Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
sabato 4 marzo 2023
Ministro degli interni, compito.
venerdì 10 settembre 2021
Bianchi a rotelle. - Marco Travaglio
Mercoledì Draghi ha esautorato Andrea De Pasquale, neo-sovrintendente dell’Archivio di Stato, dalla guida del comitato per la desecretazione degli atti sulle stragi. L’ha fatto dopo la campagna dei familiari delle vittime, di intellettuali come Tomaso Montanari e del Fatto, contro l’ex presiedente di quella Biblioteca nazionale che aveva tessuto le lodi del neofascista Pino Rauti. In due mesi è il terzo “impresentabile” segnalato dal nostro giornale, dopo Farina e Durigon, che perde il posto per indegnità. La decisione fa onore a Draghi, anche se queste improvvise sparizioni meriterebbero una parola di motivazione. Ma dimostra anche che una stampa libera e dunque critica aiuta i governi a sbagliare meno e, ogni tanto, a rimediare ai loro errori. Ai governi Conte la stampa non perdonava nulla (neppure i meriti), dunque i ministri si sentivano ogni minuto sotto esame. Al governo Draghi perdona tutto, dipingendolo apoditticamente come una covata di fenomeni, di cui peraltro sfuggono le imprese memorabili. Così i ministri, a furia di sbagliare senza l’ombra di una critica, si credono infallibili. E sbagliano ancor di più.
Oltre agli imbarazzanti Cartabia, Cingolani e Brunetta, c’è il catastrofico Bianchi, l’ectoplasma che chiamiamo “ministro dell’Istruzione”. Quello che “la scuola sarà la prima a riaprire” (invece è la prima a richiudere). Quello che “l’anno scolastico durerà di più per recuperare” (invece è durato meno). Quello che “scuole aperte tutta l’estate” (sì, buonanotte). Quello che “non faremo sanatorie” (ha fatto quella dei precari). Quello che “ho immesso 59mila nuovi insegnanti” (ma 53mila sono merito della Azzolina). Quello che “nelle classi con tutti vaccinati si possono togliere le mascherine” (ma il vaccino non esclude il contagio). Quello che “abbiamo fatto un lavoro titanico per far ripartire la scuola in sicurezza”. E invece ha fatto poco o nulla: le aule sono più o meno le stesse di un anno fa, quando l’Azzolina in pochi mesi ne trovò 40mila in più e non bastavano ancora per evitare l’effetto “pollaio” e garantire il distanziamento di un metro. Ma la Azzolina, essendo 5Stelle, era pessima per definizione: una “ministra a rotelle” a causa dei 400mila banchi a seduta innovativa (su 2,4 milioni) ordinati non da lei, ma dai dirigenti scolastici. Ora si scopre che, dopo un anno, le classi-pollaio sono ancora una su dieci, anche se Bianchi le chiama “soprannumerarie” (non riuscendo a cambiare le cose, cambia i nomi). Infatti la sua inerzia ha costretto il Cts a imporre comicamente la “distanza interpersonale di almeno un metro” solo “qualora logisticamente possibile”. La scuola come la Casa delle Libertà di Corrado Guzzanti: “Fate un po’ come cazzo vi pare”.
ILFQ
venerdì 19 febbraio 2021
Governo Draghi | “Né grillino né renziano, resto un anno e poi me ne vado”: intervista a Cingolani. - Luca De Carolis
Il colloquio - Il ministro della Transizione ecologica difende il suo istituto: “Un’eccellenza, 5S ricreduti. Il Recovery? Base buona.”
L’uomo su cui Beppe Grillo ha puntato quasi tutto non porta la cravatta e se lo chiami superministro fa una smorfia: “Ma no, che senso ha?”. Eppure Roberto Cingolani, milanese di 59 anni, fisico, farà proprio il ministro alla Transizione ecologica. Cioè dovrà muovere quel dicastero posto come condizione da Grillo a Mario Draghi per dire sì al suo governo. Anche se i dissidenti a 5Stelle, quelli che hanno votato no sulla piattaforma Rousseau, ne contestano l’esistenza: “Il superministero non c’è, rivotiamo”. Cingolani però c’è di sicuro, in una stanza dentro la Camera. E parte dall’urgenza: “Io sono qui innanzitutto per scrivere il Programma nazionale di riforme per il Recovery Plan, ho otto settimane. Ci lavorerò di base con cinque persone, ma ovviamente sentirò tutti gli enti che devo sentire. Dobbiamo lavorare come se dovessimo vincere un premio”. D’accordo, ma il testo che ha trovato è da rifare? “C’è un’ottima base da cui partire. Ma dobbiamo lavorare, la scadenza del 30 aprile è a un passo”.
