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mercoledì 25 settembre 2024

Nicola Gratteri e il siluro lanciato contro Mattarella: non si fa problemi a puntare il dito sul Quirinale parlando della crisi di credibilità della magistratura

 

“NOI MAGISTRATI OGGI SIAMO AI MINIMI STORICI DI CREDIBILITÀ” – NICOLA GRATTERI APRE LE VALVOLE E NON RISPARMIA NEANCHE SERGIO MATTARELLA: “AVEVO DETTO CHE IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA AVREBBE DOVUTO CONVINCERE I COMPONENTI DEL CSM A DIMETTERSI DOPO IL CASO PALAMARA.
NON È STATO FATTO, ED È PASSATO IL MESSAGGIO CHE SI VOLEVA TUTELARE UNA CORPORAZIONE CHE NON VOLEVA LASCIARE LA POLTRONA” – “LE MAFIE ORA SONO SU TIKTOK PER ACCALAPPIARE I GIOVANI…”

Estratto dell’articolo di www.adnkronos.com

“Mostrandosi come modello vincente, in Italia la prima mafia che ha utilizzato i social per avvicinare, accalappiare i giovani utili idioti portatori di acqua al pozzo del capomafia, è stata la Camorra, poi anche parte dell”ndrangheta di Gioia Tauro”. Così il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nicola Gratteri, in occasione della seconda edizione di Capri D’Autore.

“Quando è nato – spiega Gratteri -, i primi a utilizzare Facebook sono state le mafie messicane con il cartello del Golfo e quello di Sinaloa: postavano video in cui si mostravano ricchi e potenti, con macchine di lusso. Poi i giovani, che rappresentano la fascia sociale che ha meno soldi ma consuma di più, sono passati da Facebook a TikTok, di conseguenza anche le mafie si spostate su questa piattaforma”.

Gratteri ricorda di aver approfondito e scritto sul tema dei social, il rapporto con i giovani e con le mafie, tanto che “TikTok di Dublino ci ha chiesto un incontro, poi avvenuto a Roma insieme al professor Antonio Nicaso. Abbiamo spiegato loro il linguaggio, le parole chiave dei video che inneggiavano alle mafie e al consumo di droga. TikTok in poco tempo ha costruito un software che, grazie alle nostre indicazioni, ha potuto cancellare in pochi giorni 36mila audio e video sul social”.

Magistratura.

“Noi magistrati oggi siamo ai minimi storici di credibilità, perché abbiamo fatto degli errori”. Così il procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nicola Gratteri, intervistato da Gianluigi Nuzzi nel corso della seconda edizione di Capri D’Autore, la rassegna culturale curata da Valentina Fontana e Gianluigi Nuzzi, e organizzata da Vis Factor, società leader a livello nazionale nel posizionamento strategico.

“Io avevo detto che il presidente della Repubblica avrebbe dovuto convincere i componenti del Consiglio superiore della magistratura a dimettersi, perché sul caso Palamara bisognava lanciare il messaggio alla gente che si stava voltando pagina, che si faceva un taglio netto. Non è stato fatto, con il risultato che è passato il messaggio che si voleva tutelare una corporazione che non voleva lasciare la poltrona. E questo ci ha resi più deboli, anche perché le correnti all’interno della Magistratura sono ancora tante”.

Sovraffollamento nelle carceri.

“Il sovraffollamento nelle carceri riguarda tutti i paesi europei, cambiano solo le percentuali” dice Gratteri. “Purtroppo, oggi in Italia il problema si è ulteriormente acuito non tanto per i numeri, ma anche perché mancano migliaia di uomini e donne della polizia penitenziaria. E quindi le carceri sono contenitori, non si fa trattamento. Anziché parlare di amnistia e indulto – e immagino che questo governo non lo farà – si potrebbe, per esempio, lavorare sui detenuti tossicodipendenti cercando di portarli nelle comunità terapeutiche e curarli”.

Non è solo una questione di “ridare vita” a questi giovani curandoli, spiega Gratteri ma “un detenuto in carcere – aggiunge – costa mediamente 180 euro, in una comunità terapeutica 60 euro: anziché uno in carcere, si potrebbero tenere tre agli arresti domiciliari. In parte così si risolverebbe anche il problema del sovraffollamento”.

Le ordinanze.

“Sono contro il divieto di pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare da parte della stampa perché vi è un maggior rischio di cadere in errore attraverso interpretazioni non esatte” dice Gratteri. “Era molto più comodo riportare pezzi dell’ordinanza di custodia cautelare e poi a margine, eventualmente, fare dei commenti”.

https://www.dcnews.it/2024/09/24/nicola-gratteri-e-il-siluro-lanciato-contro-mattarella-non-si-fa-problemi-a-puntare-il-dito-sul-quirinale-parlando-della-crisi-di-credibilita-della-magistratura/?fbclid=IwY2xjawFgm2dleHRuA2FlbQIxMAABHSfEglTNR7rbu6U9Cd9ZPpK4iWmIc7o-auyG8a12xbr0aXb4o3XeVC12gg_aem_7IK1NXsg0yZd7ST2hFD_uA

venerdì 26 luglio 2024

Maestra senza allievi di Marco Travaglio per Il Fatto quotidiano.

 

