Un diario, dove annoto tutto ciò che più mi colpisce. Il mio blocco per gli appunti, il mio mondo.
domenica 2 marzo 2025
sabato 1 marzo 2025
MARCO TRAVAGLIO - Voleva essere un duro - IFQ - 1 MARZO 2025
venerdì 28 febbraio 2025
VADIM PAPURA ERA UN GIOVANISSIMO COMUNISTA UCRAINO, DI 17 ANNI, CHE MORÌ ARSO VIVO NEL ROGO DELLA CASA DEI SINDACATI DI ODESSA,
mercoledì 19 febbraio 2025
Il piano di Trump per il futuro dell’Ucraina? Non solo terre rare: dal petrolio al gas, cosa dovrebbe cedere Kiev in cambio della pace.
Una colonizzazione economica. O, in termini meno tecnici, una svendita totale. Se accettasse le condizioni proposte e il contratto venisse effettivamente firmato, Kiev potrebbe dover letteralmente consegnare a Washington le chiavi del proprio comparto estrattivo. E non solo di quello. Perché non ci sono solo le terre rare nell’accordo che Donald Trump ha proposto all’Ucraina per continuare a garantirle il sostegno militare degli Stati Uniti: i “500 miliardi di dollari” che il tycoon ha chiesto a Volodymyr Zelensky comprendono altri importanti asset strategici come porti e infrastrutture di petrolio e gas. Tutto nero su bianco in una bozza del contratto preliminare pubblicata dal Telegraph.
Il documento, contrassegnato come “Privileged & Confidential” e datato “7 febbraio 2025”, afferma che gli Stati Uniti e l’Ucraina dovrebbero creare un fondo di investimento congiunto per garantire che “le parti ostili al conflitto non traggano vantaggio dalla ricostruzione dell’Ucraina”. Ma a restare fuori dal gioco non sarebbero solo quelle ostili: il fondo, si legge, “avrà il diritto esclusivo di stabilire il metodo, i criteri di selezione, i termini e le condizioni” di tutte le licenze e i progetti futuri. Washington, quindi, potrà decidere con quali paesi Kiev potrà o non potrà fare affari in futuro. L’accordo copre il “valore economico associato alle risorse dell’Ucraina”, tra cui “risorse minerarie, petrolio e gas, porti, altre infrastrutture (come concordato)” e “sarà regolato dalla legislazione di New York“. Feudo politico e finanziaro del tycoon.
Washington avrà diritto al 50% delle entrate che l’Ucraina ricaverà dall’estrazione di risorse e al 50% del valore finanziario di “tutte le nuove licenze rilasciate a terze parti”. Agli Stati Uniti sarà garantito “un privilegio su tali entrate“. “Una clausola che significa ‘pagateci prima e poi date da mangiare ai vostri figli'”, ha commentato una fonte vicina alle trattative con il quotidiano britannico. Per tutte le future licenze, inoltre, “gli Stati Uniti avranno un diritto di prelazione sull’acquisto di minerali esportabili”. Condizioni che al vertice sulla sicurezza tenuto nel fine settimana a Monaco hanno costretto i funzionari ucraini, già a conoscenza della bozza, a opporre buon viso a cattivo gioco, ufficialmente facendo professione di fiducia in vista un accordo, ma allo stesso tempo sostenendo a mezza bocca che l’intesa proposta da Washington è economicamente insostenibile e necessita di modifiche.
Era stato Zelensky a proporre agli Stati Uniti “condizioni favorevoli” per una partecipazione diretta nell’estrazione di minerali pregiati sul territorio ucraino durante una visita alla Trump Tower a settembre, con l’obiettivo di garantirsi la fornitura di armamenti anche dopo la vittoria del tycoon. L’idea del leader ucraino era di portare aziende statunitensi a stabilirsi sul territorio, creando un legame politico-economico con la prima potenza mondiale in grado di dissuadere Vladimir Putin dall’attaccare di nuovo il paese. Con la metà dei bacini minerari più preziosi che si trovano vicino al fronte di guerra nell’est o nelle aree occupate dai russi, il calcolo non dichiarato di Zelensky era quello di evitare che le riserve strategiche di titanio, tungsteno, uranio, grafite e terre rare finiscano nelle mani di Mosca. Difficilmente, tuttavia, avrebbe pensato di trovarsi di fronte a condizioni così dure, simili a quelle imposte agli stati aggressori sconfitti in guerra.
