsai Fausto Marchionni e Alberto Alderisio, uomo vicinissimo al clan Ligresti.
Nella lussuosa residenza romana, invece, alloggi da favola per amici importanti che occupano appartamenti gestiti dai fedeli camerieri filippini. Alcuni escono a fare la spesa, ed evitano accuratamente di fornire informazioni. La consegna al silenzio vale oro. Tanto quanto il valore degli alloggi, in barba all’affitto pagato decisamente meno del valore reale.

giovedì 8 agosto 2013

"Il pregiudicato innocente". - Marco Travaglio



ROMA – “Il pregiudicato innocente“, questo il titolo dell’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di oggi (8 agosto 2013). 
“Se non ci fosse da piangere, verrebbe da sbudellarsi dal ridere – scrivere Travaglio – I giuristi di corte, quelli che non distinguono un codice da un paracarro, sono scatenati. ”
Per Sallusti, un giudice che dà del colpevole a un pregiudicato è, nell’ordine: “scorretto, illegale, vile, inadatto, pericoloso, imbroglione, indegno, scellerato, bugiardo”, da “radiare dalla magistratura”, mentre la sentenza decisa da lui e da altri 4 giudici (da lui contagiati per infezione) “non dovrebbe avere nessun valore” e va “annullata” come sostengono “alcuni giuristi” di sua conoscenza (Gambadilegno, Macchianera e la Banda Bassotti al completo).
Belpietro, altro giureconsulto di scuola arcoriana e libero docente di diritto comparato, ha saputo che “in altri Paesi ciò costituisce immediata causa di ricusazione del magistrato o di revisione della sentenza”: poi però non precisa quali siano, questi “altri paesi” della cuccagna dove un giudice che parla dopo invalida la sentenza emessa prima. Intanto B., sempre in guerra contro la legge ma soprattutto contro logica, sostiene che questa è la prova che “la sentenza era già scritta”: ma se fosse già scritta, perché accusa Esposito di aver parlato prima di scriverla?
Strepitoso il duo Brunetta & Schifani: invocano punizioni esemplari contro Esposito perché ha parlato e contemporaneamente una fantomatica “riforma della giustizia” per proibirgli di parlare: e così ammettono che nessuna norma gli vietava di parlare. Secondo Franco Coppi, il fatto è “inaudito” perché “non s’è mai visto un presidente di collegio che anticipa la motivazione della sentenza”: invece s’è visto un sacco di volte. L’ultima, quando il presidente della Corte d’appello di Perugia, Claudio Pratillo Hellmann, all’indomani della lettura del dispositivo della sentenza che assolveva Amanda Knox e Raffaele Sollecito per il delitto di Meredith Kercher, incontrò pubblicamente i giornalisti per spiegare perché i due erano innocenti e i giudici di primo grado avevano preso una cantonata.
Nessuno disse nulla, nessuno aprì procedimenti disciplinari, tutti fermi e zitti. Poteva mancare sul Corriere l’illuminato parere di Antonio Polito? No che non poteva. Eccolo infatti avventurarsi pericolosamente su un terreno a lui ignoto – il diritto – con corbellerie sesquipedali. Invoca le solite “riforme della giustizia”, ignorando che se ne son fatte 110 in 20 anni. (…)
Oltre ad aver respinto tre ricorsi di Previti contro le sue condanne per Imi-Sir e Mondadori, la Corte di Strasburgo il 29 maggio 2012 ha dato ragione a un pm del-l’Estonia accusato di aver rilasciato interviste e dichiarazioni alla stampa e alla tv su una sua indagine contro un giudice corrotto, condizionando i giudici e violando la presunzione di innocenza. E, secondo la Corte, fece benissimo perché l’opinione pubblica “dev’essere informata su questioni di interesse collettivo”, come le inchieste su personaggi pubblici; e, se il magistrato indica “le accuse all’imputato”, non pregiudica i suoi diritti. Figurarsi se un giudice parla di un pregiudicato. 
Si spera dunque vivamente che B. ci vada davvero, a Strasburgo. 
Troverà pane per i suoi denti: fortuna vuole che Strasburgo non sia in Italia.

http://www.blitzquotidiano.it/rassegna-stampa/marco-travaglio-sul-fatto-quotidiano-berlusconi-pregiudicato-innocente-1640221/

sabato 23 marzo 2013

Mega spese, commessi puniti, staff azzerato: arriva il tornado Brunetta, deputati Pdl in rivolta. - Carmelo Lopapa


Mega spese, commessi puniti, staff azzerato: arriva il tornado Brunetta, deputati Pdl in rivolta


Licenziati tutti i dipendenti, ha portato con sé quattro segretarie. Ai rapporti con la stampa l'ex "agente Betulla" Renato Farina. Gli insorti raccolgono firme per sfiduciarlo, lui minaccia le dimissioni. La Carfagna e la Lorenzin rinunciano al ruolo di vicecapogruppo: "Non con lui".

