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giovedì 19 dicembre 2024

LA RESA DI ZELENSKY. - Gioacchino Musumeci L'opinione Contro

 

Da “vinceremo contro la Russia” a “Non abbiamo le forze per riprenderci Donbass e Crimea. Dobbiamo sperare nella diplomazia”. Parole che suonano come le resa del presidente Volodymyr Zelensky.
Sfuma pateticamente la narrazione dell'Ucraina presto nella Nato, oppure “ Ucraina nella Ue con procedura accelerata”...Nulla del racconto propinato per quasi tre anni era vero.
Invece è orribilmente reale il risultato della politica estera Usa nell'est europeo. L'occidente di chiacchieroni al potere esce malissimo dallo scontro con Mosca. Dopo quasi tre anni di clamorosa propaganda originale americana e miserabile zerbinaggio europeo, ridicole ipotesi di vittoria militare ucraina e finanche il ridimensionamento del neonazismo a utile e necessario patriottismo, gli Ucraini pagheranno il prezzo imposto da leader cialtroni che hanno giocato il destino di milioni di persone come carte da poker.
Il niet dei vertici nato alla istanze di Mosca si rivela un bluff che costa territori ridotti in cenere strappati all'Ucraina, miliardi sprecati, speculazioni d'ogni sorta, inflazione al galoppo e vite cancellate. A tutto questo non c'è rimedio, e bisognerebbe vergognarsi per l'ennesima prova di imbecillità bellicista offerta dai soliti noti.
Non basterà sostenere “ ha cominciato Putin”, non servirà la postura mediatica occidentale improvvisamente capovolta per ripulire la reputazione di Usa e GB e Ue compromesse ben prima delle operazioni militari Russe in Ucraina. Non basterà proclamare il raggiungimento della pace procrastinata nel sangue di innocenti per cancellare dall'orizzonte la più incapace e ignorante e a tratti sordida classe dirigente europea del millennio.
Ma più di tutti esce svergognato il binomio dei principali guerrafondai mondiali. A Usa e GB gli ucraini devono la guerra ad oltranza che ha invischiato Kiev, peraltro capitanata da un manipolo di incapaci sostenuti da oligarchi corrotti, nel pantano da cui si esce esclusivamente con la trattativa diplomatica bannata da coloro che peroravano la causa democratica.
La guerra in Ucraina mai come prima è stata reclamizzata come un prodotto da banco del supermercato, perfino assimilata all'epico scontro di Davide contro Golia, ma le fionde ucraine, a dispetto delle enormi bugie raccontate, non hanno abbattuto il gigante e di sicuro non ci voleva molto per prevederlo.
Finiti i tempi delle contro offensive risolutive e della resistenza epica, Zelensky si schianta rovinosamente contro la realtà: le promesse delle sirene occidentali sono come quelle narrate nell'Odissea, spesso portano alla rovina e la morte.

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domenica 29 settembre 2024

Il lago Baikal, Siberia orientale, Russia.

 

Il lago Baikal, situato nella Siberia orientale, Russia, è una meraviglia naturale e patrimonio dell'umanità dell'UNESCO.
È il più antico lago d'acqua dolce, stimato tra 20-25 milioni di anni, e il più profondo, con una profondità massima di 5.315 piedi (1.620 metri). Questo antico lago contiene circa il 20% dell'acqua dolce terrestre, rendendolo una risorsa cruciale per il pianeta. Le acque cristalline del lago consentono una visibilità fino a 40 metri di profondità, offrendo una vista affascinante del suo mondo sottomarino. Uno dei fenomeni più coinvolgenti del lago Baikal si verifica in inverno, quando il lago si gela. Il ghiaccio forma splendidi frammenti turchesi, creando un paesaggio surreale. Questi frammenti di ghiaccio, modellati da forti venti, possono raggiungere altezze impressionanti. Possono formarsi fino a 32-39 piedi.
Manda un messaggio alla Legazpi.
Credito immagine: Olivier Renck, Alexey Trofimov.

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giovedì 22 agosto 2024

Quello Che Una Telecamera Ha Catturato In Russia Ha Scioccato Il Mondo.



Suppongo che tutto ciò che riguarda la natura sia probabile; per quanto riguarda le teorie menzionate, non credo di essere in grado di commentarle, essendo poco esperta in materia.
cetta

venerdì 16 agosto 2024

Guerra Ucraina. - Giuseppe Salamone

 