Per carità, rispetto a Biden è un pischello. Ma quando parla di guerre, Sergio Mattarella non pare lucidissimo.
Esprime “grande tristezza nel vedere che il mondo getta in armamenti immani risorse finanziarie che andrebbero destinate a fini sociali” (bene, bravo, bis).Poi però, con un arabesco logico da Guinness, ricasca nella solita litania: “L’Italia e i suoi alleati sostenendo l’Ucraina difendono la pace per evitare altre aggressioni a vicini più deboli che porterebbero a una guerra globale”.È la bugia che ci affligge dal 2022, quando Mosca invase l’Ucraina e si disse che la guerra era scoppiata quel giorno perché Putin, impazzito, voleva conquistare l’Europa partendo dal Donbass. Invece è scoppiata nel 2014, col golpe bianco di Euromaidan (fomentato dagli Usa, come confessò Victoria Nuland) per cacciare il legittimo presidente Janukovich e far eleggere il fantoccio Poroshenko che cambiò la Costituzione per aderire alla Nato e prese a bombardare il Donbass russofono. Mattarella, così triste per il riarmo, domanda: “Colpa di chi difende la propria libertà e chi lo aiuta o di chi aggredisce la libertà altrui?”.Ma dimentica le responsabilità occidentali: anche nella Serbia filorussa che, quando lui era vicepremier nel 1999, fu bombardata dalla Nato per 78 giorni e smembrata con l’indipendenza del Kosovo (il diritto all’autodeterminazione vale solo per i nemici di Mosca, quindi non per il Donbass).Poi scomoda l’“historia magistra vitae” (ma priva di allievi) per un ardito paragone con la II guerra mondiale: “Hitler pretendeva di annettere i Sudeti, la parte di Cecoslovacchia con una minoranza tedesca che Hitler pretendeva di annettere. Gran Bretagna, Francia e Italia, anziché difendere il diritto internazionale, gli diedero via libera. Lui poi occupò l’intera Cecoslovacchia e quando, non incontrando ostacoli, provò con la Polonia scoppiò la guerra mondiale”.Fra le tante cose che la storia non gli ha insegnato – oltre al fatto che Putin non è Hitler, non ha la Wehrmacht ma un esercito al confronto modestissimo e, se provasse a invadere l’Europa, si ritroverebbe contro l’intera Nato – c’è che contro Hitler si mossero Usa, Uk e Russia.Contro Putin c’è il fu esercito ucraino, che ha perso la guerra.E ora Zelensky e Kuleba invocano negoziati coi russi. Ma, come già nel 2022, dopo aver ripetuto per due anni e mezzo che la pace la decide l’Ucraina, l’Europa sabota i negoziati incitandola a farsi massacrare ancora. Ecco il generale Roly Walker, capo di stato maggiore britannico, in stereo con Mattarella e con l’Ue: “Dobbiamo prepararci a combattere con la Russia entro tre anni”. Quindi o ha saputo che Putin prepara lo sbarco oltre la Manica, o anche a lui servono ripetizioni di storia.

Il Fatto Quotidiano del 25.7.2024

mercoledì 31 maggio 2023

Mattarella - DEMOCRAZIA. - Renata Girardi

 

Mattarella ama raccontarci la democrazia nello stesso modo con cui un nonno legge favole al nipotino, per addormentarlo.

Poi chiude il libro e se ne va via.
Noi abbiamo sperimentato chi lui sia dopo aver vinto le politiche del 2018, deve avergli tolto il sonno.
Il M5S lui lo vede come il fumo negli occhi da sempre.
Dopo gli esiti delle Politiche 2018 mentre si cercava di mettere assieme un governo, impresa resa quasi impossibile con il Rosatellum, Di Maio chiese udienza a Mattarella.
Lui gliela nego' e ricevette per contro Berlusconi.
Dopo l' incontro B. Dira' :
" Ci provino a fare un governo che li mando a schiantare"
Incassato l' ok a destra si lancia nel tentativo
Del golpettino tecnico...l' uomo col trolley
ben funzionale all' austerità ,Cottarelli, uomo di sistema , dura 3 giorni come quasi-premier.
Arrivati alla definizione di un accordo di
governo giallo verde, dopo la nomina di Giuseppe Conte dirà indignato:
" HO dovuto persino accettare un PDC non votato in Parlamento"...ogni riferimento a Monti e Renzi è puramente casuale.
Per dire come la sua rielezione sia vista come
medicina anti M5S.
I suoi moniti contro il populismo e la sua predisposizione ai tanti sacrifici cui ci esorta sono noti e presenti in ogni discorso di circostanza ; parla di dignità e diritti poi a Meloni che li cancella firma tutto senza fare un plisse' .
Oggi in un suo intervento, il suo endormement
a favore di Roccella, le contestazioni gli fanno
venire l'orticaria ed il dissenso va sciolto nella melensa retorica che esterna in ogni occasione.
Ma quanti sorrisi riserva alla Meloni ?
Avete notato?
Io non lo reggo.
Scrivo per non dimenticare ed invitarvi a ricordare, non so di chi e di cosa lui sia Garante, ma non siamo noi di certo.

sabato 5 febbraio 2022

Il Festival di San Lecco. - Marco Travaglio

 

Non so, voi, ma io non sto più nella pelle perché il sermone di Sergio Bis ha avuto 55 applausi (di cui 19 standing ovation) in 37 minuti, manco fosse Dimartedì, con 18 citazioni di “dignità”, 16 di “Italia”, 11 di “Paese”, 10 di “istituzioni”, 9 di “Repubblica”, nessuna di “vitalizio” ma era sottinteso. Del resto, come dice Mario(lina) Sattanino, l’Italia tutta sognava il Bis come dimostrano le ola preventive della Scala di Milano e del San Carlo di Napoli, noti specchi del Paese reale insieme al Circolo della Caccia e al Club del Polo. Insomma, per dirla con Beppesergio Severgnini, “Mattarella è una rockstar”. Infatti, pur in assenza, era l’ospite d’onore della terza serata di Sanremo, dove Amadeus gli ha fatto suonare Grande grande grande perché “abbiamo saputo che lei nel 1978 fu tra i fortunati spettatori dell’ultimo concerto di Mina e vogliamo dedicarle una canzone che rappresenta bene quello che pensiamo di lei”. La canzone, per la cronaca, dice “Sei peggio di un bambino capriccioso, la vuoi sempre vinta tu. Sei l’uomo più egoista e prepotente che abbia conosciuto mai”, e parrebbe più consona a SuperMario trombato sulla via del Colle che al rieletto SuperSergio. Ma per fortuna nessuno l’ha cantata e son rimaste le note, insieme alla gratitudine per la diva che disse “mi ritiro dalle scene” e poi lo fece per davvero e, quando qualcuno provò a farle cambiare idea, lo rispedì al mittente, anziché rimangiarsi tutto per il nostro bene. Ma Mina, quando dice una cosa, la fa: è una cantante, mica uno statista.