ROMA - La televisione per la sua stanza, da nuovo mega super capogruppo l'ha voluta enorme. Perché a lui tutto piace in grande. Venerdì 15 febbraio l'elezione di Renato Brunetta alla presidenza della squadra Pdl alla Camera non era ancora formalizzata - Silvio Berlusconi aveva appena imposto ai deputati la sua irrevocabile scelta contro tutto e tutti - che già l'ex ministro si era presentato nei locali al sesto piano che erano stati di Fabrizio Cicchitto e impartiva le nuove disposizioni. Via il vecchio (neanche tanto, sembra avesse un paio d'anni) Toshiba del suo predecessore. La segretaria ha convocato i commessi per ordinare un nuovo tv al plasma da 50 pollici: "Presto, anzi subito". Costo a carico dei fondi del gruppo. Con buona pace dei tagli ai costi.

Era solo il preludio di quel che in una settimana si sarebbe trasformato nel tornado Renato, abbattutosi sui deputati Pdl. Settimana tribolata dentro e fuori quelle stanze. A farne le spese, per primo, il commesso del piano, deferito ai superiori per una sorta di lesa maestà: accusato di non essersi alzato e non aver "nemmeno salutato" il nuovo capogruppo al suo passaggio. Scatta richiesta di provvedimento disciplinare, incidente che, va da sé, è morto di morte naturale sul tavolo di un costernato segretario generale di Montecitorio, Ugo Zampetti.

Il tempo di mettere piede nelle stanze del gruppo ed ecco il primo atto dell'economista prestato alla causa berlusconiana: l'azzeramento dell'intero staff in servizio. A nessuno dei 98 dipendenti della passata legislatura viene rinnovato il contratto, nemmeno ai 36 preventivati in ragione del drappello di deputati ridotto a un terzo. Drammi umani. Il centinaio di parlamentari che si presenta agli uffici del gruppo, trova completamente deserte le stanze al quarto, quinto e sesto piano di pertinenza Pdl. In compenso, hanno preso possesso delle sale del capogruppo quattro nuove segretarie che Brunetta ha già portato con sé dalla sua Free Foundation: adesso passeranno a carico del Pdl.
Alle altre assunzioni provvederà lui personalmente. Intanto, ha già richiamato in servizio Renato Farina (in ballo tra il ruolo di portavoce e capo ufficio stampa), proprio l'ex deputato e giornalista sospeso dall'Ordine in quanto referente dei servizi, nome in codice "Betulla".

Tra i deputati è già caos. L'ultima goccia quando Brunetta annuncia che sarebbero stati sorteggiati e non scelti gli scranni in aula e che sarebbe stata sua l'ultima parola sull'assegnazione nelle varie commissioni. In dieci minacciano di passare al misto. Così mercoledì sera Brunetta comunica a Palazzo Grazioli l'intenzione di dimettersi: "Ho tutto il gruppo contro, non si può lavorare". Fulminato tuttavia da Berlusconi, alla vigilia della salita al Colle per le consultazioni.

Venerdì il patatrac finale. Errore nella distribuzione dei voti e fallisce l'elezione di Laura Ravetto alla carica di segretario d'aula. In questo clima, Mara Carfagna e Beatrice Lorenzin hanno rinunciato alla carica di vice capogruppo ("Non con Brunetta"). La sola Gelmini, per spirito di servizio, starebbe valutando. Ma i deputati raccolgono firme per la clamorosa sfiducia. Verdini e Alfano promettono che lunedì affronteranno il caso. Prima che il gruppo tracolli.


Non c'è che dire...un ducetto, e non per carisma-negativo, ma per dimensione...

mercoledì 9 gennaio 2013

RENATINO, MA CHE DICI? - Carlo Tarallo


BRUNETTA FA IL PALADINO DEL “NO ALLE CLIENTELE” E DIMENTICA LE SUE A RAVELLO (GLI RINFRESCHIAMO LA MEMORIA) - SINISTRATI O PARACADUTATI? PD CAMPANIA IN RIVOLTA PER LA CANDIDATURA BIS DELLA SEGRETARIA “PARTICOLARE” DI BEPPE FIORONI: E’ SPUNTATA NELLA LISTA AL SENATO MA QUI NESSUNO L’HA MAI VISTA - SCONGIURI PER ZAVOLI: I PROBABILI “PRIMI DEI NON ELETTI” AL SENATO GIA’ SI INFORMANO SULLA SUA SALUTE…