Trump aveva detto chiaramente di puntare alle ricchezze ucraine. Dall’inizio della guerra, aveva premesso, gli Stati Uniti hanno dato a Kiev tra i 300 e i 350 miliardi di dollari i aiuti. “Ho detto loro (agli ucraini, ndr) che voglio l’equivalente di 500 miliardi di dollari di terre rare – aveva detto il 10 febbraio a Fox News -, e hanno sostanzialmente accettato”. “Hanno terreni di enorme valore in termini di terre rare, in termini di petrolio e gas, in termini di altre cose”, aveva spiegato. Ora il pre-contratto quantifica la richiesta. Se la bozza venisse accettata, calcola il Telegraph, “le richieste di Trump ammonterebbero a una quota maggiore del Pil ucraino rispetto alle riparazioni imposte alla Germania dal Trattato di Versailles” che il 7 maggio 1919 pose ufficialmente fino alla Prima guerra mondiale, “in seguito ridotte alla Conferenza di Londra nel 1921 e dal Piano Dawes nel 1924”. Le condizioni “sono peggiori delle sanzioni finanziarie imposte a Germania e Giappone dopo la loro sconfitta nel 1945. Entrambi i paesi erano in definitiva beneficiari netti di fondi dagli alleati vittoriosi”.
Terrificante! Gli USA producono guerre per appropriarsi di tutto ciò che produce denaro... Visto che non sono riusciti ad ottenere ciò che volevano con la guerra provocata, usano altri sistemi per appropriarsi di ciò che interessa loro: terre rare, petrolio, gas... E non smetteranno mai, perchè la loro voglia di primeggiare in tutto e diventare padroni del mondo non cesserà mai!
cetta.
sabato 15 febbraio 2025
Ucraina, Blinken ammette: ''Stati Uniti hanno fornito armi prima dell'invasione russa'' - Giuseppe Cirillo
Diplomazia o strategia? Le parole del segretario di Stato che lasciano perplessi: “Non si è mai trattato solo dell’Ucraina”
L’invasione della Russia in Ucraina inizia il 24 febbraio 2022, ma l’invio di armi da parte degli Stati Uniti comincia mesi prima, a settembre del 2021. Soprattutto, inizia “silenziosamente”. A rivelarlo ai microfoni del New York Times non è di certo un complottista, ma il segretario di Stato americano Antony Blinken. Durante l’intervista, il “diplomatico di lunga data” - come lo definisce la giornalista statunitense Lulu Garcia-Navarro - ha insistito sul fatto che le decisioni prese insieme al presidente Joe Biden sono state “quelle giuste”. Tra queste, figura anche quella di aver messo “l’Ucraina sulla strada dell'adesione alla NATO”. Blinken ha rivendicato queste scelte come determinanti per salvaguardare la sovranità ucraina e contrastare le ambizioni territoriali di Vladimir Putin. Tuttavia, come lo stesso segretario di Stato ha ammesso, in gioco c’è ben altro. “Non si tratta solo dell'Ucraina - ha sottolineato Blinken -. Non si è mai trattato solo dell'Ucraina”. Soffermandosi sui rischi futuri che potrebbero minare gli Stati Uniti, Blinken ha precisato: “In assenza della diplomazia americana, ci sarà la diplomazia di molti altri Paesi che modelleranno il mondo in modi che potrebbero non essere così amichevoli verso i nostri interessi e i nostri valori”. Insomma, Blinken parla di scelte dettate dalla necessità di salvaguardare la sovranità e gli interessi dell’Ucraina, ma queste sembrano finire sempre per favorire gli Stati Uniti.
