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mercoledì 10 maggio 2023

Michela Murgia come affrontare un cancro. - Professor X - G. Middei

 

«Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono. Me l’ha spiegato bene il medico che mi segue, un genio. Gli organismi monocellulari non hanno neoplasie; ma non scrivono romanzi, non imparano le lingue, non studiano il coreano. Il cancro è un complice della mia complessità, non un nemico da distruggere.»

Cosa rispondere alle parole di una donna che con tanta fierezza e semplicità affronta un momento tanto difficile? A una donna che ha accettato la sua malattia e ha capito che la «morte è parte della vita stessa?» In questo momento mi sento in grande difficoltà. Una riflessione va fatta, so che sarà impopolare, ma bisogna farla.

È vero, i tumori sono sempre esistiti. Vi sono casi documentati che risalgono all’Antica Roma, perfino all’Antico Egitto. Però oggi i casi di tumore sono tanti, troppi. E sì la scienza ci dice che la colpa è del fumo, dei cibi industriali e di tutte quelle sostanze che mangiano, beviamo, respiriamo, ma allora se le cose stanno così, se questa vita moderna che «mette il guadagno delle industrie prima della salute», che pensa al profitto dei pochi ma non alla vita dei molti, forse questo sistema in cui viviamo andrebbe messo in discussione. E vorrei che la gente queste cose se le chiedesse. Perché quando una donna, quando dieci, cento, mille, migliaia di donne e di uomini e di bambini si ammalano tanto gravemente, non dovremmo limitarci a dargli una pacca sulla spalla e ad augurare loro «buon viaggio».

Certo, i media e i giornali ci fanno vedere che i malati sono sempre coraggiosi. Affrontano la malattia con serenità e con un sorriso sulle labbra. E non è sbagliato, non è assolutamente sbagliato. Però non possiamo raccontare soltanto queste storie. Sì, perché vorrei dire alla gente che soffre che anche essere arrabbiati, anche essere tristi, anche quei giorni in cui «non riesci proprio ad alzarti dal letto», anche attraversare momenti di scoramento e di sconforto, e poi vincerli, senza negare la tristezza, senza fingere che non esista, anche questo va bene! Rispetto e ammiro chi sorride e affronta con coraggio il suo dolore, ma rispetto anche chi piange, chi ha il coraggio di farsi vedere mentre piange.

G.Middei, anche se voi mi conoscete come Professor X

#vita #vivere #societa #murgia

https://www.facebook.com/photo?fbid=799864608173980&set=a.655388085954967

giovedì 5 agosto 2021

Se è lecito. - Marco Travaglio

 

In un Paese senza bussola, ogni tanto è il caso di mettere i puntini sulle “i”. A cominciare da quel che si dice in giro del Fatto. Noi giudichiamo tutti in base alle cose che dicono e fanno alla luce delle nostre idee. Che sono piuttosto note e non usiamo cambiarle appena gira il vento. Ai blocchi di partenza, tutti i governi sono uguali (salvo quelli guidati da delinquenti): poi sono le loro azioni a fare la differenza. Questa è l’imparzialità: applicare le proprie idee a tutti. Il governo Renzi, da quel che diceva il premier nel 2014 (molto simile a ciò che dicevamo noi), partì sotto i migliori auspici. Poi fece l’opposto: Italicum, schiforma costituzionale, Jobs act, Buona scuola, norme pro-evasori e anti-magistrati, rilancio del Ponte sullo Stretto e altre porcate di B., inerzia sui crac bancari. Tutte cose che combattemmo perché erano l’opposto delle nostre idee. Il Conte-1 fece molte cose che reclamavamo anche prima che nascesse il Fatto: spazzacorrotti, blocca-prescrizione, reato di voto di scambio, Reddito di cittadinanza, Quota 100, blocca-trivelle, dl Dignità, analisi costi-benefici sulle grandi opere, taglio dei parlamentari e dei vitalizi, politica estera meno appiattita sugli Usa e più multilaterale verso Est, economia a forte presenza pubblica: applausi. Varò pure il mini-condono fiscale, la (il)legittima difesa e i decreti sicurezza: fischi.

Anche il Conte-2 fece molte cose buone, alcune riprese dalle battaglie del Fatto (e non viceversa): manette agli evasori, limiti al contante e incentivi alla moneta elettronica (cashback), fuori i Benetton da Autostrade, Green new deal; poi bloccò l’aumento dell’Iva, diede più soldi a sanità e istruzione, gestì bene pandemia e i ristori fino al miracolo del Recovery fund: applausi. Ma fece anche una Sblocca-cantieri spericolata e svuotò il reato di abuso d’ufficio: fischi. Ora c’è Draghi: sulla persona e sui trascorsi di banchiere europeo, nulla da dire. E sulla lotta al virus, applausi. Ma, oltre a riportare al potere B. e la sua banda più Salvini&C., ha fatto il condono fiscale, la sanatoria dei precari della scuola, una “riforma” della giustizia da far impallidire B. (anche se alla fine Conte ha evitato i danni peggiori), cancellato cashback e salario minimo, sbloccato i licenziamenti, ingaggiato i responsabili e gli ideologi dei disastri del passato (Brunetta, Gelmini, Fornero, Giavazzi e turboliberisti minori), riasservito l’Italia agli Usa, riesumato il Ponte, avviato politiche anti-ambientali, rallentato a suon di stop&go la campagna vaccinale, rimesso a tavola le lobby e ancora dorme sulla scuola. Perciò speriamo che duri il meno possibile. Non perché siamo vedovi di chi c’era prima: perché – parlando con pardòn, se è ancora lecito – non siamo d’accordo.