Ieri Sergio Rockstar ha chiamato commosso Amadeus per complimentarsi dei complimenti a sé medesimo e Amadeus s’è commosso per i complimenti ai suoi complimenti, ma anche per il prefisso telefonico: “Quando ho visto lo 06 prefisso di Roma non volevo crederci” (pensava che il Quirinale fosse sulle Isole Andamane). Le lacrime del complimentante e del complimentato si mescolano alle salive della libera stampa, in un Festival di San Lecco più sfrenato di un rave party (anzi, di un bave-party). Come se Sergio Rockstar fosse una promessa di Sanremo Giovani e non lo stesso che già tutti leccano da sette anni. “L’agenda Mattarella”, “Il memorandum” (Corriere). “Mattarella incoronato”, “Decalogo etico di un Presidente”, “Napolitano-Mattarella, il bis è diverso” (La Stampa, che peraltro trovò divino anche il bis di Re Giorgio). “L’Italia della dignità”, “Dal Colle la spinta a Draghi” che “potrebbe inaugurare un nuovo format” (Rep), magari per il Dopofestival. “Mattarella fa giustizia” (Giornale). Intanto la Lagarde manda lo spread alle stelle, ma niente paura: è Drusilla Foer. Peccato solo per quei guastafeste dei 433 morti di Covid, che non si fanno mai i fatti loro.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/05/il-festival-di-san-lecco/6482306/

venerdì 4 febbraio 2022

Al settennato sopravviverà soltanto lui. - Antonio Padellaro

 

Cinquantacinque applausi sono pure pochi per come Sergio Mattarella ha condotto la partita del Quirinale. L’intensa e sapiente campagna mediatica (gli scatoloni, il trasloco) per non essere rieletto (con tutti gli altri che sgomitavano per essere eletti). L’attesa corrucciata e silente, mentre Salvini&C. facevano strame di candidati. La benevola accoglienza ai penitenti dell’unità nazionale (a eccezione di una) recatisi a implorare l’estremo sacrificio, come scrive la grande stampa (anche se il comprensivo accoglimento della supplica avrebbe convinto, scrive Repubblica, il 60% degli italiani ma non un 40%, e non sono pochissimi) Poi, ieri pomeriggio, l’apoteosi in Parlamento a cui egli si è sottoposto apparendo sorridente e in gran forma (ma quale stanchezza! Presidente lei ci sotterra tutti). Quindi un discorso d’insediamento ricco di spunti, toccante in quei ripetuti e sinceri richiami alla tutela delle tante “dignità” offese di questo Paese. Ma anche abile nell’essere onnicomprensivo, ecumenico (forse è mancato soltanto un saluto ad Amadeus e alla campagna acquisti della Juve). Un testo dal quale non traspariva nessuna intenzione di accorciare il secondo mandato, in stile Napolitano. Perché ci sembra chiaro che (e glielo auguriamo di cuore) nei prossimi sette anni (e fanno 14) lui sarà ancora lì al Quirinale, fresco come un bocciolo. Non avremmo, invece, le medesime certezze per i comprimari che in questi giorni gli hanno fatto la ola. Soprattutto perché il Mattarella Bis attraverserà tre legislature e con i chiari di luna della politica italiana scommettereste un euro che (a parte l’immarcescibile Casini) i vari Salvini, Letta, Conte, Renzi nel 2029 saranno ancora lì, in prima fila? Per non parlare di Mario Draghi, che soltanto un paio di mesi fa sembrava l’asso pigliatutto e che oggi guida un governo uscito azzoppato dalla battaglia del Colle. Con un interrogativo su tutti: in queste condizioni quanto potrà resistere il Migliore a Palazzo Chigi? Presidente Mattarella, perdoni l’impertinenza, ma se l’aveva davvero pensata così lei è un genio.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/04/al-settennato-sopravvivera-soltanto-lui/6480771/

Per i non udenti. - Marco Travaglio

 

Traduzione simultanea, con sottotitoli, dei passi principali del discorso di reinsediamento di re Sergio Bis.

“È per me una nuova chiamata – inattesa – alla responsabilità, alla quale tuttavia non posso e non ho inteso sottrarmi”. In realtà potevo benissimo rimandarvi in Parlamento a fare il vostro dovere. Ma, siccome non ne volevate sapere di eleggere Draghi, la Restaurazione avviata un anno fa rischiava di fallire, con una presidente appena sessantenne e pure donna. E ho dovuto tornare io.

“Vi ringrazio per la fiducia”. Che poi, per la precisione, si chiama “stipendio e vitalizio”.

“Alla Costituzione… ho cercato di attenermi in ogni momento per sette anni”. Salvo quando rimandai indietro il premier indicato dalla maggioranza perchè mi sta antipatico Savona e incaricai tal Cottarelli, noto frequentatore di se stesso; e quando mandai a casa il governo appena fiduciato dal Parlamento senza rinviarlo alle Camere e incaricai un ex banchiere mai indicato da nessuno.

“Uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni, le cui conseguenze avrebbero potuto mettere a rischio…”. Non so cosa sia saltato in mente a Draghi di tentare la fuga al Quirinale e di confondere la maggioranza del suo governo con quella del nuovo capo dello Stato, ma che volete che vi dica: so’ creature.

“La lotta contro il virus non è conclusa”. Vero, Mario?

“La ripresa di ogni attività è legata alla diffusione dei vaccini che aiutano a proteggere noi stessi e gli altri”. Che proteggano gli altri è una balla sesquipedale, ma mi hanno detto di dire così.

“I regimi autoritari o autocratici rischiano ingannevolmente di apparire, a occhi superficiali, più efficienti di quelli democratici, le cui decisioni… sono ben più solide”. Noi comunque, per non saper né leggere né scrivere, abbiamo optato per l’autocrazia.

“È cruciale il ruolo del Parlamento… La forzata compressione dei tempi parlamentari è un rischio”. Per chi non lo sapesse, il Parlamento è quell’aula sorda e grigia che i decreti non fa più neppure in tempo a timbrarli.

“Un profondo processo riformatore deve interessare la giustizia”. Questa l’ho copiata dal mio precedente discorso di insediamento e da quelli dei miei predecessori, da De Nicola in poi.

“I cittadini non devono avvertire timore per decisioni arbitrarie o imprevedibili in contrasto con la certezza del diritto”. Càpita ancora che qualche potente venga disturbato da indagini e condanne senza prescrizione e che qualche poveraccio venga assolto, ma la Cartabia ci sta lavorando.