Partiamo però dall’inizio, dal momento in cui il segretario di Stato ricorda l’incontro a Ginevra con il suo omologo russo, il ministro degli Esteri Sergey Lavrov, nel tentativo di evitare il conflitto in Ucraina. “Abbiamo esercitato una diplomazia straordinaria nel riunire e tenere insieme più di 50 Paesi, non solo in Europa, ma ben oltre, a sostegno dell'Ucraina e in difesa di quei principi che la Russia ha attaccato nel febbraio di quell'anno. Ho lavorato intensamente prima della guerra, anche con incontri con il mio omologo russo, Sergey Lavrov, a Ginevra, un paio di mesi prima del conflitto, cercando di trovare un modo per prevenirlo. Abbiamo voluto testare l’ipotesi che si trattasse davvero delle preoccupazioni della Russia per la sua sicurezza e per l'Ucraina”, ha spiegato. E prosegue: “Eravamo intensamente impegnati diplomaticamente con la Russia. Da allora, se ci fosse stata l'opportunità di impegnarsi diplomaticamente per porre fine alla guerra in modo giusto e duraturo, saremmo stati i primi a coglierla. Purtroppo, almeno fino ad ora, non abbiamo visto alcun segno che la Russia sia realmente disposta a negoziare”. Al di là dell’intensa attività diplomatica, prima che la Russia invadesse l’Ucraina, le armi per Kiev erano già pronte per essere spedite. “Ci siamo assicurati che, ben prima dell’aggressione russa, a partire da settembre e poi di nuovo a dicembre, portassimo silenziosamente molte armi all'Ucraina. Volevamo garantire che avessero ciò di cui avevano bisogno per difendersi: cose come i missili Stinger e Javelin, che si sono rivelati decisivi per impedire alla Russia di prendere Kiev, ribaltare il Paese, cancellarlo dalla mappa e, anzi, respingere i russi”.
Tuttavia, durante l’intervista con il NYT, Blinken sembra trascurare che l’esercito di Kiev, a differenza di quello di Mosca, che continua ad avanzare, non ha mai ottenuto vittorie significative, se non nella narrativa mediatica occidentale. Le perdite umane e materiali subite da Kiev sono elevatissime, sia tra la popolazione che, soprattutto, tra i soldati.
Un disastro che sembra essere stato alimentato anche dalla fornitura di armi all’Ucraina, iniziata diversi mesi prima dell’invasione russa, e che rischia quasi certamente di peggiorare nel caso in cui l’Ucraina entri nella NATO. Eppure, per Blinken, “Putin ha fallito”, mentre “l'Ucraina è ancora in piedi”. “Credo che abbia anche un potenziale straordinario non solo per sopravvivere, ma anche per prosperare in futuro. ” - prosegue - “Per garantire che qualsiasi cessate il fuoco sia realmente duraturo, dobbiamo assicurarci che l'Ucraina abbia la capacità di scoraggiare ulteriori aggressioni. Questo - ha precisato - può avvenire in molte forme: attraverso la NATO, ad esempio, e noi abbiamo messo l'Ucraina sulla strada dell'adesione all’Alleanza. Oppure attraverso assicurazioni di sicurezza, impegni e garanzie da parte di diversi Paesi, per fare in modo che la Russia sappia che, se attaccherà di nuovo, dovrà affrontare gravi conseguenze”. Le parole pronunciate dal segretario di Stato americano Antony Blinken lasciano intendere che il conflitto in Ucraina potrebbe protrarsi ancora a lungo. Una prospettiva che stride con le dichiarazioni di impegno per una trattativa di pace, la quale, fino a oggi, si è concretizzata solo nelle parole di Blinken, senza alcun riscontro pratico. Contrariamente a quanto ci si potrebbe augurare, l’ingresso dell’Ucraina nella NATO rischierebbe di intensificare ulteriormente gli scontri tra l’esercito russo e quello ucraino. Da sempre è evidente che un’espansione della NATO verso est avrebbe portato inevitabilmente a uno scontro con la Russia. Dunque, resta da vedere quale sarà l’approccio di Donald Trump quando, con il suo probabile ritorno alla Casa Bianca, si troverà a gestire questa situazione. Blinken, infatti, durante la sua intervista al NYT, ha espresso preoccupazione per le possibili politiche di Trump in relazione alla questione ucraina. Secondo Blinken, un diverso orientamento politico da parte del tycoon americano potrebbe lasciare spazio ad altri attori internazionali, capaci di influenzare il corso degli eventi in modi contrari agli interessi e ai valori americani. Una considerazione che appare in contraddizione con le affermazioni di chi sostiene di essersi impegnato per la pace in Ucraina.