IlFQ

venerdì 23 luglio 2021

Per ognuno la regola è “F.U.P.C.C.V.P.” - Antonio Padellaro

 

È tutto molto chiaro, lineare e soprattutto condiviso. Grande armonia nel mondo della scuola dove a parere dell’Associazione nazionale dei presidi occorre obbligare alla vaccinazione il personale scolastico e gli studenti. 

Alcune sigle autonome sono invece apertamente contrarie e minacciano ricorsi a pioggia (attualmente i non vaccinati della categoria sono 221.534 su quasi un milione e mezzo). Senza contare le famiglie No-Vax, già sul piede di guerra, che alle demoniache fiale preferiscono di gran lunga le lezioni in Dad. 

Quelle che secondo i test Invalsi stanno generando tra i ragazzi forme pandemiche di analfabetismo di ritorno. Anche nel mondo imprenditoriale e tra le parti sociali sul tema vaccini la concordia regna sovrana. Alla direttrice di Confindustria che chiede alle imprese la sospensione dal lavoro per chi è sprovvisto di Green pass risponde pacatamente la leader Fiom-Cigl che definisce la proposta “vergognosa”. 

Mentre invece la Cisl Emilia “non si scandalizza”. Il presidente della Camera, Roberto Fico, parla di “idea sui generis” pur senza sbottonarsi. Tuttavia sul Green pass non sente ragioni: “impossibile chiedere agli eletti se sono stati immunizzati col farmaco”. Impossibile. Agli eletti. 

Per fortuna a indicare la retta via c’è il decisionista ministro del Lavoro Orlando che dice “no alle proposte unilaterali”, e però invita “a un confronto costante”, qualunque cosa significhi. Non resta che affidarsi alla mediazione. Quella del presidente di Confindustria Bergamo: “Premiamo chi si vaccina” (AstraZ e vinci). Quella di Brunello Cucinelli: “A chi non si vaccina dirò ti pago, ma non lavori e stai a casa” (cioè, due danni al posto di uno). Visto che perfino nella Lega il presidente del Veneto, Luca Zaia, favorevole alla vaccinazione di massa, non sembra sulla stessa linea di Matteo Salvini (candidato al Nobel della Medicina per aver scoperto che sotto i 40 anni il virus non attacca) non ci resta che ricorrere all’algoritmo FUPCCVP.

Esso si ottiene incrociando i Sì Vax ai No Vax, ai Ni Vax, ai Boh Vax, ai luoghi dove il Green pass sarà obbligatorio, alle regioni che cambiano colore con le terapie intensive al 10% e i reparti Covid al 15, e soprattutto agli studi di laboratorio dell’onorevole Lollobrigida (Per chi non lo sapesse FUPCCVP è l’acronimo di Fate Un Po’ Come Cz Vi Pare).

ILFQ

giovedì 14 gennaio 2021

QUEL GRAN FIGLIO DI INDAGATI. - Bruno Fusco

Con Conte, l'Italia ha riacquistato stile, dignità e ruolo, sa parlare con tutti, dall'ultimo operaio in difficoltà, ai massimi esponenti mondiali, lo ha fatto dal primo giorno in cui ha assunto la carica di Presidente del Consiglio con grande visione e lungimiranza del M5S.

Conte è una figura che finalmente non fa figure di merda, ricordiamo tutti le corna di Berlusconi e le risatine di Francia e Germania, ricordiamo il cappotto di Tatteo Tenzi, abbottonato a cazzo di cane, e il suo inglese imparato da un corso in edicola, pieno di sputazzelle gutturali, ma parla come mangi, impara dall'altro cazzaro verde, almeno la base dei rutti liberi!
Ricordiamo il loden di Monti che portava l'Italia a vittima sacrificale sull'altare dell'austerità!
Conte sa usare le parole, scansiona il giornalista di turno, che spara le sue domande come un fucile puntato, e lui, con la stessa capacità di un'aquila reale, di avvistare un topolino da un chilometro, risponde al colpo senza ferirsi, Conte conosce i suoi polli, ha un bagaglio di serenità e professionalità raro da confrontare, e non ha bisogno di far pubblicare foto di case di giornalisti, incitare all'odio sui social, o cacciarli dalla RAI, come hanno fatto Renzi e Berlusconi, lui risponde a tono, con chiarezza e competenza, vola più in alto dei suoi interlocutori, soprattutto, non ha lobby e interessi da difendere.
Sa scegliere i giusti contenitori per comunicare, credo mai lo vedremo in programmi scadenti e rabbiosi, tipo quelli di De Debbio, Porro e Giordano, almeno spero.
Gli attacchi di Renzi hanno il sapore della vendetta, puzzano di odio fritto e rosolato per mesi, sputato tutto in una volta con una rabbia incontrollata, ha fallito su tutto e prova ad esporsi per riconquistare credibilità, ma non puoi ingannare chi ti ha già giudicato un nulla!
L'Italia merita un presidente del consiglio come Giuseppe Conte, persone di questo calibro sono preziose e attirano su di sé invidie e gelosie ai limiti dell'autodistruzione e chiunque sappia distinguere le opportunità dall'opportunismo è tenuto a difenderlo.
Renzi trascina nell'oblio ogni cosa che tocca, lascia tracce di perplessità in ogni sua dichiarazione e sputa frasi che gli rimbalzano come riflesse in uno specchio, che gli mostrano la bestia che ha governato con decreti leggi, ghigliottine, canguri, 32 voti di fiducia in un solo anno, e tutto questo senza un Virus maledetto da tenere a bada!
Mi auguro che chi lo ha seguito nel suicidio politico si svegli prima del baratro e lo lasci, da solo, a rimuginare sui suoi fallimenti e i suoi rancori personali, e abbandoni questo gran figlio di indagati al suo destino triste.