Era il 14 giugno scorso quando Putin apertamente parlò, per l'ennesima volta, di negoziati mettendo come punto di partenza gli accordi di Istanbul fatti saltare da Usa e UK. Era sostenuto dal piano di pace proposto dalla Cina il quale aveva ottenuto un buon sostegno a livello internazionale soprattutto dopo il flop che si prospettava per la conferenza di pace farlocca organizzata dall'occidente in Svizzera.
In quell'occasione, seppur in modo sterile, anche in occidente si avviò un mini dibattito tornando a parlare di possibili trattative. Troppo pericoloso però per chi con la guerra ci campa assistere a un dibattito sulle proposte di Putin per due semplici motivi: il primo perché significava che le condizioni le stava dettando il Cremlino (ovviamente da sempre le condizioni le detta chi vince sul campo), secondo perché non era ancora arrivato il momento di mettere la parola fine alla guerra per procura per chi controlla le marionette della Casa Bianca.
Sostanzialmente bisognava tornare a un punto teso dove poter allontanare ogni tipo di diplomazia anche perché, lo scambio di prigionieri avvenuto sia con gli Usa sia con l'Ucraina aveva frantumato la narrazione propagandista occidentale del "con Putin non si negozia perché non vuole negoziare". Serviva qualcosa di abbastanza eclatante che mandasse all'aria ogni piccolo spiraglio di negoziato e, stranamente, eccolo arrivato. Sto parlando della sortita di Zelensky in Russia. Un'azione, come già detto, senza alcun senso sia dal punto di vista militare sia dal punto di vista strategico. Ma una sortita che, giustamente, imbarazza il Cremlino sia agli occhi del mondo sia agli occhi della stessa popolazione Russa e pertanto va spenta quanto prima.
Ed è quello che farà la Russia perché militarmente ha la forza, il tempo e la pazienza per farlo. Oggi Putin ha pronunciato parole pesanti e per la prima volta dal febbraio 2022 ha dichiarato di non essere disposto a negoziare almeno fino a quando non sistemeranno la questione nella Regione di Kursk: "È chiaro il motivo per cui il regime di Kiev ha rifiutato le nostre proposte di ritorno ad un piano di soluzione pacifica, così come le proposte dei mediatori interessati e neutrali. A quanto pare, il nemico, con l’aiuto dei padroni occidentali, sta portando avanti la loro volontà."
Ma qui arriva il punto secondo me fondamentale: "Ma di che tipo di negoziati possiamo parlare con persone che attaccano indiscriminatamente i civili, le infrastrutture civili o cercano di creare una minaccia per gli impianti di energia nucleare?". Ora, piaccia o meno, non trovo una sola contraddizione nelle parole di Putin. Ha aperto in passato ai negoziati? Si, l'ha fatto parecchie volte sia lui sia Lavrov. Quel buffone di Zelensky, forte del sostegno dei padroni occidentali, anziché accogliere le proposte diplomatiche ha preferito attaccare la Russia massacrando civili e lanciando droni sulle centrali nucleari? Si, l'ha fatto e lo abbiamo visto tutti.
Quindi di che stiamo a parlare? Stiamo a parlare di una parte che fino ad adesso si è mostrata disponibile al dialogo (a dirla tutta sono decenni che la Russia cerca di parlare con gli Usa a causa dell'espansione della Nato) e di una parte che ogni volta che sembra ci possa essere una minima soluzione, manda tutto all'aria perché deve continuare a oltranza la guerra contro la Russia. Ora datemi pure della spia del Cremlino, ma questa è la realtà. Il resto, come sempre, è pura, becera e criminale propaganda.
A proposito: credete ancora, come la propaganda di regime continua a narrare, che l'azione terroristica di Zelensky in Russia sia stata fatta a insaputa degli Usa e dei suoi vassalli? Siete sicuri che abbiano fatto una sortita con militari che parlano un inglese impeccabile ed equipaggiati con armi Nato fino ai denti all'insaputa degli Usa e dei suoi vassalli? Se la risposta è si, allora i frutti di Hollywood stanno fiorendo alla grande. Poveri noi...

giovedì 15 agosto 2024

Gli atlantonti di Marco Travaglio.

 

Per capire in quale trappola diabolica s’è cacciata l’Europa, basta unire i puntini delle ultime notizie, che sembrano fatte apposta per gli atlantonti che non vogliono vedere.

1) La Germania, mentre imbottisce l’Ucraina di armi e miliardi, spicca un mandato di cattura per l’incursore ucraino che due anni fa fece esplodere, su mandato di Kiev e con la copertura Nato, i gasdotti Nord Stream 1 e 2, costati 21 miliardi, che portavano il gas russo in Germania e di lì in tutta Europa e che Biden aveva già minacciato di distruggere. Risultato: ora compriamo più gas liquido e scadente dagli Usa, che ce lo vendono a prezzi quadrupli e ci tocca pure rigassificarlo; la Germania in recessione trascina nel baratro l’intera Ue, mentre l’economia americana (come quella russa) va come un treno.

2) Ora che Biden sta per diventare ex presidente, vengono desecretati gli atti sul figlio criminale Hunter che nel 2016, sotto il governo Renzi, chiese aiuto all’ambasciatore a Roma per procacciare affari nella Toscana pidina al colosso energetico ucraino Burisma, di cui era amministratore. Insomma, quello dei Biden per Kiev è un amore disinteressato: platonico.

3) Il più fanatico fra i consiglieri di Zelensky, Podolyak, spiega che l’invasione ucraina della regione russa di Kursk serve a ricattare i Paesi più prudenti della Nato per avere mano libera sull’uso delle nostre armi in Russia. Paesi tipo l’Italia, che ripudia la guerra per Costituzione, come ricorda financo Crosetto (subito linciato dai pretoriani Nato Mieli&Sallusti, che chiamano la Costituzione “ipocrisia” e “odio per l’Occidente”).

Il copione è fisso: il regime ucraino e i retrostanti Usa ricattano l’Europa con menzogne sempre più spudorate, ma i nostri sgovernanti sono ben felici di bersele mettendo mano al (nostro) portafogli e scavalcando le linee rosse che avevano tracciato.
Ora Kiev, dopo aver finto di voler negoziare con Mosca per paura di Trump, scatena un blitz militarmente inutile, anzi suicida, che la priva dei reparti migliori condannati allo sterminio, sguarnisce il Donbass dove i russi avanzano vieppiù, al solo scopo di bruciare il tavolo dell’eventuale trattativa. E pretende di farlo coi nostri missili e il nostro permesso.
Ma, siccome l’ultima linea rossa è sempre la penultima, dobbiamo prepararci alla prossima: quando i russi completeranno la conquista del Donbass e annienteranno i reparti ucraini a Kursk, Zelensky piagnucolerà che ha finito i soldati e vuole i nostri. I giovani ucraini fuggono all’estero, affogano nel Dnepr, si spaccano le tibie a martellate pur di non arruolarsi. Ma Repubblica canta l’epopea dei “soldati ucraini ‘felici di guidare un tank in Russia’”. È così che si precipita nella Terza guerra mondiale senza neppure accorgersene.

https://www.dcnews.it/2024/08/15/se-unisci-i-puntini-ci-arrivi-anche-tu-ucraina-un-impeccabile-marco-travaglio-demolisce-definitivamente-la-stucchevole-narrazione-che-politicanti-e-pennivendoli-ci-propinano-da-due-anni/

venerdì 26 luglio 2024

Maestra senza allievi di Marco Travaglio per Il Fatto quotidiano.

