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sabato 6 dicembre 2025

Cosa prevede la proposta della Commissione sui beni russi? - Luciana Grosso

 

L'Unione ha urgenza di trovare i fondi per continuare a finanziare la difesa ucraina, e per farlo vuole utilizzare i beni congelati a Mosca dopo l'invasione. Ma la proposta presenta una serie di criticità che devono essere superate. Ecco come potrebbe accadere.

L’Ue si trova da alcuni mesi di fronte a un dilemma: come finanziare la difesa ucraina senza che questo leda la sua stessa liquidità. Il problema non è da poco, perché l’Unione, di fatto, dispone di risorse molto limitate: circa 2 mila miliardi di euro ogni sette anni, pari alla somma dell’1% del reddito nazionale lordo dei Paesi che la compongono, con i quali l’Ue deve fare fronte a tutte le sue spese. Spese che per la stragrande maggioranza non riguardano né la guerra né il sostegno a Paesi terzi, ma sono dedicati per lo più a coesione, sviluppo e agricoltura.

Così, da mesi, e soprattutto da quando la presidenza Trump ha deciso di smettere di fornire armi all’Ucraina, per iniziare a venderle all’Ue affinché sia quest’ultima poi la girarle all’Ucraina, le istituzioni europee si stanno interrogando su dove e come trovare i soldi per finanziare la difesa di Kiev. Il tutto è accompagnato dall’urgenza del fatto che, dati alla mano, al più tardi in primavera le casse ucraine non avranno più abbastanza fondi per fare fronte alle normali spese di gestione, come stipendi pubblici, apparecchiature sanitari e manutenzione.

I beni russi congelati in Europa ammontano a circa 200 miliardi.

La soluzione potrebbe arrivare dall’uso di circa 200 miliardi di beni russi congelati in Europa al momento dell’invasione che l’Ue, con un sardonico contrappasso, potrebbe usare per finanziare la difesa di Kiev. L’uso di questi asset però è reso problematico dal fatto che, in teoria, il loro congelamento equivale a una requisizione solo temporanea e che vale fin tanto che valgono le sanzioni nei confronti di Mosca. A guerra finita e sanzioni tolte, i beni russi che l’Ue ha congelato, in via teorica, dovrebbero essere restituiti tal quali ai loro proprietari. Una cosa che, evidentemente, non potrebbe succedere se, nel frattempo, fossero stati usati e consumati. 

Così, da mesi, l’Ue è ferma a un bivio: da un lato c’è l’uso di beni russi dei quali non è certa di poter disporre, dall’altro la necessità urgente di usarli. 

Sulla questione, come era prevedibile, ci sono molte discussioni, e se la Commissione insiste affinché l’uso di questi beni venga sbloccato, il Consiglio, che dovrebbe autorizzarne l’uso, appare più diviso del solito. Questo perché a essere contrari a finanziare in questo modo la difesa dalla Russia non sono solo i ‘soliti sospetti’ Ungheria e Slovacchia, ma anche il Belgio, Paese nel quale è fisicamente custodita la stragrande maggioranza (140 miliardi) di questi beni e che, non senza motivo, teme che un domani la Russia possa rifarsi sulle casse belghe di eventuali ammanchi. Per questo, da mesi, il Paese dice di non essere contrario in toto all’operazione, purché la responsabilità e il complessivo rischio finanziario siano condivisi da tutta l’Unione.

passo indietro della Bce.

Una prima soluzione al tema era parsa quella di una garanzia della Bce, ipotesi che però è sfumata pochi giorni fa, quando la Banca comunitaria ha detto che questo tipo di garanzia violerebbe il suo mandato. 

Così, si è cercata un’altra strada. Quest’altra strada, nello specifico, è stata presentata ieri dalla Commissione. “In base alla proposta - scrive Politico- l'Ue presterà 165 miliardi di euro all'Ucraina. Il prestito include 25 miliardi di euro di beni statali russi immobilizzati, detenuti in conti bancari privati ​​in Francia, Germania, Belgio, Svezia e Cipro, oltre a 140 miliardi di euro detenuti presso la banca Euroclear con sede a Bruxelles”. Si trattarebbe appunto di un prestito che l’Ucraina dovrebbe restituire solo quando la Russia dovesse porre fine alla guerra e pagare i danni di riparazione, un’ipotesi che ad oggi suona se non impossibile, piuttosto improbabile.

Certo rimane il problema delle garanzie condivise che il Belgio chiede a gran voce. La soluzione, in questo senso potrebbe arrivare dal fatto che, secondo Politico, “i governi dell'Ue forniranno garanzie finanziarie bilaterali fino a 105 miliardi di euro fino al 2028 per garantire che il Belgio non sia l'unico a gestire i rischi associati all'iniziativa”. Il principio di base è che le capitali dell'Ue versino collettivamente l'intero importo del prestito qualora il Cremlino riesca a recuperare i suoi fondi, cosa che la Commissione ritiene improbabile. Per rassicurare ulteriormente il Belgio, inoltre, la Commissione istituirà un "meccanismo di liquidità" che consentirà di erogare prestiti ai governi per garantire che le garanzie possano essere erogate in qualsiasi momento.

I nodi ancora da sciogliere.

Soluzione trovata? Non del tutto, perché rimangono ancora alcuni nodi da sciogliere.