martedì 15 dicembre 2020

Verificami questo. - Marco Travaglio

 

Al governo manca l’“anima”, l’“identità”, la “visione”, l’“ubi consistam” (Repubblica). È un “governo senza nome” col “mistero del premier” e senza “una piattaforma culturale, una ragion d’essere autonoma in una nuova interpretazione cultural-politica del Paese e del suo sviluppo” (Ezio Mauro). Ci vuole un governissimo. Di larghe intese. “Dei migliori” (Calenda, e lui modestamente lo nacque). No, basta un rimpasto. O un mini-rimpasto. Un “Conte-ter” (Repubblica). O un “piano B” (Domani). Almeno “un riequilibrio” (Pd). “Un salto di qualità” (Renzi). Ma senza “salti nel buio” né “crisi al buio” (Zingaretti). Intanto si fa il “tagliando” (Pd). Per “un cambio di passo” (Marcucci e Serracchiani). “Una verifica chiara” perché “il problema è chiarire i temi su cui andare avanti” (Serracchiani). “Proporre un piano serio al Paese” (Boschi). Una “scossa” (Zinga). Una “svolta di concretezza” e un “colpo d’ala” (Pd). Un’“agenda nuova” (Faraone). Un “nuovo slancio” (Confcommercio). ”Un rilancio e una ripartenza” (Zinga). Ma basta pure “un riassetto” (Bettini). Una “riorganizzazione col coinvolgimento dei migliori di tutti i partiti” (Boschi). Un “chiarimento” senza “fare penultimatum” (Faraone). Un “rafforzamento della squadra” (Serracchiani). Un’“ampia compagine parlamentare” (Renzi). “Accogliere le energie migliori”, cioè di FI (Bettini). A partire dai Responsabili.

Aprire “un tavolo” su cui mettere i problemi” (Zinga). “Ricomporre” e “condividere le scelte” per la “collegialità” (Bettini). Magari con “nuove figure di raccordo con i partiti”, con un “nuovo Gianni Letta” (Orlando). Guai se il premier “salta le mediazioni” e si chiude “nella piramide” (Espresso). Coi “super poteri” dell’“azzardo cesarista” (Stampa). Con lo “stato di emergenza senza più emergenza” e “soluzioni rococò” sul Recovery (Cassese). Con “indebiti tentativi accentratori, forzature, colpi di mano, personalismi” (Galli della Loggia). Ma “non è solo la governance del Recovery, è tutto il piano” (Renzi). Però, sia chiaro: “Siamo contrari all’immobilismo, alla chiusura in se stessi, a ogni forma di autocelebrazione” e “continueremo a svolgere una funzione unitaria, di collante, che non va confusa con un atteggiamento di subalternità”, ma solo con “un impegno costante per affrontare in modo adeguato i problemi” e voi non ci crederete, ma lo scopo è “risolverli insieme”, oltre a “praticare pienamente lo spazio del confronto produttivo e del rafforzamento collegiale della proposta”, sempre tesi al “massimo della corresponsabilizzazione e della collegialità”, cominciando a “implementare l’agenda green” (Zinga). Con scappellamento a destra.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/12/15/verificami-questo/6037128/

domenica 18 ottobre 2020

La pandemia e il guado del cambiamento. - Tommaso Merlo

 

Vita dura per gli sciacalli nostrani. Han passato l’estate a fregarsene del virus e adesso che il contagio è ripartito la colpa non è loro. È dei loro nemici politici. L’Italia è vittima di persone che per misero tornaconto manipolano la realtà di continuo. Son bastati pochi giorni affinché branchi di sciacalli passassero dalla “libertà di contagiare” al “c’infettiamo governo ladro”. Tempi davvero duri per loro. La realtà cambia in maniera così repentina da costringere gli sciacalli a continue inversioni ad u che ne minano la credibilità facendogli scivolare nel ridicolo. La pandemia sta facendo emergere il meglio e il peggio del nostro paese. Il meglio lo stanno dando i cittadini che han compreso la gravità dell’emergenza e l’importanza fondamentale del proprio comportamento. Cittadini che stanno dimostrando senso di responsabilità e lungimiranza ed accettano di buongrado piccoli sacrifici e piccole accortezze che possono salvare la loro vita e quella degli altri. Il peggio lo stanno dando invece certi politicanti e certi personaggi che scorrazzano nel malconcio mondo dell’informazione. Esibizionisti di ogni risma ed egoarchi cronici che creano solo caos e alimentano frustrazione e divisioni per meschino tornaconto o vanità. La pandemia sta dimostrando come l’Italia sia un paese in mezzo ad un guado culturale. Un guado tra passato e futuro. Con da una parte cittadini emancipati e maturi che vorrebbero attraversarlo e costruire un paese all’altezza delle proprie nuove consapevolezze. E dall’altra una minoranza privilegiata che vuole impedirglielo perché il cambiamento non gli conviene. Un guado. Tra il meglio e il peggio. Tra il vecchio e il nuovo che prima o poi dovrà risolversi. Il cambiamento lo puoi frenare ma non lo puoi fermare. Un paese, una società, una democrazia non sono altro che la proiezione di quello che hanno dentro i cittadini, la proiezione della loro cultura prevalente. Il profondo malessere italiano di questi anni nasce proprio dalla divergenza tra i valori che hanno maturato i cittadini e ciò che riscontrano attorno a loro in certa politica e in certa informazione. La pandemia lo sta rendendo evidente. Viviamo in mezzo al guado uno scontro latente. Tra il meglio e il peggio. Tra il vecchio che non vuole rassegnarsi alla sua fine ed un nuovo che fatica a sorgere per gli ostacoli creati da coloro a cui il cambiamento non conviene. Ma il cambiamento lo puoi frenare, non lo puoi fermare. Un paese cambia quando il modo di pensare e quindi di comportarsi dei cittadini cambia in maniera abbastanza diffusa e quindi potente da dar vita ad una realtà politica e sociale nuova. La pandemia lo sta confermando. La grande maggioranza dei cittadini italiani sono migliori di certi politicanti e di certi personaggi che sguazzano nel malconcio mondo dell’informazione. E sono più che pronti ad attraversare il guado e costruire finalmente un paese all’altezza dei tempi e delle loro nuove consapevolezze.

