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giovedì 10 ottobre 2024

Qualcosa di inimmaginabile è successo dentro l'acceleratore di particelle al CERN. - Salvo Privitera

 

Un evento rarissimo ha illuminato il mondo della fisica delle particelle: al CERN, nel cuore dell'esperimento NA62, è stato osservato un fenomeno subatomico straordinario, con il potenziale di riscrivere il nostro attuale modello della fisica.

I ricercatori hanno misurato il decadimento di un kaone carico, una particella subatomica formata da due quark, in un modo talmente raro che si verifica meno di una volta ogni dieci miliardi di casi.

Questo tipo di decadimento, noto come "canale d'oro", è stato predetto con estrema precisione dal modello standard della fisica delle particelle, il quadro teorico che governa il comportamento delle particelle elementari. Tuttavia, la possibilità di osservare questo decadimento offre agli scienziati un'opportunità unica: testare i limiti di questa teoria e aprire la porta a una nuova fisica se venissero rilevate delle deviazioni.

L'esperimento ha richiesto l'utilizzo del Super Proton Synchrotron del CERN, un potente acceleratore di particelle che ha sparato un fascio ad alta intensità di protoni contro un bersaglio stazionario, producendo particelle secondarie come i kaoni. E con un pizzico di fortuna, i ricercatori sono riusciti a catturare il momento preciso in cui i kaoni si sono disintegrati in una particella chiamata pione, insieme a un neutrino e un anti-neutrino.

Il risultato è stato sorprendente: il decadimento ultra-raro è stato osservato circa 13 volte ogni 100 miliardi, una frequenza del 50% superiore a quella prevista dal modello standard.

https://tech.everyeye.it/notizie/inimmaginabile-successo-acceleratore-particelle-cern-745211.html?fbclid=IwY2xjawF0gXpleHRuA2FlbQIxMQABHQwryCuAa4kMPNCHAeDawCaCQaoWsh_F6a5tZ9NTS0O22aQSMXRHpMAhPQ_aem_vHbvBjtguJIIOYLKrKCrRQ

sabato 6 luglio 2024

LE LACRIME DI PETER HIGGS. - Stefano Fortini

 

Era il 4 luglio del 2012, una data indelebile nella storia della fisica. Nell’affollatissimo Auditorium del CERN di Ginevra, veniva annunciata la scoperta di una particella a cui gli scienziati di tutto il mondo avevano dato la caccia per quasi mezzo secolo.
Soprannominato dalla stampa “la particella di Dio” per via del titolo di una saggio di Leon Lederman ma anche “la primula rossa delle particelle elementari” (Marco Cattaneo, Habemus Higgs, Le Scienze, agosto 2012) in riferimento all’inafferabile eroe scaturito dalla penna della scrittice Emma Orczy, il bosone di Higgs è uno dei pilastri del Modello Standard della fisica delle particelle.
Ad annunciare il ritrovamento dell’elusivo ultimo pezzo del puzzle furono i portavoce dei due esperimenti realizzati al Large Hadron Collider (LHC), un tunnel sotterando di 27 chilometri di circonferenza che corre sotto la frontiera tra Francia e Svizzera: Fabiola Gianotti per l’esperimento ATLAS e Joseph Incandela per l’esperimento CMS.
Una delle immagini più iconiche di quella memorabile giornata – e della storia recente della scienza – fu però quella che un operatore attento riuscì a non farsi sfuggire e che venne trasmessa in diretta streaming dal CERN.
Peter Higgs, fisico teorico britannico recentemente scomparso, è seduto in una delle prime file dell’auditorium. È lui ad aver ipotizzato per primo, in un articolo pubblicato il 19 ottobre del 1964 sulla prestigiosa rivista «Physical Review Letters», l’esistenza del “bosone scalare” (così preferisce chiamarlo il suo ideatore) che conferisce massa alle altre particelle.
Nel vedere finalmente la conferma di quanto aveva ipotizzato quasi mezzo secolo prima Higgs si commuove, si toglie gli occhiali e si asciuga le lacrime con un fazzoletto, sopraffatto dall’emozione del momento. L’anno dopo sarebbe volato a Stoccolma insieme al collega François Englert per ricevere il premio Nobel per la Fisica.
Le lacrime di Peter Higgs ci ricordano che la scienza non è solo un’impresa razionale e metodica, ma è anche profondamente umana. Le emozioni dello scienziato britannico sono una conseguenza della passione e della dedizione necessarie per risolvere gli enigmi della natura nonché della gioia e della soddisfazione nel vedere confermata una teoria nella quale è stato riversato tanto impegno.
Immagine: Peter Higgs in lacrime all’annuncio della scoperta della particella da lui predetta (fonte: CERN).

giovedì 22 febbraio 2018

Il Cern prepara il primo trasporto su strada dell'antimateria.