Per esempio non sappiamo se queste garanzie saranno considerate sufficienti dal Belgio. Se così non fosse, l’Ue potrebbe ricorrere all’extrema ratio di sottoscrivere un nuovo debito comune, ipotesi piuttosto remota, dal momento che per questo sarebbe richiesta l’unanimità del Consiglio e non solo la maggioranza qualificata necessaria per avere accesso agli asset russi.

Poi, sempre nella colonna dei nodi da sciogliere, c’è il fatto che gli asset sono congelati fin tanto che sono in vigore le sanzioni. Ma le sanzioni non sono in vigore a tempo indeterminato fino alla fine della guerra. Al contrario devono essere rinnovate dall’unanimità ogni sei mesi. In questo quadro è del tutto evidente che sarebbe sufficiente un solo voto contrario al rinnovo per mettere a repentaglio l’intero sistema. Per questo l’esecutivo comunitario sta valutando una manovra possibile ma ardita, ossia l’attivazione di una clausola dell'articolo 122 del trattato Ue,  che consente ai governi di decidere "in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, le misure appropriate alla situazione economica". In altre parole, il rinnovo delle sanzioni potrebbe avvenire a maggioranza qualificata e non all’unanimità. Secondo Politico, “la Commissione intende interpretare questa affermazione nel senso che, alla luce dell'enorme posta in gioco finanziaria in questo caso, una maggioranza qualificata di nazioni sarà sufficiente per approvare il rinnovo delle sanzioni, privando l'Ungheria - o altri - di un potenziale diritto di veto. I giuristi dell'Ue concordano sul fatto che la fluidità del testo dell'articolo 122 giustifichi una revisione dell'unanimità, poiché un'inversione delle sanzioni avrebbe ripercussioni devastanti sull'economia europea”.

https://tg24.sky.it/mondo/2025/12/04/asset-russi-commissione-ue-proposta?intcmp=nl_editorial_insider_null.





domenica 30 novembre 2025

La Russia non può più lanciare astronauti.

 

Per la prima volta dal 1961, da quando 64 anni fa il primo essere umano entrò in orbita attorno alla Terra, la Federazione Russa non è in grado di lanciare astronauti nello spazio.

Questo che vedete è il pad di lancio 31/6 del cosmodromo di Bajkonur, in Kazakistan, così come appariva prima e dopo il lancio della Soyuz MS-28 di giovedì. A bordo della capsula tre astronauti: due russi (Sergey Kud-Sverchkov e Sergey Mikayev) e un americano (Christopher Williams), che staranno a bordo della ISS per i prossimi 8 mesi. E per un po' potrebbero essere gli ultimi a essere partiti con una capsula Soyuz.

Abbiamo chiamato spesso il razzo Soyuz "la Panda dello spazio": semplice, affidabile, resistente e con migliaia di lanci avvenuti con successo, tra i quali le centinaia di lanci di capsule Soyuz con equipaggio e Progress con cargo. Ultimamente però l'economia russa è in alto mare (la guerra di aggressione all'Ucraina e le sanzioni economiche internazionali si fanno sentire) e questo ha portato a un significativo ridimensionamento del programma spaziale. Le basi in grado di supportare il lancio di un Soyuz si sono ridotte al solo pad 31/6, specie dopo la trasformazione del pad 1 (quello da cui partì Gagarin) in un museo.

E giovedì i russi hanno ben pensato di danneggiare catastroficamente il 31/6. Non sono chiari i dettagli, ma dalle immagini dal drone è chiaro che un'intera sezione delle strutture di supporto al razzo è collassata nel deflettore di fiamma. Si tratta di una piattaforma mobile da 20 tonnellate, utilizzata per accedere inferiormente ai motori del razzo durante le preparazioni al lancio. E che non è stata assicurata prima del lancio - i gas di scarico del razzo l'hanno sradicata e scaraventata nel deflettore. Una conseguenza forse delle condizioni critiche della Roscosmos, tra tagli ai finanziamenti, corruzione e lassità nelle procedure di manutenzione e sicurezza.

La Roscosmos minimizza l'accaduto: hanno tutti i componenti di ricambio e sono già all'opera per ripristinare il pad 31/6. Ma la Roscosmos non è nuova a dichiarazioni che spesso hanno il gusto della pura propaganda, specie in un momento in cui la Russia è in guerra e non può certo permettersi di mostrare debolezza o ammettere errori. E infatti non sono del medesimo avviso molti osservatori internazionali: riparare un danno così esteso richiederà tempo, forse due anni. Certo, ci sono altre basi di lancio - ma vanno adattate. Il tutto in un contesto di finanziamenti ridotti a un rigagnolo e soprattutto con la fine del programma ISS fissata al 2030. La Russia potrebbe decidere che non ne vale la pena di ritornare a lanciare Soyuz per partecipare giusto un altro paio d'anni alla ISS, dalla quale hanno già minacciato più volte di ritirarsi.

Questo aumenta ancora di più la pressione su (e il vantaggio di) SpaceX, che è appena diventato l'unico soggetto nel mondo occidentale in grado di mandare un essere umano nello spazio. Ci sarebbe dovuta essere anche la Boeing, ma sappiamo come sta andando la storia della Starliner. Intanto, Orion della NASA non ha ancora visto un astronauta a bordo. Tempi sempre più interessanti.