Foto © Imagoeconomica
giovedì 10 ottobre 2024
L’uragano, il rutto e la sconfitta ucraina. - Tommaso Merlo
giovedì 5 settembre 2024
Il grande ritorno del guerrafondaio. - Giuseppe Salamone
Mentre Bloomberg ci comunica che la Russia sbanca con le entrate derivanti dalla vendita di gas e petrolio e piazza un +21% rispetto all'anno scorso, l'Unione Europea commissiona al discepolo Mario Draghi un "rapporto sulla competitività".
Lui si presenta con un piano di guerra che sembra scritto al Pentagono: intanto dice che bisogna semplificare la vita all’industria delle armi, poi chiede che vengano rimossi i divieti per le aziende per spalancare le porte dei finanziamenti UE compresi quelli della banca centrale europea e infine mette nero su bianco che le politiche green tutto sommato vanno bene, però per le armi bisogna chiudere non solo un occhio, bensì tutti e due.
Stiamo parlando di quel personaggio che è stato l'ideatore delle sanzioni che hanno affossato l'Europa e fatto il solletico alla Russia. Nonostante tutto ce lo ritroviamo di nuovo che gironzola per le stanze di Bruxelles ovviamente senza aver mai preso mezzo voto per presentare piani di sviluppo economici. O forse istanze di fallimento dell'UE visto che tutto ciò che tocca alla fine diventa un dramma per i cittadini.
Uno come lui, e non mi stancherò mai di dirlo, dovrebbe essere preso a pesci in faccia e accusato di alto tradimento. Altro che piani e cazzate varie! A proposito, ve lo ricordate il famoso Price Cap? Ci hanno rotto le balle per oltre un anno con questa super idea del discepolo. Adesso che la Russia, grazie a una grande economista, tale Elvira Nabiullina che vale mille mila Draghi è riuscita a vanificare sanzioni e Price Cap, miracolosamente non se ne parla più.
Però in compenso abbiamo abbiamo l'argomento del mese che ha trasformato il dibattito pubblico in un programma di Barbara D'Urso...
T.me/GiuseppeSalamone
Giuseppe Salamone
Giuseppe Salamone
domenica 18 agosto 2024
“Sta facendo una mossa suicida” L’attacco alla Russia voluto dal burattino spiegato come sempre alla perfezione dal professor Alessandro Orsini .
Kiev ha perso ovunque: a Kursk può finire male
Di Alessandro Orsini per Il Fatto quotidiano
Kursk non sta funzionando. L’idea di invadere la Russia per costringere Putin a spostare truppe dal Donbass, almeno finora, non ha dato i risultati sperati. Da quando gli ucraini sono entrati a Kursk, il 6 agosto scorso, i russi non hanno fatto altro che conquistare nuovi territori in Donbass. Mentre scrivo, Zelensky ordina l’evacuazione a Pokrovsk.
La strategia di Putin a Kursk si basa su tre mosse:
1) arrestare l’avanzata degli ucraini;
2) lasciare che si accomodino;
3) falcidiarli con gli aerei. Le probabilità che la sortita di Zelensky a Kursk si concluda in un nuovo disastro sono alte giacché il record negativo del presidente ucraino è strabiliante.