Una delle 'trappole' per l'antimateria realizzate al Cern (fonte: CERN) © Ansa
Una delle 'trappole' per l'antimateria realizzate al Cern (fonte: CERN)

Progettano per quantità record, i primi test nel 2022.

Sembra uscito dalla sceneggiatura del film 'Angeli e demoni', il nuovo progetto del Cern di Ginevra che punta a realizzare il primo trasporto su strada dell'antimateria. Nel 2022 partiranno i primi test sulle tecnologie che serviranno a 'intrappolare' una quantità record di antimateria e a caricarla in tutta sicurezza sul camion che dovrà spostarla di poche centinaia di metri: in questo modo sarà possibile portare l'antimateria a in un secondo laboratorio del Cern che studia nuclei atomici radioattivi molto rari, che decadono così in fretta da non poter essere trasportati altrove per fare esperimenti.
Grazie allo scontro con l'antimateria, sarà possibile capire le loro proprietà, le stesse che regolano anche il funzionamento delle stelle di neutroni, gli oggetti più densi dell'Universo che contengono una massa paragonabile a quella del Sole ma strizzata nel volume di una città. A raccontarlo sul sito di Nature è il coordinatore del progetto Puma (anti-Proton Unstable Matter Annihilation), il fisico Alexandre Obertelli dell'Università tecnica di Darmstadt, in Germania.
"L'antimateria di per sé è stata studiata a lungo, ma ora la padroneggiamo a sufficienza per iniziare a usarla come una sonda per studiare la materia", spiega il fisico Alexandre Obertelli che coordinerà il progetto 'Puma' (anti-Proton Unstable Matter Annihilation) al Cern di Ginevra.
Con il suo gruppo di ricerca Obertelli si propone di usare campi elettrici e magnetici per intrappolare la cifra record di un miliardo delle particelle-specchio dei protoni, gli antiprotoni, alla temperatura di quattro gradi sopra lo zero assoluto e in condizioni di vuoto paragonabili a quelle dello spazio intergalattico.
Questa gabbia dovrebbe poi essere caricata su un camion per essere trasportata a poche centinaia di metri di distanza in un secondo laboratorio del Cern dove, nell'ambito dell'esperimento Isolde, si producono nuclei atomici radioattivi molto rari, che decadono così in fretta da non poter essere trasportati altrove.
Facendoli interagire con l'antimateria, i ricercatori potrebbero capire come sono formati i loro nuclei ricchi di protoni, il cui comportamento è regolato da interazioni simili a quelle presenti nel cuore delle stelle di neutroni, che sono la chiave per comprendere come si formano gli elementi più pesanti dell'Universo.

http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2018/02/21/il-cern-prepara-il-primo-trasporto-su-strada-dellantimateria-_fea0b8d6-241c-4b79-be88-0e914aa96e1d.html

giovedì 6 luglio 2017

Scoperta al Cern la particella Xi, inseguita da anni.

Rappresentazione grafica della particella appena scoperta al Cern, chiamata Xi (fonte: CERN) © Ansa
Rappresentazione grafica della particella appena scoperta al Cern, chiamata Xi (fonte: CERN)

Mai vista una simile, aiuta a capire colla che unisce la materia.

Scoperta al Cern la particella Xi: inseguita da decenni, potrà aiutare a studiare la 'colla' che tiene unita la materia, ossia per capire una delle quattro forze fondamentali della natura: la forza forte. La scoperta, annunciata nella conferenza della Società Europea di Fisica in corso a Venezia e in via di pubblicazione sulla rivista Physical Review Letters, è avvenuta grazie all'acceleratore più grande del mondo, il Large Hadron Collider (Lhc).

Vista dall'esperimento chiamato Lhcb, la particella appartiene alla famiglia dei barioni, la stessa di cui fanno parte protoni e neutroni che costituiscono la materia visibile, e come tutti i barioni è composta da tre quark, come prevede la teoria di riferimento della fisica chiamata Modello Standard. Tuttavia nei barioni finora noti si trova al massimo un solo quark pesante, mentre la particella Xi ha due quark pesanti.