 

Per carità, rispetto a Biden è un pischello. Ma quando parla di guerre, Sergio Mattarella non pare lucidissimo.
Esprime “grande tristezza nel vedere che il mondo getta in armamenti immani risorse finanziarie che andrebbero destinate a fini sociali” (bene, bravo, bis).Poi però, con un arabesco logico da Guinness, ricasca nella solita litania: “L’Italia e i suoi alleati sostenendo l’Ucraina difendono la pace per evitare altre aggressioni a vicini più deboli che porterebbero a una guerra globale”.È la bugia che ci affligge dal 2022, quando Mosca invase l’Ucraina e si disse che la guerra era scoppiata quel giorno perché Putin, impazzito, voleva conquistare l’Europa partendo dal Donbass. Invece è scoppiata nel 2014, col golpe bianco di Euromaidan (fomentato dagli Usa, come confessò Victoria Nuland) per cacciare il legittimo presidente Janukovich e far eleggere il fantoccio Poroshenko che cambiò la Costituzione per aderire alla Nato e prese a bombardare il Donbass russofono. Mattarella, così triste per il riarmo, domanda: “Colpa di chi difende la propria libertà e chi lo aiuta o di chi aggredisce la libertà altrui?”.Ma dimentica le responsabilità occidentali: anche nella Serbia filorussa che, quando lui era vicepremier nel 1999, fu bombardata dalla Nato per 78 giorni e smembrata con l’indipendenza del Kosovo (il diritto all’autodeterminazione vale solo per i nemici di Mosca, quindi non per il Donbass).Poi scomoda l’“historia magistra vitae” (ma priva di allievi) per un ardito paragone con la II guerra mondiale: “Hitler pretendeva di annettere i Sudeti, la parte di Cecoslovacchia con una minoranza tedesca che Hitler pretendeva di annettere. Gran Bretagna, Francia e Italia, anziché difendere il diritto internazionale, gli diedero via libera. Lui poi occupò l’intera Cecoslovacchia e quando, non incontrando ostacoli, provò con la Polonia scoppiò la guerra mondiale”.Fra le tante cose che la storia non gli ha insegnato – oltre al fatto che Putin non è Hitler, non ha la Wehrmacht ma un esercito al confronto modestissimo e, se provasse a invadere l’Europa, si ritroverebbe contro l’intera Nato – c’è che contro Hitler si mossero Usa, Uk e Russia.Contro Putin c’è il fu esercito ucraino, che ha perso la guerra.E ora Zelensky e Kuleba invocano negoziati coi russi. Ma, come già nel 2022, dopo aver ripetuto per due anni e mezzo che la pace la decide l’Ucraina, l’Europa sabota i negoziati incitandola a farsi massacrare ancora. Ecco il generale Roly Walker, capo di stato maggiore britannico, in stereo con Mattarella e con l’Ue: “Dobbiamo prepararci a combattere con la Russia entro tre anni”. Quindi o ha saputo che Putin prepara lo sbarco oltre la Manica, o anche a lui servono ripetizioni di storia.

Il Fatto Quotidiano del 25.7.2024

mercoledì 17 luglio 2024

Sito archeologico presso Kostenki 11, Russia.

 

Siete pronti ad essere sbalorditi? Su un sito archeologico presso Kostenki 11, in Russia, è stato rinvenuto nel 2014 un cerchio fatto di ossa di mammut che tiene gli studiosi di tutto il mondo sulle spine. Costruito con i resti di oltre 60 mammuth lanares, questo edificio unico nel suo genere risale a 25.000 anni fa e solleva affascinanti quesiti sul suo scopo, i metodi di costruzione e il suo significato per le società di cacciatori-raccoglitori dell’età del ghiaccio. 

L’indagine archeologica su questo cerchio di ossa di mammut ha portato a risultati sorprendenti. Ci sono prove di ossa di mammut bruciate, il che suggerisce che la popolazione Paleolitica probabilmente usava l’osso come combustibile per accendere fuochi, forse per attività come lo smembramento delle carcasse di mammut, indicando una comprensione sofisticata dell’uso del fuoco. Inoltre, lo scavo di materiale vegetale simile alle verdure moderne implica una dieta varia che potrebbe essere stata accompagnata da contorni vegetali alle portate di carne di mammut. 

A dispetto di queste scoperte, molti interrogativi intorno al cerchio di ossa di mammut rimangono irrisolti. Le discussioni continuano su se i mammuth fossero cacciati o recuperati dopo la morte naturale, quanto tempo gli esseri umani abitassero il sito e se la struttura avesse un significato rituale o simbolico. Il dibattito in corso tra gli esperti sottolinea le difficoltà di interpretare queste antiche strutture basandosi esclusivamente su ciò che è rimasto nelle vestigia archeologiche. 

Questo cerchio d'ossa di mammut non solo mette in mostra notevoli abilità costruttive e ingegnosità, ma offre anche uno squarcio sulla vita quotidiana dei cacciatori-raccoglitori dell'età del ghiaccio mentre affrontavano le prove dell'ultimo periodo glaciale in Europa. I ritrovamenti illuminano la resilienza e la creatività dei nostri antenati nell'adattarsi al rigido ambiente. 
Sapevate tutto ciò? Restate sintonizzati per più curiosità dal mondo di archeologia.

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domenica 5 maggio 2024

“L’Occidente banchetta sul suo cadavere” Ucraina, l’impietosa analisi del generale Fabio Mini sullo schifo della feccia nostrana e il reale andamento della guerra totalmente a favore di Mosca.

 

