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giovedì 20 febbraio 2020

mercoledì 22 agosto 2018

TERRORE A RIMINI - Marco Travaglio 22 agosto 2018


L’altroieri, al Meeting di Rimini, si è temuto il peggio quando Maria Stella Gelmini, capogruppo di FI alla Camera, con l’aria etimologicamente spensierata di chi non ha pensieri, se n’è uscita con una gravissima affermazione: “L’accertamento delle responsabilità è compito della magistratura”. 
Per comprendere il terrore misto a panico che ne è seguito, occorre considerare alcune circostanze. 
1) In 39 edizioni di Meeting ciellino, nessuno aveva mai osato nominare la magistratura senza insultarla. 
2) Dalla prima edizione del 1980 a oggi, gli sponsor e gli ospiti principali, da Andreotti a Martelli, da Sbardella a Farina-Betulla, da Tanzi a Ciarrapico, da B. a Formigoni, si erano sempre divisi in due categorie: quelli già imputati o condannati (detti familiarmente i “già mangiati”) e quelli che lo sarebbero stati appena usciti di lì (i “da mangiare”). 
3) Da oltre 10 anni, la kermesse è sponsorizzata da Autostrade per l’Italia, che però a Ferragosto, dopo il crollo del ponte Morandi, ha ritirato il suo stand, anch’esso probabilmente pericolante. 
4) L’incauta Gelmini blaterava a un dibattito promosso dall’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà, la lobby trasversale della Compagnia delle Opere guidata da Maurizio Lupi, già ministro dimissionario per un altro scandalo autostradale. 
5) Da tutti ci si poteva attendere un proditorio elogio dei giudici, fuorché dalla Gelmini, che mai aveva manifestato tali sinistre inclinazioni e proprio per questo era stata invitata: i promotori la ricordavano sulle barricate a strillare al complotto contro qualunque pm, gip, giudice di primo, secondo o terzo grado si azzardasse ad accertare qualsivoglia responsabilità.

Infatti, non appena la malcapitata ha proferito quelle spericolate parole, dal tavolo dei relatori s’è scatenato il fuggifuggi generale avviato dall’ex ministro Delrio, che non dorme da una settimana nel terrore che qualcuno accerti le sue responsabilità nella proroga della concessione senza gara ad Autostrade o negli allarmi ignorati sul ponte cadente. Intanto, in sala, si svuotavano le prime file, riservate a quei dirigenti della CdO che, appena un magistrato accerta una responsabilità, traslocano nel più vicino penitenziario. 
Pochi han capito che la poveretta, lungi dal voler elogiare quei manigoldi in toga, intendeva semplicemente difendere Autostrade e i retrostanti Benetton dalle accuse del governo e dal ritiro della concessione, prendendo tempo e rinviando il capitolo delle colpe alle calende greche del verdetto di Cassazione (quando i colpevoli saranno tutti morti). La prossima volta, per evitare il terrore e le fughe di massa, le basterà l’accortezza di aggiungere la clausola di stile: “Esclusi i presenti”.

sabato 27 aprile 2013

I nuovi ministri: Alfano, Gelmini, D’Alema. Contenti? - Petizione



E’ pazzesco ma proprio gli stessi politici che hanno portato l’Italia al collasso e hanno fatto accordi sottobanco per mesi potrebbero essere ricompensati venendo eletti ministri, a meno che non facciamo sentire subito la nostra voce. 

Gelmini, Violante, D’Alema, Alfano e altri dinosauri che hanno portato al collasso il nostro paese, il sistema scolastico e quello giuridico vengono ora presi in considerazione per posti di rilievo nel nuovo governo. Stanno cercando di non far trapelare alcun nome fino all’ultimo perché temono sollevazioni popolari. Dobbiamo far sentire la nostra voce ora e dire NO a chiunque faccia parte della vecchia politica prima che sia troppo tardi. 

Letta prenderà una decisione nelle prossime ore, dobbiamo agire immediatamente. Mostriamogli che il loro piano è irrealizzabile, che il popolo non lo accetterà e che se ci escluderanno del tutto, non potranno governare. Usiamo il potere del popolo ora, prima che sia troppo tardi. Firmate ora per dire “NO ai dinosauri” nel nuovo governo e condividete con tutti quelli che conoscete; abbiamo solo poche ore per fermare questa follia.