Dall’inizio della controffensiva, il 5 giugno 2023, fino alla sua conclusione agli inizi di ottobre, tutto ciò che Zelensky ha ideato contro i russi è stato un fallimento.
Tant’è vero che, terminata la controffensiva, l’esercito ucraino si è ritrovato dissanguato mentre quello russo ha addirittura invaso Kharkiv.
La controffensiva ucraina, concepita da Zelensky per conquistare nuovi territori, si è conclusa con la perdita di molti altri territori e la richiesta immediata di arruolare un numero enorme di civili, 500 mila, sufficienti a costruire un nuovo esercito.
Il tutto accompagnato da un urlo disperato: “Ho terminato armi e munizioni!”. Zelensky ha avviato l’amministrazione militare dei territori occupati. La domanda sorge spontanea: come crede di poterli mantenere senza la superiorità aerea?
I cieli sono russi. Zelensky chiede agli alleati di autorizzarlo a usare i missili a lunga gittata. Per averla vinta, ricorre alla nota strategia di metterli davanti al fatto compiuto piegando la loro riluttanza con il consueto: “Non vedete che i russi stanno uccidendo tutti gli ucraini a Kursk? Autorizzatemi, altrimenti siete corresponsabili”. Oggi chiede l’autorizzazione per distruggere la Russia; domani la invocherà per non essere distrutto.
Zelensky si è giocato il tutto per tutto.
Se Putin arresta l’avanzata in Donbass per spostare i soldati a Kursk, è fatta. Se non li sposta, gli ucraini a Kursk dovranno parare le Fab-3000 con le mani.
I Patriot e i Samp-T in quella terra avrebbero vita breve. Gli ucraini controllano pochi chilometri quadrati che i russi conoscono come le loro tasche. Il primo missile lanciato da un Samp-T sarebbe quasi certamente l’ultimo.
Ricorriamo all’immaginazione e immaginiamo che Kursk finisca nell’ennesimo disastro. Che cosa accadrebbe a Zelensky? Secondo alcuni analisti, rischierebbe di essere rovesciato.
Ma i golpisti dovrebbero prima assicurarsi il consenso della Casa Bianca, senza i cui soldi cadrebbero in poco tempo.
Biden difenderebbe Zelensky con tutte le sue forze.
Gli ucraini devono resistere a Kursk fino al voto di novembre per la Casa Bianca. Trump è pronto ad attribuire a Kamala Harris le colpe di tutte le disfatte.
Quella di Kursk sarebbe la più grande perché costruita sui 75,1 miliardi di dollari sborsati da Biden, cui bisogna aggiungere 23,3 miliardi di dollari recentemente deliberati dal Congresso.
Dall’inizio della guerra a oggi, l’Ue e altri Paesi europei hanno dato a Zelensky 110,2 miliardi di euro.
All’ultimo vertice sul bilancio comunitario sono stati promessi ulteriori 77 miliardi. Sommando i dollari americani agli euro dell’Europa, la cifra è esorbitante. Questa cifra da capogiro rischia di essere bruciata in una mano a poker.
Il grande giocatore di poker vince senza carte in mano contro avversari carichi di punti. Ma il bluff richiede che le carte siano ignote ai giocatori. In questo caso, tutti conoscono le carte di Putin e di Zelensky.
La Russia ha i soldati per aprire nuovi fronti e l’Ucraina no. L’organico delle forze armate russe consta di 2.210.000 persone circa, di cui almeno 1.320.000 militari.
L’Ucraina sta finendo i soldati e molti Paesi dell’Unione Europea stanno finendo i soldi con la Germania in recessione. Tra non molto, le carte potrebbe darle Trump.
giovedì 15 agosto 2024
Gli atlantonti di Marco Travaglio.
Per capire in quale trappola diabolica s’è cacciata l’Europa, basta unire i puntini delle ultime notizie, che sembrano fatte apposta per gli atlantonti che non vogliono vedere.