Kiev spolpata da nemici e amici per trarre profitto dal cadavere
DÉBÂCLE SUL CAMPO – È scoccata l’ora della verità. Nonostante promesse e aiuti, la situazione sul terreno ormai è compromessa, ma i gialloblù continuano a essere illusi
di Fabio Mini per Il Fatto Quotidiano
In questo periodo di guerra ciò che si percepisce sul campo di battaglia è meno rilevante di quanto ci viene mostrato da tutte le fonti occidentali alimentate dall’Ucraina e di quanto avviene a livello strategico-politico. Sul campo gli attacchi russi sono sistematici, ma limitati. La parola è data alle artiglierie terrestri e alle fanterie diluite lungo una linea di contatto di oltre 800 chilometri, ma più concentrate nell’area di Kharkiv ormai ridotta, come tutte le cittadine e i villaggi del fronte, a cumuli di macerie.
A ridosso di tale linea, dalla parte russa sono schierate le forze di riserva, i supporti e i lanciatori di razzi e missili terrestri pronti sia a favorire l’ulteriore avanzata sia a garantire il controllo del territorio. Ancora più arretrate operano le basi di fuoco aereo e missilistico e le basi logistiche. Aerei e missili battono obiettivi in profondità in tutto il territorio ucraino, o quasi, colpendo strutture energetiche, centri di comando e controllo e altri obiettivi d’interesse militare e industriale.
I danni materiali sono ingenti e significativi, mentre quelli alle persone sono largamente sproporzionati rispetto ai primi.
Non si è mai visto un rapporto ucraino sui bombardamenti aerei subiti che abbia fatto più di 4 o 5 morti tra i civili, di cui gli immancabili uno o due bambini.
Per contro, secondo le stesse fonti ucraine, non viene colpito nemmeno un soldato.
Le perdite di combattenti sono un segreto di Stato che come tale va rispettato per la tenuta morale della nazione. Ma non convince nessuno. Da parte ucraina, a ridosso della sottile linea di contatto, peraltro molto discontinua, non c’è niente. Le poche forze disponibili sono concentrate nei punti di maggiore sforzo russo in un testa a testa che contrasterebbe con tutte le regole del combattimento se veramente i russi avessero intenzione e fretta di “sfondare” da qualche parte.
Dietro le linee ucraine più in profondità operano le artiglierie e i lanciarazzi e lanciamissili forniti dai Paesi occidentali completi di munizioni, operatori e sistemi di acquisizione di obiettivi non necessariamente schierati in Ucraina.
La difesa antiaerea russa copre le parti più sensibili, come Crimea, Zhaporizhia, Kherson e Kharkiv oltre alla difesa “di punto” delle basi aeree e logistiche.
Quella ucraina è quasi assente e carente anche nella difesa dello spazio aereo dei maggiori centri come Kiev e Dnipro.
La situazione è quindi di per sé drammatica e non avrebbe bisogno di essere ulteriormente esasperata, come invece Kiev è costretta a fare.
Dopo due anni di combattimenti a singhiozzo, l’Ucraina si è resa conto di non possedere la base né per vincere né per essere aiutata a vincere. Il tentennamento americano sui finanziamenti ha lanciato un segnale pericoloso ai dirigenti di Kiev, ha imbarazzato l’amministrazione Biden e ha costretto i vertici di Nato ed Europa a spendersi in rassicurazioni e finanziamenti oltre ogni realistica capacità di fornirli realmente e in tempo per evitare la catastrofe e di inviarli per un tempo lungo.
Le manifestazioni di appoggio incondizionato e “per tutto il tempo che ci vorrà” garantito da personaggi in perenne pellegrinaggio a Kiev sono al limite tra l’ipocrisia e la goliardia. Gli ucraini l’han notato da tempo e a ogni viaggio alzano la posta.
E neppure questo sarebbe necessario perché già per proprio conto i “ragazzi” e le “ragazze” che giocano alla guerra fanno promesse che non potranno mantenere senza aggravare ancor più la situazione ucraina e la sicurezza dell’Europa e del mondo.
Biden incassa il consenso a fornire altri 60 miliardi di aiuti militari all’Ucraina che mascherano un ingiusto profitto.

La Von der Leyen fa altrettanto per l’Europa e Stoltenberg assicura il supporto Nato pur sapendo di non poter garantire il consenso unanime dei Paesi membri: Ungheria, Turchia, Grecia e Italia già promettono saggiamente di non inviare truppe e di limitare gli aiuti, ma come al solito si dovrà vedere cosa faranno se messi alle strette.

Macron invece si spende in minacce d’intervento militare da parte della Francia, Cameron conferma la “licenza di uccidere” la Russia coi suoi James Bond, incursori e mercenari, i suoi carri e lanciamissili che da tempo operano in Ucraina e nei Paesi baltici, oltre a 3 miliardi di sterline all’anno “per tutto il tempo che ci vorrà”.
Numeri e promesse sono impressionanti, ma non tanto da rassicurare i dirigenti ucraini che hanno perso la fiducia e devono esasperare le percezioni per affrettare l’afflusso di armamenti e gli accrediti di denaro prima di essere costretti a capitolare non tanto nei confronti della Russia, ma dello stesso blocco occidentale sempre a rischio di frantumazione.
Zelensky e i suoi sanno che tali promesse non saranno comunque sufficienti a ribaltare le sorti della guerra.
I miliardi di aiuti, tolti quei tanti per le spese di mantenimento dell’apparato statale e quei pochissimi destinati agli scopi umanitari, vanno in armamenti forniti direttamente dai singoli Paesi.
In pratica, come già evidenziato dalla commissione armamenti del Senato americano, “nemmeno un dollaro di aiuti militari all’Ucraina uscirà dagli Stati Uniti”.
I soldi andranno alle industrie americane come un qualunque aiuto di Stato.
E così è anche per gli altri Paesi generosi sostenitori. Inoltre i materiali che vengono ceduti e tramutati in dollari sono quelli esuberanti le capacità di difesa e deterrenza.

Gli Himars, lanciamissili relativamente moderni, sono stati centellinati e ognuno di tali sistemi richiede più risorse per la propria difesa che per il lavoro che dovrebbe fare.

Abbondano invece le forniture di lanciamissili tattici Atacms con gittata di 300 chilometri, iniziate nell’autunno 2023 anche da parte inglese.
Si tratta di materiali obsoleti già radiati dal servizio o alla fine della vita tecnica per la crescente instabilità dei propulsori. E sono dirette all’esasperazione della guerra le accuse di ricorso alle armi “proibite” che periodicamente tornano alla ribalta fin dai primi giorni dell’invasione con la “scoperta” in Ucraina di siti medici dove si testavano agenti di guerra biologica.
Ora la situazione dei combattimenti non è in stallo, come qualcuno afferma, ma sta peggiorando ogni giorno per l’Ucraina.
Russia e Ucraina non hanno mostrato alcuna intenzione di negoziare ed entrambe fanno credere di poter vincere sul campo: l’Ucraina non da sola, ma con il sostegno armato di Usa ed Europa; la Russia con la deterrenza nucleare e il sostegno politico-strategico di Cina e altri Paesi del sud del mondo.
Sono due presunzioni errate, ma proprio per questo ancor più pericolose: entrambe portano direttamente a una guerra continentale con l’impiego di armi nucleari tattiche, reso altamente probabile dalle forniture di armi occidentali all’Ucraina.
In una situazione del genere sembra inutile e ipocrita chiedere ai due Paesi di rinunciare alla lotta mentre il resto del mondo spinge per continuarla, per un motivo o per l’altro, per l’interesse di qualcuno o di qualcun altro.
Pertanto i vari appelli per il negoziato che si stanno moltiplicando più per motivi elettorali che per considerazioni di sicurezza dell’intera Europa dovrebbero essere accompagnati da azioni concrete volte a rimuovere da entrambe le parti le false certezze sul sostegno di cui ancora godono.
L’Ucraina sembra avviata verso una fine ben più grave della neutralità alla quale ha rinunciato volontariamente o forzatamente. È intrisa e circondata da amici e nemici che applicano uno dei Trentasei stratagemmi dei classici cinesi della guerra: “Trarre utile proficuo anche da un cadavere”.