“Poteri economici sovranazionali tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico”. E qui mi fermo, sennò poi Draghi s’incazza.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/04/per-i-non-udenti/6480721/

domenica 2 gennaio 2022

Mattarella, un addio esplicito e solare. - Antonio Padellaro

 

“Eravamo così poveri che a Natale il mio vecchio usciva di casa, sparava un colpo di pistola in aria, poi rientrava in casa e diceva: spiacente ma Babbo Natale si è suicidato”.

Jake LaMotta

In una notte di San Silvestro, se possibile più mesta del Natale descritto da Jake LaMotta, abbiamo provato viva solidarietà e un pizzico di sincera compassione per i colleghi costretti a chiosare il messaggio presidenziale che da quando viene celebrato riserva le stesse sconvolgenti sorprese della cerimonia del Ventaglio, con la differenza che in quel periodo dell’anno fuori fa caldo.

Infatti, venerdì sera, la diretta dal Quirinale non ha fatto che confermare la mirabile sintesi “testo breve, bandiere e sobrietà” con cui i giornali avevano titolato alla vigilia, sbadigliando. La colpa non è naturalmente di Sergio Mattarella (o dei suoi predecessori) ma di un’attesa assolutamente fuori luogo poiché nel redigere l’augusto testo gli amanuensi addetti alla bisogna avranno cura di espungere qualsiasi riferimento al mondo delle cose reali, fosse pure una virgola malandrina. Onde evitare, il giorno successivo, quelle puntute precisazioni con cui l’ufficio stampa del Colle è impegnato a scoraggiare qualunque goffo tentativo di trovare il classico peluzzo nell’uovo.

Faremo dunque preventiva ammenda per esserci scossi dal benefico sopore dopo quell’invito di Mattarella all’unità nazionale, alla solidarietà, e al patriottismo che avevamo incautamente inteso come un possibile viatico per l’elezione di Mario Draghi. Un plebiscito, insomma, che unisse i buonisti di Fratoianni ai patrioti della Meloni, un po’ come la grande chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa. Niente da fare perché prima ancora che potessimo articolare una supposizione il tuono rimbombò di schianto e tra capo e collo ci giunse la preventiva smentita degli uffici.

Dunque per dare un senso a questo scritto formuleremo un apprezzamento e un auspicio. Bene, perché giunto al termine del settennato, il commiato di Sergio Mattarella non poteva essere più chiaro, evidente, esplicito, solare. Il più fermo e cortese “giù le mani” rivolto a coloro che insistono a tirarlo per la giacca (pensiamo che ne abbia diritto, al posto della giacchetta corta di maniche che gli mettono addosso) affinché si faccia rieleggere. L’auspicio riguarda invece il tradizionale pistolotto rivolto ai “giovani”. E qui rivolgiamo un accorato appello al prossimo presidente affinché l’anno prossimo ci risparmi il piagnisteo su ciò che si doveva fare e non si è fatto nei secoli dei secoli per questa categoria quanto mai indistinta e scalognata. Anche perché temo che i “giovani”, la sera del 31, non siano all’ascolto (mentre può darsi che stiano sparando a Babbo Natale).

https://ilfat.to/3JyG5Dc

domenica 19 settembre 2021

CARLASSARE , “MATTARELLA BIS? UN’ANOMALIA COME DRAGHI AL COLLE”. - Silvia Truzzi

 

Ancora prima che il mandato del Presidente Mattarella entrasse nel semestre bianco, si è cominciato a parlare dell’ineludibilità di un suo bis. Per capire se davvero siamo in una situazione di impasse istituzionale, abbiamo chiesto lumi a Lorenza Carlassare, professore emerito di Diritto costituzionale all’Università di Padova. Che in premessa dice: “Mattarella è stato un ottimo presidente. E teoricamente io sarei felice di vederlo restare al suo posto, soprattutto pensando ai nomi che circolano per la sua successione. Da Casini a Berlusconi: non voglio nemmeno pensarci. Queste però sono considerazioni politiche. Ci sono argomenti di metodo contrari, e naturalmente nessuno riguarda la persona del Presidente”.

Professoressa, facciamo un salto indietro nel tempo. Come si è arrivati in Costituente a definire il settennato?

Molto presto, già nell’ottobre 1947, un emendamento proponeva un mandato di sei anni, con possibilità di rielezione. Un altro emendamento prevedeva la durata di sette anni, con divieto di rielezione. La non rieleggibilità dunque è stata ventilata, se ne è discusso, ma non è passata. Nitti invece voleva un mandato di quattro anni, richiamando il sistema americano. Ma negli Stati Uniti, è stato osservato, il Presidente non è solo capo dello Stato ma anche capo del governo: una circostanza che esige un continuo confronto con la volontà popolare. La cosa importante era differenziare la durata del mandato parlamentare rispetto a quello, più lungo, del Presidente per garantire continuità e stabilità. Questo significa svincolare il Capo dello Stato dalle Camere da cui deriva. È un organo di garanzia. La Corte lo definisce con queste precise parole: “Un organo estraneo a quello che viene definito indirizzo politico governativo”. Il ruolo del Presidente, che non è espressione dalla maggioranza, è neutrale.

Anche le modalità del voto vanno in questo senso?

Certo: sia lo scrutinio segreto sia la maggioranza qualificata servono a impedire alla maggioranza di eleggere da sola il Presidente. L’obiettivo è quello dell’imparzialità. La rielezione non urta di per sé contro questi principi. Ma, come è stato notato durante il dibattito in Costituente, sette anni sono molti, 14 sarebbero un’enormità.

Ecco: lasciare, com’è accaduto con il secondo mandato del presidente Napolitano, la decisione sul quando dimettersi all’arbitrio dell’interessato non è questione da poco.

Non è possibile che un organo resti in carica “a piacere”, perché la stabilità delle istituzioni dipende anche dalla precostituzione dei tempi. L’obiettivo dei Costituenti era svincolare il Capo dello Stato dalle contingenze politiche: il secondo mandato va nell’opposta direzione. E credo che il presidente Mattarella si voglia sottrarre proprio in ossequio a questi principi.

Sarebbe poi la seconda volta, consecutiva.

Non si può far entrare in vigore la regola del secondo mandato per via consuetudinaria. Sarebbe una forzatura costituzionale. Purtroppo siamo di fronte a una serie di anomalie istituzionali.

Molti opinionisti presentano questa situazione come l’unica alternativa possibile.