1) La Germania, mentre imbottisce l’Ucraina di armi e miliardi, spicca un mandato di cattura per l’incursore ucraino che due anni fa fece esplodere, su mandato di Kiev e con la copertura Nato, i gasdotti Nord Stream 1 e 2, costati 21 miliardi, che portavano il gas russo in Germania e di lì in tutta Europa e che Biden aveva già minacciato di distruggere. Risultato: ora compriamo più gas liquido e scadente dagli Usa, che ce lo vendono a prezzi quadrupli e ci tocca pure rigassificarlo; la Germania in recessione trascina nel baratro l’intera Ue, mentre l’economia americana (come quella russa) va come un treno.
2) Ora che Biden sta per diventare ex presidente, vengono desecretati gli atti sul figlio criminale Hunter che nel 2016, sotto il governo Renzi, chiese aiuto all’ambasciatore a Roma per procacciare affari nella Toscana pidina al colosso energetico ucraino Burisma, di cui era amministratore. Insomma, quello dei Biden per Kiev è un amore disinteressato: platonico.
3) Il più fanatico fra i consiglieri di Zelensky, Podolyak, spiega che l’invasione ucraina della regione russa di Kursk serve a ricattare i Paesi più prudenti della Nato per avere mano libera sull’uso delle nostre armi in Russia. Paesi tipo l’Italia, che ripudia la guerra per Costituzione, come ricorda financo Crosetto (subito linciato dai pretoriani Nato Mieli&Sallusti, che chiamano la Costituzione “ipocrisia” e “odio per l’Occidente”).
Il copione è fisso: il regime ucraino e i retrostanti Usa ricattano l’Europa con menzogne sempre più spudorate, ma i nostri sgovernanti sono ben felici di bersele mettendo mano al (nostro) portafogli e scavalcando le linee rosse che avevano tracciato.
Ora Kiev, dopo aver finto di voler negoziare con Mosca per paura di Trump, scatena un blitz militarmente inutile, anzi suicida, che la priva dei reparti migliori condannati allo sterminio, sguarnisce il Donbass dove i russi avanzano vieppiù, al solo scopo di bruciare il tavolo dell’eventuale trattativa. E pretende di farlo coi nostri missili e il nostro permesso.
Ma, siccome l’ultima linea rossa è sempre la penultima, dobbiamo prepararci alla prossima: quando i russi completeranno la conquista del Donbass e annienteranno i reparti ucraini a Kursk, Zelensky piagnucolerà che ha finito i soldati e vuole i nostri. I giovani ucraini fuggono all’estero, affogano nel Dnepr, si spaccano le tibie a martellate pur di non arruolarsi. Ma Repubblica canta l’epopea dei “soldati ucraini ‘felici di guidare un tank in Russia’”. È così che si precipita nella Terza guerra mondiale senza neppure accorgersene.
mercoledì 14 agosto 2024
Ucraina, la sanguinosa dichiarazione di sconfitta. - Alberto Capece Minutolo
Ci sono molti modi di palesare la sconfitta, ma quello storicamente più utilizzato è di organizzare un’ultima offensiva per poter arrivare al tavolo della pace con qualcosa in mano. Naturalmente è una tattica che raramente riesce proprio perché non ci sono più forze sufficienti per poter ottenere un vantaggio decisivo. È stato il caso della fallita offensiva delle Ardenne alla fine del 1944 o di quella di Ludendorff sul fronte occidentale nel 1918 con l’obiettivo di arrivare a Parigi e della successiva, ma collegata battaglia del Solstizio, ovvero seconda battaglia del Piave sul fronte italiano che segnò la sconfitta definitiva dell’imperial regio esercito austroungarico oltre ad essere stata la prima battaglia terrestre della storia che vide un massiccio impiego dell’aviazione. Uno dei massimi comandanti austroungarici, il feldmaresciallo Borojević era favorevole a non impegnare l’ancora considerevole forza militare dell’impero per conservarne il più possibile l’integrità territoriale, ma i tedeschi già delusi di non essere riusciti a sfondare il fronte francese, imposero l’offensiva perché una vittoria sul fronte italiano avrebbe comunque pesato all’inevitabile tavolo della pace. Era tuttavia un sogno perché le forze che si contrapponevano erano praticamente alla pari, (però gli italiani avevano riserve maggiori) una condizione nella quale un attacco è destinato a fallire.
