Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 28 settembre 2024
Tolstoj, Dostoevskij e Cechov. - Guendalina Middei
mercoledì 30 marzo 2022
Sanità, scuola, ricerca, fisco e molto altro. Ecco cosa si potrebbe fare con i 13 miliardi che il Governo vuole buttare in spese militari. - Stefano Iannaccone
I 13 miliardi di euro previsti per l’aumento delle spese militari sono l’equivalente di una manovra correttiva, anche con un bel peso specifico. I numeri, del resto, parlano chiaro: la somma è un terzo dell’ultima Legge di Bilancio approvata, che – dati alla mano – ha avuto una movimentazione di 40 miliardi di euro complessivi.
Spese militari, mentre l’esercito viene armato fino ai denti, la Sanità viene lasciata senza strumenti per lavorare
Si parla dunque di un gruzzolo di risorse che potrebbe avere numerose destinazioni. Quali? L’elenco è lungo: dalla Sanità al fisco, dalla scuola al welfare. Per non dimenticare le misure contro l’aumento delle bollette che sta funestando i bilanci delle famiglie. Le risorse in più che il governo dei Migliori vuole prevedere per l’acquisto di nuove armi, facendo passare la cifra da 25 a 38 miliardi, sono insomma un tesoretto prezioso.
Per rendere l’idea delle proporzioni: è sei volte e mezzo più grande del fondo previsto, ogni anno, per finanziare degli enti di ricerca, tra cui il Cnr. Ma questo è solo un esempio tra i tanti. Eppure il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che pure di professione è economista e sicuramente capace con i numeri, è fermamente intenzionato ad accontentare la Nato, portando le spese militari al 2 per cento del Pil. Un progetto che lo vede andare in tandem, con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. E in pochi sono davvero pronti a dire no, come fa il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte.
Mentre l’esercito viene armato fino ai denti, la Sanità viene lasciata senza le armi per lavorare al meglio. Il sistema, negli ultimi due anni di pandemia, ha mostrato tutti i suoi limiti. La tenuta è stata possibile solo grazie all’impegno eroico di medici e infermieri. Il Piano nazionale di riprese e resilienza investe sulla salute 15 miliardi e 600 milioni di euro. In pratica l’incremento dei fondi per le spese militari sarebbe equiparabile alle risorse messe a disposizione dal Recovery plan su uno dei capitoli ritenuti fondamentali, specie dopo la tragedia del Covid-19.
Peraltro, già attualmente, per avere una macchina pienamente efficiente, occorrerebbero – stando alle stime della Fnopi (Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche), oltre 63mila infermieri. Ma all’appello mancano già più di 1.300 medici e per il 2027 la prospettiva è quella di 35mila pensionamenti totali, che potranno essere rimpiazzati solo per metà, nella migliore delle ipotesi. Servono dunque forze fresche e per immetterle è fondamentale fornire risorse strutturali. Altrimenti sono dolori, nel vero senso della parola.
Nell’ultima Legge di Bilancio il governo ha realizzato una riforma dell’Irpef. In totale ha speso 7 miliardi di euro per rivedere le aliquote, peraltro avvantaggiando in maniera palese i redditi più alti. Un esempio è arrivato dai dati, forniti dal Mef, sulle pensioni. Su questo specifico capitolo la spesa è stata di 2 miliardi 100 milioni. Per i redditi fino a 15mila euro, praticamente nella soglia di povertà, la riforma ha portato un “guadagno” di 177 euro all’anno, pari a 14,75 euro al mese. Chi ha fatto una dichiarazione tra 50mila e 55mila euro, può contare su un incremento di 744 euro annui.
Rinunciando alle armi si potrebbe prevedere un intervento molto più incisivo sulla tassazione
Un calcolo semplice che dimostra come la rinuncia all’acquisto di bombe potrebbe determinare un intervento molto più incisivo sulla tassazione, magari a sostegno dei più poveri. E che dire poi della delega fiscale, che al di là dell’Irpef è chiamata a ridisegnare l’architrave dell’imposizione sui contribuenti, a cui sono stati destinati solo 8 miliardi? Il lavoro in Parlamento è portato avanti con il bilancino per evitare che qualsiasi misura introdotta dai deputati possa avere un costo per le casse pubbliche. Il mantra, in questo caso, è che non ci sono soldi a sufficienza, così come mancano, a parole, quando si tratta di misure che potrebbero sostenere i redditi bassi.
La questione energetica è esplosa con la guerra in Ucraina. Il governo è intervenuto in due tempi, prima con il decreto bollette, da 7 miliardi di euro, e poi con il decreto energia, da 4 e passa miliardi. Messi insieme non arrivano alla fatidica cifra dei 13 miliardi. Ed è sotto gli occhi di tutti come l’intervento sulla riduzione dei costi del carburante di 25 centesimi sia da considerare alla stregua di una mancetta. Peraltro con l’aggravante che la misura ha un carattere molto limitato nel tempo: il 30 aprile 2022 si torna punto e daccapo.