"E' la prima volta che si osserva una particella simile: un barione con due quark pesanti", ha detto Donatella Lucchesi, ricercatrice dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dell'università di Padova e membro della collaborazione Lhcb. "Osservare una particella del genere - ha detto ancora Donatella Lucchesi - è stato possibile grazie alla grandissima quantità di dati che sta producendo l'acceleratore Lhc. Questo - ha rilevato - permette di raggiungere un obiettivo non facile, come è riuscire a riprodurre la materia in tutti i suoi stati possibili".

Nella particella Xi un sistema planetario in miniatura .
La particella Xi appena scoperta al Cern è già generosa di sorprese, al punto che i mattoni della materia che la costituiscono, i quark, potrebbero comportarsi come un sistema planetario in miniatura. I due quark pesanti, che sono l'elemento distintivo della nuova particella avrebbero infatti movimenti più lenti e solenni rispetto a quelli dei quark leggeri presenti in protoni e neutroni, che ricordano una danza. Lo ha rilevato il britannico Guy Wilkinson, che ha coordinato la collaborazione Lhcb fino al 30 giugno, giusto in tempo per assistere alla scoperta. "In contrasto con gli altri barioni finora noti, in cui i tre quark eseguono una elaborata danza l'uno attorno all'altro, ci aspettiamo che il barione con due quark pesanti agisca come un sistema planetario", ha osservato Wilkinson. In questo sistema planetario in miniatura, ha aggiunto "i due quark pesanti giocano il ruolo di stelle che orbitano l'una attorno all'altra, mentre il quark più leggero orbita intorno al sistema binario".
Dalla particella Xi la chiave per capire la 'colla' della materia.
La particella Xi promette di essere una chiave senza precedenti per scoprire i segreti della 'colla' della materia, ossia il comportamento delle forze che agiscono nel mondo dell'infinitamente piccolo. Per il nuovo coordinatore della collaborazione Lhcb, l'italiano Giovanni Passaleva, c'è grande speranza nelle nuove conoscenze che la particella Xi potrà rendere possibili. "Trovare un barione con due quark pesanti - ha rilevato - è di grande interesse perché può fornire uno strumento unico per approfondire la cromodinamica quantistica", ossia il campo di ricerca che studia come l'intensità delle forze si riduce quando le distanze tra le particelle diventano molto piccole e che si chiama così in riferimento alle otto cariche che prendono il nome dai tre colori che descrivono i quark: rossi, gialli e blu. E' un campo di ricerca molto importante, nato grazie alle ricerche inaugurate 1963 fa dal fisico Nicola Cabibbo con il teorema che porta il suo nome, l'Angolo di Cabibbo, e che ha gettato le basi per comprendere come i mattoni della materia, i quark, si mescolano dando origine alle particelle elementari.

lunedì 2 maggio 2016

Donnola manda in tilt il Cern di Ginevra e muore fulminata. -



L'animale è riuscito ad entrare nel settore superprotetto ma ha pagato il gesto con la vita. Ora le apparecchiature dovranno essere ricalibrate.

giovedì 11 febbraio 2016

ONDE GRAVITAZIONALI, PRIMO SEGNALE DA COLLISIONE FRA 2 BUCHI NERI AVVENUTA UN MILIARDO DI ANNI FA.


Virgo, interferometro a Cascina (Foto di Andrea Bettini) 

Scoperto grazie a strumenti chiamati interferometri, uno a Pisa ed uno negli Usa i primi segnali delle onde gravitazionali causati dalla collisione di due buchi neri avvenuta un miliardo di anni fa.

11 febbraio 2016 

È stata la collisione tra due buchi neri avvenuta un miliardo di anni fa a provocare il primo segnale delle onde gravitazionali mai scoperto, rilevato dalle antenne dello strumento Ligo ed analizzato fra Europa e Stati Uniti dalle collaborazioni Ligo e Virgo, alla quale l'Italia partecipa con l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). 

Per la fisica è un risultato senza precedenti. Il risultato è doppiamente sorprendente perché, oltre a confermare l'esistenza delle onde gravitazionali, fornisce anche la prima prova diretta dell'esistenza dei buchi neri. 