https://repubblicaeuropea.com/2020/10/18/la-pandemia-e-il-guado-del-cambiamento/

venerdì 9 ottobre 2020

La discesa agli inferi della Lega, tra gli inni alla mafia e le lacrime finte: i post di Scanzi. - Andrea Scanzi

 












Dai risultati dei ballottaggi ai contagi di Terracina: ovunque ti giri, il cazzaro verde è in caduta libera.

Il senso di Maraventano per la mafia.

Questa qua, Angela Maraventano, ha partecipato (tra i pochi) alla buffonata in Sicilia pro-Salvini. È stata senatrice leghista. È una pasionaria del cazzaro verde.
Ha avuto il coraggio di dire quanto segue: “La nostra mafia che ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima, dove sono? Non esiste più perché noi la stiamo cancellando”.
Non sto scherzando. È tutto vero. Guardate il video e vomitate. Che bella gente che c’è nella Lega.
Siamo a livelli allucinanti.

Terracina, il Tordo e il senso di responsabilità commovente di Salvini.

Quante volte ci siamo detti che organizzare assembramenti a raffica senza rispettare le regole, come fa da giugno Salvini, è scellerato?

Eccoci.

Il 25 settembre scorso, a sostegno del suo candidato a sindaco, Salvini va a Terracina. Piove e i cento presenti si rifugiano dentro il ristorante “Il Tordo” (nome perfetto per l’occasione, peraltro). Tutti indossavano le mascherine, poi però nel corso degli interventi spesso se le sono tolte, o le hanno abbassate. Molti altri, come testimoniano diverse immagini, le portavano sulla bocca ma non sul naso.

Oggi, a meno di 14 giorni da quell’appuntamento, le autorità sanitarie locali temono che la cena elettorale al “Tordo” con Salvini possa essersi trasformata in un maxi cluster.

L’organizzatore dell’evento è già risultato positivo. Più di qualcuno sembra accusare sintomi preoccupanti e ieri sera c’è stata una corsa ai tamponi, a cui si è sottoposto anche un parlamentare. L’Asl sta pensando a organizzare un drive in, per effettuare tamponi a tappeto prima che un eventuale caso Terracina possa far collassare un territorio già fortemente provato dal Covid-19.

Complimenti, Salvini. Il tuo senso di responsabilità non smette di commuovere.

Dove 5S e Pd fanno squadra, la destra non tocca palla.

Notizie dai ballottaggi. Ovunque si siano apparentati con il centrosinistra (Renzi escluso, che anzi in molti casi appoggiava l’altro candidato), i 5 Stelle hanno vinto. Sempre, tranne che Andria, dove il M5S è andato insensatamente contro il Pd per soddisfare le solite manie taleban-suicide della tizia che, due settimane fa, voleva consegnare la Puglia a Fitto. Pora donna.

I M5S hanno vinto a Matera (coi voti anche del Pd). Hanno vinto a Giugliano (contro Italia Viva), Pomigliano d’Arco, Termini Imerese, Ariano Irpino, Manduria. E hanno vinto (apparentati) a Casavatore, Corsico (ancora contro Renzi) e Cascina (un trionfo dopo l’altro per Ceccardi).

Dove 5 Stelle e centrosinistra fanno squadra (sul serio), la destra non tocca quasi mai palla.

Se 5 Stelle e centrosinistra saranno intelligenti, ne trarranno insegnamento per le sfide ancor più probanti del 2021. Se invece vorranno continuare a suicidarsi, potranno pur sempre proseguire a dividersi in fazioni tra duropuristi, casaleggisti, realisti e (semplicemente) persone dotate di senno.

(In foto Domenico Bennardi, neo-sindaco di Matera)

La giornata perfetta per i cazzari e i talebani.

È un Salvini rutilante, che dal Papeete 2019 le sbaglia tutte. Idolo vero.

Al ballottaggio è riuscito a perdere praticamente ovunque. Persino dove era in vantaggio, come a Crotone, Reggio Calabria e Chieti. E persino nei feudi storici della Lega, come Legnano, Lecco, Corsico e Saronno.

Nel frattempo, l’alleanza Pd-M5S vince ovunque si sia presentata assieme.

Che dire? La giornata perfetta per il cazzaro verde, le lezzi affrante e i talebani babbei. Daje Matte’!

Auguri a un grande rivoluzionario.

Oggi compi 75 anni, splendido Ivan Graziani.

È un piacere ascoltarti da sempre, è un onore raccontarti da anni a teatro con tuo figlio Filippo.

Hai scritto almeno (almeno) 30 canzoni che porterei sull’isola deserta. Hai regalato riff, inventato mondi, disegnato ritratti.

Eri così avanti che tanti ti hanno capito subito, ma qualcuno deve capirti ancora. E chissà se avrà mai la voglia di farlo.

Sei stato, e sempre resterai, pioniere. Rivoluzionario. Talento puro. Ribelle testardo in eterno.

Buon compleanno, Chitarrista.

Mille di questi giorni, cari fedelissimi.