Bisognerà inevitabilmente reperire nuove risorse, a meno di non dover sottoporre gli italiani a una risalita improvvisa dei costi per fare il pieno di benzina. Perché difficilmente nel prossimo mese la situazione potrà tornare sotto controllo in termini di approvvigionamenti energetici. Anzi l’ipotetico distacco dal gas russo imporrebbe un intervento statale ancora più significativo.
Il caro-energia, con tutti gli annessi, è solo uno dei problemi scoppiati con il conflitto in Ucraina. Le sanzioni inflitte al governo di Mosca hanno messo in affanno intere filiere finite.“La guerra commerciale mette in pericolo le esportazioni agroalimentari Made in Italy in Russia e in Ucraina per un valore che nel 2021 ha superato il miliardo di euro”, ha riferito la Coldiretti. Una contrazione che colpisce in maniera particolare il settore enologico: secondo una stima di Nomisma, nello scorso anno sono stati esportati in Russia vini per 340 milioni di euro, una somma che cresce di altri 60 milioni considerando il mercato ucraino.
Non va poi dimenticato l’export di olio, caffè e pasta. E ancora: la filiera del legno perde qualcosa come 400 milioni di euro con la chiusura dello sbocco russo. Un business che viene a mancare per le aziende italiane e a cui bisogna sopperire in qualche modo. Così come si dovrebbe far riflettere il rincaro delle materie prime per le costruzioni. L’Ance ha evidenziato che il prezzo dell’acciaio “tra novembre 2020 e febbraio 2021 ha registrato un aumento eccezionale pari a circa il 130%”. A rischio ci sono i lavori pubblici, senza un supporto.
Un altro eterno problema italiano riguarda la scuola. Basti pensare all’edilizia scolastica. Secondo quanto riferito da un dossier della Camera, il fondo unico prevede uno stanziamento ulteriore di 500 milioni di euro per gli interventi sugli edifici. Una cifra che è insufficiente rispetto a quanto effettivamente potrebbe servire per garantire una maggiore sicurezza agli studenti. Una ricerca della fondazione Agnelli indica che sarebbero addirittura necessari 200 miliardi di euro per un piano di effettivo ammodernamento. Certo, sarà una stima al rialzo.
Ma un elemento risulta certo: per il triennio 2018-2020, l’investimento sull’edilizia scolastica è stato di 10 miliardi in totale. Non va meglio, poi, se si parla di ricerca. Il Foe (il fondo assegnato agli enti controllati dal Ministero dell’università e della ricerca) è cresciuto nel 2021, ma è fermo a un miliardo e 900 milioni di euro. In confronto al 2011 l’incremento è stato di appena 200 milioni. Per superare la soglia ormai “mitica” dei 13 miliardi che il governo intende investire in spese militari, bisogna mettere insieme le risorse date ai ricercatori in 8 anni.
venerdì 10 settembre 2021
Bianchi a rotelle. - Marco Travaglio
Mercoledì Draghi ha esautorato Andrea De Pasquale, neo-sovrintendente dell’Archivio di Stato, dalla guida del comitato per la desecretazione degli atti sulle stragi. L’ha fatto dopo la campagna dei familiari delle vittime, di intellettuali come Tomaso Montanari e del Fatto, contro l’ex presiedente di quella Biblioteca nazionale che aveva tessuto le lodi del neofascista Pino Rauti. In due mesi è il terzo “impresentabile” segnalato dal nostro giornale, dopo Farina e Durigon, che perde il posto per indegnità. La decisione fa onore a Draghi, anche se queste improvvise sparizioni meriterebbero una parola di motivazione. Ma dimostra anche che una stampa libera e dunque critica aiuta i governi a sbagliare meno e, ogni tanto, a rimediare ai loro errori. Ai governi Conte la stampa non perdonava nulla (neppure i meriti), dunque i ministri si sentivano ogni minuto sotto esame. Al governo Draghi perdona tutto, dipingendolo apoditticamente come una covata di fenomeni, di cui peraltro sfuggono le imprese memorabili. Così i ministri, a furia di sbagliare senza l’ombra di una critica, si credono infallibili. E sbagliano ancor di più.