Lorenzo 

giovedì 30 ottobre 2025

Così la Nato in Ucraina può minacciare la sicurezza russa. - Alessandro Orsini

 

L’esercito ucraino versa in una condizione sempre più tragica, ma Putin è sordo alle richieste di cessate il fuoco. L’uomo-massa non riesce a capire perché la Russia sia così preoccupata all’idea che l’Ucraina entri nella Nato.

L’uomo-massa tuona, esasperato: “Quante storie! L’Ucraina non potrebbe mai marciare su Mosca!”. L’uomo-massa pensa che la sicurezza della Russia sia soltanto una questione di ucraini che marciano su Mosca come i Galli di Brenno che marciavano su Roma. L’uomo-massa, che detiene la grande stampa e la maggioranza in Parlamento, dice: “Se l’Ucraina non è in grado di invadere la Russia, il problema non esiste!”.

L’uomo-massa non ha capito che cos’è la sicurezza. I temi chiave della sicurezza sono:
1) l’integrità territoriale;
2) la sovranità, ovvero il diritto di uno Stato di prendere le proprie decisioni nel modo che reputa opportuno;
3) l’incolumità dei propri cittadini; 4) il proprio potere rispetto a quello degli altri Stati.

In primo luogo, la sicurezza è minacciata se l’Ucraina consente agli Stati Uniti di piazzare basi della Cia al confine con la Russia. Come ha rivelato il New York Times il 25 febbraio 2024, nell’articolo: “The Spy War: How the C.I.A. Secretly Helps Ukraine Fight Putin”, la Cia e i servizi segreti ucraini hanno costruito dodici basi lungo il confine con la Russia a partire dal 2014. I lavori si sono svolti sotto tre presidenze: Obama, Trump e Biden. Scrive il New York Times: “Intorno al 2016 la Cia iniziò ad addestrare un commando d’élite ucraino, noto come Unità 2245, che si impadronì di droni e apparecchiature di comunicazione russe in modo che i tecnici della Cia potessero decodificarli e decifrare i sistemi di crittografia di Mosca”.

Se la Russia entra in guerra con uno Stato, la Casa Bianca può fornire ai nemici di Putin tante informazioni in grado di causare la morte di numerosi cittadini russi. La Cia può anche fomentare o incoraggiare disordini e rivolte interne.
La Nato in Ucraina accresce il potere di ricatto della Casa Bianca, riducendo la sovranità del Cremlino.
Gli americani possono dire ai russi:
“Se non piegate la testa su questo dossier, riveleremo i vostri segreti ai vostri nemici”. Gli Stati Uniti non vogliono che l’Italia accetti il 5G della Cina perché temono che i cinesi possano usare le tecnologie di telecomunicazioni per spiare le basi americane in Italia.

La Casa Bianca vuole spiare,
ma non vuole essere spiata.

In secondo luogo, la sicurezza della Russia è minacciata anche quando gli Stati confinanti, membri della Nato, possono chiudere i cieli e intrappolare i ministri russi a casa loro.

È accaduto il 6 giugno 2022 al ministro degli Esteri russo, Lavrov, che non ha potuto recarsi in Serbia perché tre Paesi della Nato, Montenegro, Macedonia del Nord e Bulgaria, gli hanno chiuso i cieli. Trump accetterebbe di non poter volare liberamente perché i Paesi vicini sono diventati membri di un’organizzazione militare egemonizzata dalla Russia?

In terzo luogo, la presenza della Nato in Ucraina consente agli Stati Uniti di piazzare i propri missili nucleari a due passi dalla Russia.

La Casa Bianca potrebbe dire alla Russia: “Posso colpirti con le armi nucleari molto più rapidamente, perché i miei missili sono a un metro da te”.

L’uomo-massa italiano ha una visione ingenua della sicurezza. Infatti, riduce il problema della sicurezza della Russia a un semplice: “Quante storie, mica gli ucraini possono marciare su Mosca!”.

L’uomo-massa non è un problema, a meno che non diventi presidente del Consiglio.

ilfattoquotidiano.it 

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mercoledì 29 ottobre 2025

Cose che non capisco.

 

Mumble, mumble...la Russia ci libera dal nazismo, ma noi siamo alleati con gli USA... i quali, da alleati, ci caricano di dazi, ci impediscono di comprare dalla Russia il gas e il petrolio a minor prezzo, e ci obbligano a comprarlo da loro ad un prezzo maggiore; inoltre, sempre i nostri alleati, ci obbligano di comprare da loro le armi da regalare a Zelensky...
Sono io che non trovo un nesso logico in tutto ciò o c'è qualcosa che non quadra?

cetta.

sabato 25 ottobre 2025

BELGIO, BART DE WEVER, “NEMMENO NELLA SECONDA GUERRA MONDIALI HANNO CONFISCATO ATTIVI” Fonte: Bloomberg

 

"Gli attivi congelati non sono stati confiscati nemmeno durante la Seconda Guerra Mondiale", ha detto il primo ministro del Belgio Bart De Wever. «Se prendiamo i ‘soldi di Putin’, lui prenderà i nostri», si lamenta il primo ministro. «Voglio che i rischi siano completamente condivisi, perché è un grande rischio. Quindi, se volete fare questo passo, dovremo farlo insieme», ha dichiarato al vertice UE a Bruxelles.
Ha sottolineato che farà tutto il possibile a livello europeo, nazionale, politico e giuridico per fermare questa decisione, se l’UE non condividerà la responsabilità.

ELENA BASILE: LA VERA STORIA DELLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA.