"Abbiamo osservato il primo evento in assoluto nel quale una collisione non produce dati osservabili, se non attraverso le onde gravitazionali", ha detto all'ANSA il coordinatore della collaborazione Virgo, Fulvio Ricci. Tutto, ha aggiunto, "è durato una frazione di secondo, ma l'energia emessa è stata enorme, pari a 3 masse solari"

I due buchi neri formavano una 'coppia', ossia un sistema binario nel quale l'uno ruotava intorno all'altro. "Avevano una massa rispettivamente di 36 e 29 volte superiore a quella del Sole. 

Si sono avvicinati ad una velocità impressionante, vicina a quella della luce. Più si avvicinavano, più il segnale diventava ampio e frequente, come un sibilo acuto; quindi è avvenuta la collisione, un gigantesco scontro dal quale si è formato un unico buco nero. La sua massa è la somma di quelle dei due buchi neri, ad eccezione della quantità liberata sotto forma di onde gravitazionali.

Modello computerizzato della fusione dei due buchi neri che hanno generato le onde gravitazionali che sono state rilevate (Ligo)
Modello computerizzato della fusione dei due buchi neri che hanno generato le onde gravitazionali che sono state rilevate (Ligo)


http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Onde-gravitazionali-primo-segnale-da-collisione-fra-2-buchi-neri-avvenuta-un-mld-di-anni-fa-2127d79a-f4a5-4ee8-a82e-1c15fa9aa118.html

sabato 20 giugno 2015

Un nesso tra antimateria e spiritualità? - Emiliano Soldani


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Con la scoperta dell'antimateria, è iniziata la "rivoluzione della fisica", che porterà ad osservare fenomeni completamente nuovi. L'antimateria ci permette ad esempio di ricevere informazioni dal futuro, che attiveranno il DNA nelle sue potenzialità di espressione animica.