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https://www.dcnews.it/2024/05/05/loccidente-banchetta-sul-suo-cadavere-ucraina-limpietosa-analisi-del-generale-fabio-mini-sullo-schifo-della-feccia-nostrana-e-il-reale-andamento-della-guerra-totalmente-a-favore-di-mosca/

martedì 13 febbraio 2024

Massiccio Kondyor, Russia.

 

Kondër in russo горы Кондёр? è il nome dato a una struttura geomorfologica a forma di vulcano, localizzata in Siberia, nell'estremo oriente russo. Il luogo è di grande importanza geologica, di forma perfettamente circolare, elevantesi sulla circostante pianura alluvionale per un'altezza di circa 600 metri. Il suolo di questa formazione montagnosa è ricco di minerali rari.

Il massiccio non è il prodotto dell'impatto di un meteorite, né di un'eruzione vulcanica. La sua origine è probabilmente tellurica, ovvero dovuta a importanti spinte verticali della litosfera sottostante. Al suo centro sgorga un fiume nel cui alveo si sfruttano gli importanti giacimenti di platino e di altri metalli rari.





Il massiccio di Kondër si trova a circa 600 km da Ochotsk, e a circa 570 km da Jakutsk la strada di accesso passa per Amga.

mercoledì 4 ottobre 2023

ZELENSKY AVREBBE DOVUTO RIMANERE A CASA. - *Philip Giraldi – The Unz Review – 3 ottobre 2023

 

Il viaggio per partecipare all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e incontrare Biden si è rivelato negativo.


La maggior parte degli americani non comprende il funzionamento, o il non funzionamento, delle Nazioni Unite, preferendo pensare che si tratti di una sorta di società di dibattito in cui i 193 Paesi membri che rappresentano la comunità mondiale possono sfogarsi su questioni su cui raramente hanno il controllo. Tuttavia, nonostante il fiume di parole e la mancanza di un vero programma, è sempre interessante guardare e ascoltare la riunione annuale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che si tiene a New York nel mese di settembre. L’incontro di quest’anno è stato particolarmente interessante, in quanto si è svolto in concomitanza con una grande guerra nell’Europa dell’Est, con le turbolenze politiche in Africa e con le crescenti tensioni con la Cina. Inoltre, si sono sentiti i rumori di un nuovo movimento economico globale emergente, il cosiddetto BRICS, che si sta sviluppando come campione di una sfida monetaria mondiale multipolare al sistema monetario e bancario internazionale statunitense ed europeo dominato dal dollaro.

Con l’unione economica si assiste anche a un riallineamento politico, con la Cina che rafforza i suoi legami con il mondo in via di sviluppo e la Russia che stringe accordi di difesa con l’Iran. Il presidente Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin si incontreranno a Pechino alla fine del mese per discutere di problemi comuni. E, come di consueto, il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è presentato per sfogare la sua ostilità nei confronti dell’Iran, chiedendo che il presunto “programma nucleare” del Paese venga affrontato militarmente e prima lo si fa meglio è, proprio come sostiene da vent’anni a questa parte.

In effetti, durante l’incontro di quest’anno diversi retroscena lo hanno reso più che normalmente interessante. Il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky sperava di trasformare l’incontro in una festa dell’odio anti-russo ma, nonostante le numerose lamentele per l’attacco di Mosca all’Ucraina provenienti dagli Stati baltici e da altri Paesi, il terreno continua sfuggire sotto i piedi di Zelensky per le preoccupazioni che la guerra sia diventata un pozzo di denaro senza via d’uscita che potrebbe facilmente degenerare in uno scambio nucleare. Parlando ad una sessione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Zelensky si è ridotto a criticare aspramente la stessa ONU per non essere riuscita a prevenire o risolvere i conflitti, prima di chiedere che a Mosca venga tolto il potere di veto nel Consiglio di Sicurezza. Zelensky, con la voce che si alzava per la rabbia, ha lamentato come “sia impossibile fermare la guerra perché tutte le azioni hanno il veto dell’aggressore“. Gli osservatori hanno notato subito che la denuncia di Zelensky non ha aiutato la sua causa. Sebbene in passato siano state avanzate richieste di riforma delle Nazioni Unite, anche per quanto riguarda il potere di veto, l’esistenza del veto per un numero limitato di grandi potenze post- 1945 è stata l’unica ragione che ha reso possibile creare le Nazioni Unite.

Zelensky ha anche danneggiato la sua posizione quando ha affermato che, sebbene i rifugiati ucraini in Europa si siano “comportati bene… e sono grati” a coloro che hanno dato loro rifugio, non sarebbe una “buona storia” per l’Europa se una sconfitta ucraina “spingesse il popolo in un angolo“. I critici hanno ragionevolmente visto la sconfitta come una minaccia di possibili disordini che producono terrorismo interno e una possibile insurrezione interna incontrollabile da qualsiasi governo ucraino sopravviva alla sconfitta. Tali disordini potrebbero coinvolgere i milioni di rifugiati ucraini senza casa e senza lavoro già presenti in altre nazioni europee, se Zelensky non riceverà tutto il sostegno che apparentemente ritiene gli sia dovuto.

Il messaggio effettivo di Zelensky all’Assemblea Generale non è stato così incendiario e impulsivo come le altre sue interazioni durante la visita, ma non ha offerto molto di nuovo. Secondo quanto riferito, ha ricevuto un “caloroso benvenuto” da parte dei presenti, ma “ha tenuto il suo discorso in una sala mezza piena, con molte delegazioni che si sono rifiutate di presentarsi e di ascoltare ciò che aveva da dire“. Ha avvertito i presenti che “l’obiettivo [della Russia] nell’attuale guerra contro l’Ucraina è quello di trasformare la nostra terra, il nostro popolo, le nostre vite, le nostre risorse in un’arma contro di voi, contro l’ordine internazionale basato sulle regole. Dobbiamo fermarlo. Dobbiamo agire uniti per sconfiggere l’aggressore“. Zelensky ha esagerato quando ha definito la Russia e i russi “malvagi” e “terroristi” e li ha accusati di aver compiuto un “genocidio” contro l’Ucraina. Il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha risposto ai commenti del Presidente Joe Biden e di Zelensky ribaltando l’argomento e osservando che sono gli Stati Uniti e i loro “burattini” della NATO che “stanno già facendo la guerra contro di noi“.