Mi sono dilungato su questo perché oggi ci troviamo esattamente in questa fase della guerra ucraina con l’aggravante che l’esercito di Kiev è inferiore in tutto: si è messo in piedi l’assalto suicida contro Kursk raggranellando le ultime truppe davvero valide, le ultime colonne corazzate e sguarnendo più parti del fronte per dar vita a una battaglia senza speranza che tuttavia non solo testimoniasse dell’esistenza in vita dell’Ucraina, ma che allo stesso tempo, con la conquista di un lembo di terra russa, le desse un qualche peso all’inevitabile tavolo della capitolazione. Almeno questa è la motivazione offerta da Mikhailo Podolyak, il massimo consigliere di Zelensky, vista la pratica impossibilità di successo. Infine l’idea portata avanti da qualche analista di un assalto per raggiungere la centrale nucleare di Kursk è pura idiozia: in un territorio disseminato di paludi, burroni e altri ostacoli che rendono impossibile una rapida avanzata di colonne corazzate (le quali ad ogni buon contro sono già state in gran parte distrutte) per arrivare alla centrale prima che i russi possano organizzare una controffensiva, è semplicemente folle. Così alla fine Kiev ha cercato di colpire la centrale di Zaporizhia, dicendo, con una clamorosa e assurda menzogna, che sono stati i russi a provocare l’esplosione.
Si tratta di mosse evidentemente consigliate dai sagaci strateghi della Nato, intensamente formatisi sui videogiochi, ai quali tuttavia sfugge completamente la realtà: l’attacco ucraino, senza avere alcuna altra possibilità reale se non la morte di altre migliaia di ucraini, non fa altro che convincere Mosca del fatto che non ci sarà pace senza una completa disfatta dell’Ucraina. Fino a ora la Russia ha esposto i suoi termini per la cessazione delle ostilità. Il primo di questi è la revoca di tutte le sanzioni – illegali secondo il diritto internazionale – da parte degli Stati Uniti, dell’Ue e dei loro alleati, Poi ci sono le garanzie della futura neutralità ucraina, il ritiro di tutte le forze straniere e dei mercenari, la smilitarizzazione e la denazificazione del Paese. Ultimo ma non meno importante, le nuove regioni russe di Crimea, Lugansk, Donetsk, Zaporozhye e Kherson dovranno essere riconosciute a livello internazionale come territorio russo sovrano.
Questo era prima dell’attacco nella regione di Kursk. Adesso le condizioni diventeranno più stringenti e probabilmente la Russia sfrutterà questa follia per concentrare truppe e investire direttamente Kiev. Ma secondo i giornali occidentali ci troviamo di fronte a una “schiacciante” vittoria ucraina mentre l’operazione militare suicida, di fatto già fallita, è palesemente una dichiarazione di sconfitta. Del resto cosa ci si potrebbe aspettare dalla zucca vuota di Zelensky e da quelle pentagonali di Washington? Basti pensare che la comunità di intelligence statunitense sta dicendo ai principali referenti politici che l’Iran teme di dar vita a una rappresaglia per paura di Israele e del possibile coinvolgimento degli Usa mentre è chiaro che Teheran questa volta non vuole agire in fretta, sull’onda dell’emozione: sta pianificando la sua prossima mossa con l’assistenza della Russia e della sua vasta gamma di capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione.