 

La maggioranza delle persone non legge e non si informa e quando si parla della guerra Russia-Ucraina cade dal pero e riporta le cose false e scontate riportate dai media nostrani. Non sa che prima del 2022 c’era stato un colpo di stato, 8 anni di massacri da parte delle famigerate brigate naziste Azov, una nazione dove chi parlava russo, cioè un terzo della popolazione, era discriminata. Non si rende poi conto di evidenze palesi a chi ha un minimo di cervello raziocinante. La Basile mette nero su bianco la realtà dei fatti e perché la Russia non vuole fare un armistizio prima che sia chiaro che l’Ucraina non entrerà nella Nato e smetterà di rivendicare le regioni orientali che avrebbero dovuto avere uno statuto speciale, accettato anche dagli ucraini nei trattati di Minsk mai rispettati dagli ucraini. Ma se voi siete in guerra e state vincendo e avete avuto centinaia di migliaia di morti per salvaguardare i diritti della popolazione russofona, cioè oltre il 90% di persone che vivono in quelle regioni, accettereste una tregua? Ma prima di prendere una posizione non ci si dovrebbe informare?

SU UCRAINA E GAZA, MELONI E SCHLEIN SONO ALLINEATE

ELENA BASILE – IL FATTO – 24.10.2025

Sembra evidente che la polarizzazione sia la caratteristica delle società occidentali. Viviamo segmentati in mondi paralleli destinati a non incontrarsi. Unica eccezione: il ring degli spettacoli televisivi in cui il dibattito diventa insulto e violenza verbale. L’elettorato delle destre guarda le tv che portano acqua al mulino del governo, l’elettorato del Pd è spettatore di La7. Allo stesso modo si comportano l’accademia, il giornalismo, la diplomazia le cui analisi alla fine convergono in quanto la distanza tra la Meloni e la Schlein sulle guerre in Ucraina e a Gaza, nonché sulla politica economica, è esigua. Il politichese utilizza gli eroi di ambo i lati per continui attacchi al fronte avverso. Il partito del non voto, primo partito in Italia e in Europa, si distanzia e si rinchiude nel privato. Il timore che i pochi rappresentanti di un pensiero politico alternativo, scegliendo di allearsi per questioni elettoralistiche e di potere al Pd, brucino anzitempo la loro credibilità e la possibilità di attrarre la “generazione Z”, scesa in piazza contro il genocidio, è una paura ben fondata di cui tutti coloro che hanno l’ambizione di fare politica dovrebbero tener conto. Facciamo quindi il rituale riepilogo della propaganda in voga sula possibile mediazione in Ucraina cercando di non parlare soltanto a noi stessi ma facendo domande ai diplomatici, accademici e opinionisti che difendono alcune tesi ormai note circa l’imperialismo russo che vuole espandersi e conquistare tutta l’Ucraina, la Russia in grave crisi economica e in situazione di stallo nella guerra, il dovere occidentale di difendere la democrazia Ucraina contro l’autocrate aggressore. Partiamo dalla democrazia. Potrebbero i nostri interlocutori spiegare come un Paese che ha abolito i partiti dell’opposizione, la libertà di culto, ed è governato da un presidente che ha prorogato sine die le elezioni, preferendo la legge marziale, possa essere considerato democratico. La Russia è intervenuta in Ucraina dopo tentativi diplomatici reiterati dal 2007 al 2021 nei quali chiedeva che l’Occidente considerasse le legittime preoccupazioni di sicurezza di Mosca, minacciate dall’eventuale ingresso di Ucraina e Georgia nella Nato. La Russia ha violato l’integrità territoriale di un Paese per difendere le popolazioni russofone bombardate dal governo di Kiev dopo 8 anni di guerra civile. Ha invocato la “responsabilità di proteggere”, principio onusiano, coniato dall’Occidente. In questo contesto non si dovrebbe parlare di un aggressore strategico occidentale a cui risponde la Russia, aggressore tattico? Se la Russia fosse un Paese che ha bisogno di territori, perché non utilizza tutta la sua potenza? Un missile Oreshnik contro Kiev concluderebbe il conflitto rapidamente. Essendo poi in crisi economica e in situazione di stallo militare, un’azione dura, simile alla nostra a Dresda, dovrebbe tentarla. Mentre aspettiamo risposte che non perverranno, cerchiamo di illustre quanto sta avvenendo. Mosca da tre anni avanza lentamente per non sprecare le vite dei russi e per non radere al suolo l’Ucraina il cui popolo è apparentato, storicamente, culturalmente e in alcuni casi per vincoli familiari a quello russo. Da tre anni, a cominciare dal marzo 2022, la Russia si è detta disponibile a negoziare chiedendo la rimozione delle cause della guerra. Aveva accettato già nei colloqui di Istanbul nel 2022 la possibilità di un’Ucraina neutrale ma vicina all’Ue (quindi non di influenza esclusiva russa come i diplomatici ospiti di La7 affermano, ovviamente senza documentazione alcuna), ed era disposta quindi a rinunciare a territori aggiuntivi, addirittura a un negoziato sullo status delle Repubbliche autonome. Dopo tre anni di guerra, durante i quali Mosca ha contraddetto le aspettative della maggioranza degli opinionisti occidentali, diversificando la propria economia che cresce a un tasso maggiore di quella europea, i cantori del main stream dovrebbero spiegarci perché il Cremlino sceglierebbe di suicidarsi, accettando un cessate il fuoco in grado di permettere all’Ucraina e all’Europa di rimettersi in sesto, di armarsi e di essere pronti al conflitto, come sostiene Sikorski. L’inquietante realtà è che la telefonata recente tra l’ondivago Trump e Putin ha riguardato la consegna dei missili Tomahawk di lunga gittata e in grado di portare bombe nucleari all’Ucraina. Il presidente Putin deve aver chiarito che una tale escalation avrebbe favorito i falchi i quali chiedono una reazione consona (Oreshnik a Kiev?) per frenare la hybris dei volenterosi. Trump è dunque ritornato a parlare di pace, senza peraltro aver preparato alcuna strategia diplomatica. Non ha interesse a farsi coinvolgere dai “volenterosi” in una guerra contro Mosca. Ma è troppo debole per opporsi ai potentati della finanza.