Oltre agli imbarazzanti Cartabia, Cingolani e Brunetta, c’è il catastrofico Bianchi, l’ectoplasma che chiamiamo “ministro dell’Istruzione”. Quello che “la scuola sarà la prima a riaprire” (invece è la prima a richiudere). Quello che “l’anno scolastico durerà di più per recuperare” (invece è durato meno). Quello che “scuole aperte tutta l’estate” (sì, buonanotte). Quello che “non faremo sanatorie” (ha fatto quella dei precari). Quello che “ho immesso 59mila nuovi insegnanti” (ma 53mila sono merito della Azzolina). Quello che “nelle classi con tutti vaccinati si possono togliere le mascherine” (ma il vaccino non esclude il contagio). Quello che “abbiamo fatto un lavoro titanico per far ripartire la scuola in sicurezza”. E invece ha fatto poco o nulla: le aule sono più o meno le stesse di un anno fa, quando l’Azzolina in pochi mesi ne trovò 40mila in più e non bastavano ancora per evitare l’effetto “pollaio” e garantire il distanziamento di un metro. Ma la Azzolina, essendo 5Stelle, era pessima per definizione: una “ministra a rotelle” a causa dei 400mila banchi a seduta innovativa (su 2,4 milioni) ordinati non da lei, ma dai dirigenti scolastici. Ora si scopre che, dopo un anno, le classi-pollaio sono ancora una su dieci, anche se Bianchi le chiama “soprannumerarie” (non riuscendo a cambiare le cose, cambia i nomi). Infatti la sua inerzia ha costretto il Cts a imporre comicamente la “distanza interpersonale di almeno un metro” solo “qualora logisticamente possibile”. La scuola come la Casa delle Libertà di Corrado Guzzanti: “Fate un po’ come cazzo vi pare”.
ILFQ
mercoledì 14 luglio 2021
Delirio calcistico: la scuola pagherà le conseguenze. - Tomaso Montanari
Dal classico panem et circenses al borbonico “festa, farina, forca”, tutta la tradizione occidentale denuncia l’uso scellerato che il potere ha sempre fatto di quelle che oggi chiamiamo vittorie sportive. Dunque, perché scandalizzarsi dell’indecente operazione affidata ai più servili tra i servilissimi giornalisti italiani, con cui i vertici della Repubblica stanno usando la vittoria della Nazionale per legittimare se stessi e la retorica dell’unità? Per due ragioni, una politica e una di fatto: le parole scelte da Mario Draghi e la pandemia.
Sulla seconda cos’altro si può dire se non che ci siamo lasciati andare a una specie di rito tribale collettivo in cui sfidiamo la morte andando incontro ai proiettili a petto nudo? La finale di Wembley era surreale, con il presidente e la famiglia reale che benedicevano la follia della Coppa Delta, perfettamente consapevoli che tutto il rito, e poi soprattutto i festeggiamenti, avrebbero violato ogni norma stabilita dai rispettivi governi. I numeri del contagio inglese sono impressionanti: il giorno della finale i nuovi casi erano 31.382. E nessuno sa cosa quest’onda significherà per la popolazione non ancora vaccinata, e per la possibilità che essa porti a una variante letale, cioè resistente ai vaccini. Siamo sull’orlo di un vulcano: e sembra che chi dovrebbe avvertire il peso terribile della responsabilità di tutti ci stia invece spingendo di nuovo dentro il cratere. E già si capisce che, con un amarissimo simbolo, a fare le spese del delirio calcistico potrebbe essere la scuola: già zoppa per l’incapacità del governo di provvederla di aule e insegnanti, e ora a rischio di vedersi infliggere un altro autunno a distanza. E se tutto questo non succedesse, se ancora una volta la sfangassimo? Ebbene, quanti azzardi vogliamo inanellare, uno dietro l’altro? La roulette russa è forse diventata uno stile di governo?
Proprio la scuola è chiamata in causa dalla prima ragione per cui il trionfo degli Azzurri ricorda così tanto la bellissima e terribile sequenza finale di "In nome del popolo italiano" (1971) di Dino Risi, dove la bancarotta morale di un intero popolo si manifesta nei festeggiamenti per una vittoria della Nazionale proprio sull’Inghilterra. Mario Draghi, infatti, ha ringraziato gli Azzurri “per aver rafforzato in tutti noi il senso di appartenenza all’Italia. Lo sport insegna, unisce, fa sognare, è un grande ascensore sociale. Un argine al razzismo, uno strumento di coesione soprattutto in un periodo difficile come quello che abbiamo vissuto”. Il governo più oligarchico e antipopolare dell’Italia repubblicana indossa la maschera del più spinto populismo, cavalcando nel modo più rivoltante il consenso alla squadra vincente. Invece di investire tutto su scuola, istruzione e ricerca (che davvero insegnano, creano coesione sociale e costruiscono ascensori sociali), questo governo continua a puntare sullo stravolgimento del territorio, sulla macelleria sociale dei licenziamenti, contro ogni redistribuzione della ricchezza. E poi si rivolge agli italiani – e proprio a quelli che massacra di più, quelli a cui rimane solo il calcio per gioire e trovare motivi di appartenenza a questo Paese – carezzando, a favore di telecamere, Mancini, Chiellini e la coppa.
