giovedì 22 febbraio 2018

Boschi, sorveglianza 24 ore su 24 contro la stampa e le proteste: la casa di Laterina ora è un bunker. - Davide Vecchi

Maria Elena Boschi

Dopo le proteste dei risparmiatori l’abitazione di Laterina viene “fortificata”.
Pubblichiamo un estratto dal libro di Davide Vecchi “Lady Etruria, tra papà e Matteo: tutti i segreti di Maria Elena Boschi” con prefazione di Marco Travaglio e postfazione di Giorgio Meletti, edito da Paper First da oggi nelle edicole e nelle librerie.
In pieno scandalo banca Etruria la famiglia Boschi diventa inavvicinabile. Il 28 febbraio 2016 l’associazione vittime del salva banche organizza un presidio a Laterina, nei pressi dell’abitazione dei Boschi. L’arrabbiatura del resto è giustificata. Il governo è da poco intervenuto azzerando le obbligazioni subordinate e molti risparmiatori si sono ritrovati con i risparmi di una vita volatilizzati. 
Inoltre, in quel febbraio 2016, Pier Luigi Boschi è indagato per bancarotta. Non solo. Ma è da poco emerso che il papà del ministro, due anni prima, appena nominato vicepresidente di banca Etruria, nel tentativo di individuare un nuovo direttore generale per sostituire l’ormai ex Luca Bronchi, aveva usato canali poco istituzionali: si era rivolto a un conoscente massone piuttosto discusso e poi arrestato, Valeriano Mureddu, che lo aveva messo in contatto con Flavio Carboni, l’ultraottantenne faccendiere passato in quasi tutte le vicende più losche e misteriose della storia della Repubblica italiana. Pier Luigi per ben due volte si mette in auto per raggiungere l’ufficio romano di Carboni e chiedere udienza e consiglio.
Per i clienti dell’istituto di credito che si sentono truffati è quasi naturale andare a protestare fuori da casa di quello che viene indicato come uno dei responsabili del tracollo della popolare. Poche decine di persone. Nulla da impensierire l’ordine pubblico. Tutto si svolge senza alcun tipo di problema, scontro o momento di tensione. Anche perché l’iniziativa è davvero spontanea e non ha alcun tipo di strumentalizzazione politica: sono risparmiatori. Nient’altro. Per l’occasione però arrivano massicce le forze dell’ordine. E da allora non se ne andranno mai più. A papà e mamma Boschi viene infatti riconosciuta una sorta di scorta. Per proteggersi da risparmiatori e giornalisti.
Per essere tecnicamente precisi si tratta di una “vicinanza fissa all’abitazione” e di una “vicinanza dinamica dedicata”. Il testo dei dispositivi è conservato presso il Comitato per la Sicurezza in prefettura e questura di Arezzo. Vi si leggono i dettagli di quello che diventerà un presidio fisso delle forze di Polizia al fianco della famiglia Boschi. Fuori dall’abitazione diventa impossibile anche solo avvicinarsi.
Quella che nel 2014, quando Maria Elena sbarca al governo come ministro, era una casa di tre piani senza recinzione né altro, spuntata a un incrocio della statale e incastrata tra capannoni industriali e appezzamenti di campagna coltivati, nel tempo si trasforma in un vero e proprio bunker. 
Di pari passo con le inchieste che riguardano banca Etruria e che vedono il padre Pier Luigi indagato – alla bancarotta semplice e fraudolenta si aggiunge poi l’accusa di falso in prospetto e di accesso abusivo al credito – la residenza di famiglia si fortifica. Prima spuntano due garage così da permettere a papà e mamma Boschi di entrare in casa senza dover passare dall’esterno, dove ovviamente i giornalisti si presentano a ogni novità che emerge dalle indagini, come è giusto che sia. La stampa, si sa, per sua natura deve controllare il potere. E se il padre di un ministro è indagato per una vicenda oggetto di interventi del governo rientra nel potere da controllare. Che ovviamente si infastidisce. Dopo i garage spunta una recinzione lunga tutto il perimetro della villetta. Poi viene piantata anche una siepe alta tanto da coprire la visuale. Infine appare un’auto fissa di piantone delle forze dell’ordine con due uomini 24 ore su 24. Il plurindagato Pier Luigi Boschi può stare tranquillo. Nessuno può disturbarlo.
Proviamo in molti a fare comunque il nostro mestiere. Ma chi prova anche solo ad accostare lungo la statale nei pressi della casa viene fermato e identificato. Se invece un’auto passa due, tre volte davanti alla casa gli agenti la seguono per capire i motivi dei ripetuti passaggi. Insomma casa Boschi diventa un bunker inavvicinabile.
Il dispositivo parla di due Carabinieri fissi 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno. Divisi su turni, in pratica, ben 10 uomini dell’Arma al giorno sono utilizzati per la casa dell’ex vicepresidente plurindagato della popolare di Etruria. 
E se deve allontanarsi da casa, lui come anche la moglie, basta telefonare e subito arriva un’altra auto di servizio con altri due uomini per accompagnarli dove devono. Una fonte qualificata della questura di Arezzo ci tiene però a far sapere che in realtà i genitori del ministro non hanno mai abusato di questa vigilanza, tutt’altro: sono stati rari i casi in cui hanno telefonato per chiedere assistenza. E sempre e solo per colpa dei giornalisti insistenti.
Quando poi a Laterina c’è la ministra, la presenza dei militari si raddoppia. A volte si sono presentate persino delle camionette della Polizia per presidiare l’abitazione. Ma la scorta riconosciuta al parlamentare membro dell’esecutivo prescinde da Laterina, le era stata assegnata a Roma. Da ministro anche perché, in quei mesi, riceveva minacce ed era in una “situazione obiettiva di rischio”.
Leggi anche:

Il Cern prepara il primo trasporto su strada dell'antimateria.

Una delle 'trappole' per l'antimateria realizzate al Cern (fonte: CERN) © Ansa
Una delle 'trappole' per l'antimateria realizzate al Cern (fonte: CERN)

Progettano per quantità record, i primi test nel 2022.

Sembra uscito dalla sceneggiatura del film 'Angeli e demoni', il nuovo progetto del Cern di Ginevra che punta a realizzare il primo trasporto su strada dell'antimateria. Nel 2022 partiranno i primi test sulle tecnologie che serviranno a 'intrappolare' una quantità record di antimateria e a caricarla in tutta sicurezza sul camion che dovrà spostarla di poche centinaia di metri: in questo modo sarà possibile portare l'antimateria a in un secondo laboratorio del Cern che studia nuclei atomici radioattivi molto rari, che decadono così in fretta da non poter essere trasportati altrove per fare esperimenti.
Grazie allo scontro con l'antimateria, sarà possibile capire le loro proprietà, le stesse che regolano anche il funzionamento delle stelle di neutroni, gli oggetti più densi dell'Universo che contengono una massa paragonabile a quella del Sole ma strizzata nel volume di una città. A raccontarlo sul sito di Nature è il coordinatore del progetto Puma (anti-Proton Unstable Matter Annihilation), il fisico Alexandre Obertelli dell'Università tecnica di Darmstadt, in Germania.
"L'antimateria di per sé è stata studiata a lungo, ma ora la padroneggiamo a sufficienza per iniziare a usarla come una sonda per studiare la materia", spiega il fisico Alexandre Obertelli che coordinerà il progetto 'Puma' (anti-Proton Unstable Matter Annihilation) al Cern di Ginevra.
Con il suo gruppo di ricerca Obertelli si propone di usare campi elettrici e magnetici per intrappolare la cifra record di un miliardo delle particelle-specchio dei protoni, gli antiprotoni, alla temperatura di quattro gradi sopra lo zero assoluto e in condizioni di vuoto paragonabili a quelle dello spazio intergalattico.
Questa gabbia dovrebbe poi essere caricata su un camion per essere trasportata a poche centinaia di metri di distanza in un secondo laboratorio del Cern dove, nell'ambito dell'esperimento Isolde, si producono nuclei atomici radioattivi molto rari, che decadono così in fretta da non poter essere trasportati altrove.
Facendoli interagire con l'antimateria, i ricercatori potrebbero capire come sono formati i loro nuclei ricchi di protoni, il cui comportamento è regolato da interazioni simili a quelle presenti nel cuore delle stelle di neutroni, che sono la chiave per comprendere come si formano gli elementi più pesanti dell'Universo.

http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2018/02/21/il-cern-prepara-il-primo-trasporto-su-strada-dellantimateria-_fea0b8d6-241c-4b79-be88-0e914aa96e1d.html

Morosità in bolletta, ecco cosa bisogna sapere.