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giovedì 23 ottobre 2025

Europa, come farsi del male...

 

Non è il cugino di Putin a parlare e nemmeno il suo portavoce. Chi parla è il premier belga, Bart De Wever. Leggete con attenzione cosa ha appena detto perché queste parole sono importantissime:
"C'è l'idea di confiscare gli asset russi immobilizzati per darli all'Ucraina. Sto cercando la base giuridica per questa decisione. Non è un dettaglio, nemmeno durante la Seconda guerra mondiale, i beni immobilizzati non furono mai toccati."
Ma non è finita qui, perché adesso viene la parte più rilevante che dimostra quanto siano idioti quelli che spingono per usare illegalmente i beni di Mosca:
"Gli Stati membri devono capire che se prendono i soldi di Putin, lui si riprenderà i nostri soldi. Le aziende di origine europea saranno sequestrate in Russia. Anche il denaro occidentale congelato che si trova in Russia sarà sequestrato. E forse altri Paesi amici della Russia faranno lo stesso. Quindi dobbiamo stare attenti. Potremmo persino aiutarlo invece di punirlo."
Ci rendiamo conto di quello che stanno combinando? Hanno messo le sanzioni per far fallire la Russia: a fallire sono state le nostre aziende, ad affossarsi le nostre economie e a impoverirsi le nostre famiglie. Ora vogliono utilizzare i beni Russi per punire la Russia e a rischiare più di tutti siamo ancora noi. Anche da questo punto di vista pian piano viene fuori che il coltello dalla parte del manico ce l'abbia Mosca.
Poi vengono a dirci che il nemico sia la Russia. Quando il nostro nemico porta un nome chiaro, netto e inequivocabile: Bruxelles e servi!

Giuseppe Salamone

lunedì 29 settembre 2025

Ucraina, la Russia colpisce i soldi della Nato. Il semplicissimus.

 

Il Corriere della Sera dice ai suoi lettori che Putin è un dittatore comunista, com’è d’uso per un giornale satirico che i suoi lettori e persino i suoi redattori prendono invece sul serio, dimostrando così il livello a cui è giunta quella che una volta si chiamava la buona borghesia italiana. Non dice invece, assieme ai confratelli dell’ordine giornalistico Fatemalefratelli, che Putin va ascoltato con molta attenzione. Qualche tempo fa il presidente russo aveva detto che se i Paesi della Nato avessero creato in Ucraina nuove fabbriche di armi, esse sarebbero state distrutte. E il monito si è trasformata in realtà: è stata completamente azzerata   la fabbrica di droni sentinella  che i tedeschi avevano impiantato in una delle officine attorno al complesso Antonov, quello che ai tempi dell’Unione sovietica produceva l’aereo da trasporto più grande del mondo. Si tratta di un cambiamento di strategia da parte russa che risponde alla nuova ondata di aggressività delle Nato e al suo tentativo di aggirare il problema del trasporto di armi in Ucraina, installando stabilimenti direttamente in loco.

Ma non si tratta solo di questo stabilimento: decine di fabbriche legare alla Nato in numerose località sono state colpite e distrutte, assieme a  un certo numero, dai 5 ai 6,  di F16 nell’aeroporto di Starokonstantinov. Naturalmente l’Alleanza Atlantica, com’è suo inveterato costume, non bada molto alle vittime civili e così le fabbriche di armi sono situate, di proposito,  in mezzo alle città in modo da rendere più problematico colpirle. Ma missili e droni russi sono piuttosto precisi e raramente danneggiano strutture civili: a fare vittime è piuttosto la contraerea ucraina i cui missili finiscono per cadere sulle case dopo aver colpito l’aria. I cittadini ucraini hanno prodotto fino ad ora centinaia di migliaia, se non milioni di foto che raffigurano i resti di tali missili, dei Patriot in particolare, disseminati sulle strade e in qualche caso caduti anche sulle case e su ospedale. Poco male, è tutta carne al fuoco per la propaganda antirussa: è molto facile per i carnefici trasformarsi in vittime, come hanno tentato persino di fare i sionisti, la cui strage era sotto gli occhi di tutti. Con il piccolo particolare che i missili ricadono sulla città quando non colpiscono i loro obiettivi e dunque alla fine si tratta di carcasse che narrano soprattutto la mediocrità dei sistemi di difesa occidentali.