E ci mancava solo “l’argine al razzismo”! Bell’argomento ha scelto Draghi per esaltare questa squadra di camaleonti che (al contrario di Berrettini) ha dichiarato di non essere interessata a combattere perché contino anche le vite dei neri, inginocchiandosi (comicamente) solo quando si trova a giocare contro una squadra che invece ci crede. Ma si capisce che, alla vigilia del rinnovo degli accordi col mattatoio libico, qualche parola per i neri il governo debba pur spenderla. Sarà impopolare dirlo, ma Mario Draghi ha offerto questa coppa al popolo italiano usandola come l’ombrello di Cipputi. Festa, farina, forca: e senza farina.
ILFQ
giovedì 17 settembre 2020
Minzione di sfiducia. - Marco Travaglio
L’altra sera, a Otto e mezzo, Alessandro Sallusti ne ha detta una giusta: “Ci mancherebbe altro che il governo non riuscisse a riaprire le scuole!”. Già, ma fino al giorno prima l’intera stampa e tutti gli iscritti al partito dominante – il Partito Preso – dicevano che le scuole non avrebbero riaperto e, se qualcuna si fosse azzardata a farlo, si sarebbe presentata agli studenti senza aule, né sedie né banchi né cattedre né insegnanti né bidelli né mascherine né lavagne né gessetti né cessi né niente. Questo continuo annunciare catastrofi e apocalissi che poi non si verificano mai è uno dei motivi per cui la gente non si fida più dei giornali.
Il Reddito di cittadinanza non si farà mai! Fatto. Il blocco della prescrizione non passerà mai! Passato. Non oseranno mai cacciare i Benetton da Autostrade! Cacciati. Il governo M5S-Pd è impossibile! Infatti. Conte non eviterà mai la procedura d’infrazione! Evitata due volte. Gli Eurobond non passeranno mai! Passati. Conte non avrà mai 173 miliardi di Recovery Fund! Ne ha ottenuti 209. Tutti prenderanno il Mes e Conte e M5S caleranno le brache! In Europa non lo vuole e non ne parla nessuno, a parte Cipro e i nostri giornaloni. Non riusciremo mai a far abolire i trattati di Dublino sui migrantii! Ieri Von der Leyen ne ha annunciato l’abolizione. Conte cade! Oggi no, domani vedremo. Così le scuole: fino al giorno prima di riaprire, non dovevano riaprire.
“I sindacati alla Azzolina: ‘La scuola non riaprirà’” (Giornale, 18.7).
“Salta il banco. Disastro Arcuri-Azzolina. Caos scuola su tavoli e sedie. Rivolta delle aziende contro l’assurdità del bando: ‘Ci vogliono 5 anni per 3,7 milioni di banchi’” (Giornale, 23.7).
“I presidi denunciano i ritardi del ministero: così non riusciamo a ripartire. Assufficio e Assodidattica: ‘Qualcuno si pone il problema se la gara dei banchi andrà deserta?’” (Repubblica, 24.7).
“‘La gara andrà deserta’. Il pasticcio di Arcuri e Azzolina sui banchi” (Luciano Capone, Foglio, 24.7).
“Scuola, rischio caos per settembre. I produttori: impossibile fornire 3 milioni di banchi. Assufficio: le condizioni di gara non sono accettabili. I produttori potrebbero disertare il bando” (Sole 24 Ore, 28.7).
“Azzolina-Arcuri, 2 incapaci coperti da Conte. Il bando andrà deserto, è scritto coi piedi” (Mario Giordano, Verità, 29.7).
“Arcuri fa cagate di bandi” (Nicola Porro, 30.7).
“Sui banchi anche la Scavolini scarica Arcuri. Se non saranno gli stranieri né i colossi italiani, chi salverà la scuola? Un altro bluff, ma di breve durata. Le aziende non si sono fatte avanti, né i colossi italiani ne quelle straniere” (Capone, Foglio, 31.7).
Poi al bando partecipano 14 aziende italiane e straniere e lo vincono in 11 per consegnare 2,4 milioni di banchi entro ottobre. Ma subito si ricomincia.
“La resa del governo sulla scuola: lezioni da casa. In sei mesi non è cambiato nulla” (Libero, 1.9).
“La scuola riapre con le classi a turno. Studenti obbligati a rimanere a casa” (Verità, 3.9).
“Coperte solo 3 cattedre su 10” (Messaggero, 4.9).
“Scuole in alto mare: ‘Rinviamo l’apertura’” (Repubblica-Roma, 5.9).
“Scuola, ultimi in Europa. Linee guida oscure e diffuse all’ultimo momento. Nessun collegamento coi servizi territoriali. E il record di chiusura. Il confronto con l’Ue è impietoso” (Espresso, 6.9).
“Scuole al via senza banchi. E manca un docente su 4” (Messaggero, 7.9).
“Banchi in ritardo, l’ansia del Quirinale” (Corriere della Sera, 7.9).
“Scuola, caos a una settimana dal via” (Messaggero-Roma, 8.9).
“Colle pronto a bocciare Giuseppi sulla scuola. Mattarella è stufo di lui” (Maurizio Belpietro, Verità, 8.9).
“La scuola riparte solo a metà” (Repubblica, 9.9).