Voleva conquistare la Toscana, ma è stata sconfitta anche nella sua Cascina.

Nel disastro fragoroso e totale della Ceccardi, fedelissima di Salvini, c’è tutta l’involuzione della Lega attuale.

Quella di Lady Ceccardi è una Waterloo per certi versi indimenticabile. Mille di questi giorni, ultrà salviniani! Vi sia lieve il perdurante declino.

Io voterei per Papa Francesco

L’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco è qualcosa di vertiginoso. Splendida, coraggiosa, per certi aspetti rivoluzionaria.

Come ha ottimamente riassunto il filosofo Massimo Cacciari, è una sorta di ponte tra Illuminismo e Cattolicesimo, due mondi teoricamente inconciliabili. E anche in questo risiede la straordinarietà di un testo che insiste su concetti come libertà, fraternità, tolleranza e solidarietà.

Viviamo un’epoca tremenda. Senza idee, senza valori, senza empatia. I punti di riferimento sono pochi e, spesso, osteggiati. Tra le sparute fortune dell’essere immersi in questo presente, c’è proprio il fatto di essere contemporanei a Papa Francesco. Un Papa che, ovviamente, suscita diffidenza (per non dire odio) in quegli ambienti putrescenti saturi di sovranismo, razzismo e bigottismo.

Se esistesse un leader politico come Papa Francesco, lo voterei subito.

Che bell’assembramento, brava Jole!

Sogniamo tutti insieme con questa straordinaria performance danzereccia di Jole Santelli, governatrice della regione Calabria.
Assieme ad alcuni dei suoi più stretti collaboratori, ha festeggiato l’elezione della neosindaca di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro, munita di coroncina di fiori e definita “principessa” dall’argutissimo speaker.
Un bell’assembramento privato in tempo di pandemia, senza mascherina e senza distanziamento, è davvero quel che ci vuole. Brava Jole!
(Guardate e condividete)

Grazie Rosato, devo anche a te il mio successo.

Leggo solo adesso che tal Rosato Ettore, esponente di Italia Cosiddetta Viva (e quindi di niente), mi definisce “ignorante, nel senso letterale del termine. Su come funziona il parlamento sicuramente. Comunque chiama il Presidente Fico, che le regole le definisce, te lo spiega volentieri, più di me”.

Lo ringrazio per le belle parole.

Se non sbaglio tal Rosato, tanto avvenente quanto vincente, è lo stesso che ha partorito quel capolavoro di legge elettorale tuttora vigente. Glielo ricordai durante una puntata mitologica di DiMartedì, dicembre 2017, e ancora deve rimettere insieme i pezzi.

Mi divertii così tanto che, quando tornai a casa dalla mia compagna, le dissi: “Sai che c’è? Io, il libro “Renzusconi”, lo trasformo in un tour teatrale da qui alle elezioni del 4 marzo. Questi renziani sono fantastici, mi fanno troppo ridere!”. Giuro che andò così! Ne nacque un tour trionfale, tipo 50 date in 30 giorni (spesso facevamo doppietta pomeriggio e sera): sempre esaurito, una roba pazzesca.

Quindi, a tal Rosato, io voglio bene. Mi porta fortuna. E la totale irrilevanza politica a cui si è auto-condannato mi piace da pazzi. Dunque, non volendo ridargli (di rimbalzo) visibilità con le mie parole, mi fermo qui.

Ora però vado a telefonare. Non a Fico, che peraltro non conosco. E neanche al tricologicamente dadaista Rosato, di cui apprezzo molto il percorso politico sin da quando riuscì a perdere (contro ogni logica) le elezioni a sindaco di Trieste nel 2006.

No: molto più prosaicamente, telefonerò alla Ducati. Devo ultimare la customizzazione della Scrambler, e quella sì che è una cosa seria. Altro che Rosato!

I trip mentali di Giorgia, che Jim Morrison in confronto è nulla.

“Ho sempre sostenuto che il Movimento 5 Stelle fosse uno strumento truffaldino usato per rubare voti a destra e portarli a governare a sinistra. Il trucco però è ormai svelato e la Destra sta tornando a casa, preferendo la coerenza rispetto al trasformismo grillino”.

Ma esattamente, la Meloni, per regalarci queste perle, quali trip mentali riesce a vivere? No, così, per sapere. Mi paiono molto efficaci. Neanche Aldous Huxley, Syd Barret e Jim Morrison una roba così.

Daje Giorgia!

Maraventano non scherzava mica.

Ve la ricordate la Maraventano? È la ex senatrice leghista che, dal palco, lo scorso weekend aveva rimpianto “la mafia coraggiosa di una volta”.
Salvini ha minimizzato le sue parole (“Si è espressa male”). Il segretario regionale Candiani le ha chiesto di dimettersi e chiedere scusa. Lei lo ha fatto. Almeno quello.
Tutto bene? No, perché ieri la Maraventano ha detto in tivù (alle Iene) che lei ha chiesto scusa perché doveva farlo, ma quelle cose sulla mafia le pensa davvero.
Giuro: lo ha detto.
Salvini commosso per i migranti: un’immagine moralmente oscena.

Salvini, la cui attenzione ai migranti è nota, sta esibendo in ogni contesto televisivo il suo dolore per “la morte di un bambino di 15 anni in una nave del governo”.

Da Vespa, ieri, ha pure aggiunto: “Parlo di lui perché ho un figlio che ha 17 anni”. I figli ce li deve sempre mettere. Aiutano la sua banalissima retorica, perfetta per un popolino che crede a tutto. Persino a lui.

Il “bambino di 15 anni” si chiamava Abou, 15enne della Costa d’Avorio. Abou è morto a Palermo, nonostante le cure ricevute in Italia, dopo l’aggravarsi delle sue condizioni sulla nave quarantena Allegra.