Le frustrazioni di Zelensky si sono riversate a Washington il giorno seguente, dove ha incontrato sia Biden che alcuni membri del Congresso, oltre a fare un salto al Pentagono e lasciare dei fiori al Memoriale Nazionale del Pentagono dell’11 settembre ad Arlington, in Virginia. L’incontro alla Casa Bianca con il Presidente è andato relativamente bene, con l’annuncio di un nuovo pacchetto di aiuti in preparazione che comprende “significative capacità di difesa aerea” e, secondo un rapporto, anche alcuni dei tanto richiesti sistemi missilistici a lungo raggio ATACMS. Tuttavia, con suo evidente disappunto, Zelensky non ha ricevuto un’accoglienza da eroe come l’anno scorso. Ha incontrato privatamente Kevin McCarthy, presidente della Camera, e molti altri falchi del GOP (Great Old Party, il partito repubblicano, N.d.T.) che saranno determinanti per l’approvazione di qualsiasi aiuto, nonché i senatori Mitch McConnell e Chuck Schumer che hanno promesso di essere “dalla sua parte“. McCarthy ha chiesto audacemente di cosa avesse bisogno Zelensky per vincere la guerra e di fornire ai legislatori “una visione di un piano per la vittoria“.

Tuttavia, sembra che molti repubblicani conservatori e alcuni democratici progressisti siano stufi della guerra e preoccupati per la mancanza di responsabilità unita al livello fin troppo evidente di corruzione all’interno del governo ucraino. Alcuni esponenti del Partito Repubblicano hanno proposto di separare i fondi per l’Ucraina dagli altri stanziamenti per la difesa, richiedendo un voto separato, e altre proposte della Casa Bianca per garantire i fondi anche in caso di blocco delle attività amministrative del governo. Ci si chiede se qualcuno abbia avuto il coraggio di domandare a Zelensky quante ville possiede in Israele, Europa e Stati Uniti, ma questo è proprio il tipo di storia che si sta scrivendo sempre più spesso sul comico ucraino diventato eroe di guerra, a dimostrazione del fatto che l’opinione pubblica e persino i media si sono stancati della farsa. Un continuo flusso di denaro multimiliardario, visto da Joe Biden come necessario per mantenere la guerra fino alle elezioni del 2024 per rivendicare la sua politica, è ancora probabile, ma non è più una certezza.

Altri due resoconti dei media suggeriscono che l’insoddisfazione nei confronti di Zelensky e della guerra sta facendo breccia nell’autoimposta narrazione accettabile sul conflitto, secondo cui Vladimir Putin è un aggressore senza alcuna reale provocazione da parte di Kiev, un despota e un mostro umano. Uno di questi è arrivato a sorpresa dal New York Times e sembra essere una fuga di notizie dalla Casa Bianca o dal Pentagono sull’attacco missilistico del 6 settembre contro il villaggio ucraino di Kostiantynivka, che ha causato almeno 18 morti. L’attacco è stato subito etichettato da Zelensky come un crimine di guerra compiuto da “terroristi” russi, cui hanno fatto eco i media statunitensi, ma un’indagine, presumibilmente condotta dall’esercito e dall’intelligence degli Stati Uniti con l’ausilio di metodi satellitari e altri metodi tecnici, ha ora stabilito che il missile è stato lanciato dall’Ucraina. Si tratta di un caso simile a quello dell’attacco missilistico che ha colpito la Polonia nel novembre 2022, anch’esso imputato da Zelensky alla Russia, ma che si è rivelato provenire dall’Ucraina; entrambi gli incidenti riflettono quanto Zelensky sia disposto a mentire e imbrogliare per ottenere l’intervento della NATO e degli Stati Uniti in una guerra su larga scala con la Russia, che potrebbe facilmente sfociare nel nucleare.

L’altra notizia emersa è che la Polonia non fornirà più armi all’Ucraina, in parte perché sta costruendo le proprie difese e anche per i tentativi ucraini di inondare il mercato agricolo polacco con grano a basso costo e di bassa qualità che non può vendere altrove. Descrivere l’azione polacca come deludente per Zelensky sarebbe un eufemismo, ma è un’ulteriore indicazione del fatto che molti ex alleati vedono ora l’Ucraina come una causa persa e guardano alla propria sicurezza nazionale e ai propri interessi economici. Entrambe le notizie sono state pubblicate, tra l’altro, mentre Zelensky si trovava negli Stati Uniti con il cappello in mano, e si deve ritenere che la tempistica sia stata deliberata per danneggiare la credibilità del presidente ucraino in concomitanza con la visita all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e il viaggio a Washington.

Il viaggio di Zelensky in Nord America si è concluso a Ottawa, dove pare abbia recuperato un po’ della sua spavalderia durante un discorso al governo e al parlamento canadese che ha ottenuto applausi a scena aperta. O almeno così sembrava. I canadesi hanno presentato Yaroslav Hunka, un 98enne veterano ungherese della Seconda Guerra Mondiale che aveva combattuto contro i russi ed era emigrato in Canada dopo la fine della guerra. Anche lui è stato applaudito dai politici canadesi riuniti. L’intenzione era chiaramente quella di presentare la storia di un ucraino coraggioso che ha combattuto valorosamente per liberare il suo Paese dalla dominazione russa, ma non è andata proprio così. Per combattere i russi era necessario far parte delle forze armate della Germania nazista e si è scoperto che Hunka aveva prestato servizio nella 14ª Divisione Granatieri delle Waffen-SS, nota anche come Divisione Galizia, un’unità di volontari composta per la maggior parte da ucraini di etnia tedesca e comandata da ufficiali tedeschi, a cui sono state attribuite, a torto o a ragione, una serie di atrocità belliche contro russi, polacchi ed ebrei. I soldati della divisione giurarono personalmente fedeltà ad Adolf Hitler. Il giudizio erroneo del governo canadese, che ha esibito Hunka senza indagare a fondo sulla sua storia, ha suscitato un enorme clamore in Canada, con le dimissioni del capo del parlamento, le difficoltà politiche del primo ministro Justin Trudeau e la richiesta del governo polacco di estradare Hunka per un processo per crimini di guerra. C’è qualche sospetto che Zelensky possa essere stato determinante nell’organizzare l’affare, nella speranza che avrebbe rafforzato il sostegno canadese alla sua causa. Invece, ha ottenuto il risultato opposto e Zelensky è tornato a casa con poco o nulla di compiuto.