RENATO BRUNETTA DOCET
RENATO BRUNETTA DOCET

LA SEGRETARIA DI BEPPE FIORONI IN LISTA AL SENATO IN CAMPANIA
Merito, merito! E arriva la Pedoto. Chi? Il giorno dopo l'ufficializzazione delle liste del Pd, in Campania è guerra aperta contro i "paracadutati", a partire dalla madre di tutte le segretarie: Luciana Pedoto, ex assistente, capo staff e "pupilla" di Beppe Fioroni, spunta nella lista al Senato. Romana (ma lei rivendica antenati casertani) la sua "nomina" in Campania nel 2008 scatenò una tale guerra interna al partito che Bersani ha deciso... di ripetere l'esperienza.
ZAVOLIZAVOLI
Ed è subito caos: "Meno male - azzanna un sinistrato in lista - che i posti riservati al segretario dovevano essere riservati alle competenze. La Pedoto ce la ritroviamo sul groppone senza che sia, ovviamente, passata per le primarie e senza che in 5 anni nessuno l'abbia più vista da queste parti..."
Luigi De MagistrisLUIGI DE MAGISTRIS
SCONGIURI PER ZAVOLI
Ancora Senato: da ieri tutti si domandano per chi suona la Campania, tornata improvvisamente "too close to call" (1,5% il distacco tra centrosinistra e centrodestra) grazie alle ottime prospettive della lista Ingroia nel regno di Luigi De Magistris. Confermata capolista Rosaria Capacchione, al numero 2 c'è... Sergio Zavoli! L'ex direttore del Mattino (90 anni) ha davanti a sé 5 anni di scongiuri: da questa mattina i probabili "primi dei non eletti" non fanno altro che sincerarsi delle sue condizioni di salute...
BRUNETTA CONTRO LE CLIENTELE? E LE SUE?
Versante Pdl: dopo essere tornato in prima linea, Renatino Brunetta è pronto a candidarsi anche lui in Campania. Del resto, qui (a Ravello) ha trascorso buona parte degli ultimi mesi, qui si è sposato, qui ha tessuto le sue trame durante l'oscurità del Medioevo berlusconiano. Ma a qualcuno non è sfuggita la performance (bacchetta e lavagnetta) di due sere fa da Bruno Vespa. Brunetta a un certo punto ha proclamato: "Per tagliare gli sprechi bisogna eliminare le clientele!". Clientele? Senti chi parla! Ecco un bel dagoreport dello scorso settembre, quando il Banana era ancora "in sonno" e Renatino si faceva in quattro per "sistemare" i suoi fedelissimi....
LUCIANA PEDOTOLUCIANA PEDOTO
DAGOREPORT 7 settembre 2012 7
Gli incarichi ai fedelissimi di Brunetta sono come le ciliegie: una tira l'altra. Ma le location sono sempre le stesse: Formez e Fondazione Ravello. Ed ecco che spunta la quarta "poltrona" per il "cerchio magico" di Renatino. Ricapitoliamo, partendo dai primi tre episodi prima di arrivare alla quarta rivelazione, fresca fresca di giornata.

ROSARIA CAPACCHIONEROSARIA CAPACCHIONE
1-Il "braccio destro" di Brunetta in costiera amalfitana, Secondo Amalfitano, è stato nominato pochi giorni fa segretario generale della Fondazione Ravello, presieduta dall'ex Ministro (Ente fondato da Regione Campania, Provincia di Salerno, Comune di Ravello e Fondazione Mps). Amalfitano, che di Ravello è stato sindaco, vanta nel curriculum la carica di "consigliere per le autonomie locali e l'innovazione" all'epoca di Brunetta Ministro. Ma non solo...
Filippo Patroni GriffiFILIPPO PATRONI GRIFFI
2- Lo stesso Amalfitano è anche presidente di Formez Italia, clone parte-nopeo e parte-carrozzone del Formez, che sta per essere chiuso dalla Spending Review. Ma niente paura! Secondo quanto anticipato da Dago, sarebbe in arrivo per lui un prestigioso incarico alla casa madre, il Formez, con l'ok del Ministro Filippo Patroni Griffi. Particolare non secondario: Patroni Griffi siede a sua volta nel Consiglio generale di Indirizzo della Fondazione Ravello ed è stato capo di gabinetto di Brunetta ai bei tempi del Governo Berlusconi.
3- Come rivelato dal Fatto Quotidiano lo scorso 6 luglio, al Formez ha ottenuto un incarico (26mila euro) anche la segretaria di Brunetta, Federica Bonfirraro. Chi?
4- Lei! La stessa Federica Bonfirraro che, stando a indiscrezioni attendibilissime arrivate in queste ore a Dago, ha anche ottenuto qualche tempo fa un altro incarico... indovinate dove? Alla Fondazione Ravello, ovviamente! Federica si occuperebbe di ricerca di sponsor per la Fondazione e per l'omonimo Festival. E il poker è servito...

martedì 11 dicembre 2012

Brunetta si lamenta per l'Imu: «Non ho soldi per pagarla».

Renato Brunetta

ROMA - «Io sto pagando la seconda rata dell'Imu e i soldi non li ho, ho dovuto chiederli in banca. La pagheremo cara, Monti ha sbagliato». L'ex ministro Renato Brunetta sfida la pazienza degli italiani, parlando a Tgcom24. Il fedelissimo di Berlusconi si è lamentato di non riuscire a far fronte al pagamento dell'imposta sulla casa.

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/brunetta_imu/notizie/237459.shtml

Ma lui non era tra quelli che hanno firmato ed approvato il decreto in Parlamento?