Al nuovo Presidente del Consiglio Enrico Letta e ai maggiori leader di partito :

L’Italia è al collasso e ha bisogno di un rinnovamento radicale. Al governo non accetteremo i politici della vecchia guardia che ci hanno portato a questo disastro, alcuni perfino condannati per corruzione. Quando è troppo, è troppo! Abbiamo bisogno di una nuova leadership politica che lavori in cooperazione con i cittadini. Se rispetterete la la necessità di cambiamento, avrete il necessario sostegno per le riforme di cui l’Italia ha bisogno. Se non lo farete, i cittadini rifiuteranno questo governo e torneremo a uno stato di crisi.


http://www.avaaz.org/it/italy_new_gov_fbb/?bUxjVab&v=24551

sabato 23 marzo 2013

Mega spese, commessi puniti, staff azzerato: arriva il tornado Brunetta, deputati Pdl in rivolta. - Carmelo Lopapa


Mega spese, commessi puniti, staff azzerato: arriva il tornado Brunetta, deputati Pdl in rivolta


Licenziati tutti i dipendenti, ha portato con sé quattro segretarie. Ai rapporti con la stampa l'ex "agente Betulla" Renato Farina. Gli insorti raccolgono firme per sfiduciarlo, lui minaccia le dimissioni. La Carfagna e la Lorenzin rinunciano al ruolo di vicecapogruppo: "Non con lui".

ROMA - La televisione per la sua stanza, da nuovo mega super capogruppo l'ha voluta enorme. Perché a lui tutto piace in grande. Venerdì 15 febbraio l'elezione di Renato Brunetta alla presidenza della squadra Pdl alla Camera non era ancora formalizzata - Silvio Berlusconi aveva appena imposto ai deputati la sua irrevocabile scelta contro tutto e tutti - che già l'ex ministro si era presentato nei locali al sesto piano che erano stati di Fabrizio Cicchitto e impartiva le nuove disposizioni. Via il vecchio (neanche tanto, sembra avesse un paio d'anni) Toshiba del suo predecessore. La segretaria ha convocato i commessi per ordinare un nuovo tv al plasma da 50 pollici: "Presto, anzi subito". Costo a carico dei fondi del gruppo. Con buona pace dei tagli ai costi.

Era solo il preludio di quel che in una settimana si sarebbe trasformato nel tornado Renato, abbattutosi sui deputati Pdl. Settimana tribolata dentro e fuori quelle stanze. A farne le spese, per primo, il commesso del piano, deferito ai superiori per una sorta di lesa maestà: accusato di non essersi alzato e non aver "nemmeno salutato" il nuovo capogruppo al suo passaggio. Scatta richiesta di provvedimento disciplinare, incidente che, va da sé, è morto di morte naturale sul tavolo di un costernato segretario generale di Montecitorio, Ugo Zampetti.

Il tempo di mettere piede nelle stanze del gruppo ed ecco il primo atto dell'economista prestato alla causa berlusconiana: l'azzeramento dell'intero staff in servizio. A nessuno dei 98 dipendenti della passata legislatura viene rinnovato il contratto, nemmeno ai 36 preventivati in ragione del drappello di deputati ridotto a un terzo. Drammi umani. Il centinaio di parlamentari che si presenta agli uffici del gruppo, trova completamente deserte le stanze al quarto, quinto e sesto piano di pertinenza Pdl. In compenso, hanno preso possesso delle sale del capogruppo quattro nuove segretarie che Brunetta ha già portato con sé dalla sua Free Foundation: adesso passeranno a carico del Pdl.
Alle altre assunzioni provvederà lui personalmente. Intanto, ha già richiamato in servizio Renato Farina (in ballo tra il ruolo di portavoce e capo ufficio stampa), proprio l'ex deputato e giornalista sospeso dall'Ordine in quanto referente dei servizi, nome in codice "Betulla".

Tra i deputati è già caos. L'ultima goccia quando Brunetta annuncia che sarebbero stati sorteggiati e non scelti gli scranni in aula e che sarebbe stata sua l'ultima parola sull'assegnazione nelle varie commissioni. In dieci minacciano di passare al misto. Così mercoledì sera Brunetta comunica a Palazzo Grazioli l'intenzione di dimettersi: "Ho tutto il gruppo contro, non si può lavorare". Fulminato tuttavia da Berlusconi, alla vigilia della salita al Colle per le consultazioni.

Venerdì il patatrac finale. Errore nella distribuzione dei voti e fallisce l'elezione di Laura Ravetto alla carica di segretario d'aula. In questo clima, Mara Carfagna e Beatrice Lorenzin hanno rinunciato alla carica di vice capogruppo ("Non con Brunetta"). La sola Gelmini, per spirito di servizio, starebbe valutando. Ma i deputati raccolgono firme per la clamorosa sfiducia. Verdini e Alfano promettono che lunedì affronteranno il caso. Prima che il gruppo tracolli.


Non c'è che dire...un ducetto, e non per carisma-negativo, ma per dimensione...