Lo scorso aprile, il laboratorio di ricerca svizzero CERN ha rilasciato una dichiarazione di risonanza mondiale: nel loro acceleratore di particellele, il Large Hadron Collider (Lhc, il più grande del mondo), dopo le prime collisioni avvenute all’energia record di 13.000 miliardi di elettronvolt (13 TeV), è stata rinvenuta l’antimateria sotto forma di un flusso di positroni (elettroni a carica positiva) all’interno dei raggi cosmici.
In ambito scientifico questa scoperta stabilisce inequivocabilmente l’esistenza della materia oscura, dopo decenni di speculazioni teoriche, iniziate nel lontano 1933, allorché Fritz Zwicky, noto astronomo svizzero, compì particolari rilevazioni sulla velocità di rotazione delle stelle intorno ai nuclei galattici. Infatti Zwicky notò una esagerata velocità di rivoluzione stellare, che poteva essere giustificata solo ipotizzando un surplus di forza di gravità, calcolata sulla base della teoria di gravitazione universale di Newton.
Dal momento che la gravità è direttamente proporzionale alla massa di un corpo fisico, occorreva ipotizzare l’esistenza di una massa aggiuntiva di materia dalle proprietà sconosciute, che aveva un effetto sulla gravità stellare, spiegando così l’aumento di velocità del moto dei corpi celesti osservati. Così l’antimateria venne semplicemente teorizzata e molti fisici si cimentarono da allora in calcoli matematici che ne dimostravano l’esistenza. Tuttavia sino a poche settimane fa nessuna evidenza scientifica aveva messo a tacere le logiche argomentazioni dei suoi detrattori.
Dalla scienza allo spirito
Il fatto che per noi svela aspetti squisitamente spirituali, aprendo il campo ad un arguto filosofeggiare che impegnerà certamente le più brillanti menti del nostro tempo, è la peculiare composizione fisica dell’antimateria rinvenuta: un flusso di positroni.
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La materia oscura presenta una carica elettrica opposta rispetto a quella della materia luminosa e quindi non si vede.
I positroni infatti sono materia a carica positiva, bilanciata dalla consueta materia elettronica con cui ci confrontiamo in ogni istante. Fin qui, nulla da eccepire, dato che appare logico ed opportuno che questa materia oscura presenti una carica elettrica opposta rispetto alla materia luminosa.
Ma Richard Feynman, fisico statunitense Premio Nobel nel lontano 1965, in un suo celeberrimo lavoro volto a schematizzare il comportamento delle particelle subatomiche attraverso la teorizzazione dei Diagrammi di Feynman, dimostrò che nel preciso istante in cui un flusso di materia positronica incontra materia elettronica, gli elettroni di quest’ultima, stravolgendo il loro naturale spin di rotazione, misteriosamente si accordano ai positroni ed iniziano a viaggiare a ritroso nel tempo!
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Il Premio Nobel per la Fisica Richard Feynman (1918-1988).
Quindi occorre abbandonare l’idea che dall’incontro tra materia e antimateria ne sarebbe risultata solo una colossale esplosione denominata processo di annichilazione. Piuttosto bisogna accettare l’idea che sia possibile invertire il flusso temporale e viaggiare a ritroso nel tempo. Quest’assunto non è affatto nuovo, poiché è il caposaldo dell’interpretazione transazionale della fisica quantistica (annunciata nel 1986) di John Cramer, fisico della Washington State University, che si basa sul concetto di ordine sintropico divergente dal futuro.
Un campo di coscienza ed energia
Facciamo un passo indietro, per ultimare il posizionamento di tutti i tasselli del domino che ci permetteranno interessanti riflessioni di carattere spirituale e filosofico, intendendo l’aggettivo spirituale nella sua classica accezione, “ciò che è proprio dello Spirito”, intendendo quindi lo Spirito come un agente creativo.
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Il matematico Luigi Fantappié (1901-1956).
Nel 1941 un matematico italiano, Luigi Fantappiè, coniò il termine sintropia, il cui significato è tendenza alla convergenza. Fantappiè partì da studi sulla relatività ristretta e sull’equazione di Schrödinger, che volevano giustificare le osservazioni empiriche negli esperimenti sulla doppia fenditura, nei quali l’elettrone si comportava in accordo all’idea dei soggetti sperimentatori. L’equazione di Schrödinger era relazionata all’interpretazione di Copenaghen della quantistica, in base alla quale l’uomo poteva vantare poteri quasi divini sulla natura, semplicemente osservando e trasformando l’oggetto della sua attenzione.
Fantappiè invece smentisce tale possibilità, che peraltro non trova riscontro alcuno a livello macrocosmico, ed introduce un concetto rivoluzionario: l’esistenza di un ordine implicito codificato in un campo di coscienza ed energia, che dal futuro accorda ogni aspetto del creato ad una volontà di massimizzazione delle forme di vita, volta al trionfo della biodiversità.
In altre parole il nostro Fantappiè, seguito da David Bohm e da una pletora di fisici che sposarono i suoi assunti, dimostrò l’evidenza di un ordine implicato superiore, ove tutti i potenziali quantici esprimibili sono contenuti. Il processo di osservazione a questo punto non crea realtà, bensì seleziona tra infinite possibilità codificate in linee temporali future ciò che si vuole collassare nel presente, manifestandolo in questo mondo. La teoria transazionale della fisica quantistica prova inconfutabilmente che le onde quantiche possono viaggiare a ritroso nel tempo.
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Un’immagine che illustra il campo morfogenetico della coscienza.
Se interpoliamo questi assunti con le tesi di noti biologi molecolari quali Rupert Sheldrake, oppure genetisti del calibro di Glen Rein, che affermano l’esistenza di un campo informato di coscienza che accorda il comportamento di tutto ciò con il quale è in risonanza, allora possiamo serenamente accogliere l’idea che questo campo informazionale intelligente contiene informazione vibrante nel futuro che condiziona la realtà espressa nel presente. E forse l’antimateria è proprio il mezzo usato da questo campo per trasmettere alla materia finalità e compiti, tra infinite variabili esprimibili. Come se la materia oscura fosse la bacchetta del direttore di orchestra che sincronizza i musici per la realizzazione di una melodia il cui fine è massimizzare l’espressione della vita.
Entrare in risonanza con la sapienza iniziatica
Tale prospettiva ridimensiona nettamente il nostro ego, che invece risultava forse eccessivamente esaltato dall’interpretazione di Copenaghen, e ci mette nella posizione di ascoltarci seriamente, in un’introspezione volta a conoscere come possiamo sintonizzarci con quest’ordine implicito dal sapore divino. Tanto più che coloro che si sono permessi l’accordatura alla sintropia, ravvisano l’azione di una sorta di forza sottile, che silenziosamente muove i tasselli e combina ogni sincronicità affinché vengano realizzati gli aneliti più profondi, i desideri animici che raramente riusciamo a manifestare. d04117be-f127-4274-a164-e4cc8a6c6b3aAllora forse dovremmo entrare in piena risonanza morfica (parafrasando Sheldrake) con il campo informazionale colmo di intuizioni da un futuro nel quale abbiamo espresso pienamente ogni volontà animica, sperimentando una felicità illimitata.
Ma come fare? La chiave è nella sapienza iniziatica di alchimia trasformativa, piuttosto che nella visione olistica della tradizione orientale, che alcuni fisici come David Bohm hanno avuto a cuore di approfondire, per trarre il massimo vantaggio dalle antiche conoscenze portate alla ribalta dalla fisica quantistica.
Al fine di entrare in risonanza con un campo di coscienza impersonale e collettivo dobbiamo sentire di essere come lui, per sintonizzarci sulla sua stessa lunghezza d’onda. Essere come questo campo significa lasciare andare l’inutile identificazione con la personalità, somma del nostro passato e del nostro carattere ed attitudini nel presente, senza temere la perdita dell’individualità, che è invece memoria della splendida peculiarità animica di ognuno di noi. La memoria del nostro passato è codificata nella materia elettronica che tutti conosciamo. Tale materia è il rallentamento frequenziale di una luce informata con il nostro karma collettivo, affinché in questo gioco si possa sperimentare l’illusione della solidità.
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La scoperta dell’antimateria al CERN.
L’antimateria invece rappresenta il rallentamento e la condensazione in forme manifeste di un’informazione proveniente dal futuro, ove il karma non esiste ed in suo luogo sono presenti intuizioni potenti, finalizzate alla nostra più autentica felicità.
Dobbiamo quindi accettare di affrancarci dalla personalità per riposare nella certezza che la nostra anima immortale potrà avere ogni strumento per spiccare il volo, trovando il giusto equilibrio di attenzione tra materia ed antimateria. Siamo stati troppo a lungo vincolati all’osservazione di ciò che era espresso, perdendo la poesia della sintropia trasmessa dall’antimateria.
Osservando coscientemente i nostri potenziali quantici esprimibili, nella certezza animica di non voler più indossare fittizie maschere personali, possiamo essere Uno con il campo informazionale ed integrare tutta l’antimateria di cui l’anima necessita per la piena realizzazione di sé!