Zelensky deve anche affrontare a casa una guerra che sta perdendo in modo decisivo e un Paese in rovina. Nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Joe Biden ha chiarito che i negoziati con la Russia per porre fine ai combattimenti in Ucraina non saranno presi in considerazione. Joe si è anche impegnato a sostenere il conflitto finché non sarà la Russia ad arrendersi: “Gli Stati Uniti, insieme ai nostri alleati e partner in tutto il mondo, continueranno a stare al fianco del coraggioso popolo ucraino che difende la propria sovranità e integrità territoriale e la propria libertà… La Russia è l’unica responsabile della [guerra]. Solo la Russia ha il potere di porre fine a questa guerra immediatamente. Ed è solo la Russia a ostacolare la pace, perché il prezzo della Russia per la pace è la capitolazione dell’Ucraina, del suo territorio e dei suoi figli“. In breve, il discorso è stato molto simile a quello di Joe Biden e della banda di farabutti e truffatori che ha radunato intorno a sé alla Casa Bianca, con una forte dose di bellicosità, ma con una scarsa pianificazione o strategie serie per rendere il mondo e questo Paese un posto migliore. Joe vorrebbe che la guerra continuasse e che la sua fine fosse molto più vicina alle elezioni americane, dove spera di potersi identificare come un leader forte e un “vincitore” che affronta i nemici dell’America. Buona fortuna Joe.

*Philip Giraldi (classe 1946) è un editorialista americano, commentatore e consulente di sicurezza. È direttore esecutivo del Council for the National Interest, ruolo che ricopre dal 2010. In precedenza ha lavorato come specialista di intelligence per la CIA, prima di passare alla consulenza privata. Giraldi è stato criticato per il suo presunto antisemitismo e la negazione dell’Olocausto e ha affermato che “gli ebrei americani che non hanno un briciolo di integrità” (sionisti) quando appaiono in televisione dovrebbero essere etichettati “come un’etichetta di avvertimento su una bottiglia di veleno per topi“.

Link: https://www.unz.com/pgiraldi/zelensky-should-have-stayed-home/

Scelto e tradotto (IMC) da CptHook per ComeDonChisciotte

https://comedonchisciotte.org/zelensky-avrebbe-dovuto-rimanere-a-casa/

sabato 1 luglio 2023

Un mio caro amico mi chiede se io abbia o meno informazioni relative al fallimento economico della Russia. - Giuseppe Salamone

 

Sinceramente mi trovo spiazzato e non saprei cosa rispondere visto che da oltre un anno a questa parte economisti, intelletuali e politici affetti da atlantismo complusivo, ci dicono che anche oggi Mosca fallirà domani o al massimo entro due giorni. Però posso rispondere con uno studio fresco fresco effettuato e pubblicato da AstraRicerche. Questo studio dice che il 50% degli italiani ha serie difficoltà nel fare la spesa. Il rincaro dei prezzi energetici e l'inflazione hanno duramente colpito la capacità economica degli italiani mettendoli spalle al muro.
Qui non parliamo di non potersi permettere le scarpe griffate o l'ultimo modello di smartphone, qui si parla di problemi nel fare la spesa per poter mettere assieme il pranzo con la cena. Immaginatevi anche cosa succede quando qualcuno che ha questo tipo di problema, deve affrontare una spesa imprevista importante tipo la rottura della caldaia, un guasto all'auto che serve per andare a lavoro, una visita medica importante o deve recarsi in cartoleria per comprare il materiale scolastico per i propri figli.
Immaginatevi anche cose succede a chi ha un mutuo a tasso variabile, non sapere di quanto aumenterà la rata nei mesi a venire a causa del rialzo dei tassi. Tutto questo è figlio sempre della stessa cosa, ovvero una politica guerrafondaia che sta affamando interi popoli al solo scopo di compiacere i burattinai che hanno investito sulla distruzione economica e sociale del continente europeo. Non ci sono soldi per le spese sociali ma trovano miliardi per mandare armi al regime di Kiev. Non c'è volontà per aiutare la povera gente ma sono arrivati con dedizione all'undicesimo pacchetto di sanzioni suicide.
A fronte di tutto ciò, se ne fregano della fame dei popoli e continuano a cercare e trovare nemici da combattere. Se ne fregano di mettere la parola fine a un conflitto nel cuore dell'Europa e lavorano sodo per prolungarlo. La gente muore di fame e loro giocano alla guerra. L'importante che però ci siano i soldi per Zelensky, il quale, senza alcuna vergogna, continua a chiederci sempre più sacrifici. Come è senza vergogna la Von der Leyen che batte cassa ogni giorno per stanziare soldi da buttare sul campo di guerra.
E Come è senza vergogna Giorgia Meloni che davanti a tutto questo si piega senza pudore e rincara la dose eliminando i sussidi, tagliando sul welfare, sulla sanità e precarizzando il lavoro. Per lei, come le è stato imposto, i soldi servono per aumentare le spese militari e riempire le tasche del regime di Kiev. Questi sono i fatti, il resto è propaganda e anche di basso livello.

sabato 10 giugno 2023

Lucio Caracciolo: “Ucraina nella Nato? Saremmo in guerra”

 

(DI SALVATORE CANNAVÒ – ilfattoquotidiano.it) – Con Lucio Caracciolo, direttore e fondatore del mensile Limes, uno dei massimi esperti di geopolitica, facciamo il punto sulla situazione in Ucraina dopo l’esplosione della diga di Kakhovka.

LUCIO CARACCIOLO – Strategie “Il nuovo attacco si basa sulla tattica delle ‘cento punture di spillo’. Il crollo della diga può destabilizzare la Crimea”. Con Lucio Caracciolo, direttore e fondatore del mensile Limes, uno dei […]

Pensa che sia in atto, come il presidente ucraino Zelensky ripete da tempo, una vera offensiva ucraina?