Non è pensabile: in democrazia c’è sempre un’alternativa. L’impasse nasce dalla crisi dei partiti, ormai senza peso politico e identità. Ciò che rende allarmante la situazione è la progressiva incapacità delle forze politiche di assumersi le proprie responsabilità istituzionali. In questo clima, i partiti sono sempre più delegittimati e deboli, ma attenzione perché i partiti sono il tramite attraverso cui si attua la democrazia rappresentativa. Senza di loro nessun sistema democratico può funzionare. Ed è una crisi ormai cronicizzata che si trascina da decenni.

I più importanti giornali scrivono che Mario Draghi dovrebbe restare anche oltre la fine della legislatura, perché lo vogliono i mercati e l’Europa. Tra un po’ diranno che il voto è superfluo?

Per fortuna non siamo arrivati a esiti così spaventosi. Molti, com’è noto, da vario tempo parlano addirittura di post-democrazia considerando fra gli altri fattori il peso crescente dell’economia e dei mercati nella vita degli Stati.

La corsa per il Colle è diventata nel dibattito pubblico “una partita a due” tra Mattarella e Draghi: di un prolungamento del mandato dell’attuale inquilino del Colle abbiamo già parlato. Ma anche la seconda ipotesi – un trasloco diretto da Palazzo Chigi al Quirinale – non è priva di incognite. Sarebbe una prima volta: anche in questo caso saremmo davanti a un’anomalia istituzionale?

Il passaggio diretto dalla Presidenza del Consiglio – di solito ricoperta da un esponente della maggioranza, scelto appunto per la sua posizione politica – alla Presidenza della Repubblica, che dev’essere caratterizzata invece dall’imparzialità, ha come rischio inevitabile la politicizzazione di quest’ultima. Di solito, sottolineo. Rischio che appare oggi poco consistente data la posizione di Draghi, posto alla guida del governo per ragioni molteplici e complesse, e comunque estranee da una qualificazione politica. Non si può però dire che la ‘politica’ sia stata del tutto estranea alla vicenda complessiva. Troppo forte era il desiderio di alcuni di togliere di mezzo Conte e le sue aperture sociali: anche l’elevato consenso dei cittadini nei suoi confronti li preoccupava. È comunque pericolosa l’idea di avvicinare due ruoli – il capo del governo e il capo dello Stato – che svolgono funzioni costituzionalmente tanto diverse.

ILFQ 12.9.2021

martedì 7 settembre 2021

Quirinale a ore. - Marco Travaglio

 

Dopo Benigni al Festival di Venezia, anche il cantante Marco Mengoni al Salone del Mobile di Rho-Pero, forse influenzato dal clima di antiquariato e modernariato, ha chiesto a Mattarella di restare ancora un po’. Come nel 2013 con Re Giorgio I e poi II, è partita la rumba delle perorazioni al capo dello Stato perché accetti la rielezione. Non per 7 anni, come prevedrebbe quel testo desueto chiamato Costituzione, ma solo un po’, per tenere in caldo la poltrona a Sua Altezza Reale Mario I, che poi deciderà quando ascendere al Colle dopo avere spicciato le ultime faccende a Palazzo Chigi. Come se il Quirinale fosse un albergo a ore. Immaginate cosa pensano all’estero di un Paese che, su 950 parlamentari, non ne trova uno in grado di fare il presidente della Repubblica, cioè di dire quattro banalità a Capodanno (“vestitevi che fa freddo, mettetevi le galosce”), baciare bambini, tagliare nastri ed estrarre dal cilindro un banchiere o chi per lui nelle crisi più serie. Anzi, uno ce l’avremmo, ma purtroppo fa già il premier e, se trasloca, restiamo senza e non troviamo più nessuno in grado di guidare il governo, pur formato integralmente da Migliori.

Questa barzelletta fa ridere in Italia, figuriamoci fuori dalla cinta daziaria. Eppure è il mantra che salmodiano i giornaloni e seguiteranno a biascicarlo fino alla data di scadenza di Mattarella. I Costituenti, che avevano chiara la distinzione fra una Repubblica e una Monarchia (gli italiani avevano appena scelto la prima e salutato la seconda), assegnarono al capo dello Stato un mandato settennale per sganciarlo dalla logica maggioranza-opposizione e affinché l’interessato ne avesse abbastanza. Infatti nessun presidente pensò al bis fino a Napolitano, che ruppe la tradizione. E non, come ci fu raccontato, perché non c’erano alternative, ma proprio perché c’erano: Prodi e Rodotà, che però minacciavano un governo coi vincitori delle elezioni (M5S e Pd), anziché con gli sconfitti. Infatti i padroni del vapore imbalsamarono il loro santo patrono al Colle per propiziare il governo Letta, cioè l’ammucchiata fra Pd e sconfitti (FI e montiani), e tagliar fuori i vincitori. Ora i soliti noti ritentano l’audace colpo per tagliar fuori M5S e Meloni dal prossimo governo con un’ammucchiata ancor più vasta (ora c’è pure la Lega perché i partiti “affidabili” si sono ristretti un altro po’). Se Mattarella e i suoi fan pelosi vogliono provarci, liberissimi. Ma ci risparmino le balle tipo “non ci sono alternative”, “ce lo chiede l’Europa” e “il presidente è costretto al bis”. Le alternative sono almeno 950. In Europa, quando scade un presidente, se ne fa un altro. E nessun presidente può essere costretto al bis: se non vuole, lo dice chiaro e il Parlamento elegge un altro.

ILFQ

martedì 2 marzo 2021

La mossa di Mattarella è politica (verso destra). - Tomaso Montanari


Ora che il “governo del Presidente” è tutto sotto i nostri occhi, è possibile criticare il Presidente? I manuali di Diritto costituzionale spiegano che non si è mai stabilito un divieto legale di criticare il presidente della Repubblica perché lo scopo della tacita regola per cui il capo dello Stato non si critica è quello di indurlo ad agire in modo da non ricevere critiche. Se l’attività del Presidente diventasse insindacabile, verrebbe meno la garanzia che questi non faccia un uso politico dei suoi poteri.