“Scuola, le spinte per il rinvio. Molti presidi chiedono di ritardare l’avvio delle lezioni” (Corriere della Sera, 9.9).
“In aula un giorno a settimana o turni di 3 ore: è una giungla” (Messaggero, 9.9).
“Senza banchi né prof: ‘Costretti ad aprire, ma non siamo pronti’” (Repubblica-Roma, 10.9).
“I presidi si ribellano: ‘Così è impossibile partire’” (Stampa, 10.9).
“La campanella della scuola si prepara a suonare a morto” (Libero, 10.9).
“Conte: al via il 14. Ma i presidi si ribellano” (Stampa, 10.9).
“Conte: scuole al via. Presidi in trincea: il 14 è impossibile” (Messaggero, 10.9).
“Lezioni da casa per tutto l’anno” (Messaggero, 11.9).
“Scuola al via, mascherine già un miraggio” (Stampa, 11.9).
“Scuola senza aule, banchi e mascherine” (Verità, 11.9).
“Una scuola su 4 è a rischio chiusura” (Giornale, 12.9).
“Promesse mancate. Il tempo perso che rende pericoloso tornare in aula” (Luca Ricolfi, Messaggero, 12.9).
“Per tornare in classe ci rimane il Padreterno. Manca tutto, resta solo la fede” (Libero, 13.9).
Poi la scuola riapre, all’italiana ma molto meno peggio delle attese, e subito sparisce dai radar dei giornali. Che già preparano la prossima bufala. Ci vorrebbe una mozione di sfiducia, se non ci avessero già pensato i lettori.
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/09/17/minzione-di-sfiducia/5934284/
martedì 15 settembre 2020
BANCHI CON LE ROTELLE. - Gianluca Daluiso (scrittore):
1) “L’' Azzolina ha voluto comprare questi banchi”
FALSO La Ministra Azzolina non hai mai imposto l’acquisto di nulla. Il Comitato Tecnico Scientifico ha detto che in classe ci deve essere il metro di distanza da studente a studente, quindi servono banchi singoli. Tante scuole d’Italia avevano solo banchi da due posti e la Ministra, invece di dire ai Presidi “arrangiatevi comprateli da soli”, ha pensato di centralizzare l’acquisto dei banchi monoposto (in modo anche da risparmiare visto che ovviamente il prezzo cambia se devi comprare 50 banchi o se ne compri 2 milioni). Quindi la Ministra HA CHIESTO ai presidi di tutta Italia quale banco preferissero in base alle loro esigenze didattiche. Se quello tradizionale o se quello di tipo innovativo (con le rotelle). Sono i presidi ad AVER SCELTO in base all’esigenza della propria scuola, non la Ministra. È così difficile da capire? Su 2,5 milioni di richieste, 400 mila banchi saranno di tipo innovativo. Gli altri tradizionali.2) “Hanno speso tutti i soldi solo sui banchi con le rotelle”
FALSO Da gennaio ad oggi sono stati investiti 7 miliardi in più sulla scuola per lavori di edilizia scolastica, edilizia leggera, aumento personale scolastico, acquisto di libri, tablet, materiale didattico per le famiglie in difficoltà e molto altro. La spesa per il rinnovo dei banchi è una piccolissima parte di quella cifra. E no, non costano 300 euro a banco come qualcuno ha diffuso falsamente, ma molto meno.
3) “Ma i bambini delle elementari come fanno con dei banchi così”
Infatti sono banchi solo ed esclusivamente per gli studenti più grandi di età, mica per i bambini delle elementari.
4) “Eh ma questi banchi non vanno bene per i mancini”
FALSO Il tavolino si può girare anche dall’altro lato per essere utilizzato dai mancini.
5) “Non serviva comprare banchi nuovi”
FALSO A parte che servivano banchi monoposto per garantire il metro di distanza in classe, ma oltre a questo erano 30 anni che non si investiva sugli arredi scolastici. C’erano ragazzi che studiavano sugli stessi banchi dei loro nonni. Direi che era ora che si rinnovassero anche gli arredi scolastici. (e io aggiungo "fatevi una ricerca sulla presenza della formaldeide nei banchi di scuola).
CONCLUDENDO
Invidiamo tante le scuole del nord Europa dicendo che sono “molto avanzate” e quando un Ministro dell’Istruzione prova ad innovare le scuole, anche attraverso gli arredi, le diamo tutti contro attaccandola dicendo che è una cosa sbagliata? Questi banchi sono GIÀ UTILIZZATI nelle scuole più innovative d’Italia e d’Europa. Perché permettono una didattica diversa, innovativa. Non la classica lezione frontale. E no, i ragazzi non ci fanno gli autoscontri perché sono molto più intelligenti e maturi di voi che dite certe sciocchezze.