È morto per la denutrizione e le torture che ha subito in Libia. Ovvero il “porto sicuro” dove, fosse stato per Salvini, Abou sarebbe stato rispedito.

Non solo. Come ha riassunto Emilio Mola: “La nave che ha salvato Abou, la Open Arms, è una di quelle ONG che lui ha sempre definito “complici dei trafficanti. E la nave su cui è stato messo in quarantena, lui l’ha sempre definita “nave da crociera” dei clandestini”.

Siamo oltre ogni decenza. Pur di attaccare il governo, Salvini (Salvini!) si mostra ora commosso per i migranti. Da Mario Giordano pareva addirittura a un passo dal piangere.

Ma stiamo scherzando? A che livelli moralmente osceni è arrivata la “ politica” italiana?

Il poro Porro e l’immenso Galli.

Scontro durissimo tra un gigantesco Galli e il poro Porro.
Le colpe storiche di una simile “informazione” sono enormi. Da mesi Porro, che ha pure avuto il Covid ma che da ciò non ha imparato nulla, minimizza la pandemia per meri fini politici. E se siamo di nuovo ridotti come siamo, è anche colpa di gente “minimizzatrice” come lui e i suoi amichetti. E’ una colpa gravissima. E non dico che il poro Porro andrebbe messo in galera solo perché nessuna galera meriterebbe una simile punizione.
A ciò si aggiunga l’ingiustificata arroganza del poro Porro, che prova perfino a insegnare a Galli la virologia e l’infettivologia, sparando cifre a caso, citando “l’idolo delle destre” Bassetti e accusando (pure!) Galli di avere criticato gli italiani per aver passato un’estate troppo allegra.
Galli ne esce alla grande, tritando dialetticamente con agio quel poco che resta del poro Porro, ma la vergogna resta: chi dice certe cose sulla pandemia oggi, quando è chiaro quanto stiamo rischiando, ha colpe storiche ENORMI.

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2020/10/09/la-discesa-agli-inferi-della-lega-tra-gli-inni-alla-mafia-e-le-lacrime-finte-i-post-di-scanzi/5957858/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=scanziquotidiani&utm_term=2020-10-09

martedì 18 agosto 2020

Dovete morire. - Marco Travaglio

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Dicevano: i 5Stelle sono totalitari perché comandano Grillo e Casaleggio. Poi Casaleggio morì e Grillo s’eclissò, allora dicevano: eh, non parla più perché l’han fatto fuori, anzi si è stufato, anzi i 5Stelle sono morti e lui fa un nuovo movimento. Poi è arrivato Casaleggio jr. e dicevano: non sono totalitari, sono ereditari. Ora Casaleggio sta sulle palle pure a Di Maio, allora dicono: ecco, fanno fuori pure Casaleggio. Dicevano: Rousseau è una roulette truccata, vince sempre il banco, cioè la Spectre casaleggiana: poi sull’abolizione del reato di clandestinità Grillo e Casaleggio dissero no, e vinse il sì; sull’alleanza col Pd Casaleggio sperava nel no, e stravinse il sì; l’altro giorno sulle alleanze coi partiti Casaleggio puntava sul no, ed è uscito il sì. Dicevano che i 5Stelle erano un monolite, una setta plagiata dai suoi guru, una massa di ebeti terrorizzati dalle espulsioni, anzi epurazioni, anzi purghe staliniane e rastrellamenti nazisti; ma dicevano pure, in lieve contraddizione, che il M5S è sempre sull’orlo della rivolta, della scissione, della fuga di massa, dell’esodo biblico. Dicevano che era ora di finirla con quest’allergia alle alleanze: quelli le hanno fatte, anche troppe e ora gli dicono che sono incoerenti ad allearsi.
Dicevano che questa storia dei due mandati non aveva senso, in fondo bisogna pur imparare nei consigli comunali: allora quelli han levato dal computo il mandato in consiglio comunale, e ora gli dicono che sono incoerenti a fare ciò che gli avevano sempre detto di fare. Dicevano che i 5Stelle portano solo incompetenti: poi han portato il premier più competente da un pezzo, allora dicono che però non è iscritto e in fondo non è poi così competente. Dicevano che Conte voleva l’alleanza col Pd, mentre Di Maio la sabotava per indebolire Conte e tornare con Salvini: poi Di Maio, a urne di Rousseau aperte, s’è schierato pro alleanze, allora hanno detto che “ora Conte è più debole” (Claudio Tito, Repubblica). Dicono che i 5Stelle non hanno idee, infatti le cambiano su tutto: la Gronda di Genova (parzialmente vero, ma non è più quella da 5-6 miliardi bocciata in passato); il Tav Torino-Lione (mai cambiato idea: han perso in Senato contro Lega, Pd, FI, FdI); il Tap (mai cambiato idea: l’iter era troppo avanzato per fermarlo senza penali); il Ponte sullo Stretto (mai cambiato idea: infatti Conte vuole il tunnel, mentre a cambiare idea da No Ponte a Sì Ponte è Repubblica); i tunnel in generale (mai stati contrari ai tunnel: solo a quello del Tav Torino-Lione perché scaverebbe 60km di montagna contro i 4 dello Stretto e ospiterebbe non treni passeggeri, ma merci che già viaggiano da Torino a Modane sotto il Frejus).
Ma dicono anche che ora il Pd è succube del M5S, che gli ha imposto la parte del suo programma che non era riusciti a imporre alla Lega dopo averla costretta a votare Dl Dignità, Reddito di cittadinanza, Anticorruzione, blocca-prescrizione, stop ai vitalizi ecc. Ma non spiegano dov’è lo scandalo se un partito di sinistra che da vent’anni faceva leggi di destra oggi vota misure di sinistra volute da un partito “nè di destra né di sinistra”: manette agli evasori, taglio dei parlamentari (storica battaglia della sinistra, dalla Iotti a Ingrao a Rodotà), reddito d’emergenza, salario minimo, fuori i Benetton da Autostrade, Stato in settori strategici dell’economia, bonus per bisognosi, incentivi al green. Dicevano che il M5S sapeva solo urlare “vaffa” a tutti e “partito di Bibbiano” al Pd (che purtroppo, a Bibbiano e dintorni, era pure vero): ora che ha smesso, gli dicono che è incoerente perchè ha smesso. Dicevano che il M5S deve spiegare perchè s’è alleato con la Lega e col Pd dopo aver detto mai con la Lega e col Pd: invece la Lega, il Pd e l’Innominabile non devono spiegare perchè si sono alleati col M5S dopo aver detto mai col M5S. Dicono sempre che i 5Stelle devono spiegare perchè chiedono agli iscritti il permesso di fare tutto: invece i partiti non devono mai spiegare perchè ai loro iscritti non chiedono mai il permesso di fare nulla.
Dicono che la Raggi doveva evitare di ricandidarsi, visto che il Pd non la vuole: così ora avremmo la prima campagna elettorale della storia senza neppure un candidato (strano, visto che quelli che sanno come si fa il sindaco di Roma sono più numerosi di quelli che sanno come si fa il ct della Nazionale). Dicono che la svolta pro alleanze del M5S è positiva, così il Pd può vincere in tutti i Comuni e Regioni, ma solo a patto che il M5S si decida a dire che è di sinistra (non si vede perchè, ma è una fissa di Ezio Mauro: bisognerà fare qualcosa) e che Raggi e Appendino si ritirino (confondono il concetto di allearsi con quello di portare l’acqua con le orecchie). Dicono che il terzo parzialissimo mandato e le alleanze locali segnano la fine della diversità del M5S, ormai “un partito come gli altri” (senza sedi nè soldi nè pregiudicati, ma questi son dettagli). Nessuno dice che son cambiati anche e soprattutto gli altri, tutti più o meno grillizzati: sennò Benetton sarebbe ancora il re delle autostrade e l’Innominabile il segretario Pd, il premier non sarebbe Conte, i furbastri del bonus non farebbero notizia e tutti i partiti si batterebbero per il No al referendum. Dicono, dicono, dicono tutto e il suo contrario, per non sputare quello che davvero pensano: “Dovete morire”. Così Salvini sarebbe al potere da un pezzo e tutti vivrebbero felici e contenti.