Deve avere fretta l’ex direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova, già ospite della Leopolda di Matteo Renzi, ora il primo nome nella lista di Beppe Grillo. Lei è così bravo a mutare bandiera, ministro? Cingolani si sistema sulla poltrona: “Io sono un non politico. Semplicemente, andavo dove mi chiamavano per spiegare cosa facesse l’Iit. Sono stato anche alla scuola di politica del centrodestra. Prima di accusarmi di essere un grillino e un renziano mi hanno dato del bossiano e mi hanno tacciato di essere un uomo di Giulio Tremonti, perché è lui ad aver voluto l’Istituto”. Però la Leopolda, lei capisce… “So che alcuni 5Stelle me lo stanno rinfacciando, ma quando tre anni fa ero andato a Ivrea al Sum di Davide Casaleggio, su sua richiesta, quello andava bene?”.
Cingolani, lei avrebbe fatto tutto senza sponsor, senza aiutini? “Sì, esattamente. Su di me e l’Iit hanno fatto 22 interrogazioni parlamentari, la prima nel 2009. Tutte finite nel nulla. Io l’ho diretto per tre mandati: la rivista Nature l’ha inserito tra i 25 migliori enti di ricerca del mondo, avevamo costi bassi e stipendi alti, e i risultati sono stati riconosciuti da tutti i board internazionali”. Va bene, ma Grillo? “Si è presentato qualche anno fa in istituto e ha esordito così: “Ti abbiamo scansionato, sei pulito”. I grillini erano convinti che fossi il Diavolo. Vennero in dieci a vedere cosa facevamo. Dovevano restare un’ora e mezza, se ne sono andati all’ora di cena. Si guardavano attorno e vedevano ragazzi di ogni parte del mondo”. Quindi lei è passato in quota M5S… “Io non sono di nessuno, ma trovo che i 5Stelle abbiano avuto il coraggio di cambiare idea su di me. Grillo l’ho rivisto solo qualche giorno fa”. Ma il suo nome a Draghi l’ha fatto lui…”. Mi hanno avvertito il giorno prima, di venerdì sera. Avevo un ottimo posto da dirigente in Leonardo, ma mi hanno spiegato che ‘l’Italia viene prima di tutto’. Ho accettato, tanto resto un anno, un anno e mezzo, poi me ne vado”. Ma prima cosa vorrebbe fare? Lo sa che all’estero questo ministero alla Transizione non ha funzionato granché, vero?”. Cingolani annuisce: “È vero. Ma il problema del clima non è verticale, non si affronta con un singolo ministero. Serve un disegno poliedrico, come ha detto Draghi. Quindi c’entrano il Mise, l’Innovazione, la Pubblica amministrazione”. Però il gioco dovrebbe condurlo lei. Che deleghe avrà il suo dicastero? Il ministro si risistema sulla poltrona: “Ne stanno ancora discutendo”. Che ha trovato nel ministero dell’Ambiente? Pausa, sorso d’acqua, risposta: “Finora si è esternalizzato troppo. Io voglio lasciare a chi verrà dopo di me una macchina che sappia gestire i soldi e i progetti”.
Ecco: ma lei, i soldi come li gestiva? Quando era presidente dell’Iit ha assegnato fondi per 3,5 milioni al Laboratorio di nanotecnologie di Lecce , diretto dalla sua prima moglie. Cingolani si sistema gli occhiali, ma non s’infuria: “Io non rispondo mai, ma a passare da disonesto non ci sto. La storia è un’altra: agli inizi dell’Iit, quando era nel triennio in cui lo stavamo costruendo, dovevamo partire con dei progetti. Li elaborai io, ma a valutarli è stato un Comitato scientifico internazionale, che poi ha girato i suoi giudizi al Cda dell’istituto. E a firmare tutto è stato il direttore generale. Poi quei soldi non sono andati a quella che era già la mia ex moglie, perché al tempo eravamo già divorziati. Erano risorse destinate al laboratorio, punto”. Ma lei era il direttore scientifico dell’Iit… “Il progetto era sulle nanotecnologie, e i centri attrezzati erano a Lecce e alla Normale di Pisa. Si figuri se dovevo favorire qualcuno”. Cingolani si alza. “Devo fare la seconda riunione sul Pnr, ho un sacco di lavoro. Ma come facevo a dire di no?”. Fuori la Camera, il voto di fiducia. “Ma tanto io resterò per quanto serve” sorride.
sabato 11 luglio 2020
“Chiappone impiegatizio da lavoro sedentario”. - Massimo Erbetti
Questo è il titolo di Dagospia, accompagnato da foto in costume del Ministro Azzolina. Ma non finisce qui:
"Lucia Azzolina, la ministra-sirenetta in bikini. Solite malelingue, ecco le foto"
"La Azzolina prima se ne va al mare in bikini, poi straparla di Salvini:" È un predatore politico"
"Lucia Azzolina, sexy sirenetta nel mare di Sperlonga"
E potrei metterne molti altri, ma non ne vale la pena. Vedete questo è il livello dell'informazione In questo paese, questo è il modo di trattare, ancora oggi nel 2020, le donne. Come possiamo pretendere di sradicare il sessismo, il machismo, la discriminazione, se chi fa, anzi dovrebbe fare una corretta informazione, continua a sbattere in prima pagina una donna per il suo aspetto fisico e non per meriti e perché no, per demeriti lavorativi?