E se i presidi vogliono acquistare per la propria scuola questa tipologia di banco che rispecchia la loro esigenza didattica, fidatevi di loro. Invece di lamentarvi sempre per tutto.
lunedì 7 settembre 2020
Governo di incapaci. - Massimo Erbetti
"La Azzolina è il ministro più incapace che la scuola italiana ricordi negli ultimi decenni"
Ah si? Ma è davvero così? Chissà se il capitano coraggioso (?!) che sfugge al confronto, proprio con la Azzolina, ricorda chi è il ministro dell'istruzione "più incapace" degli ultimi decenni? Beh glielo ricordo io:
Dieci miliardi di tagli al bilancio di scuola e università tra il 2008 e il 2012. Otto miliardi e cinquecento milioni di tagli alla scuola (il 10,4 per cento del budget complessivo) e 1,3 miliardi di euro all'università (su un totale di 7,4 miliardi nel 2007, 9,2%), per la precisione.
E sapete chi era Ministro dell'istruzione dal 2008 al 2011? Era una certa Gelmini...quella Gelmini che disse: "Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro"
Capito? Quella del tunnel dei neutrini...
Vabbe lasciamo perdere, altrimenti dovrei parlare del plexiglass che non è mai stato contemplato, ma che il capitano continua ad aver in testa e altre amenità varie...
Vogliamo parlare dell'economia? Del MES che secondo il centro destra, questo governo ha richiesto nell'ultimo anno almeno 10 volte...ma forse anche 15 e tutte le volte lo ha fatto di notte, di nascosto, senza dirlo a nessuno...nelle segrete stanze...morale della favola? Il MES non è stato mai richiesto...in cambio però, questo governo di incapaci, ha ottenuto miliardi di euro, moltissimi dei quali a fondo perduto...shhhhh...ma non lo dite a quelli del centro destra...altrimenti li distogliete dal compilare le loro geniali ricette per risollevare l'economia. Come? Non sapete quali sono le "geniali ricette"? Ma siete proprio disinformati eh!!!:
1) tassare al 15% il fatturato
2) tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici.
Geniale...tutto ciò è geniale...mettiamo che un azienda fatturi 100€, se deve pagare il 15%, su quei 100 pagherà 15 di tasse...giusto? Peccato però che 100 non è il reddito, di solito il reddito è circa il 20% (quando va molto bene) del fatturato, per cui facendo un rapido calcolo, sarebbero 20€...e cosa vorrebbe fare il "genio"? Fargli pagare 15 su 20 così all'imprenditore rimarrebbero 5€..fantastico...anzi no allucinante, ma Vabbe, chi vuoi che si accorga della stupidaggine...andiamo avanti...
Governo di incapaci...mandiamo a casa questo governo di incapaci...ok ma come? Come facciamo? Che ci inventiamo? Con i veri temi non ci riusciamo...zitti..zitti tutti, ho io la soluzione: le Mascherine, il distanziamento, la museruola, le discoteche chiuse, ci vogliono tappare la bocca, il virus non esiste, ci vogliono spaventare, gonfiano i dati...ma siamo sicuri che sia il governo ad essere incapace?
domenica 6 settembre 2020
Rita Stilli - Insegnanti, scuole, bambini.
Domani molti bambini ricominceranno la loro strada verso la crescita, la conoscenza, la consapevolezza.
Ma se sulla loro strada troveranno insegnanti furiosi, confusi, che scendono in piazza per esigere l'impossibile, che temono e tremano al pensiero del ritorno in classe, beh... allora questi bambini sarebbe meglio che restassero a casa.
Già, a sentire, attraverso un monitor di un computer, la voce della maestra che dice che gli mancano tanto... che si commuove, ecc... Almeno, questi bambini, crederanno di essere amati dai loro insegnanti, e li ameranno.
Amore non meritato, per molti, che protestano, che gridano, che invocano sicurezze che non possono concretizzarsi in certezze. E che loro stessi, riempiendo le piazze, facilitano la proliferazione di quel virus che tanto temono, al contrario dei bambini, che l'hanno affrontato e l'affrontano da piccole donne e piccoli uomini, non coraggiosi, ma consapevoli, responsabili, e attenti.
A quegli insegnanti che si sono presi anni sabbatici, con la scusa che nella scuola c'è troppa confusione, che le cose non sono chiare, che che che...
Avete paura, ebbene, ammettetelo, sarebbe segno di coraggio, di lealtà, e forse d'insegnamento, trasversale, per i vostri studenti che preferite lasciare allo sbando.
Se anche gli insegnanti dei vostri figli, a loro volta, vi seguono in questa via, io mi sento di dire che non la Scuola, non le scuole, ma chi dovrebbe farla, ha le colpe più gravi dell'inadeguatezza della nostra pubblica e non istruzione!