sabato 8 agosto 2020

“Questo non è autoritarismo, il resto solo opinioni private”. - Silvia Truzzi

“Questo non è autoritarismo, il resto solo opinioni private”

L’ultima volta che abbiamo parlato dello stato d’emergenza, il professor Zagrebelsky ha iniziato così: “Quando scendono in campo i giuristi vuol dire che non siamo molto ben messi. Ci si rivolge a loro per avere una parola chiara e normalmente se ne ottengono molte e oscure, spesso contraddittorie. Una delle più frequenti prestazioni dei giuristi, nel loro insieme, è di rendere ‘meravigliosamente oscure’ (Rabelais) persino le questioni chiare”. “Mi sono permesso una battuta, perché anch’io appartengo alla categoria”, spiega l’interessato.
Anticipando su Repubblica un testo che uscirà in autunno per Laterza, il professore ha sostenuto che bisogna distinguere tra emergenza ed eccezione. La prima è interna al sistema, e lo difende da una minaccia; la seconda lo frantuma per travolgerlo e superarlo. Lo stato di emergenza, nel nostro caso, ha un fine: la tutela della salute pubblica. È strumento di garanzia di un diritto fondamentale.
La sua posizione ha innescato diverse repliche: proviamo a sottoporle le principali. Protrarre lo stato di emergenza costituisce una “forzatura illegittima e inopportuna”: illegittima, perché non essendoci emergenza, non c’è il presupposto per prorogarla; inopportuna, perché produce le note conseguenze sul piano economico.
Lo stato di emergenza come condizione generale che giustifica qualunque misura ad arbitrio del governo è non solo in-costituzionale, ma anche anti-costituzionale. Parlo, per intenderci, dei “pieni poteri”. È invece previsto che, nella normalità della vita del diritto, possano “emergere” casi straordinari (cioè non previsti) di necessità e urgenza. Quando ciò accade, il governo può adottare decreti con forza di legge che entrano in vigore immediatamente ma sono “provvisori”, cioè decadono se non sono convertiti in legge dal Parlamento entro sessanta giorni. In più, il governo agisce “sotto la sua responsabilità”: la conversione in legge, oltre a riportare l’eccezione nei binari della legalità, convalida il giudizio del governo circa l’esistenza delle condizioni straordinarie ecc. e lo esonera dalle sue responsabilità. Chi giudica sull’esistenza delle suddette condizioni? Ciascuno di noi può avere la sua visione delle cose: chi ha avuto l’infezione vicina a sé, chi ha operato e opera nelle strutture sanitarie e “ha visto”, avrà una convinzione; chi è lontano e filosofeggia nobilmente, ne avrà un’altra. Ma si tratta, in entrambi i casi, di opinioni private. Dal punto di vista costituzionale, ciò che conta sono le valutazioni del governo convalidate dal Parlamento, salvi i controlli che esistono presso il presidente della Repubblica e, alla fine, presso la Corte costituzionale.
Obiezione: dei decreti legge si è fatto larghissimo utilizzo, quasi mai nella ricorrenza di situazioni di necessità e urgenza…
E con ciò? Nei decenni passati s’è fatto abuso. Ma ciò significa forse che il decreto-legge non può più essere usato quando è lecito usarlo? L’abuso avrebbe abrogato l’uso?
L’osservatorio che porta il nome del professor Rodotà definisce la proroga una “rottura costituzionale”, annunciando ricorsi alla Consulta. Le libertà individuali, dicono, sono state limitate illegittimamente dai Dpcm che hanno alterato il sistema delle fonti del diritto, tanto che il governo ha goffamente cercato di porre riparo coi decreti legge. Che ne pensa?
Innanzitutto, sarebbe saggio non sfruttare l’autorità d’una persona che non c’è più. I ricorsi ci saranno, vedremo che esiti avranno. Sulla legittimità dei provvedimenti, è prevista dalla Carta la possibilità di limitare la libertà di circolazione per motivi di sanità e incolumità pubblica. Se si parte dal presupposto che tali motivi esistono, la conseguenza ovvia è la legittimità delle restrizioni alla libertà di circolazione. Si dice che queste restrizioni incidono su altri diritti: di riunione, di studio e socializzazione scolastica, di attività lavorativa, perfino di esercizio comunitario della libertà di culto. Ma queste sono conseguenze, di cui non è lecito sminuire la gravità, che tuttavia derivano dall’esigenza precauzionale relativa alla tutela della salute. È una questione logica: la circolazione può far circolare anche il virus. Del resto, che sarebbe di tali altri diritti se la pandemia dilagasse al punto che, nel panico, si dovessero rimpiangere le cautele e le restrizioni omesse in tempo utile. Col passare del tempo e la diminuzione dell’allarme, la ragionevolezza delle misure deve essere, però, bilanciata al sacrificio degli altri beni costituzionali.