 © ANSA

La consultazione dell'Autorità 52/2018.

Canale Energia - “Quello che qui si vuole integrare, sempre nelle bollette, sono i debiti generati dai furbetti del quartierino. E questo è inaccettabile”. È quanto si legge in una nota dell’associazione consumatori Codici che commenta la notizia riguardante la consultazione 52/2018 che tocca la parte della bolletta limitata agli oneri generali di sistema previsti per legge. Il  provvedimento è una consultazione pubblica ed è ancora in corso (possono partecipare tutti, anche i singoli cittadini, scadrà il 26 febbraio) e si pone l’obiettivo di spalmare sugli utenti finali le morosità relative agli oneri di sistema lasciate dagli operatori insolventi nei confronti dei distributori di rete.

Si socializzano i debiti ma si privatizzano i profitti.

In questo Paese si socializzano i debiti ma si privatizzano i profitti”, sottolinea l’Associazione, che aggiunge come nel caso di chi vince gare pubbliche o rifornisce grandi energivori (o spesso non disalimentabili), che o per la cattiva fede o incapacità, giocano con i soldi, tanto si sa che i debiti verranno spalmati sui consumatori. Stessa cosa vale per i “furbetti del gas” o del dispacciamento, ai quali oggi si aggiungono i “furbetti delle morosità”.

Già in bolletta le morosità degli insolventi, domestici e non.

Il grande assist che ci ha dato questa notizia – spiega Codici in nota – seppur male interpretata, è quello di averci dato la possibilità di chiarire o dire a tutti gli italiani che le morosità degli insolventi domestici e non sono già socializzate in bolletta e questo avviene da anni, sia per il gas che per l’energia e di recente anche per l’acqua”.

Oneri di sistema, il 19% della bolletta.

Gli oneri di sistema rappresentano il 19% della bolletta e consistono nelle seguenti voci: messa in sicurezza del nucleare, incentivi alle fonti rinnovabili, promozione dell’efficienza energetica, agevolazioni per la rete ferroviaria, sostegno alla ricerca, agevolazioni agli energivori e oneri per il bonus elettrico.
Si  tratta, secondo l’associazione, di “un meccanismo parziale quindi, finalizzato a garantire il gettito degli oneri di sistema da assicurare per legge, che l’Autorità ha strutturato in tal modo per adempiere ad una serie di sentenze della giustizia amministrativa che hanno annullato le precedenti disposizioni dell’Autorità in tema”.
“La regolazione precedente – si legge ancora nella nota – imponeva ai venditori la prestazione di garanzie finanziarie in favore delle imprese distributrici anche a copertura degli oneri generali di sistema. Le pronunce della giustizia amministrativa sostengono che la legge pone in capo esclusivamente ai clienti finali e non alle imprese di vendita, nè ai percettori degli incentivi, gli oneri generali di sistema, con la conseguenza che l’Autorità non avrebbe il potere di imporre il citato sistema di garanzie alle imprese di vendita negando che il rischio di mancato incasso degli oneri generali di sistema da parte sia dei clienti finali sia dei venditori”.

Individuare i morosi del sistema elettrico.

Secondo l’associazione se si vuole realmente sapere chi sono i morosi, ovvero quelli che non pagano le bollette che già da anni sono socializzate, dobbiamo fare riferimento al documento ufficiale di ARERA (Autorità). “Secondo il ‘Monitoraggio retail’ indagine annuale pubblicato a novembre 2017, che l’Autorità ha l’obbligo di svolgere, nel 2016 le morosità del sistema elettrico incidevano per ben 6 mld di euro (di morosità totali) su un ammontare di 61 mld di fatturazione complessiva”.
Tra i morosi, prosegue l’Associazione, solo 1,4 mld sono addebitabili ai consumatori domestici, i restanti 4,6 mld si riferiscono a utenti di altri usi e media tensione, principalmente PA, Partite Iva e soggetti diversi dal consumatore domestico.