Smettetela di insegnare ai vostri studenti di pretendere, anche quando non si può, ma se avete una soluzione perfetta, in tasca, tiratela fuori. Ma che vada bene per tutti, e per tutti, intendo soprattutto i bambini. Sinceramente, dei problemi dei genitori, mi importa fino ad un certo punto, visto che hanno passato le vacanze estive tranquillamente sulle spiagge, assembrati, incoscienti. E non vi lamentate per una mascherina, quando poi, nell'inverno, coprite i volti dei vostri bambini, pur di portarli fuori per i vostri comodi, con sciarpe e paracolli da soffocare. O dentro passeggini ricoperti di cellophane, impacchettati, sottovuoto. Fatela finita, il problema, per usare un eufemismo, c'è, e ci sarà ancora per molto. Ma risolverlo con la fuga o con la protesta sterile, con la critica da bar-sport, non serve a niente, anzi, danneggia. Lasciate fare ai bambini, chiedete la loro opinione, informateli, parlategli, fateli sentire partecipi della rinascita, perché saranno loro, a decretare o no, la fine di questa pandemia. E credetemi, a loro, della mascherina, non importa proprio nulla. Si divertiranno a portarla, a cambiarla, a personalizzarla, a renderla un accessorio necessario. Più, molto di più, del cellulare!
Rita Stilli su fb del 6 sett. alle h.12 circa.
venerdì 28 agosto 2020
Salvini, l’Azzolina e gli avvoltoi politici. - Tommaso Merlo
Le scuole riaprono pochi giorni prima delle elezioni. Un bel disastro farebbe comodo alle opposizioni e Salvini non sta più nella pelle. Pare abbia addirittura in tasca una mozione di sfiducia per la ministra Azzolina dopo settimane che la punta. Tutti stanno lavorando sodo per la riapertura delle scuole, nessuno sa ancora come andrà a finire, ma Salvini liquida già tutto come un disastro e chiede la testa della ministra. Stranezze della politica nostrana. Gli avvoltoi normalmente attendono la carcassa, quelli della politica invece si alzano in volo prima. Così, quando conviene a loro. Buon senso vorrebbe infatti che Salvini e tutto il cucuzzaro delle opposizioni attendessero la riapertura. Se poi le cose andranno male, allora avranno tutto il diritto di criticare. Farlo preventivamente fa venire il sospetto che a Lorsignori della scuola non importi un bel nulla. In compenso non vedono l’ora di tirar giù Conte e riacciuffare il potere. Bassezze della politica nostrana. A Salvini serve avere adesso delle grane da sfruttare in campagna elettorale e se non ne ha a disposizione, allora se le inventa. Come con la finta invasione magrebina o con le scuole ridotte a lager di plexiglass. È anche da quanto le spara grosse che si comprende la crisi politica di Salvini. L’uso spregiudicato di fake news così lontane dalla realtà. I maldestri tentativi di creare caos per poi lagnarsene nella meschina speranza possa rendergli qualche punto percentuale. La riapertura delle scuole è una sfida molto complessa. Altri paesi europei stanno faticando. Per riuscirci servirebbe la collaborazione di tutti. Servirebbe fare squadra. Attaccare un ministro preventivamente e alzare polveroni a vanvera nel pieno dello sforzo, è da irresponsabili soprattutto se leader politici che dovrebbero al contrario dare il buon esempio. E lo è soprattutto in tempi di pandemia dove serve un senso di responsabilità corale e non protagonismi e sterili divisioni. Ma Salvini e tutto il cucuzzaro han svolazzato come avvoltoi politici per tutta l’emergenza coronavirus. Ad ogni ostacolo si sono alzati in volo sperando che le cose si mettessero male e potessero così sfogare i loro appetiti sulla carcassa governativa. Ed invece hanno ottenuto l’effetto opposto. Sull’Italia piovono complimenti perfino dall’estero per una volta e Conte vola nei sondaggi mentre Salvini precipita. Eppure insiste. Peculiarità dell’egopolitica nostrana. Politici che sprofondano piuttosto che ammettere i propri errori e cambiare. Politici che hanno sempre ragione qualunque cosa accada attorno a loro. Politici che mettono prima se stessi e credono il loro lavoro consista nella conquista del potere ad ogni costo e non nel rendersi utili al proprio paese. Se Salvini e tutto il cucuzzaro avessero davvero a cuore la riapertura delle scuole sarebbero entrati nel merito delle questioni senza far bieca propaganda e senza dar fastidio a chi sta lavorando. E avrebbero atteso i fatti riservandosi il legittimo diritto di criticare. Ma le scuole riaprono pochi giorni prima delle elezioni. Un bel disastro gli farebbe comodo e così gli avvoltoi politici si sono alzati in volo sperando sia la volta buona.
https://repubblicaeuropea.com/2020/08/28/salvini-lazzolina-e-gli-avvoltoi-politici/
sabato 22 agosto 2020
Scuola: ministero, dal primo riapre, dal 14 le lezioni.
Il Ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina.
Dal 24 help desk. Ministero, riapertura grazie a lavoro di tutti.