Ora, la decisione di non sciogliere le Camere è stata frutto di una valutazione dello stato del Paese: come tale, quintessenzialmente politica. La scelta di non comunicare questa decisione al presidente del Consiglio Conte, che aveva appena ricevuto la fiducia dal Parlamento, è stata politica. La decisione di incaricare Mario Draghi senza ricavarne il nome da un ulteriore giro di consultazioni, e mettendo i partiti davanti a un fatto compiuto, è un’altra scelta politica di Sergio Mattarella. Tutto nei limiti formali della Costituzione, sia chiaro, ma, come ha osservato Gustavo Zagrebelsky, fuori dalle consolidate convenzioni che circondando l’attuazione della Carta. E con la chiara volontà politica di uscire dalla crisi “dall’alto”, e non “dal basso”. Verso l’oligarchia, non verso la democrazia parlamentare. Coerentemente, Mattarella si è assunto davanti al Paese la responsabilità dell’identità del nuovo esecutivo: “Di alto profilo” e “che non deve identificarsi in nessuna formula politica”.

Come mentore e garante di un “governo del Presidente di alto profilo”, Mattarella ha assunto su di sé (ancor più di quanto non preveda l’articolo 92 della Costituzione) la responsabilità della scelta dei ministri, e quindi dei sottosegretari: ben sapendo, tra l’altro, che il Consiglio dei ministri è organo collegiale il cui presidente è solo un primo tra pari. Ora, come pensare che la credibilità della Presidenza non sia intaccata dalla qualità infima, in molti casi disdicevole fino al rigetto, della compagine ministeriale? Da cittadino, sono francamente sconcertato che il Presidente, dopo aver promesso al Paese l’“alto profilo”, abbia firmato i decreti di nomina di ministri come Stefani o Gelmini, e di sottosegretari come Molteni o Sisto. Borgonzoni alla Cultura e Sasso all’Istruzione, poi, sono veri e propri schiaffi alle parti più sensibili del progetto costituzionale.

E veniamo alla formula politica: che, in realtà, esiste eccome. Anzi, quella larghissima formula fino a ieri impensabile potrebbe essere la base per la rielezione dello stesso Mattarella al Quirinale: in un cortocircuito che avrebbe implicazioni inedite. Ancor più se questo secondo mandato, di cui si inizia a sentir parlare, avesse termine precoce: magari proprio per permettere l’ascesa di un successore (lo stesso Mario Draghi) che sarebbe così in qualche modo un erede designato, in una torsione dal sapore monarchico. E inoltre: la scelta di portare la Lega in un governo del Presidente comporta un’assunzione di responsabilità politica per nulla neutrale, visti i molti nodi irrisolti nei rapporti di quel partito con i neofascismi e il suo sostanziale rigetto di gran parte dei principi fondamentali della Carta. E anche la scelta di affidare l’opposizione a un solo partito, ancor più compromesso col neofascismo, è gravida di conseguenze politiche (a mio avviso, nefastissime). In Cecità di Saramago (libro che, a rileggerlo oggi, mette i brividi) la radio finalmente trovata, diffonde “notizie non confortanti: correva voce che fosse prevista a breve scadenza la formazione di un governo di unità e di salvezza nazionale”. Credo che anche oggi, nell’Italia resa politicamente cieca dalla pandemia, la notizia più sconfortante sia proprio questa. La resa della politica; la teorizzazione, dal più alto colle della Repubblica, che di fronte all’emergenza si debba abbandonare qualsiasi “formula politica”. E non per il presunto commissariamento da parte dei tecnici (che sembrano in verità assai poco autorevoli), quanto proprio per la dimensione dirompentemente antipolitica del messaggio che ne scaturisce. Tutti i partiti insieme, a correre sulla monorotaia imposta dal mercato e dalle banche (Draghi): a far capire che davvero There Is No Alternative, nessuna scelta è possibile. E cioè di fatto affermando che è inutile (oggi e domani) votare, perché comunque le scelte sono obbligate, e prese in alto: per il bene dello Stato.

Come dimostrano le prime mosse di Draghi (dalla scelta dell’ultraliberista Giavazzi alla incomprensibile opposizione, in sede europea, alla donazione dei vaccini per il personale sanitario africano proposta da Francia e Germania), la formula politica c’è: l’asse della politica italiana si è ulteriormente spostato a destra. E non per un voto, ma per una decisione politica del presidente della Repubblica.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2021/03/02/la-mossa-di-mattarella-e-politica-verso-destra/6118313/


Io credo che Mattarella si sia consultato con Napolitano prima di decidere, ed ha deciso seguendo il consiglio ricevuto, senza commettere, però, lo stesso errore fatto da Napolitano quando nominò Renzi a capo del consiglio per le sue doti di yesman, (bravo soldatino), ma che, alla fine , è risultato poco adatto, poichè ammalato di protagonismo ed egocentrismo. Draghi è stato scelto per le sue doti di "mago della finanza" e, quindi, a disposizione del mondo della finanza, mondo nel quale si muove benissimo. Naturalmente essendo un drago, farà gli interessi di chi conta, non certo i nostri.

Ancora una volta, la politica ci ha dimostrato che ciò che chiamano democrazia è solo un'utopia, il nostro voto non ha alcun valore, andare a votare o non farlo produce lo stesso effetto, se votiamo chi vogliamo noi il governo cade, se votiamo chi vogliono loro il governo prosegue fino alla scadenza naturale. 

Mattarella mi ha molto deluso, pensavo fosse un buono, ma credo di aver confuso la sua bontà con una forma di debolezza, di mancanza di carattere.

Cetta.

sabato 20 febbraio 2021

Mattarella, preservare nostro sistema sanitario e investire. -

Sta fronteggiando prova senza precedenti.

"Il nostro sistema sanitario nazionale, pur tra le tante difficoltà, sta fronteggiando una prova senza precedenti e si dimostra più che mai un patrimonio da preservare e su cui investire, a tutela dell'intera collettività. Per queste ragioni rivolgo, a nome di tutti gli Italiani, un saluto riconoscente a tutto il personale sanitario ed esprimo commossa vicinanza ai familiari dei caduti per la salvaguardia della salute di tutti noi". E' il messaggio inviato di Sergio Mattarella, al Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli nella prima Giornata Nazionale del personale sanitario.