Invece sulla questione dei Dpcm?
I famigerati Dpcm hanno o non hanno base legale nei decreti legge e nelle leggi di conversione e sono proporzionati alla gravità dell’infezione? La questione è tutta qui.
I giuristi hanno messo sul tavolo la vecchia legge sulle calamità naturali.
Ma non c’è bisogno di appellarsi a questa norma. La situazione attuale è regolata dalle leggi del Parlamento, dai decreti del governo e dai Dpcm.
Il premier Conte sostiene che negli ultimi 4 anni lo stato d’emergenza è stato dichiarato 84 volte e rinnovato 154 volte. Gli è stato però obiettato che si tratta di casi circoscritti, legati a terremoti, alluvioni… È la prima volta, poi, che lo stato di emergenza riguarda tutta l’Italia. Questa è una anomalia?
È una caratteristica della situazione! La dimensione spaziale (e temporale) della legislazione d’emergenza dipende dalla dimensione dell’emergenza. Mi pare ovvio. Che finora non si sia verificato un allarme così vasto da investire potenzialmente l’intero territorio nazionale significa solo che siamo stati fortunati. Purtroppo, ci può essere sempre una prima volta.
Il timore che l’emergenza venga normalizzata è fondato?
Su questo veglieranno il presidente della Repubblica, i giudici e la Corte costituzionale e, alla fine, l’opinione pubblica che è la vera garanzia. L’assuefazione è un pericolo e, tanto più in situazioni come l’attuale, l’attenzione di coloro che amano la democrazia deve essere vigile. Ci sono contromisure istituzionali e ci siamo noi che stiamo all’erta responsabilmente.
Qualcuno pensa che queste misure siano comunque autoritarie.
Sì, ci sono alcuni che, per il gusto del beau geste libertario assomigliante al “menefreghismo” estetizzante dei futuristi d’altri tempi, non esitano a mettere in pericolo la salute altrui. Ma, qui non c’è il diritto di fare della propria salute quello che si vuole, ma c’è il dovere di non giocare con la salute degli altri. Sono degli irresponsabili che hanno della loro libertà un concetto totalmente egoistico.
Un giudice di pace ha annullato la multa di 400 euro comminata a padre e figlia, trovati fuori dalla loro abitazione durante il lockdown, sostenendo anche che la misura di permanenza domiciliare può essere stabilita solo dall’autorità giudiziaria. Neppure una legge potrebbe prevedere nel nostro ordinamento un simile obbligo.
Si invoca l’art. 13 e la garanzia della libertà personale. Ma questa norma ha a che vedere con la libertà della persona rispetto a misure personali. Non c’entra nulla con la pandemia. Mi stupisco che non si trovi nulla di assurdo nel postulare che, per stabilire limiti che valgono per tanti e, al limite, per tutti, sia ragionevole ipotizzare per ciascuno di essi un provvedimento (quanti milioni, nell’insieme?) dell’autorità giudiziaria, naturalmente in altrettanti procedimenti, con le garanzie del contraddittorio, la presenza di avvocati, impugnazioni, ecc. Quanto ai poteri del giudice, certamente egli può, anzi deve disapplicare gli atti amministrativi illegittimi. Ma bisognerebbe dimostrare che essi “non stanno” nella legge. Se invece stanno nella legge ma questa è costituzionalmente illegittima, allora non si dà disapplicazione, ma ricorso alla Consulta contro la legge che si suppone incostituzionale. C’è una logica nel sistema.
Quindi torniamo all’inizio: quando entrano in campo i giuristi…
Siamo abituati a partire dall’astrattezza delle leggi e delle nostre costruzioni teoriche per planare sulla contingente realtà. Nell’emergenza, bisogna ragionare al contrario, cioè partire dalla realtà e cercare nelle leggi il modo per gestirla. Sennò si fa fare una brutta figura al diritto.