(ANSA) - ROMA, 22 AGO - La scuola riaprirà dal 1 settembre per il recupero degli apprendimenti, dal 14 prenderanno il via le lezioni. Lo ribadisce il ministero dell'Istruzione ricordando che dal 24 agosto parte help desk per gli istituti: si tratta di un servizio dedicato interamente alla ripresa a cui le scuole potranno rivolgersi in caso di dubbi e quesiti. L'help desk sarà attivo dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18."In questi mesi è stato fatto un importante lavoro per la ripresa che ha coinvolto tutti i Ministeri interessati, le Regioni, gli Enti locali, gli Uffici scolastici regionali, le scuole, con tutto il personale e i dirigenti scolastici, le parti sociali, le Associazioni di studenti, genitori", conclude il ministero. (ANSA).
https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2020/08/22/scuola-ministero-dal-primo-riapre-dal-14-le-lezioni_152fc1b4-289c-4171-8601-8d046fe7e6c3.html
giovedì 30 luglio 2020
“Polemica assurda”. Così Arcuri punta a riaprire le scuole. - Virginia Della Sala
Attendere e vedere come va: poi, in caso, se ne riparla. Il commissario all’emergenza, Domenico Arcuri, insiste sulla correttezza della gara pubblica per la fornitura dei banchi monoposto per le scuole e, va detto, mostra anche un discreto ottimismo. Si vedrà tra un paio di giorni, poi, se sia tattico oppure se dipenda dal fatto che la soluzione esiste (magari dall’estero). O, ancora, si vedrà se sia ottimista perché, qualora la gara pubblica andasse deserta sul lato italiano, dimostrerebbe che i produttori nostrani non vogliono in realtà mettere a disposizione neanche i pezzi che hanno in deposito e quelli che avrebbero potuto produrre dall’avvio delle pratiche, magari consorziandosi come prevede il bando. Oggi, il commissario sarà in audizione alla Camera per parlare appunto dell’avvio dell’anno scolastico 2020/21 e delle misure “di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica nelle scuole”. E ci va nei giorni in cui è assediato dalle accuse dei produttori italiani di arredi scolastici che, come avete potuto leggere nel pezzo qui accanto, non sembrano essere intenzionati a partecipare alla gara.
Alle polemiche, racconta chi gli è vicino, risponde con quelli che ritiene fatti inconfutabili. “La scuola deve riaprire, per garantire distanziamento abbiamo previsto un bando di banchi monoposto”. Classifica le polemiche come “surreali”. Pur ammettendo che il bando superi di gran lunga la capacità produttiva nazionale, oggi spiegherà che è per questo che è stata bandita una gara europea, proprio per permettere anche ad aziende estere di partecipare. E se è vero che i tempi sono troppo stretti (“innegabile”) è anche vero che il Comitato Tecnico Scientifico ha deliberato a inizio luglio con le indicazioni sul distanziamento per gli alunni. Impossibile per la struttura commissariale sapere prima di cosa avrebbero avuto bisogno le scuole.
Arcuri non ama le polemiche. I dubbi, le osservazioni, le richieste di spiegazioni – come ha potuto notare chi lo segue sin dai suoi primi interventi nell’emergenza da Coronavirus – vengono spesso derubricati a mero scontro tra parole e fatti, tra polemizzare e lavorare. Il punto: il problema della scuola, ora, riguarda la disponibilità dei prodotti e su questo le aziende italiane potrebbero e dovrebbero cercare di dare il massimo. La distribuzione e lo smaltimento (a carico delle aziende), poi, rappresentano un passo successivo. E non si può escludere possa essere una fase supportata dallo Stato proprio come già avvenuto per la, seppur contestata, distribuzione dei dispositivi di protezione (anche se sarebbe utile ricevere qualche segnale a tal proposito) per i quali, oltretutto, sono state attivate nuove gare quando la richiesta non è stata soddisfatta. Per il commissario, comunque, l’atteggiamento verso la necessità di partecipare ai bisogni del Paese da parte delle aziende non sembra essere dei migliori. E dall’esterno la sensazione è che se i produttori dovessero decidere di non partecipare alla gara neanche per i pezzi che hanno a disposizione, per il governo sarà solo loro responsabilità.
Nell’attesa di sciogliere il nodo banchi, oggi Arcuri racconterà cosa invece è già stato fatto: ci saranno 11 milioni di mascherine al giorno distribuite in 43mila istituti, gel igienizzante, test sierologici gratuiti per il personale docente e non e test molecolari a campione sugli studenti. Ieri è stata poi firmata una ordinanza che permette al docente positivo al sierologico di contare come giorni di malattia quelli tra il sierologico e il tampone. La riapertura delle scuole si incontra, poi, con la necessità di prolungare lo stato d’emergenza al 15 ottobre sostenuto ieri dal premier Giuseppe Conte, tanto più se dovessero esserci questioni irrisolte, dal rafforzamento dei presidi sanitari al potenziamento dei braccialetti elettronici per il sovraffollamento delle carceri.