L’annuncio che è in corso un’offensiva fa parte dell’offensiva stessa. Non dobbiamo aspettarci un’operazione in senso classico. I rapporti di forza tra Ucraina e Russia in termini numerici sono tali da impedire la concentrazione di una massa di soldati sufficiente a sfondare il fronte russo e soprattutto, successivamente, a controllare i territori riconquistati. Gli ucraini hanno finora dimostrato fantasia e abilità tattica, ma sono consapevoli di questi dati e quindi sembrano orientati ad adottare la tattica delle “cento punture di spillo”, che possono essere anche molto acuminati e velenosi. E preludere a una sorpresa finale, anche molto rischiosa.

Una tattica articolata?

Sì, basata ad esempio su attacchi di commandos nei territori russi, con un effetto destabilizzante sotto il profilo psicologico. L’idea è di mostrare ai russi la possibilità che la guerra si estenda sul loro territorio. Poi la linea del fronte ucraino non corrisponde automaticamente a una linea di possibile offensiva: l’estuario del Dniepr, ad esempio, è fuori dalla possibilità di una grande battaglia dopo la catastrofe della diga. Questo accorcia le linee difensive che i russi devono proteggere e quindi anche lo spazio che gli ucraini possono considerare per la offensiva. L’obiettivo finale di questa tattica articolata, che può durare diversi mesi, a mio avviso è quello di destabilizzare la Crimea.

L’obiettivo strategico?

Il Donbass interessa ormai relativamente poco a Kiev. Parliamo di un territorio devastato da quasi dieci anni di guerra, abitato in gran parte da una popolazione filo-russa, visto che gli ucraini se ne sono quasi tutti andati. La priorità per gli ucraini è la regione che da Zaporizhzhia porta in Crimea. Se riescono a scavalcare i russi metteranno in crisi Mosca. Per puntare a destabilizzarne il gioiello geopolitico: Sebastapoli.

E cosa significa destabilizzare?

Destabilizzare vuol dire rendere la vita impossibile ai russi in quell’area e in prospettiva tagliarne i collegamenti con la madre patria. In questo senso l’aspetto strategico del crollo della diga consiste nel tagliare l’acqua dolce alla Crimea. Non sarà per niente facile trovare alternative da parte russa. Già oggi in Crimea arriva acqua inquinata e presto dal bacino del Dniepr potrebbe arrivarne poca o niente.

L’esplosione della diga danneggia quindi la Russia?

La crisi idrica in Crimea è senza dubbio un vantaggio notevole per l’Ucraina. Se poi la Crimea fosse davvero allo stremo, per i russi si aprirebbero due alternative: o una umiliante resa, che forse lascerebbe loro il Donbass ma senza la Crimea; oppure il rilancio di una offensiva più ampia con una mobilitazione generale in Russia. Il passaggio dalla “operazione speciale” alla vera e propria guerra. Rischio esistenziale per Putin.

Ha preso quota nelle ultime settimane l’ipotesi della “pace tedesca” con l’ingresso dell’Ucraina nella Nato e la concessione di territori alla Russia. Ipotesi che è stata rilanciata anche da Henry Kissinger. Che ne pensa?

Intanto è interessante che festeggiando il suo centesimo compleanno, Kissinger si sia smentito rispetto all’Ucraina nella Nato, cui prima era contrario. Però dobbiamo essere consapevoli che far aderire subito l’Ucraina alla Nato significa che noi oggi saremmo in guerra con la Russia: quel che gli Usa e molti europei non vogliono. Quindi non mi sembra una soluzione, almeno di sconfitta totale della Russia. Non è un caso che gli Stati Uniti segnalino costantemente a Kiev che di Nato oggi non si deve parlare.

Che giudizio dà della missione di pace a opera di monsignor Zuppi?

Non so che cosa abbia prodotto, al di là di quello che si è letto sulla stampa. Certamente il Vaticano si muove da tempo, con alcuni risultati, sulle questioni umanitarie, favorendo lo scambio di prigionieri o il ritorno a casa dei bambini e dei ragazzi rapiti dai russi. Non credo che la Santa Sede possa dire una parola decisiva sulle questioni di fondo. Come può la Chiesa cattolica dirimere il conflitto tra due chiese ortodosse?

Il Vaticano però continua ad agire con molta determinazione, quasi non volesse lasciare nulla di intentato.

Si tratta di una delle missioni della Chiesa cattolica, tentare l’impossibile, e molte volte ha saputo lasciare il segno. Del resto la Santa Sede è stata tra le prime a dire che bisognava ragionare sulla pace.

Chi si frappone maggiormente alla sua missione, gli ucraini o i russi?

Le due posizioni si tengono. Si potrebbe immaginare freddamente a tavolino un compromesso che muova dall’attuale linea del fronte, dichiari un cessate il fuoco indicando una forza internazionale di interposizione e poi avviare un lungo negoziato sugli assetti finali, che potrebbe durare anni. Ma tutto questo è impossibile oggi, perché sia Putin che Zelensky non possono accettare l’attuale situazione sul terreno. Ovvero, non possono venderla come vittoria al proprio pubblico.

Sembra una trappola senza soluzione, come potrebbe finire la guerra?

A oggi sembra poter finire solo per esaurimento di uno o entrambi i contendenti. A soffrire di più è l’Ucraina, basti guardare il dato demografico: da 53 milioni di abitanti l’Ucraina è passata a 30 milioni, con in più una perdita di capitale fisico che, secondo la Banca mondiale, equivale a 400 miliardi. Per questo la ricostruzione ucraina sarà molto importante. Noi dovremmo impegnarci su questo dossier per non lasciare quel Paese in balia della Russia, del caos interno o di entrambe le cose. Urge il cessate-il-fuoco, per quanto provvisorio. Tutto il resto è secondario.

Gli Usa hanno rivelato che dietro l’attentato al Nord Stream c’è forse l’Ucraina. Cosa vuol dire?

La rivelazione sui progetti ucraini per far saltare il Nord Stream, che viene da ambienti del Pentagono, costituisce l’ennesima pressione su Kiev. Gli Stati Uniti vorrebbero che la guerra si concludesse entro la fine dell’anno e spingono perché venga accettato un “compromesso sporco”. Biden ha interesse che il conflitto si concluda prima che la campagna presidenziale entri nel vivo. Possibilmente anche prima di una guerra atomica con la Russia.

https://infosannio.com/2023/06/09/lucio-caracciolo-ucraina-nella-nato-saremmo-in-guerra/