"Chiappone impiegatizio"... "Sexy Sirenetta"... "Ministra sirenetta", ma è questo il modo di apostrofare una donna? Quale messaggio si lascia passare titolando in questo modo?
"La Azzolina prima se ne va al mare in bikini, poi straparla di Salvini:", anche in questo caso, con questo titolo, si tenta di sminuire il Ministro, facendo passare un messaggio denigratorio: il Ministro, prima va al mare...per cui prima si fa gli affaracci suoi...come se andare a riposarsi qualche ora al mare sia un delitto (chissà che ne pensano di questa cosa i milioni di italiani che lo fanno durante il periodo estivo) ...e poi parla male, "straparla" di Salvini...come se le due cose fossero collegate...una becera comunicazione sessista, volta a screditare un Ministro della Repubblica. Ma è questo il paese che vogliamo? È questa la comunicazione che vogliamo? È questo il modo per superare le differenze uomo donna?
Poi magari questi stessi giornali, pubblicano, scandalizzati, articoli contro atti di sessismo o discriminazione di genere...quanta falsità, quanta incoerenza, quanta piccolezza...
https://www.facebook.com/photo.php?fbid=10217882784806912&set=a.2888902147289&type=3&theater
venerdì 26 giugno 2020
Ho ascoltato la conferenza del Presidente Conte e del Ministro Azzolina e non vi nascondo che alla fine ho pianto pensando che se cade questo governo torneremo nel marasma più totale, quello di sempre, con una scuola ferma a un secolo fa, con aule fatiscenti e nessuna innovazione.
Questo Governo pur attraversando un periodo di profonda crisi, con tutti ostacoli avanzati dall'opposizione, riesce a pianificare provvedimenti mai neanche sfiorati in precedenza.
mercoledì 30 agosto 2017
Merkel, sì a un Fondo monetario europeo. - Francesca Gerosa
La cancelliera tedesca è favorevole alla trasformazione dell'Esm in un Fondo monetario dei Paesi dell'area euro, a un ministro delle Finanze dell'eurozona e a un bilancio per l'euro, di piccola entità, per aiutare i Paesi che stanno facendo le riforme ma sono costretti ai limiti di spesa per rispettare il Patto di Stabilità.
Il loro unico problema è aumentare il numero di figure istituzionali per tenersi buoni gli epurati e avere la possibilità di tenere sotto ricatto intere popolazioni tramite i loro governanti.
Pecunia non olet.
venerdì 23 dicembre 2016
Il ministro Luca Lotti indagato nella vicenda Consip.
Il neo ministro Luca Lotti è indagato per rivelazione di segreto e favoreggiamento nell'ambito dell'indagine avviata dalla Procura di Napoli sulla corruzione in Consip. Lo riporta il "Fatto Quotidiano" (ma la Procura non conferma), aggiungendo che il fascicolo contenente le ipotesi di reato sulle fughe di notizie è stato stralciato dal filone principale sulla corruzione (che vede indagati Alfredo Romeo e il dirigente della Consip Marco Gasparri) ed è finito a Roma per competenza territoriale, dunque al procuratore Giuseppe Pignatone.
Luca Lotti, scrive il quotidiano, è indagato a seguito delle dichiarazioni di Luigi Marroni. "L'ex assessore alla sanità della Regione Toscana, promosso da Renzi a capo della Consip", riporta il Fatto, "nel suo esame come persona informata dei fatti, ha tirato in ballo anche il generale dei carabinieri Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana, indagato per le stesse ipotesi di reato". A far partire gli accertamenti che hanno portato a indagare tre persone, oltre a Lotti e Saltalamacchia c'è anche il comandante generale dell'Arma dei carabinieri Tullio Del Sette, sarebbe stata "una bonifica contro le microspie". Interpellato dal Fatto, il ministro Luca Lotti alla domanda: "Ha mai parlato dell'esistenza di un'indagine su Consip con Marroni?", ha risposto: "No". Il comandante Saltalamacchia, contattato dal Fatto, non rilascia commenti.