Ad ogni modo questa nuova strategia russa, di passare dal colpire le infrastrutture energetiche e militari ucraine, alle vere e proprie fabbriche di armi, ha un significato che va al di là dell’ovvia distruzione della residua capacità militare ucraina, ma punta a colpire gli interessi economici che tengono viva la guerra al di là di ogni ragionevolezza. Negli ultimi due anni parecchie industrie, soprattutto tedesche e francesi, ma anche britanniche e statunitensi hanno investito in fabbriche di armi in ucraina, soprattutto volte alla realizzazione di droni  e rischiano ora di ritrovarsi con un mucchio di macerie. Dunque il nuovo verso della guerra da parte dei russi è quella di scoraggiare chi pensasse di speculare sull’ucraina e di demolire assieme alle fabbriche, anche quell’atmosfera favorevole alla guerra che è anche frutto di questi investimenti. Insomma Putin che non è un dittatore comunista come dicono i venditori di balle  all’ingrosso, sta dicendo agli occidentali: l’Ucraina non è un posto dove potrete fare soldi  fomentando un’inutile strage. Ma come si desume anche alla distruzione del centro logistico Nato di Vinnitsa, avvenuto due giorni fa, Mosca non ha più alcuna prudenza nel colpire le strutture dell’Alleanza. Ora che la pace sembra più lontana e l’accanimento della Nato non ha più ritegno nel sostegno della guerra, non c’è ragione di non colpire strutture che di ucraino hanno solo il nome.  È certamente un argomento molto più efficace di tutti quelli proponibili per porre fine al conflitto. Del resto l’unica strategia della Nato è ormai quella di colpire le città russe, di portare attacchi sotto falsa bandiera, di importare  mercenari di cui intero battaglione è stato sgominato proprio l’altro giorno. Ma alla fine, persa la guerra, la Nato perderà anche la sua guerriglia.

https://ilsimplicissimus2.com/2025/09/29/ucraina-la-russia-colpisce-i-soldi-della-nato/

venerdì 12 settembre 2025

il vaccino contro il cancro EnteroMix.

 

Ultim'ora: il vaccino contro il cancro EnteroMix in Russia mostra il 100% di efficacia nei primi test! Immagina un mondo in cui il trattamento contro il cancro è personalizzato per il profilo genetico unico di ogni individuo, con effetti collaterali minimi e la massima efficacia. Sembra fantascienza, vero? Beh, il vaccino russo contro il cancro EnteroMix potrebbe renderlo realtà. Sviluppato utilizzando una tecnologia mRNA simile ai vaccini anti COVID-19, EnteroMix ha dimostrato notevoli promesse nei primi studi, vantando un'efficacia del 100% e una riduzione significativa del tumore.
Come funziona?
EnteroMix utilizza un profilo avanzato di mutazione per identificare biomarcatori unici, consentendo al vaccino di innescare una risposta immunitaria precisa. Questo approccio personalizzato addestra il sistema immunitario a rilevare e distruggere le cellule tumorali, con una tossicità minima. L'applicazione iniziale del vaccino si concentrerà sul cancro del colon-retto, una delle principali cause di morti legate al cancro in tutto il mondo.
La scienza dietro la sensazione.
Studi preclinici hanno rivelato risultati impressionanti:
- 60-80% restringimento del tumore
- Sviluppo di tumori inibito
- Aumento dei tassi di sopravvivenza
- Bassa tossicità
Il vaccino ha anche dimostrato sicurezza ed efficacia con somministrazioni ripetute, rendendolo un potenziale cambiamento nel trattamento del cancro.
Qual è il prossimo?
Mentre gli studi di Fase I sono in corso, sono necessari studi multifase più ampi per convalidare benefici a lungo termine e un uso clinico più ampio. Se approvato, EnteroMix potrebbe diventare il primo vaccino personalizzato al mondo contro il cancro a mRNA, offrendo una terapia mirata e potenzialmente meno dannosa rispetto alla chemioterapia o alle radiazioni.
Il futuro della cura del cancro?
L'Agenzia Federale Medica e Biologica russa (FMBA) ha annunciato che il vaccino sarà gratuito per i pazienti, in linea con i suoi obiettivi di medicina di precisione. Con la ricerca che sta progredendo su ulteriori varianti che mirano al glioblastoma e al melanoma, EnteroMix potrebbe ridefinire il futuro del trattamento per il cancro.
Punti di evidenza chiave:
- Tipi di cancro mirati: cancro colorettale, glioblastoma e melanoma
- Tecnologia usata: tecnologia mRNA, simile ai vaccini anti COVID-19
- Risultati della prova: 100% efficacia nei primi studi, 60-80% restringimento del tumore
- Benefici potenziali: trattamento personalizzato, effetti collaterali minimi e tassi di sopravvivenza più elevati
- Prossime fasi: sperimentazioni di Fase II e III, approvazione normativa e potenziale accesso al pubblico.
Mentre il mondo guarda con il fiato sospeso, una cosa è chiara: EnteroMix ha il potenziale per rivoluzionare il trattamento contro il cancro. Rimanete sintonizzati per ulteriori aggiornamenti su questo sviluppo innovativo!

domenica 20 luglio 2025

Gas russo, Italia divisa: Dal Pd al M5s, crescono le voci per un ritorno ai flussi dal Cremlino. - di Sebastiano Torrini

 

Nel 2024 sono stati pagati alla Russia 23 miliardi di euro per le forniture energetiche nonostante, nell’ambito del piano REPowerEU, l’Ue abbia già ridotto la quota di gas russo dal 45% nel 2021 al 19% nel 2024

Si tornerà prima o poi a comprare gas russo? Cominciano a essere sempre di più le voci “possibiliste” per un ritorno al passato in Italia. L’ultima in ordine di tempo è quella del Pd che “non lo esclude, anzi è una possibilità che vede all’orizzonte”, si legge su Il Foglio di oggi.