martedì 17 febbraio 2015

Cern: a breve riparte acceleratore Lhc L’obiettivo è la materia oscura. - Alessandra Arachi

Rappresenta il 90% della materia presente nell’universo, ma non sappiamo ancora da cosa è composta. 


Il Large Hadron Collider (Lhc) è un po’ una sua creatura. E adesso che al Cern di Ginevra stanno scaldando i motori per farlo ripartire quell’acceleratore di particelle, il più grande e il più potente del mondo, Luciano Maiani si sente un po’ come Cristoforo Colombo in viaggio negli oceani. Lui, il papà dell’Lhc, insieme con tutta la comunità dei suoi colleghi fisici, dice: «Dopo la scoperta del bosone di Higgs, che proprio l’Lhc ha permesso di rilevare, si è generato un po’ di panico». Spiega infatti Maiani con una metafora: «Sappiamo che la Terra è rotonda, ma dove sta l’America e quanto tempo ci vuole per raggiungerla non ne abbiamo idea».

Il prossimo traguardo: la materia oscura
L’America, in questo caso altro non è che la natura della materia oscura, ovvero la nuova frontiera di quel portento chiamato Lhc. Maiani lo ha annunciato il 13 febbraio in una conferenza all’Accademia dei Lincei, in platea tra i suoi colleghi accademici pure non fisici. Ed è per loro che l’ex direttore del Cern (e anche dell’Infn-Istituto nazionale di fisica nucleare) ha preparato un seminario dei suoi, brillanti e semplici, partendo da Enrico Fermi e arrivando a Fabiola Giannotti, passando per Carlo Rubbia.

Ripartono i motori
Ha spiegato Maiani: «La materia oscura rappresenta il 90 per cento della materia presente nell’universo. È stata ipotizzata per spiegare le anomalie del Modello Standard, cioè il modello che spiega l’origine dell’universo. Ed è la scoperta della natura della materia oscura il fronte più attivo sul quale punta l’Lhc». Ripartono i motori dell’Lhc, spenti dopo la scoperta del bosone di Higgs, il 4 luglio 2012. «Ma questa volta non sarà sufficiente riaccenderli», dice ancora Maiani. E spiega: «Con l’Lhc potremo scoprire soltanto la ‘coda’ di quel dinosauro chiamato materia oscura. Ovvero: qualche indizio. Il prossimo passo sarà una sfida planetaria, indispensabile così come alla fine degli anni Quaranta fu indispensabile pensare alla creazione del Cern, organismo europeo».