Il ministro risponde invece su Facebook "Sarei indagato per rivelazioni di segreto d'ufficio", scrive. "È una cosa che semplicemente non esiste. Inutile stare a fare dietrologie o polemiche. Sto comunque tornando a Roma per sapere se la notizia corrisponde al vero e, in tal caso, per chiedere di essere sentito oggi stesso. È una cosa che non esiste e non ho voglia di lasciarla sospesa".
"Dopo settimane di lavoro molto intenso tra referendum, crisi di governo e primi passi del nuovo impegno come ministro - prosegue Lotti - mi ero preso un giorno di ferie per la prima recita di Gherardo, mio figlio. Oggi però un giornale scrive che sarei indagato per rivelazioni di segreto d'ufficio in una inchiesta che vedrebbe indagato persino il Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Noi non scappiamo dalle indagini: siamo a totale disposizione di ogni chiarimento da parte dell'autorità giudiziaria. La verità è più forte di qualsiasi polemica mediatica e non vedo l'ora di dimostrarlo".
http://napoli.repubblica.it/cronaca/2016/12/23/news/il_ministro_luca_lotti_indagato_nella_vicenda_consip-154713197/
lunedì 19 dicembre 2016
Ecco chi ha piazzato la Fedeli al governo, la verità sulla ministra senza laurea. - Paolo Emilio Russo
La prima scelta di Paolo Gentiloni come ministro dell' Istruzione era Marco Rossi Doria.
Due volte sottosegretario proprio al dicastero che "governa" scuole, Università e Ricerca e poi assessore a Roma, ha scritto qualche libro e conseguito un baccellierato in Scienze dell' educazione. Purtroppo per lui, non è mai stato renziano e "scontava" il rispetto di Enrico Letta e Ignazio Marino, due che con il leader Pd e la sua ex braccio destro Maria Elena Boschi non sono mai andati d' accordo.
Così, dalle trattative dell' ultimo minuto per la composizione del governo, deciso il siluramento della ministra uscente ed ex rettore Stefania Giannini che fu accusata da Matteo Renzi dell' autogol della "Buona Scuola" e di avere gestito in maniera troppo muscolare i rapporti coi sindacati, condivisa da tutti i leader dem la necessità di ricostruire i rapporti con la Cgil in vista delle Politiche, ha avuto la meglio Valeria Fedeli.
La neo-ministra era vicepresidente del Senato - e quindi avrebbe liberato un posto lì, dove la maggioranza è fragile -, ha una antica consuetudine famigliare con il "sindacato rosso" e, più recente, con l' ex madrina delle Riforme. Fedeli, infatti, di mestiere era una sindacalista, così come il marito, Achille Passoni, che, abbandonata la carriera sindacale, è diventato capo della segreteria dell' ex sottosegretario all' Interno Marco Minniti, del Pd, fresco pure lui di promozione a a ministro.
Nata nel 1949, dirigente della Cgil dal 1970 in poi, Fedeli si è dedicata alla politica candidata nel 2013 capolista del Pd al Senato in Toscana, il collegio di Arezzo, la città dove è cresciuta e si è formata politicamente "Meb". Tra le le fondatrici del comitato femminista "Se non ora, quando?", ha difeso sin dall' inizio l' ex ministra delle Riforme prima da «vignette e da attacchi sessisti, di cattivo gusto, misogini e degradanti», (il 6 aprile) poi l' ha supportata nel merito delle proposte, sulle modifiche costituzionali, impegnandosi - in tv - a lasciare pure lei la politica in caso di vittoria del No al referendum.
Boschi ha apprezzato quell' appoggio, ha allacciato un rapporto con l' ex numero due di Palazzo Madama anche partecipando a diverse sue iniziative a favore delle donne (assicurando visibilità e clacque) e ottenuto più di quanto potesse mai immaginare. «La Boschi?
È l' erede di Nilde Iotti, che sedette in Assemblea costituente, occupandosi di diritti e parità, quando era molto giovane», aveva detto Fedeli in una intervista ad Antonella Coppari per il Qn il 23 maggio. Quel paragone tra il giovane avvocato alla prima legislatura e l' icona del Pci ha pagato. Il referendum è andato come è andato, Boschi ha resistito dentro Palazzo Chigi come sottosegretario e, preparandosi a una lunga "resistenza", ha provato ad attorniarsi di amiche, persone delle quali si fida. Così Anna Finocchiaro, "madrina" della "madrina" della riforme, è tornata ministro dei Rapporto col Parlamento e la Fedeli è clamorosamente assurta a numero uno dell' Istruzione dell' Università e della Ricerca nonostante non abbia una laurea e forse nemmeno mai sostenuto un esame di maturità.
http://www.liberoquotidiano.it/gallery/gallery/12254114/-valeria-fedeli--e-stata-maria-elena-boschi-a-piazzarla-al-governo--.html