GAS RUSSO: IL PD APRE AL RITORNO, MA SCHLEIN NEGA.

“Il Libro Verde del Pd sulle politiche industriali ne fa un riferimento ambiguo, a pag. 12: ‘In quest’ottica vanno collocate le ulteriori riflessioni da compiersi sulla necessità di un mercato unico che impedisca una pericolosa frammentazione nazionale anche di fronte alla possibilità non inverosimile di una riapertura dei flussi dalla Russia’”, ha specificato il quotidiano.

ANDREA ORLANDO (PD): GAS RUSSO COME LEVA NEGOZIALE CONTRO TRUMP SUI DAZI.

Nonostante la segretaria Elly Schlein abbia negato, ha proseguito Il Foglio “l’ex ministro Andrea Orlando, che ha curato il ‘Forum industria’ e la pubblicazione del volume, ha dato un’interpretazione opposta e tutt’altro che ambigua in un’intervista alla Staffetta: “Oggi pensiamo che ragionevolmente quella [l’acquisto di Gnl dagli Usa, ndr] sia una strada obbligata, legata alla presenza del conflitto, però pensiamo anche che l’acquisto debba essere condizionato a un ripensamento delle posizioni degli Stati Uniti”. Quindi, ha insistito la Staffetta, il gas russo può essere una leva negoziale da usare contro Trump sui dazi? Risposta sintetica di Orlando: “Sì”.

IL M5S VUOLE “COLLABORAZIONE CON LA RUSSIA” PER IL GAS E LA RESILIENZA ENERGETICA UE.

Poche settimane fa era stato il M5s ad aprire all’ipotesi di tornare a comprare il gas russo. In una risoluzione del Movimento presentata alla Camera, i pentastellati sottolineavano come “nell’ambito del raggiungimento di una soluzione pacifica duratura e permanente del conflitto non più rinviabile”, il governo viene impegnato “ad intensificare gli sforzi a livello europeo per trovare una soluzione efficace alla questione del transito e approvvigionamento del gas che non escluda a priori e pro futuro una possibile collaborazione con la Russia”. E tutto ciò “al fine di garantire il contenimento dei prezzi dell’energia elettrica e del gas naturale nonché la resilienza energetica dell’Unione europea, che deve essere in grado di adeguarsi ai mutevoli scenari del quadro geopolitico mondiale senza legarsi a specifiche fonti energetiche in maniera quasi monopolista”.

FRONTE DIVISO ALL’OPPOSIZIONE: PD E AVS BOCCIVANO IL PASSAGGIO SUL GAS RUSSO, SENSI PARLA DI “SCONVOLGENTE IPOCRISIA”.

La risoluzione aveva di fatto spaccato l’opposizione con Pd e AvS che avevano deciso di non votare il passaggio contestato, tanto che sui social il deputato del Pd Filippo Sensi aveva scritto: “Sconvolgente sia presentato oggi, con Kyiv martellata dalle bombe”.

PICCHETTO FRATIN AVEVA APERTO LE DANZE GIA’ A FEBBRAIO

A febbraio, il primo a rompere il tabù era il ministro per l’Ambiente e lo Sviluppo Energetico Gilberto Pichetto Fratin. “Fatta la pace, si può tornare a comprare il gas russo”, aveva detto il ministro a La Stampa. Mentre la Lega non ha mai fatto mistero di essere favorevole all’acquisto di idrocarburi russi.

L’ITALIA NON HA MAI SMESSO DI COMPRARE GAS RUSSO: CONSEGNE IN CALO MA NON AZZERATE, MENTRE BRUXELLES VUOLE L’EMBARGO TOTALE ENTRO IL 2027.

In realtà l’Italia, come molti altri paesi europei, di comprare il gas di Mosca non ha mai smesso. L’hub del Tarvisio ha visto calare le consegne ma mai azzerarsi. Eppure la Commissione Europea ha presentato a maggio una roadmap dettagliata per porre definitivamente fine a tutte le importazioni di energia provenienti dalla Russia entro la fine del 2027.

FINO A 23 MILIARDI ALLA RUSSIA NEL 2024 PER LE FORNITURE ENERGETICHE: UE RIDUCE MA NON ELIMINA IL GAS DI MOSCA.

Nel 2024 sono stati pagati alla Russia 23 miliardi di euro per le forniture energetiche nonostante, nell’ambito del piano REPowerEU, l’Ue abbia già ridotto la quota di gas russo dal 45% nel 2021 al 19% nel 2024, portandoli da 150 miliardi di metri cubi nel 2021 a 52 miliardi di metri cubi nel 2024, con previsioni di arrivare al 13% nel 2025. Mosca rappresenta però ancora il terzo fornitore di gas dopo Norvegia (45,6%) e Algeria (19,3%). Ed è seconda nelle consegne di Gnl ai Ventisette (17,5%), dietro soltanto agli Stati Uniti (45,3%).


https://energiaoltre.it/gas-russo-italia-divisa-dal-pd-al-m5s-crescono-le-voci-per-un-ritorno-ai-flussi-dal-cremlino/

domenica 13 luglio 2025

C'è qualcosa che non quadra...


