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venerdì 9 febbraio 2024

Festival di SanRemo

Io non seguo il Festival di San Remo da svariati anni, ma non critico chi lo segue. 

Sono una ferrea sostenitrice della libertà di scelta e comprendo chi segue queste manifestazioni con lo stesso interesse con il quale segue le notizie sui personaggi dello spettacolo, vedi ad esempio: Blasi-Totti.

Credo che i mezzi di divulgazione debbano contentare tutti e non solo una fascia di ascoltatori, ai quali è demandata la possibilità di scelta dei programmi. Partendo, naturalmente, dal principio che ognuno di noi ha la sua propensione verso alcuni tipi di notizie anziché altre...

Il rispetto, innanzi tutto, verso tutte le fasce della popolazione.

Mio padre mi insegnò che quando uscivo da casa dovevo dare il buongiorno a chiunque incontrassi, sopra tutto allo spazzino, al quale dovevo essere grata poichè mi faceva trovare la strada pulita dai bisogni corporei dei cani portati al guinzaglio da ipotetici gentiluomini di "buona famiglia". 

Ma mio padre era un grande e mi ha insegnato che è la solidarietà l'unica arma favorevole ad una convivenza pacifica e sostenibile per il bene dell'umanità.

Lui aveva vissuto la guerra ed aveva imparato che non porta nulla di buono, se ne deduce, pertanto, che le scaramucce tra sostenitori del Festival e denigratori dello stesso servono solo ad esasperare ciò che è un iter naturale: dobbiamo poter scegliere in base alle nostre aspirazioni alle nostre propensioni, non siamo tutti uguali, ma possiamo, ugualmente, essere in sintonia.

Cetta.

sabato 5 febbraio 2022

Il Festival di San Lecco. - Marco Travaglio

 

Non so, voi, ma io non sto più nella pelle perché il sermone di Sergio Bis ha avuto 55 applausi (di cui 19 standing ovation) in 37 minuti, manco fosse Dimartedì, con 18 citazioni di “dignità”, 16 di “Italia”, 11 di “Paese”, 10 di “istituzioni”, 9 di “Repubblica”, nessuna di “vitalizio” ma era sottinteso. Del resto, come dice Mario(lina) Sattanino, l’Italia tutta sognava il Bis come dimostrano le ola preventive della Scala di Milano e del San Carlo di Napoli, noti specchi del Paese reale insieme al Circolo della Caccia e al Club del Polo. Insomma, per dirla con Beppesergio Severgnini, “Mattarella è una rockstar”. Infatti, pur in assenza, era l’ospite d’onore della terza serata di Sanremo, dove Amadeus gli ha fatto suonare Grande grande grande perché “abbiamo saputo che lei nel 1978 fu tra i fortunati spettatori dell’ultimo concerto di Mina e vogliamo dedicarle una canzone che rappresenta bene quello che pensiamo di lei”. La canzone, per la cronaca, dice “Sei peggio di un bambino capriccioso, la vuoi sempre vinta tu. Sei l’uomo più egoista e prepotente che abbia conosciuto mai”, e parrebbe più consona a SuperMario trombato sulla via del Colle che al rieletto SuperSergio. Ma per fortuna nessuno l’ha cantata e son rimaste le note, insieme alla gratitudine per la diva che disse “mi ritiro dalle scene” e poi lo fece per davvero e, quando qualcuno provò a farle cambiare idea, lo rispedì al mittente, anziché rimangiarsi tutto per il nostro bene. Ma Mina, quando dice una cosa, la fa: è una cantante, mica uno statista.

Ieri Sergio Rockstar ha chiamato commosso Amadeus per complimentarsi dei complimenti a sé medesimo e Amadeus s’è commosso per i complimenti ai suoi complimenti, ma anche per il prefisso telefonico: “Quando ho visto lo 06 prefisso di Roma non volevo crederci” (pensava che il Quirinale fosse sulle Isole Andamane). Le lacrime del complimentante e del complimentato si mescolano alle salive della libera stampa, in un Festival di San Lecco più sfrenato di un rave party (anzi, di un bave-party). Come se Sergio Rockstar fosse una promessa di Sanremo Giovani e non lo stesso che già tutti leccano da sette anni. “L’agenda Mattarella”, “Il memorandum” (Corriere). “Mattarella incoronato”, “Decalogo etico di un Presidente”, “Napolitano-Mattarella, il bis è diverso” (La Stampa, che peraltro trovò divino anche il bis di Re Giorgio). “L’Italia della dignità”, “Dal Colle la spinta a Draghi” che “potrebbe inaugurare un nuovo format” (Rep), magari per il Dopofestival. “Mattarella fa giustizia” (Giornale). Intanto la Lagarde manda lo spread alle stelle, ma niente paura: è Drusilla Foer. Peccato solo per quei guastafeste dei 433 morti di Covid, che non si fanno mai i fatti loro.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/02/05/il-festival-di-san-lecco/6482306/