Nel messaggio di Sergio Mattarella, al Presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, Filippo Anelli nella prima Giornata Nazionale del personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato, il Capo dello Stato afferma che questa è "importante occasione per rinnovare la più profonda riconoscenza del Paese verso tutti coloro che con professionalità e abnegazione si sono trovati, e tuttora si trovano, in prima linea nel fronteggiare l'emergenza pandemica che, a distanza di poco più di un anno dalla sua comparsa, ancora ci affligge".

"Fin dall'inizio della diffusione del virus, il personale sanitario si è dimostrato all'altezza di una minaccia di così vasta portata, impegnandosi al meglio, con tutti gli strumenti a disposizione, al fine di evitare che l'epidemia precipitasse in una catastrofe irreversibile.

È stato un impegno contrassegnato da difficoltà e sofferenze: moltissimi operatori hanno contratto il virus e tante sono le vittime che abbiamo dovuto piangere tra medici e infermieri. Soprattutto a loro va dedicata questa Giornata", si legge nel messaggio. 

"Il prolungarsi della pandemia produce drammatiche conseguenze, segnando di dolori e lutti le nostre comunità e innescando una crisi economica e sociale di grave portata. Antichi squilibri sono aumentati, nuove fratture si sono prodotte. E' necessaria un'azione coraggiosa per ricucire quel che si è lacerato e per rinnovare ciò che è utile a costruire un domani migliore", ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio al Presidente Nazionale delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI) in occasione del congresso. "Insieme alle istituzioni, tutti i corpi intermedi e il terzo settore, espressione della società civile, sono chiamati a partecipare alla sfida di una vera e propria rinascita, che ponga la dignità della persona e l'affermazione dell'eguaglianza dei diritti e delle opportunità al centro delle iniziative, come detta la Costituzione Repubblicana. Per assicurare prospettive di un futuro positivo alle generazioni più giovani", dice il Capo dello Stato. "In questo tempo, così difficile, di fronte alle emergenze causate dalla pandemia, è motivo di apprezzamento il loro impegno all'educazione civica, per rafforzare le reti di solidarietà, per ampliare la partecipazione democratica, per ridurre le diseguaglianze sociali", afferma Mattarella nel messaggio alle Acli. "Nelle difficoltà abbiamo riscoperto la capacità di resilienza della nostra gente, il senso del dovere di molti, la solidarietà e la gratuita azione volontaria a favore di chi ha più bisogno, il valore delle reti associative", sottolinea il Capo dello Stato.

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2021/02/20/mattarella-preservare-nostro-sistema-sanitario-e-investire_b4e37449-83fa-48b5-8ecf-c983ac80eda0.html

venerdì 29 gennaio 2021

Mattarella: “Possibile conferma della maggioranza attuale, va verificata”. Fico convocato al Quirinale.

 

Il presidente della Repubblica parla al Paese alla fine delle consultazioni ma non scioglie la sua riserva: “È emersa la prospettiva di una maggioranza politica composta a partire dai gruppi che sostenevano il governo precedente. Questa possibilità va peraltro doverosamente verifcata”. Il presidente della Camera convocato al Quirinale alle 19.30: si va verso l’incarico esplorativo.

Si va verso l’incarico esplorativo per Roberto Fico. Il presidente della Camera è stato convocato al Quirinale per le 19 e 30. Ad annunciarlo è stato Giovanni Grasso, direttore dell’Ufficio stampa del Colle. Un annuncio che segue di pochi minuti, l’intervento diretto del capo dello Stato. Sergio Mattarella ha parlato al Paese per spiegare che durante tre giorni di consultazioni – durate nel dettaglio “32 ore” – è “emersa la prospettiva di una maggioranza politica composta a partire dai gruppi che sostenevano il governo precedente. Questa possibilità va peraltro doverosamente verifcata”. E dunque per verificarla serve un mandato esplorativo al presidente di Montecitorio, come ipotizzato nelle scorse ore.

Il presidente della Repubblica è comparso nella sala stampa del Quirinale pochi minuti dopo le 19. “L’Italia come tutti i Paesi sta affrontando nuove pericolose offensive di una pandemia da sconfiggere con una diffusa e decisa campagna di vaccinazione e tanti cittadini subiscono pesanti conseguenze”, è l’incipit del capo dello Stato. Per questo motivo “è doveroso dar vita presto a un governo con un adeguato sostegno parlamentare” in un “momento così decisivo”. E visto che il Movimento 5 stelle, il PdLeu e gli Europeisti hanno chiesto un reincarico per Giuseppe Conte, il capo dello Stato ha spiegato che c’è la “prospettiva di una maggioranza politica composta a partire dai gruppi che sostenevano il governo precedente”. Ma è una prospettiva che va verificata: Italia viva, che ha scatenato questa crisi politica, ha chiesto al capo dello Stato di essere contraria a un incarico immediato per Conte: Matteo Renzi avrebbe voluto prima un mandato esplorativo per una personalità diversa. “Adotterò a brevissimo un’iniziativa”, ha chiuso il suo intervento Mattarella. Subito dopo l’annuncio della convocazione di Fico. Grillino di rito progressista, toccherà alla terza carica dello Stato sondare se ci sono i margini di manovra per riammettere i renziani nella maggioranza composta da Pd-M5s e Leu.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/29/mattarella-possibile-conferma-della-maggioranza-attuale-va-verificata-fico-convocato-al-quirinale/6083444/

lunedì 11 gennaio 2021

Recovery plan, ok di Renzi dopo la spinta del Colle: “Approviamo questo benedetto piano, ma spendiamo bene i soldi”.

 

L'ex premier, intervenuto a Rtl, non smentisce la telefonata del capo dello Stato, ma continua a minacciare la crisi: prima dice che la maggioranza deve "correre" su fondi Ue e ristori, poi insiste: "Non si buttino via i soldi che non torneranno mai più. O li spendiamo bene o spendeteli senza di noi". Orlando accoglie le sue parole come un via libera al Piano di ripresa. Gelo di Rosato: "Da quando il vice di Zingaretti è il nostro portavoce?"