Ma meglio così: se la stupidità paga nel mondo narrativo dell’informazione, è un enorme handicap nella realtà.
https://ilsimplicissimus2.com/2024/08/12/ucraina-la-sanguinosa-dichiarazione-di-sconfitta/
venerdì 26 luglio 2024
Maestra senza allievi di Marco Travaglio per Il Fatto quotidiano.
domenica 5 maggio 2024
“L’Occidente banchetta sul suo cadavere” Ucraina, l’impietosa analisi del generale Fabio Mini sullo schifo della feccia nostrana e il reale andamento della guerra totalmente a favore di Mosca.
A ridosso di tale linea, dalla parte russa sono schierate le forze di riserva, i supporti e i lanciatori di razzi e missili terrestri pronti sia a favorire l’ulteriore avanzata sia a garantire il controllo del territorio. Ancora più arretrate operano le basi di fuoco aereo e missilistico e le basi logistiche. Aerei e missili battono obiettivi in profondità in tutto il territorio ucraino, o quasi, colpendo strutture energetiche, centri di comando e controllo e altri obiettivi d’interesse militare e industriale.
Non si è mai visto un rapporto ucraino sui bombardamenti aerei subiti che abbia fatto più di 4 o 5 morti tra i civili, di cui gli immancabili uno o due bambini.
Per contro, secondo le stesse fonti ucraine, non viene colpito nemmeno un soldato.
Le perdite di combattenti sono un segreto di Stato che come tale va rispettato per la tenuta morale della nazione. Ma non convince nessuno. Da parte ucraina, a ridosso della sottile linea di contatto, peraltro molto discontinua, non c’è niente. Le poche forze disponibili sono concentrate nei punti di maggiore sforzo russo in un testa a testa che contrasterebbe con tutte le regole del combattimento se veramente i russi avessero intenzione e fretta di “sfondare” da qualche parte.
Dietro le linee ucraine più in profondità operano le artiglierie e i lanciarazzi e lanciamissili forniti dai Paesi occidentali completi di munizioni, operatori e sistemi di acquisizione di obiettivi non necessariamente schierati in Ucraina.
La difesa antiaerea russa copre le parti più sensibili, come Crimea, Zhaporizhia, Kherson e Kharkiv oltre alla difesa “di punto” delle basi aeree e logistiche.
Quella ucraina è quasi assente e carente anche nella difesa dello spazio aereo dei maggiori centri come Kiev e Dnipro.
Dopo due anni di combattimenti a singhiozzo, l’Ucraina si è resa conto di non possedere la base né per vincere né per essere aiutata a vincere. Il tentennamento americano sui finanziamenti ha lanciato un segnale pericoloso ai dirigenti di Kiev, ha imbarazzato l’amministrazione Biden e ha costretto i vertici di Nato ed Europa a spendersi in rassicurazioni e finanziamenti oltre ogni realistica capacità di fornirli realmente e in tempo per evitare la catastrofe e di inviarli per un tempo lungo.
Le manifestazioni di appoggio incondizionato e “per tutto il tempo che ci vorrà” garantito da personaggi in perenne pellegrinaggio a Kiev sono al limite tra l’ipocrisia e la goliardia. Gli ucraini l’han notato da tempo e a ogni viaggio alzano la posta.
Zelensky e i suoi sanno che tali promesse non saranno comunque sufficienti a ribaltare le sorti della guerra.
I miliardi di aiuti, tolti quei tanti per le spese di mantenimento dell’apparato statale e quei pochissimi destinati agli scopi umanitari, vanno in armamenti forniti direttamente dai singoli Paesi.
Russia e Ucraina non hanno mostrato alcuna intenzione di negoziare ed entrambe fanno credere di poter vincere sul campo: l’Ucraina non da sola, ma con il sostegno armato di Usa ed Europa; la Russia con la deterrenza nucleare e il sostegno politico-strategico di Cina e altri Paesi del sud del mondo.
Sono due presunzioni errate, ma proprio per questo ancor più pericolose: entrambe portano direttamente a una guerra continentale con l’impiego di armi nucleari tattiche, reso altamente probabile dalle forniture di armi occidentali all’Ucraina.
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