Quindi, Trump dichiara la guerra dei dazi all'Europa e l'Europa si arma per non essere invasa dalla Russia?

Che cosa mi sfugge?

cetta.

venerdì 4 luglio 2025

USA e Russia dialogano... ma... - Giuseppe Salamone

 

Putin e Trump hanno avuto un colloquio telefonico: al di là del tono disteso, secondo quanto comunicato dai protagonisti, la sostanza sembra immutata: Trump continua a spingere per un cessate il fuoco strumentale e altamente propagandistico, in modo da sventolare qualcosa davanti ai suoi elettori. La Russia, invece, da una posizione di forza, continua a puntare a una fine del conflitto che affronti le cause profonde, ovvero anche il ruolo della NATO.
A me, onestamente, sembra proprio che stiano discutendo su come spolpare i Paesi dell’Unione Europea, soprattutto Washington. Da una parte gli USA, che ci stanno facendo pagare il costo della loro guerra per procura, prima attraverso le sanzioni e poi, secondo quanto si apprende nelle ultime ore, anche tutto il futuro sostegno militare a Zelensky, visto che la Casa Bianca sembra intenzionata a interrompere le forniture di armi per Kiev. Dall’altra invece, la Russia, nella posizione di farci pagare il prezzo delle scelte scellerate, guerrafondaie e russofobiche dei nostri governanti.
USA e Russia dialogano e sembra stiano pian piano tentando di ricucire i rapporti. L’Unione Europea, invece, per bocca di Bomber Leyen qualche minuto fa, ci ha fatto sapere che, se gli USA dovessero interrompere l’invio di armi per Zelensky, l’UE sarebbe pronta a farsi carico di tutto. Per la felicità di Trump, visto che le armi le acquistiamo da lui.
Con un cumulo di servi e disagiati che abbiamo nelle cancellerie europee, agli USA e alla Russia non viene nemmeno troppo complicato prenderci a badilate nei denti. Ci rendiamo conto di quanto sia dannosa e pericolosa oggi l'Unione Europea, vero?

martedì 24 giugno 2025

Sergej Aleksandrovič Esenin - Confessione di un teppista.

FORZA AGGRESSORE - Marco Tavaglio.

 

Fanno tenerezza le frasi roboanti dei leader Nato e Ue del 24.2.2022 sull’aggressione della Russia contro l’Ucraina, confrontate ai loro pigolii e balbettii di oggi sull’aggressione di Israele&Usa contro l’Iran.
E il fatto che l’intervento russo fosse stato provocato per 15 anni e che le armi atomiche da piazzare sotto le finestre di Putin la Nato le avesse davvero, mentre l’Iran non le ha per minacciare Israele (che le ha da quasi mezzo secolo), aggiunge un tocco di surrealismo
ai famosi “valori” dell’Occidente.
Ecco il segretario Nato Jens Stoltenberg il 24.2.22: “Condanno fermamente l’attacco sconsiderato della Russia all’Ucraina. È una grave violazione del diritto internazionale e una seria minaccia alla sicurezza euro-atlantica. Invito la Russia a cessare immediatamente la sua azione militare e a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Siamo col popolo ucraino in questo momento terribile”.
Ed ecco il segretario Nato Mark Rutte ieri: “Non sono d’accordo con chi ritiene l’attacco degli Usa in Iran in contrasto col diritto internazionale. La mia principale paura è che Teheran possa avere l’atomica”.
Poi c’è il mitico cancelliere Merz: “Non c’è alcuna ragione di criticare gli attacchi americani all’Iran”, sempre nell’ambito del
“lavoro sporco per tutti noi”.
Intanto la Von der Leyen chiede non agli aggressori Israele e Usa, ma all’Iran aggredito, di “fermarsi” e “impegnarsi in una soluzione diplomatica credibile” perché “il tavolo dei negoziati è l’unico luogo in cui porre fine a questa crisi”:
il tavolo dove gli iraniani erano regolarmente seduti, in Oman e a Ginevra, quando prima Netanyahu e poi Trump l’hanno fatto saltare a suon di bombe.
Tutti gli altri acconsentono tacendo, ma ripetendo che “l’Iran non deve avere l’atomica”, a partire da Macron e Starmer che ce l’hanno.
Nessuno condanna la violazione del diritto internazionale e/o propone sanzioni (l’unico sanzionato è l’Iran, dal 1979), né tantomeno invii di armi e aiuti a Teheran. Il mantra “aggressore e aggredito”, ripetuto allo sfinimento per Russia e Ucraina, è evaporato.
I nostri “valori” sono quelli del Marchese del Grillo: io so’ io e voi non siete un cazzo; noi e i nostri amici possiamo, tutti gli altri no.
Una menzione speciale per i finti anti-trumpiani che fino all’altroieri, quando Trump invocava e organizzava negoziati su Ucraina e Medio Oriente, lo lapidavano come traditore dell’Occidente: ora che bombarda i negoziati, sono tutti più trumpiani di lui.
Ci ordina di buttare il 5% del Pil in armi? Sì, buana.
Poi tutti a menare Conte e le piazze “pacifinte” che “vogliono farci uscire dalla Nato”.
Poi si scopre che basta dire no per ottenere flessibilità, come la Spagna di Sánchez, che vuol fermarsi al 2,1% e resta nella Nato.
Vergogniamoci per loro.