Alla vigilia del decisivo Consiglio dei ministri sul Recovery plan, durante il quale Italia viva dovrebbe sciogliere le riserve sulla ventilata crisi di governo, Matteo Renzi sembra voler accogliere gli appelli arrivati da più parti per non mettere a rischio i 209 miliardi di fondi Ue destinati all’Italia. “Approviamo questo benedetto Recovery. Ma mettiamo questi soldi per le cose utili”, ha dichiarato in mattinata in un’intervista a Rtl. “A Conte diciamo: ‘Corri, presenta il Recovery, presenta i ristori“. Parole che suonano come un passo avanti nelle trattative con la maggioranza, o comunque come un congelamento della crisi per poter approvare in tempo il Piano di ripresa – che deve arrivare entro fine mese a Bruxelles – lo scostamento di bilancio e il nuovo decreto per gli indennizzi alle partite iva chiuse causa Covid. Cosa è cambiato nelle ultime 24 ore? Come riportano diversi quotidiani, tra cui RepubblicaCorriere e La Stampa, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha esercitato ancora una volta la sua moral suasion sui leader dei partiti. La spinta del Colle, ragiona il quirinalista di via Solferino, non va nella direzione di interferire nelle dinamiche politiche (anche perché non è tra le sue prerogative), ma nel dare precedenza alle vere priorità del Paese, spostando un po’ più in là l’eventuale caduta dell’esecutivo.

Renzi, interpellato sul punto, non smentisce la telefonata ricevuta dal capo dello Stato. Anzi: “Il presidente della Repubblica ha detto parole che condividiamo”, dice. Poi però rimarca l’indipendenza delle sue scelte: Mattarella “non va tirato per la giacchetta: in Italia il presidente è un arbitro, non dice a un dirigente politico quello che deve fare“. Il fondatore di Iv ribadisce quindi di non essere interessato alle “poltrone“: per lui l’importante è che “non si buttino via i soldi che non torneranno mai più. O li spendiamo bene o spendeteli senza di noi. Io voglio avere la coscienza a posto”. In sostanza tira un colpo al cerchio e uno alla botte, non escludendo fino all’ultimo l’opzione di far saltare il banco. “Una cosa sono i post, i tweet e le storie su Instagram”, dice, riferendosi al post pubblicato su Facebook dal presidente Conte nella serata di sabato. “Una cosa sono i documenti. Io non so dire se ci hanno dato ragione, lo saprò quando ci daranno i documenti“. Infine l’ennesimo attacco al portavoce del premier: “L’idea di essere “asfaltato” da Rocco Casalino era una cosa che non avevo considerato quando ho cominciato a fare politica, non mi preoccupa né mi esalta come prospettiva”, conclude, citando le parole che Repubblica ha attribuito allo stesso Casalino in un retroscena. “Smentisco categoricamente i virgolettati e le ricostruzioni che mi vengono attribuiti oggi in un articolo”, la reazione del portavoce.

Il vicesegretario del Pd, Andrea Orlando, venuto a sapere delle dichiarazioni di Renzi mentre è in diretta televisiva su Rai3, sembra leggerle come un primo via libera: “Sul Recovery siamo contenti che sia passata la nostra linea. Non è una cosa di questo governo e di questa maggioranza, è fondamentale che si metta in sicurezza e che non si intralci il percorso per portarlo in Parlamento”. L’ex ministro però avverte: “L’accordo in generale non lo darei per fatto, ci sono molte questioni aperte”. L’appuntamento decisivo è fissato per martedì, ma già in serata i partiti che sostengono il governo riceveranno il testo completo del Recovery plan, modificato secondo le loro stesse indicazioni. Già prima del Cdm, quindi, i renziani potrebbero far sapere quale sarà il loro orientamento. E che tutto sia ancora in forse lo sottolinea il presidente di Iv Ettore Rosato, che a sua volta replica piccato al vicesegretario dem: “Orlando è diventato il portavoce di Italia Viva? Ci faccia sapere quando gli dobbiamo dare la nostra tessera“.

Sullo sfondo restano le trattative sotterranee portate avanti da pezzi del Pd per ricucire lo strappo. Tra i principali registi c’è sempre il braccio destro di Zingaretti Goffredo Bettini, a cui lo stesso Renzi il giorno dell’Epifania ha mandato una nota in 30 punti sulle “questioni politiche aperte” in maggioranza. In un’intervista rilasciata oggi al Corriere, l’esponente dem ribadisce che “si deve andare presto al sodo: decidere, lavorare, rinunciare alle ripicche e alle tattiche estenuanti. Si deve dare una guida serena e solida agli italiani”. Per Bettini “si sono compiuti passi in avanti decisivi sul Recovery plan. Approvato questo provvedimento importantissimo per la vita degli italiani, si tratta di stabilire un accordo solenne, vincolante e chiaro circa le priorità di un programma di fine legislaturaAltro che rimpastino. Stiamo parlando di cose da fare, non di qualche ministero da distribuire”. Argomento che comunque resta sul tavolo. E Bettini, che nel settembre 2019 ha contribuito alla nascita dell’esecutivo giallorosso, indica ancora una volta qual è la strada da seguire: “Un governo più politico è una garanzia per la stabilità dello stesso Conte”, dice, riferendosi alla possibilità che i leader di partito entrino a far parte della squadra di governo.

Alcuni big dei 5 stelle, escluso il reggente Vito Crimi, hanno già ruoli di peso, come Luigi Di Maio alla casella degli Esteri e Alfonso Bonafede alla giustizia. Stessa cosa per la sinistra, dal momento che Roberto Speranza è saldamente alla guida del ministero della Salute. Per i renziani si ventila l’ipotesi che lo stesso Renzi o il suo braccio destro Maria Elena Boschi possano strappare un ministero. Poi c’è il Pd: tra i suoi capi-corrente l’esecutivo può contare solo su Dario Franceschini, che è anche capodelegazione del partito a Palazzo Chigi. Lo scenario di un ingresso di Nicola Zingaretti sembra escluso, visto che in tal caso dovrebbe lasciare la guida della Regione Lazio, mentre resta in piedi l’opzione Orlando. Il diretto interessato, posto di fronte alla questione ad Agorà su Rai3, risponde sibillino: “Secondo gli accordi iniziali io nel Governo in carica dovevo fare il ministro degli Esteri. Se dico se sto bene dove sto potreste crederci…”, dice, escludendo l’ipotesi. Poi però aggiunge: “Ne discuteremo, ma la mia propensione è questa”.

https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/01/11/recovery-plan-dopo-il-pressing-del-quirinale-renzi-dice-si-approviamo-questo-benedetto-piano-ma-spendiamo-bene-i-soldi/6061488/